La nonviolenza e' in cammino. 352



LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di
Viterbo a tutti gli amici della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. e fax: 0761/353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 352 del 15 febbraio 2002

Sommario di questo numero:
1. Leah Goldberg, Una notte d'autunno piovosa e un limpido mattino
2. Simone Weil: la misericordia
3. Movimento Nonviolento, Movimento Internazionale della Riconciliazione:
solidali con i riservisti israeliani obiettori
4. Giulio Vittorangeli, fermare la guerra
5. Ali Mumin Ahad, Armando Gnisci: noi somali
6. Piero Calamandrei, epigrafi per uomini e citta' della Resistenza
7. La "Carta" del Movimento Nonviolento
8. Per saperne di piu'

1. POESIA. LEAH GOLDBERG: UNA NOTTE D'AUTUNNO PIOVOSA E UN LIMPIDO MATTINO
[Questa poesia di Leah Goldberg abbiamo estratto da AA. VV. (a cura di Guido
Davico Bonino e Paola Mastrocola), L'altro sguardo, Mondadori, Milano 1996,
p. 267.
Leah Goldberg (1911-1970), e' nata a Koenigsberg, dal 1935 si trasferisce
definitivamente a Tel Aviv; scrittrice, docente di letteratura comparata,
traduttrice (anche dall'italiano: ha tradotto in ebraico il Canzoniere di
Petrarca)]

Dentro una notte nera e impenetrabile
dove soltanto gli sciacalli
osano inoltrarsi
una citta' e' sprofondata
vestita di candore
esposta
alle sferzate della pioggia
alla rabbia del tuono
all'avida carezza del vecchio mare.

2. MAESTRE. SIMONE WEIL: LA MISERICORDIA
[Da Simone Weil, Quaderni (volume quarto), Adelphi, Milano 1993, p. 125.
Simone Weil, nata a Parigi nel 1909, allieva di Alain, fu professoressa,
militante sindacale e politica della sinistra classista e libertaria,
operaia di fabbrica, miliziana nella guerra di Spagna contro i fascisti,
lavoratrice agricola, poi esule in America, infine a Londra impegnata a
lavorare per la Resistenza. Minata da una vita di generosità, abnegazione,
sofferenze, muore in Inghilterra nel 1943. Una descrizione meramente esterna
come quella che precede non rende pero' conto della vita interiore della
Weil (ed in particolare della svolta, o intensificazione, o meglio ancora:
radicalizzazione ulteriore, seguita alle prime esperienze mistiche del
1938). Ha scritto di lei Susan Sontag: "Nessuno che ami la vita vorrebbe
imitare la sua dedizione al martirio, o se l'augurerebbe per i propri figli
o per qualunque altra persona cara. Tuttavia se amiamo la serieta' come
vita, Simone Weil ci commuove, ci da' nutrimento". Opere di Simone Weil:
tutti i volumi di Simone Weil in realta' consistono di raccolte di scritti
pubblicate postume, in vita Simone Weil aveva pubblicato poco e su periodici
(e sotto pseudonimo nella fase finale della sua permanenza in Francia stanti
le persecuzioni antiebraiche). Tra le raccolte piu' importanti in edizione
italiana segnaliamo: L'ombra e la grazia (Comunità, poi Rusconi), La
condizione operaia (Comunità, poi Mondadori), La prima radice (Comunità, SE,
Leonardo), Attesa di Dio (Rusconi), La Grecia e le intuizioni precristiane
(Rusconi), Riflessioni sulle cause della libertà e dell'oppressione sociale
(Adelphi), Sulla Germania totalitaria (Adelphi), Lettera a un religioso
(Adelphi); Sulla guerra (Pratiche). Sono fondamentali i quattro volumi dei
Quaderni, nell'edizione Adelphi curata da Giancarlo Gaeta. Opere su Simone
Weil: fondamentale e' la grande biografia di Simone Pétrement, La vita di
Simone Weil, Adelphi, Milano 1994. Tra gli studi cfr. AA. VV., Simone Weil,
la passione della verità, Morcelliana, Brescia 1985; Gabriella Fiori, Simone
Weil, Garzanti, Milano 1990; Giancarlo Gaeta, Simone Weil, ECP, S. Domenico
di Fiesole 1992; Jean-Marie Muller, Simone Weil. L'esigenza della
nonviolenza, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1994; Angela Putino, Simone Weil
e la Passione di Dio, EDB, Bologna 1997; Maurizio Zani, Invito al pensiero
di Simone Weil, Mursia, Milano 1994]
La misericordia deve avere la stessa dimensione dell'atto creatore. Non si
puo' fare eccezione per nessuna creatura.

