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[diariopalestina] isterica ilarita'
- Subject: [diariopalestina] isterica ilarita'
- From: Francesca <francesca at peacelink.it>
- Date: Thu, 13 Jun 2002 01:32:51 +0200
Da Fabio - Apgxxiii Palestina
"L'utopista accende delle stelle nel cielo della dignita' umana, non naviga in un mare senza porti." (c. berneri) 01.06 - 10.06 [primogiugno/diecigiugno] cosi' siamo ancora qui, a sud dela striscia di gaza, in una zona che vista da una cartina sembra un barzelletta, suscitando isterica ilarita'. comincio lentamente ad abituarci agli sguardi diffidenti, ai borbotti e agli scherni, replicando con uguale "simpatia" impugnando l'arma della mia baresita'.lentamente cominciamo ad entrare nella situazione anche se siamo ancora lontani dalla totale comprensione della dimensione di questo conflitto. abbiamo iniziatouna collaborazione con la sede locale dal centro per i diritti umani. la nostra idea di presenza nell'area di khan younis piace al centro e la collaborazione comincia gia' dal giorno successivo. pensiamo di essere presenti non solo come osservatori per raccogliere le storie della gente perche' diventino in italia testimonianza della sofferenza del popolo palestinese, che fa meno notizia della miope follia del tritolo, risposta violenta alla violenza. che genera e giustifica la successiva "necessaria" repressione nazionista. d'altra parte pensiamo che sia ugualmente importante giocarci il nostro ruolo di internazionali nei territori occupati per esercitare una qualchepressione (anche se minima visto il numero esiguo) difronte a quello che riteniamoillegale (secondo i fondamentali diritti umani) nell'illegalita'dell'occupazione: la demolizione delle case e la distruzione dei campi coltivati, talvoltaunica risorsa per le gia' stremate famiglie palestinesi, l'arbitrarieta' dei militari che regolano il "traffico" ai check-point (il ridicolo semaforo di abu holi o il "passaggio bestiame" di tufah per l'area palestinese-occupata di al-mawasi) o il coprifuoco imposto alle famiglie le cui abitazioni sono prossime all'area di sicurezza, non ancora sgomberate o demolite. in questo allucinante contesto quindi cerchiamo di renderci attivi anche con gesti molto semplici, che sono poi quelli di cui la gente ha bisogno e che piu' apprezza; ad esempio fare protezione alle famiglie che vivono sotto coprifuoco vicinoalla by-pass road, sotto la minaccia di fucili dalla torretta e della goliardiadei blindati e carri armati che di notte intimoriscono la gente. questo pensiamo sia il modo migliore entrare nel conflitto e aiutare la gente a non sentirsi sola. qualche storia. [centro sociale okkupato e mo' ko kazz nj cacciat] hamad e la sua famiglia, quindici persone in tutto, abitano a ridosso della by-pass road. maligno e' chi pensa che li abbiano demolito la casa, per ragioni di sicurezza, oppure ordinato lo sgombero. niente di tutto cio'. il 15novembre del 2000 i soldati sono entrati in casa e senza dare alcuna spiegazionihanno occupato il secondo piano e il terrazzo della casa. dal novembre 2000 la vita per hamad e la sua famiglia, come e' facile pensare, e' cambiata. non e' concesso alla famiglia di lasciare la casa ovvero prima che qualcuno esca, i soldati si accertano che ci sia ancora qualcuno in casa, quasi fosseroscudi umani. ogni volta che hamad o qualcuno della sua famiglia rientra in casaviene perquisita, giusto per essere sicuri che non arrechino danni ai nuovi vicini di casa. gli elmetti verdi e vuoti che hanno fatto di questa semplice casa un vero e proprio avamposto militare (con tanto di telo mimetico, che fa molto rambo) sono soliti gettare dalla finestra, in quello che una volta era un giardino, i rifiuti delle loro porcate, cosi' da rendere l'ariairrespirabile. nessuno puo' avvicinarsi alla casa eccetto i residenti, riconosciutidai