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"www ammazziamo la tivvù" - Intervista a Giulietto Chiesa, tra i fondatori del sito www.megachip.info
- Subject: "www ammazziamo la tivvù" - Intervista a Giulietto Chiesa, tra i fondatori del sito www.megachip.info
- From: Paola Lucchesi <paola.lucchesi at mail.inet.it>
- Date: Mon, 19 Aug 2002 16:01:24 +0200
"www ammazziamo la tivvù" Intervista a Giulietto Chiesa, tra i fondatori del sito www.megachip.info (Liberazione, 2 luglio) Siete stanchi di subire la televisione? Avete il sospetto che da quel video vi stiano raccontando un sacco di baggianate? Vi sembra che i vostri bambini con il loro telecomando stiano precocemente rincoglionendo? E che anche voi non stiate troppo bene? Chiamatela Rai o Mediaset o come vi pare ma una cosa è ormai certa. Siamo tutti preda di quella scatola. E quella scatola non funziona da sola, ma a comando. E quel comando non lo avete voi. E' il punto da cui parte Giulietto Chiesa, giornalista affermato de "La Stampa", scrittore di libri all'acido sulle guerre e, da due mesi, tra gli ideatori di un sito - www. megachip. info -, anzi un dominio, che ha un obbiettivo di quelli semplici: una rivoluzione culturale. E ha anche un nemico: la televisione, o almeno, questa televisione. Cerchiamo di farci spiegare qualcosa dallo stesso Chiesa. «E' semplice. Ma per capire da dove nasce l'iniziativa dobbiamo fare un piccolo passo indietro». Prego. «In questi ultimi venti anni la sinistra ha dissipato completamente il patrimonio di società civile in suo possesso, quindi ha ucciso il senso stesso di partito, suicidandosi, e per finire ha ammazzato il valore della politica. Hanno pensato, quelli della sinistra che ormai passava tutto per la televisione e che quindi era inutile continuare a parlare e a vivere direttamente con la gente. Bastava controllare la televisione e il gioco era fatto. Che ignoranti!». Non erano i soli a pensarlo. Comunque, in che senso "ignoranti"? Nel senso che non avevano capito niente, nella migliore delle ipotesi. Non avevano capito che la "modernizzazione" di cui si riempivano tanto la bocca non era altro che il nuovo potere del mezzo televisivo. Di cui, fra l'altro, non sapevano assolutamente nulla. Allora che hanno fatto? Lo hanno lasciato condurre a chi lo sapeva fare. E quelli, ovviamente, l'hanno portato dove volevano loro. Bella conquista! Un patrimonio di gente e valori e speranze e idee buttate a mare in nome della televisione! E allora, adesso che si fa? Bisogna innanzitutto essere consapevoli. E capire che, in questo modo, si è lasciato in pasto agli avvoltoi la possibilità di intervenire sui processi democratici di un'intera popolazione. Che è stata privata degli strumenti per capire come stanno davvero le cose ed è quindi manipolabile da chi gestisce quel mezzo. E allora tu cosa proponi? Un sito di controinformazione? Esattamente l'opposto. Aboliamo la parola controinformazione che, anche lei, ha contribuito al suicidio della sinistra. A forza di controinformazione ci siamo sempre parlati fra di noi, convincendoci di cose che già sapevamo e su cui eravamo tutti d'accordo. No, no, niente controinformazione. Tra i nostri primi obbiettivi c'è proprio quello di superare il crinale della controinformazione, della comunicazione fra amici, per tentare di raggiungere il maggior numero di persone possibili. Anche quelli che votano Berlusconi, che sono le prime vittime di questa società. Anche chi non frequenta Internet perché magari non ha i soldi per comprarsi un computer, oppure non lo sa usare. La rete deve essere solo un luogo di organizzazione e di informazione sulle iniziative. Capisco in teoria ma non in pratica. Come si fa tutto questo? Si fa che quando è nato il sito eravamo venti e oggi siamo più di tremila. Si fa che in due mesi ho fatto 115 riunioni e assemblee, più diversi corsi per giovani giornalisti. Si fa che la gente, in rete si iscrive e trova le informazioni, ma poi si dà una mossa sul territorio, organizza incontri, seminari, momenti di studio. Si fa, per esempio, che se un gruppo di studiosi di Merano si mette in contatto con noi per dirci che ha appena concluso un convegno sulla nocività della tv sui bambini, noi lo invitiamo a darci i materiali da mettere in rete e la loro esperienza per entrare in contatto con altre realtà interessate al tema. E cosí per decine, centinaia, di altre cose. Ma alla fine cosa vuoi che diventi, questo sito? Un partito, un movimento? No, un partito no, per carità. Io lo chiamo movimento, movimento per la rinascita della democrazia in Italia. O forse solo un pezzo di movimento... ma non importa. Però deve essere chiaro che la rete non è che il luogo dell'organizzazione. Il resto, il vero lavoro di produzione intellettuale lo devi fare fuori, nei luoghi veri, non virtuali. Poi, magari, i risultati li rimetti in rete, cioè in circolo, perché possano servire anche ad altri. Per esempio ai giornalisti. Già, i giornalisti. Fra le prime tremila adesioni ce ne sono diversi, anche conosciuti... Ai giornalisti ci teniamo in modo particolare. Perché hanno bisogno di avere un luogo in cui non si sentano più soli e in cui magari ricominciare a pensare. Ogni tanto parli al plurale. Esiste un vertice di questo movimento? No, esiste un comitato direttivo perché discutere sempre in forma assembleare non è possibile. Abbiamo aperto sedi a Milano e Genova e fra poco avremo anche una sede a disposizione a Roma, la Fondazione Lelio Basso. Tutti volontari? Al cento per cento. Anzi, ora dovremo autotassarci per comprare qualche computer. Prospettive per il futuro? Tante, tantissime, non puoi nemmeno immaginare quante. Parli come se tu e gli altri aderenti al sito foste una bomba pronta a esplodere... E' esattamente cosí. Sai, fino a oggi il potere ha vissuto tranquillo non tanto perché in possesso di una grande forza quanto perché nessuno aveva capito come contrastarlo. Da oggi le cose andranno diversamente. Da oggi con il nostro sito e le nostre iniziative cercheremo di risvegliare le coscienze delle persone, dandogli strumenti di lettura e di comprensione soprattutto del mezzo televisivo. Poi faremo anche altro, molto altro. Ma non ti dico di più. Non voglio rovinarti la sorpresa... Almeno dimmi per quando ce la dobbiamo aspettare, questa sorpresa... Diciamo fine settembre. Sai, credo che tenteranno di fermarci prima. Ma non ci riusciranno. Roberta Ronconi
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