La nonviolenza e' in cammino. 313



LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di
Viterbo a tutti gli amici della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. e fax: 0761/353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 313 del 14 dicembre 2001

Sommario di questo numero:
1. Farid Adly, per Safya
2. Peppe Sini, L'esercizio del silenzio e la botola della complicita'
3. Alessandro Marescotti, un digiuno per la pace
4. Hildegard Goss-Mayr, perche' si digiuna
5. Amelia Alberti, tra petrolio e oppio
6. Bruno Giaccone, una preghiera
7. Giulio Vittorangeli, gente di legno
8. Antonio Rivolta, alcuni improvvisati ottonari
9. Giancarla Codrignani, una legge per la formazione alla nonviolenza delle
forze dell'ordine
10. Antonio Mazzei, polizia nonviolenta
11. Giobbe Santabarbara: una legge per la legalita', per la sicurezza
pubblica, per la difesa dei diritti di tutti
12. Elena Gianini Belotti, nessuno mai
13. Anna Kuliscioff, il carattere
14. Sheila Rowbotham, le conclusioni
15. Letture: Noam Chomsky, 11 settembre
16. Letture: Luigi Pintor, Politicamente scorretto
17. Letture: Antonietta Potente, Un tessuto di mille colori
18. Riletture: AA. VV., La vita come noi l'abbiamo conosciuta
19. Riletture: Shulamith Firestone, La dialettica dei sessi
20. Riletture: Bianca Guidetti Serra, Storie di giustizia, ingiustizia e
galera
21. La "Carta" del Movimento Nonviolento
22. Per saperne di piu'

1. INIZIATIVE. FARID ADLY: PER SAFYA
[Anche se in ritardo di qualche giorno vogliamo riproporre almeno l'incipit
di questa lettera di Farid Adly, prestigioso giornalista e generoso uomo di
pace, che insieme ad Ettore Masina sta animando in Italia la campagna per
salvare la vita di Safya, la giovane donna nigeriana condannata a morte per
lapidazione per aver concepito un figlio fuori del matrimonio; una campagna
ad aderire alla quale ancora una volta invitiamo tutti i nostri
interlocutori. Per contattare Farid Adly: anbamed at katamail.com; per
contattare Ettore Masina: ettore.mas at libero.it]
Carissime e carissimi,
oggi e' il 10 dicembre, giornata mondiale per i diritti umani (anniversario
della Dichiarazione universale dei diritti umani del 1948).
Un pensiero, quindi, va rivolto a Safya Hussaini Tudu, la donna nigeriana
condannata alla lapidazione per aver concepito un figlio fuori dal
matrimonio.
La campagna in Italia a suo favore, partita come giustamente dice il collega
ed amico Ettore Masina con mezzi e modalita' artigianali, sta ottenendo un
grande successo, che speriamo porti alla sua liberazione.

