Operazione Colomba - Notte a Gerusalemme Ovest





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Subject: Operazione Colomba - Notte a Gerusalemme Ovest
Date: Sun, 29 Sep 2002 20:39:46 +0000
From: "Fabri Bellini" <ibrizie at hotmail.com>
To: fede747 at libero.it

Gerusalemme notte 26.09.02
Una notte a Gerusalemme ovest, un azione per la pace: due testimonianze
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Di Fabrizio Operazione Colomba
Quando incontriamo S. gli racconto di quanto in Italia si giochi sull'accusa
che chi critica Israele e le azioni del suo esercito sia antisemita. Gli
racconto anche di quando siamo stati definiti noi antisemiti per aver
criticato duramente l'azione del 23 luglio dove un f 16 ha lanciato una
bomba di una tonellata su di un quartiere popoloso di Gaza per colpire un
solo membro di Hamas. Lui, ebreo, mi guarda e mi chiede se ho detto alla
persona che ci ha così definiti che ebrei e arabi sono entrambi origine
semitica. Mi piace questo ragazzo e ci conforta pensare a lui e a quelli
come lui nelle notti isolate di Gaza. Da Gaza Israele ha il volto di soldati
che entrano nelle case e portano via gli uomini, ha il suono sinistro dei
cingoli dei carri armati o il rombo degli elicotteri apache. Delle volte
assume anche un ronzio sordo ma continuo: l'aereo spia. Incontriamo S. a
Gerusalemme e ci propone di partecipare ad un azione di attacchinaggio di
manifesti anti occupazione. Ci piace l'idea e il giorno dopo all'ora
stabilita siamo al punto di ritrovo. E' notte, molti ragazzotti simili a
quelli italiani si muovono per le strade alla ricerca di divertimento anche
a gerusalemme ovest. Finchè non compaiono scope, colla, manifesti riamaniamo
mimetizzati tra i ragazzi. Il gruppo degli attivisti israeliani è
eterogeneo, ci sono giovani e signori con i capelli bianchi, ci sono
pacifisti, e ci sono quelli di Yesh Gvul che acettano l'esercito ma non nei
territori occupati. Ci dividiamo in gruppi, io e L. capitiamo in gruppo con
S. e altri due ragazzi con i quali avevamo in precedenza giocato a freesbe
per ingannare l'attesa. Incominciamo; il primo manifesto viene attaccato su
di un pilastro di cemento, poi raggiungiamo Rabin Road dove ai lati della
strada ampia c'è un cantiere edile recintato con dei pannelli di lamiera.
Incominciamo a tapezzare il recinto con i nostri manifesti che dicono:
"deportazione=razzismo", altri gruppi ne hanno altri con uno slogan tipo:
"liberiamo israele dall'occupazione". Per me la difficolta, nell'azione, sta
nel capire quale è il dritto e il rovescio visto che il tutto è scritto in
ebraico. E' bello fare questa cosa assieme a questi ragazzi, ci fa sentire
un po' meno soli e penso che anche loro provino una cosa simile. Velocemente
quasi cento metri del recinto sono coperti con i nostri manifesti. Le
macchine passano sulla strada, qualche urlo nella nostra direzzione ma
niente più, passa anche un poliziotto su di uno scooter ma ci ignora. Ci
accaniamo particolarmente per coprire dei manifesti messi dalla destra
israeliana che dicono: "La deportazione è una forma di difesa; la Giordania
è lo stato dei palestinesi". Sento la foga e la gioia delle cose giuste
anche se stiamo attaccando solo manifesti. Ad un certo punto, però, si ferma
una volante della polizia, scende un agente che incomincia a parlare con S.,
gli chiede i documenti e lui e gli altri dissimulano il fatto che siamo
attivisti italiano dicendo che siamo ebrei ma non sappiamo l'ebraico. Il
poliziotto se ne va, ma pare che abbia detto che quello che stavamo facendo
era: "una provocazioen criminale" e io penso suaonasse un po'come una
minaccia. Io e L. temiamo un eventuale arrivo di altra polizia, non vogliamo
che prendano i nostri nomi, potrebbe procurarci dei problemi al rientro in
Italia, un espulsione non c'è la possiamo proprio permettere. E' sempre dura
ragionare in questi termini perchè io sono amante della verità e anche
quando entravo nella non democratica Yugoslavia diretto nel Kossovo dove
avevo amici albanesi non ho mai mentito sul fatto che fossi membro di un
organizzazione pacifista. Qui devi dissimulare di fronte alla polizia, devi
dire che sei un turista, perchè, probabilmente, quello che vediamo, in
Israele e in Palestina, non piace alla politica di Sharon. Guardiamo i
nostri amici sentiamo che per "proteggere" noi si limiterebbero
nell'attacchinaggio e decidiamo di rinunciare. Per me è amaro lascirli soli
con la colla e lo scopettone in mano, non perchè la nostra presenza fosse
necessaria ma perchè loro sono i "giusti di Israele". Sono gente che ha
capito che quello che succede nei territori da molti anni non è difesa ma
atacco. E' amaro allontanarsi ma è bello sapere che in Israele c'è molta
gente che sa la verità e si oppone a Sharon e alla guerra. Il giorno
sucessivo, in viaggio verso Gaza, con grande gioia vediamo dei cavalcavia
tapezzati di manifesti. "Deportazione=razzismo!" "Liberiamo Israele
dall'occupazione!"

