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Un altro 11 Settembre: questione di valori, non interessi.
- Subject: Un altro 11 Settembre: questione di valori, non interessi.
- From: Marco Trotta <mrta at libero.it> (by way of Carlo Gubitosa <c.gubitosa at peacelink.it>)
- Date: Sat, 14 Sep 2002 03:26:39 +0200
Articolo pubblicato su "Il Domani" di Bologna (http://www.bologna.ildomani.it) dell'11 Settembre 2002. Un altro 11 Settembre: questione di valori, non interessi. di Marco Trotta. "Qui c'è stato il difetto di fondo. Non comprendere che anche la società ha cose da dire ai governanti, che il rapporto tra società civile e politica non si risolve solo nel momento della consultazione elettorale. Dopo la fine del bipolarismo la politica si è spesso trasformata progressivamente in tecnicismo, in amministrazione. La lotta per i valori si è spostata sul piano degli interessi". Così Luciano Violante risponde, nella prefazione alla relazione dell'Ulivo sui fatti del G8, a chi ha preteso trattare quasi 300 mila persone come una faccenda di ordine pubblico. Della stessa prefazione non condivido molte altre considerazioni, ma da qui si può partire, visto che ad un anno di distanza lo stesso Violante si è sentito in dovere di chiedere scusa per un'assenza che scavava in questa contraddizione. Una contraddizione che accomuna nelle premesse di un rinnovato impegno sociale, tutti i movimenti (girotondi, sindacati, ecc.) che oggi in piazza stanno ponendo soprattutto il nodo dei criteri di rappresentanza democratica e delle scelte fatte nell'interesse collettivo. Il movimento che si oppone alla globalizzazione neoliberista ha scelto di parlarne in termini di diritti. Quali diritti in un quadro dove l'economia globale determina flussi di potere e finanza che nessun organismo democratico legittimamente eletto può verosimilmente governare solo nel nome degli interessi collettivi? E quale collettività in un occidente dove approdano flussi sempre più consistenti di esseri umani che cercano condizioni di vita migliori e ai quali si nega proprio l'appartenenza ad una comunità depositaria di diritti, a partire dal termine con il quale li si definisce "clandestini"? Tutto questo ha messo in crisi lo stato di diritto per come l'abbiamo conosciuto fino ad oggi. Una crisi che qui, come altrove, sta alimentando da destra risposte moraleggianti e autoritarie con preoccupante fervore dopo l'11 Settembre e che in Italia trova nel governo Berlusconi un paradigma ed un'eccezione nei conflitti d'interesse. E' anche per questo che la rincorsa del Polo delle libertà, per la sinistra "di governo" è stata fatale nella misura in cui, dopo decenni di faticose mutazioni cercando di formare una classe politica adatta alla "governabilità", si è persa la sfida dei "valori" (e quindi dei diritti) nell'era della globalizzazione. Le donne e gli uomini che oggi chiedono in piazza un "mondo diverso possibile", lo fanno a partire da una doppia negazione rispetto a questa concezione della politica ed ad un modello economico che sta cercando si sussumere nella propria sfera di valorizzazione commerciale e competizione globale, ogni altro ambito. Considerazioni come quelle di D'Alema sul Corsera, che di dichiara favorevole a leggi finanziarie inemendabili dal parlamento (mentre annuncia la sua assenza il 14 per non disperdere "il patrimonio di credibilità e di affidabilità che la classe dirigente di questo Paese ha accumulato dal 1992 al 2001") dimostrano che, in questo senso, c'è un movimento che in Italia è più avanti della classe politica dirigente. In questi giorni si è parlato molto di Bologna 2004 come sfida locale per "riprendersi la città" e poi "il paese". E' evidente che con queste premesse si andrebbe, forse, poco lontano da esperienze già viste e soprattutto si farebbe finta di aver risolto le questioni poste con le analisi della sconfitta nel '99. I movimenti per i diritti, il Social Forum, i comitati antismog, i Celestini, hanno posto diverse emergenze determinate dal programma di governo della giunta Guazzaloca che ha peggiorato la qualità della vita a tutti i livelli. Per anni c'è stata una sinistra che ha fatto della responsabilità di governo un mito inviolabile, oggi i movimenti che si sono riuniti a Porto Alegre e che stanno sperimentando sul locale forme di autogoverno e bilancio partecipativo, hanno posto un'altra responsabilità: quella di nuovo municipio dove inaugurare forme di cittadinanza che sappiano intercettare i bisogni e l'impegno di una società che cambia e vuole mettere i valori della sostenibilità, della solidarietà e della convivenza al centro del proprio futuro. Sono esperienze che stanno dimostrando i primi frutti (il 5 Novembre a Empoli nascerà un primo network di amministratori) e dimostrano in quale modo ripensare i diritti di cittadinanza e il rapporto con le istituzioni. Gli scarsi risultati dei comitati "Bologna 2004" e certi editoriali sulle "primarie", sono il campanello d'allarme di un'inversione di rotta che dovrebbe partire subito, aprendo un dibattito nel territorio e approfittando di tutte le occasioni. Questo 11 Settembre, il sindaco che fu già fischiato lo scorso 2 Agosto manifestando la distanza tra cittadinanza e autorità, inaugurerà un posto pubblico nel nome delle vittime delle Twin Towers e mentre venti di guerra soffiano sull'Iraq. A Firenze, che a Novembre sarà la sede di un Social Forum Europeo dove si parlerà di un'altra Europa che non sia fondata solo sulla moneta unica e i patti di stabilità, un pezzo della società civile ha organizzato la proiezione del film "11 Settembre" di 11 registi, tra i quali Ken Loach, per parlare di quei tragici fatti senza retorica. Le differenze e la scelta dei "valori" per la città che vogliamo sono anche questi qui. ___________________________________________________________________ Licenza di distribuzione: questo testo è coperto dalla licenza di distribuzione Opencontent (http://www.opencontent.org). 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