3. SOLIDARIETA'. MOVIMENTO NONVIOLENTO, MOVIMENTO INTERNAZIONALE DELLA
RICONCILIAZIONE: SOLIDALI CON I RISERVISTI ISRAELIANI OBIETTORI
[Riceviamo e diffondiamo questo comunicato dei due principali movimenti
nonviolenti presenti in Italia. Ringraziamo Angela Dogliotti Marasso (per
contatti: angelaebeppe at libero.it) per avercelo trasmesso]
Salutiamo con gioia la dichiarazione con la quale diverse decine di
riservisti di Tsahal (190 a oggi, 7 febbraio), ufficiali e soldati di
riserva israeliani, rifiutano di partecipare alla difesa dell'occupazione
dei territori posti oltre la linea verde, e di continuare a combattere in
una guerra "per dominare, espellere, affamare e umiliare un intero popolo".
Accanto alle sempre piu' numerose voci e testimonianze, come quella dei
trecento pacifisti israeliani che nei giorni scorsi hanno superato il check
point di Kalandia e insieme a donne e uomini palestinesi si sono recati ad
incontrare Arafat, o come le azioni nonviolente organizzate nei mesi scorsi
dalla Coalition of Women for a Just Peace (insieme di organizzazioni di
donne israeliane e palestinesi), questo atto si pone come un segno di forte
e coraggiosa decisione personale, operata sulla base di una scelta di
coscienza, nella convinzione che la strada del dialogo e della
riconciliazione siano le uniche vie possibili per la convivenza e la
sicurezza di entrambi i popoli.
Nella vicinanza a tutti coloro che, da entrambe le parti, soffrono per le
conseguenze di logiche di violenza e di guerra, sosteniamo e invitiamo a
sostenere tutte le iniziative volte a proteggere le vittime e a riprendere
il cammino per promuovere una pace giusta in Medio Oriente.

