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La nonviolenza e' in cammino. 352
- Subject: La nonviolenza e' in cammino. 352
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Sat, 16 Feb 2002 17:20:57 +0100
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutti gli amici della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. e fax: 0761/353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 352 del 15 febbraio 2002 Sommario di questo numero: 1. Leah Goldberg, Una notte d'autunno piovosa e un limpido mattino 2. Simone Weil: la misericordia 3. Movimento Nonviolento, Movimento Internazionale della Riconciliazione: solidali con i riservisti israeliani obiettori 4. Giulio Vittorangeli, fermare la guerra 5. Ali Mumin Ahad, Armando Gnisci: noi somali 6. Piero Calamandrei, epigrafi per uomini e citta' della Resistenza 7. La "Carta" del Movimento Nonviolento 8. Per saperne di piu' 1. POESIA. LEAH GOLDBERG: UNA NOTTE D'AUTUNNO PIOVOSA E UN LIMPIDO MATTINO [Questa poesia di Leah Goldberg abbiamo estratto da AA. VV. (a cura di Guido Davico Bonino e Paola Mastrocola), L'altro sguardo, Mondadori, Milano 1996, p. 267. Leah Goldberg (1911-1970), e' nata a Koenigsberg, dal 1935 si trasferisce definitivamente a Tel Aviv; scrittrice, docente di letteratura comparata, traduttrice (anche dall'italiano: ha tradotto in ebraico il Canzoniere di Petrarca)] Dentro una notte nera e impenetrabile dove soltanto gli sciacalli osano inoltrarsi una citta' e' sprofondata vestita di candore esposta alle sferzate della pioggia alla rabbia del tuono all'avida carezza del vecchio mare. 2. MAESTRE. SIMONE WEIL: LA MISERICORDIA [Da Simone Weil, Quaderni (volume quarto), Adelphi, Milano 1993, p. 125. Simone Weil, nata a Parigi nel 1909, allieva di Alain, fu professoressa, militante sindacale e politica della sinistra classista e libertaria, operaia di fabbrica, miliziana nella guerra di Spagna contro i fascisti, lavoratrice agricola, poi esule in America, infine a Londra impegnata a lavorare per la Resistenza. Minata da una vita di generosità, abnegazione, sofferenze, muore in Inghilterra nel 1943. Una descrizione meramente esterna come quella che precede non rende pero' conto della vita interiore della Weil (ed in particolare della svolta, o intensificazione, o meglio ancora: radicalizzazione ulteriore, seguita alle prime esperienze mistiche del 1938). Ha scritto di lei Susan Sontag: "Nessuno che ami la vita vorrebbe imitare la sua dedizione al martirio, o se l'augurerebbe per i propri figli o per qualunque altra persona cara. Tuttavia se amiamo la serieta' come vita, Simone Weil ci commuove, ci da' nutrimento". Opere di Simone Weil: tutti i volumi di Simone Weil in realta' consistono di raccolte di scritti pubblicate postume, in vita Simone Weil aveva pubblicato poco e su periodici (e sotto pseudonimo nella fase finale della sua permanenza in Francia stanti le persecuzioni antiebraiche). Tra le raccolte piu' importanti in edizione italiana segnaliamo: L'ombra e la grazia (Comunità, poi Rusconi), La condizione operaia (Comunità, poi Mondadori), La prima radice (Comunità, SE, Leonardo), Attesa di Dio (Rusconi), La Grecia e le intuizioni precristiane (Rusconi), Riflessioni sulle cause della libertà e dell'oppressione sociale (Adelphi), Sulla Germania totalitaria (Adelphi), Lettera a un religioso (Adelphi); Sulla guerra (Pratiche). Sono fondamentali i quattro volumi dei Quaderni, nell'edizione