Re: question time «Enduring Freedom»





Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 145 del 15/5/2002
(Coinvolgimento dell'Italia negli sviluppi della complessiva strategia
dell'operazione «Enduring Freedom» - n. 3-00960)
PRESIDENTE. L'onorevole Deiana ha facoltà di illustrare la sua
interrogazione n. 3-00960 (vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta
immediata)
ELETTRA DEIANA. Signor Presidente, nessuna discussione seria in Parlamento,
di tipo politico-strategico, è stata fatta dopo la fine dei bombardamenti in
Afghanistan, sul contesto operativo della operazione Enduring freedom: in
altre parole, se si tratta del contesto voluto dall'amministrazione Bush, un
contesto indefinito e infinito nello spazio e nel tempo, oppure se il
contesto debba essere più dimensionato al teatro di guerra afghano, così
come uscito dalle decisioni del Parlamento italiano. Nel frattempo, il
Governo ha chiesto il prolungamento delle missioni militari all'estero, ivi
comprese Enduring freedom e ISAF: quest'ultima, per ammissione del ministro
Martino in una intervista recente, fa parte integrante della missione
Enduring freedom (quindi, fino al 31 dicembre). Inoltre, il ministro ha
reiteratamente affermato che la guerra al terrorismo continua, nei modi che
saranno necessario.
Chiedo al Governo se non ritenga necessario un immediato passaggio in
Parlamento su tutta la materia.
PRESIDENTE. Il ministro per i rapporti con il Parlamento, onorevole
Giovanardi, ha facoltà di rispondere.
CARLO GIOVANARDI, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor
Presidente, vorrei innanzitutto precisare all'onorevole Deiana che, in
merito alla lotta contro il terrorismo internazionale, non risultano al
Governo strategie diverse da quelle più volte dichiarate in Parlamento:
estirpare la piaga del terrore senza venir mai meno all'etica della libertà,
della giustizia e della responsabilità.
La grande coalizione internazionale per la lotta al terrorismo, ha finora
conseguito tre importanti obiettivi: la liberazione dell'Afghanistan dalla
teocrazia sanguinaria dei talebani; la sconfitta dell'organizzazione Al
Qaeda e la conseguente deterrenza contro il terrorismo. Ma l'operazione non
è terminata. Il paese non è ancora giunto alla formazione di un Governo in
grado di assicurare la pace e di conciliare le profonde divisioni che
separano i gruppi etnici, linguistici e religiosi. La cornice di sicurezza
nel paese resta precaria e sono ancora presenti alcune sacche di resistenza
di Al Qaeda. Inoltre, è ancora presente la minaccia terroristica in altri
paesi (si parla, addirittura di 40, 60 paesi) e questo spiega perché fin da
subito l'amministrazione americana ha evocato una lotta lunga e difficile.
Ciò detto, l'Italia attualmente partecipa alle due operazioni in
Afghanistan, Enduring freedom e ISAF, con un totale di personale sul terreno
molto inferiore alle quantità autorizzate dal Parlamento nel novembre
scorso. Per quanto attiene a Enduring freedom, con il rientro in patria del
gruppo aeronavale, la nostra presenza si è ridimensionata sia dal punto di
vista quantitativo (sono presenti due unità navali per un totale di circa
650 uomini - che qualitativo) non è più disponibile la componente aerea
imbarcata.
Sempre nell'ambito di questa operazione, la coalizione internazionale ha
chiesto il concorso di personale del genio per il ripristino del terminale
aeroportuale di Bagran, vicino Kabul, cui il Governo ha ritenuto di far
fronte con l'invio di circa 100 militari.
Tale decisione non comporta alcuna modifica del quadro degli interventi già
autorizzati dal Parlamento sia per quanto attiene alla quantità ed alla
qualità delle forze, sia per quanto attiene alla loro missione.
Quanto al contingente nazionale per l'ISAF, esso è pari a circa 360 uomini,
la cui permanenza, iniziata nel mese di gennaio, potrebbe protrarsi nel
corrente anno.
È opportuno ricordare che la citata forza internazionale di stabilizzazione
opera sotto l'egida delle Nazioni Unite, alle dipendenze di una struttura di
comando e controllo distinta da quella di Enduring freedom, con la quale
mantiene solo uno stretto coordinamento per motivi di gestione delle
rispettive attività svolte nel medesimo teatro.
Appare dunque improprio definire la missione ISAF del tutto interna alla
strategia di Enduring freedom.
Allo stesso modo, non appare corretto il riferimento al fatto che non vi sia
stata, in sede parlamentare, alcuna seria discussione su obiettivi ed
effetti della lotta al terrorismo internazionale in Afghanistan. Dal 13
settembre 2001 al 17 aprile di quest'anno, l'argomento è stato affrontato in
maniera significativa in almeno sedici occasioni, tra comunicazioni del
Governo (in aula, alle Commissioni difesa ed esteri di Senato e Camera
riunite, alle sole Commissioni difesa) e leggi di conversione di decreti
relativi alla partecipazione italiana a missioni internazionali.
Nel confermare che il Governo italiano non ha ricevuto alcuna richiesta di
allargamento del conflitto, non si può che ribadire che in caso di
significative modifiche al quadro generale della nostra partecipazione alla
coalizione internazionale per la lotta al terrorismo o del suo contesto
operativo, esse sarebbero sottoposte al preventivo vaglio parlamentare.
PRESIDENTE. L'onorevole Deiana ha facoltà di replicare.
ELETTRA DEIANA. Signor Presidente, ciò che il ministro Giovanardi ha appena
detto conferma il giudizio negativo che abbiamo dato e diamo dell'operato
del Governo in politica estera.
Il ministro Martino nelle sue dichiarazioni pubbliche continua a manifestare
una grande disponibilità ad accogliere le ragioni relative al contesto
operativo di Enduring freedom, così come definito dall'amministrazione Bush.
Sostanzialmente, si tratta di un contesto indefinito ed infinito
comprendente i 40 Stati a cui faceva allusione il ministro Giovanardi. Su
questo e sulla complessiva strategia della lotta contro il terrorismo non si
è mai tenuta una seria discussione. Su questo e sulla complessiva strategia
della lotta contro il terrorismo non si è mai sostenuta una seria
discussione in Parlamento. Se tutte le decisioni fossero effettivamente
prese dal Parlamento nel suo complesso - così come sostiene in questa sede
il ministro Giovanardi - oggi risulterebbe molto più proficuo interrompere
la prosecuzione della nostra partecipazione a Enduring freedom ed azzerare
la discussione sulla lotta internazionale al terrorismo per vedere come, in
che modo, il nostro paese intenda sviluppare questa lotta e quali iniziative
intenda prendere in sede internazionale che non siano rappresentate dal
ricorso alla strategia di Enduring freedom: questo è il punto. Noi ci
apprestiamo a votare, sostanzialmente al buio, un prolungamento della
missione Enduring freedom, attivando un meccanismo di completa
legittimazione della strategia statunitense e di assuefazione dell'opinione
pubblica del nostro paese...
PRESIDENTE. Onorevole Deiana...
ELETTRA DEIANA. ...al fatto che la guerra è divenuta la variante
insostituibile per contrastare terribili fenomeni come il terrorismo. Detto
questo mi dichiaro assolutamente insoddisfatta anche se non mi aspettavo una
risposta diversa dal ministro Giovanardi.