4. RIFLESSIONE. GIULIO VITTORANGELI: FERMARE LA GUERRA
[Giulio Vittorangeli e' una delle voci piu' nitide ed autorevoli della
solidarieta' internazionale. Per contatti: giulio.vittorangeli at tin.it]
Viviamo in un sistema che prosciuga le forze interiori e spesso ci invita ad
incrociare le braccia dicendo: "Non posso farci nulla". Non solo, la
superficialita' e l'ignoranza ci perforano il cervello. Oggi non sappiamo
bene nemmeno in che tipo di guerra siamo coinvolti; e mentre stanno
"palestinizzando" il mondo, noi tutti non abbiamo un luogo politico da cui
farci sentire.
La guerra, eccezionalita' per definizione, e' diventata il linguaggio
ordinario del dibattito. Ci abitueremo, siamo gia' abituati, a convivere con
questo scenario: l'assuefazione di massa alla guerra permanente globale.
L'eccezione diventa normalita', con tutti i rischi che ne conseguono per la
democrazia. La "cultura" della guerra passa sopra i diritti individuali,
svuota la rappresentanza di significato, pretende di cancellare le
differenze e gli antagonismi, stabilendo la supremazia del piu' forte. Cosi'
la guerra al terrorismo si presenta sempre piu' come "un pretesto, non privo
di fondamento ma enfatizzato, per giustificare qualsiasi comportamento dei
paesi piu' forti su scala internazionale e nelle politiche interne, mettendo
a tacere la societa' civile, subordinando il diritto agli imperativi
dell'emergenza, la pace alla sicurezza, la convivenza alla convenienza o
alla prepotenza, la verita' all'inganno", per usare le parole di Luigi
Pintor. Dopo l'11 settembre non esistono piu' i diritti dei popoli che
lottano per la liberta' e l'indipendenza, ma soltanto terroristi nemici
della democrazia e dell'Occidente.
"La nuova dimensione assunta dalla tragedia palestinese e' il fatto piu'
vistoso e perverso di questo uso giustificazionista dell'11 settembre. La
novita' e' che le equazioni di Sharon (Arafat uguale Bin Laden, palestinesi
uguale terroristi) non hanno altro sbocco logico che l'occupazione militare
e la colonizzazione di fatto di tutta la Palestina, come unico territorio e
stato. Una soluzione finale. Fa impressione la passivita' o l'indulgenza
dell'occidente di fronte a questo scenario" (sempre Luigi Pintor, "il
manifesto" del 14 dicembre 2001). La realta' e' che il popolo palestinese,
sostanzialmente, e' solo con la sua disperazione.
Certo qualcosa faticosamente si muove anche in Israele, pensiamo alla
lettera, un drammatico annuncio a pagamento, dei 53 militari israeliani
pubblicata su Haaretz il 25 gennaio 2002: "Noi dichiariamo che non
continueremo a combattere in questa guerra per la pace delle colonie (...)
per dominare, espellere, affamare e umiliare un intero popolo". La novita'
e' che non sono gli obiettori di coscienza o i gruppi pacifisti, ma sono gli
ufficiali dell'occupazione, l'elite militare israeliana, che si rendono
conto del ruolo criminale cui l'occupazione li ha costretti. "E' un appello
alla societa' israeliana. Ma e' anche un grido d'allarme per tutti coloro
che tacciono. Bisogna evitare ad ogni costo che l'Europa si trinceri dietro
un nuovo silenzio complice. Si deve dire un no secco ai progetti criminali
di Sharon, che porteranno ad una nuova tragedia. Non solo per le vittime
palestinesi, ma anche per tutti gli israeliani" (Zvi Schuldiner).
Inoltre, c'e' stato un primo appello di alcuni ebrei italiani: "Non crediamo
si possa celebrare il 27 gennaio quest'anno solo come giornata della
memoria. E' anche giornata dell'onta, onta che il governo Sharon arreca al
ricordo della Shoah, agendo e tentando di distruggere un altro popolo
vittima della storia. E' di fronte a noi la distruzione dei valori etici che
l'atrocita' dello sterminio addita come necessario e salvifico contraltare.
La politica dello Stato israeliano e' in questo momento la negazione dei
valori che vogliamo celebrare: la convivenza, la tolleranza, l'accettazione
dell'altro da se', il diritto di ogni popolo ad avere una terra in cui
vivere senza oppressori". Purtroppo gli appelli di Arafat alle Nazioni Unite
cadono nel vuoto, e l'Europa tace forse perche' ancora assordita dal rumore
dei bombardamenti in Afghanistan. Anche noi, la solidarieta' internazionale,
fatichiamo non poco a smuovere le coscienze. Sentiamo tutto il peso
dell'inadeguatezza, e di quel "buio infinito" di cui parla Ali Rashid, una
delle voci piu' equilibrate ed autorevoli della comunita' palestinese in
Italia.
In queste ore, solo un contingente internazionale urgente e assolutamente
necessario, composto anche di forze europee, puo' essere l'ultimo freno al
processo che si cova in quelle terre. Quanti hanno avidamente inviato tante
truppe verso tante guerre, dal Kossovo all'Afghanistan, dovrebbero unire le
loro forze per cercare di evitare una nuova tragedia, prima che sia troppo
tardi. E se non saranno i governi ad inviare la forza di protezione
internazionale, dovremmo farlo noi, andando di persona nei villaggi
palestinesi per tentare con la nostra presenza di impedire i bombardamenti e
quindi ulteriori massacri. Si tratta di frenare Sharon, il suo governo e i
suoi disegni, prima che completino la loro politica espansionista. "Forse
Sharon realizzera' la grande Israele ma in un mare di odio e la guerra non
avra' mai fine" (Rossana Rossanda).