cecchini posti sul tetto che hanno delle loro foto. i soliti maligni parleranno di foto segnaletiche e invece no, e' solo una storia di tenerovicinato... privati della loro unica fonte di sopravvivenza, la terra, vivono distenti e di cio' che uno dei loro figli, taxista, guadagna ogni giorno. i suoifigli piu' grandi hanno dovuto abbandonare l'universita'. in questa precarieta'economica e' assolutamente impensabile trovare un'altra casa da abitare, e cosi' sono costretti a essere incarcerati in casa, continuamente umiliati e scherniti dai soldati, nuovi padroni di casa. nella famiglia ci sono diversibambini, costretti a subire non solo l'umiliazione di avere la casa occupata maanche il coprifuoco che nella zona scatta dalle sei del pomeriggio fino alle sei del mattino successivo e per andare a scuola tutte la mattine devonoattraversare la by-pass road, una delle tante strade speciali riservate ai solicoloni e militari e che li collegano in un batter d'occhio al resto d'israele. nella striscia di gaza una rete di strade speciali ha invaso quello che teoricamente sarebbe territorio palestinese, una sovrastruttura urbana che sovrapponendosi a quella gia' esistente non e' che causa di problemi per ipalestinesi (check-point e aree di sicurezza) che centrano l'obiettivo principale:rendere impossibile la vita ai palestinesi. la loro "non-vita" puzza di apartheid. hamad, col volto di nonno arrugato e indurito dal sole e le mani che portano i segni di terra sudata, si (e ci) chiede quale legge permette agliisraeliani di fare tutto questo. anche noi spesso ce lo chiediamo e non riusciamo adarci risposte sensate a parte che: nessuna legge glielo vieta. lacospirazione del silenzio della comunita' internazionale, ammutolita dai palesi consensistatunitensi alla politica di sharon aggressiva e coloniale, meglio fascista, non fanno che lasciare ampio spazio alla loro arroganza e alle loro operazioni di "pulizia" spacciate per lotta al terrorismo ma che non sono che terrorismo legalizzato. un toccasana quell'11 settembre... per raggiungere la sua casa, percorriamo un sentiero in mezzo al "deserto" tra le carcasse di alberi che un giorno dovevano essere verdi... percorriamo quella terra che una volta hamad coltivava, la sua terra. ma per la sicurezza dei coloni e' consentito distruggere e desertificare. piu' in fondo un alto edificio, un mulino. ci dicono che e' una fabbrica palestinese ma nonriusciamo a capire per quale motivo c'e' una bandiera con la stella di davide chesventola. poi notiamo i teli mimetici e deduciamo che anche il tetto della fabbrica e' stata occupato. i palestinesi che vi lavorano vengono ogni giorno perquisiti e talvolta non e' permesso loro di recarsi al lavoro... camminiamo lentamente verso la casa, ma non ci avviciniamo piu' del dovuto. dal tettoappostati dietro i teli mimetici qualche elmetto verde e vuoto ci scruta di certo.che si fottesse. ci accolgono in un capanno di lamiere e tronchi di palme e attorno ad un braciere tra narghila e un the' troppo caldo per non essere bevuto (ed evitare ustioni alle mani) ci racconta quello che era cio' che ora appare deserto, con alberi sradicati e giustiziati e le impronte di fetenti cingoli di bulldozer e carrarmato. scherza sul suo piccolo nipote venuto a"guardarci" raccontandoci che le sue crosticine sul naso sono morsi di topi e poiritornando serio ci dice: "la speranza è tanta ma il giorno che viene non è migliore del precedente". e non possiamo dargli torto. tornando indietro,fotografiamo fortuitamente la casa-avamposto mentre le donne stendono il bucato.quella bandiera bianca con la stella di davide sventola imperiosa cosi' come le mutande stese. con la differenza che almeno le mutande sono pulite. [solo voy con mi pena ... clandestino] amad ha vissuto da profugo in giordania fino a tre anni fa, quando e'tornato in palestina