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La nonviolenza e' in cammino. 348
- Subject: La nonviolenza e' in cammino. 348
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Mon, 11 Feb 2002 13:40:23 +0100
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutti gli amici della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. e fax: 0761/353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 348 dell'11 febbraio 2002 Sommario di questo numero: 1. La redazione de "Il foglio" di Torino: democrazia in pericolo 2. Raniero La Valle, i prigionieri 3. Luisa Morgantini, scrivete ai 190 soldati israeliani obiettori 4. Rete di Lilliput, dichiarazione finale del secondo incontro nazionale 5. Francesca Lazzarato ricorda Astrid Lindgren 6. David Maria Turoldo, oltre la foresta 7. George Steiner, la salute del linguaggio 8. Severino Vardacampi, un libro da leggere 9. Indice dei numeri 329-344 (gennaio 2002) de "La nonviolenza e' in cammino" 10. La "Carta" del Movimento Nonviolento 11. Per saperne di piu' 1. RIFLESSIONE. LA REDAZIONE DE "IL FOGLIO" DI TORINO: DEMOCRAZIA IN PERICOLO [Ringraziamo Enrico Peyretti (per contatti: peyretti at tiscalinet.it), amico e maestro amatissimo, per averci inviato il testo dell'editoriale del n. 288 del gennaio 2002 della rivista "Il foglio" che redige insieme ad altri valorosi costruttori di pace. "Il foglio", mensile di alcuni cristiani torinesi, da ventidue anni e' una delle voci piu' vive della cultura della pace. Per contatti con la redazione: antonello.ronca at libero.it; sito: www.ilfoglio.org] Macche' conflitto d'interessi! Non di conflitto si tratta, ma di beata somma e associazione di interessi privati e di potere pubblico. Questa convergenza e' il primo scopo e l'idea unica della politica presente nei progetti e nelle azioni dell'attuale capo del governo (illegittimamente eletto fin dal 1994, come abbiamo documentato piu' volte; illegittimita' coperta anche dall'opposizione, ma non tolta nella sostanza democratica, che e' quello che ci interessa). In altre parole, si tratta di un accumulo di poteri evidentemente incostituzionale. Quando i poteri economico, mediatico, politico, militare, ed anche giudiziario (questo tentato, col rifiuto di essere giudicato, col sabotaggio dei processi, con la delegittimazione preventiva dei giudici e delle loro sentenze) sono nelle stesse mani, siamo di fronte ad un caso chiaro di totalitarismo. Bobbio lo avverti' per tempo. La responsabilita' di chi puo' osservare e pensare e' di vedere per tempo i pericoli, e non arrivare tardi, come in altri momenti storici negativi. La democrazia non consiste solo nelle elezioni, nel conferimento popolare del potere. In democrazia non c'e' nessun "unto del Signore" tramite il popolo. La democrazia sta o cade con le garanzie contro la prevaricazione. Percio' le e' essenziale la divisione dei poteri, il loro reciproco bilanciamento, la loro limitazione nell'estensione, oltre che nel tempo, percio' quel rispetto delle minoranze che esclude la dittatura della maggioranza. Quando queste garanzie sono a rischio - e lo sono oggi in Italia - e' a rischio la democrazia, le regole fondamentali della nostra civilta' politica. Quando questo accade, come accade oggi, il primo impegno e' la difesa attiva della democrazia dal totalitarismo. * Signoria rinascimentale C'e' totalitarismo quando una parte pretende di farsi tutto. Una idea, filosofica o religiosa, che esclude altre idee e' totalitarismo, come nel fondamentalismo religioso o in quello economico, cioe' nel "pensiero unico" liberista (c'e' chi spiega la sigla FMI come: fondamentalismo monetario internazionale.). E' totalitarismo anche la riduzione del tutto alla parte: la riduzione della res-publica ad azienda, a res-privata; la riduzione del governo degli affari di tutti a Ministero degli Affari Propri; la riduzione della politica a commercio e quindi della Farnesina ad agenzia pubblicitaria e dei diplomatici a piazzisti. E' vero che il potere economico regna comunque, ma la classe politica non puo' coincidere con esso, perche' deve mediare tra la ricchezza di alcuni e il diritto di tutti. Altrimenti lo stato di diritto regredisce a signoria rinascimentale (che probabilmente e' l'immagine di repubblica ideale nella testa della classe rampante allevata dal craxismo). La maggioranza non assolve, abbiamo scritto subito dopo le elezioni dello scorso maggio (il foglio, n. 281). Meno del 50% degli italiani, grazie al sistema maggioritario, ha dato una grande preponderanza di seggi al governo di centro-destra, che intende usare questa forza a tutto spiano, rompendo gli argini democratici, e liquida il problema dell'accumulo di poteri e delle pendenze giudiziarie con l'inconsistente e ipocrita argomento che cosi' piacque agli italiani. Il Presidente della Repubblica pose la condizione, nel conferire l'incarico di governo (che il leader del centro-destra voleva far apparire come datogli direttamente dal popolo), di risolvere entro cento giorni il nodo del cumulo di poteri. Poi non fece piu' valere quella condizione, sebbene sollecitato nel modo piu' esplicito e pressante anche da autorevoli opinionisti certamente non di sinistra, come Sartori. Perche' questa sua debolezza, che e' inadempienza di una funzione doverosa? La legge che il governo presenta al Parlamento in questo mese e' una turlupinatura del Paese e dello spirito democratico: il controllato si sceglie i controllori, dotati di flebile voce successiva alla violazione. La sensibilita' media non reagisce. Forse si svegliera' - se non ci illudiamo - il giorno che il padrone del Milan nominera' gli arbitri delle sue partite. Secondo alcuni buoni analisti, il tarlo che corrode la civilta' politica e' la pubblicita', unica parola sovrana sulla piazza pubblica. Con la pubblicita' e in quanto pubblicitario il nostro ha preso il governo. Le spese pubblicitarie delle imprese sono detassate invece di essere tassate progressivamente. La pubblicita' turba il mercato tanto adorato, perche' costringe le piccole