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Ritiro delle ordinanze sulla cokeria di Taranto? Noi diciamo di no!
- Subject: Ritiro delle ordinanze sulla cokeria di Taranto? Noi diciamo di no!
- From: Alessandro Marescotti <a.marescotti at peacelink.it>
- Date: Wed, 13 Feb 2002 11:54:29 +0100
Il 12 febbraio si è tenuto presso la Regione Puglia l'incontro con i vertici dell'Ilva, degli Enti Locali e dei sindacati per un'intesa sul rifacimento delle batterie 3/6 della cokeria Ilva di Taranto. La vicenda della cokeria passa ora sotto la supervisione del presidente regionale Raffaele Fitto in qualità di commissario starordinario per l'emergenza ambientale in Puglia.
Apparentemente sembra una buona notizia e potrebbe essere il coronamento di una lunga lotta in cui sono stati protagonisti, oltre al Sindaco di Taranto e alla Magistratura, anche molti cittadini e con essi le associazioni ambientaliste.
Ma noi vogliamo andare oltre l'apparenza. Apprendiamo dalla stampa che Riva in fondo non avrebbe fatto un grande sacrificio accettando la soluzione indicata da Raffaele Fitto. Perché? Semplicemente perché il presidente della Regione Puglia avrebbe accolto i desiderata dell'Ilva. Infatti Riva, in qualità di proprietario dell'Ilva, aveva già proposto al Sindaco di Taranto il rifacimento completo delle cokerie ma ne aveva calendarizzato la conclusione a fine 2005. Questa proposta era già stata rifiutata dal Consiglio Comunale di Taranto, da Sindaco e dal suo consulente, l'ingegner Colavini, perché significava aspettare le calende greche. Se si considera che questi tempi sono suscettibili di ulteriori slittamenti per "ragioni tecniche" il gioco al rinvio sarebbe garantito e assicurato. Ora questa proposta scartata lo scorso anno riemerge oggi nelle nebbie di un negoziato dal quale - nuovamente e non a caso - le associazioni ambientaliste sono rigorosamente escluse. Apprendiamo dalla stampa che Riva, tirando un sospiro di sollievo, ha rilasciato una liberatoria ed impeccabile dichiarazione: "Fitto è la persona istituzionalmente preposta". Fonti della sua azienda spiegano meglio: "La nostra proposta resta quella già formulata al sindaco di Taranto il 27 aprile dell'anno scorso. Il programma è questo: per le batterie 5/6 fine lavori nell'autunno del 2004, per la 3/4 entro dicembre 2005".
In buona sostanza Riva vuole garantirsi la produzione a Taranto di carbon coke in un momento in cui la cokeria di Genova-Cornigliano chiude per il suo alto potenziale cancerogeno. Riva vuole continuare a produrre a Taranto carbon coke e - considerando il venir meno della cokeria di Genova-Cornigliano - non è escluso che voglia aumentare la produzione totale di carbon coke proprio qui da noi. Non è escluso che qui da noi giungano i "pezzi" di Cornigliano che i cittadini genovesi non vogliono più. Chi ha la possibilità di controllare gli aspetti tecnici di questa manovra? Noi ambientalisti certamente no in quanto siamo esclusi dal "tavolo" barese del confronto. E voi cittadini neppure.
Noi vogliamo sapere se le ragioni di allarme sociale relative alla salute pubblica - quelle stesse che hanno portato il sindaco ad emettere le ordinanze di sequestro della cokeria - siano venute meno oppure no. Possono venire meno solo se si fermano le batterie della cokeria incriminate e se se ne fanno di nuove con tutti i criteri di sicurezza e a norma di legge.
Ma se si devono lasciare in funzione per altri quattro anni quelle stesse batterie che oggi vomitano fumi cancerogeni violando ogni legge ambientale in merito, allora noi non ci stiamo e lanciamo l'allarme. Le batterie incriminate vanno prima femate e poi rifatte, non rifatte e poi fermate: non accettiamo che si fermino sono quando sono pronte le batterie nuove. E non accettiamo che per di più vengano ritirate le ordinanze di sequestro delle batterie 3/6: perché dissequestrarle? Possono essere dissequestrate solo a condizione che esse vengano messe nella condizione di non violare la legge e di non nuocere alla salute dei lavoratori e dei cittadini: ossia fermate ora, nei tempi tecnici minimi per una manovra complessa ma non impossibile.
