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La nonviolenza e' in cammino. 354
- Subject: La nonviolenza e' in cammino. 354
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it> (by way of Carlo Gubitosa <c.gubitosa at peacelink.it>)
- Date: Sat, 14 Sep 2002 13:00:24 +0200
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINOFoglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutti gli amici della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. e fax: 0761/353532, e-mail: nbawac at tin.it
Numero 354 del 14 settembre 2002 Sommario di questo numero: 1. Giobbe Santabarbara, necessita' della nonviolenza 2. Ida Dominijanni intervista Rosi Braidotti: Dopo le torri, il corpo che resta 3. Alcune riviste 4. Letture: Associazione Pace e dintorni, Violenza, zero in condotta 5. Letture: Giulietto Chiesa, La guerra infinita 6. Letture: Dennis Dalton, Gandhi, il Mahatma. Il potere della nonviolenza 7. Letture: Heinrich Boell Foundation, The Jo'burg-Memo 8. Letture: Enzo Mazzi, Ernesto Balducci e il dissenso creativo 9. Letture: Edoardo Martinelli, Pedagogia dell'aderenza 10. Letture: Edward W. Said, Fine del processo di pace 11. Letture: Frediano Sessi, Non dimenticare l'Olocausto 12. Letture: Tiziano Terzani, Lettere contro la guerra 13. Tzvetan Todorov, esseri umani e programmi politici 14. Frances Amelia Yates, un'esperienza 15. Un appello "Fuori la guerra dalla storia, fuori l'Europa dalla guerra" 16. Il "C.O.S. in rete" di settembre 17. Un corso di educazione alla pace tenutosi a Gubbio 18. La "Carta" del Movimento Nonviolento 19. Per saperne di piu' 1. RIFLESSIONE. GIOBBE SANTABARBARA: NECESSITA' DELLA NONVIOLENZA[Come e' noto ai lettori Giobbe Santabarbara esprime, con la sgradevole rudezza che gli e' abituale, il punto di vista del "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo]
Opporsi alla guerra senza fare la scelta della nonviolenza e' opporsi alla guerra a meta', e quindi a meta' esserne complici. E dunque un'opposizione alla guerra che non faccia la scelta meditata ed impegnativa della nonviolenza non e' un'opposizione vera, ma una finzione, una macabra ipocrisia.
Ma l'opposizione nonviolenta alla guerra per essere tale deve essere attiva, poiche' la nonviolenza e' lotta contro la violenza, o non e'. E deve essere intransigente, poiche' non si puo' transigere sul principio che tutti gli esseri umani in quanto tali hanno il diritto di vivere, ed essendo la guerra nella sua sostanza null'altro che omicidio di massa, ne consegue che vi e' una incompatibilita' assoluta tra il fondamentale dei diritti umani, il diritto a vivere, e la guerra.
Ne consegue altresi' che se occorre un ripudio integrale della guerra per affermare il fondamentale dei diritti propri di ogni essere umano, occorre altresi' un ripudio integrale degli strumenti atti alla guerra: le armi e gli eserciti.
E dunque l'opposizione alla guerra deve essere altresi' opposizione alle armi e agli eserciti tutti.
E poiche' vi e' un legame evidente tra armi e fame, tra ingiustizie strutturali e regimi e poteri che si reggono e dominano con la violenza, ne consegue anche che la scelta della nonviolenza e' necessaria non solo per opporsi alla guerra ma per costruire relazioni tra gli esseri umani fondate su un'economia di giustizia, la difesa della biosfera, la concreta affermazione dei diritti umani per tutti.
E poiche' una civile convivenza e' possibile solo in un orizzonte inclusivo dell'umanita' intera, la democrazia si invera nell'incontro e nella condivisione, e il riconoscimento di umanita' ha come sua condizione la reciprocita', ne discende che la scelta della nonviolenza e' necessaria anche nella lotta per la democrazia e l'uguaglianza di diritti.
E detto tutto cio' una duplice domanda: una opposizione democratica che non fa propria la nonviolenza e' una vera opposizione? E' veramente democratica? E un movimento che si dichiara contro la guerra e pacifista, e che non fa propria la nonviolenza, puo' veramente contrastare la guerra? E puo' veramente contribuire a costruire la pace? Ci sia lecito dubitarne.
2. RIFLESSIONE. IDA DOMINIJANNI INTERVISTA ROSI BRAIDOTTI: DOPO LE TORRI, IL CORPO CHE RESTA
[Questa conversazione tra le due intellettuali femministe e' apparsa sul quotidiano "Il manifesto" del 13 settembre 2002. Ida Dominijanni e' giornalista, Rosi Braidotti insegna all'Universita' di Utrecht]
All'indomani dell'assassinio di Pym Fortuyn in Olanda, Rosi Braidotti - docente di women's studies all'universita' di Utrecht, origini italiane, formazione filosofica francese, frequentazione del femminismo europeo e americano - mi aveva detto in un'intervista sul "manifesto" che molto di quello che stava accadendo in Olanda aveva a che fare con gli effetti dell'11 settembre. Con Rosi, che e' anche un'amica, per ripensare l'anno che e' trascorso ci sono angolature peculiari, segnate da un percorso femminista per molti tratti comune. Pero' parto anche con lei da una domanda analoga a quella che ho posto nei giorni scorsi agli altri.
Ida Dominijanni: L'anniversario dell'11 settembre, come scrive Susan Sontag, ha riciclato parole e immagini di un anno fa, svuotandole di significato. Un anno dopo, a te sembra svuotato di significato anche l'evento in se'?