2. TRA AMICI. PEPPE SINI: L'ESERCIZIO DEL SILENZIO E LA BOTOLA DELLA
COMPLICITA'
Devo ai lettori una spiegazione.
Per alcuni giorni le pubblicazioni di questo foglio sono state sospese. Ad
alcuni amici, che a voce mi hanno chiesto perche', ho dato risposte
veritiere ma parziali ed elusive, e quindi non del tutto veritiere; ai molti
altri che mi hanno scritto non ho ancora avuto il tempo e il garbo di
mandare due righe. Tutti ringrazio della sollecitudine ed a tutti rispondo
adesso.
Ho dedicato questi giorni al silenzio, al raccoglimento, alla meditazione.
Ho cercato di chiarire a me stesso i motivi di un crescente interiore
disagio, che mi pare di poter ricondurre a tre fattori.
*
Il primo fattore: la sensazione che ci stiamo abituando, rassegnando alla
guerra e alle stragi. Abbiamo ripreso a parlare d'altro, stiamo cercando di
convivere con una situazione che e' invece invivibile e minaccia di
distruzione l'intera civilta' umana.
E dunque occorre che con piu' consapevolezza e limpidezza ed energia ci
opponiamo ad essa, la denunciamo, la contrastiamo: in nome dell'umanita'
tutta, e di noi stessi che dell'umanita' siamo particole e portatori, unita'
minime ed essenziali non ulteriormente divisibili: individui dunque,
persone. E in quanto tali siam dunque avversari di cio' che all'umano e'
nemico: dell'uccidere, e massime della guerra che dell'uccidere e' l'oscena
onnivora nichilistica magnificazione.
*
Il secondo fattore: la sensazione di una crescente e sempre piu' evidente
nostra inadeguatezza: pratica, intellettuale e morale.
Inadeguatezza pratica: a tre mesi dalla tragedia dell'11 settembre, a due
mesi dall'inizio della guerra afghana, ad un mese dalla decisione dell'invio
delle truppe italiane, il movimento per la pace italiano, pur cosi' ampio e
cosi' radicato, non e' stato capace di pensare e tantomeno di realizzare
azioni limpide, concrete ed efficaci; non e' stato capace, non siamo stati
fin qui capaci, di pensare e realizzare azioni dirette nonviolente (la quasi
totalita' delle iniziative spacciate sotto questo nome ne erano solo
l'ignobile caricatura ed il colossale travisamento); non e' stato capace,
non siamo stati fin qui capaci, di proporre ed attuare azioni di
disobbedienza civile di massa (certe cose spacciate per tali erano talora
l'esatto contrario di cio' che dicevano di essere: irresponsabilita' ed
insensataggine); non e' stato capace, non siamo stati fin qui capaci, di
perseguire efficacemente l'obiettivo di costruire lo sciopero generale
contro la guerra (obiettivo che richiede una grande capacita' di
interlocuzione con tutta la societa' come con le istituzioni: ci si e'
invece per un verso rattrappiti in iniziative di bandiera e in linguaggi
settari; per l'altro dissoluti in confusioni che appannano l'essenziale,
cancellano i discrimini e destituiscono di credibilita'; e talora
convergentemente perfino in meschini giochi di demarcazione e per cosi' dire
"lottizzazione" del campo ideologico, sociale e politico, di sopraffazione
verso i vicini, di stolta denegazione delle verita' altrui).
La Perugia-Assisi doveva essere un inizio, ed invece e' stata una pietra
tombale. Nel cosiddetto "movimento di movimenti" si sono imposte modalita'
di riflessione, azione e rappresentanza che hanno fatto emergere come
egemoni culture e personalita' autoritarie, totalitarie, irresponsabili e
subalterne la cui azione e predicazione a me paiono semplicemente
sciagurate. Vogliamo aprire una discussione su questo o la consegna e' di
far finta che tutto va bene? Tutto va bene?
E questo proprio mentre occorrerebbe un grande impegno ad un tempo per la
pace e per la legalita'; per la solidarieta' con gli oppressi in lotta per
l'esistenza e la dignita', e la difesa del diritto e del civile convivere.
Proprio mentre le istituzioni italiane sono aggredite e pervase da una
cultura e una pratica dell'illegalita' forse mai cosi' proterve ed esplicite
dalla caduta del fascismo ad oggi: con un governo fuorilegge, un parlamento
corrivo, un capo dello Stato complice. Proprio mentre e' in corso un'azione
governativa e parlamentare golpista.
E non dico del sistema dei mass-media: ho sempre saputo che li' era una
scaturigine fondamentale del potere del fascismo: la costruzione del
consenso con la manipolazione e la degradazione piu' sfrenate. Invece di
assumerne logiche e linguaggi non sarebbe necessaria ed urgente un'analisi
critica ed un'azione costruttiva per un uso dei mezzi di comunicazione di
massa a fini di pace, di verita' e di giustizia? Un uso che richiedera'
sicuramente anche esplicite rotture e rinunce; nitide iniziative di
opposizione nonviolenta nei confronti dei facitori di narcosi e menzogna e
malaffare e disumanita'; ed uno sviluppo e diffusione di strumenti, luoghi e
linguaggi alternativi a quelli dominanti.
*
L'inadeguatezza intellettuale: leggo ed ascolto le cose che illustri
pensatori e valorosi militanti pacifisti scrivono e dicono in queste
settimane: le trovo sempre piu' povere, sempre piu' subalterne, sempre piu'
rozze.
Persone di valore scrivono sui giornali e pronunciano dai microfoni
sciocchezze ed infamie che neppure nel "breve corso" di staliniana memoria;
alcune sembrano non accorgersi della gravita' del terrorismo islamista;
