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I ricordi di Porto Alegre - la quinta e penultima puntata
- Subject: I ricordi di Porto Alegre - la quinta e penultima puntata
- From: Carlo Gubitosa <c.gubitosa at peacelink.it>
- Date: Fri, 01 Mar 2002 19:46:57 +0100
Carissimi amici, eccomi di nuovo per riprendere il racconto portoalegrense che, però, devo iniziare con un "errata corrige": Nel dialogo con Iria dell'ultima puntata, ho sbagliato la trascrizione del nome di regione "Valle di Taquari" come "Valle di Tapari". Mi scuso con voi e anche con la valle. Durante il Forum, oltre a tanti discorsi teorici e testimonianze, abbiamo avuto una possibilità di "provare" come funziona il bilancio partecipativo. Si trattava di una "assemblea pubblica mondiale", aperta a tutti i partecipanti al Forum. Il tema era come "deviare" le spese militari, quell'immensa ricchezza (di 800 miliardi di dollari!), prodotta dal lavoro dell'umanità che ora viene usata da pochi per fare guerre. All'ingresso della più ampia sala universitaria, oltre ai banchi per le cuffiette per le traduzioni simultanee, c'erano alcune file di tavoli per l'iscrizione dove, dando il nome, il cognome e la residenza, potevi ricevere un fascicolo contenente l'istruzione per l'uso dell'assemblea, qualche relazione scritto, e una scheda del voto. Quest'ultimo, un piccolo foglietto viene usato per indicare i tre numeri scelti da te dall'elenco delle priorità, i problemi a cui ritieni giusto destinare il budget militare. Le priorità già elencate sul foglio dell'istruzione per l'uso erano i seguenti: 1. l'eliminazione della fame 2. attenzione alle vittime di guerre 3. trattamento dignitoso per i malati dell'Aids 4. lo sradicamento dell'analfabetismo 5. l'eliminazione del lavoro minorile 6. la riconversione dell'industria bellica A questi venivano aggiunti un'altra decina di proposte che nel corso dell'assemblea venivano fuori dai partecipanti della platea. (erano prevalentemente sulle questioni ambientali, del lavoro ecc.) Da questa lista, potevi sceglierne tre, specificando l'ordine della priorità che avresti dato: la prima scelta veniva contata per 3 punti, la seconda per 2 e la terza per 1 punto, esattamente come fanno nelle assemblee pubbliche locali per la definizione di un bilancio. Comunque, prima di votare, abbiamo ascoltato le ragioni delle priorità proposte, esposte dai relatori - esponenti di varie organizzazioni quali MSF, Peace March, Croce Rossa, Oxfam, ecc. - ed le voci della platea che ribadivano l'importanza delle altre questioni. Così, prima del voto, potevi avere una idea sufficientemente chiara su ogni problema della lista per giudicarne la priorità. Ed i risultati del nostro bilancio partecipativo per la pace sono i seguenti: numero dei votanti: 4.495 numero delle urne 5 di cui 2 nell'accampamento giovanile 1- l'eliminazione della fame con 9.550 punti; 2- sradicamento dell'analfabetismo con 3.976 punti; 3- l'eliminazione del lavoro minorile con 2.506 punti; 4- generazione (creazione?) del lavoro e reddito con 2.179 punti. (la quarta, come vedete, è una delle proposte della platea, che chiedeva più attenzione anche all'ambiente) Certo, si tratta soltanto di un gioco, simulato ma stimolante. Per me è stata un'esperienza soprattutto sorprendente. L'idea di mettere in discussione la realtà che, anche se contestiamo, viviamo più o meno rassegnati, è incredibilmente irreale ma nello stesso tempo così reale. Dipende tutto dal nostro punto di vista, o meglio da quanto siamo disponibili ad accettare come stanno le cose. In quel pomeriggio, seduta in mezzo alla gente variopinta, mi sono resa conto di quanto io sia inconsciamente "rassegnata". Ma ragionevolmente pensando, non avrei alcun motivo di esserlo. E' come diceva Vandana Shiva, con il suo tono fermo a volte grave ma anche rasserenante, "...la difesa della vita, la compassione, l'economia sostenibile, avere cura l'uno dell'altro ora vengono criminalizzati. E' questo il contesto in cui stiamo vivendo. Ma non dobbiamo avere paura perché tutto ciò che dobbiamo fare è celebrare e difendere la vita, tutta la vita non solo quella umana, la nostra cultura e la condivisione. Noi ne abbiamo il diritto, il diritto naturale, che non essendo dato dai governi, non possono togliercelo." Come darle torto? Di Vandana e dell'ambiente, un altro tema chiave del FSM 2, vorrei soffermare un po' nella prossima - speriamo ultima - puntata. Ma prima di salutarvi, devo aggiungere una nota personale. Ciò che mi ha più colpito di questa assemblea è stata il comportamento del governatore che faceva da moderatore. Questo signore, da un'aria di contadino più che di politico, seguiva i discorsi altrui con una tale attenzione che mi veniva voglia di invitarlo in Italia per impartire una lezione a tutta la classe dirigente. Niente chiacchiere con i colleghi né distrazione con dei giornali, una scena così comune intorno a noi. Potrebbe sembrarvi una sciocchezza. Ma non potevo fare a meno di dirmi: ecco la differenza. Sono, da tempo, convinta che finché la classe dirigente - politici, insegnanti, giornalisti, genitori ecc. - non imparino ad ascoltare, non avremo mai una democrazia degno di questo nome. Detto così, suona come uno sfogo personale. Ma, di fatto sta che la democrazia partecipativa è soprattutto un esercizio d'ascolto, più che un'istituzione nuova diversa da ciò che conosciamo. Ci conviene ricordarcelo bene. ciao, yukari P.S. Due giorni più tardi, ho avuto la fortuna di capitarmi ad una cena privata imbandita da Iria dove è venuto anche il governatore Dutra insieme alla consorte. Siccome era la sera della chiusura del Forum, il governatore era così stanco che, prima di venire, aveva chiesto a Iria di pregare ai giornalisti presenti - io ed altri due ragazzi torinesi che mi avevano procurato l'intervista a Iria - di astenersi da fargli "intervista". Ma è stato ugualmente interessante oltre che piacevole. Conoscere un uomo politico così estraneo alla superbia sia comunque una fortuna che, credo, capita a pochi. Se non conoscevi la sua faccia, in mezzo agli altri venti seduti al tavolo, non avresti individuato chi era il capo dello Stato di Rio Grande do Sul. La sua presenza non turbava affatto la normalità dei rapporti, più o meno sconosciuti tra di loro. Al tavolo, Dutra chiamava Coca Cola "l'acqua nera dell'imperialismo economico" e il vino locale "l'acqua nera della vita e dell'amicizia".
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