Rosi Braidotti: Ne abbiamo discusso qui all'universita' di Utrecht, dove alcune studentesse, soprattutto di colore, sostengono che se c'e' un 11 settembre da commemorare e' quello del golpe cileno del `73. Non sono le uniche, del resto, a ricordare polemicamente quella data a confronto con quella del 2001: e' un indice della memoria "d'opposizione", chiamiamola cosi' se non vogliamo definirla antiamericana, che sta montando da varie parti. Quanto a me, penso che l'11 settembre, quello del 2001 intendo, e' stato certo un grosso trauma per l'Occidente e per il mondo intero, ma a rigor di termini filosofici non lo definirei un evento. Almeno se per evento intendiamo qualcosa che spezza la sequenza lineare della logica del capitalismo. Il crollo delle Torri, al contrario, sta tutto dentro questa logica, che come ci hanno insegnato Deleuze e Guattari e' la logica della catastrofe annunciata. Gli attentati terroristi, come i disastri ecologici, sono tutte catastrofi annunciate: e il capitalismo non punta a evitarle, ma solo a trarne il massimo profitto. La commodification, lo svuotamento della catastrofe e' la regola del funzionamento spettrale dell'economia capitalistica, dice giustamente Derrida: pensa solo a tutti quelli che sull'11 settembre hanno speculato in borsa. Che il crollo delle Torri sia un disastro capitato al cuore dell'Impero, rende solo piu' evidente questa regola e questa logica, e ovviamente ci colpisce piu' di altri "ordinari" disastri che capitano ovunque, e di fronte ai quali o ci rassegniamo, come con l'Aids, o ci bendiamo gli occhi: mentre un anno dopo torniamo a guardare in tv le immagini del crollo delle Torri, abbiamo gia' dimenticato quelle di poche settimane fa di Praga sommersa dall'acqua.
I. D.: A proposito di immagini. L'immaginario e' stato sempre nella cabina di regia, nella vicenda dell'11 settembre. Come ha scritto Baudrillard, le immagini hanno preso in ostaggio l'evento: ne hanno deciso, e continuano a deciderne, la percezione e il senso. Oggi il cinema - penso ovviamente a "11 settembre 2001" - ci mette di fronte a una sua percezione planetaria e articolata, ma per un anno l'icona televisiva dello schianto ha fissato la nostra attenzione sul cielo sopra Manhattan; e tutt'ora, a rivederla, continua a fare un grande effetto. Forse perche' col clash delle Torri ha fatto improvvisamente irruzione nella realta' quello che l'immaginario aveva anticipato? Il corpo-cyborg, l'uomo-macchina, l'uccello-Ufo... che cosa hanno suggerito, a una come te che lavora sul tema delle metamorfosi del corpo e dell'umano in questo inizio di millennio?
R. B.: Non c'e' dubbio, quell'irruzione e' stata per i piu' un grande shock. Per quelle come noi che hanno lavorato sul rapporto fra corpo e potere, una dolorosa conferma. Anche su questo piano nell'11 settembre non vedo una rottura, ma solo il punto acuto di una linea di tendenza riconoscibile anche altrove. Il corpo cyborg del kamikaze ci impressiona tanto solo perche' non sappiamo riconoscere figure simili nella nostra esperienza quotidiana. Tutti i nostri corpi sono traumatizzati dall'impatto con l'attuale forma del capitalismo: lo stress fa dei luoghi di lavoro luoghi patogeni, i clandestini muoiono di terrore a bordo delle carrette che li trasportano, il corpo femminile si smostra fra silicone, anoressia e bulimia, ci sono trafficanti di droga che ingoiano chili di cocaina per portarla a destinazione e ogni tanto esplodono... Siamo tutti corpi cyborg, corpi vettori, corpi che si schiantano. Il suicide-bomber fa parte di questa mutazione. In fondo, se ci pensi bene, c'e' una linea che collega il kamikaze e Schumacher... Parlare del corpo-bomba del terrorista e tacere di tutto il resto a me pare ipocrita. In questo senso, l'irruzione nella nostra realta' di quei due aerei e di quei diciannove kamikaze avrebbe potuto e dovuto portare a una riflessione del rapporto fra corpo e potere. Anche in questo campo, invece, ha aperto una spaventosa regressione.
I. D.: Cambiamo campo. Qualche mese fa hai associato agli effetti dell'11 settembre anche la regressione politica e sociale che vedevi dietro i risultati delle elezioni olandesi. Tu sei convinta che l'11 settembre sia rimbalzato cosi' fortemente nel Vecchio Continente?
R. B.: Beh, dall'Olanda s'e' visto benissimo. Il riflesso securitario e' stato molto forte e ha provocato un altrettanto forte riflesso identitario che sta cambiando il profilo della societa'. Il paese delle identita' multiple, del meticciato etnico, della tolleranza e del multiculturalismo, passato al setaccio della paura, ha cambiato faccia. Per darti l'idea: si parla per la prima volta di scorte armate per i politici in un paese in cui finora il primo ministro andava in bicicletta. La lista Fortuyn si sta rapidamente disintegrando, ma il fenomeno Fortuyn ha portato in auge un nuovo tipo di middle class: gay bianchi metropolitani, apparentemente trasgressivi e in realta' molto integrati, che rivendicano spudoratamente una "olandesita'" post-tollerante e capitalista. Adesso stanno chiudendo le discoteche gay perche' non ce n'e' piu' bisogno: la linea trasgressiva disegnata sulla sessualita' si dissolve, mentre si consolida la linea razzista disegnata sulla differenza etnica.
I. D.: Fermati un attimo. Tutto il pensiero postmodernista, e tu per prima, aveva scommesso sulle identita' sociali plurime, mobili, nomadi, per contrastare le coazioni identitarie del politico. L'11 settembre dissolve questo progetto? O questo progetto rimane utile per contrastare la retorica dell'identita' - "noi" contro "loro", l'Occidente contro l'Islam, il Bene contro il Male - con cui la politica americana ha risposto al trauma? La struttura materiale postcoloniale e multiculturale di societa' come quella americana o olandese dovrebbe fungere da antidoto contro i richiami patriottici e nazionalisti. A meno che quel progetto non fosse arrivato a un punto morto, producendo una nuova segmentazione, piu' che una fluidificazione, di quelle societa'.