altre sembrano non accorgersi del terrorismo di Bush o di Sharon; molte
sembrano non avvedersi di come il terrorismo individuale, quello dei gruppi
criminali e quello degli stati interagiscano e reciprocamente si alimentino.
Molte persone sono talmente abbacinate dalle loro elucubrazioni da ridurre
tutto a metafora e non percepire piu' che la guerra uccide concreti esseri
umani e non concetti astratti. Molte sono talmente avviluppate dal proprio
privilegio e dai propri conseguenti pregiudizi da non accorgersi neppure
piu' di come assurdamente pretendano di tutto ridurre a una misura e una
gabbia concettuale in cui la realta' non puo' essere astretta.
Provo sdegno e paura per questo offuscamento ed affievolimento ed
immiserimento delle nostre capacita' di riflettere, di sentire, di parlare;
per il depauperarsi e deteriorarsi della nostra stessa lingua, per la
crescente incapacita' di dare ordine e chiarezza e coerenza ai nostri stessi
pensieri (ripenso, certo, alle decisive riflessioni su questi argomenti di
Franco Fortini, illuminanti e ineludibili).
*
L'inadeguatezza morale: ogni giorno che passa vedo crescere anche fra noi
l'ipocrisia e la doppiezza, il gioco infernale dei casisti, ragionamenti
speculari a quelli degli assassini, l'accettazione supina di falsi dilemmi
costruiti ed imposti appositamente per indurci in trappole logiche e morali,
in situazioni aporetiche e schizofreniche, per tutti ridurci a complici.
Non so piu' da quanto lo ripeto: si e' hic et nunc movimento per la pace
solo se si fa la scelta della nonviolenza, altrimenti si e' subalterni, si
e' complici, si e' risucchiati nella spirale della menzogna e della
violenza.
Occorre la scelta consapevole ed intransigente della nonviolenza: invece in
questi mesi sempre piu' ci si e' riempiti la bocca di questa parola, e
sempre meno se ne e' colto ed accolto il significato e il compito.
Occorre la scelta consapevole e intransigente della nonviolenza: senza della
quale non si ricostruisce e riprende un progetto e un percorso di
liberazione che erediti, critichi, trasformi ed inveri e prosegua le
esperienze e le riflessioni sofferte e luminose delle lotte per la dignita',
il diritto e la liberazione condotte tra errori ed orrori dall'umanita'
oppressa lungo tutto il ventesimo secolo.
Occorre la scelta consapevole e intransigente della nonviolenza: all'ascolto
ed alla sequela della piu' grande e nitida e aggettante tradizione di
affermazione e liberazione dell'umanita' che abbiamo conosciuto, che e'
quella del movimento delle donne.
*
Il terzo fattore: la sensazione di essere "recuperati" in una logica in cui
tutto fa brodo e l'impegno per la pace e' ridotto a contorno per pietanze a
base di carne umana, alla funzione di prefica che non puo' mancare mentre si
celebra l'orgia sacrificale e si dipana la funebre teoria. Mi pare che a
molti interessi molto piu' comparire sui pulpiti della societa' dello
spettacolo o fare presuntuosi ed irresponsabili discorsi "a lungo termine"
(che ripropongono inconsapevolmente la logica "dei due tempi" che gia' tanto
funesta ebbe ad essere nel secolo da cui veniamo) piuttosto che cercare di
fermare adesso le stragi e l'escalation cosi' visibile verso una guerra
mondiale che puo' mettere fine alla civilta' umana. Mi pare che ci si riduca
sempre piu' ad iniziative meramente testimoniali che delegano ad altri
responsabilita' e scelte (ed impostate in questi termini esse iniziative non
sono piu' neppure testimoniali, ma solo sintomatiche di una indicibile
insufficienza morale prima ancora che politica). Mi pare che stiamo mentendo
a noi stessi. Perche' il nostro cuore si indurisce cosi'? Perche' il nostro
sguardo si vela di notte e di nebbia? Perche' accettiamo di essere ridotti a
ciarla e salotto mentre la casa scricchiola e cede?
*
E dunque, mi sono detto, non sarebbe piu' giusto sottrarsi al rumore di
fondo, e tacere?
Ma anche il tacere non e' forse anch'esso una forma della complicita' con
l'abominio?
E coloro che mane e sera tentano persuaderci che questo, grondante sangue e
brani di carni umane alacremente allegramente esibizionisticamente
macellate, sia il migliore dei mondi possibili, non contano forse anche su
cio': che a ridurci al silenzio laddove non basti il loro rombare bestemmie
e bombe, e il loro minacciare e squadernare squadroni e squadracce, e
tribunali speciali e nuova Ovra che tutto il mondo attentacoli, sia
efficiente anche ed infine il nostro sentimento di vergogna?
E la nostra lealta' e solidarieta' nei confronti delle vittime non richiede
forse che noi che abbiamo ancora la voce e lo spazio pubblico in cui una
parola contro i massacri possa essere detta, ebbene, almeno quella parola la
diciamo, non per delega ma per dovere?
E dunque, mi dico, e' forse non disutile continuare a comporre questo foglio
tessuto di voci diverse che vorrebbe chiamare qui e adesso alla resistenza
contro la guerra e la violenza, alla coscienza di noi stessi come esseri
umani legati da un patto e un destino comune (si', il Leopardi della
Ginestra: "tutti fra se confederati estima Gli uomini, e tutti abbraccia Con
vero amor"), e documenta ad un tempo la nostra abissale disperazione e la
nostra nuda speranza che di quell'abisso - di questo abisso - comunque
affiora.

