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La nonviolenza e' in cammino. 362
- Subject: La nonviolenza e' in cammino. 362
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Sun, 22 Sep 2002 21:38:31 +0200
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutti gli amici della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. e fax: 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 362 del 22 settembre 2002 Sommario di questo numero: 1. Giobbe Santabarbara, dal punto di vista dell'umanita' 2. Charles C. Walker, manuale per l'azione diretta nonviolenta (parte prima) 3. Mary Wollstonecraft, la prospettiva 4. Congresso del Movimento Nonviolento: "La nonviolenza e' il varco attuale della storia" 5. Su "Nigrizia" di settembre un dossier sulla nonviolenza 6. Il secondo volume dei "Quaderni Satyagraha" 7. Svoltosi il convegno nazionale del Cem 8. Riletture: AA. VV., L'altro sguardo 9. Riletture: Krzysztof Kieslowski, Krzysztof Piesiewicz, Decalogo 10. La "Carta" del Movimento Nonviolento 11. Per saperne di piu' 1. RIFLESSIONE. GIOBBE SANTABARBARA: DAL PUNTO DI VISTA DELL'UMANITA' Se una cosa ho imparato e' che nel prendere decisioni occorre porsi dal punto di vista dell'umanita'. E giudicare valida e degna di essere compiuta solo quell'azione che ogni essere umano possa a sua volta compiere. E fare agli altri solo quel che ammetteresti che chiunque altro possa fare a te. E poiche' sento che preferisco per me la vita alla morte, analogamente ad ogni altro essere umano devo riconoscere il diritto a vivere, e quindi devo ritenere che a nessuno debba essere dato il potere di uccidere, poiche' non ammetterei che altri abbia il potere di uccidere me, e cosi' penso che abbia diritto di pensare chiunque. E poiche' la mia persona consiste in cosi' larga misura del contributo che gli altri mi recano (le cose che so, le tecniche e i manufatti che uso, l'ambiente in cui vivo cosi' come la presenza antropica lo ha fortemente modificato) io sento di essere fatto dei doni dall'umanita' arrecatimi. Come potrei non sentirmi solidale con l'umanita' intera? Cosicche' a chiunque mi chiedesse di accettare che esseri umani altri esseri umani uccidano, a chiunque mi chiedesse di ammettere che persone vengano addestrare a divenire omicide, a chiunque mi chiedesse di consentire che si costruiscano cose chiamate armi il cui fine e uso e' togliere la vita a degli esseri umani, una e la stessa e' la mia risposta: no. Ma questa domanda non mi viene posta in forma di parole, essa resta implicita ed il mio silenzio a questa domanda non pronunciata ma concretamente agita dai poteri assassini e' gia' un avallo e una complicita'. Cosicche' anche la mia risposta deve essere un fare oltre che un dire, e questo fare e' la nonviolenza, l'opposizione concreta, materiale, effettuale, alla violenza, alle sue strutture, alle sue ideologie; l'opposizione a tutte le uccisioni, l'opposizone a tutte le guerre, l'opposizione a tutti gli eserciti e i gruppi armati come che si chiamino, l'opposizione a tutte le armi. Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita': la mia umanita', l'umanita' di tutti, l'umanita' intera. La nonviolenza e' una scelta di lotta: di lotta integrale e intransigente contro la violenza, di lotta per l'umanita'. 2. MATERIALI. CHARLES C. WALKER: MANUALE PER L'AZIONE DIRETTA NONVIOLENTA (PARTE PRIMA) [Proponiamo ai nostri interlocutori questo vecchio ma sempre utile manuale, riprendendolo dall'edizione italiana rivista e integrata a cura del Movimento Nonviolento; Charles C. Walker, Manuale per l'azione diretta nonviolenta, Edizioni del Movimento Nonvioento, Perugia 1982. L'opuscolo integrale (noi qui presenteremo solo la parte del manuale di Walker vero e proprio, l'opuscolo presenta anche altri materiali) puo' essere richiesto al Movimento Nonviolento, via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax 0458009212, e-mail: azionenonviolenta at sis.it, sito: www.nonviolenti.org] * Introduzione Questo Manuale non e' un'opera definitiva che esaurisca ogni aspetto dell'azione diretta nonviolenta (non fosse altro, va ricordato che siamo ancora nell'infanzia di questo metodo; ma dice peraltro Capitini: "La ragione, messa al servizio dell'orientamento nonviolento, escogitera' mille altre cose"). Non si presume ne' che tutte le forme dell'azione nonviolenta debbano essere quelle secondo i modelli qui esposti a grandi linee, ne' che tutti i suoi suggerimenti siano applicabili a qualsivoglia situazione. Senza pensare quindi ad una sorta di ricettario bell'e pronto e sicuro per ogni evenienza, questo lavoro va inteso come semplice guida e aiuto per coloro che vengono trovando nella nonviolenza il principio ideale e lo strumento pratico nella doverosa indispensabile lotta per la pace e la giustizia sociale - di la' dall'indifferenza e dall'inerzia degli uni, o gli orrori e le follie della violenza "giusta" degli altri. Va di contro notato che il Manuale include aspetti che ogni buon organizzatore saprebbe d'ordinario prevedere e fronteggiare da se', senza bisogno di richiamarli esplicitamente; ma tali considerazioni dettagliate possono avere tuttavia la loro utilita', perche' talvolta si tende a trascurarle, o perche' riguardano problemi peculiari al metodo di azione nonviolenta, o anche perche' molti militanti nonviolenti sono giovani e inesperti. Un indubbio valore di questo Manuale e' che esso promuove la democrazia di base. Il dirigente che, tutto solo, intende le dinamiche di una lotta e sa le tecniche per condurla, dispone di un monopolio del potere. Il potere deriva a coloro che comprendono cio' che sta accadendo. Quando la conoscenza e la comprensione sono condivise, piu' persone possono assumere una parte responsabile nelle decisioni. Quanti credono nella democrazia di base troveranno che i suggerimenti proposti in questo Manuale aiutano a rendere un gruppo, un movimento, piu' democratico ed i suoi partecipanti piu' responsabili. Anche a questo riguardo vale sottolineare che, se gli aspetti organizzativi sono nel Manuale molto accentuati, essi devono sempre venir considerati nel quadro d'insieme, assegnando loro un posto subordinato rispetto ai valori e obiettivi basilari dell'agire nonviolento. * Sommario del Manuale per l'azione diretta nonviolenta I. Preparazione. II. Lancio di un programma costruttivo. III. Aspetti generali del metodo. IV. L'addestramento. V. Il piano dell'azione. VI. I preparativi dell'azione. VII. Studio della situazione legale. VIII. Messa a punto di una disciplina collettiva. IX. Sviluppo di una campagna di propaganda. X. Raduno dei partecipanti. XI. Inizio dell'azione. XII. Come fronteggiare le rappresaglie. XIII. Mantenere la vitalita' del movimento. XIV. I dirigenti. XV. Quando la lotta si prolunga. * Sezione I. Preparazione A. Scegliere e presentare chiaramente gli obiettivi, come ad esempio: 1. Mettere in risalto una situazione ingiusta. 