R. B.: Io punto ancora su quel progetto. Su tutte le soggettivita' nomadi e diasporiche che si possono coalizzare contro le identita' fisse e la retorica nazionalista e razzista. Pero' quel progetto va continuamente aggiornato. Nei paesi multiculturali come gli Stati Uniti o l'Olanda, si stanno producendo nuove stratificazioni culturali e di classe: il multiculturalismo disegna linee a zig-zag, non una cartografia di figure a tutto tondo, in cui emergono contraddizioni inedite. Per dirne una, mi racconta Angela Davis che in alcune realta' americane la borghesia nera e' diventata piu' intollerante di quella bianca: sono i paradossi dell'assimilazione e dell'emancipazione. Queste societa' sono multietniche e multicolorate, ma sono anche pienamente occidentalizzate, e chi le abita, quale che sia la sua origine, oggi rivendica l'identita' e i valori occidentali contro i "barbari" che vengono dall'Oriente incivile e dispotico. Questi processi sono andati piu' in la' di come lo stesso pensiero postcoloniale, femminismo compreso, li aveva descritti o ipotizzati: perche' le nuove gerarchie imperiali generano nuovi flussi, nuove frammentazioni, nuove contraddizioni - tutt'altro che hegeliane e alquanto schizofreniche, come ben rappresentava "Documenta" di quest'anno a Kassel.
I. D.: A quel progetto tu hai ancorato negli ultimi anni anche la tua convinzione europeista, intendendo l'Europa come una costruzione postnazionale e l'identita' europea come un'identita' cosmopolita e aperta, idealmente connessa alla figura della diaspora ebraica. L'esatto contrario, in breve, dell'Europa-fortezza. Dopo l'11 settembre, anche la costruzione europea si e' arrestata. E la diaspora ebraica tace di fronte all'arroccamento identitario di Israele...
R. B.: Lo so bene, le probabilita' che "l'Europa minore", come la chiama Bifo, proceda sono basse. Ma non bisogna recedere: l'Europa e' il nostro orizzonte necessario. E la genealogia ebraica europea resta un punto di riferimento storico, anche se in questo momento la diaspora ebraica e' cosi' sulla difensiva che perfino alcune femministe ebree americane fanno il tifo per la guerra... Oltretutto, lavorare sulla costruzione europea e' una mossa politica di scostamento da quella sinistra che quando avevamo vent'anni "saltava" l'Europa in nome dell'internazionalismo o del terzomondismo, dimenticando che e' sempre su cio' che e' piu' prossimo che bisogna lavorare. Il risultato e' che oggi la sinistra europea non si sa dove stia: rischiamo di diventare l'ultima stelletta della bandiera americana. Guarda le giovani generazioni di femministe, conoscono tutte il femminismo americano e ignorano quello europeo.
I. D.: Lo so bene, passano dalla California per arrivare a Roma o a Milano. Sul femminismo dopo l'11 settembre, bisognera' fare il punto. Un anno fa, negli Stati Uniti c'erano femministe che credevano alla guerra di liberazione delle donne afghane, in nome dell'universalismo dei diritti. Ma c'erano anche quelle che analizzavano le segrete simmetrie fra il patriarcato dei talebani e i rigurgiti di patriarcato e di fondamentalismo sessista in occidente. Io, con le amiche italiane con cui lavoro, preferisco analizzare quello che sta succedendo nella chiave opposta della fine del patriarcato: un'implosione drammatica che fa molti danni, ma un'implosione. Tu che cosa vedi?
R. B.: Vedo una galoppante virilizzazione dello spazio pubblico: Dio patria e famiglia, guerra indefinita contro il terrorismo e microguerre quotidiane, mascolinita' gay femminilizzate che cannibalizzano quello che noi abbiamo detto, genealogie femministe che si frammentano nella nuova frammentazione delle societa' occidentali di cui abbiamo parlato.
I. D.: Solo questo? Dovremmo discuterne, non sarei d'accordo. C'e' questo, ma c'e' anche molta distanza femminile - attiva, non indifferente - da tutto questo. La regressione del discorso politico, della retorica identitaria, degli appelli alle armi non trova molti consensi fra le donne, e nelle societa' occidentali le donne non sono piu' una parte marginale della sfera pubblica, come sai meglio di me. E poi, in termini simbolici, lo schianto degli aerei sulle Torri e' stato visibilmente una catastrofe del fallocentrismo... non credi che abbia anche liberato parola e energia femminile?
R. B.: Ora che mi ci fai pensare: li' per li' io ho sentito solo che si metteva in atto la logica della catastrofe che ti dicevo all'inizio. Passato quel momento, ho avvertito che si stava anche aprendo qualcosa. Che stavamo passando per un punto di non ritorno, che accelerava l'urgenza di fare quello che dobbiamo fare, almeno noi che non siamo precipitate nella depressione e nella paranoia. E infatti le mie studentesse dicono che tutto s'e' rimesso in moto. In fondo anche questa e' una funzione della catastrofe, liberare energie. Da questo punto di vista, l'11 settembre del 2001 forse conta piu' di quello cileno.