5. RIFLESSIONE: ALI MUMIN AHAD, ARMANDO GNISCI: NOI SOMALI
[Da Armando Gnisci, studioso e docente di chiara fama e di forte impegno per
la civilta' umana contro la barbarie bellica, riceviamo e diffondiamo. Per
contatti: Armando.Gnisci at uniroma1.it]
Alcune ragioni per non bombardare la Somalia.
* Perche' la poverta' rappresenta il problema principale.
Insieme forse all'Afghanistan, bombardato dai padroni della terra, la
Somalia oggi e' il paese piu' povero del mondo. La sua popolazione vive di
aiuti umanitari e di rimesse dei rifugiati in Europa ed America. Ma la
maggioranza dei somali non puo' contare nemmeno su queste misericordie.
Centinaia di migliaia di persone, soprattutto donne, bambini ed anziani,
hanno abbandonato le loro attivita' agricole e della pastorizia per
confluire nelle citta'. Senza possibilita' d'occupazione o di un'adeguata
assistenza umanitaria, le loro condizioni sono miserevoli. Queste sarebbero
le vittime certe di un intervento militare. In Somalia non servono bombe, ma
pane per non far morire di fame una generazione che non ha mai conosciuto i
benefici e la protezione di uno Stato: i bambini somali. Non servono solo
aiuti umanitari, ma soprattutto un piano per costruire le condizioni
affinche' i somali possano godere del diritto di vivere in pace e di
produrre per il loro sostentamento, di avere un proprio Stato, di darsi
governi che sappiano amministrare la cosa pubblica. Servono, quindi, piani
di interventi economici - produttivi, di creazione di impiego; servono
infrastrutture (scuole, ospedali, ambulatori, strade, strutture portuali ed
aero-portuali, ecc.). L'intraprendenza, la fantasia e l'inventiva dei somali
necessitano oltre che di regole, di capitali finanziari che solo l'Unione
Europea e gli Stati Uniti d'America possono convogliare per lo sviluppo del
paese. Per far si' che il contadino ed il pastore somalo delle aree rurali e
l'artigiano dei centri cittadini riprendano le loro attivita' tradizionali.
Un sistema efficiente ed equo di microcredito da parte delle istituzioni
finanziarie internazionali svolgerebbe bene una funzione di impulso e di
motore per l'economia nazionale.
* Perche' il quadro generale del paese e' dominato da una fragilita'
istituzionale.
Somalia vuol dire assenza di Stato da piu' di dieci anni. Caso piu' unico
che raro nella storia delle nazioni moderne. Cio' che ha permesso a questo
popolo di sopravvivere, e non essere sopraffatto dall'assoluta anarchia, e'
la tradizionale solidarieta' clanica e nazionale, non certo una speranza mai
restituita dalla comunita' internazionale. Il crollo istituzionale ed il
collasso dello Stato somalo hanno le loro radici anche nel processo che ha
portato il paese alla sua indipendenza. Tutto cio' richiama una precisa
responsabilita' delle ex-potenze colonizzatrici.
Aiutare il paese e la sua popolazione a valorizzare le sue tradizioni
democratiche per costruire un proprio modello istituzionale piu' adeguato
alla propria realta' sociale, sarebbe oggi la cosa piu' conveniente per non
lasciare la Somalia in quel vuoto istituzionale che incute timori nella
comunita' internazionale. Esiste gia' a Mogadiscio un governo di transizione
al quale bisognerebbe dare tutto il sostegno che merita, sulla base della
sua capacita' di dialogo con le regioni, con i gruppi sociali tradizionali,
con le opposizioni verso le quali e' indispensabile instaurare una
dialettica democratica.
* Perche' si corre il rischio di creare un clima che favorirebbe solo l'odio
dei somali.
Un eventuale intervento militare creerebbe, come sempre nelle situazioni di
emergenza, un falso sentimento di unita' nazionale dei somali nella lotta
contro gli stranieri, per poi ritornare, una volta ritirati i contingenti
invasori, nei conflitti tribali ed inter-clanici. Un risultato del genere
non e' certamente cio' che serve ai somali che hanno bisogno reale di uscire
una volta per sempre dal ciclo: interventi esterni - guerre inter-claniche -
interventi esterni.
* Perche' si comprometterebbe la rinascita democratica della Somalia.
Un intervento militare, inoltre, significherebbe indebolire i piu' deboli e
rafforzare, ancora una volta, futuri dittatori. L'instaurazione di un regime
totalitario, in qualsiasi parte della Somalia, ridurrebbe lo spazio per la
riconciliazione nazionale ed allontanerebbe le speranze per una
riunificazione nazionale. La Somalia aspetta dal 1950 che la comunita'
internazionale le permetta di diventare uno stato e una democrazia.
Noi somali, in patria o nella diaspora, siamo diventati l'esempio vivente e
additabile dei popoli-relitti e senza identita'. Forse il nostro posto e'
tra i "popoli indigeni" che reclamano dignita' e indipendenza, come i maya
in Messico, o gli aborigeni in Australia. Oppure possiamo diventare il
laboratorio della condizione post-nazionale, della quale parlano gli
ideologi occidentali. Oppure possiamo diventare l'immensa location ideale
per girare in esterni i film guerreschi hollywoodiani.
Qualunque sia il destino che vorrete che si realizzi per noi, noi chiediamo
che innanzitutto ci rispettiate e che ci diate qualche ragione per sperare
in una condizione di sviluppo del "liberamente umano".
Bombardarci, invece, significherebbe l'ultimo tradimento delle ragioni
dell'umano che la civilta' bianca possa permettersi da quando ha voluto
colonizzare l'Africa e gli altri mondi.
E sappiate che anche se non ci bombardate perche' non e' stato accertato
nessun campo di terroristi nel nostro territorio, questo non ci
tranquillizza e non ci da' alcuna speranza. Ci fa solo tornare nel buio.