2. Far uscire da un vicolo cieco un negoziato in corso. 3. Protestare contro un abuso. 4. Mobilitare l'appoggio del pubblico. 5. Abolire una palese ingiustizia. B. Sviluppare la volonta' di resistere 1. Diffondere continuamente le notizie e i commenti appropriati, con un appello all'azione immediata. 2. Analizzare le diverse eventualita' e alternative: a) Inadeguatezza dei metodi impiegati finora per affrontare il problema; b) Possibilita' che si scateni della violenza e si determini una situazione irrazionale o incontrollabile; c) Le alternative offerte da un'azione diretta nonviolenta. 3. Mettere gli scettici e gli indifferenti di fronte al problema. 4. Esporre alle vittime una migliore situazione (per es., i vantaggi dell'abolizione di insediamenti e servitu’ militari). 5. Intraprendere un'azione pionieristica - ad es., infrangere un divieto, ponendo cosi' in risalto la "propaganda del fatto". C. Mettersi in rapporto con organizzazioni similari 1. Consultare le organizzazioni che hanno scopi identici o affini ai tuoi, la cui base puo' essere influenzata dalla tua azione. 2. Consultare i gruppi alleati o simpatizzanti della zona dove avra' luogo l'azione. 3. Assicurarsi i nomi e gli indirizzi delle persone che possono collaborare sul luogo. 4. Evitare di diffondere dei piani definitivi d'azione; ricercare il parere e l'assistenza di tutti ad ogni livello di sviluppo della situazione. 5. Se dei gruppi rifiutano la loro collaborazione, adottare una politica di neutralita' piuttosto che di ostilita'. * Sezione II. Lancio di un programma costruttivo A. Definizione: e' un programma con cui si colpisce un male alla radice, si viene in aiuto alle vittime, si esemplificano in atto gli atteggiamenti nonviolenti, e si sviluppa cio' che Vinoba Bhave chiama "il potere di indipendenza del popolo". B. Valori interni di un programma costruttivo: 1. Tutti si mettono al lavoro immediatamente. 2. Aiuta i partecipanti a comprendere meglio il problema e le sue implicazioni. 3. Fornisce un creativo antidoto all'apatia e al risentimento. 4. Sviluppa le qualita' necessarie alla resistenza nonviolenta: autodisciplina, perseveranza, pazienza, fiducia in se', rispetto dell'altro, sopportazione delle fatiche, spirito d'iniziativa, accettazione gaia della disciplina collettiva, ecc. 5. Costruisce l'appoggio popolare. 6. Esemplifica l'atteggiamento di servizio disinteressato alla comunita', ispirando cosi' fiducia nel movimento e nella sua lealta'. C. Esempi di lavoro costruttivo in preparazione dell'azione nonviolenta: 1. Campi di lavoro. 2. Cooperative. 3. Assistenza alle vittime dell'ingiustizia. 4. Opere di carita' e assistenza a persone sofferenti o disagiate. 5. Lavoro in enti di servizio comunitario. 6. Doposcuola. D. Complemento all'azione diretta Nessuna "bonaccia" nel movimento allorche' la campagna d'azione diretta e' sospesa. Dopo un periodo di estrema tensione nervosa, risulta specialmente utile un lavoro costruttivo, e in particolare quello implicante un lavoro fisico. * Sezione III. Aspetti generali del metodo A. Sette fasi dell'azione diretta nonviolenta 1. Indagine. Determinare: a) Fatti e atteggiamenti riguardanti il male in questione; b) Forze implicate nella situazione: sociali, politiche, economiche, ecc.; c) Struttura del potere della comunita'; d) Ruolo della stampa, della polizia, dei dirigenti politici; e) Atteggiamento dei principali gruppi della comunita'; f) Situazione legale; g) Responsabili delle decisioni politiche; h) Fonti delle voci in circolazione; i) Fatti reali che sottostanno a ricorrenti racconti romanzati; j) Prossimi passi che gli enti della comunita' e/o taluni dirigenti sono preparati a fare. 2. Negoziato: a) Sulla base dei fatti constatati, ricercare una politica per il cambiamento; b) Esser certi di trattare con coloro che hanno il potere di cambiare o influenzare la politica in corso; c) Utilizzare tutte le organizzazioni disponibili nella comunita', capaci di negoziare; d) Registrare dettagliatamente lo sviluppo del negoziato. 3. Mobilitazione dell'opinione pubblica: a) Utilizzare i grandi mezzi di informazione: radio, TV, giornali; procurare articoli, notizie, foto, interviste; b) Servirsi di oratori, riunioni pubbliche e private, rappresentazioni cinematografiche e teatrali; c) Suscitare discorsi e dibattiti pubblici, prediche; d) Pubblicare bollettini speciali, volantini, opuscoli; riprodurre articoli e discorsi; e) Effettuare sondaggi dell'opinione pubblica; f) Sollecitare dichiarazioni pubbliche di personalita' importanti, fatte a nome proprio o dell'organizzazione alla quale appartengono; g) Incoraggiare l'adozione di risoluzioni di sostegno e pubblicizzarle; h) Raccogliere petizioni; i) Svolgere manifestazioni, assemblee; j) Organizzare rappresentanze e delegazioni; k) Fare appello a organizzazioni speciali: religiose, operaie, contadine, educative, giovanili, femminili, professionali, commerciali, politiche, etniche, ecc. l) Intrattenere colloqui costanti con i dirigenti della comunita'. 4. Appelli straordinari: Appello alle massime autorita' istituzionali, locali o nazionali. Dichiararsi disponibili ad accettare l'arbitrato o le offerte di mediazione sia di un organismo che agisca in nome di un ente locale o governativo, sia di un comitato apposito di cittadini. 5. Atti di sacrificio: a) Un giorno o piu' di digiuno, di preghiera; b) Offrire una concessione importante, qualora non costituisca una violazione di principio o non vada sostanzialmente contro il fine perseguito; c) Rinunciare a onorificenze o ricompense elargite dai fautori dell'ingiustizia. 6. Ultimatum: a) Esporre le lagnanze precise, i precedenti tentativi di negoziato, le concessioni offerte e l'accoglienza che fu loro riservata; b) Poiche' tutte le azioni anteriori non hanno dato alcun risultato o solamente causato degli indugi o perfino rappresaglie, fissare una data limite per il conseguimento di rivendicazioni minime; c) Informare per iscritto i responsabili della politica in atto; cosi' pure ogni altra persona che possa esservi implicata. 