imprese a dissanguarsi nell'inseguire le grandi in quella gara impari. E i consumatori pagano tutte le spese nel prezzo finale. Mercato, politica, cultura e anche religione: tutto diventa pubblicita', a danno della parola veritiera e a vantaggio dei ciarlatani. Tocca ai cittadini consapevoli della liberta' (quella senza casa) boicottare la pubblicita' e i prodotti piu' reclamizzati dai "signori della merce", specialmente sulle reti di proprieta' del Grande Tele-Venditore. Non c'e' potere, neppure dittatoriale, che possa sussistere senza un certo grado di questa collaborazione. Gestire la propria obbedienza in scienza e coscienza e' gestire il potere. Cio' e' nella possibilita' di ciascuno che voglia sapere le cose come stanno e che ami essere libero. La coscientizzazione e' liberazione. Percio' la coscienza del cittadino, capace di obiettare pagandone il prezzo, e' il fondamento della liberta' giusta. * Il petroliere texano L'involuzione della democrazia in Italia riflette una linea mondiale oggi prevalente. Il petroliere texano, vincitore con un dubbio biglietto nella lotteria elettorale nella democrazia modello, che oggi si rafforza con la roboante (ma molto cruenta) guerra all'ex-collaboratore, da lui stesso nominato presidente del terrorismo mondiale, ha problemi di accumulo illegale di interessi ben piu' grossi di quelli dell'allegro pubblicitario italiano. L'opposizione politica italiana, dopo aver governato con incertezza e indecisione sulle cose piu' gravi (difesa della democrazia e della pace), dopo aver legittimato cose illegittime e partiti non democratici, continua ad agire con troppa debolezza e mancanza di chiarezza, addirittura associandosi nella violazione della Costituzione sul punto piu' grave, la guerra. In mancanza di una politica di opposizione efficace nel lumeggiare e affrontare con alternative qualificate i veri nodi della situazione, noi temiamo che ritorni in Italia il pericolo di una risposta fisicamente violenta alla violenza della illegalita'. L'attuale clima orrendo di guerra, eletta a regina antropofaga, tutrice del sistema mondiale dell'iniquita', vestita coi panni della giustizia definitiva, celebrata da un'informazione senza cuore, che illustra la guerra e non la giudica, ed e' per lo piu' prona al potere violento di cui dovrebbe essere la spina critica nel fianco - ebbene, un tale clima sembra fatto per produrre un ritorno spaventoso di fiducia nella violenza a servizio del bisogno insopprimibile di giustizia. Sappiamo bene quanto cio' sarebbe non soltanto un errore fatale, ma un aggravamento del male di cui soffre il mondo. La violenza non porta mai giustizia, ma accresce l'ingiustizia. * Anarchici e suore La speranza e' in quei fremiti sani, nel corpo vivo della societa' civile, che si sono visti a Genova e nel mondo, nel vasto e variegato movimento nonviolento di critica attiva e di lavoro alternativo al dominio globalizzato della diseguaglianza e del privilegio, programmati e difesi con le armi. Sui punti essenziali della giustizia economica, della democrazia politica, della pace, l'umanita' non si rassegna: dagli anarchici alle suore, dai settantenni ai quindicenni, c'e' una reale coscienza in movimento. Questo moto non e' "anti-global", nomignolo dato da un giornalismo che non vuol capire la realta'. E' invece un movimento di autentica globalizzazione, cioe' di unificazione umana dei popoli nell'uguaglianza dei diritti. La lezione di Genova e di altri momenti ha insegnato a questo movimento che la vera alternativa e' tra la violenza e la nonviolenza attiva, tra l'uso e l'abuso di ogni mezzo, anche dei piu' preziosi, al fine di mantenere l'ingiustizia, e - all'opposto - la scelta dei soli mezzi giusti per costruire la giustizia e la pace. Il fatto che questa opposizione sia stata criminalizzata a Genova, con l'uso calcolato del terrorismo di strada combinato col terrorismo poliziesco, come e' criminalizzata, col ricatto vigliacco "o con me o con il terrorismo", la sacrosanta critica della guerra - che e' causa, copia, "clone" statale del terrorismo delle bande - tutto cio' dice anche ai sordi quanto le varie "case della liberta'" (di arraffare) siano "fosse" della liberta' di crescere in umanita' invece che in barbarie. Ma dice anche, agli intelligenti, che quella di Seattle, di Genova e di Porto Alegre, e' la via giusta, la via lunga e difficile della giustizia planetaria come base buona della convivenza cosmopolitica pacifica. La chiesa cattolica pare differenziata: l'alto clero persiste fedele al culto del finanziatore delle scuole cattoliche, il basso clero spesso e il volontariato cattolico sempre hanno capito la natura pagana e costantiniana del centro-destra italiano. Bisogna che queste forze, insieme a tutti gli uomini di buona volonta' e di spirito civile, siano presenti anche nella politica istituzionale, a liberarla dal pericolo. Forse anche l'industria seria, dopo averlo appoggiato, si prepara a scaricare il "parvenu", se capisce finalmente che e' il prodotto di un'avventura astuta e spregiudicata e non di una tradizione di lavoro serio e costruttivo. * Una regressione antropologica E' importante aggiungere che il problema italiano impersonato nel capo del governo attuale e nei suoi dipendenti non e' soltanto un problema politico e giuridico, quanto soprattutto un problema antropologico. Non e' la patologia di una persona, ma di un modo di vivere la nostra umanita'. E' il sintomo - tra il comico, il tragico e il grottesco - di una regressione antropologica a stadi inferiori di evoluzione umana. La battaglia, dunque, non e' soltanto politica, ma principalmente culturale e spirituale: di che cosa alimentiamo i nostri spiriti? A quale vento offriamo le vele? Allo spirito di competizione? Ecco, allora, che facciamo una societa' di rivali e non di soci, quindi una non-societa', un aggregato pericoloso di solitudini agguerrite e di sordi dolori - perche' siamo pur sempre umanamente delusi, deprivati - che esplodono in violenze. Offriamo le stanche vele allo spirito di possesso