Adelphi curata da Giancarlo Gaeta. Opere su Simone Weil: fondamentale e' la grande biografia di Simone Pétrement, La vita di Simone Weil, Adelphi, Milano 1994. Tra gli studi cfr. AA. VV., Simone Weil, la passione della verità, Morcelliana, Brescia 1985; Gabriella Fiori, Simone Weil, Garzanti, Milano 1990; Giancarlo Gaeta, Simone Weil, ECP, S. Domenico di Fiesole 1992; Jean-Marie Muller, Simone Weil. L'esigenza della nonviolenza, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1994; Angela Putino, Simone Weil e la Passione di Dio, EDB, Bologna 1997; Maurizio Zani, Invito al pensiero di Simone Weil, Mursia, Milano 1994] La misericordia deve avere la stessa dimensione dell'atto creatore. Non si puo' fare eccezione per nessuna creatura. 3. SOLIDARIETA'. MOVIMENTO NONVIOLENTO, MOVIMENTO INTERNAZIONALE DELLA RICONCILIAZIONE: SOLIDALI CON I RISERVISTI ISRAELIANI OBIETTORI [Riceviamo e diffondiamo questo comunicato dei due principali movimenti nonviolenti presenti in Italia. Ringraziamo Angela Dogliotti Marasso (per contatti: angelaebeppe at libero.it) per avercelo trasmesso] Salutiamo con gioia la dichiarazione con la quale diverse decine di riservisti di Tsahal (190 a oggi, 7 febbraio), ufficiali e soldati di riserva israeliani, rifiutano di partecipare alla difesa dell'occupazione dei territori posti oltre la linea verde, e di continuare a combattere in una guerra "per dominare, espellere, affamare e umiliare un intero popolo". Accanto alle sempre piu' numerose voci e testimonianze, come quella dei trecento pacifisti israeliani che nei giorni scorsi hanno superato il check point di Kalandia e insieme a donne e uomini palestinesi si sono recati ad incontrare Arafat, o come le azioni nonviolente organizzate nei mesi scorsi dalla Coalition of Women for a Just Peace (insieme di organizzazioni di donne israeliane e palestinesi), questo atto si pone come un segno di forte e coraggiosa decisione personale, operata sulla base di una scelta di coscienza, nella convinzione che la strada del dialogo e della riconciliazione siano le uniche vie possibili per la convivenza e la sicurezza di entrambi i popoli. Nella vicinanza a tutti coloro che, da entrambe le parti, soffrono per le conseguenze di logiche di violenza e di guerra, sosteniamo e invitiamo a sostenere tutte le iniziative volte a proteggere le vittime e a riprendere il cammino per promuovere una pace giusta in Medio Oriente. 4. RIFLESSIONE. GIULIO VITTORANGELI: FERMARE LA GUERRA [Giulio Vittorangeli e' una delle voci piu' nitide ed autorevoli della solidarieta' internazionale. Per contatti: giulio.vittorangeli at tin.it] Viviamo in un sistema che prosciuga le forze interiori e spesso ci invita ad incrociare le braccia dicendo: "Non posso farci nulla". Non solo, la superficialita' e l'ignoranza ci perforano il cervello. Oggi non sappiamo bene nemmeno in che tipo di guerra siamo coinvolti; e mentre stanno "palestinizzando" il mondo, noi tutti non abbiamo un luogo politico da cui farci sentire. La guerra, eccezionalita' per definizione, e' diventata il linguaggio ordinario del dibattito. Ci abitueremo, siamo gia' abituati, a convivere con questo scenario: l'assuefazione di massa alla guerra permanente globale. L'eccezione diventa normalita', con tutti i rischi che ne conseguono per la democrazia. La "cultura" della guerra passa sopra i diritti individuali, svuota la rappresentanza di significato, pretende di cancellare