7. Azione diretta (vedere C qui di seguito) Non intraprendere l'azione diretta che come ultimo ricorso, quando tutti gli sforzi di persuasione siano falliti, quando l'attesa mostra di far peggiorare la situazione, e la sola alternativa sarebbe di perpetuare uno stato di cose intollerabile. B. Tre avvertenze Non rompere mai definitivamente i negoziati: a) Prima o poi sara' necessario riprenderli in ogni caso; b) I negoziatori delle parti avverse possono vedersi l'un l'altro come esseri umani, non come degli ostacoli o delle persone senza scrupoli che cercano soltanto il proprio vantaggio; c) Ciascuna parte puo' cosi' rispondere a tono alle false voci o alle interpretazioni inesatte circa la propria posizione; d) Evitare i mercanteggiamenti e le piccole controversie. 2. Tenere costantemente al corrente della situazione quelli che parteggiano per te: a) Far uscire articoli e notizie nei relativi organi d'informazione, e nella stampa; b) Tenere riunioni periodiche; c) Poiche’ il costo della lotta puo' essere alto e la sua durata considerevole, un appello all'azione diretta puo' risultare efficace solo quando i partecipanti potenziali sono, come i dirigenti, convinti che nessun'altra via onorevole puo' essere intrapresa. 3. Cooperare con la parte avversaria su questioni onorevoli, ad esempio unendosi ad essa in una iniziativa a favore della comunita'. C. Forme e aspetti dell'azione diretta nonviolenta 1. Picchetto, veglia in un luogo simbolico. 2. Pedinamento (presenza insistente, anche con telefonate, per ricordare ad una persona l'immoralita' del suo comportamento). 3. Digiuno o sciopero della fame. 4. Noncollaborazione (ad es. di ditte che rifiutano appalti per la costruzione o manutenzione di centrali nucleari, o di installazioni militari). 5. Boicottaggio. 6. Sospensione del lavoro per un breve periodo. 7. Sciopero. 8. Sciopero a rovescio (lavorando dove e quando non permesso). 9. Occupazione (ad es., entrare in un luogo vietato e rifiutarsi di uscire). 10. Disobbedienza civile (es.: rifiuto della chiamata militare, di pagare la percentuale di tasse destinata al bilancio militare, di prestare giuramento). 11. Migrazione. 12. Manifestazioni varie: cortei, marce, proteste, assemblee, ecc. D. Un insieme di forza e di persuasione 1. L'azione diretta nonviolenta unisce la forza sociale della protesta e della noncollaborazione alla forza morale della sofferenza volontariamente accettata per il bene degli altri. 2. Anche l'azione in se' puo' essere considerata come una forma di persuasione: il suo scopo e' di modificare le convinzioni e la volonta' della parte avversa. * Sezione IV. L'addestramento A. Studiare la teoria e la pratica della nonviolenza. B. Studiare nei dettagli alcune grandi campagne nonviolente. C. Osservare, se possibile, un'azione diretta in atto. D. Organizzare delle riunioni pubbliche all'aperto (sono degli eccellenti modelli di quanto bisognera' affrontare in seguito a piu' larga scala). E. Organizzare un gruppo di studio periodico, e per il quale potra' servire questo manuale. F. Organizzare un seminario sulla nonviolenza: 1. Esporre a grandi linee la teoria e la pratica della nonviolenza. 2. Studiare fotografie, diapositive o films riguardanti manifestazioni sia nonviolente sia violente. 3. Preparare e tenere una riunione pubblica all'aperto. 4. Eseguire la "drammatizzazione" o "gioco dei ruoli" (sotto forma teatrale, viene riprodotta una situazione conflittuale di idee o di interessi). G. Badare al buon comportamento individuale: 1. Pulizia della persona e degli abiti. 2. Pulizia dell'ambiente personale circostante. 3. Puntualita'. 4. Buon umore. 5. Note particolari: Il gruppo sara' accusato di esser sporco, disordinato, malfido, nevrotico, ecc. L'abitudine a modi ordinati rafforza il rispetto di se' e quello pubblico; b) Ad evitare superbia o presunzione circa questa disciplina, temperarne le virtu' con spirito umoristico. H. Familiarizzarsi con l'esercizio regolare della meditazione. I. Far uso di trattenimenti collettivi: il cantare in coro, la danza, il racconto di fatti eroici e costruttivi, le meditazioni di gruppo, i pasti in comune. J. Sviluppare capacita' personali che al momento giusto saranno necessarie per il compimento di incarichi determinati; ad es.: 1. Uso efficace del materiale. 2. Lavori manuali. 3. Comunicazione verbale: facilita' di parola, resoconti, ecc. 4. Comunicazione non verbale: il modo in cui ci si comporta, in cui si ascolta, ecc. 5. Padronanza di se stessi. 6. Partecipazione ad incarichi futuri (determinazione del ruolo del partecipante; che lo capisca bene; che sia ben disposto a compierlo, e ne sia ben capace). K. Stabilire diversi programmi di addestramento che possano essere adattati a bisogni, tempi, partecipanti diversi. L. Ammettere che ogni addestramento di questo tipo e' provvisorio. Distinguere tra "addestramento generale" e quello particolare che si applica a un progetto d'azione determinato. M. Le abitudini e le capacita' sviluppate nel condurre un lavoro costruttivo, rafforzeranno la fiducia nel tipo di forze su cui fa assegnamento la nonviolenza. (Continua) 3. MAESTRE. MARY WOLLSTONECRAFT: LA PROSPETTIVA [Da Mary Wollstonecraft, I diritti delle donne, Editori Riuniti, Roma 1977, p. 65. Mary Wollstonecraft, intellettuale e militante femminista e libertaria, compagna di William Godwin, visse, scrisse, opero' nel Settecento (mori' nel 1797), ma la sua opera e' di un valore perenne e merita di essere riletta oggi. In italiano sono disponibili il suo capolavoro saggistico scritto nel 1792 (appunto I diritti delle donne, tradotto venticinque anni fa oltre che dagli Editori Riuniti - dalla cui edizione citiamo - anche dalle Edizioni Elle (sempre nel 1977, col titolo Il manifesto femminista); ed il suo romanzo (con larghi tratti autobiografici) scritto nel 1788, Mary (Savelli, Roma 1978)] Nella grande prospettiva di creature umane. 