3. OGGI. ALESSANDRO MARESCOTTI: UN DIGIUNO PER LA PACE
[Alessandro Marescotti e' il presidente di Peacelink, la principale rete
telematica pacifista italiana. Per contatti: a.marescotti at peacelink.it, in
rete: www.peacelink.it]
Peacelink aderisce alla giornata di digiuno per la pace del 14 dicembre
indetta dal papa durante l'Angelus del 18 novembre scorso.
Come costruttori di pace crediamo che ogni gesto di testimonianza sia
importante e necessario. La cultura della violenza e della guerra non deve
attecchire nella nostra societa'. La lotta al terrorismo occorre che venga
condotta nel pieno rispetto del diritto internazionale e pertanto va guidata
da un tribunale internazionale che giudichi i crimini contro l'umanita',
vietando alle parti lese di ergersi a giudici del mondo. Se prevalesse il
principio che ogni nazione colpita dal terrorismo fosse legittimata a
scatenare una guerra, il mondo non conoscerebbe piu' la pace.
Il 14 dicembre digiunera' chi ancora crede in un futuro di pace e non in un
futuro di reciproche vendette, ritorsioni e rappresaglie fra nazioni. La
guerra fa il gioco del terrorismo, lo alimenta, lo motiva verso logiche
ancora piu' aberranti.
La legge della "libera rappresaglia" infatti incendierebbe il mondo in una
prospettiva regolata solo dalla guerra e dalla violenza omicida come
strumento brutale di risoluzione delle controversie internazionali. La
guerra e la violenza bruta fanno prevalere non la giustizia ma solo il piu'
forte. E' per questo che la nostra Costituzione (art.11) sancisce invece il
principio del ripudio della guerra come mezzo di risoluzione delle
controversie internazionali.
Il gesto del digiuno puo' unire credenti e non credenti. Il 14 dicembre gli
uomini di buona volonta' hanno l'occasione di far sentire la propria voce
superando ogni distinzione religiosa e politica.
Come affermo' lo scrittore tedesco Thomas Mann, "la guerra non e' altro che
una comoda elusione dei compiti della pace", e noi crediamo che questo
gesto - che il papa ci propone - possa farci provare per un giorno la
sofferenza di quel miliardo di persone che digiuna ogni giorno, e possa
farci capire l'ingiustizia dello sviluppo ineguale e ingiusto di cui siamo
complici.
Il digiuno per la pace ci vedra' fermamente schierati dalla parte di tutte
le vittime - sia del terrorismo sia dei bombardamenti - perche' prevalga
l'interesse generale della giustizia su ogni interesse particolare di natura
egemonica o economica.
Agli uomini di buona volonta' spetta il compito di rispondere universalmente
al grido di dolore delle vittime della guerra.

