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Di armi, immigrati e solidarietà.
- Subject: Di armi, immigrati e solidarietà.
- From: Roberto Del Bianco <delbia at tin.it>
- Date: Wed, 24 Apr 2002 11:37:55 +0200
E' un vero peccato che la politica, quella che si svolge nelle sale e i corridoi dei Palazzi, non abbia spesso le ampie vedute che un tale compito abbisognerebbe. Perché occhi dalla vista troppo corta portano all'adozione di provvedimenti efficaci sì, ma in un'ottica ristretta ai problemi contingenti e alle necessità più o meno corporativistiche di una sola classe di aziende o di cittadini - e senza comunque risolvere gli stessi problemi alla radice. Due esempi concreti. C'è una considerazione che mi son dimenticato di fare, a margine dei lavori che mi hanno coinvolto in questi ultimi giorni, nella preparazione di un documento in difesa della Legge 185/90; e cioè, che una conseguenza mai immaginata del possibile aumento di esportazioni di armi verso Paesi che ne fanno uso in modo eticamente riprovevole (con guerre e violazioni dei diritti umani), sarà sicuramente, nei tempi a venire, un conseguente aumento di ciò che noi purtroppo con enfasi "al negativo", chiamiamo "immigrazione clandestina". E cioè, poiché la maggioranza degli immigrati che guardano a noi come terra da raggiungere, con mezzi di fortuna e grandi sofferenze, non vengon qua perché l'Italia è bella; trattandosi di popoli minacciati di sterminio, provati dalle guerre, persone che non hanno futuro e che giocano il tutto per tutto per sopravvivere. Mi veniva allora di lanciare una proposta provocatoria... l'idea di una tassa sui proventi dell'industria bellica, utilizzando poi il denaro ricavato per accogliere questi profughi, la cui presenza in ultima analisi sarebbe generata anche dalle nostre armi, soprattutto se il disegno di legge 1927 arrivasse ad essere approvato. Utopia? E l'altra riflessione scaturisce dall'esistenza di due circolari del ministero dell'Interno, che sanciscono l'obbligo di rimpatrio agli stranieri, minorenni in Italia con permesso di soggiorno per minore età, una volta raggiunta l'età adulta. Son spesso ragazzi strappati alla famiglia di origine a causa delle situazioni di guerra e repressione nei loro Paesi, o che hanno perso familiari per lo stesso motivo e che qui trovano accoglienza e possibilità di studio. Un loro rimpatrio forzato causa conseguenze drammatiche non solo per loro ma anche per noi, costringendoli in pratica (poiché se sono un immigrato e so ciò che mi attende in patria, farei di tutto per evitare il ritorno laggiù) a inserirsi nella clandestinità con le conseguenze in termini di malavita che tutti sappiamo. Come sempre, valori etici e interesse politico sembrano essere affetti da una incompatibilità di fondo. Abbiamo forse dimenticato quanto nella recente civiltà l'etica ha prodotto, in termini di creazione dello Stato moderno e della democrazia. Flussi e riflussi della Storia che dall'esperienza tragica del fascismo e del nazismo, e dopo quello che, in termini etici appunto, le moderne democrazie avevano assimilato, sembrano adesso riproporre modelli culturali assai simili a quelli da cui nazismo e fascismo hanno avuto le origini. Scontri politici che diventano, in ultima analisi, scontri tra due culture diverse, con opposte visioni dell'uomo e della società. Ma la solidarietà, vorrei sperare, non abbia a scomparire. Rimangano sempre - e ve ne siano sempre più - persone sensibili e con l'occhio capace di guardare ben al di là del proprio orizzonte visivo. Anche se sarà sempre più difficile manifestarsi. Roberto Del Bianco
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