le differenze e gli antagonismi, stabilendo la supremazia del piu' forte. Cosi' la guerra al terrorismo si presenta sempre piu' come "un pretesto, non privo di fondamento ma enfatizzato, per giustificare qualsiasi comportamento dei paesi piu' forti su scala internazionale e nelle politiche interne, mettendo a tacere la societa' civile, subordinando il diritto agli imperativi dell'emergenza, la pace alla sicurezza, la convivenza alla convenienza o alla prepotenza, la verita' all'inganno", per usare le parole di Luigi Pintor. Dopo l'11 settembre non esistono piu' i diritti dei popoli che lottano per la liberta' e l'indipendenza, ma soltanto terroristi nemici della democrazia e dell'Occidente. "La nuova dimensione assunta dalla tragedia palestinese e' il fatto piu' vistoso e perverso di questo uso giustificazionista dell'11 settembre. La novita' e' che le equazioni di Sharon (Arafat uguale Bin Laden, palestinesi uguale terroristi) non hanno altro sbocco logico che l'occupazione militare e la colonizzazione di fatto di tutta la Palestina, come unico territorio e stato. Una soluzione finale. Fa impressione la passivita' o l'indulgenza dell'occidente di fronte a questo scenario" (sempre Luigi Pintor, "il manifesto" del 14 dicembre 2001). La realta' e' che il popolo palestinese, sostanzialmente, e' solo con la sua disperazione. Certo qualcosa faticosamente si muove anche in Israele, pensiamo alla lettera, un drammatico annuncio a pagamento, dei 53 militari israeliani pubblicata su Haaretz il 25 gennaio 2002: "Noi dichiariamo che non continueremo a combattere in questa guerra per la pace delle colonie (...) per dominare, espellere, affamare e umiliare un intero popolo". La novita' e' che non sono gli obiettori di coscienza o i gruppi pacifisti, ma sono gli ufficiali dell'occupazione, l'elite militare israeliana, che si rendono conto del ruolo criminale cui l'occupazione li ha costretti. "E' un appello alla societa' israeliana. Ma e' anche un grido d'allarme per tutti coloro che tacciono. Bisogna evitare ad ogni costo che l'Europa si trinceri dietro un nuovo silenzio complice. Si deve dire un no secco ai progetti criminali di Sharon, che porteranno ad una nuova tragedia. Non solo per le vittime palestinesi, ma anche per tutti gli israeliani" (Zvi Schuldiner). Inoltre, c'e' stato un primo appello di alcuni ebrei italiani: "Non crediamo si possa celebrare il 27 gennaio quest'anno solo come giornata della memoria. E' anche giornata dell'onta, onta che il governo Sharon arreca al ricordo della Shoah, agendo e tentando di distruggere un altro popolo vittima della storia. E' di fronte a noi la distruzione dei valori etici che l'atrocita' dello sterminio addita come necessario e salvifico contraltare. La politica dello Stato israeliano e' in questo momento la negazione dei valori che vogliamo celebrare: la convivenza, la tolleranza, l'accettazione dell'altro da se', il diritto di ogni popolo ad avere una terra in cui vivere senza oppressori". Purtroppo gli appelli di Arafat alle Nazioni Unite cadono nel vuoto, e l'Europa tace forse perche' ancora assordita dal rumore dei bombardamenti in Afghanistan. Anche noi, la solidarieta' internazionale, fatichiamo non poco a smuovere le coscienze. Sentiamo tutto il peso dell'inadeguatezza, e di quel "buio infinito" di cui parla Ali Rashid, una delle voci piu' equilibrate ed autorevoli della comunita' palestinese in Italia. In queste ore, solo