3. STRUMENTI. ALCUNE RIVISTE- "A. rivista anarchica", mensile, c. p. 17120, 20170 Milano, tel. 022896627, e-mail: arivista at tin.it, sito: anarca-bolo.ch/a-rivista
- "Amici dei lebbrosi", mensile dell'Associazione italiana amici di Raoul Follereau, via Borselli 4-6, 40135 Bologna, tel. 051433402, e-mail: info at aifo.it, sito: www.aifo.it
- "Azione nonviolenta", rivista mensile fondata da Aldo Capitini nel 1964, via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, e-mail: azionenonviolenta at sis.it, sito: www.nonviolenti.org
- "Cem Mondialita'", mensile di educazione interculturale, via Piamarta 9, 25121 Brescia, tel. 0303772780, e-mail: cemmondialita at saveriani.bs.it, sito: www.saveriani.bs.it/cem
- "Critica liberale", esce dieci volte l'anno, via d'Ascanio 23, 00186 Roma, e-mail: info at criticaliberale.it, sito: www.criticaliberale.it
- "Fondazione internazionale Lelio Basso", trimestrale edito dalla Fondazione internazionale Lelio Basso per il diritto e la liberazione dei popoli, via della dogana vecchia 5, 00186 Roma, tel. 0668801468, e-mail: filb at iol.it, sito: www.grisnet.it/filb
- "Il foglio", mensile di alcuni cristiani torinesi, c/o coordinamento comitati di quartiere, via Assietta 13/A, 10128 Torino, e-mail: antonello.ronca at libero.it, sito: www.ilfoglio.org
- "Keshet. Vita e cultura ebraica", rivista edita dall'omonima associazione, via San Gimignano 10, 20146 Milano, tel. 024150800, e-mail: keshet at libero.it
- "L'incontro", periodico indipendente, via Consolata 11, 10122 Torino, tel. 0115212000, e-mail: linc at marte.aerre.it
- "Madrugada", rivista trimestrale dell'associazione Macondo per l'incontro e la comunicazione tra i popoli, via Romanelle 123, 36020 Pove del Grappa (Vi), tel. 0424808407, e-mail: posta at macondo.it, sito: www.macondo.it
- "Messaggero cappuccino", bimestrale d'informazione dei cappuccini bolognesi-romagnoli, via Villa Clelia 16, 40026 Imola (Bo), tel. 054240265, e-mail: fraticappuccini at imolanet.com, sito: www.imolanet.com/fraticappuccini
- "Nigrizia", mensile dell'Africa e del mondo nero, vicolo Pozzo 1, 37129 Verona, tel. 045596238, e-mail: redazione at nigrizia.it, sito: www.nigrizia.it
- "Qualevita", bimestrale di riflessione e informazione nonviolenta, via Buonconsiglio 2, 67030, Torre dei Nolfi (Aq), tel. 086446448, e-mail: sudest at iol.it
- "Quelli che solidarieta'", bollettino bimestrale del circolo di Viterbo dell'associazione Italia-Nicaragua, c/o Giulio Vittorangeli, via Petrella 18, 01017 Tuscania (Vt), tel. 0761435930, e-mail: giulio.vittorangeli at tin.it, sito: www.itanica.org
- "Solidarieta'", periodico del movimento omonimo, via Belenzani 58, Trento, tel. 0461983626, e-mail: sol.tn at tin.it
4. LETTURE. ASSOCIAZIONE PACE E DINTORNI: VIOLENZA, ZERO IN CONDOTTAAssociazione Pace e dintorni, Violenza, zero in condotta, La Meridiana, Molfetta 2002, pp. 180, euro 15,50. Utilie manuale per educare alla pace in una prospettiva nonviolenta realizzato dall'Associazione "Pace e dintorni" di Milano, contattabile presso la Casa per la pace, via Marco D'Agrate 11, 20139 Milano, e-mail: pacedintorni at pacedintorni.it, sito: www.pacedintorni.it; per contattare la casa editrice (una delle più attive e prestigiose dell'area nonviolenta): La Meridiana, via Giuseppe Di Vittorio 7, 70056 Molfetta (Ba), tel. 0803346971, sito: www.lameridiana.it
5. LETTURE. GIULIETTO CHIESA: LA GUERRA INFINITAGiulietto Chiesa, La guerra infinita, Feltrinelli, Milano 2002, pp. 180, euro 9. Una pungente analisi della situazione internazionale attuale, con vari interessanti spunti di riflessione.
6. LETTURE. DENNIS DALTON: GANDHI, IL MAHATMA. IL POTERE DELLA NONVIOLENZADennis Dalton, Gandhi, il Mahatma. Il potere della nonviolenza, Ecig, Genova 1998, pp. 320, lire 39.000. Una recente monografia (l'edizione originale e' del 1993 presso la Columbia University Press) di notevole interesse; l'autore, docente di scienze politiche, è un attento studioso di Gandhi.
7. LETTURE. HEINRICH BOELL FOUNDATION: THE JO'BURG-MEMOHeinrich Boell Foundation, The Jo'burg-Memo, Emi, Bologna 2002, pp. 128, euro 7. Un gruppo di ricercatori coordinati da Wolfgang Sachs ha steso in vista del vertice di Johannesburg questo utile memorandum che contiene precise analisi e proposte (ovviamente disattese dai potenti del pianeta). Da leggere.
8. LETTURE. ENZO MAZZI: ERNESTO BALDUCCI E IL DISSENSO CREATIVOEnzo Mazzi, Ernesto Balducci e il dissenso creativo, Manifestolibri, Roma 2002, pp. 198, euro 10. Nella prima meta' del libro sono raccolti alcuni scritti di Mazzi su Balducci, nella seconda vari interventi di Balducci (perlopiu' trascrizioni di relazioni e dibattiti). Una appassionante occasione per interloquire con due maestri di nonviolenza.
9. LETTURE. EDOARDO MARTINELLI: PEDAGOGIA DELL'ADERENZAEdoardo Martinelli, Pedagogia dell'aderenza, Polaris, Vicchio di Mugello (Fi) 2002, pp. 126. L'autore, uno degli allievi della scuola di Barbiana che testimonia e prosegue l'impegno di don Milani, in questo bel libro ne rievoca la figura e la lezione, e presenta la sua proposta educativa come "pedagogia dell'aderenza", prassi di solidarieta' e di liberazione. Il libro puo' essere richiesto alla casa editrice Polaris, via Giuseppe Di Vittorio 14/16, 50039 Vicchio di Mugello (Fi), tel. 0558497488, e-mail: info at polaris-ed.com, sito: www.polaris-ed.com
10. LETTURE. EDWARD W. SAID: FINE DEL PROCESSO DI PACEEdward W. Said, Fine del processo di pace,Feltrinelli, Milano 2002, pp. 286, euro 20. Una raccolta di interventi giornalistici dal 1995 al gennaio 2002 del grande intellettuale palestinese.
11. LETTURE. FREDIANO SESSI: NON DIMENTICARE L'OLOCAUSTOFrediano Sessi, Non dimenticare l'Olocausto, Rizzoli, Milano 2002, pp. 14 + 430, euro 9,90. Un utile repertorio di materiali sull'antisemitismo e la Shoah curato da uno degli studiosi piu' impegnati nella memoria delle vittime.
12. LETTURE. TIZIANO TERZANI: LETTERE CONTRO LA GUERRATiziano Terzani, Lettere contro la guerra, Longanesi, Milano 2002, pp. 196, euro 10. Una testimonianza di grande intensita' e lucidita' del prestigioso giornalista. Una lettura necessaria.
13. MAESTRI. TZVETAN TODOROV: ESSERI UMANI E PROGRAMMI POLITICI[Il brano seguente e' estratto da Tzvetan Todorov, Una tragedia vissuta. Scene di guerra civile, Garzanti, Milano 1995, p. 149.