e di consumo? Ed ecco la civilta' della consumazione finale, dell'esaurimento della natura, nostro corpo comune, strappata ferocemente alla maggioranza denutrita dalla minoranza obesa, in un'orgia terminale in cui i folli ricchi mangiano l'albero che non dara' piu' frutti. Ecco, infatti, il texano presidenziato che esorta il suo (suo?) popolo a riprendersi dall'offesa di lesa maesta' e lesa borsa con l'appello insensato: consumate, consumate, spendete, spendete! Il mondo e' governato dal governo di un popolo che e' il 5% dell'umanita'. Cioe', la situazione e' assurda, oltre che ingiusta. Se il progetto dell'occidente e' sbagliato - abbiamo costruito un ponte che non regge, l'umanita' non puo' passarvi; abbiamo scelto un modello che funziona solo a condizione di escludere i piu' - l'anima dell'occidente contiene anche, in modo non esclusivo ma reale e indimenticabile, l'idea dei diritti umani, della spiritualita' infinita ed inviolabile della persona, della giustizia universale. Il compito e' liberare quest'anima dalla prigione della cultura violenta del dominio, dall'offesa umiliante della violenta liberta' liberista. Solo allora l'occidente potra' dare e ricevere, in scambio con le altre civilta', valori di vita e di pace, qualunque sia il punto del rispettivo cammino umano. In questo compito una grande parte tocca al dialogo tra le religioni, alla collaborazione tra i tesori spirituali dell'umanita', risorse primarie per la sopravvivenza. L'occidente sia grato alle altre tradizioni che oggi vengono a visitarlo portandogli qualcosa di tali tesori. Il momento angusto e misero che vive oggi la storia italiana sara' sbloccato soltanto dalla consapevolezza di queste dimensioni profonde del pericolo. 2. RIFLESSIONE. RANIERO LA VALLE: I PRIGIONIERI [Ringraziamo di cuore Raniero La Valle per averci trasmesso questo suo articolo apparso su "Rocca" n. 3 del primo febbraio 2002. Per contatti: raniero.lavalle at tiscalinet.it. Raniero La Valle e' una delle figure di massimo rilievo della cultura della pace. Tra le opere di Raniero La Valle: Dalla parte di Abele (1971); Fuori dal campo (1978); Marianella e i suoi fratelli (con Linda Bimbi, 1983); Pacem in terris. L'enciclica della liberazione (1987)] Ha detto Jacques Derrida nel ricevere a Francoforte il premio Adorno: "in quel che si chiama, in modo sempre piu' dubbio, mondializzazione, ci troviamo sull'orlo di guerre che sono meno che mai, dall'11 settembre, certe della loro lingua, del loro senso e del loro nome". E Bush aveva detto che questa sarebbe stata una guerra come mai si era vista prima. Tuttavia lo sforzo del pensiero dovrebbe essere di decifrare lingua senso e nome delle nuove guerre, perche' solo se se ne conosce il nome, cioe' la natura, si puo' ancora cercare di opporsi ad esse. Qui vorrei cogliere un solo fattore della discontinuita' e novita' di questa guerra, per vedere se attraverso di esso se ne puo' cogliere l'intero significato. Questo fattore e' lo scandalo dei prigionieri. Gia' ci furono quelli massacrati a Mazar el Sharif. Ora ci sono quelli in mano americana che da una nave alla fonda nel golfo Persico vengono tradotti alla base di Guantanamo, a Cuba. I primi venti (e gli altri a seguire), sono stati trasportati con un lungo volo, incappucciati, perche' non vedessero, incatenati ai sedili e con dei pannoloni addosso perche' non era previsto che provvedessero a loro stessi e non si sporcasse l'aereo. Barba e capelli, cosi' importanti per loro, erano stati tagliati, sotto narcosi, perche' essi per primi non riconoscessero piu' la propria dignita'. A Guantanamo sono stati rinchiusi in gabbie all'aperto che ricordano le "gabbie di tigre" in cui il regime di Saigon metteva i suoi oppositori vietnamiti. Saranno processati dal tribunale speciale militare di guerra istituito da Bush con decreto del 13 novembre scorso; anche se condannati a morte, non potranno appellarsi e la sentenza sara' immediatamente esecutiva. E' stato ricordato in questi giorni come una volta gli americani trattassero bene i prigionieri di guerra, al punto che quando tornavano a casa erano invaghiti dell'America di Roosevelt, che gli curava perfino i denti. Ma questi, ha detto il ministro della Difesa Rumsfeld, "non li consideriamo prigionieri di guerra perche' i nostri avvocati ci hanno spiegato che non soddisfano le condizioni poste dalla Convenzione di Ginevra"; e invece sono "combattenti illegali". Non e' vero: la terza Convenzione di Ginevra li tutela come prigionieri di guerra e il primo Protocollo aggiunto del 1977 precisa che hanno tale status anche quelli che hanno combattuto al comando di "un governo o un'autorita' non riconosciuti da una Parte avversaria"; al punto che la protezione e' estesa a coloro che combattono in conflitti coloniali e guerre di liberazione contro una occupazione straniera o un regime razzista, e dunque sono, agli occhi degli occupanti e degli oppressori, fuori-legge e terroristi per definizione. In ogni caso tutti, se processati, devono godere, per l'art. 75 del Protocollo, di quelle garanzie fondamentali universalmente riconosciute, che i tribunali militari di Bush esplicitamente escludono. Allora che guerra e' questa? Se coloro che gli americani sono andati a combattere in Afghanistan, fino a debellarne il governo e ad occuparne il territorio, sono "combattenti illegali", vuol dire che la guerra non e' piu' un conflitto tra due, ma che essa e' affermata come prerogativa e diritto di una parte sola, anzi di un Paese solo, che poi sono gli Stati Uniti. Non solo la guerra, in via di fatto, e' diventata una risorsa esclusiva dei ricchi che hanno armi e tecnologia adeguate per farla, e che possono farla senza morire, ma ora e' anche rivendicata come legittima solo per loro. E dovunque la facciano, chi si difende lo fa "illegalmente". Con cio' e' negato anche l'art. 51 della Carta dell'ONU che considera la difesa da un attacco armato un "diritto naturale", precedente perfino a qualsiasi legge. Se "naturale", vuol dire che esso attiene agli uomini come tali; gli aggrediti possono anche rinunziare ad esercitarlo; ma revocarlo d'autorita' vuol dire revocare la loro qualita' di uomini. In Afghanistan come in Iraq, o in Palestina. Dunque le nuove guerre sono guerre asimmetriche, di uomini contro non uomini. Non e' piu' una guerra; e' una liquidazione, di cio' che non e' riconosciuto, che e' residuo, che non ha ragione di sussistere; liquidare significa anche filtrare, far pulizia, "limpiar"; e poiche' si parlava di lingua, la radice e' prossima a quella di delinquere, "delictus". Il delitto e' quello di tirarsi fuori, di mettersi sopra alla comune umanita', che non deve avere piu' difesa, non piu' diritti. E dunque, sono guerre di secessione. 