un contingente internazionale urgente e assolutamente necessario, composto anche di forze europee, puo' essere l'ultimo freno al processo che si cova in quelle terre. Quanti hanno avidamente inviato tante truppe verso tante guerre, dal Kossovo all'Afghanistan, dovrebbero unire le loro forze per cercare di evitare una nuova tragedia, prima che sia troppo tardi. E se non saranno i governi ad inviare la forza di protezione internazionale, dovremmo farlo noi, andando di persona nei villaggi palestinesi per tentare con la nostra presenza di impedire i bombardamenti e quindi ulteriori massacri. Si tratta di frenare Sharon, il suo governo e i suoi disegni, prima che completino la loro politica espansionista. "Forse Sharon realizzera' la grande Israele ma in un mare di odio e la guerra non avra' mai fine" (Rossana Rossanda). 5. RIFLESSIONE: ALI MUMIN AHAD, ARMANDO GNISCI: NOI SOMALI [Da Armando Gnisci, studioso e docente di chiara fama e di forte impegno per la civilta' umana contro la barbarie bellica, riceviamo e diffondiamo. Per contatti: Armando.Gnisci at uniroma1.it] Alcune ragioni per non bombardare la Somalia. * Perche' la poverta' rappresenta il problema principale. Insieme forse all'Afghanistan, bombardato dai padroni della terra, la Somalia oggi e' il paese piu' povero del mondo. La sua popolazione vive di aiuti umanitari e di rimesse dei rifugiati in Europa ed America. Ma la maggioranza dei somali non puo' contare nemmeno su queste misericordie. Centinaia di migliaia di persone, soprattutto donne, bambini ed anziani, hanno abbandonato le loro attivita' agricole e della pastorizia per confluire nelle citta'. Senza possibilita' d'occupazione o di un'adeguata assistenza umanitaria, le loro condizioni sono miserevoli. Queste sarebbero le vittime certe di un intervento militare. In Somalia non servono bombe, ma pane per non far morire di fame una generazione che non ha mai conosciuto i benefici e la protezione di uno Stato: i bambini somali. Non servono solo aiuti umanitari, ma soprattutto un piano per costruire le condizioni affinche' i somali possano godere del diritto di vivere in pace e di produrre per il loro sostentamento, di avere un proprio Stato, di darsi governi che sappiano amministrare la cosa pubblica. Servono, quindi, piani di interventi economici - produttivi, di creazione di impiego; servono infrastrutture (scuole, ospedali, ambulatori, strade, strutture portuali ed aero-portuali, ecc.). L'intraprendenza, la fantasia e l'inventiva dei somali necessitano oltre che di regole, di capitali finanziari che solo l'Unione Europea e gli Stati Uniti d'America possono convogliare per lo sviluppo del paese. Per far si' che il contadino ed il pastore somalo delle aree rurali e l'artigiano dei centri cittadini riprendano le loro attivita' tradizionali. Un sistema efficiente ed equo di microcredito da parte delle istituzioni finanziarie internazionali svolgerebbe bene una funzione di impulso e di motore per l'economia nazionale. * Perche' il quadro generale del paese e' dominato da una fragilita' istituzionale. Somalia vuol dire assenza di Stato da piu' di dieci anni. Caso piu' unico che raro nella storia delle nazioni moderne. Cio' che ha permesso a questo popolo di sopravvivere, e non essere sopraffatto dall'assoluta anarchia, e' la tradizionale solidarieta' clanica e nazionale, non certo una speranza mai restituita dalla comunita' internazionale. Il crollo