4. DOCUMENTI. CONGRESSO DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO: "LA NONVIOLENZA E' IL VARCO ATTUALE DELLA STORIA" [Pubblichiamo la relazione introduttiva del XX congresso del Movimento Nonviolento svoltosi a Ferrara il 12-14 aprile 2002. Tutti i materiali congressuali sono disponibili nel sito del movimento, www.nonviolenti.org] "La nonviolenza e' il varco attuale della storia" e' il titolo, tratto da Elementi di un'esperienza religiosa di Aldo Capitini, scelto per il nostro XX Congresso. Nell'invito abbiamo ricordato che quello scritto si apre con un capitoletto intitolato Al centro dell'umanita'. E' un appello ad essere consapevoli del proprio tempo, a sentire e soffrire i bisogni dell'umanita', ad assumere il proprio impegno, con una serissima ricerca. E' compito che riguarda tutti: "Non e' privilegio ne' speciale condanna di nessuno". Come prosecutori del Movimento da Capitini promosso, certamente riguarda noi. Dall'ultimo Congresso sono passati due anni e un millennio e molte cose si sono succedute, che meriterebbero analisi non frettolose. Il Congresso vuole esserne un piccolo momento e questa ne e' una modesta introduzione. Credo si possa dire che la sommaria analisi compiuta nel passato Congresso resti confermata e si siano accentuate tendenze che avevamo individuato. Il processo di globalizzazione nella produzione e circolazione di merci, nella riduzione a merce di ogni bene gia' comune, immateriale, vivente si e' esteso ed approfondito. Si continua a proporre un modello di sviluppo che rende sempre piu' ricca di beni e consumi una parte dell'umanita' e povera, sfruttata, emarginata, la restante maggior parte. Sviluppo della tecnica e competizione sui mercati, senza alcun limite che non sia quello dell'interesse delle classi privilegiate e dominanti, sono la risposta ad ogni problema. Trascurabili effetti collaterali, che l'applicazione della ricetta permettera' di superare, sono i disastri umani, sociali, ambientali, nel frattempo prodotti in giro per il mondo. La politica, anche nelle democrazie occidentali (ed esempi migliori non se ne vedono), sia a scala mondiale che locale, e' ridotta al piu' ad amministrazione e garanzia, se necessario con l'impiego della massima violenza, del progresso tecnico-economico a vantaggio dei piu' forti. * La violenza crescente del modello unico Nell'ultimo congresso abbiamo evocato il movimento del mondo evidenziandone la violenza strutturale. Gia' Horkheimer l'aveva descritta come un iniquo grattacielo settanta anni fa. Si continuano a sopraelevare i piani alti ed a scavare le cantine. Abbiamo richiamato le guerre multiformi, che i poveri inesorabilmente conducono tra di loro; il posto dominante degli USA, come paese guida e modello, in pace ed in guerra; la guerra dagli Stati Uniti condotta: giusta, umanitaria ed ora duratura e globale; il ruolo subalterno della Nato; l'accettazione e la pratica da parte del nostro Paese di un nuovo modello di "difesa" aggressiva, in spregio e violazione della nostra Costituzione; la riduzione dell'Europa ad Euro; lo stravolgimento del patto costitutivo della nostra Repubblica; la miseria della politica e della vita pubblica nel nostro Paese. Ci pare che le tendenze individuate siano confermate ed abbiano segnato anzi un'accelerazione. L'inarrestabile marcia del "turbocapitalismo" e del neo-liberismo, che ha il suo motore negli USA, ha segnato una tappa importante con l'ingresso della Cina nel WTO. L'attacco terroristico al World Trade Center ed al Pentagono ha agevolato la propensione del governo americano, forte del consenso popolare, del sostegno delle multinazionali, di straordinari armamenti, ad adottare decisioni unilaterali di guerra. Cio' si vuole proseguire con ogni mezzo, non escluso il ricorso al nucleare, contro chiunque sia ritenuto attentare alla sicurezza ed agli interessi degli Stati Uniti, solo, sicuro, baluardo della democrazia e della civilta' contro dittatura e barbarie. L'esercizio in prima persona, da parte della superpotenza, del dominio oscura ogni sede condivisa. Il premio Nobel per la pace all'Onu rischia di essere alla memoria. Ben poco appaiono contare i vari G 7 o 8 e la stessa Nato: la parola decisiva spetta agli USA, quale che sia il tema in discussione. Anche l'Europa, pur formalmente impegnata in un approfondimento della sua costruzione unitaria (la Convenzione) ed in un allargamento a nuovi paesi, non riesce ad esprimere una propria posizione sui grandi temi. Si manifestano tendenze centrifughe e gare a chi e' piu' fedele servitore dell'America. In questa competizione il nostro governo appare particolarmente impegnato. Il riemergere del terrorismo internazionale ed interno, il conflitto israelo-palestinese, migrazioni massicce e disperate, la demolizione delle protezioni sociali producono una diffusa insicurezza che, anche nelle nostre societa' privilegiate, puo' portare ad accettare, se non a richiedere, limitazioni delle liberta' politiche, dei diritti di cittadinanza e soluzioni autoritarie. Le sorti magnifiche e progressive del capitalismo ci sono quotidianamente decantate: generatore di una straordinaria forza produttiva, con il miglior impiego della tecnologia ed assicurazione di alti standard di vita materiale per gran parte della popolazione, stimolatore di mobilita' ascendente in una societa' stratificata in classi, condizione per la democrazia, promotore di una cultura dell'autonomia e della responsabilita' individuale, unica possibilita' di sviluppo dei paesi del Terzo Mondo, attraverso la loro inclusione nel sistema capitalistico internazionale. * La carenza di alternative credibili Anche a dubitarne per le sempre piu' evidenti iniquita', contraddizioni, insostenibilita' del modello economico, sociale e politico proposto, bisogna riconoscere che l'assenza di credibili alternative gli ha conferito fin qui una grande forza anche sul piano culturale (una cultura anch'essa sempre piu' merce tra le merci, prodotta e distribuita da potenti multinazionali). E' un pensiero semplice, se pensiero si puo' chiamare: non ci sono alternative e dunque l'unica possibilita' e' percorrere disciplinatamente la strada che i padroni del mondo indicano. Dopo tutto in questo mondo ci stanno anche loro e non vorranno certo la loro rovina, visto che dispongono del massimo delle informazioni e della tecnologia, visto che sono quelli che ci stanno meglio. Che il mondo sia sostenibile ecologicamente, economicamente, socialmente e' loro precipuo interesse: salvando se' stessi salveranno anche il resto dell'umanita'. Ad opporsi sembravano restare solo relitti, statuali o politici, del socialismo reale (che non possiamo rimpiangere per la burocrazia opprimente e privilegiata, l'inefficienza