4. CHIAREZZA. HILDEGARD GOSS-MAYR: PERCHE' SI DIGIUNA
[Da Gerard Houver, Jean e Hildegard Goss: la nonviolenza e' la vita,
Cittadella, Assisi 1984, p. 89, riportiamo questa considerazione di
Hildegard Goss-Mayr, una delle piu' autorevoli personalita' della
nonviolenza]
Il digiuno non e' un atto di magia morale. Si digiuna per liberarsi delle
proprie illusioni e per purificare i nostri pensieri, le nostre azioni dalla
nostra cattiveria.

5. RIFLESSIONE. AMELIA ALBERTI: TRA PETROLIO E OPPIO
[Amelia Alberti e' presidente del circolo verbano di Legambiente. per
contatti: lambient at tiscalinet.it]
"Centinaia di contadini avrebbero ripreso a seminare papaveri da oppio.
Notizie frammentarie direbbero di una semina gia' avvenuta, a est e a sud,
nelle provincie del Nangarhar e di Helmand, le piu' fertili, come dimostrato
dagli eccezionali raccolti, ad opera dei Taliban, negli anni 1996-2000. Il
Mullah Khaksar - ex dirigente dei Taliban prima, passato al Fronte Unito
dopo la caduta di Kabul - non accenna a conferma o smentite: Quello che
posso dire e' che l'agricoltura e' stata distrutta dalla siccita' e che non
c'e' nessun'altra produzione dalla quale i contadini possano ottenere quello
che ottengono con l'oppio. Per loro puo' essere una questione di vita o di
morte".
Tra molte altre notizie, questo si poteva leggere su "Repubblica" dell'8
dicembre. Petrolio e oppio. Tra questi due poli si consuma, oggi, il destino
di una nazione e del mondo intero. Il resto sono incantamento per anime
sentimentali.

6. RIFLESSIONE. BRUNO GIACCONE: UNA PREGHIERA
[Bruno Giaccone, pastore metodista, ha scritto questa preghiera per un
incontro interreligioso per la pace. Per contatti: brunogiaccone at tin.it]
Nel nome di Dio, misericordioso e compassionevole, Pace, Shalom, Salaam.
O Eterno Creatore, che ci hai donato Abramo come padre nella fede, noi, suoi
indegni e sue indegne discendenti, ti ringraziamo per averci dato il
coraggio di convocarci qui, questa sera, per lodarti, per amarti, per
adorarti.
Le nostre bocche parlano linguaggi diversi tra loro, ed esprimono diverse
culture, diverse tradizioni, storie diverse, ma che si rifanno al comune
padre dei credenti e delle credenti di ogni luogo e di ogni tempo.
Anche le nostre diversita' sono un tuo dono, perche' rappresentano la
bellezza della creazione diversificata in mille colori e in mille profumi.
Io te ne sono grato in modo particolare, perche' questa diversita' ci
impedisce di cadere nella tentazione dell'autoidolatria: noi siamo diversi
perche' tu solo sei Dio, tu solo sei l'Uno.
Dal seno delle madri Agar e Sara, attraverso i nostri fratelli Ismaele e
Isacco, hanno avuto inizio i cammini di speranza del tuo popolo, cammini
diversi che hanno una sola meta, e la nostra meta sei tu, o Eterno, che ci
hai parlato per mezzo dei tuoi profeti.
Pur nella loro diversa comprensione da parte nostra, perche' le nostre
sensibilita' sono diverse, noi siamo venuti a te grazie alla predicazione
dei nostri maestri Mose', Gesu' e Muhammad, e a te questa sera rivolgiamo la
nostra supplica.
Ti chiedo, o Eterno, Signore del mondo e della storia, di illuminare le
nostre menti, di aprire i nostri cuori, di insegnarci le tue misericordie e
le tue compassioni.
Allontana da noi la paura della diversita', squarcia il velo di diffidenza
che ci nasconde il volto dei fratelli e delle sorelle con i quali ci hai
dato di condividere questa terra.
Non permettere piu' che la nostra incapacita' di parlarci e che la nostra
ignoranza dell'altro da noi, sia causa di sofferenza per molti, soprattutto
dei piu' deboli e dei piu' indifesi.
Ridimensiona le nostre certezze e rendici attenti alla vera novita' che sei
solo tu, Unico Dio. Allontana da noi ogni pensiero e ogni gesto di
presunzione e di arroganza, Rendici umili, perche' tu solo sei il Signore.
Fa, o Eterno, che nessuno e nessuna al mondo abbia mai piu' a soffrire o
morire nel tuo nome, perche' so che tu non lo vuoi. Te lo chiedo per le
migliaia di famiglie di New York colpite nei loro affetti dal terribile
attentato dell'11 settembre, te lo chiedo per i bambini e le bambine afgane
che pagano, con la mutilazione da mine o con la vita sotto i bombardamenti,
colpe che non sono loro.
Te lo chiedo per le migliaia di poveri di New York che sono stati privati di
ogni assistenza medica con la chiusura dell'unico ospedale loro accessibile
anche senza carta di credito. Te lo chiedo per le centocinquantamila persone
che ogni giorno muoiono di fame a causa del nostro egoismo o peggio, per
nostra indifferenza.