3. APPELLI. LUISA MORGANTINI: SCRIVETE AI 190 SOLDATI ISRAELIANI OBIETTORI [Riceviamo e diffondiamo questo appello di Luisa Morgantini. Luisa Morgantini, attualmente parlamentare europea, e' tra le figure piu' vive del movimento per la pace] Ciao, vi invio il sito dei soldati israeliani che si sono rifiutati di prestare servizio nei territori occupati. Ad oggi sono 190. Mandate una nota di sostegno, ne hanno bisogno e se lo meritano. Abbracci, Luisa Morgantini. Here is the web site of the Israeli reservists who are refusing to serve in the WB and Gaza: http://seruv.nethost.co.il/ Here is the discussion board where they have received over two thousand posts of support: http://seruv.nethost.co.il/automessageeng.asp 4. DOCUMENTI. RETE DI LILLIPUT: DICHIARAZIONE FINALE DEL SECONDO INCONTRO NAZIONALE [Riceviamo e diffondiamo. Ovviamente invitiamo tutti i nostri interlocutori a visitare il sito www.lilliput.org] Dichiarazione finale del secondo incontro nazionale della Rete Lilliput, Marina di Massa, 18, 19 e 20 gennaio 2002. La dichiarazione finale della nostra prima assemblea si concludeva con le seguenti parole: "Nel momento in cui le leggi del profitto pretendono di dominare ogni ambito del vivere umano, distruggendo la base naturale su cui si fonda la vita del Pianeta, e la politica e' incapace di contrastare lo strapotere dell'economia dominante, noi, oltre mille tra semplici cittadini, associazioni e gruppi, rivendichiamo il diritto di riappropriarci della facolta' di decidere del nostro futuro, e ci sentiamo parte integrante di una nuova forma di cittadinanza sociale". Questa consapevolezza ci ha orientati e accompagnati nel corso di un anno, il 2001, segnato da tragici avvenimenti che hanno lacerato il mondo acuendone le divisioni e le contraddizioni. I principi ispiratori, i valori e gli stili che stanno alla base della nostra identita' di Rete, ci hanno sostenuto nel corso di questo tragico anno, consentendoci di continuare ad agire a favore della giustizia, della pace e di uno sviluppo in armonia con la natura. I nostri principi rappresentano l'unica strategia di azione per credere in un futuro diverso e per costruire un altro mondo. La scelta della nonviolenza viene da noi oggi ribadita come unica e piu' efficace modalita' di azione e di vita, che e' necessario rafforzare e diffondere sempre piu' al nostro interno, attraverso un'adeguata formazione e la creazione di gruppi di azione nonviolenta. La formazione sui temi che sono al centro della nostra azione e' una componente fondamentale del nostro percorso e dovra' essere sempre piu' articolata e partecipata al fine di coinvolgere i gruppi, i nodi e tutti i lillipuziani. Accanto a questo impegno proseguira' l'opera di intensa sensibilizzazione dei cittadini allo scopo di indurre un cambiamento personale e collettivo verso i valori in cui crediamo. Considerando che nel 2002 avranno luogo eventi da noi ritenuti fondamentali - il secondo incontro del movimento mondiale a Porto Alegre alla fine di gennaio, dove la Rete organizza uno specifico seminario sugli indicatori della qualita' della vita; - la Conferenza delle Nazioni Unite sulla Finanza per lo Sviluppo a Monterrey, Messico, in marzo; - il summit sulla sicurezza alimentare promosso dalla FAO in giugno a Roma; - il Summit Mondiale delle Nazioni Unite sullo Sviluppo Sostenibile "Rio +10" a Johannesburg a fine agosto; la Rete concentrera' la sua attenzione ed azione su: - l'opposizione alla guerra e la promozione di modelli di difesa alternativa nonviolenta, assumendo la Campagna di obiezione di coscienza delle cittadine e dei cittadini per il disarmo economico e militare; - la sfera finanziaria in enorme espansione, rafforzando in particolare le Campagne sulle banche e le assicurazioni, obbligandole ad una maggiore trasparenza e a interrompere finanziamenti moralmente illeciti quali il commercio di armi e di sostanze tossiche, e coinvolgere i cittadini risparmiatori in scelte per una finanza di giustizia; - il settore produttivo, per monitorare il comportamento delle imprese nazionali e multinazionali e indurle alla trasparenza e al rispetto degli standard sociali e ambientali, coinvolgendo i consumatori in particolare in occasione della Coppa del Mondo di calcio che vede coinvolte come sponsor molte delle imprese responsabili di gravi violazioni dei diritti dei lavoratori e ambientali; - l'impatto del negoziato in corso nell'ambito dell'Organizzazione Mondiale del Commercio, a partire dall'accordo su commercio e servizi che consente di evidenziare il legame tra accordi internazionali e qualita' della vita delle comunita' locali; - l'organizzazione di una settimana dell'impronta ecologica e sociale che avra' luogo in occasione della Giornata Mondiale dell'Ambiente (5 giugno) e un percorso di formazione e sensibilizzazione che si concretizzi in una serie di iniziative per diffondere il concetto dell'impronta ecologica e sociale; - l'apertura di un serio ed approfondito dibattito su nuovi indicatori di benessere in grado di dare strumenti adeguati ai decisori politici ed alla societa' civile, ricollocando il PIL nella sua funzione di indicatore meramente economico; - la diffusione di una carta del nuovo municipio e iniziative di democrazia partecipativa. Consapevole inoltre di essere una componente fondamentale, ma non