istituzionale ed il collasso dello Stato somalo hanno le loro radici anche nel processo che ha portato il paese alla sua indipendenza. Tutto cio' richiama una precisa responsabilita' delle ex-potenze colonizzatrici. Aiutare il paese e la sua popolazione a valorizzare le sue tradizioni democratiche per costruire un proprio modello istituzionale piu' adeguato alla propria realta' sociale, sarebbe oggi la cosa piu' conveniente per non lasciare la Somalia in quel vuoto istituzionale che incute timori nella comunita' internazionale. Esiste gia' a Mogadiscio un governo di transizione al quale bisognerebbe dare tutto il sostegno che merita, sulla base della sua capacita' di dialogo con le regioni, con i gruppi sociali tradizionali, con le opposizioni verso le quali e' indispensabile instaurare una dialettica democratica. * Perche' si corre il rischio di creare un clima che favorirebbe solo l'odio dei somali. Un eventuale intervento militare creerebbe, come sempre nelle situazioni di emergenza, un falso sentimento di unita' nazionale dei somali nella lotta contro gli stranieri, per poi ritornare, una volta ritirati i contingenti invasori, nei conflitti tribali ed inter-clanici. Un risultato del genere non e' certamente cio' che serve ai somali che hanno bisogno reale di uscire una volta per sempre dal ciclo: interventi esterni - guerre inter-claniche - interventi esterni. * Perche' si comprometterebbe la rinascita democratica della Somalia. Un intervento militare, inoltre, significherebbe indebolire i piu' deboli e rafforzare, ancora una volta, futuri dittatori. L'instaurazione di un regime totalitario, in qualsiasi parte della Somalia, ridurrebbe lo spazio per la riconciliazione nazionale ed allontanerebbe le speranze per una riunificazione nazionale. La Somalia aspetta dal 1950 che la comunita' internazionale le permetta di diventare uno stato e una democrazia. Noi somali, in patria o nella diaspora, siamo diventati l'esempio vivente e additabile dei popoli-relitti e senza identita'. Forse il nostro posto e' tra i "popoli indigeni" che reclamano dignita' e indipendenza, come i maya in Messico, o gli aborigeni in Australia. Oppure possiamo diventare il laboratorio della condizione post-nazionale, della quale parlano gli ideologi occidentali. Oppure possiamo diventare l'immensa location ideale per girare in esterni i film guerreschi hollywoodiani. Qualunque sia il destino che vorrete che si realizzi per noi, noi chiediamo che innanzitutto ci rispettiate e che ci diate qualche ragione per sperare in una condizione di sviluppo del "liberamente umano". Bombardarci, invece, significherebbe l'ultimo tradimento delle ragioni dell'umano che la civilta' bianca possa permettersi da quando ha voluto colonizzare l'Africa e gli altri mondi. E sappiate che anche se non ci bombardate perche' non e' stato accertato nessun campo di terroristi nel nostro territorio, questo non ci tranquillizza e non ci da' alcuna speranza. Ci fa solo tornare nel buio. 6. MAESTRI. PIERO CALAMANDREI: EPIGRAFI PER UOMINI E CITTA' DELLA RESISTENZA [Piero Calamandrei (Firenze, 1889-1956), avvocato, giurista, docente universitario, antifascista intransigente. Dopo la Liberazione fu costituente e parlamentare, fondatore ed animatore della rivista "Il Ponte", impegnato nelle grandi battaglie civili. I testi che qui riproponiamo sono estratti dal suo libro di discorsi, scritti ed epigrafi Uomini e città della Resistenza, edito