Safiya salva, ma la lotta continua



COMUNICATO STAMPA -- NIGERIA: SAFIYA ASSOLTA

Ha avuto effetto la mobilitazione per salvare Safiya. In Nigeria infatti la Corte d'appello islamica dello Stato di Sokoto ha assolto Safiya Husaini dall'accusa di adulterio. La donna, 35 anni, era stata condannata a morte mediante lapidazione per aver avuto una figlia fuori dal matrimonio. La sentenza di primo grado, nell'ottobre scorso, aveva suscitato proteste in Italia e nel mondo, cui erano seguiti numerosi appelli internazionali al governo nigeriano per salvarle la vita. PeaceLink è stata una delle prime reti informative a dare l'allarme, sollecitata da giornalisti come Ettore Masina, profondo conoscitore del Sud del mondo. In questi mesi sono state raccolte firme, poi inviate all'ambasciata di Nigeria mentre su Internet sono stati "bombardati" i siti e le e-mail che facevano riferimento alle autorità diplomatiche nigeriane. Ma la grande soddisfazione non può far scordare le tante Safiya attualmente in pericolo nel mondo. E' ad esempio notizia recente che un'altra donna nigeriana, Amina Lawal, è stata condannata a morte attraverso lapidazione con la stessa accusa da una corte islamica di Bakori. La donna ha ammesso di aver avuto un figlio dopo il divorzio. La sentenza risale ad alcuni giorni fa, ma è stata resa nota da poco. Tuttavia va apprezzato il processo di sensibilizzazione avviato con il "caso Safiya". Il 21 marzo scorso - su pressione del movimento internazionale di opinione sollevato dal caso Safiya - il Ministro della Giustizia nigeriano, Kanu Agabi, ha inviato una lettera ai governatori degli stati che hanno introdotto la sharia per notificare che le norme islamiche "violano gli impegni costituzionali della Nigeria sui diritti umani" e si è dichiarato contrario alle "discriminazioni sessuali e religiose". Ha inoltre affremato che i musulmani non dovrebbero essere soggetti a pene più severe degli altri cittadini nigeriani. Il governatore di Zamfara, Ahmed Sani, ha replicato che nessun non musulmano ha il diritto di determinare la legittimità della sharia e che le pene - che includono la lapidazione, l'amputazione e la fustigazione - sono costituzionalmente legali e che la sua amministrazione non intende cambiare il sistema giudiziario. Come si può vedere è in corso non una "lotta di civiltà" fra la nostra "civiltà superiore" e la "civiltà inferiore" degli africani ma una positiva ribellione della coscienza africana più progressista che ha trovato supporto nei movimenti per i diritti umani del resto del mondo. PeaceLink continuerà a dare informazione sulle tante donne che rischiano la vita per l'assenza di diritti umani, dando risalto al sito www.femmis.org dove è presente un notiziario femminile internazionale: "La liberazione dell'umanità passa attraverso la liberazione della donna".

Alessandro Marescotti
presidente di PeaceLink
www.peacelink.it
a.marescotti at peacelink.it