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Di Fabio Operazione Colomba
cosa ci fa una peugeot bianca anni ottanta di notte per le strade (quasi)
deserte di gerusalemme? e che ci fanno due scope, due secchi di colla e dei
manifesti nel bagagliaio? assolutamente niente. o quasi.

pomeriggio afoso di gerusalemme. incontriamo al bar del jerusalem hotel s. ,
un giovane attivista di ta'aiush. incontrarlo, parlarci e' terapeutico;
perche' dalle nostri parti, nella striscia di gaza, gli israeliani sono
quelli vestiti di verde, con l'elmetto verde, che vanno in giro nelle
camionette verdi o nei blindati verdi oppure appostati nelle torrette e
negli avamposti militari coperti da teli militari, verdi. gli israeliani
nella striscia di gaza e' gente che ama il verde. se non sono militari sono
tra quelle quattromila persone che occupano una terra che porta il nome
antico di palestina e anche a loro piace il verde. non e' un caso che
abbiano occupato, in un fazzoletto di terra lunga quaranta chilometri e
larga tredici, il quarantadue percento di terra, la piu' fertile, la piu'
verde.
a s. invece il verde non piace. non gli piace il verde delle divise
militari, e non per una questione di moda. da qualche anno ha deciso di
rifiutarsi di prestare servizio da riservista in quello che definisce,
sorridendo, "israeli offense force" (IOF) e non "israeli defense force"
(IDF). e non gli piace il verde degli insediamenti perche' sa bene che
quella terra non e' israele, e' terra rubata ai palestinesi.
alla fine della chiacchierata ci invita a partecipare l'indomani ad
un'azione organizzata in diverse citta' di israele dal grosso delle
associazioni pacifiste israeliane, dal centro all'estrema sinistra (peace
now, yesh gvul, courage to refuse). non siamo nuovi alle loro manifestazioni
ma questa volta, stranamente, l'appuntamento e' a mezzanotte... e non e' una
manifestazione, non una fiaccolata, ma un'azione di attacchinaggio di
manifesti contro l'occupazione, nella notte che precede l'anniversario dello
scoppio della seconda intifada, mentre il presidente palestinese e' ancora
assediato dall'esercito israeliano nei suoi uffici della muqata a ramallah e
si parla della deportazione dei parenti dei kamikaze. ci muoviamo dalla
porta di damasco verso il luogo dell'appuntamento, da cui gia' un'altra
volta eravamo partiti per una manifestazione a sostegno dei refusnik
israeliani, fuori da un carcere militare nelle vicinanze di tel aviv. giunti
sul luogo, attendiamo l'arrivo degli altri, anche se non conosciamo nessuno
se non s.. che difatti e' il primo ad arrivare. poi poco alla volta altri
gruppi di ragazzi, fino a formare un grosso gruppo eterogeneo di persone di
diverse eta', tutti li' per lo stesso fine. all'una, ci dividiamo in gruppi
diversi, ognuno dei quali in una zona di gerusalemme diversa. obiettivo
tappezzare i muri di manifesti del tipo "deportazione = razzismo" o
"liberare israele dall'occupazione" coprendo, e dove possibile strappando, i
paurosi manifesti della destra israeliana con slogan del tipo "la