economica, l'autoritarismo, il totalitarismo) ovvero stati dittatoriali, movimenti fondamentalisti o peggio (che propongono alternative che ignorano i piu' fondamentali diritti dell'uomo, e soprattutto della donna). * Un movimento ampio, da Seattle in poi, e il varco necessario della nonviolenza Ma da Seattle in poi, per indicare un luogo ed un tempo, le cose sono cambiate. Un complesso movimento e' venuto affermando che un altro mondo e' possibile. Svolge in forme inedite la sua opposizione e la sua ricerca. Collega gruppi sociali, culture, generazioni, esperienze, sensibilita' diverse, in differenti luoghi del mondo. Sembra rappresentare, seppure embrionalmente, quella risposta che Capitini indicava con chiarezza concludendo il suo scritto testamentario, "Attraverso due terzi di secolo", alla vigilia dell'operazione alla quale non e' sopravvissuto: L'Europa, unita al Terzo Mondo e al meglio dell'America, elaborera' la piu' grande riforma che mai sia stata comune all'umanita', quella riforma che rendera' possibile abolire interamente le diseguaglianze attuali di classi e di popoli, e abolire le differenze tra i "fortunati" e gli "sfortunati". Non e' il primo, grande movimento internazionale che si pone questo ambizioso obiettivo. Importante sarebbe evitare errori che in passato hanno decretato il fallimento. Un punto cruciale e' La scelta dei mezzi. E' il titolo anche del capitoletto che segue il gia' citato Al centro dell'umanita' nel libro di Capitini. L'autore osservava, si era negli anni '30, il diffondersi della violenza in cui confluivano l'impazienza di ottenere e la non considerazione degli altri che sembrano del tutto estranei a noi, per il successo che essa procura a piu' breve scadenza. Ed aggiungeva: resta da vedere a che cosa si riduce la mia vita dopo, e se non sorgeranno prima o poi cinquanta al posto di quello che ho ucciso. Analisi ed interrogativi sembrano attuali. Resta da vedere se sapremo dare la risposta che cosi' Capitini indicava: "salira' l'ansia appassionata di sottrarre l'anima ad ogni collaborazione con quell'errore, e di instaurare subito, a cominciare dal proprio animo (che e' il primo progresso), un nuovo modo di sentire la vita: il sentimento che il mondo ci e' estraneo se ci si deve stare senza amore, senza un'apertura infinita dell'uno verso l'altro, senza un'unione di sopra a tante differenze e tanto soffrire. Questo e' il varco attuale della storia". E' il varco della nonviolenza, che e' sotto i nostri occhi oggi, come lo era settanta anni fa per il giovane Capitini (che dietro spessi occhiali vedeva con straordinaria precisione). Il passaggio e' faticoso e richiede rinunce, messe in discussione di privilegi, sicurezze materiali e culturali. E' davvero lo scoglio sconcio ed erto che sarebbe alle capre duro varco (Dante). Si comprende cosi' che, nonostante la sua accresciuta visibilita' e, diremmo, evidenza, si tenda ad evitarlo. Si ritiene, anche in buona fede, di averlo gia' varcato, come se bastasse proclamarsi nonviolenti, adottare una o piu' delle numerose tecniche che alla nonviolenza si richiamano, senza mettere in discussione l'atteggiamento profondo nei confronti del "nemico", senza tenere sempre al centro l'obiettivo dell'iniziativa di liberazione, per tutti, che si e' intrapresa. L'esperienza ci mostra che pratiche violente, inizialmente limitate e quasi simboliche, hanno inquinato e distrutto movimenti importanti, dei quali si era sopravvalutata la capacita' di autodepurazione. Di fronte alla repressione, che c'e' e ci sara', da parte di chi vede minacciati i propri privilegi e' importante che sia mantenuto il massimo di coerenza tra fini perseguiti e mezzi praticati. La violenza culturale, strutturale e diretta, che caratterizza il nostro mondo e che si pretende la difesa delle conquiste della civilta' umana, e' solo alimentata, per nulla scalfita, da dirottatori che abbattono torri, da ragazze e ragazzi che si fanno esplodere cercando di uccidere quanta piu' gente possibile, da assassini che sparano in nome delle BR. Chi pensa diversamente piu' che essere andato alla scuola di qualche cattivo maestro, sembra aver fatto i compiti con il bidello di Nanterre. E' un varco che non si vuole passare. Lo abbiamo detto nell'invito. Neppure alla fine della guerra fredda, ed alle guerre per procura di quel periodo, e' seguito un serio impegno di pace. In modi nuovi, ma non meno preoccupanti ed inquietanti che nel passato, si riafferma, il diritto del piu' forte: "might is right", per dirlo nella lingua dell'impero. E' l'imperativo categorico, veramente globale, che trova applicazione all'interno dei paesi ricchi e dei paesi poveri, nei rapporti tra i paesi, le classi, le persone. Si ribadiscono diritti umani universali, a quelli di prima generazione se ne aggiungono altri, si disegna faticosamente una giurisdizione planetaria di tutela, ma questa difficile costruzione appare fragile quando i potenti sanciscono impunita' ed improcessabilita' proprie e dei loro servi, inventano, fuori di ogni garanzia, procedure e pene per colpire il terrorismo o ogni comportamento che al terrorismo si ritenga di poter collegare. Conquiste del diritto internazionale sono spazzate via e liberticide legislazioni di emergenza si fanno strada un po' in tutti i paesi. Tanto piu' importante e' dunque il sorgere di un movimento, caratterizzato dall'impegno personale e diretto, dal sentirsi interpellato da ogni momento internazionale in cui si discutono i temi della fame, della poverta', dei commerci, dell'ambiente, della pace e della guerra, per far sentire una voce diversa, spesso critica ed alternativa, rispetto a quelle dei governi e delle istituzioni sovranazionali. Le diversita' di formazione, di analisi, di proposta all'interno di questo movimento sono grandi. La sua larga diffusione ed il suo progressivo radicamento in vari paesi evidenziano anche piu' le assenze importanti. I contatti progressivi, la costruzione di momenti di confronto globali e locali, l'esperienza di iniziative e manifestazioni condotte in diversi contesti sono tuttavia incoraggianti elementi di una formazione comune, di una analisi che si va precisando, di una strategia non contradditoria. La consapevole opposizione a questo "liberismo" ed all'uso della guerra come solutrice dei conflitti e' gia' una acquisizione ed una realta' operante, della quale governi e multinazionali debbono sempre