Comunicato da Gaza



ASSOCIAZIONE
COMUNITÀ PAPA GIOVANNI XXIII




OPERAZIONE COLOMBA
Corpo Civile e Nonviolento di Pace


Via della Grotta Rossa n.6
47900 Rimini, Italia

Tel. ++39 0541 751498
Fax. ++39 0541 751624

operazione.colomba at libero.it
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COMUNICATO ALLA STAMPA

GAZA, 19 FEBBRAIO 2002

Siamo arrivati a Gaza da Gerusalemme, ospiti di alcuni amici che ci
accompagnano in giro a visitare  "quello che è importante che vediate" come
ci dicono loro. Non si può capire senza avere visto cosa è Gaza: alla fine
della giornata siamo d'accordo con loro, senza parole.

Questa è la zona più densamente popolata del mondo, una delle più povere,
da più di un anno nessun palestinese può uscirne, da giorni è oggetto di
bombardamenti quotidiani, è diventato un campo di concentramento lungo 40
km e largo 7, con più di un milione di abitanti . I 5000 israeliani che
vivono qui superprotetti nei loro insediamenti usano il 40 per cento
dell'acqua ed una quantità incomparabile di terra e di risorse in più dei
palestinesi. Le ruspe non si fermano mai: distruggono case, divelgono
oliveti e piantagioni palestinesi troppo vicine alle case dei coloni.

Radono al suolo anche le case. Sei - sette tende al centro della città di
Rafa sul confine con l'Egitto nella striscia di Gaza. Sotto la tenda ci
sono diverse persone molti sono profughi già tre volte. Ci chiamano a
prendere il te sotto la tenda, non hanno più niente, due sedie, un
materasso ed una tessera per ottenere aiuti umanitari. Una signora ci
implora di aiutarli a difendere i loro diritti. Profughi della guerra di
indipendenza israeliana del '48 e nuovamente profughi della guerra dei sei
giorni del '67.
Nel Gennaio scorso alle 2 di notte tutti stavano dormendo e le forze
dell'esercito israeliano li hanno fatti uscire in fretta di casa senza
poter portare niente con sè , sono arrivati i buldozer ed hanno distrutto
tutto.

Per la sicurezza di Israele è necessario cacciare queste persone da casa
loro per creare una fascia di sicurezza al confine con l'Egitto, è
necessario cacciarle di casa di notte e sotto la pioggia, è necessario non
permettere loro di prendere bagagli. Un ragazzino ci accompagna dove un
tempo sorgeva la loro casa, ci fa cenno di seguirlo nei vicoli poco più
larghi di un metro del campo profughi, ha con sè uno straccio bianco, senza
questo i militari che ci guardano dalla torretta ci potrebbero sparare,
racconta. I vicoli si aprono improvvisamente su un panorama di macerie, una
porta rimane in piedi solitaria come ricordo di una casa che non c'è più,
un ragazzo sdraiato sulle macerie con un cuscino sotto la testa dorme,
all'ombra di un pezzo di muro rimasto in piedi, un bimbo riposa nella culla
mentre la madre prepara il pane in un forno di fortuna. I bambini corrono
su e giù per le macerie, noi non sappiamo cosa dire, ci vengono in mente le
scuse del governo, " abbiamo abbattuto solo case disabitate": 70 in una
sola notte. "Non è vero, come non è vero nè possibile che ci sia pace
finchè delle persone come noi vivono così". Ci piacerebbe portare qui i
nostri amici israeliani che difendono i diritti dei beduini cacciati dal
deserto per far spazio ai coloni , ci hanno raccontato della loro
impossibilità di incontrare i palestinesi e di quanto vorrebbero non
lasciarli soli.

A noi volontari dell'Operazione Colomba piacerebbe iniziare a vivere a
fianco di queste persone, essere qui semplicemente per condividere per un
po' la vita di questa gente segregata, vorremo far arrivare fuori da qui la
loro sofferenza, vorremo dire che il terrorismo non si combatte con i
bombardieri f-16 e con gli elicotteri da guerra ma con il riconoscimento
dei diritti e della dignità di tutti, anche dei nemici. Vorremo anche
essere strumento di contatto con chi dall'altra parte di questo muro
(gruppi pacifisti israeliani e gente di buon senso) vuole sapere la verità
e ci chiede di aiutarli a far finire l'ingiustizia.

Capannini, Bettini, Pagliarani     -    per contattarci 00972055940773