7. RIFLESSIONE. GIULIO VITTORANGELI: GENTE DI LEGNO
[Giulio Vittorangeli e' una delle voci piu' autorevoli della solidarieta'
internazionale. Per contatti: giulio.vittorangeli at tin.it]
Ci stiamo lasciando alle spalle un anno drammatico e doloroso come pochi.
Segnato dal ritorno al governo di una destra pericolosa e indecente, dalla
ferocia fascista delle due giornate di luglio a Genova con la morte di Carlo
Giuliani, dagli attentati alle torri gemelle di New York ed al Pentagono e
lo scatenamento di una guerra che ci hanno detto, fin dall'inizio, sara'
lunghissima e segreta; mentre continua il dramma del popolo palestinese.
Tutto questo ha messo in seria difficolta' il movimento di critica e
contestazione del processo di globalizzazione e di modernizzazione
capitalista neoliberista e neoimperiale. Nei fatti, oggi chiunque critichi
il neoliberismo rischia di essere definito come un criminale. Cio' che
percepiamo chiaramente e' la paura che la messa in mora dello stato di
diritto conosciuta a Genova diventi la formula del governo del mondo, cosa
che trascina con se' la fine della democrazia e l'indiscutibilita' dei
poteri, dai grandi scenari internazionali alla piccola vita quotidiana,
passando per le istituzioni politiche e i rapporti sociali e di lavoro.
Crediamo che questa guerra non sconfiggera' il terrorismo, certamente non
quello dei disperati. Intanto la guerra continua con il suo orrore: civili
innocenti ne sono le vittime principali. Persone che non hanno chiesto la
guerra, non volevano la guerra e che non sarebbero andate a combatterla.
"Danni collaterali", loro il sangue che viene sparso con maggiore
profusione, loro i mezzi che vengono distrutti piu' spietatamente, nella
presunzione che, presi dalla disperazione, si ribellino a chi li governa.
(Ci abitueremo, siamo gia' abituati, a convivere con questo scenario?).
Eppure, dopo Auschwitz ed Hiroshima, sembrava che l'umanita' volesse bandire
la guerra dalla storia. L'articolo 11 della nostra Costituzione, la Carta
delle Nazioni Unite, dopo il 1945 ripudiano la guerra come strumento di
risoluzione delle controversie internazionali. In realta' in un pianeta
spaccato in due la guerra diventa lo strumento per conservare l'ingiustizia
del mondo.
"Gli dei maya desideravano avere compagnia per non annoiarsi, e gli venne in
mente di inventarci. L'idea non era male. Cosi' fummo creati di carne di
mais, mais di tutti i colori, e cosi' continuiamo ad essere. Ma prima ci
furono altre prove di creazione, che risultarono piuttosto disastrose. La
gente di legno nacque da una di quelle goffaggini degli dei. Intagliando dei
bastoni, loro fecero dei fantocci che sembravano perfetti. Ma erano aridi.
Gli uomini e le donne di legno parlavano senza dir niente e vivevano senza
passione, ne' sapore, ne' dolore. Non erano tormentati dai dubbi, perche' le
loro certezze erano, come loro, di legno. Non avevano incubi, perche' non
facevano sogni. Non venivano presi dallo scoramento, perche' non avevano
cuore. Non gli si spezzava l'anima, perche' non avevano l'anima. Non
cadevano, perche' non camminavano. Secondo la tradizione maya, gli dei
distrussero gli uomini e le donne di legno. Non ne rimase neppure uno nel
mondo. Io ho l'impressione che la tradizione si sbagli" (Eduardo Galeano, su
"Il manifesto" del primo dicembre).
Per noi, che non siamo gente di legno, che siamo sicuri che la vita sia
inviolabile, che siamo coscienti, che siamo umani e come tali sappiamo
amare; che crediamo nella pace e nei sogni di tutti coloro che ancora
lottano per un mondo migliore (con la certezza che se si sogna in tanti i
sogni si avverano); noi vogliamo e dobbiamo trovare il modo di far
convergere la protesta che insorge all'interno della modernita' del Nord con
le grandi masse del Sud del mondo. La chiamiamo, e non da oggi, solidarieta'
internazionale "tenerezza dei popoli".
La solidarieta' e' un'entita' del mondo, e' un sentimento che ci rende
umani; ma richiede una grande responsabilita'. Non sempre siamo all'altezza
delle richieste che vengono dai popoli oppressi; c'e' qualcuno che puo'
tirarsi fuori dal dramma che sta vivendo il popolo palestinese? Non
riusciamo neanche piu' a trovare le parole per descrivere il dramma del sud
del mondo; le cifre che documentano il numero di morti quotidiane, per
guerre, malattie, fame, ecc., ci sembrano cosi' aride. Perche' le parole
sono necessarie se nascono nel cuore della realta', se ne portano impresse
le lacerazioni e le stigmate, se ne preparano il cambiamento. Altrimenti
risultano vuote, fittizie, retoriche, prive di vita. Nulla piu' che rumore.
Da noi oggi nessun poeta scriverebbe una poesia su un bambino "morto per
denutrizione". Gli sembrerebbe di fare retorica. Lo puo' fare solamente chi
vive in un paese in cui i bambini realmente muoiono per disidratazione e
mancanza di proteine.
"Questo bambino e' morto per disidratazione
o denutrizione, se preferisci.
Ma e' morto per qualcosa di piu'
che non entra in un certificato di morte
in una storia
in un lamento.
E' morto per aver attraversato scalzo e solo
il lungo dolore
e' morto per aver sofferto secoli di fame e freddo
e' morto per non aver avuto sogni dipinti con lapis colorati
e' morto per non aver conosciuto il sorriso
e la brevita' delle domeniche
e quello che si nasconde sotto il telone del circo.
Ed e' morto anche di scambio ineguale
di imperialismo
di blocco economico
di dollari finanziatori della morte
di congressisti compiacenti
che approvano preventivi di orrore
e' morto di tutto quello che ti sembra polemica,
ma, come vedi, uccide.
Questo bambino e' morto anche a causa mia e tua
che intrichiamo i nostri piedi in carte e discorsi
quando bisognava correre a pugnalare la sua morte.
Ora che ci e' scappato dalle mani
come un piccolo insetto meraviglioso
che sfugge irrimediabilmente
aiutami a riaggiustarmi nel mondo
perche' la morte di un solo bambino
e' una condizione
terribilmente sufficiente
e urgentemente necessaria
a riaggiustare il mondo.
Bisogna allora accomodare viti
e rimuovere molle
e rovesciare strutture
e indicare colpevoli
con nome e cognome e conto bancario.
Aiutami perche' ho paura di odiare
Non mi importa dell'amore
se muore un bambino".
(Mariana Yonusg Blanco, Ricordando Guillen. Tesi per spiegare la morte di un
bambino, in Eadem, Io nasco donna, e basta, La Piccola Editrice, Celleno
1991 - testo originale, con diversa traduzione).