deportazione e' una forma di difesa: la giordania e' lo stato dei
palestinesi". io e st. ci muoviamo con un gruppo di pacifisti coi capelli
bianchi, simpatici cinquantenni. tra loro parlano ovviamente in ebraico ed
uno di loro francese. armati di scope e secchi di colla e manifesti ci
muoviamo in fretta verso la nostra macchina, una peugeot bianca anni ottanta
che per tutta la notte ci portera' a spasso per le strade quasi deserte di
gerusalemme. e' spaventosa la coordinazione con la quale scendiamo dalla
macchina e ci mettiamo ad affiggere questi manifesti per me incomprensibili.
ed e' incredibile la tenacia dei nostri compagni, pacifisti e israeliani.
andiamo a caccia dei manifesti della destra e dei muri bene in vista e dopo
pochi minuti li lasciamo tappezzati di slogan contro l'occupazione. qualche
auto passa, magari rallenta e poi prosegue, a volte suona il clacson, non
sappiamo se per ammonirci o per complimentarsi. intorno alle tre un altro
muro prima ineggiante alla deportazione dei palestinesi fuori dalla
palestina sta per essere trasformato. un pick-up si ferma in mezzo alla
strada e il conducente, un omaccione con barba bianca e kippa si ferma a
guardarci e a leggere i nostri manifesti. quindi accosta e scende dalla
macchina. come se niente fosse io st. e uno dei tre israeliani prendiamo
altri manifesti e ci muoviamo verso un altro muro mentre un altro si ferma a
discutere con l'uomo appena asceso dalla macchina. da lontano, nel silenzio
di una gerusalemme deserta, la discussione ci sembra piuttosto sostenuta ma
pacifica. quando rientriamo tutti in macchina pronti per ripartire, arriva
una seconda auto che frena di colpo. ne scendono due ragazzi, degli
ultranazionalisti, che si mettono a strappare i nostri manifesti ancora
umidi di colla. i nostri amici israeliani escono per primi dalla macchina e
urlano qualcosa in ebraico di cui riusciamo soltanto a capire:
"democrazia?". questa volta la discussione e' tutt'altro che pacifica e
volano le botte. noi due, poveri italiani, restiamo in macchina a guardare.
uno dei due ragazzi corre in macchina, prende il cellulare e chiama chissa'
chi (la polizia intuiamo) mentre il secondo riprende a staccare i manifesti,
accartocciarli e lanciarli verso di noi, rientrati tutti in macchina. nel
ripartire, finestrino aperto, c'e' tempo per beccarci uno sputo. st. appena
schivatolo tira fuori la testa dal finestrino e lancia un bestemmione in
serbo-croato, a dir poco disarmante.
facciamo il giro dell'isolato e notiamo degli altri manifesti strappati.
quindi scendiamo e con la colla restante affiggiamo gli ultimi manifesti
rimasti. sono quasi le quattro e finisce cosi', con finale al cardiopalma e
sputo nazionalista, la nostra azione di attacchinaggio clandestino.
il mattino seguente, dal taxi che ci riporta verso gaza, notiamo muri e
cavalcavia coi nostri manifesti, affissi da chissa' chi e chissa' quando.
sorridiamo. c'e' gente in israele, a cui non piace il verde...



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