piu' tener conto. Il contributo, che come amici della nonviolenza siamo chiamati a dare, e' quello di valorizzare il patrimonio di lotte, esperienze e tecniche alla nonviolenza ispirate, e collaborare a che mai si smarrisca lo stretto legame tra fini da raggiungere e mezzi impiegati. E' percio' di somma importanza l'ulteriore estensione e radicamento del movimento. Porto Alegre ne e' stato un momento importante. Altri ne seguiranno. E' necessario che a questi appuntamenti e nell'azione e riflessione del movimento le organizzazioni, che si richiamano al pensiero ed alla pratica della nonviolenza, avanzino la loro proposta. Sappiano portare un'aggiunta importante e forse decisiva allo sviluppo, quantitativo e qualitativo, del "movimento dei movimenti". * Per una internazionale nonviolenta Le notizie che abbiamo delle riflessioni ed attivita' che War Resisters' International e Ifor (come MN e MIR ne siamo le espressioni in Italia) svolgono a partire dagli USA, contrastandone la deriva bellicista, sono incoraggianti. E' un invito per il nostro piccolo Movimento ad assumere con piu' decisione il compito di un piu' stretto legame internazionale, con una maggiore presenza, intanto, alle iniziative di War Resisters'. Da non perdere la conferenza che l'organizzazione terra' in agosto a Dublino: "Storie e strategie - Resistenza nonviolenta e cambiamento sociale". Utilissimo per il nostro lavoro sara' il confronto e le relazioni con attivisti nella promozione della giustizia sociale, provenienti da tutto il mondo, per discutere insieme su come rendere il mondo meno violento e militarizzato. Soprattutto dopo l'11 settembre, il livello di violenza tra le nazioni, ma anche all'interno delle societa', e' cresciuto enormemente, come dimostrato dal ricorso sempre piu' frequente e massiccio all'impiego della forza militare. Paura ed incertezza sono all'ordine del giorno. La costruzione di una societa' pacifica e giusta e' estremamente difficile. L'approccio nonviolento ai problemi sociali e' compito straordinario che implica seri rischi personali. Impegno della Conferenza e' lo sviluppo di nuove strategie nonviolente per porre fine alla minaccia del terrore, ma anche per svelare e scardinare la violenza istituzionale. Occorre trovare nuovi modi per ascoltare ed entrare in dialogo con tutte quelle persone che, nelle nostre societa', trovano l'approccio pacifista e nonviolento troppo difficoltoso. Dobbiamo realizzare l'internazionale della nonviolenza e renderla un modello di globalizzazione dal basso. Diversi gruppi tematici sono stati programmati: - economia, militarizzazione e globalizzazione - Violenza nella societa' e potere della nonviolenza - Violenza interetnica e violenza all'interno degli stati - Sessismo e razzismo in relazione al militarismo e alla guerra - Obiettori di coscienza, veterani e antimilitarismo - Strategie per l'apertura dei confini: asilo ed emigrazione - Introduzione alla nonviolenza - A colloquio col passato. Saranno inoltre tenute assemblee plenarie, con alcuni casi di studio per stimolare il dibattito tra i partecipanti. Scopo delle assemblee e' far luce su rilevanti questioni politiche e strategiche. Argomenti previsti sono: - Che ruolo giocano le storie nelle nostre strategie? - Il processo di pace in Irlanda - Il collegamento tra la violenza nella vita quotidiana e la violenza a livello globale - Militarismo, antimilitarismo e societa' civile - Impegno popolare e strategie nonviolente. Si e' insistito su questo aspetto internazionale giacche' le speranze di costruttivo contributo alla soluzione dei sanguinosi e complessi conflitti in atto, a partire da quello forse piu' inestricabile e, per molti motivi, sommamente doloroso tra israeliani e palestinesi, sono in gran parte affidati alla capacita' di mettere in campo iniziative ispirate al pensiero ed all'esperienza nonviolenta. Cio' e' vero a partire dall'obiezione di coscienza, dal rifiuto della demonizzazione del nemico e della santificazione delle stragi magari accompagnate dal martirio, dalla costruzione e mantenimento di relazioni tra le parti su temi e valori comuni. E' importante che questa consapevolezza cresca anche nelle parti non direttamente impegnate nel conflitto. In tal modo possono farsi strada alternative alla violenza estrema tra i confliggenti o ad un, sia pur preferibile, compromesso imposto. Sono soluzioni che non affrontano e non avviano a composizione, ma esasperano ed approfondiscono le ragioni del conflitto e ne preparano ulteriori e piu' distruttivi. * I corpi civili di pace, una aggiunta per l'Europa Anche in ambito europeo e' necessario che la "nonviolenza europea" trovi un punto di incontro, non casuale e sporadico, a partire dal rilancio dell'idea dei corpi di pace. C'e' un grande lavoro da compiere: di conoscenza, di contatti, di momenti di riflessione e di azione comuni. La costruzione dell'Europa non puo' che migliorare con l'aggiunta della nonviolenza. E' un ambito nel quale molto e' da fare e sperimentare. Anche per questo aspetto e' importante che il Movimento si faccia promotore di iniziative condivise tra tutte le forze che, sul piano nazionale e locale, si richiamano alla nonviolenza. In questa direzione avevamo ritenuto gia' nel passato Congresso di offrire un esempio significativo con un rapporto, che avevamo indicato come federativo, tra noi ed il MIR. Qualche passo e' stato fatto, ma e' ancora molto limitato. Ci auguriamo che un contributo venga anche da questo Congresso. * Dalla Marcia per la Nonviolenza, lo stimolo per una iniziativa specifica Nella stessa direzione si collocava anche la Marcia per la nonviolenza, che abbiamo realizzato con un buon successo, nonostante incomprensioni e difficolta' sulle quali non e' il caso qui di tornare. Si pone anche a questo Congresso l'interrogativo aperto se e quale iniziativa possa costituire un momento di unita' e visibilita' della costruzione di un progetto degli amici della nonviolenza, che si ritrovano sotto sigle differenti, in gruppi locali, operanti in diverse realta'. E' nostra convinzione che un lavoro comune, con obiettivi chiari e condivisi di quanti si richiamano al messaggio della nonviolenza non sia orgogliosa separazione dal generico pacifismo, ne' rottura di piu' ampie unita', ma necessaria aggiunta e proposta costruttiva al rifiuto, nel nostro paese ancora largo e diffuso, della guerra come strumento di