esclusiva, della societa' civile organizzata mondiale, la Rete si impegna a collaborare con Campagne e azioni promosse da altri soggetti, tra le quali: - la Campagna per un contratto mondiale sull'acqua; - La Campagna per l'introduzione di una tassazione sulle transazioni finanziarie (Tobin Tax); - L'azione per la costituzione di una forma di arbitrato internazionale sul debito e l'applicazione della legge italiana sulla cancellazione dei debiti dei paesi piu' poveri; - Un'azione di denuncia del fallimento delle politiche neoliberiste, a partire dalla crisi dell'Argentina. Con questa Assemblea si e' concluso il lungo e intenso percorso che ha oggi portato la rete a dotarsi di un modello organizzativo sperimentale che verra' sottoposto a verifica in occasione del prossimo incontro nazionale. Chiudiamo questa nostra seconda Assemblea nazionale constatando che ancora una volta la voglia di agire concretamente per un cambiamento globale dal basso terra' uniti i nostri percorsi individuali e di gruppo per la costruzione di un mondo diverso e sicuramente migliore. 5. MAESTRE. FRANCESCA LAZZARATO RICORDA ASTRID LINDGREN [Questo articolo dell'illustre studiosa di letteratura per l'infanzia e' apparso sul quotidiano "Il manifesto" del 29 gennaio 2002. Come e' a tutti noto, Astrid Lindgren (1907-2002) e' la grande scrittrice svedese creatrice di Pippi Calzelunghe] Tra i suoi fans c'e' chi da tempo raccoglie firme a sostegno della sua candidatura al premio Nobel, chi ha dato il suo nome a una splendida varieta' di rose rosa, chi non smette pubblicamente di ringraziarla per il suo energico sostegno alla causa animalista, chi cita orgogliosamente il suo nome fra quelli dei "vegetariani celebri", chi ha inventato un parco dei divertimenti popolato dai suoi personaggi, e chi, semplicemente, l'ha letta da bambino e non l'ha piu' dimenticata, tramandando la propria passione infantile a figli e nipoti. E davvero Astrid Lindgren, morta ieri nella sua casa all'eta' di 94 anni, e' un nome che sara' quasi impossibile dimenticare: prima di tutto in quanto creatrice di Pippi Calzelunghe, personaggio che, se non possiede l'eccelsa statura di un Pinocchio, di un'Alice o di un Peter Pan, certamente ha contribuito a cambiare profondamente la letteratura per l'infanzia del dopoguerra; e poi in quanto persona, in quanto donna capace di combattere a suo modo, sommessamente ma con ferrea energia, contro le convenzioni, i luoghi comuni e le ingiustizie. Nata il 14 novembre del 1907 nella fattoria Nas, vicino al piccolo paese di Vimmerby nello Smaland, aveva vissuto un'infanzia campagnola piena di canzoni, leggende, corse sfrenate, monellerie, molto simile a quelle che poi raccontera' in libri come I bambini di Bullerby e Emil (non a caso tra i suoi migliori). Nulla, se non forse l'attenzione assoluta con cui ascoltava le storie raccontate accanto al focolare, faceva pensare che sarebbe diventata una scrittrice, e quando, nella Svezia puritana di allora, Astrid si era ritrovata incinta e nubile a diciannove anni, l'unico mestiere che era riuscita a esercitare per mantenere se' stessa e il figlio Lars era stato quello, modestissimo, di stenodattilografa in una ditta di Stoccolma. Fu la' che Astrid Ericsson si sposo' e divento' Astrid Lindgren, ebbe una bambina di nome Karin e creo' per lei il personaggio di Pippi Calzelunghe, che nel 1945 divento' l'eroina di un libro pubblicato dalla Raben & Sjogren. Ed e' per questo editore, tutt'ora il piu' importante del suo paese nel campo della letteratura infantile, che Astrid Lindgren lavorera' per trent'anni come editor, senza per questo smettere di scrivere. I suoi libri per bambini, messi un tantino in ombra dalla fama travolgente di Pippi (le cui avventure sono state tradotte in ben settantasei lingue), sono un'ottantina: una produzione sterminata, premiatissima e, almeno nel nostro paese, non abbastanza conosciuta, nonostante l'eccellente qualita' letteraria, la profondita' e la complessita' di testi come I fratelli Cuor di leone o Ronja, romanzi fantastici dai sorprendenti risvolti simbolici, che sembrano rimandare non solo a un mondo di incantevoli e crudeli leggende nordiche, ma anche a certe fiabe dei romantici tedeschi, ai cicli cavallereschi e alle storie di briganti che non avevano lasciato indifferenti neppure Andersen e Isaak Dinesen. Autrice sfaccettata, capace di affrontare generi diversi (la fiaba, il giallo, le memoria del passato, l'umorismo e persino il "rosa") Astrid Lindgren e' stata uno dei primi autori per l'infanzia veramente moderni di questo dopoguerra, sempre intenta a soffiar via vigorosamente le ragnatele del perbenismo e a dire la verita' a interlocutori esigenti come i bambini, che, se pure cercano di farsi piacere quel che viene loro dato, non si possono tuttavia ingannare a lungo e sono ancora capaci di sfuggire (o quasi) alle lusinghe di chi li vorrebbe soltanto e per sempre "consumatori", non importa se di merendine, di vestiti firmati, di giocattoli o di libri. L'incredibile popolarita' di cui ancora gode Pippi (che vive sola con un cavallo e una scimmia, possiede una forza sovrumana e un cuore d'oro, gestisce per intero la propria vita, non ha paura di nulla, gode di una assoluta indipendenza economica e se ne infischia degli adulti) testimonia di una indiscutibile capacita' di far breccia nell'immaginario infantile: anarchica e saggia, animata da un fortissimo senso della giustizia, Pippi non intende rendere conto di nulla alla societa' e segue una sua morale che sarebbe riduttivo liquidare come "politicamente corretta". E', in effetti, una piccola squatter protofemminista, un modello di emancipazione infantile e femminile che a buon diritto siede in quel piccolo pantheon dove sono ospitate Anna di Green Gables e Dorothy, Alice e l'amatissima Jo March. Non a caso innumerevoli bambine degli anni Cinquanta e Sessanta, ancora legate all'immagine della petite fille modele, le devono molti momenti di irresistibile divertimento, ma soprattutto un'iniezione di fiducia in se stesse e la conferma che i maschi sono simpatici quanto inessenziali. E ancora oggi, mentre i libri per l'infanzia e i loro personaggi vanno trasformandosi implacabilmente in best sellers e in macchine da merchandising capaci di venderci qualsiasi cosa, Pippi rappresenta per le bambine e i bambini di tutto il mondo una gioiosa risposta all'immenso desiderio di liberta' che dorme in ciascuno di essi, e la conferma che hanno sempre e comunque diritto al rispetto degli adulti. 