Palestina, lettera a Prodi - urgente



 il GRILLO parlante
per un'informazione equa e solidale nell'Est veronese
 
supplemento a "la Voce Civica", Aut.Trib.VR n.1215 del 27 maggio 1996
Direttore Responsabile ed Editoriale: Amedeo Tosi
Redazione:  località Praissola 74/b - 37047 San Bonifacio (VR)
 
 
Care amiche, cari amici, cari lettori, per uscire in qualche modo dall'angoscia dell'inazione, lo scrittore Ettore Masina ha deciso, assieme ad altri amici, di scrivere una lettera a Romano Prodi per cercare di far sì che la drammatica, disperata, situazione che si sta delineando in queste ore in Palestina si plachi grazie anche all'intervento diplomatico dell'Unione Europea.
Contattato da Masina, «il GRILLO parlante» ha deciso di buttarsi a capofitto nella raccolta di adesioni all'appello che trovate in allegato. Masina inizierà già da questa sera (01/04/2002) ad inviare le firme raccolte al Presidente Prodi. Firme che saranno raccolte anche nella giornata di domani (02/04/2002) ed inviate, alle ore 20, sempre a Prodi.
Scrive Masina: «So che il testo (che sono riuscito a mostrare soltanto a qualcuno di voi) potrebbe essere migliorato e so bene che se ci prendessimo più tempo potremmo raccogliere un maggior numero di firme ma gli avvenimenti palestinesi sono così drammatici che se vogliamo cercare di essere incisivi, sia pure minimamente, dobbiamo muoverci subito. Bisogna che le firme siano accompagnate dall'indirizzo postale degli aderenti all'appello. Naturalmente renderò noti gli indirizzi soltanto a Prodi».
Ci aiutate in questa impresa?
Grazie!
Un saluto di pace...
 
amedeo tosi
(direttore responsabile de «il GRILLO parlante»)
 
NB: vi chiediamo di leggere il testo in allegato e, se convinti nella bontà dell'iniziativa, di inviare, entro le ore 18,30 di martedì 2 aprile 2002 a grilloparlante at mbservice.it , oppure ilgrillo.parlante at virgilio.it oppure amedeotosi at libero.it la vostra adesione mediante e-mail, nella seguente forma: nome cognome, indirizzo postale, città, professione. (ad esempio: Amedeo Tosi, località Praissola 74/b, San Bonifacio (Verona), pubblicista).



