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lettera a mio figlio dalla Palestina
- Subject: lettera a mio figlio dalla Palestina
- From: "giograndi at libero.it" <giograndi at libero.it> (by way of Carlo Gubitosa <c.gubitosa at peacelink.it>)
- Date: Thu, 18 Apr 2002 12:05:54 +0200
Ti scrivo dalla Palestina, la terra di Gesù e di tante altre grandi persone che hanno vissuto qui. Ma guardando quello che succede ora è difficile cogliere le tracce della loro umanità. Vorrei raccontarti favole che ti possano far sognare, ma non riesco. La mia mente è piena di incubi e il mio cuore è colmo di sofferenza. Qui c'è una guerra, una brutta cosa, a cui tutti ci dovremmo opporre. Nella guerra ci sono persone che uccidono altre persone, ed è difficile parlare di qualcosa che non sia la morte. Non devi preoccuparti troppo per la tua operazione, in Italia ci sono bravi medici. Qui i bambini feriti dai militari spesso non riescono neppure ad arrivare in ospedale perchè l'esercito blocca le ambulanze. Anche se riescono a raggiungere gli ospedali non sempre possono essere operati. A volte manca l'ossigeno, anche quello può rimanere per giorni in un ambulanza ferma fuori dalla città. Qui i bambini per andare a scuola devono alzarsi molto presto, quando tu ancora dormi e magari stai sognando, perchè le città sono controllate dai militari che spesso non li fanno passare. Quando trovi questi militari per strada, ti devi mettere in fila, file interminabili fin quando il soldato non ti chiama e fa aprire le borsa agli adulti, e li controlla sotto i vestiti, per vedere se portano delle armi. Quelle stesse armi che indossa e che utilizza quando è irritato per la presenza di altre persone o per paura. Quando succede questo i bambini si spaventano e piangono. In queste città occupate dall'esercito, c'è una cosa che si chiama "coprifuoco". Nel coprifuoco ne i bambini ne i genitori possono uscire da casa, neppure andare a fare la spesa, e se gli capita di farlo rischiano che gli venga sparato perchè hanno violato il divieto. Per i bambini come te è difficile capire questo, e a volte corrono a giocare davanti la loro casa. Tu non hai mai visto una persona morta, qui per i bimbi e' normale. Ti sto scrivendo perche' quando guardo questi bambini ancor di piu' non riesco a spiegarmi l'assurdita' della guerra, e penso che potrebbero essere figli miei come te. Mi chiedo perche' chi fa la guerra non ha nessun pensiero e nessuno scrupolo verso di loro, nonostante sia anche lui un genitore. So che nella tua innocenza tu puoi comprendermi e puoi aiutarmi a trovare la serenita' che tanta violenza mi ha levato. Giovanni - Comunita' Papa Giovanni XXIII
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