soluzione dei problemi. * Il contributo nella Rete di Lilliput In questo ambito un rilievo tutto particolare assume l'impegno che i componenti del Movimento danno nella Rete Lilliput. Si tratta di un progetto del quale siamo stati tra i primi e convinti promotori, anche se non risultiamo nelle "tavole di fondazione". L'opzione nonviolenta ha mostrato di essere una scelta comune e da approfondire nelle sue implicazioni e traduzioni. Il rafforzamento della rete, la valorizzazione delle diversita' delle sue componenti, il dialogo che nei gruppi di lavoro tematico intreccia diverse esperienze, conoscenze, sensibilita', l'attenzione nella costruzione dei nodi locali sono essenziali perche' il progetto della rete si sviluppi con quella serieta', autorevolezza e capacita' di coinvolgimento che ne hanno caratterizzato l'avvio. Altre, diverse, rispettabili aggregazioni, come quelle che piu' o meno si riconoscono in social forum, possono dare e ricevere utili contributi nella costruzione di comuni strategie proprio in ragione della capacita' delle Rete Lilliput di essere se stessa. Cioe' una rete capace di mettere a frutto la complessita' degli interessi dei suoi componenti, la continuita' di azione, la forza di attrazione nei confronti di realta' organizzate, e anche di singoli interessati, in un percorso caratterizzato da uno stretto e sempre verificato rapporto di coerenza tra fini e mezzi e cioe' in un percorso di nonviolenza. Perche' l'altro mondo possibile possa cominciare a concretarsi occorre un profondo mutamento sociale, e noi siamo convinti, con Capitini, che La nonviolenza e' il punto della tensione piu' profonda del sovvertimento di una societa' inadeguata. Non occorre di meno. Anche per questo la nonviolenza si presenta come varco. * Un movimento dal basso, per la difesa e l'allargamento della democrazia Anche nel quadro politico italiano, la cui mediocrita' ci pare di confermare, emergono elementi di novita'. Questo e' vero non solo nella resistenza tenace che donne ed uomini della politica hanno pure manifestato, in parlamento e fuori, nei confronti di scelte di guerra, spese militari, repressione, limitazione di diritti, nuovi privilegi concessi ai gia' privilegiati, peggioramento delle norme e dei comportamenti nei confronti degli immigrati... Si e' manifestata anche una volonta' di protagonismo di altri soggetti, spesso dal basso, un'uscita dalla delega rassegnata, in manifestazioni di massa che i disumani comportamenti di Genova non hanno scoraggiato, in grandi assemblee, inedite marce aperte da professori universitari, inviti a resistere di magistrati, girotondi in vari luoghi ed una straordinaria e partecipatissima manifestazione promossa dal maggior sindacato italiano. Si tratta di cose molto differenti tra loro e che richiedono analisi. Qui solo si sono richiamate per confermare ancora una volta che si avverte l'esigenza di strumenti di integrazione della democrazia rappresentativa e della sua rappresentazione/sostituzione mediatica. Questi strumenti si intravvedono nella partecipazione diretta, nei forum, nelle assemblee. Si avverte il vuoto lasciato da una pur deficitaria democrazia fondata sui partiti, che, da strumento di partecipazione ed espressione, si erano fatti sequestratori del potere del cittadino "sovrano". Gia' all'indomani della liberazione Capitini aveva indicato quel rischio ed avviato l'importante esperienza dei COS, scuola di capacita' critica e di autogoverno. E' un terreno di ricerca da esplorare con attenzione ed apertura. Abbiamo conosciuto stagioni di assemblearismo, promosso dal basso e dall'alto, da destra a sinistra che non hanno lasciato eredita' sempre convincenti. Vediamo ora proposte piu' strutturate di "agende" e bilanci partecipati. Questo ci spinge a cercare ancora, con intelligenza e passione. Augurale per il Congresso potrebbe essere il tenersi a Ferrara dove, in un convegno del maggio del '48, Capitini formulo' la proposta di una comunita' aperta, internazionalmente federata, e nelle singole sue parti decentrata, articolata e atta a dissolvere ogni forma di privilegio e di oppressione. * La trasformazione dell'economia Anche sul terreno dell'alternativa economica, del modo di produrre e di consumare, dove il neoliberismo celebra i suoi fasti in assenza di credibili concorrenti, siamo chiamati a dare un contributo. Anche qui sembra di poter cogliere l'esigenza di un cambiamento profondo del modello dominante. Il breve ma denso saggio di Nanni Salio, Elementi di un'economia nonviolenta, costituisce un utile punto di riferimento. Dobbiamo promuovere approfondimenti e confronti, sia sulle diagnosi di fondo che sulle proposte di resistenza e transizione ad un nuovo modello. Sbaglieremmo a crederlo, come in passato e' avvenuto, gia' dato nelle sue linee essenziali. Esperienze microeconomiche, riflessioni su quanto avviene a livello macro resteranno al centro della nostra attenzione e ci attendiamo un contributo di proposta dalla commissione. Uno stimolo per tutti sara' certo il saluto che Yunus portera' alla nostra seduta domenicale. Un cambiamento negli stili di vita e' certo possibile a partire da noi. Al centro dell'agire sono persone, ci ricordava sempre Capitini. Ma sono necessarie sponde istituzionali e l'avvio di processi di grande mutamento economico. Pensiamo "solo" all'uso dell'automobile, alla violenza che vi e' connessa: culturale (l'automobile rende stupidi e aggressivi), strutturale (consumi energetici, stravolgimento delle citta' e degli spazi urbani, incubatori di violenza), diretta (le migliaia e migliaia di morti ammazzati sulle strade, di invalidati e di asfissiati nelle citta'. Ferrara, citta' delle biciclette, vanta un triste primato). * Il decennio per l'educazione alla pace e alla nonviolenza Violenza crescente avvertiamo anche nelle nostre realta' privilegiate. Il disagio di gruppi emarginati e delle giovani generazioni si esprime troppo spesso in forme violente, che trovano quale risposta accentuazione della repressione e inasprimento di pene. La ricomparsa del terrorismo spinge ancor piu' in questa direzione. Anche importanti conquiste, come l'abolizione dei manicomi, tendono ad essere rimesse in discussione, come non ricordassimo i guasti e gli orrori della segregazione. C'e' una violenza diffusa e crescente nella nostra societa' dai banchi di scuola, ai luoghi di lavoro, di svago, familiari: violenze grandi