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Menzogne di guerra
- Subject: Menzogne di guerra
- From: Franco Marenco <franco.marenco at casaccia.enea.it> (by way of Carlo Gubitosa <c.gubitosa at peacelink.it>)
- Date: Tue, 01 Oct 2002 15:43:21 +0200
Da "Liberazione", domenica 29/9/02: MENZOGNE DI GUERRA Bugie e vittime della Nato nel conflitto del Kosovo in un libro di Elsaesser Tonino Bucci <<E' chiaramente lo spettro di Auschwitz, dei campi di sterminio nazisti - cio' che non sarebbe dovuto apparire mai piu' nel mondo - che attraverso le immagini e le parole che le accompagnano, s'intende evocare: i "nazionalisti serbi" sono come i nazisti, Milosevic e' come Hitler>>. Come questo meccanismo di identificazione sia stato applicato sistematicamente da giornali, radio e televisioni dei paesi della Nato, ben prima dello scatenarsi dei bombardamenti sulla Jugoslavia, e' documentato nel volume di Juergen Elsaesser, Menzogne di guerra. Le bugie della Nato e le loro vittime nel conflitto per il Kosovo, in uscita per le edizioni La Citta' del Sole (pp. 190, euro 11,00) e presentato giovedi' a Roma su iniziativa del coordinamento nazionale per la Jugoslavia, insieme all'autore stesso. <<Negli stessi giorni in cui all'Aja - scrive Andrea Catone nella prefazione al volume - cominciava in pompa magna e mondovisione il processo del secolo contro l'ex presidente della Repubblica Federale di Jugoslavia Slobodan Milosevic... appariva sui giornali la notizia che il Pentagono aveva elaborato "un piano di disinformazione rivolto a Paesi amici e nemici">>. E' lo stesso quotidiano cattolico "l'Avvenire" a riportare in Italia la notizia di una <<guerra di bugie del Pentagono>>, di un <<Ufficio di influenza strategica creato dal Pentagono dopo l'11 settembre>> in vista di <<un'offensiva su scala mondiale per cercare di presentare la politica Usa in una luce positiva nei confronti di amici e avversari>>. Distorsioni, manipolazioni di cifre, montature fotografiche, mettono in moto <<l'enorme mole di menzogne prodotte a proposito della Jugoslavia>>, che ancora oggi continua <<a circolare pressoche' impunemente sul mercato mediatico, per sostenere e supportare l'operazione orchestrata dai governi dei paesi Nato>>. Era stato gia' un giornalista belga, Michel Collon, (nel volume Poker Menteur, Epo) a smascherare l'agenzia americana Ruder&Finn, attiva nell'inventare l'immagine di una nuova Auschwitz, di un nuovo genocidio in piena Europa alle soglie del XXI secolo. <<La nazificazione dei serbi, il paragone tra Milosevic e Hitler - ha spiegato Juergen Elsaesser alla presentazione del suo libro - e' stata particolarmente efficace in Germania. Per la prima volta dopo la seconda guerra mondiale ci si e' potuto riscattare partecipando a una coalizione antinazista>>. Non possono essere sottaciute le responsabilita' di paesi come <<Germania, Austria e Vaticano che all'inizio degli anni '90 sono stati i piu' attivi nel favorire la disintegrazione della Jugoslavia, riconoscendo per primi l'indipendenza di Croazia e Slovenia, mentre altri paesi, tra cui gli stessi Stati Uniti, propendevano per il mantenimento della Federazione. E' stato sufficiente che sloveni e croati affermassero "non siamo jugoslavi" per appoggiare la loro secessione. Questo processo si spiega con calcoli economici: le due repubbliche, piu' ricche, hanno preferito l'indipendenza per non dividere le risorse con il resto piu' povero della Jugoslavia. Croazia e Slovenia hanno fatto valere la posizione geografica: la prima favorita dall'industria turustica sulle proprie coste, la seconda dalla vicinanza ai mercati occidentali. E' la stessa politica egoista e antisociale di Umberto Bossi quando distingue la ricca Padania dal resto dell'Italia>>. E', quindi, la politica estera europea ad aver fomentato instabilita' e secessioni interne alla Jugoslavia, ad aver creato le condizioni per un intervento "umanitario". Anche le strategie economiche internazionali, imposte dagli Stati piu' forti, hanno indotto il governo jugoslavo a privatizzare settori un tempo sotto il controllo statale. Sono stati colpiti i salari, e' cresciuto il debito con l'estero ed inasprito il contrasto tra regioni ricche e regioni povere. Elsaesser ripercorre - corredato da atti ufficiali del governo americano, dell'Onu, di giornali occidentali, di Nato, Osce e Unhcr - i passaggi essenziali nella campagna massmediatica per imporre all'opinione pubblica occidentale l'equazione tra nazismo e governo jugoslavo. I primi antefatti di questa costruzione che aprira' il passaggio alla guerra giusta, necessaria e "umanitaria" vengono fatti risalire al conflitto bosniaco, da Srebenica (1995) fino a Racak (1999) e all'imbroglio delle trattative di Rambouillet. Come approdo della mobilitazione di giornali e agenzie c'e' l'invenzione di una nuova Auschwitz, in nome della quale la Nato ha giustificato la propria aggressione, 600 missioni aeree al giorno, pallottole all'uranio, bombe sulle industrie chimiche di Pancevo e sulla Zastava, distruzione di ponti e centrali elettriche, di acquedotti e reti fognarie, di scuole, ospedali, ospizi, asili, stazioni. Infine, su altri due aspetti si sofferma Elsaesser. Il primo e' l'invenzione da parte del ministro tedesco socialdemocratico della difesa Scharping, pochi giorni dopo lo scoppio della guerra, di un ipotetico piano serbo - chiamato "ferro di cavallo" - per scacciare l'intera popolazione albanese dal Kosovo. Un espediente per mostrare all'opinione pubblica che l'aumento dei profughi non era dovuto alla guerra, ma a progetti di pulizia etnica. L'altro aspetto e' la <<riservatezza>> dell'esercito tedesco <<nei confronti dell'Uck>>. <<Un anno dopo gli attacchi aerei della Nato contro la Jugoslavia - cosi' la testimonianza di poliziotti tedeschi - in Kosovo e' fiorente la criminalita' organizzata. Ex combattenti dell'Uck fanno traffico di droghe e uomini ed estorcono tangenti. L'Onu sembra impotente e blocca le sue stesse indagini>>. <<Il Kosovo odierno - sintetizza Elsaesser - incarna l'immagine fascista di un paese "puro". Tutte le minoranze non albanesi sono state cacciate via. La Croce rossa internazionale denuncia una cifra di 200mila persone costrette ad abbandonare il paese: tra loro ci sono serbi, ma anche altre minoranze, turchi, ebrei, rom. Per quanto in passato la situazione in Kosovo, sotto il governo Milosevic, non quadrasse del tutto, e' evidente che la guerra ha portato ad un peggioramento. Nonostante tutto esisteva una societa' multiculturale, tutte le minoranze avevano diritti di cittadinanza e parlavano la propria lingua. E' la guerra che ha scatenato la pulizia etnica>>.
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