Tzvetan Todorov e' nato a Sofia nel 1939, si e' trasferito a Parigi dal 1963. Muovendo da studi linguistici e letterari è andato sempre più lavorando su temi antropologici e di storia della cultura e su decisive questioni morali. Tra le sue opere segnaliamo come particolarmente rilevanti per una cultura della pace e della dignita' umana almeno le seguenti: La conquista dell'America; Noi e gli altri; Di fronte all'estremo; Una tragedia vissuta; Le morali della storia; Il giardino imperfetto; Memoria del male, tentazione del bene (raccomandiamo particolarmente quest'ultimo lavoro)]
E' che per loro gli esseri umani, la loro vita, la loro dignita' sono superiori ai programmi politici, quali che siano; agiscono come avvocati di quelli che hanno bisogno di aiuto, intercedono per le vittime potenziali. Questo non dispensa dalla necessita' di avere un programma, ma vi apporta un complemento necessario senza il quale ogni politica rischia di diventare disumana.
14. MAESTRE. FRANCES AMELIA YATES: UN'ESPERIENZA[Questo ricordo d'infanzia abbiamo estratto dai "Frammenti autobiografici" della grande studiosa, alla p. 178 della raccolta di suoi saggi Giordano Bruno e la cultura europea del Rinascimento.
Frances Amelia Yates nata nel 1899 e deceduta nel 1981, figura di rilievo del Warburg Institute e dell'Universita' di Londra, studiosa del Rinascimento europeo, ha dato dei contributi profondamente innovativi e fecondi alla conoscenza e comprensione di temi ed aspetti della cultura europea precedentemente sovente assai fraintesi e trascurati dagli studiosi. In traduzione italiana sono disponibili i seguenti volumi della Yates: Giordano Bruno e la tradizione ermetica, Laterza, Bari 1969, 1992; L’arte della memoria, Einaudi, Torino 1972, 1993; L’Illuminismo dei Rosa-Croce, Einaudi, Torino 1976; Astrea. L’idea di Impero nel Cinquecento, Einaudi, Torino 1978, 2001; Gli ultimi dranni di Shakespeare, Einaudi, Torino 1979; Cabbala e occultismo nell’età elisabettiana, Einaudi, Torino 1982, 2002; Giordano Bruno e la cultura europea del Rinascimento, Laterza, Roma-Bari 1988, 1995 (raccolta di saggi estratti dai tre volumi dei Collected Essays, comprensiva anche dei Frammenti autobiografici). Una bibliografia delle opere della grande studiosa è in Eadem, Giordano Bruno e la cultura europea del Rinascimento cit.]
Io ero in giardino ed era piovuto; in cielo apparve un arcobaleno.15. DOCUMENTI. UN APPELLO: "FUORI LA GUERRA DALLA STORIA, FUORI L'EUROPA DALLA GUERRA"
[Da Monica Lanfranco (e-mail: mochena at village.it) riceviamo e diffondiamo]Nel 1991 la prima guerra del Golfo ruppe brutalmente e con prepotenza una lunga generosa ma ingenua fiducia nella pace, che era maturata nei decenni precedenti attraverso le lotte contro il nucleare, per la pace e per il disarmo. La risposta fu debole anche perche' lo sconcerto seguito alla caduta del muro di Berlino e allo sfacelo dell'impero sovietico lasciava gran parte del popolo di sinistra in grande difficolta' teorica e pratica.
Allora in Italia fu presa l'iniziativa - da parte del movimento femminista romano - di indire una manifestazione mista (mai prima organizzata dalle donne), per chiamare alla protesta tutta la popolazione civile, come soggetto destinato ad essere vittima delle guerre.
Respingevamo l'evento al grido: "Fuori la guerra dalla storia". Alla manifestazione aderirono numerose associazioni (Arci, Acli, Assopace, Donne in nero, Udi) e la Fiom.
Quello slogan e' ancora alla base della nostra riflessione sulla guerra e contro il militarismo, la distruzione di ogni forma di diritto internazionale, la messa fuori gioco di qualsiasi istanza internazionale di regolazione dei rapporti fra stati come le Nazioni Unite private di ogni efficacia.
Lo rilanciamo in occasione di nuovi preparativi di aggressione verso il provatissimo popolo irakeno e del tentativo di rendere la guerra permanente. Oggi lo rilanciamo cosi': "Fuori la guerra dalla storia, fuori l'Europa dalla guerra".
Noi chiediamo che i governi europei e le istituzioni politiche rappresentative d'Europa dicano no a Bush e non si lascino trascinare in avventure barbare inique e costosissime da ogni punto di vista, che peggiorano le condizioni di vita delle popolazioni, estendono miseria fame sete malattie orfanezza migrazioni coatte ecc.
Chiediamo che di fronte alle richieste del governo di appoggiare Bush i e le parlamentari italiane dicano chiaramente no e legittimino e appoggino tutte le iniziative volte a rendere impossibile la partecipazione alla guerra.
Alla guerra ingiusta e' doveroso disobbedire sottrarsi non aderire non appoggiarla. Il nostro disegno e progetto di una Europa neutrale ha come primo passo il rifiuto verso qualsiasi avventura militare.
L'Europa ha problemi gravi di stabilita' politica economica sociale e del territorio, devastato da un modello di sviluppo insostenibile, una politica economica comune alle prime prove, una moneta ancora priva di identita' propria, succube della politica monetaria del dollaro. Un certo aggravamento delle condizioni di vita e una minore equita' sociale sono gia' evidenti in conseguenza della scelta di politiche liberiste da parte di molti governi europei: se a cio' si aggiunge una grave carenza di equita' nella trattazione dei movimenti migratori da questo e altri continenti, una produzione squilibrata verso il militare e sempre maggiori restrizioni delle politiche sociali come scuola pensioni sanita' servizi sociali trasporti pubblici ambiente, ci si rende conto che solo una attiva ed espansiva politica europea che sceglie la pace e ripudia la guerra, che propone soluzioni politiche e non militari per le questioni e i conflitti esistenti puo' tenerci lontani e lontane da una rovinosa corsa verso la distruzione del pianeta.
Noi lanciamo, come Convenzione permanente di donne contro le guerre, assieme a tutte le realta' collettive e le persone singole che vorranno unirsi a noi, una campagna: "Italia difendi l'art. 11 della Costituzione, Europa resta fuori dalle avventure militari aggressive e di offesa agli altri popoli. Il terrorismo non si supera con la guerra, gli squilibri con la guerra si aggravano, l'imbarbarimento delle relazioni tra stati popoli culture religioni generi e persone e' insieme causa e conseguenza della guerra. Una politica attiva di pace e' necessaria".
