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oh! Babilonia
- Subject: oh! Babilonia
- From: lanfranco caminiti <lanfranco at apolis.com> (by way of Carlo Gubitosa <c.gubitosa at peacelink.it>)
- Date: Mon, 02 Sep 2002 13:04:38 +0200
Un anno vissuto pericolosamente di lanfranco caminiti [lanfranco at apolis.com] La palla di fuoco, e ceneri e lapilli, che l'11 settembre ha colpito New York e Washington è ancora impressa nei nostri occhi. Come statue di sale siamo rimasti da allora guardando il fumo e il bitume che avvolgevano ogni cosa. Lo racconteremo ai nostri figli e ai figli dei nostri figli, fino alla millesima generazione. Ma Sodoma e Gomorra non sono state distrutte: le torri di Babele, simbolo d'uno smisurato orgoglio umano, sono cadute ma ciò non ha comportato la dispersione delle genti, confuse da più linguaggi. Sodoma è viva. Il dio geloso e vendicativo invocato da bin Laden non ha compiuto il terribile prodigio di far vincere i santi profeti e le schiere di angeli vendicatori e sacri guerrieri venuti dal cielo. Le scritture sono smentite. Armageddon è rinviato. Almeno per ora. Per fortuna. Si dirà che la jihad è lunga, ma noi si vive quel poco che c'è concesso. Il mondo ha bisogno di temperanza. Anche il dio Mammona ha fallito: il liberismo è una menzogna. Ci hanno imbrogliato. Benché i suoi sacerdoti citino a ogni piè sospinto le parole dei loro patriarchi, Smith e von Hayek, Popper e Friedman, e nominino invano il mercato, il liberismo s'è dimostrato solo una sordida truffa, ordita da peccatori pieni di vanità e pronti a ogni falsa testimonianza. Dovrebbero essere lapidati, ma andranno liberi e chi ha creduto in loro non sarà risarcito. Il vitello d'oro è spezzato, fuso, ma ecco pronti altri idoli da adorare. Leviathan e Behemoth [lo Stato e la guerra] sono le bestie immonde che erano state scacciate ma che si è ora disposti a riprendere con sé. A affidare loro la propria salvezza. A costo di precipitare nello Sheol, all'inferno. Il Faraone arma i suoi soldati e li invia a occupare terre lontane e manda i suoi scribi ovunque a raccogliere tasse e esigere tributi da accumulare: gli schiavi sono ancora più sfruttati e le loro razioni quotidiane ancora più ridotte. La carestia incombe. Qué se vayan todos Così è passato ancora un anno per la nostra moltitudine. Le nostre tribù sono ormai numerose e forti, piene di giovani gagliardi e di saggi canuti d'esperienza: ma esse rivaleggiano per primeggiare e i nostri capi sono spesso in conflitto gli uni con gli altri, attenti solo alla propria vigna e timorosi d'ogni cosa e impauriti. Sono privi di fede sicura. Peregriniamo nel deserto tra innumerevoli affanni. Lo scoramento alberga spesso nei nostri cuori. E il Signore disse a Mosè: "Io vedo bene che questa moltitudine è un popolo di dura cervice" [Esodo, 32, 9]. Così, invece di trarre fuori dall'Egitto il suo popolo prediletto, Iddio - paziente e spazientito - ha cambiato le cose. Ha volto lo sguardo altrove, verso altri figli, verso le terre australi. Ha edificato un'altra prova. E mentre le dieci piaghe colpiscono il Mondo nuovo, l'Argentina, e le cavallette dell'inflazione mangiano ogni cosa, e i primogeniti vengono colpiti nell'inazione della mancanza di lavoro, e le donne diventano sterili per non partorire figli in un mondo così triste [le loro madri e altre madri come loro avevano perduto figli maschi e figlie femmine nell'età del loro splendore, passati a fil di spada o affogati in una notte di massacro voluto da militari d'un paese vicino, proprio un altro 11 settembre, trent'anni prima], la voce della moltitudine cambia tono e registro: qué se vayan todos. Non più la fuga dall'Egitto, verso la terra promessa, verso la libertà. No, qué se vayan todos. Andate via tutti, voi potenti. E' al Faraone e ai suoi maghi e ai suoi soldati che tocca in sorte la fuga, andate via tutti. Noi si resta qui, è qui la terra promessa. Basta coi falsi profeti: il nostro destino sia nelle nostre mani. Le