6. MAESTRI. PIERO CALAMANDREI: EPIGRAFI PER UOMINI E CITTA' DELLA RESISTENZA
[Piero Calamandrei (Firenze, 1889-1956), avvocato, giurista, docente
universitario, antifascista intransigente. Dopo la Liberazione fu
costituente e parlamentare, fondatore ed animatore della rivista "Il Ponte",
impegnato nelle grandi battaglie civili.
I testi che qui riproponiamo sono estratti dal suo libro di discorsi,
scritti ed epigrafi Uomini e città della Resistenza, edito nel 1955 e
successivamente ristampato da Laterza nel 1977 (l'edizione da cui citiamo),
piu' recentemente riproposto da "Linea d'ombra" (Milano 1994)]

VIVI E PRESENTI CON NOI
FINCHE' IN LORO
CI RITROVEREMO UNITI

MORTI PER SEMPRE
PER NOSTRA VILTA'
QUANDO FOSSE VERO
CHE SONO MORTI INVANO

(In limine al libro Uomini e città della Resistenza)

*

DA QUESTA CASA
OVE NEL 1925
IL PRIMO FOGLIO CLANDESTINO ANTIFASCISTA
DETTE ALLA RESISTENZA LA PAROLA D'ORDINE
NON MOLLARE
FEDELI A QUESTA CONSEGNA
COL PENSIERO E COLL'AZIONE
CARLO E NELLO ROSSELLI
SOFFRENDO CONFINI CARCERI ESILII
IN ITALIA IN FRANCIA IN SPAGNA
MOSSERO CONSAPEVOLI PER DIVERSE VIE
INCONTRO ALL'AGGUATO FASCISTA
CHE LI RICONGIUNSE NEL SACRIFICIO
IL 9 GIUGNO 1937
A BAGNOLES DE L'ORNE
MA INVANO SI ILLUSERO GLI OPRESSORI
DI AVER FATTO LA NOTTE SU QUELLE DUE FRONTI
QUANDO SPUNTO' L'ALBA
SI VIDERO IN ARMI
SU OGNI VETTA D'ITALIA
MILLE E MILLE COL LORO STESSO VOLTO
VOLONTARI DELLE BRIGATE ROSSELLI
CHE SULLA FIAMMA RECAVANO IMPRESSO
GRIDO LANCIATO DA UN POPOLO ALL'AVVENIRE
GIUSTIZIA E LIBERTA'

(Epigrafe sulla casa dei fratelli Rosselli, in Firenze, via Giusti n. 38)

*

GIUSTIZIA E LIBERTA'

PER QUESTO MORIRONO
PER QUESTO VIVONO

(Epigrafe sulla tomba dei fratelli Rosselli, nel cimitero di Trespiano -
Firenze)

*

NON PIU' VILLA TRISTE
SE IN QUESTE MURA
SPIRITI INNOCENTI E FRATERNI
ARMATI SOL DI COSCIENZA
IN FACCIA A SPIE TORTURATORI CARNEFICI
VOLLERO
PER RISCATTARE VERGOGNA
PER RESTITUIR DIGNITA'
PER NON RIVELARE IL COMPAGNO
LANGUIRE SOFFRIRE MORIRE
NON TRADIRE

(Epigrafe sulla villa di via Bolognese, a Firenze - dove fu la sede della
banda Carità - nella quale Enrico Bocci fu torturato: e che fu chiamata in
quei mesi "Villa triste")

*

GIANFRANCO MATTEI
DOCENTE UNIVERSITARIO DI CHIMICA
NELL'ORA DELL'AZIONE CLANDESTINA
FECE DELLA SUA SCIENZA
ARMA PER LA LIBERTA'
COMUNIONE COL SUO POPOLO
SILENZIOSA SCELTA DEL MARTIRIO

SU QUESTA CASA OVE NACQUE
RIMANGANO INCISE
LE ULTIME PAROLE SCRITTE NEL CARCERE
QUANDO SOTTRASSE AL CARNEFICE
E INVITTA CONSEGNO' ALL'AVVENIRE
LA CERTEZZA DELLA SUA FEDE
" SIATE FORTI - COME IO LO FUI "

Milano 11 dicembre 1916 - Roma febbraio 1944

(Epigrafe sulla casa di Milano, ove nacque l'11 dicembre 1916 Gianfranco
Mattei)