Noi appoggiamo tutte le iniziative volte a sottrarre l'Italia a una qualsiasi partecipazione, fino alla propaganda per la diserzione, il diritto di dire di no anche se si e' militari volontari, l'obiezione alla progettazione costruzione vendita di armi.
Le firme si raccolgono alla e-mail mochena at village.it e l'elenco delle firme e' sul sito www.marea.it
Invitano a firmare: Lidia Menapace, Imma Barbarossa, Monica Lanfranco, Giusi Di Rienzo, Monica Di Sisto, Stefania Olivieri, Giuseppina Manera, Marida Bolognesi, Michela Giovannini, Luigi Pirelli, Nadia De Luzio, Catti Cifatte, Sonia Masi, Michela Vittori, Giuseppina Aquino, Domenico Gallo, Francesca Moccagatta, Enrico Peyretti, Alessandra Malatesta, Giuseppe Reitano, Lanfranco Caminiti, Giovanna Capelli, Elvira Federici; Francesca la Forgia, Anna Maria Caserini, Chiara Cavallaro, Sancia Gaetani, Romano Costa, Simonetta Ferruzza, Caterina Costa, Margherita Gaetani, Giulia Manili, Francesca Manili, Angelo Baracca, redazione di "Femmis", Massimiliano Pilati, Emma Buonvino, Mercedes Grimaldi, Beatrice Cioni, Susanna Cattini, Stefania Ventura, Anna Rota, Valeria Savoca, Carmela Ieroianni, Lisa Clark, Giorgio Stern, Elio Pagani, Patrizia Viglino, Giovanni Sarubbi, Edvino Ugolini, Luigi Carrano, Giovanni Acquati, Maurizio Zavaglia, Vincenzo Mallozzi, Claudia Melli, Maremma Social Forum, Pilar Castel, Giuliana Gentili, Antonella Cammardella, Baroncia Simone, Claudio Berlengiero, Manuel Berlengiero, Cristina Aicardi, Paola Manduca, Mariagrazia Campari, Bruna Ricca, Nella Ginatempo, Gruppo di lavoro Bastaguerraroma del Romasocialforum, Marisa Fiumano', Emanuela Barbieri, Maria Patrelli Campagnano, Sergio Colombo, Simonetta Jucker, Stefano Longagnani, Floriana Lipparini, Armando Gnisci, Aine Cavallini, Mariella e Andrea Antonini, Angelo Fanelli, Beppe Pavan, Carla Galetto, Velca Fanelli, Anna Donati, Annamaria Caserini, Centro Donna di Grosseto, Assunta Signorelli, Sara Michieletto, Zeno Puccioni, Beppe Scali, Andrea Trobbiani, Maria Chiara Giunti, Grabriela Dino Cresta, Pia Covre, Carla Corso, Daniela Mannu, Paolo Corazza, Elena Del Grosso, Giuseppina Catalano, L'associazione Iemanja', Rosa Calderazzi, Marta Ghezzi.
Le adesioni possono essere inviate a mochena at village.it. 16. INFORMAZIONE. IL "C.O.S. IN RETE" DI SETTEMBRE[Dall'Associazione nazionale Amici di Aldo Capitini (e-mail: capitini at tiscalinet.it) che cura l'eccellente sito dedicato all'apostolo della nonviolenza in Italia, riceviamo e diffondiamo]
Vi segnaliamo nell'ultimo aggiornamento di settembre 2002 del "C.O.S. in rete" (www.cosinrete.it) una selezione critica di alcuni riferimenti trovati sulla stampa italiana ai temi capitiniani: nonviolenza, difesa della pace, partecipazione al potere di tutti, controllo dal basso, religione aperta, educazione aperta, antifascismo, tra cui: Neve' Shalom; La fiaccola degli anni bui; Erbivendoli e taxisti; La grande strizza; Veline e cacciatori; Se in Brasile vince la sinistra; Le magliette del Che; Genova non sara' Ustica; La tomba dei movimenti; Casomai; La grande presa per i fondelli; Gli errori correggibili dei medici; ecc., piu' scritti di e su Capitini utili secondo noi alla riflessione attuale sugli stessi temi. Ricordiamo che sui temi capitiniani sopra citati la partecipazione al "C.O.S. in rete" e' libera e aperta a tutti.
17. DOCUMENTAZIONE: UN CORSO DI EDUCAZIONE ALLA PACE TENUTOSI A GUBBIO[Il testo seguente e' un estratto dalla relazione conclusiva del corso di educazione alla pace svoltosi presso l'Istituto Tecnico Industriale Sperimentale di Gubbio nell'anno scolastico 2001-2002]
0. PremessaLa presente relazione è stata discussa ed approvata dai partecipanti al corso di educazione alla pace svoltosi presso l'ITIS di Gubbio nell'anno scolastico 2001-2002; essa è insieme un prodotto e una verifica del corso; alla sua stesura hanno collaborato tutti i partecipanti (ovviamente quelli presenti agli incontri in cui è stata discussa) ed è stata approvata con il metodo del consenso (ovvero tenendo conto del parere di tutti).
La presente relazione conclusiva costituisce non solo una valutazione del corso da parte di tutti i partecipanti, ma anche una autovalutazione dei partecipanti stessi. Invece di essere il solo coordinatore a valutare tutti, si è scelto - coerentemente con il programma e il metodo del corso - che tutti insieme si valutasse sia lo svolgimento del corso, sia la partecipazione di tutti e di ognuno, sia gli esiti di questa esperienza.
La scelta dell'autovalutazione da parte dei partecipanti costituisce la messa in pratica di uno dei caratteri salienti del corso stesso: l'esercizio della capacità di giudizio e la conseguente assunzione di responsabilità.
* 1. Descrizione del corsoSi è svolto tra marzo e maggio 2002 presso l’Istituto Tecnico Industriale Sperimentale di Gubbio un corso di studi sul tema dell'educazione alla pace. Il corso tenutosi quest'anno ha fatto seguito alla positiva esperienza dell'analogo corso svoltosi durante lo scorso anno scolastico.