Allegato A
Seduta n. 145 del 15/5/2002
(Sezione 2 - Coinvolgimento dell'Italia negli sviluppi della complessiva
strategia dell'operazione «Enduring Freedom»)
DEIANA. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
l'operazione Enduring Freedom, per reiterate ammissioni e conferme
provenienti dall'amministrazione statunitense, nonché per l'evidenza del
processo militare ormai in atto da molti mesi, costituisce non un'azione
bellica limitata all'annientamento dell'organizzazione di Bin Laden, ma il
primo passo di una strategia di lunga durata, attraverso cui gli Usa
intendono sviluppare forme articolate di controllo su vaste zone del pianeta
in nome della lotta al terrorismo;
nessuna seria discussione politica sugli effetti e sulle conseguenze della
guerra in Afghanistan - prima tappa di questa strategia - è stata fatta in
Italia in sede parlamentare, sia per quanto riguarda i dichiarati obiettivi
di annientamento del terrorismo internazionale, sia sul versante dei danni
materiali e delle terribili sofferenze inflitte alle popolazioni locali, sia
sulle concrete prospettive che si aprono dopo la caduta del regime dei
Taleban, con il conseguente spostamento dell'asse strategico statunitense
contro altri Paesi accusati di collusione con il terrorismo e il possibile
coinvolgimento dell'Italia in altre operazioni di guerra;
il Ministro della difesa Martino, in un'intervista rilasciata a New York al
corrispondente de La Stampa e pubblicata su questo quotidiano il 10 maggio
2002, ha dichiarato che la partecipazione italiana alle operazioni
cosiddette di peace enforcing in Afghanistan (missione Isaf del tutto
interna alla strategia di Enduring Freedom) sarà probabilmente rafforzata
con l'invio di «qualche centinaio di uomini», senza passare per una
discussione in Parlamento;
il Ministro, nella stessa intervista, dopo avere ammesso che la guerra non è
finita e che non si esaurirà in Afghanistan, ha spiegato che al momento non
«ci sono stati comunicati altri piani militari di presenza su fronti
differenti, ma le consultazioni sulla guerra al terrorismo sono continue» -:
se non ritenga necessaria, prima che l'Italia assuma nuovi impegni di guerra
in sede internazionale, una preventiva decisione del Parlamento in merito,
anche per verificare se debba essere confermato il coinvolgimento
dell'Italia nella complessiva strategia di Enduring Freedom, oltre alle
operazioni di guerra già condotte.
(3-00960)
(14 maggio 2002)





