DIARIO DI FABRIZIO DA GERUSALEMME



Una sera, passeggiando per Gerusalemme…

Siamo appena usciti da un hotel, nella parte est della citta’, per incontrare B. e raccontarle della nostra esperienza a Jenin. Ospite dello stesso albergo c’e' una delegazione di parlamentari europei, con cui volevamo parlare. Torniamo verso casa stanchi, con ancora negli occhi Jenin e i suoi orrori. Camminiamo veloci con la fretta di infilarci nel letto. Come spesso capita in questa citta’, qualcosa ti costringe a rallentare. Tutta quella polizia non è normale, neppure per Israele. Ci incuriosiamo, vorremmo capire cosa sta succedendo. E’ in atto uno sgombero, otto famiglie palestinesi vengono fisicamente costrette a lasciare la propria casa. Il motivo formale? Non hanno pagato l’affitto. Ma capiamo immediatamente che il problema non è economico-amministrativo, ma politico- coloniale. Si devono svuotare le case palestinesi, darle a degli ebrei e quindi rendere sempre più israeliana la parte est di Gerusalemme. Il tam tam fa arrivare molta gente e molti giornalisti sul posto. Alcuni ragazzi cacciati dalla loro casa, urlano disperati, urla una donna, urlano gli attivisti israeliani che si erano piazzati nelle case con i palestinesi proprio per evitare l’esproprio. Lo schieramento di polizia è imponente, i soldati ridono, io sento rabbia, rabbia, rabbia. Jeff Halper, maturo pacifista israeliano, fondatore di un’associazione contro le demolizioni e gli espropri delle case palestinesi (Icahd), mi guarda e mi dice amaramente: “Ecco all’opera l’unica democrazia del Medio Oriente”. Il clima si scalda quando arriva un rabbino dell’estrema destra seguito da alcuni ebrei ortodossi. Pare che costui sia il capo e l’ispiratore di alcuni gruppi di coloni. Lui può attraversare il cordone della polizia, noi e i giornalisti no. E’ molto difficile pensare che non sia una provocazione, non vedere la chiarezza del disegno: scacciare i palestinesi per far spazio ai coloni. Molti ripetono che e’ un film gia’ visto…La polizia ha ricevuto l’ordine di sgombero dalla Corte militare anche se la Corte di giustizia civile aveva emanato un provvedimento che permetteva alle famiglie di rimanere nelle proprie case. La polizia finisce il suo lavoro e se ne va, seguita dagli insulti di tutti. I ragazzi pacifisti israeliani guardano i soldati e gridano: “nazisti, nazisti!” Una sola famiglia alla fine è riuscita a tornare a casa propria. Per le altre nulla fare.
Niente di nuovo nell’unica democrazia del Medio Oriente.

Fabrizio