scritture sono smentite di nuovo. L'esodo sarà al contrario. Sembra niente, ma è quasi tutto: cambia il posto del sole e della terra. Questa nuova voce s'è sparsa nel mondo come un soffio di speranza. E' arrivata sin qui. Dal Mondo nuovo. Una nuova alleanza Settanta saggi presto si riuniranno. Essi faranno una grande assise in tondo e daranno giustizia al popolo e guideranno la nostra moltitudine e regoleranno i nostri conflitti e staranno attenti che la nostra vita segua le regole: a chi raccoglierà molto non gliene avanzerà e a chi raccoglierà poco non gliene mancherà: ognuno raccoglierà quanto gli bisogna per il suo sostentamento. Sembra poco, ma è infinito. Come il salario sociale garantito. I migliori artisti e i più bravi artigiani, con il concorso di tutti, edificheranno l'Arca, dove verranno conservate le nostre leggi: e tutti potranno leggerle. - Avrai la giusta mercede per il tuo lavoro. E' un tuo diritto. - Riposerai nel periodo sabbatico, migliorando il tuo spirito e la tua conoscenza. E' un tuo diritto. - Ti sarà garantito il cibo e quanto ti occorrerà per il tuo onore e la tua dignità. Coopererai e la scarsità verrà allontanata. E' un tuo diritto. - Sarai curato se qualunque malattia ti colpirà. E' un tuo diritto. - Avrai una tua terra, e l'acqua e le sementi per coltivarla e renderla fertile. Avrai una tua casa. Sarai felice. E' un tuo diritto. - Non speculerai e non chiederai interesse esoso. Regola i tuoi interessi. Non cumulerai troppe cariche, perché nessuno può portare troppi fardelli. E' un tuo dovere. - Non parlerai con lingua biforcuta, dirai la verità e non scriverai o testimonierai falsità. E' un tuo dovere. - Non corromperai i giudici. E' un tuo dovere. - Accoglierai lo straniero come un fratello e, se lo vorrà, egli osserverà le tue leggi e godrà dei tuoi stessi benefici. E' un tuo dovere. - Non avrai nazione e bandiera, non aggredirai altri popoli perché solo di dio è il mondo [di nessuno è il mondo], ma governerai la tua terra. E' un tuo diritto. Ogni decisione sia trasparente e presa con il concorso di tutti. Il mondo ti è stato donato: abbine cura. E' un tuo dovere. Così è scritto. Oh! Babilonia Il piccolo re che ci comanda e i suoi maghi, capaci di trasformare ogni verga in biscione, di colorare di rosso tutte le acque, di far gracidare le rane ovunque fin dentro le nostre soglie, sembrano ben saldi nel loro potere. Anch'egli, come Faraone, è disposto a tutto pur di non perdere il suo potere e i suoi privilegi. Sembrano tigri, ma sono tigri di carta, guappe 'e cartone. Saldo il nostro cuore, ma va usata la prudenza. Solo una nuova alleanza tra antiche e più recenti sapienze può rinnovare e moltiplicare la nostra forza. Una nuova alleanza tra chi pota la vite e chi fonde il ferro, tra chi semina la terra e chi interroga le stelle, tra chi cava il granito e chi misura il mare con la rete delle nostre barche, tra chi cesella monili per la bellezza delle nostre donne e chi registra quanto accade perché chi viene dopo di noi sappia. Ogni tribù, ogni suo capo di migliaia, di centinaia, di decine potrà mantenere i suoi colori; ogni sapienza sarà distinta e ogni decisione sarà presa con il concorso di tutti. Questa nuova Alleanza marcerà presto in Babilonia: poi, in ogni contrada, in ogni città, in ogni paese, con i suoi tamburi e i suoi strumenti a corda, con i suoi canti e i suoi balli, con le sue insegne e i suoi nastri colorati. Ogni uomo e ogni donna lotteranno per la giusta mercede, per il riposo, per il cibo, per la salute, per la terra, per la casa, per la conoscenza. Discuteranno in tondo e accoglieranno ogni straniero come un fratello perché con loro discuta e decida. Non alzeranno il braccio contro il nemico ma sapranno difendersi. Non obbediranno alle leggi del piccolo re e del Faraone, perché commetterebbero peccato e diventerebbero impuri. Governeranno il mondo e ne avranno cura. Perché così è scritto.Roma, 2 settembre 2002
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