Signor Presidente, sessant’anni fa  Dietrich Bonhoeffer, poi martire per la libertà, scrisse che non si poteva cantare il gregoriano se non si gridava per gli ebrei. In questi giorni pasquali molti cristiani hanno sentito che la loro preghiera era come ferita dalla mancanza di azione a favore di un altro popolo, prima, per cinquant’anni, umiliato e oppresso e adesso colpito da un’enorme macchina militare. Parliamo, naturalmente, del popolo palestinese.
Nei 18 mesi passati  dall’arrogante, provocatoria irruzione del presidente Sharon sulla Spianata delle moschee di Gerusalemme, sono morte decine di bambini israeliani colpiti dalla follìa del terrorismo dei disperati e centinaia di bambini palestinesi abbattuti con armi da guerra dall’esercito di Israele. Noi, glielo assicuro, piangiamo con la stessa tenerezza gli uni e gli altri; ma notiamo poi che migliaia di bambini palestinesi sono stati feriti o mutilati nelle spietate punizioni collettive inflitte dal governo israeliano in totale contrasto con ogni norma di diritto internazionale e con pieno disprezzo per i diritti umani. Migliaia di bambini palestinesi sono stati arrestati o deportati nel corso degli ultimi 18 mesi, e nel corso delle ultime settimane il loro numero è enormemente aumentato.
Onorevole Prodi, il primo firmatario di questa lettera, essendo nel 1991 presidente del Comitato per i diritti umani della Camera dei deputati, ebbe l’onore di  guidare, su invito dell’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati, una delegazione di parlamentari italiani in una visita ai campi profughi palestinesi. Al ritorno, i deputati (di molti gruppi, dal MSI a Democrazia Proletaria) firmarono una relazione nella quale concordemente affermavano di avere riscontrato una generalizzata continua violazione dei diritti umani dei palestinesi da parte sia dell’esercito israeliano che dei coloni inseriti come spine irritative nel tessuto delle zone che più tardi sarebbero state riconosciute come aree dell’Autorità palestinese. Da allora, con la pausa degli accordi di Madrid, la situazione della Palestina è andata peggiorando e centinaia di migliaia di palestinesi sono state consegnate dalla politica israeliana alla disperazione e dunque al fanatismo degli estremisti, che genera il terrorismo.
Signor presidente, le immagini della violenza militare israeliana sono sotto gli occhi di tutti, e per questo i giornalisti (che hanno pagato un alto tributo di sangue alla causa della verità) vengono allontanati dalla zona di Ramallah, così come i pacifisti europei (italiani compresi) e israeliani. D’ora in poi vedremo ciò che Sharon avrà deciso che noi dobbiamo vedere. Le risoluzioni dell’ONU continuano ad essere sprezzantemente ignorate dal governo israeliano come accade da cinquant’anni. Il terrorismo dei disperati aumenterà. Le armi non fanno che servire ideologie di violenza. La sicurezza del popolo israeliano che a noi appare tanto importante quanto quella del popolo palestinese non può essere assicurata se non da una pacificazione degli animi che, a sua volta, non può avvenire se Israele non si ritira dai territori occupati prima che sia troppo tardi. Le minacce ad Arafat sono una miccia accesa sotto una bomba geopolitica. La stessa stabilità dei governi arabi è minacciata.
Noi non ci rassegniamo all’inazione, davanti a tanto orrore. Mentre studiamo le possibilità di solidarietà umanitaria con le popolazioni colpite dalla repressione, come cittadini non possiamo che rivolgerci alle persone cui abbiamo affidato, con il voto,  la nostra rappresentanza. Molti di noi nutrono per Lei, signor presidente, consenso politico; tutti noi Le portiamo stima. Ma pensiamo che Lei e noi saremo ricordati dalla storia per ciò che avremo fatto (o non avremo fatto) in queste ore per la difesa del popolo palestinese così violentemente colpito. L’Europa, che si porta dietro tante responsabilità nella orrenda persecuzione degli ebrei e che ha rovesciato sui palestinesi la sua ansia di riparazione, non può adesso rimanere a guardare il massacro delle libertà di un altro popolo.
Gradisca, signor Presidente, i nostri cordiali saluti
Firmano:
1.Ettore Masina, scrittore, Roma
2.Clotilde Buraggi, psicoterapeuta, Roma
3. Giorgio Gallo, docente università di Pisa
4. Giancarlo Zizola, giornalista, Roma
5: Francesco Comina, giornalista, Bolzano
6: Cornelia Dell’Eva, giornalista, Bolzano
7. Angela Lano, giornalista, Torino
8. Ercole Ongaro, insegnante e storico, Lodi
9. Anna Ongaro, insegnante, Lodi
10. Antonio Vermigli, operatore sociale, Quarrata PT
11. Giovanna Vitale, insegnante, Roma
12. Gèrard Stephenson, ingegnere, Roma
13. Franca Ricci, insegnante, Roma
14. Sara Ongaro, scrittrice, Lodi
15. Giovanna Alessandrello, insegnante, Roma
16. Fabrizio Paris, psicoterapeuta, Roma
17-18. Paolo e Patrizia Perroni, impiegati, Roma
19. Gino Abbate, consigliere naz. Pax Christi, Merano BZ
20: Claudio Tasin, Trento
21. Antonio Montanari, pubblicista, Rimini
22. Nello Margiotta, Napoli
23. Giovanna Mendella, Napoli
24. Dario Colombo, insegnante, Lecco
25. Mariuccia Buttironi, insegnante, Lecco
26. Rosalba Brambilla, insegnante, Lecco
27. Emilio Masina, psicoterapeuta, Roma
28:Manuela Chiavoni, architetto, Roma
29, p.Renzo Milanese, missionario PIME a Hong Kong
30. Franco Giacomoni, impiegato,  Povo PD
31. Giovanni Zampieri, Barzanò
32. Agostino Regnicoli, sindacalista, Montecassiano MC
33: Marisa Mugnoz, insegnante, Montecassiano MC
34, Paola Vitale, medico, Roma
35. Marinella Ugazzi, Osilo
36. Francesco Manca, Osilo