nel 1955 e successivamente ristampato da Laterza nel 1977 (l'edizione da cui citiamo), piu' recentemente riproposto da "Linea d'ombra" (Milano 1994)] VIVI E PRESENTI CON NOI FINCHE' IN LORO CI RITROVEREMO UNITI MORTI PER SEMPRE PER NOSTRA VILTA' QUANDO FOSSE VERO CHE SONO MORTI INVANO (In limine al libro Uomini e città della Resistenza) * DA QUESTA CASA OVE NEL 1925 IL PRIMO FOGLIO CLANDESTINO ANTIFASCISTA DETTE ALLA RESISTENZA LA PAROLA D'ORDINE NON MOLLARE FEDELI A QUESTA CONSEGNA COL PENSIERO E COLL'AZIONE CARLO E NELLO ROSSELLI SOFFRENDO CONFINI CARCERI ESILII IN ITALIA IN FRANCIA IN SPAGNA MOSSERO CONSAPEVOLI PER DIVERSE VIE INCONTRO ALL'AGGUATO FASCISTA CHE LI RICONGIUNSE NEL SACRIFICIO IL 9 GIUGNO 1937 A BAGNOLES DE L'ORNE MA INVANO SI ILLUSERO GLI OPRESSORI DI AVER FATTO LA NOTTE SU QUELLE DUE FRONTI QUANDO SPUNTO' L'ALBA SI VIDERO IN ARMI SU OGNI VETTA D'ITALIA MILLE E MILLE COL LORO STESSO VOLTO VOLONTARI DELLE BRIGATE ROSSELLI CHE SULLA FIAMMA RECAVANO IMPRESSO GRIDO LANCIATO DA UN POPOLO ALL'AVVENIRE GIUSTIZIA E LIBERTA' (Epigrafe sulla casa dei fratelli Rosselli, in Firenze, via Giusti n. 38) * GIUSTIZIA E LIBERTA' PER QUESTO MORIRONO PER QUESTO VIVONO (Epigrafe sulla tomba dei fratelli Rosselli, nel cimitero di Trespiano - Firenze) * NON PIU' VILLA TRISTE SE IN QUESTE MURA SPIRITI INNOCENTI E FRATERNI ARMATI SOL DI COSCIENZA IN FACCIA A SPIE TORTURATORI CARNEFICI VOLLERO PER RISCATTARE VERGOGNA PER RESTITUIR DIGNITA' PER NON RIVELARE IL COMPAGNO LANGUIRE SOFFRIRE MORIRE NON TRADIRE (Epigrafe sulla villa di via Bolognese, a Firenze - dove fu la sede della banda Carità - nella quale Enrico Bocci fu torturato: e che fu chiamata in quei mesi "Villa triste") * GIANFRANCO MATTEI DOCENTE UNIVERSITARIO DI CHIMICA NELL'ORA DELL'AZIONE CLANDESTINA FECE DELLA SUA SCIENZA ARMA PER LA LIBERTA' COMUNIONE COL SUO POPOLO SILENZIOSA SCELTA DEL MARTIRIO SU QUESTA CASA OVE NACQUE RIMANGANO INCISE LE ULTIME PAROLE SCRITTE NEL CARCERE QUANDO SOTTRASSE AL CARNEFICE E INVITTA CONSEGNO' ALL'AVVENIRE LA CERTEZZA DELLA SUA FEDE " SIATE FORTI - COME IO LO FUI " Milano 11 dicembre 1916 - Roma febbraio 1944 (Epigrafe sulla casa di Milano, ove nacque l'11 dicembre 1916 Gianfranco Mattei) * LA MADRE QUANDO LA SERA TORNAVANO DAI CAMPI SETTE FIGLI ED OTTO COL PADRE IL SUO SORRISO ATTENDEVA SULL'USCIO PER ANNUNCIARE CHE IL DESCO ERA PRONTO MA QUANDO IN UN UNICO SPARO CADDERO IN SETTE DINANZI A QUEL MURO LA MADRE DISSE NON VI RIMPROVERO O FIGLI D'AVERMI DATO TANTO DOLORE L'AVETE FATTO PER UN'IDEA PERCHE' MAI PIU' NEL MONDO ALTRE MADRI DEBBAN SOFFRIRE LA STESSA MIA PENA MA CHE CI FACCIO QUI SULLA SOGLIA SE PIU' LA SERA NON TORNERETE IL PADRE E' FORTE E RINCUORA I NIPOTI DOPO UN RACCOLTO NE VIENE UN ALTRO MA IO SONO SOLTANTO UNA MAMMA O FIGLI CARI VENGO CON VOI (Epigrafe dettata per il busto, collocato nella sala del consiglio del Comune di Campegine, di Genoveffa Cocconi, madre dei sette fratelli Cervi, morta di dolore poco dopo la loro fucilazione) * A POCHI METRI DALL'ULTIMA CIMA AVVOLTA NEL NEMBO QUALCUNO PIU' SAGGIO DISSE SCENDIAMO MA LIVIO COMANDA QUANDO UN'IMPRESA SI E' COMINCIATA NON VALE SAGGEZZA A TUTTI I COSTI BISOGNA SALIRE DALLA MONTAGNA NERA DOPO DIECI ANNI DAL PRIMO CONVEGNO S'AFFACCIANO LE OMBRE IN VEDETTA L'HANNO RICONOSCIUTO SVENTOLANO I VERDI FAZZOLETTI RICANTAN LE VECCHIE CANZONI E' LIVIO CHE SALE E' IL LORO CAPO CHE PER NON RINUNCIARE ALLA VETTA TRA I MORTI