*

LA MADRE

QUANDO LA SERA TORNAVANO DAI CAMPI
SETTE FIGLI ED OTTO COL PADRE
IL SUO SORRISO ATTENDEVA SULL'USCIO
PER ANNUNCIARE CHE IL DESCO ERA PRONTO
MA QUANDO IN UN UNICO SPARO
CADDERO IN SETTE DINANZI A QUEL MURO
LA MADRE DISSE
NON VI RIMPROVERO O FIGLI
D'AVERMI DATO TANTO DOLORE
L'AVETE FATTO PER UN'IDEA
PERCHE' MAI PIU' NEL MONDO ALTRE MADRI
DEBBAN SOFFRIRE LA STESSA MIA PENA
MA CHE CI FACCIO QUI SULLA SOGLIA
SE PIU' LA SERA NON TORNERETE
IL PADRE E' FORTE E RINCUORA I NIPOTI
DOPO UN RACCOLTO NE VIENE UN ALTRO
MA IO SONO SOLTANTO UNA MAMMA
O FIGLI CARI
VENGO CON VOI

(Epigrafe dettata per il busto, collocato nella sala del consiglio del
Comune di Campegine, di Genoveffa Cocconi, madre dei sette fratelli Cervi,
morta di dolore poco dopo la loro fucilazione)

*

A POCHI METRI DALL'ULTIMA CIMA
AVVOLTA NEL NEMBO
QUALCUNO PIU' SAGGIO DISSE SCENDIAMO
MA LIVIO COMANDA
QUANDO UN'IMPRESA SI E' COMINCIATA
NON VALE SAGGEZZA
A TUTTI I COSTI BISOGNA SALIRE

DALLA MONTAGNA NERA
DOPO DIECI ANNI DAL PRIMO CONVEGNO
S'AFFACCIANO LE OMBRE IN VEDETTA
L'HANNO RICONOSCIUTO
SVENTOLANO I VERDI FAZZOLETTI
RICANTAN LE VECCHIE CANZONI
E' LIVIO CHE SALE
E' IL LORO CAPO
CHE PER NON RINUNCIARE ALLA VETTA
TRA I MORTI GIOVANI
GIOVANE ANCH'EGLI
E' VOLUTO RESTARE

ASCIUGHIAMO IL PIANTO
GUARDIAMO SU IN ALTO
IN CERCA DI TE
COME TI VIDERO I TEDESCHI FUGGENTI
FERMO SULLA RUPE
LE SPALLE QUADRATE MONTANARE
LA MASCHIA FRONTE OSTINATA
L'OCCHIO ACCESO DI DOLCE FIEREZZA
FACCI UN CENNO LIVIO
SE VACILLEREMO
A TUTTI I COSTI BISOGNA SALIRE
ANCHE SE QUESTO
E'
MORIRE

(Epigrafe per la morte di Livio Bianco avvenuta nel luglio del 1953, per una
sciagura di montagna)

*

DALL'XI AGOSTO MCMXLIV
NON DONATA MA RICONQUISTATA
A PREZZO DI ROVINE DI TORTURE DI SANGUE
LA LIBERTA'
SOLA MINISTRA DI GIUSTIZIA SOCIALE
PER INSURREZIONE DI POPOLO
PER VITTORIA DEGLI ESERCITI ALLEATI
IN QUESTO PALAZZO DEI PADRI
PIU' ALTO SULLE MACERIE DEI PONTI
HA RIPRESO STANZA
NEI SECOLI

(Epigrafe apposta dopo la liberazione sulla parete di Palazzo Vecchio che
guarda Via dei Gondi, a Firenze)

*

SULLE FOSSE DEL VOSTRO MARTIRIO
NEGLI STESSI CAMPI DI BATTAGLIA
O SUPPLIZIATI DI BELFIORE
O VOLONTARI DI CURTATONE E MONTANARA
DOPO UN SECOLO
MANTOVA VI AFFIDA
QUESTI SUOI CADUTI DELLA GUERRA PARTIGIANA

COME VOI SONO ANDATI INCONTRO ALLA MORTE
A FRONTE ALTA CON PASSO SICURO
SENZA VOLTARSI INDIETRO
ACCOGLIETELI OMBRE FRATERNE
SONO DELLA VOSTRA FAMIGLIA