8. RIFLESSIONE. ANTONIO RIVOLTA: ALCUNI IMPROVVISATI OTTONARI
[Caro don Lisander, questi ingenui ottonari a rima baciata certo li scrisse
un mostro dalle tre narici]

Viene il giorno, viene l'ora
che il silenzio ti divora.
Tu perscruti a destra e a manca
e la morte tutto imbianca.

Il governo di Israele
pianta e miete salme e fiele,
e la Banca mondiale
incrementa il capitale.

Il governo americano
scanna l'indio e il musulmano,
e la Banca mondiale
incrementa il capitale.

L'islamista col coltello
trancia gole e fa un macello,
e la Banca mondiale
incrementa il capitale.

La potenza vecchia e nuova
schiaccia gente come uova,
e la Banca mondiale
incrementa il capitale.

Tu seduto alla finestra
ti trangugi la minestra,
e ripeti: che fortuna
che io viva sulla luna.

9. RIFLESSIONE. GIANCARLA CODRIGNANI: UNA LEGGE PER LA FORMAZIONE ALLA
NONVIOLENZA DELLE FORZE DELL'ORDINE
[Giancarla Codrignani e' una delle figure piu' autorevoli della cultura e
dell'impegno per la pace; e' presidente della Lega obiettori di coscienza.
Le siamo assai grati per questo intervento. Per contatti:
giancodri at libero.it]
Mi sembra molto importante che venga dalla base pacifista del nostro paese
un contributo cosi' costruttivo come e' la richiesta di una formazione
innovativa per le forze di polizia oggi diventata proposta di legge.
Anche quando la scuola era pubblica, "dell'obbligo", e non veniva definita
come un'azienda,l'educazione alla civilta' dei rapporti sociali non era
l'asse fondamentale. Succedeva (e succede) cosi' che persone uscite dalle
"medie" ed entrate nelle forze dell'ordine tenessero (e tengano)
comportamenti non conformi con le regole della democrazia.
Occorre, quindi, un provvedimento che, anche senza mettere in questione la
struttura dei corpi di polizia, entri nel merito di cio' che e' compatibile
con la funzione sia di difesa dei cittadini sia di repressione dei crimini.
Ritengo, infatti, che una delle leggi piu' importanti degli ultimi decenni
sia stata quella della smilitarizzazione della polizia di stato; purtroppo
la smilitarizzazione del "corpo" non comporta di per se' la
smilitarizzazione della mente.
La nonviolenza e' una cultura che fino a pochi decenni fa veniva considerata
un'utopia o un'etica, quando non una demenza. E' necessario oggi darle gambe
e renderla effettiva.
Vorrei aggiungere un pensiero per altri percorsi ed altre proposte: anche i
corpi dell'esercito che vanno in "missione umanitaria", in operazioni di
peace-keeping o peace-enforcing debbono avere una formazione nonviolenta
adeguata non solo a reagire a provocazioni violente ma anche a mediare tra
le popolazioni civili (per esempio, sarebbe bene conoscere qualche elemento
della lingua dei paesi in cui si interviene). Il problema e' ancora una
volta quello di entrare nel merito dei problemi militari non solo per quello
che riguarda strategie e sistemi d'arma, ma la militarizzazione delle
coscienze, al fine di arrivare a prevenire (e non solo a regolamentare) i
conflitti.