GIOVANI GIOVANE ANCH'EGLI E' VOLUTO RESTARE ASCIUGHIAMO IL PIANTO GUARDIAMO SU IN ALTO IN CERCA DI TE COME TI VIDERO I TEDESCHI FUGGENTI FERMO SULLA RUPE LE SPALLE QUADRATE MONTANARE LA MASCHIA FRONTE OSTINATA L'OCCHIO ACCESO DI DOLCE FIEREZZA FACCI UN CENNO LIVIO SE VACILLEREMO A TUTTI I COSTI BISOGNA SALIRE ANCHE SE QUESTO E' MORIRE (Epigrafe per la morte di Livio Bianco avvenuta nel luglio del 1953, per una sciagura di montagna) * DALL'XI AGOSTO MCMXLIV NON DONATA MA RICONQUISTATA A PREZZO DI ROVINE DI TORTURE DI SANGUE LA LIBERTA' SOLA MINISTRA DI GIUSTIZIA SOCIALE PER INSURREZIONE DI POPOLO PER VITTORIA DEGLI ESERCITI ALLEATI IN QUESTO PALAZZO DEI PADRI PIU' ALTO SULLE MACERIE DEI PONTI HA RIPRESO STANZA NEI SECOLI (Epigrafe apposta dopo la liberazione sulla parete di Palazzo Vecchio che guarda Via dei Gondi, a Firenze) * SULLE FOSSE DEL VOSTRO MARTIRIO NEGLI STESSI CAMPI DI BATTAGLIA O SUPPLIZIATI DI BELFIORE O VOLONTARI DI CURTATONE E MONTANARA DOPO UN SECOLO MANTOVA VI AFFIDA QUESTI SUOI CADUTI DELLA GUERRA PARTIGIANA COME VOI SONO ANDATI INCONTRO ALLA MORTE A FRONTE ALTA CON PASSO SICURO SENZA VOLTARSI INDIETRO ACCOGLIETELI OMBRE FRATERNE SONO DELLA VOSTRA FAMIGLIA MUTANO I VOLTI DEI CARNEFICI RADETZKY O KESSELRING VARIANO I NOMI DELLE LIBERAZIONI RISORGIMENTO O RESISTENZA MA L'ANELITO DEI POPOLI E' UNO NELLA STORIA DOVE I SECOLI SONO ATTIMI LE GENERAZIONI SI TRASMETTONO QUESTA FIAMMA RIBELLE PATIBOLI E TORTURE NON LA SPENGONO DOPO CENT'ANNI QUANDO L'ORA SPUNTA I CIMITERI CHIAMANO LIBERTA' DA OGNI TOMBA BALZA UNA GIOVANE SCHIERA L'AVANZATA RIPRENDE FINO A CHE OGNI SCHIAVITU' SARA' BANDITA DAL MONDO PACIFICATO (Epigrafe murata nella sala del Palazzo Provinciale di Mantova nel primo decennale della Resistenza, giugno 1954) * RITORNO DI KESSELRING NON E' PIU' VERO NON E' PIU' VERO O FUCILATI DELLA RESISTENZA O INNOCENTI ARSI VIVI DI SANT'ANNA E DI MARZABOTTO NON E' PIU' VERO CHE NEL ROGO DEI CASALI DIETRO LE PORTE INCHIODATE MADRI E CREATURE TORCENDOSI TRA LE FIAMME URLAVANO DISPERATAMENTE PIETA' AI CAMERATI GUASTATORI CHE SI GLORIARONO DI QUELLE GRIDA SIA RESA ALFINE GIUSTIZIA RIPRENDANO TORCE ED ELMETTI SI SCHIERINO IN PARATA ALTRI ROGHI DOVRANNO ESSERE ACCESI PER LA FELICITA' DEL MONDO NON PIU' FIORI PER LE VOSTRE TOMBE SONO STATI TUTTI REQUISITI PER FARE LA FIORITA SULLE VIE DEL LORO RITORNO LI COMANDERA' ANCORA COLL'ONORE MILITARE CUCITO IN ORO SUL PETTO IL CAMERATA KESSELRING IL VOSTRO ASSASSINO * IL MONUMENTO A KESSELRING LO AVRAI CAMERATA KESSELRING IL MONUMENTO CHE PRETENDI DA NOI ITALIANI MA CON CHE PIETRA SI COSTRUIRA' A DECIDERLO TOCCA A NOI NON COI SASSI AFFUMICATI DEI BORGHI INERMI STRAZIATI DAL TUO STERMINIO NON COLLA TERRA DEI CIMITERI DOVE I NOSTRI COMPAGNI GIOVINETTI RIPOSANO IN SERENITA' NON COLLA NEVE INVIOLATA DELLE MONTAGNE CHE PER DUE INVERNI TI SFIDARONO NON COLLA PRIMAVERA DI QUESTE VALLI CHE TI VIDE FUGGIRE MA SOLTANTO COL SILENZIO DEI TORTURATI PIU' DURO D'OGNI MACIGNO SOLTANTO CON LA ROCCIA DI QUESTO PATTO GIURATO FRA UOMINI LIBERI CHE VOLONTARI SI ADUNARONO PER DIGNITA' NON PER ODIO DECISI A RISCATTARE LA VERGOGNA E IL TERRORE DEL MONDO SU QUESTE STRADE SE VORRAI TORNARE AI NOSTRI POSTI CI RITROVERAI MORTI E VIVI COLLO STESSO IMPEGNO CHE SI CHIAMA ORA E SEMPRE RESISTENZA (Lapide murata nel Palazzo Comunale di Cuneo il 21 dicembre 1952) * ALL'OMBRA DI QUESTE MONTAGNE IL 12 SETTEMBRE 1943 POCHI RIBELLI QUI CONVENUTI ARMATI DI FEDE E NON