per sposarsi. "iellato profugo senza terra", aveva una casa akhan younis ma malauguratamente vicino alla by-pass road, cosicche' la notte del 22 novembre del 2000 i soldati, senza alcun preavviso, gli hanno demolito la casa e ad amad e a sua moglie e' stato concesso soltanto di portare pochi oggetti personali. di contro, l'amministrazione di khan younis ha concesso loro una nuova casa nell'area al-mawasi, il ghetto palestinese tra gliinsediamenti e il mare. per via della situazione la moglie di amad ha abortito trevolte e ora e' al terzo meso di una nuova gravidanza. venuto dalla giordania, amad non potrebbe piu' ritornarvi perche' entrato in palestina, attraverso i confini controllati da israele, con un visto turistico di tre mesi (unica concessione per i profughi rientrati) e per questo verrebbe direttamentearrestato in quanto clandestino, posizione quantomeno sospetta in questo momento.[quindicimetri] salam abita vicino alla by-pass road come, ormai facile da intuire,parecchie famiglie del villaggio di al-qarara. non ha moglie ne' figli e non li e'concesso di lavorare i suoi 15 dolum di terra, questo perche' a quindici metri da casa sua svetta la solita torretta militare. ogni sera dal megafono di una jeep militare gli ricordano l'inizio del coprifuoco, come se non lo sapesse gia', che finira' il mattino successivo. con quale autorita'? oltre alle quotidiane intimidazioni dei soldati. tutto questo dall'inizio della seconda intifadah, due anni fa. [vegetarianesimo] "friedrich nietzsche era vegetariano..." amad b. ha una moglie e sei figli e la sua casa sorge a qualche centinaia di metri dalla by-pass road, in quella che era la sua terra ma che ora e' area di sicurezza. ad amad la casa non gliel'hanno demolita (non ancora) ma nella notte del 30 novembre del 2000 i soldati demolirono, per le ragioni idiote che sappiamo, il suo allevamento adiacente alla casa, sepellendo in una buca tutti i suoi 3000 polli, unica risorsa economica per sostenere la famiglia che ora vive grazie all'aiuto di amici e vicini. amad non ha mai creduto che i suoi polli fossero una minaccia per israele, forse disturbava la quiete dei soldati appostati a qualche decina di metri? o questa azione "dimostrativa" rientra in una qualche campagna di sensibilizzazione sul vegetarianesimo? israele combatte il terrorismo. israele combatte l'abusivismo edilizio. israele combatte l'inquinamento acustico. israele combatte il colesterolo. israele promuove la dieta vegetariana. nella foga o nella cattiveria hanno distrutto anche tutti i suoi sessanta ulivi e come se non fosse abbastanza ogni sera dalle 6 scatta il coprifuoco, fino alle 6 del mattino successivo. dopo averci raccontato la sua storia, amad ci invita per il giorno seguente a passare la notte in casa sua, la nostra prima notte sotto coprifuoco. la prima e non l'unica. il giorno successivo, nell'ora e nel posto stabilito ci aspetta con la sua auto sgangherata e il piu' piccolo dei suoi sei figli. la strada chepercorriamo la conosciamo gia', e' quella che porta alla casa del nostro amico m., ilmacedone perdente. svoltiamo per l'ennesimo sentiero polveroso che portadritto alla torretta militare, "quella della casa di amad". per questo scendiamodalla macchina e continuiamo a piedi fino casa sua. qui ci accolgono i figli piu' piccoli, elettrizzati dalla nostra presenza. poi, sfidando il coprifuoco solo ufficialmente cominciato, facciamo un giro dell'area. scattiamo fortuitamente qualche foto a cio' che resta dell'allevamento con lo sfondo ditorretta, dalla quale di certo ricambiano gli scatti fotografici. continuiamo il nostro giro fino a che non ci imbattiamo in un capanno di lamiere sotto c'e' ungruppo di uomini seduti sulla sabbia attorno ad un braciere, in quella che ci pare un'adunata sediziosa ma che non e' che un rituale. il villaggio di al-qarara