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Cronaca di un'espulsione
- Subject: Cronaca di un'espulsione
- From: Martita <zapaquiram at libero.it> (by way of Carlo Gubitosa <c.gubitosa at peacelink.it>)
- Date: Mon, 01 Jul 2002 20:18:30 +0200
Cari/e tutti/e, come molti di voi sanno, da un po' di tempo a questa parte mi sono interessata molto alla questione israelo-palestinese. E così, fra letture, riflessioni e discussioni qualche tempo fa avevo deciso che avrei fatto il possibile per poter andare in quelle terre, per portare un segno - certo piccolo ma pur sempre un segno - di solidarietà, di dimostrazione che la loro crisi non è ignorata dalla gente esterna. Un piccolo segno di PACE. Pace indistintamente per israele e i palestinesi. Pace e libertà. (Solo così può esserci la sicurezza). Per tutti. Così venerdì scorso sono partita con un gruppetto di 'action for peace' (un'insieme di organizzazioni pacifiste) per partecipare alla 'catena umana della pace' a gerusalemme prevista per sabato 29 luglio. La manifestazione è stata promossa da organizzazioni palestinesi e israelinane insieme, che cercano di dimostrare come la pace si possa ottenere senza violenza, da entrambe le parti. Il governo israeliano ha autorizzato la manifestazione. Arrivati - sabato mattina - all'areoporto di telaviv, quando la polizia di controllo ha saputo che eravamo là per partecipare all'incontro di pace, ci sono stati immediatamente ritirati i passaporti e, alla nostra richiesta di spiegazioni, ci è stato detto che 'partecipare a quella catena umana non è un motivo sufficiente per poter entrare in Israele'. Non ci hanno lasciato telefonare all'ambasciatore italiano a telaviv (l'abbiamo poi chiamato coi cellulari) e mentre lui stava arrivando, ci hanno obbligato a risalire sull'aereo e tornare in italia prima di vederlo, dicendo che l'ambasciatore lì non contava nulla, e che eravamo 'nemici di Israele'. E sul passaporto il timbro 'denied entry' - vietato l'ingresso. L'ambasciatore, la sera, ci ha poi comunicato che il ministero degli interni israeliano ha mandato una circolare a tutti i posti di frontiera in cui chiede che non vengano fatti entrare i partecipanti alla manifestazione di pace. Insomma, il governo autorizza la manifestazione, vieta la partecipazione e dimostra che è stato un fiasco, che a nessuno importa la soluzione pacifica della situazione. Il fatto è ancor più grave se si pensa che Israele è una democrazia. E nella democrazia c'è spazio per i tentativi di pace nonviolenta. La manifestazione non è a favore di uno piuttosto che l'altro. E' a favore della gente comune. E' contro l'assurdità dell'occupazione dell'esercito israeliano tanto quanto del terrorismo degli estremisti palestinesi. Ma la situazione è talmente degenerata che non si vogliono più riconoscere i diritti - democratici - di pace, il dialogo vero, reale. Da parte di tutti. Questa mail non è per dimostrare quanto 'male' si comportino. NO. E' per sottolineare l'assurdità e la drammaticità a cui sono arrivati israeliani e palestinesi. E da cui, purtroppo, è difficilissimo scostarsi. Ma quel 'denied entry' che mi ha impedito di entrare nel loro paese (e me lo impedirà a lungo, purtroppo) non mi impedisce di continuare a informarmi, informare, portare segni di pace, di speranza. Bisogna non arrendersi alla rabbia del momento contro gli uni o gli altri. Ma cercare di parlare con la gente. E parlaci ancora. E parlarne a chi ci è attorno. E capire le motivazioni di rabbia ma continuare a gridare la pace, a essere pace, a cercare un vero dialogo pacifico. Vi ho scritto quando ancora sono piuttosto scossa dalla brutta avventura che mi è capitata, ma per me è importante ribadire che dobbiamo continuare, nel nostro piccolo, a dimostrare, portare, essere pace! Cavolo, io ci credo fermamente nella via/dialogo di pace, è uno dei pochi punti certi della mia vita! E in un momento come questo ci credo ancora di più. Un saluto, sperando di sentirci per motivi più felici, Shalom - Salaam aleicham Marta Benettin
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