DI GALLONI FURONO LA PRIMA PATTUGLIA DELLA RESISTENZA PIEMONTESE CHE DOPO DUE INVERNI CON DUCCIO E LIVIO AL COMANDO PER OGNI CADUTO CENTO SOPRAGGIUNTI DIVENTO' L'ESERCITO DI GIUSTIZIA E LIBERTA' DILAGANTE VITTORIOSO IN PIANURA NEL PRIMO DECENNALE I VIVI SALUTANO I MORTI DORMITE IN PACE COMPAGNI L'IMPEGNO DI MARCIARE INSIEME VERSO L'AVVENIRE NON E' CADUTO (Epigrafe murata sulla Chiesa di Madonna del Colletto, inaugurata il 27 settembre 1953 con un discorso di Ferruccio Parri) * CONTRO OGNI RITORNO INERMI BORGATE DELL'ALPE ASILO DI RIFUGIATI PRESE D'ASSALTO COI LANCIAFIAMME ARSI VIVI NEL ROGO DEI CASALI I BAMBINI AVVINGHIATI ALLE MADRI FOSSE NOTTURNE SCAVATE DAGLI ASSASSINI IN FUGA PER NASCONDERVI STRAGI DI TRUCIDATI INNOCENTI QUESTO VI RIUSCI' S. TERENZIO BERGIOLA ZERI VINCA FORNO MOMMIO TRAVERDE S. ANNA S. LEONARDO SCRIVETE QUESTI NOMI SON LE VOSTRE VITTORIE MA ESPUGNARE QUESTE TRINCEE DI MARMO DI DOVE IL POPOLO APUANO CAVATORI E PASTORI E LE LORO DONNE STAFFETTE TUTTI ARMATI DI FAME E DI LIBERTA' VI SFIDAVA BEFFARDO DA OGNI CIMA QUESTO NON VI RIUSCI' ORA SUL MARE SON TORNATI AL CARICO I VELIERI E NELLE CAVE I BOATI DELLE MINE CHIAMAN LAVORO E NON GUERRA MA QUESTA PACE NON E' OBLIO STANNO IN VEDETTA QUESTE MONTAGNE DECORATE DI MEDAGLIE D'ORO AL VALORE PARTIGIANO TAGLIENTI COME LAME IMMACOLATO BALUARDO SEMPRE ALL'ERTA CONTRO OGNI RITORNO (Epigrafe scolpita sul marmo della stele commemorativa delle Fosse del Frigido, inaugurata il 21 ottobre 1954) * FANTASMI NON RAMMARICATEVI DAI VOSTRI CIMITERI DI MONTAGNA SE GIU' AL PIANO NELL'AULA OVE FU GIURATA LA COSTITUZIONE MURATA COL VOSTRO SANGUE SONO TORNATI DA REMOTE CALIGINI I FANTASMI DELLA VERGOGNA TROPPO PRESTO LI AVEVAMO DIMENTICATI E' BENE CHE SIANO ESPOSTI IN VISTA SU QUESTO PALCO PERCHE' TUTTO IL POPOLO RICONOSCA I LORO VOLTI E SI RICORDI CHE TUTTO QUESTO FU VERO CHIEDERANNO LA PAROLA AVREMO TANTO DA IMPARARE MANGANELLI PUGNALI PATIBOLI VENT'ANNI DI RAPINE DUE ANNI DI CARNEFICINE I BRIGANTI SUGLI SCANNI I GIUSTI ALLA TORTURA TRIESTE VENDUTA AL TEDESCO L'ITALIA RIDOTTA UN ROGO QUESTO SI CHIAMA GOVERNARE PER FAR GRANDE LA PATRIA APPRENDEREMO DA FONTE DIRETTA LA STORIA VISTA DALLA PARTE DEI CARNEFICI PARLERANNO I DIPLOMATICI DELL'ASSE I FIERI MINISTRI DI SALO' APRIRANNO I LORO ARCHIVI SEGRETI DI OGNI IMPICCATO SAPREMO LA SEPOLTURA DI OGNI INCENDIO SI RITROVERA' IL PROTOCOLLO CIVITELLA SANT'ANNA BOVES MARZABOTTO TUTTE IN REGOLA SAPREMO FINALMENTE QUANTO COSTO' L'ASSASSINIO DI CARLO E NELLO ROSSELLI MA FORSE A QUESTO PUNTO PREFERIRANNO RINUNCIARE ALLA PAROLA PECCATO QUESTI GRANDI UOMINI DI STATO AVREBBERO TANTO DA RACCONTARE (Epigrafe pubblicata sul "Ponte" dopo le elezioni politiche del 7 giugno 1953) 7. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 8. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: http://www.nonviolenti.org ; per contatti, la e-mail è: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: http://www.peacelink.it/users/mir . Per contatti: lucben at libero.it ; angelaebeppe at libero.it ; mir at peacelink.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: http://www.peacelink.it . Per contatti: info at peacelink.it LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutti gli amici della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. e fax: 0761/353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 352 del 15 febbraio 2002
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