MUTANO I VOLTI DEI CARNEFICI
RADETZKY O KESSELRING
VARIANO I NOMI DELLE LIBERAZIONI
RISORGIMENTO O RESISTENZA
MA L'ANELITO DEI POPOLI E' UNO
NELLA STORIA DOVE I SECOLI SONO ATTIMI
LE GENERAZIONI SI TRASMETTONO
QUESTA FIAMMA RIBELLE
PATIBOLI E TORTURE NON LA SPENGONO
DOPO CENT'ANNI
QUANDO L'ORA SPUNTA
I CIMITERI CHIAMANO LIBERTA'
DA OGNI TOMBA BALZA UNA GIOVANE SCHIERA
L'AVANZATA RIPRENDE
FINO A CHE OGNI SCHIAVITU' SARA' BANDITA
DAL MONDO PACIFICATO

(Epigrafe murata nella sala del Palazzo Provinciale di Mantova nel primo
decennale della Resistenza, giugno 1954)

*

RITORNO DI KESSELRING

NON E' PIU' VERO NON E' PIU' VERO
O FUCILATI DELLA RESISTENZA
O INNOCENTI ARSI VIVI
DI SANT'ANNA E DI MARZABOTTO
NON E' PIU' VERO
CHE NEL ROGO DEI CASALI
DIETRO LE PORTE INCHIODATE
MADRI E CREATURE
TORCENDOSI TRA LE FIAMME
URLAVANO DISPERATAMENTE PIETA'

AI CAMERATI GUASTATORI
CHE SI GLORIARONO DI QUELLE GRIDA
SIA RESA ALFINE GIUSTIZIA
RIPRENDANO TORCE ED ELMETTI
SI SCHIERINO IN PARATA
ALTRI ROGHI DOVRANNO ESSERE ACCESI
PER LA FELICITA' DEL MONDO

NON PIU' FIORI PER LE VOSTRE TOMBE
SONO STATI TUTTI REQUISITI
PER FARE LA FIORITA
SULLE VIE DEL LORO RITORNO
LI COMANDERA' ANCORA
COLL'ONORE MILITARE
CUCITO IN ORO SUL PETTO
IL CAMERATA KESSELRING
IL VOSTRO ASSASSINO

*

IL MONUMENTO A KESSELRING

LO AVRAI
CAMERATA KESSELRING
IL MONUMENTO CHE PRETENDI DA NOI ITALIANI
MA CON CHE PIETRA SI COSTRUIRA'
A DECIDERLO TOCCA A NOI

NON COI SASSI AFFUMICATI
DEI BORGHI INERMI STRAZIATI DAL TUO STERMINIO
NON COLLA TERRA DEI CIMITERI
DOVE I NOSTRI COMPAGNI GIOVINETTI
RIPOSANO IN SERENITA'
NON COLLA NEVE INVIOLATA DELLE MONTAGNE
CHE PER DUE INVERNI TI SFIDARONO
NON COLLA PRIMAVERA DI QUESTE VALLI
CHE TI VIDE FUGGIRE

MA SOLTANTO COL SILENZIO DEI TORTURATI
PIU' DURO D'OGNI MACIGNO
SOLTANTO CON LA ROCCIA DI QUESTO PATTO
GIURATO FRA UOMINI LIBERI
CHE VOLONTARI SI ADUNARONO
PER DIGNITA' NON PER ODIO
DECISI A RISCATTARE
LA VERGOGNA E IL TERRORE DEL MONDO

SU QUESTE STRADE SE VORRAI TORNARE
AI NOSTRI POSTI CI RITROVERAI
MORTI E VIVI COLLO STESSO IMPEGNO
CHE SI CHIAMA
ORA E SEMPRE
RESISTENZA

(Lapide murata nel Palazzo Comunale di Cuneo il 21 dicembre 1952)

*

ALL'OMBRA DI QUESTE MONTAGNE
IL 12 SETTEMBRE 1943
POCHI RIBELLI QUI CONVENUTI
ARMATI DI FEDE E NON DI GALLONI
FURONO LA PRIMA PATTUGLIA
DELLA RESISTENZA PIEMONTESE
CHE DOPO DUE INVERNI
CON DUCCIO E LIVIO AL COMANDO
PER OGNI CADUTO CENTO SOPRAGGIUNTI
DIVENTO'
L'ESERCITO DI GIUSTIZIA E LIBERTA'
DILAGANTE VITTORIOSO IN PIANURA

NEL PRIMO DECENNALE
I VIVI SALUTANO I MORTI
DORMITE IN PACE COMPAGNI
L'IMPEGNO DI MARCIARE INSIEME
VERSO L'AVVENIRE
NON E' CADUTO

(Epigrafe murata sulla Chiesa di Madonna del Colletto, inaugurata il 27
settembre 1953 con un discorso di Ferruccio Parri)