Se invece si intendono subordinare i tempi di rifacimento tecnico delle batterie alle prioritarie ragioni di tutela dei profitti di Riva allora si scriva un'apposita legge di un solo articolo - in deroga a tutta la normativa nazionale - in cui si sancisca: "Art. 1 - In deroga alla normativa nazionale di tutela ambientale e della salute dei cittadini, è concesso ai proprietari dell'Ilva di Taranto di prolungare fino a dicembre 2005 il non rispetto della detta normativa". Ovviamente ciò richiederebbe anche la modifica dell'articolo 32 della Costituzione ("La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività") e, non ultimo, anche l'articolo 3 ("Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge") in quanto non constateremmo parità sociale fra cittadini di Taranto e cittadini di Genova se agli uni (i tarantini) fosse dato da inalare il benzoapirene cancerogeno della cokeria e agli altri (i genovesi) fosse invece risparmiato; come pure non vedremmo uguaglianza di fronte alla legge se il carrozziere che inquinasse con le sue vernici è costretto a chiudere subito mentre a Riva fossero concessi quattro anni di proroga.
Facciamo questo discorso ovviamente e unicamente nel caso che fosse previsto dall'attuale tavolo tecnico-istituzionale che l'Ilva di Taranto faccia funzionare per altri quattro anni le attuali batterie incriminate della cokeria. Ci farebbe enormemente piacere avere una smentita del tipo: siete degli sciocchi allarmisti, è ovvio il fatto che prima le batterie si fermano in quanto fuorilegge e poi si rifanno. Se una cosa è fuorilegge va fermata, con i tempi tecnici strettamente necessari, ma va fermata. Ma se le batterie cancerogene non fossero fermate - così come chiedono le ordinanze e così come recentemente ha confermato la Cassazione bocciando il ricorso presentato da Riva - allora ci troveremmo di fronte ad una palese violazione della legge. Noi faremmo ricorso alla Magistratura sia come ambientalisti sia come cittadini: sarebbe inammissibile sganciare sui lavoratori e sulla città fumi cancerogeni per altri quattro anni. Ma questa nostra ribellione civile in nome della legge e della salute sarebbe fortemente indebolita se venissero ritirate le ordinanze del sindaco, così come leggiamo sulla stampa. Per quale ragione ritirarle? La loro ragion d'essere verrebbe meno solo una volta bloccate le batterie cancerogene: ritirare le ordinanze prima sarebbe solo un regalo a Riva e un danno a tutti noi.
Va inoltre chiarito inequivocabilmente se a Taranto viene spostata la produzione della cokeria di Genova-Cornigliano: a questa scelta ci opporremmo con tutte le nostre forze perché significherebbe aumentare il carico inquinante già oggi insopportabile. Se il rifacimento delle batterie fosse finalizzato ad avere un aumento complessivo della cokeria ci troveremmo di fronte ad una beffa di proporzioni colossali. Nessuna autorizzazione deve essere concessa ad una produzione che a Genova non vogliono più.
Ma la nostra lotta non è solo fatta di no, è fortemente propositiva. Vogliamo rilanciare la banca dati sull'inquinamento, approvata lo scorso anno dal Consiglio Comunale e mai entrata in funzione. I cittadini e i lavoratori non saranno sicuri della loro salute finché non verranno installate delle specifiche centraline di rilevazione delle sostanze cancerogene dentro e fuori dell'area industriale. Le attuali centraline sono infatti dedicate all'inquinamento da traffico e sono troppo lontane dall'area industriale. Non sono inoltre attrezzate di strumentazione in grado di rilevare le sostanze cancerogene più pericolose come il benzoapirene. A Genova queste centraline ci sono, perché a Taranto no? Ma le domande non si fermano qui: è stato mai rilevato con sistematicità il benzoapirene dal Presidio Multizonale di Prevenzione guidato dal dottor Virtù? Se sì, perché non si rendono di pubblica consultazione i dati? Se no, perché ciò non è stato fatto?
Se non fosse stato fatto un costante e accurato controllo delle emissioni cancerogene nell'Ilva (e sottolineiamo il se per non apparire come diffamatori) per ovvi motivi auspicheremmo (così come chiede il consigliere regionale Mineo) un cambio nella dirigenza del Presidio Multizonale di Prevenzione. Se invece è stato effettuato un costante e accurato controllo delle emissioni cancerogene nell'Ilva auspicheremmo che i dati venissero resi noti e inseriti nella banca dati ambientali.
Purtroppo noi ambientalisti siamo costretti a ragionare con i "se" e con i verbi al condizionale: queste precise argomentazioni e queste nostre chiare domande non possiamo farle a chi potrebbe dare risposte altrettanto chiare e precise in quanto, come abbiamo ricordato con amarezza, siamo esclusi dal tavolo istituzionale del confronto.
E tuttavia la piega che la vicenda sta prendendo non ci piace e vi è un unico modo per convincerci: smentirci e rispondere alle domande che abbiamo qui posto.
Alessandro Marescotti
Presidente di PeaceLink
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