Da Gerusalemme



Beduini

Spazio aperto, brullo aria buona,fredda. E' il tramonto, le luci e i colori sono bellissimi, ti godi lo spettacolo e per un momento pensi solo a te, a Dio e a come è bello questo mondo. Poi senti il rumore di un generatore, guardi di fronte e vedi delle baracche fatte di lamiera, e qualche piccola casa in mattoni con il tetto in lamiera, un gregge di pecore che torna all'ovile e qualche cammello all'orizzonte. Siamo qui con alcuni attivisti israeliani per i diritti umani, loro devono incontrare degli amici beduini per un incontro di coordinamento. Non capisco cosa c'entrino gli attivisti per i diritti umani con questo posto che è si povero, ma sembra pacifico. Sembra, perchè qui i beduini secondo lo stato di Israele non possono starci. L'unica democrazia del Medio Oriente non riconosce le proprietà dei beduini e nega loro l'elettricita' e spesso anche l'acqua. Le case-baracche rischiano di essere abbattute anche se, come ci spiega Mohammed, la sua famiglia vive qui da piu' di trecento anni. I beduini sono sempre stati un popolo libero e hanno sempre visto con sospetto i governi che si sono avvicendati. I turchi riconoscevano le loro proprietà, ci sono molti documenti risalenti a quell'epoca che lo provano. Ma i governi vogliono sempre piu' tasse sulla proprietà e i beduini non le vogliono proprio pagare. Qualcuno si stufa di ripetere al governo che questa è la sua terra e che qui ci vive da centinaia di anni. Con gli inglesi la storia è stata più o meno la stessa, con la variante che la gente avrebbe dovuto recarsi fino a Gerusalemme per pagare. I nuovi governanti erano anche infedeli e per un beduino di sessant'anni fa Gerusalemme era davvero lontana e forse la grande città faceva paura a gente abituata agli spazi aperti. Nel quarantotto arriva Israele e dice che tutto cio' che c'era prima e' azzerato. La terra appartiene allo stato. I beduini sono ora cittadini di Israele e hanno la carta d'identità del governo israeliano, ma alla voce "luogo di residenza" i funzionari israleliani non scrivono niente. Le baracche che sto guardando non esistono ufficialmente, eppure sono qui, le vedo con le loro luci alimentate dai generatori il cui rumore rompe il silenzio del deserto,sovrastate dai tralicci ad alta tensione che portano corrente elettrica da una parte all'altra di Israele. I nostri amici israeliani parlano con i nostri amici beduini, che ci chiedono di tornare a trovarli, Discutono di cio' che si puo'fare per ristabilire il diritto di questa gente alla propria proprietà. Legalmente si puo' far poco, forse si riesce a procastinare la data della demolizione che furbamente colpisce le case ma non impone il trasferimento delle persone. Con una battaglia legale non si riesce a ottenere molto, qualcuno proprone delle manifestazioni. Anche qui la pressione degli attivisti israeliani puo' fare poco, ma e' sempre meglio del silenzio, della rinuncia. Perchè l'unica democrazia del Medio Oriente vuole la terra dei beduini? Perchè questo stato, a detta di molti amici ebrei, somiglia molto all'America dell'ottocento. Anche qui c'e' la corsa alla conquista dell'Ovest. Non so in che punto cardinale si trovino le terre dei beduini, ma la logica e' simile, logica da stato coloniale. Il governo chiede ai beduini di trasferirsi e di concentrarsi in sette villaggi. La demolizione delle case, la distruzione dei campi e il non riconoscere la loro proprietà sulla terra sono metodi per costringerli ad entrare in queste "riserve". Qualcuno ogni tanto molla e decide di trasferisi dove il governo ha deciso. Solo allora Israele riconosce il diritto sulla terra chiedendogli di firmare una dichiarazione di rinuncia. Il sole è ormai tramontato e torniamo verso la città. Nelle luci di Gerusalemme la testa mi fa male. Spesso in Terra Santa si fatica ad avere ancora speranza.

Fabrizio - Apgxxiii

Operazione Colomba - Progetto Go'el
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