e' infatti abitato perlopiu' da famiglie di origine beduina e quello che si consuma sotto quel capanno e a cui partecipiamo volentieri e' ilrituale del caffe', che si ripete tre volte al giorno. cosi' tra sorsi di caffe'riscaldato sui carboni, un po' di inglese inciampato e le solite discussioni filosofico-politiche che sfociano nell'amara constatazione "che situazione di merda" incalza la sera e viene il buio che sancisce l'inizio effettivo del coprifuoco. cosi' torniamo a casa, questa volta aggirando meglio la torretta. una volta entrati nella loro umile ma dignitosa casa, non ci resta che farci sommergere dall'accoglienza palestinese, deglutendo the' dolcissimi o caffe' amarissimi, senza la possibilita' di contrarre un muscolo facciale, essendo sotto totale osservazione della moglie di amad e delle sue due figlie piu'grandi, che quando proviamo a guardare o azzardiamo un sorriso o un cenno dellatesta abbassano lo sguardo, ma questi sono meccanismi per noi ancora difficili da mangiare giu'. ci consoliamo con i figli piu' piccoli di amad dai quali apprendiamo un po' di arabo e da cui ascoltiamo le filastrocche in inglese, applaudendo compiaciuti. poi dopo cena (a cui non sono invitati nessuno della famiglia a parte il capofamiglia) ci passa sotto gli occhi l'idiozia della televisione italiana e ci accorgiamo che non ci manca affatto, finche' noncomincia guerre stellari su raidue. ma la nostra pazienza televisiva dura poco epreferiamo sostituire a ian solo prima il "magnifico" spettacolo, che spiamo dalle finestre socchiuse, del polverone di sabbia sollevato da un carro armato che passa a qualche centinaia di metri dalla casa e dai racconti di amad. ci sorprende la sua compostezza e la sua dignita' nonostante la sua condizione miserabile. amad non serba rancori e si dice totalmente contrario alla strategia degli attentati suicidi contro civili israeliani che ritiene controproducente per la causa di tutto il suo popolo, la terra e la liberta'. eppure mi riesce difficile comprendere la sua pazienza e il suo coraggio e mi vengono in mente le faccie dei benpensati truccate da cipria e lifting che parlano dei palestinesi come di un popolo di terroristi. mi addormento con le parole di amad che mi ronzano intorno (o forse sono le zanzare che ronzano e i pensieri che mi rotulano in testa silenziosi). al mattino al-jazeera ci annuncia l'attentato suicida contro un pullman di civili a megiddo. "portami via da questo mondo assurdo, dalle illusioni e dai percorsiereditari. portami dentro un alveare o in un baco da seta, lontano dal mio popolo eanche dal mio vicino che mette sempre il giradischi" (f.battiato) [il macedone perdente - parte seconda] andiamo a trovare m., il macedone perdente, nella sua "nuova" casa. mentre ci parla in serbo-croato i suoi occhi si fanno di nuovo lucidi. non riesce a darsi pace, come dargli torto... ci dice che l'altro giorno ha tentato ditornare a casa sua, che non e' ancora stata demolita, per cercare di portare viale porte e le finestre e qualche altro oggetto personale lasciato. prima che potesse raggiungere l'uscio di casa con sua moglie vengono fermati dai militari che dall'avamposto gli intimano di non proseguire. m. parla con unmilitare e chiede di parlare con un superiore, gli dice che vuole ritornare a casaper portare via ancora delle cose ma l'ufficiale non glielo permette. continuano a discutere e poi, con parole falsamente amichevoli, esprime i suoiapprezzamenti nei suoi confronti, nei confronti dei palestinesi "con un minimo dicultura" (ma lui chi cazzo e'?) e gli ricorda che israele e' un paesedemocratico e se vuole potra' ritornare per una volta a casa sua, solo tramite unavvocato all'alta corte israeliana. "in guerra nessuno e' matto. (...) in guerra nessuno e' intelligente." buonastrada, fabio
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