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Circa l'obbligo del crocefisso in luoghi pubblici
- Subject: Circa l'obbligo del crocefisso in luoghi pubblici
- From: "Missione Oggi sito" <info at saveriani.bs.it> (by way of Alessandro Marescotti <a.marescotti at peacelink.it>)
- Date: Wed, 25 Sep 2002 15:32:24 +0200
Inviamo il Comunicato Stampa congiunto dei mensili Cem mondialità, Missionari Saveriani e Missione Oggi del Centro Saveriano di animazione missionaria (CSAM) dei Missionari saveriani di Brescia IN MERITO AL DIBATTITO CIRCA LA PROPOSTA DI LEGGE SULL’OBBLIGO DEL CROCEFISSO NEI LUOGHI PUBBLICI.
Giorgio Beretta
Ufficio Stampa dello CSAM
CEM
MONDIALITA’ - MISSIONE OGGI
- MISSIONARI SAVERIANI
COMUNICATO STAMPA
IN MERITO AL DIBATTITO CIRCA LA PROPOSTA DI LEGGE
SULL’OBBLIGO DEL CROCEFISSO NEI LUOGHI PUBBLICI
Il recente dibattito attorno alla proposta di legge che intende rendere
obbligatoria l’esposizione del crocefisso nelle aule
scolastiche e in tutti gli uffici pubblici ci interpella direttamente
come riviste missionarie del Centro Saveriano di Animazione
Missionaria di Brescia (CSAM), promotore fin dagli anni settanta dei
valori della conoscenza, del dialogo e della convivialità tra le diverse
culture e religioni. COMUNICATO STAMPA
IN MERITO AL DIBATTITO CIRCA LA PROPOSTA DI LEGGE
SULL’OBBLIGO DEL CROCEFISSO NEI LUOGHI PUBBLICI
Non possiamo oggi esimerci dal manifestare la nostra contrarietà ad una proposta che intende ridurre il simbolo religioso cristiano per eccellenza ad un mero “simbolo della civiltà e della cultura” dell’Italia e dell’Europa. La croce, lo ricorda San Paolo, è “scandalo per i Giudei e stoltezza per i gentili” (1 Cor 1,23), ma è simbolo di salvezza per tutti i credenti che la venerano nei luoghi di culto riconoscendo in essa la manifestazione dell’amore divino. Volerla presentare nei termini di “simbolo culturale” del continente europeo, significa riesumare la logica di quell’antica e tragica commistione tra potere e croce che ha segnato il periodo del colonialismo europeo ai danni degli altri popoli. Un’alleanza dalla quale, grazie al Concilio Vaticano II, abbiamo preso decisamente le distanze: la croce, lo ribadiamo, è un simbolo religioso che interpella tutte le coscienze in tutti i tempi e la si abbraccia nella fede liberamente scelta.
Ci sembrano, perciò, particolarmente deplorevoli quelle motivazioni che intendono evidenziare la funzione di “baluardo” della croce nei confronti di altre religioni e di “difesa” dell’identità cattolica del nostro paese. Si tratta chiaramente di un uso strumentale del simbolo religioso con motivazioni che contrastano con i principi della Costituzione italiana (Art. 3) e con il magistero del Concilio confluito nel documento sulla libertà religiosa il quale chiede che “ovunque la libertà religiosa sia munita di una efficace tutela giuridica” affinchè “si instaurino e consolidino relazioni di concordia e di pace” (Dignitatis Humanae 15d).
Come missionari siamo presenti in varie nazioni con tradizioni, culture e religioni differenti dalla nostra e in tutti questi paesi ci facciamo voce dei diritti alla libertà religiosa, alla laicità dell’insegnamento scolastico, al pluralismo politico e al dialogo tra le religioni anche in contesti in cui religioni diverse da quella ufficiale sono osteggiate se non perseguitate. Coerentemente, in quelle nazioni e in patria, intendiamo rifiutare ogni forma di privilegio a favore della nostra religione e ribadire il principio della gratuità che caratterizza l’insegnamento di Gesù: “Fate agli altri ciò che vorreste sia fatto a voi”. E’ questa la “regola aurea” consegnataci dal Vangelo di Matteo (Mt 7,12).
Non si vuole con questo sostenere che il rispetto dell’altro, della sua diversa cultura e religione, implichi il disconoscimento o la sospensione della propria. Si intende invece ricordare che la proposizione della propria identità religiosa e culturale non deve mai essere ottenuta a scapito di una miglior convivenza tra culture e fedi diverse e che anzi ciascuna identità va promossa nel pieno rispetto di tutte per il bene comune.
Riteniamo perciò urgente intensificare l’impegno per un’educazione interculturale. Per questo rinnoviamo l’appello lanciato dal 41mo Convegno del Centro Educazione alla Mondialità (CEM) “Educare diversa-mente” (Viterbo, 24-29 agosto) al ministro dell'Istruzione on. Letizia Moratti affinchè "riattivi la Commissione Ministeriale per l'Educazione Interculturale che con l'entrata in vigore dell'attuale governo non è stata più convocata, mentre è stata varata la legge Bossi-Fini in materia di immigrazione che mal si concilia con la prospettiva dell'interculturalità".
Seppur formalmente non sia stata sciolta, la Commissione ministeriale per l'educazione interculturale è come se non esistesse più. Questo è grave soprattutto nell'attuale momento storico nel quale le nostre scuole devono affrontare quotidianamente le realtà dell'inserimento di oltre 150.000 bambini e ragazzi provenienti da diverse nazioni in uno scenario dove culture differenti dalla nostra sono spesso presentate come matrici di scontro invece che di incontro tra i popoli. Riattivare la commissione in vista di percorsi formativi e programmi scolastici attenti alla nostra e all’altrui identità culturale e religiosa ci sembra un passo imprescindibile verso un’autentica convivialità di culture e religioni nel nostro paese.
Brescia, 23 settembre 2002
I mensili
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