6. MAESTRI. DAVID MARIA TUROLDO: OLTRE LA FORESTA [Il 6 febbraio 2002 sono dieci anni che David Maria Turoldo ci ha lasciato. L'ottimo amico Domenico Manaresi (per contatti: bon4084 at iperbole.bologna.it) ci propone di ricordarlo ripubblicando questa poesia, apparsa dapprima in David Maria Turoldo, Canti ultimi, Garzanti Milano 1991, poi in David Maria Turoldo, Ultime poesie (1991-1992), Garzanti, Milano 1999, p. 205. David Maria Turoldo e' nato in Friuli nel 1916, ordinato sacerdote nel 1940, partecipò alla Resistenza; collaboratore di don Zeno Saltini a Nomadelfia, fondatore con padre Camillo De Piaz della "Corsia dei Servi", poi direttore del "Centro di studi ecumenici Giovanni XXIII" a S. Egidio Sotto il Monte. Ha pubblicato numerose opere di riflessione religiosa, di intervento civile, di poesia. E' scomparso nel 1992. Opere di David Maria Turoldo: della sua vastissima produzione segnaliamo particolarmente alcune raccolte di versi: Il sesto angelo (poesie scelte - prima e dopo il 1968), Mondadori, Milano 1976; e O sensi miei (poesie 1948-1988), Rizzoli, Milano 1990, 1993; Ultime poesie (1991-1992), Garzanti, Milano 1999; ed almeno la raccolta di testi in prosa La parabola di Giobbe, Servitium, Sotto il Monte 1996. Per una bibliografia più ampia: a) poesia: Io non ho mani, Bompiani, Milano 1948; Udii una voce, Mondadori, Milano 1952; Gli occhi miei li vedranno, Mondadori, Milano 1955; Preghiere tra una guerra e l'altra, Corsia dei Servi, Milano 1955; Se tu non riappari, Mondadori, Milano 1963; Poesie, Neri Pozza, Vicenza 1971; Fine dell'uomo?, Scheiwiller, Milano 1976; Il sesto angelo, Mondadori, Milano 1976; Laudario alla Vergine, Dehoniane, Bologna 1980; Lo scandalo della speranza, Gianfranco Angelico Benvenuto, Napoli 1978, poi GEI, Milano 1984; Impossibile amarti impunemente, Quaderni del Monte, Rovato 1982; Ritorniamo ai giorni del rischio, Cens, Liscate 1985; O gente terra disperata, Paoline, Roma 1987; Il grande Male, Mondadori, Milano 1987; Come possiamo cantarti, o Madre?, Diakonia della theotokos, Arezzo 1988; Nel segno del Tau, Scheiwiller, Milano 1988; Cosa pensare., La Rosa Bianca, Trento 1989; Canti ultimi, Carpena, Sarzana 1989, poi Garzanti, Milano 1991; (con G. Ravasi), Opere e giorni del Signore, Paoline, Cinisello Balsamo 1989; O sensi miei (poesie 1948-1988), Rizzoli, Milano 1990; Mie notti con Qohelet, Garzanti, Milano 1992; Ultime poesie (1991-1992), Garzanti, Milano 1999; b) teatro: La terra non sarà distrutta, Garzanti, Milano 1951; Da una casa di fango (Job), La Scuola, Brescia 1951; La passione di San Lorenzo, Morcelliana, Brescia 1961, poi Città Armoniosa, Reggio Emilia 1978; Vigilia di Pentecoste, Giac (pro manuscripto), Milano 1963; Oratorio in memoria di frate Francesco, Messaggero, Padova 1981; Sul monte la paura, Cens, Liscate 1983; La morte ha paura, Cens, Liscate 1983; c) saggistica: Non hanno più vino, Mondadori, Milano 1957, poi Queriniana, Brescia 1979; La parola di Gesù, La Locusta, Vicenza 1959; Tempo dello Spirito, Gribaudi, Torino 1966; Uno solo è il Maestro, Signorelli, Milano 1972; Nell'anno del Signore, Palazzi, Milano 1973; Alla porta del bene e del male, Mondadori, Milano 1978; Nuovo tempo dello Spirito, Queriniana, Brescia 1979; Mia terra addio, La Locusta, Vicenza 1980; Povero Sant'Antonio, La Locusta, Vicenza 1980; (a cura di), Testimonianze dal carcere, Paoline, Roma 1980; Amare, Paoline, Roma 1982; Perché a te, Antonio?, Messaggero, Padova 1983; Ave Maria, Gei, Milano 1984; (con A. Levi, M .C. Bartolomei Derungs), Dialogo sulla tenerezza, Cens, Liscate 1985; L'amore ci fa sovversivi, Joannes, Milano 1987; Come i primi trovadori, Cens, Liscate 1988; Il diavolo sul pinnacolo, Paoline, Cinisello Balsamo 1988; Il Vangelo di Giovanni, Rusconi, Milano 1988; Per la morte (con due meditazioni di P. Mazzolari), La Locusta, Vicenza 1989; Amar, traduzione portoghese, a cura di I. F. L. Ferreira, Paulinas, São Paulo 1986; (con R. C. Moretti), Mani sulla vita, Emi, Bologna 1990; La parabola di Giobbe, Servitium, Sotto il Monte 1996; Il mio amico don Milani, Servitium, Sotto il Monte 1997; d) traduzioni: I Salmi, Dehoniane, Bologna 1973; Salterio Corale, Dehoniane, Bologna 1975; Chiesa che canta, volumi I-VII, Dehoniane, Bologna 1981-1982; (con G. Ravasi), «Lungo i fiumi.» - I Salmi, Paoline, Cinisello Balsamo 1987; Ernesto Cardenal, Quetzalcoatl, Mondadori, Milano 1989; e) narrativa: ... E poi la morte dell'ultimo teologo, Gribaudi, Torino 1969] Fratello ateo, nobilmente pensoso alla ricerca di un Dio che io non so darti, attraversiamo insieme il deserto. Di deserto in deserto andiamo oltre la foresta delle fedi liberi e nudi verso il nudo Essere e la' dove la Parola muore abbia fine il nostro cammino. 