Come già lo scorso anno l'iniziativa del corso di educazione alla pace è stata promossa dal movimento pacifista eugubino "Gubbio per la pace" ed è stata accolta dall'istituto scolastico ed inserita nel piano dell'offerta formativa (P. O. F.). Il corso è stato coordinato dal responsabile del "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo. Per gli studenti la partecipazione al corso ha avuto valore ai fini dell'attribuzione del credito formativo.
Il corso ha avuto luogo tra il 18 marzo e il 30 maggio articolandosi in 8 incontri pomeridiani dalle ore 14 alle ore 16,30; nella predisposizione del programma si è tenuto conto delle indicazioni contenute nella relazione conclusiva dell'analogo corso svoltosi lo scorso anno scolastico.
1. 1. Programma e obiettiviRinviando al testo integrale del programma del 31 gennaio 2002 riportato in appendice al punto 7. 1. di questa relazione per una descrizione esauriente, qui basterà ricapitolare brevemente l'articolazione, la metodologia e le finalità del corso:
a) quanto all'articolazione, si proponeva di richiamare l'attenzione dei partecipanti su alcuni aspetti salienti delle principali problematiche affrontate dalla peace-research e della cultura della pace; a tal fine si è fatto particolar riferimento a testimonianze significative e a vicende storiche esemplari;
b) quanto alla metodologia, si proponeva di sperimentare un approccio seminariale e cooperativo, centrato non solo sulla trasmissione di conoscenze ma soprattutto sulla pratica della ricerca e del dibattito; ovvero sulla sperimentazione diretta di modalità relazionali, di studio, di esercitazione, di confronto e di sostegno reciproco che fossero coerenti con una cultura e una prassi della pace, della dignità umana, della responsabilità, della solidarietà; a tal fine si è dato ampio spazio alle esercitazioni, al lavoro di gruppo, alla libera discussione, all'invito ad esprimere le proprie opinioni ed a confrontarle in un clima di rispetto e fiducia e di eguaglianza tra tutti; è stato purtroppo insufficiente il tempo dedicato al dibattito;
c) quanto alle finalità, si proponeva di sviluppare capacità critiche e disponibilità al confronto sui temi sottoposti alla riflessione e alla discussione, puntando a promuovere insieme sia l'autonomia personale e l'autostima che il rispetto per l'altro e la solidarietà umana; a tal fine si sono sperimentate modalità di studio sicuramente impegnative ma insieme non autoritarie ed anzi miranti a valorizzare la partecipazione diretta e le qualità di ognuno.
1. 2. Incontri effettuati ed attività svolteIl corso si è articolato in 8 incontri; di seguito indichiamo le date e le principali attività svolte nei singoli incontri.
18 marzo 2002, I incontro: presentazione del corso; discussione del programma.4 aprile 2002, II incontro: analisi della situazione mediorientale e delle radici del conflitto attuale; riflessione sulla comunicazione, sul linguaggio, sul discorso orale e sul testo scritto.
11 aprile 2002, III incontro: esercitazione: gioco delle iniziali; riflessione sulla shoah; lettura di testi di Primo Levi; riflessione sulla scrittura giornalistica; esercitazione: scrittura di un comunicato stampa; esercitazione: gioco degli inni; riflessione sui pregiudizi; presentazione di Lorenzo Milani.
17 aprile 2002, IV incontro: lettura di parte degli atti del processo di don Lorenzo Milani, L'obbedienza non è più una virtù; esercitazione: gioco delle cinque parole; riflessione sulla pace; riflessione sul metodo del consenso; avvio della discussione sui criteri per l'attribuzione del credito formativo.
2 maggio 2002, V incontro: discussione per gruppi sui criteri per l'attribuzione del credito formativo; riflessione sulle regole della convivenza, sulla codificazione giuridica, sui diritti umani; riflessione sulla legislazione italiana con particolar riferimento alla Costituzione; riflessione sui diritti umani in Italia con riferimento a recenti vicende di violazione di essi; riflessione sulla voce, la respirazione, l'intonazione, la lettura ad alta voce; lettura di testi di Bertolt Brecht; esercitazione: scrittura di testi poetici con la tecnica surrealista del "cadavere squisito".
9 maggio 2002, VI incontro: presentazione della storia e del significato della marcia per la pace Perugia-Assisi e della figura, la riflessione e l'azione di Aldo Capitini; presentazione, discussione ed approvazione del questionario e della traccia che verranno utilizzati per la stesura della relazione conclusiva del corso; esercitazione: il dilemma di Sancho Panza; riflessione su giustizia e responsabilità; presentazione della nonviolenza.
21 maggio, VII incontro: prosecuzione della presentazione delle caratteristiche della nonviolenza; presentazione delle caratteristiche delle tecniche nonviolente di deliberazione e di azione; esame dei questionari; lavoro sulla relazione conclusiva del corso; discussione, decisione ed approvazione unanime dell'attribuzione del credito formativo.
30 maggio, VIII incontro: segnalazione dell'incontro a Gubbio con una pacifista israeliana e una pacifista palestinese; presentazione di Ingeborg Bachmann e lettura di un suo testo; presentazione di Ernesto Balducci e lettura di un suo testo; presentazione di Emmanuel Lévinas; presentazione di Hans Jonas; presentazione di Bartolomé de Las Casas e lettura di un suo testo; riflessione sulla Conquista dell'America e sulle implicazioni per l'economia mondiale di quell'evento; riflessione sulla storia recente dell'America Latina; lettura di un brano dalle Tesi sull'età atomica di Günther Anders; esame ed approvazione definitiva della relazione conclusiva.
1. 3. Il metodo di lavoro adottatoCome già nell'esperienza dello scorso anno scolastico, coerentemente con gli obiettivi che ci si era proposti il metodo di lavoro è stato caratterizzato da alcuni aspetti salienti che così riassumiamo:
- non lezione frontale ma approccio seminariale (e disposizione nello spazio che evidenziasse l'eguaglianza dei partecipanti, tutti seduti intorno ad un unico tavolo di lavoro);
- il rispetto reciproco; la partecipazione attiva; l'attenzione agli aspetti comunicativi e relazionali;
- le esercitazioni; il lavoro di gruppo; il dibattito (coi limiti di tempo già segnalati); il verbale dei singoli incontri redatto a rotazione dai diversi partecipanti.