Forum delle donne di Rifondazione comunista
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Fax 06 57305132 e-mail:ass.azad at libero.it


CURDI: UN’ALTRA STRAGE DEL PROIBIZIONISMO

Il massacro dei profughi kurdi da parte di scafisti assassini, questa matina nel mare del Salento, è una strage annunciata. Avevamo già detto che ogni stretta militare nel controllo dlle coste non fa che innalzare il costo economico e umano dell’esodo, perché per i mafiosi i profughi sono merce “ a perdere”.

Gli accordi intergovernativi fra Scajola e Yucelen, la criminalizzazione del movimento di liberazione kurdo anche in Europa, la legittimazione del regime responsabile della pulizia etnica dei kurdi e complice della loro deportazione, non fanno che ingigantire l’esodo. L’Europa e l’Italia assumano un’iniziativa di pace o le vittime si moltiplicheranno.

Dino Frisullo
Portavoce dell’Associazione Azad

Roma, 8.8.02

Immigrazione: sbarco di curdi in Salento, un morto, due persone ferite, si cercano tre dispersi
– Ansa- Lecce, 8 giugno

In uno sbarco clandestino avvenuto in modo movimentato nelle acque antistanti Castro Marina, sulla costiera salentina nel basso Adriatico, un uomo è morto, molto probabilmente per annegamento. Il corpo è stato recuperato in acqua da militari di Tricase della guardia di Finanza, che hanno anche soccorso altre 33 persone, che erano sulla costa: due di loro avevano ferite lievi prodotte da armi da taglio. Altre sei persone sbarcate nella stessa circostanza sono state recuperate dai carabinieri di Spongano a poca distanza. Tutte le persone trovate sarebbero curdi, per ora non si sa di quale nazionalità. Secondo prime indicazioni, al gruppo mancherebbero ancora tre uomini, dei quali i militari hanno avviati ricerche per terra e per mare, cui partecipano anche equipaggi della capitaneria diporto di Gallipoli. A questo riguardo, tuttavia, si attende l’arrivo di un interprete che si faccia dire da coloro che sono stati soccorsi se davvero il gruppo era forato da 43 persone Secondo una prima ricostruzione fatta dagli investigatori, in prossimità della costa i traghettatori hanno costretto gli extracomunitari a buttarsi i acqua. Le condizioni del mare erano cattive: alcuni hanno tentato di resistere all’intimazione degli scafisti, ma sono stati minacciati con un coltello e due di loro anche feriti. Quasi tutti gli extracomunitari sono riusciti a raggiungere la costa, dalla quale erano poco lontani, uno è morto, sopraffatto dalle onde. I traghettatori – a quanto si sa per il momento – subito dopo hanno invertitola rota e sono riusciti a dileguarsi.

Le due persone ferite sono state ricoverate Nell’ospedale di Poggiardo: sono state medicate e giudicate guaribili in otto-dieci giorni. I 39 curdi recuperati da guardia di finanza e carabinieri non sono stati per il momento accompagnati nel centro di prima accoglienza: sono ancora raccolti nel porto di Castro – dove sono stati dati loro comunque primi soccorsi – in attesa dell0’interprete, per accertare se è necessaria un’intensificazione delle ricerche per coloro che mancherebbero all’appello o se l’esistenza di tre dispersi sia frutto di una difficoltà di comunicazione.


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