e piccole (ma ogni dose puo' essere una overdose) nei confronti dei soggetti deboli, violenza degli emarginati, violenza degli uomini nei confronti delle donne e l'elenco potrebbe continuare. Sono ambiti nei quali molto c'e' da lavorare per riconoscere, prevenire, trasformare i conflitti, affrontare disagi e sofferenze. Molti tra noi sono gia' impegnati in questa azione, che e' collegata ad un quadro piu' generale. Il decennio per l'educazione alla pace e alla noviolenza per le giovani generazioni non si e' aperto certo sotto buoni auspici. E' cessata persino la pubblicazione del Corriere internazionale dell'Unesco, promotore dell'iniziativa. E' una ragione di piu' per accrescere il nostro impegno, sicuri di trovare volonterosi e capaci operatori che lavorano con i medesimi obiettivi. Mi preme ringraziare, concludendo, quanti hanno collaborato piu' intensamente a mantenere presente ed operante il nostro Movimento tra molte difficolta'. Un ringraziamento particolare, che e' un abbraccio, va al nostro Presidente, che da tempo ci chiede di sollevarlo da questo impegno. Il coordinamento credo abbia assolto con responsabilita' il mandato congressuale ed affrontato i temi nuovi che gli avvenimenti hanno proposto. Non sempre siamo riusciti a trovare la soluzione piu' convincente. Penso in particolare ad un importante confronto, tra noi avviato, sul valore della laicita' ed il senso dell'aggiunta religiosa, nel pensiero e nella pratica nonviolenta, al quale non abbiamo saputo dare sede e modalita' adeguate di svolgimento. E' un impegno, non il solo, consegnato al prossimo coordinamento. Buon congresso. 5. RIVISTE. SU "NIGRIZIA" DI SETTEMBRE UN DOSSIER SULLA NONVIOLENZA Nel fascicolo di settembre di "Nigrizia", l'utilissimo mensile dell'Africa e del mondo nero, un utilissimo dossier di 16 pagine sulla nonviolenza. Ma tutta "Nigrizia" e' una voce di nonviolenza. Per contatti e per richieste: e-mail: redazione at nigrizia.it, sito: www.nigrizia.it 6. RIVISTE. IL SECONDO VOLUME DEI "QUADERNI SATYAGRAHA" "Quaderni Satyagraha" (sottotitolo: "il metodo nonviolento per trascendere i conflitti e costruire la pace") e' la bella rivista edita dal Centro Gandhi di Pisa con il patrocinio del Centro interdipartimentale "Scienze della pace" dell'Universita' di Pisa. E' in uscita il secondo volume; la notevole qualita' del primo (un volume di 160 dense pagine a firma di studiosi illustri) lascia pensare che i volumetti di "Quaderni Satyagraha" diverranno un punto di riferimento imprescindibile in Italia per la ricerca scientifica sui temi della pace e della nonviolenza. A tutti i nostri interlocutori rivolgiamo l'invito ad abbonarsi, ricevendo cosi' sia il primo volume gia' uscito, che il secondo in preparazione. Indice del secondo numero: - Gloria Gazzeri, Il magistero nonviolento di Tolstoj. - Leone Tolstoj, La nostra concezione della vita. - Antonino Drago, I maestri della nonviolenza e il crollo delle due superpotenze. - Pat Patfoort, Non possiamo cambiare il passato, ma possiamo cambiare il futuro. - Ruben Dario Pardo, Il conflitto armato e i processi di resistenza civile nonviolenta in Columbia. - Giovanni Salio, Il secolo nucleare. - Olivier Maurel, La violenza delle armi rende smemorati. - Brian Martin, Fucili e rivoluzione. - Romesh Diwan, Gandhi, Amartya Sen e il concetto di poverta'. - Itala Ricaldone, Gandhi e l'ideale di un paese democratico. - Paolo S. Nicosia, Caratteristiche e strumenti per conciliare o mediare una controversia. - Pierluigi Consorti, Nuovi studi per la pace e servizio civile. - Ylenia Sacco, Ziviler Friedensdienst (Il Servizio Civile di Pace Tedesco). - Andrea Cozzo, Scienza, Conoscenza e Istruzione in Lanza del Vasto. * L'abbonamento annuale e' di 30 euro, con bollettino postale intestato al Centro Gandhi, editore di Quaderni Satyagraha: Largo Duca d'Aosta 11, 56123 Pisa, numero conto corrente postale: 19254531. * Per gli insegnanti: in seguito alla Direttiva ministeriale del 17 Giugno 2002, n. 70, art. 3, riguardante il "Rimborso spese personale docente per sottoscrizione abbonamenti a riviste specializzate", entro il 31 dicembre 2002 i docenti di ogni ordine e grado possono inoltrare al dirigente scolastico della propria sede di servizio domanda di rimborso della spesa sostenuta nel 2002 per l'abbonamento a "Quaderni Satyagraha", allegando fotocopia del versamento fatto per l'abbonamento postale. 7. ESPERIENZE. SVOLTOSI IL CONVEGNO NAZIONALE DEL CEM Si e' svolto a La Quercia (Vt) il 24-29 agosto il quarantunesimo convegno nazionale del CEM, la rete di educatori e di persone di volonta' buona tessuta dal Centro di Educazione alla Mondialita' dei missionari saveriani, che pubblica la rivista mensile "Cem mondialita'" (una lettura pressoche' indispensabile per chi si occupa di educazione, diritti umani, nonviolenza). Per contatti: "Cem mondialita'", tel. 0303772780, e-mail: cemmondialita at saveriani.bs.it, sito: www.saveriani.bs.it/cem 8. RILETTURE. AA. VV.: L'ALTRO SGUARDO AA. VV., L'altro sguardo, Mondadori, Milano 1996, pp. 406, lire 15.000. Una antologia delle poetesse del Novecento, che e' anche un efficace invito ad approfondire la conoscenza delle opere delle 55 autrici proposte. 9. RILETTURE. KRZYSZTOF KIESLOWSKI, KRZYSZTOF PIESIEWICZ: DECALOGO Krzysztof Kieslowski, Krzysztof Piesiewicz, Decalogo, Einaudi, Torino 1991, 1994, pp; 452, lire 16.000. Le sceneggiature originali (da cui i film in qualche punto si discostano) ed altri materiali del e sul capolavoro cinematografico di Kieslowski, una grande riflessione morale. 10. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dellâambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dellâuomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 11. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: http://www.nonviolenti.org ; per contatti, la e-mail e': azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: http://www.peacelink.it/users/mir . Per contatti: lucben at libero.it ; angelaebeppe at libero.it ; mir at peacelink.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: http://www.peacelink.it . Per contatti: info at peacelink.it LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutti gli amici della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. e fax: 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 362 del 22 settembre 2002
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