7. MAESTRI. GEORGE STEINER: LA SALUTE DEL LINGUAGGIO [Da George Steiner, Linguaggio e silenzio, Garzanti, Milano 2001, p. 255. George Steiner e' uno dei piu' grandi intellettuali viventi, ed e' un uomo buono, e saggio. Nasce a Parigi nel 1929 da padre di origine ceca (di Lidice) e madre viennese. Nel 1940 la famiglia si stabilisce in America (ha scritto Steiner: "Lasciammo sani e salvi la Francia, dov'ero nato e cresciuto. Sicche' non mi tocco' d'essere la' quando si fece l'appello. Io non stavo nella pubblica piazza con gli altri bambini, quelli con cui ero cresciuto. Ne' vidi mio padre e mia madre scomparire quando le porte del convoglio ferroviario venivano spalancate. Ma in un altro senso sono un sopravvissuto, e non indenne. Se spesso non sono in sintonia con la mia generazione, se cio' che mi assilla e domina la mia vita sentimentale colpisce molti di quelli con cui dovrei essere amico e lavorare in questo mondo come qualcosa di remotamente sinistro e artificioso, e' perche' il cupo mistero di quanto accadde in Europa non e' per me separabile dalla mia stessa identita'. Proprio perche' non ero la', perche' un caso fortunato tolse il mio nome dall'elenco"). Torna poi in Europa. Docente di letteratura comparata (a Ginevra, a Cambridge, a Oxford), saggista finissimo e denso moralista. Le sue opere di riflessione critica sono di una ricchezza, lucidità e profondità straordinarie e vivamente le raccomandiamo ai nostri interlocutori. Opere di George Steiner: Tolstoj o Dostoevskij (1959), La morte della tragedia (1961), Linguaggio e silenzio (1967), Dopo Babele (1975), Le Antigoni (1984), Vere presenze (1989), Il correttore (1992), Nessuna passione spenta (1996), Errata (1997), tutti editi in italiano da Garzanti, Milano; cfr. inoltre Nel castello di Barbablu (1971), SE, Milano; La nostalgia dell'assoluto (1974), Bruno Mondadori, Milano; Heidegger (1978), Mondadori, Milano; Il processo di San Cristobal (1981), Rizzoli, Milano] La salute del linguaggio e' essenziale alla conservazione di una societa' viva. 8. SEVERINO VARDACAMPI: UN LIBRO DA LEGGERE [Severino Vardacampi e' uno dei principali collaboratori del "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo] Il piu' recente libro di Tzvetan Todorov (Memoria del male, tentazione del bene, Garzanti, Milano 2001) mi pare che sia in assoluto tra i migliori libri usciti negli ultimi anni: mi permetto di proporre di leggerlo non solo agli amici, ma a tutti coloro che vogliono impegnarsi per la giustizia e la dignita' umana. 9. INDICE DEI NUMERI 329-344 (GENNAIO 2002) DE "LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO" * Numero 329 del primo gennaio 2002: 1. Giorgio Caproni, giubilo; 2. Lidia Menapace, gestione nonviolenta del conflitto: cultura, forme, istituzioni (parte prima); 3. Brunetto Salvarani, per il dialogo tra le religioni, per la convivialita' delle differenze; 4. Giuseppe Chiaretti, per il dialogo islamo-cristiano; 5. Simone Weil, un moto di carita' pura; 6. Annette Wieviorka, della storia europea; 7. Rosa Luxemburg, sulla pazienza; 8. Anne Frank, aprite gli occhi; 9. Hannah Arendt, il tacco della mia scarpa; 10. Riletture: Franco Restaino, Adriana Cavarero (a cura di), Le filosofie femministe; 11. Riletture: Wanda Tommasi, I filosofi e le donne; 12. Riletture: Chiara Zamboni, La filosofia donna; 13. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 14. Per saperne di piu'. * Numero 330 del 2 gennaio 2002: 1. Marguerite Yourcenar, si accorse in seguito; 2. Giulietto Chiesa, la terra trema; 3. Lidia Menapace, gestione nonviolenta del conflitto: cultura, forme, istituzioni (parte seconda); 4. Presentazione della Lega obiettori di coscienza; 5. Riletture: Aldo Capitini, Scritti sulla nonviolenza; 6. Riletture: Johan Galtung, Gandhi oggi; 7. Riletture: Brian Martin, La piramide rovesciata; 8. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 9. Per saperne di piu'. * Numero 331 del 3 gennaio 2002: 1. Danilo Dolci, se noi vogliamo; 2. Lidia Menapace, gestione nonviolenta del conflitto: cultura, forme, istituzioni (parte terza e conclusiva); 3. Angelo Cavagna, in digiuno contro guerre e spese militari; 4. Valda Busani, i pacifisti di Action for peace incontrano Arafat; 5. Nadia Cervoni, i pacifisti di Action for peace aggrediti dai militari; 6. Indice dei numeri 305-328 (dicembre 2001) de "La nonviolenza e' in cammino"; 7. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 8. Per saperne di piu'. * Numero 332 del 4 gennaio 2002: 1. David Maria Turoldo, amici; 2. Francesco Comina: tornino i volti, ultimo riparo alla catastrofe; 3. Giuliana Sgrena, la guerra continua; 4. Giulio Vittorangeli, bambini; 5. Stefano Catucci, La costruzione del nemico; 6. Per contattare il Movimento Nonviolento; 7. Riletture: Bruno Bettelheim, Un genitore quasi perfetto; 8. Riletture: Howard Gardner, Formae mentis; 9. Riletture: Marvin Harris, L'evoluzione del pensiero antropologico; 10. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 11. Per saperne di piu'. * Numero 333 del 5 gennaio 2002: 1. Emmanuel Levinas, la giustizia; 2. Hans Jonas, come agire; 3. Paolo Barnard, cinque domande ai signori della guerra; 4. Alcuni dati sulle violazioni dei diritti umani in Turchia nel 2001; 5. Emilio R. Papa, sul ruolo del pubblico ministero e sui tentativi di asservirlo al potere politico; 6. Tiziana Filippi: un libro su Hannah Arendt, Simone Weil, Edith Stein, Maria Zambrano; 7. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 8. Per saperne di piu'. * Numero 334 del 6 gennaio 2002: 1. Nanni Salio, L'eredita' di Gandhi; 2. Norberto Bobbio, un'ispirazione comune; 3. Luigi Pintor, meno di nulla; 4. Silvia Macchi, un diario di "Action for peace" (parte prima); 5. "Chiama l'Africa news" del 4 gennaio; 6. Il 12-13 gennaio a Reggio Emilia in cammino sulla strada della nonviolenza; 7. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 8. Per saperne di piu'. * Numero 335 del 7 gennaio 2002: 1. Seconda assemblea nazionale della Rete di Lilliput il 18-20 gennaio a Marina di Massa; 2. Le occhiatacce di Scontentone; 3. Eduardo Galeano, gli invisibili; 4. Silvia Macchi, un diario di "Action for peace" (parte seconda); 5. Giulio Vittorangeli: la guerra, notte della politica e della democrazia; 6. Guido Calogero, capire gli altri; 7. Riletture: Lisli Basso Carini, Cose mai dette; 8. Riletture: Alfonso Leonetti, Da Andria contadina a Torino operaia; 9. Riletture: Joyce Lussu, Fronti e frontiere; 10. Riletture: Franco Basaglia, Paolo Tranchina (a cura di), Autobiografia di un movimento; 11. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 12. Per saperne di piu'. * Numero 336 dell'8 gennaio 2002: 1. Per l'impegno contro la schiavitu' in Italia; 2. Marina Forti, ricordo di Anil Agarwal; 3. Martin Luther King, quando gli schiavi; 4. Lev Tolstoj, Gengis-Kan col telegrafo; 5. Vinoba, e' possibile; 6. Severino Vardacampi, alcuni dissensi; 7. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 8. Per saperne di piu'. * Numero 337 del 9 gennaio 2002: 1. Julia Kristeva: si puo' essere? 2. Un documento del 1998 recante una proposta di lotta contro la schiavitu'; 3. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 4. Per saperne di piu'. * Numero 338 del 10 gennaio 2002: 1. Non uccidere; 2. Marco D'Eramo, l'esempio del Kuwait; 3. Luciano Dottarelli: tra Rousseau e Martin Fierro. Radici profonde del pensiero di Ernesto Che Guevara; 4. Laura Conti, in realta' sappiamo; 5. Rossana Rossanda, gli storici diranno; 6. Vandana Shiva, l'attuale integrazione globale; 7. Riletture: David Cayley, Conversazioni con Ivan Illich; 8. Riletture: Robert Jungk, L'onda pacifista; 9. Riletture: Nuto Revelli, L'ultimo fronte; 10. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 11. Per saperne di piu'. * Numero 339 dell'11 gennaio 2002: 1. Hannah Arendt, dire le cose come sono; 2. Benito D'Ippolito, litania dei morti in preghiera; 3. Giuristi e docenti universitari solidali con i giudici in difesa della legalita'; 4. Antonino Caponnetto ed altri: garantire sicurezza ai magistrati impegnati in inchieste contro il crimine organizzato; 5. Rosario Livatino, il ruolo del giudice nella societa' che cambia; 6. Tre minuti di silenzio per le vittime della guerra in Afghanistan come per le vittime delle stragi dell'11 settembre; 7. Letture: AA. VV., Annuario della pace; 8. Letture: Vasilij Grossman, Il'ja Erenburg (a cura di), Il libro nero; 9. Alcuni riferimenti per contattare Pax Christi; 10. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 11. Per saperne di piu'. * Numero 340 del 12 gennaio 2002: 1. Ettore Masina, sos per Safiya; 2. Mao Valpiana risponde a Silvio Berlusconi; 3. Walter Binni ricorda Aldo Capitini; 4. "Un uomo, un voto": una proposta di lettera da inviare a governanti e parlamentari; 5. Un ponte per...: il 14 gennaio a Roma; 6. Palermo anno uno: a Roma il 19 gennaio contro il razzismo e il 23 febbraio contro la mafia; 7. Monica Farnetti presenta il nuovo libro di Chiara Zamboni; 8. Barbara Raggi, la shoah attraverso gli occhi delle donne; 9. Alcuni riferimenti per contattare il MIR; 10. Aggiornamento del "C.O.S. in rete"; 11. Letture: AA. VV., Mortedison (tutti assolti); 12. Letture: AA. VV., Sulla inutilita' del cristianesimo (settima settimana alfonsiana); 13. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 14. Per saperne di piu'. * Numero 341 del 13 gennaio 2002: 1. Sylvia Plath, la perfezione; 2. Walden Bello, il mondo a senso unico; 3. Convocazione della riunione del comitato di coordinamento del Movimento Nonviolento per il 10 febbraio 2002 (e verbale della riunione del 25 novembre 2001); 4. A Spilamberto per accostarsi alla nonviolenza; 5. A Roma il 16 gennaio presentazione del libro "L'anarchico e l'ebreo. Storia di un incontro"; 6. Riletture. Hannah Arendt, Il pescatore di perle; 7. Riletture. Franco Fortini, Attraverso Pasolini; 8. Riletture. Orlando Franceschelli, Karl Loewith; 9. Riletture. Vladimir Jankelevitch, Henri Bergson; 10. Riletture. Italo Mancini, Bonhoeffer; 11. Riletture. Simonetta Tabboni, Norbert Elias; 12. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 13. Per saperne di piu'. * Numero 342 del 14 gennaio 2002: 1. Un appello agli enti locali per la pace in Medio Oriente; 2. Proposta di una marcia per la pace da Genova a La Spezia; 3. Giulio Vittorangeli: Palestina, un'altra pagina nera; 4. Christa Wolf, fissare lo sguardo; 5. Francesco Piccioni, un libro su guerra e terrorismo biologico; 6. Fausto Caffarelli, i paradisi fiscali; 7. Alcuni riferimenti per contattare i "social forum" presenti in Italia; 8. A Pesaro un ciclo di incontri per accostarsi alla nonviolenza; 9. Riletture: Bruno Maggioni, Giobbe e Qohelet; 10. Riletture: Giovanni Miegge, Il sermone sul monte; 11. Riletture: Gerhard von Rad, Il sacrificio di Abramo; 12. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 13. Per saperne di piu'. * Numero 343 del 15 gennaio 2002: 1. Azione nonviolenta a Kisangani in Congo il 3-8 aprile; 2. Un appello per una forza internazionale di protezione in Palestina; 3. Severino Vardacampi, fuggiaschi a Porto Alegre; 4. Letizia Tomassone, nella dimensione della liberta' e della grazia; 5. Jean-Marie Muller, il conflitto; 6. Un seminario sull'azione nonviolenta dal locale al globale; 7. Aggiornamento de "Il paese delle donne"; 8. Il programma per il 2002 di "Missione oggi"; 9. Immagini del sud del mondo a Viterbo; 10. Riletture: Annie Cohen-Solal, Sartre; 11. Riletture: Bernard Crick, George Orwell; 12. Riletture: Barbara Lanati, Vita di Emily Dickinson; 13. Riletture: Hans Jonas, Dalla fede antica all'uomo tecnologico; 14. Riletture: Emmanuel Levinas, Totalita' e infinito; 15. Riletture: Paul Ricoeur, Il conflitto delle interpretazioni; 16. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 17. Per saperne di piu'. * Numero 344 del 16 gennaio 2002: 1. Domenico Gallo, codice di guerra; 2. Giuliana Sgrena, raid sulle macerie afghane; 3. Pax Christi, solidarieta' ai magistrati; 4. Walter Benjamin, tesi di filosofia della storia; 5. Riletture: Lorenzo Milani, "I care" ancora; 6. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 7. Per saperne di piu'. 10. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 11. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: http://www.nonviolenti.org ; per contatti, la e-mail è: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: http://www.peacelink.it/users/mir . Per contatti: lucben at libero.it ; angelaebeppe at libero.it ; mir at peacelink.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: http://www.peacelink.it . Per contatti: info at peacelink.it LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutti gli amici della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. e fax: 0761/353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 348 dell'11 febbraio 2002
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