*

CONTRO OGNI RITORNO

INERMI BORGATE DELL'ALPE
ASILO DI RIFUGIATI
PRESE D'ASSALTO COI LANCIAFIAMME
ARSI VIVI NEL ROGO DEI CASALI
I BAMBINI AVVINGHIATI ALLE MADRI
FOSSE NOTTURNE SCAVATE
DAGLI ASSASSINI IN FUGA
PER NASCONDERVI STRAGI DI TRUCIDATI INNOCENTI
QUESTO VI RIUSCI'

S. TERENZIO BERGIOLA ZERI VINCA
FORNO MOMMIO TRAVERDE S. ANNA S. LEONARDO
SCRIVETE QUESTI NOMI
SON LE VOSTRE VITTORIE
MA ESPUGNARE QUESTE TRINCEE DI MARMO
DI DOVE IL POPOLO APUANO
CAVATORI E PASTORI
E LE LORO DONNE STAFFETTE
TUTTI ARMATI DI FAME E DI LIBERTA'
VI SFIDAVA BEFFARDO DA OGNI CIMA
QUESTO NON VI RIUSCI'
ORA SUL MARE SON TORNATI AL CARICO I VELIERI

E NELLE CAVE I BOATI DELLE MINE
CHIAMAN LAVORO E NON GUERRA
MA QUESTA PACE NON E' OBLIO
STANNO IN VEDETTA
QUESTE MONTAGNE DECORATE DI MEDAGLIE D'ORO
AL VALORE PARTIGIANO
TAGLIENTI COME LAME
IMMACOLATO BALUARDO SEMPRE ALL'ERTA
CONTRO OGNI RITORNO

(Epigrafe scolpita sul marmo della stele commemorativa delle Fosse del
Frigido, inaugurata il 21 ottobre 1954)

*

FANTASMI

NON RAMMARICATEVI
DAI VOSTRI CIMITERI DI MONTAGNA
SE GIU' AL PIANO
NELL'AULA OVE FU GIURATA LA COSTITUZIONE
MURATA COL VOSTRO SANGUE
SONO TORNATI
DA REMOTE CALIGINI
I FANTASMI DELLA VERGOGNA
TROPPO PRESTO LI AVEVAMO DIMENTICATI
E' BENE CHE SIANO ESPOSTI
IN VISTA SU QUESTO PALCO
PERCHE' TUTTO IL POPOLO
RICONOSCA I LORO VOLTI
E SI RICORDI
CHE TUTTO QUESTO FU VERO
CHIEDERANNO LA PAROLA
AVREMO TANTO DA IMPARARE
MANGANELLI PUGNALI PATIBOLI
VENT'ANNI DI RAPINE DUE ANNI DI CARNEFICINE
I BRIGANTI SUGLI SCANNI I GIUSTI ALLA TORTURA
TRIESTE VENDUTA AL TEDESCO
L'ITALIA RIDOTTA UN ROGO
QUESTO SI CHIAMA GOVERNARE
PER FAR GRANDE LA PATRIA
APPRENDEREMO DA FONTE DIRETTA
LA STORIA VISTA DALLA PARTE DEI CARNEFICI
PARLERANNO I DIPLOMATICI DELL'ASSE
I FIERI MINISTRI DI SALO'
APRIRANNO
I LORO ARCHIVI SEGRETI
DI OGNI IMPICCATO SAPREMO LA SEPOLTURA
DI OGNI INCENDIO SI RITROVERA' IL PROTOCOLLO
CIVITELLA SANT'ANNA BOVES MARZABOTTO
TUTTE IN REGOLA
SAPREMO FINALMENTE
QUANTO COSTO' L'ASSASSINIO
DI CARLO E NELLO ROSSELLI
MA FORSE A QUESTO PUNTO
PREFERIRANNO RINUNCIARE ALLA PAROLA
PECCATO
QUESTI GRANDI UOMINI DI STATO
AVREBBERO TANTO DA RACCONTARE

(Epigrafe pubblicata sul "Ponte" dopo le elezioni politiche del 7 giugno
1953)

7. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

8. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: http://www.nonviolenti.org ;
per contatti, la e-mail è: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
http://www.peacelink.it/users/mir . Per contatti: lucben at libero.it ;
angelaebeppe at libero.it ; mir at peacelink.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: http://www.peacelink.it . Per
contatti: info at peacelink.it

LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di
Viterbo a tutti gli amici della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. e fax: 0761/353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 352 del 15 febbraio 2002