1. 4. Alcuni dati 1. 4. 1. Dati sulla partecipazione (...) 1. 4. 2. Materiali di studio utilizzatiDurante il corso sono stati diffusi ai partecipanti i seguenti materiali di studio:
- Alcuni materiali di e su Hannah Arendt (estratti da "La nonviolenza è in cammino");
- Günther Anders, Tesi sull'età atomica, Centro di ricerca per la pace, Viterbo 2001;
- Ingeborg Bachmann, Alle Tage / Tutti i giorni (testo originale in tedesco e traduzione in italiano);
- Ernesto Balducci, Alcuni pensieri di pace;- Bertolt Brecht, poesie varie estratte da Poesie di Svendborg, Einaudi, Torino;
- Hans Jonas, Sull'orlo dell'abisso (intervista a "Der Spiegel"), estratta da Id., Sull'orlo dell'abisso, Einaudi, Torino 2000;
- "La nonviolenza è in cammino" n. 84 dell'8 gennaio 2001 (recante anche il testo di Anders sopra citato);
- "La nonviolenza è in cammino" n. 145 del 10 marzo 2001 (recante anche il testo di Enrico Peyretti di seguito citato);
- Bartolomé de Las Casas, estratti dalla Brevissima relazione della distruzione delle Indie;
- Emmanuel Lévinas, estratti da Ethique et infini, Fayard, Paris 1982 (testo originale in francese);
- Materiali per una cultura della pace e della dignità umana: Giuliano Pontara, le ragioni della nonviolenza, Centro di ricerca per la pace, Viterbo 2000;
- Lorenzo Milani, L'obbedienza non è più una virtù, Edizioni del Movimento Nonviolento, Perugia 1983;
- Per un accostamento alle opere e alla testimonianza di Primo Levi, Centro di ricerca per la pace, Viterbo 1990 (con allegato in appendice: Peppe Sini, Primo Levi undici anni dopo, Centro di ricerca per la pace, Viterbo 1998);
- Enrico Peyretti, Difesa senza guerra. Bibliografia storica delle lotte nonarmate e nonviolente, Centro di ricerca per la pace, Viterbo 2001;
- Poesie scritte col metodo surrealista del "Cadavere squisito"; - Progetto di corso di educazione alla pace, del 31 gennaio 2002; - Proposta di canovaccio per la relazione conclusiva; - Proposta di questionario per l'autovalutazione;- Schede sulla nonviolenza estratte da Alberto L'Abate (a cura di), Addestramento alla nonviolenza, Satyagraha, Torino 1985;
- Peppe Sini, La nonviolenza contro la guerra, Centro di ricerca per la pace, Viterbo 2000;
In occasioni specifiche sono stati diffusi anche altri materiali informativi, tra cui ad esempio il programma della marcia per la pace Perugia-Assisi; il depliant del corso di laurea in "Scienze per la pace" dell'Università di Pisa; l'invito all'incontro pubblico a Gubbio con le pacifiste Ruth Hiller e Rania Hammad.
* 2. Giudizio sul corso Il giudizio condiviso è stato che il corso è stato interessante ed utile.Per tutti i partecipanti il corso è stato occasione di prima conoscenza o di significativo approfondimento di almeno alcuni dei temi trattati. Condiviso è stato anche l'apprezzamento per gli approfondimenti sui temi della comunicazione, del linguaggio, della scrittura.
Vi è stato altresì un notevole apprezzamento per il metodo di lavoro adottato nel corso.
* 3. Attribuzione del credito formativo 3. 1. Criteri per l'attribuzioneDopo una discussione approfondita svoltasi nell'arco di più incontri, si è deciso unanimemente che il credito formativo previsto per gli studenti partecipanti al corso venisse attribuito sulla base dei seguenti criteri:
a) partecipazione ad un numero adeguato di incontri; b) effettuazione di un numero adeguato di letture; c) partecipazione ad un numero adeguato di esercitazioni.Si è ritenuto inoltre di non attribuire giudizi individuali differenziati, facendo prevalere anche in sede di attribuzione del credito il criterio della solidarietà e della cooperazione che è stato alla base dell'esperienza del corso, anziché il criterio dell'individualismo e della competizione.
3. 2. Studenti partecipanti cui è stato attribuito il credito formativo (...) 4. Osservazioni e proposte Non si sono riscontrati aspetti negativi nel corso. Cose migliorabili: dedicare più tempo al dibattito.Cose particolarmente apprezzate: le esercitazioni ed alcune letture effettuate; l'uguaglianza tra i partecipanti.
Diversi partecipanti hanno segnalato che temevano il corso potesse essere piuttosto noioso, mentre si è rivelato più interessante di quanto si aspettassero.
* 5. Se sia bene riproporre questa esperienza in futuroE' stato espresso un ampio consenso all'idea che il corso venga riproposto il prossimo anno scolastico.
E' stata altresì segnalata l'opportunità che esso inizi prima così da non sovrapporsi alla fase finale dell'anno scolastico già gremita di impegni di studio e verifica; che esso si articoli in più incontri così da avere più tempo a disposizione; e che si aggiunga più tempo da dedicare all'attività di dibattito.
* 6. Ringraziamenti (...) 7. Allegati Sommario degli allegati: 7. 1. Programma del corso 7. 2. Proposta di questionario per l'autovalutazione 7. 3. Proposta di canovaccio per la relazione conclusiva 7. 4. Modulo di attestato di attribuzione del credito formativo 7. 5. Poesie scritte dai partecipanti al corso nell'incotnro del 2 maggio 20027. 6. Notizie biobibliografiche su alcuni autori e alcune autrici cui si è fatto riferimento durante il corso
(...) 18. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTOIl Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra;2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell’ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell’uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.
19. PER SAPERNE DI PIU'* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: http://www.nonviolenti.org ; per contatti, la e-mail è: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: http://www.peacelink.it/users/mir . Per contatti: lucben at libero.it ; angelaebeppe at libero.it ; mir at peacelink.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: http://www.peacelink.it . Per contatti: info at peacelink.it
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINOFoglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutti gli amici della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. e fax: 0761/353532, e-mail: nbawac at tin.it
Numero 354 del 14 settembre 2002
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