10. RIFLESSIONE. ANTONIO MAZZEI: POLIZIA NONVIOLENTA
[Antonio Mazzei e' uno studioso delle questioni dell'ordine pubblico di
grande rigore e valore. Riportiamo di seguito ampia parte di un suo articolo
che apparira' sul periodico "Verona fedele" di cui e' collaboratore. Lo
ringraziamo di cuore per avercelo trasmesso. Per contatti:
a.mazzei at libero.it]
Il Centro di ricerca per la pace di Viterbo ha proposto una legge per la
formazione e l'addestramento delle forze dell'ordine alla conoscenza ed
all'uso delle strategie, delle tecniche e dei valori della nonviolenza.  La
proposta e' stata trasformata in un disegno di legge presentato il 6
dicembre 2001 dal primo firmatario, il senatore Achille Ochetto, nel corso
di una conferenza stampa svoltasi a Palazzo Madama.
Ma loro, gli addetti ai lavori, cosa pensano dei sei articoli che
attualmente compongono tale bozza?
L'ispettore Luigi Caracciolo, del direttivo nazionale del SILP-CGIL (una
delle due componenti - l'altra e' la UIL - che nel dicembre del 1999 e'
uscita dal SIULP, il sindacato unitario della Polizia di Stato) ha qualche
perplessita'. "In assenza di un quadro di riferimento generale delle
funzioni da svolgere si puo' esprimere sul testo una valutazione a livello
istintivo, ideologico, nel senso che tutto cio' che e' nonviolento mi puo'
star bene. Se pero' mi mandi a fare il nonviolento in mezzo a degli ultras
scatenati sono costretto a rivedere queste mie posizioni. Posizioni che non
mi paiono quelle degli allievi che attualmente frequentano le nostre scuole.
Mi spiego: la Polizia di Stato e' uno specchio di quella societa' giovanile
che, fatte salve le frange del volontariato laico e cattolico, non esclude
affatto l'uso della violenza quale lecito sistema d'affermazione delle
proprie istanze".
Non la pensa cosi' Silvano Filippi riconfermato segretario del SIULP
scaligero in occasione del  quinto congresso provinciale svoltosi a Legnago
lo scorso 19 novembre. "I giovani che entrano in polizia - afferma Filippi -
trovano piuttosto dei cattivi esempi, soprattutto a livello di
organizzazione dei servizi. I fatti di Genova, dove si sono registrate delle
colpe dell'apparato impreparato a gestire un simile evento, ne sono la
prova. Per la mia esperienza i poliziotti non si abbandonano ad atti di
stupidita' o ad abusi: e' una valutazione di comodo ritenere che la violenza
sia solo quella di chi indossa una divisa, pensando magari di ricreare la
logica dello scontro di piazza tra forze dell'ordine e dimostranti. Il
lavoro del poliziotto, poi, non e' usurante solo sul piano fisico, ma pure
psicologico, e non si possono pretendere dei "superman" che per due milioni
al mese sappiano rimanere freddi ed insensibili a tutto cio' che li
circonda. Le mie perplessita' su questa proposta nascono anche da questo,
oltre che dal fatto che il disegno di legge contiene delle norme non di
immediata attuazione ed improntate ad un criterio di generalita'
programmatica con la previsione che ne derivino provvedimenti formali
demandati al ministro dell'Interno".
Concorda con Filippi anche Roberto Osellini, ex ispettore della DIGOS di
Verona, in polizia dal marzo del 1982 all'aprile di quest'anno, promotore,
nel 1996, di un progetto, in collaborazione con la facolta' di Scienze
dell'Educazione dell'Universita' scaligera, per la costruzione di processi
di mediazione non ordinari ed inconsueti con i tifosi. "Ho insegnato
tecniche di polizia giudiziaria presso la Scuola Allievi agenti di Peschiera
del Garda  e non mi sembra che i giovani poliziotti siano dei violenti
esaltati. Certamente si devono trovare nuove modalita' d'azione che
privilegino il dialogo ed il rispetto reciproco. Occorre poi l'approccio
scientifico: i corpi di polizia, in ordine  pubblico, affrontano alla stessa
maniera tutti: lavoratori che scioperano, tifosi, manifestanti "no global",
studenti. In qualche modo si e' rimasti ancorati all'intervento fisico,
mentre occorre quella che io, quando parti' il progetto "Verona e i suoi
ragazzi della curva sud", chiamo la cultura dell'ascolto, con gli operatori
di polizia visti non piu' come avversari ma come garanti".
"Di fronte a tale proposta - interviene Michele Dressadore, segretario
regionale del Sap, il maggiore fra i sindacati autonomi della Polizia di
Stato - avverto la stessa sensazione provata spesso in occasione del G8:
quella di sentirmi strumentalizzato, soprattutto da coloro che hanno
governato fino alla scorsa primavera. Cio' mi induce al sospetto che molti
fra i sostenitori di questo progetto di legge non conoscano il giudizio
degli operatori di polizia sulle scelte operate dal passato esecutivo nella
politica dell'ordine e della sicurezza pubblica. La verita' - prosegue
Dressadore - e' che alla gara a proporre critiche e revisioni per le forze
dell'ordine (c'e' pure una proposta di legge per rendere obbligatorio un
segno identificativo sulla divisa), non corrisponde nessuna azione tesa a
contrastare, ad esempio, il sempre piu' frequente travisamento dei
manifestanti. Si ignora, poi, che nel programma di aggiornamento permanente
per il personale della Polizia di Stato e' compreso un approfondimento della
tutela dei diritti umani. Non credo, infine, di apparire troppo malizioso se
faccio notare che dopo gli scontri con gli allevatori, avvenuti a Vicenza
nel novembre del 1997, pochi hanno palesato attenzioni cosi' concrete per la
cultura della nonviolenza nelle forze dell'ordine".
"Nei casi di ordine pubblico - aggiunge Rodolfo Fabrin, segretario
provinciale aggiunto del Coisp, un altro sindacato autonomo della Polizia di
Stato - la repressione viene considerata l'ultima ratio ma, all'atto della
sua utilizzazione, viene inserita come un'operazione chirurgica, con gli
inevitabili postumi del caso proprio come accade in chirurgia. Certamente le
forze dell'ordine vengono chiamate a tamponare le piu' disparate situazioni
che non sempre la sola presenza della divisa puo' contenere. Ecco perche'
l'operatore di polizia deve essere polivalente, in grado cioe' di usare le
tecniche antisommossa e, quando il "campo" lo permetta, le tecniche
nonviolente".
Conclude Pasquale Marchetto, dal 1983 al 1985 nell'Arma dei carabinieri, una
tesi di laurea in Scienze politiche sulla "diarchia" tra le forze
dell'ordine italiane ed esperto di istituzioni militari e di polizia: "Prima
di esprimere un giudizio sul disegno di legge bisogna porsi un interrogativo
sulla preparazione dei corpi di polizia nel campo dell'ordine pubblico, un
settore che da anni non veniva battuto per assenza dell'oggetto, cioe' delle
manifestazioni. A Genova si sono notati poliziotti e carabinieri che
marciavano facendo il massimo del rumore, con passi cadenzati e manganelli
battuti ritmicamente sugli scudi: uno stile che in Italia non si era mai
notato e che porterebbe a concludere che le forze dell'ordine fossero state
addestrate al peggio. Pero', e non solo nel nostro Paese, i poliziotti
operano con una forza numerica inferiore a quella di coloro che devono
affrontare in piazza e ad essa suppliscono con la strategia di impiego,
l'addestramento di gruppo e l'equipaggiamento opportuno, tre elementi non
confondibili con le tecniche nonviolente. Devo poi ricordare che, se e' vero
che una circolare dello Stato maggiore della Difesa emanata nel 1950 e poi
ripresa nel regolamento sul servizio territoriale e di presidio del 1972
prevedeva che l'azione e l'armamento di chi era chiamato a ristabilire
l'ordine pubblico dovessero essere sempre superiori  a quelle usate da chi
l'ordine aveva turbato, e' pur vero che sin dal 16 febbraio1947 il ministero
dell'Interno aveva richiamato l'attenzione sulla necessita' che il
comportamento degli organi di polizia fosse ispirato al massimo rispetto
della dignita' e della persona dei cittadini; ed il richiamo finale di una
circolare che l'allora capo della Polizia Vincenzo Parisi aveva inviato ai
questori nel marzo del 1990 era quello di evitare, in ogni caso, l'uso delle
armi da fuoco anche a scopo solo intimidatorio".

11. RIFLESSIONE. GIOBBE SANTABARBARA: UNA LEGGE PER LA LEGALITA', PER LA
SICUREZZA PUBBLICA, PER LA DIFESA DEI DIRITTI DI TUTTI
[Giobbe Santabarbara, come e' noto, esprime il punto di vista del "Centro di
ricerca per la pace" di Viterbo]
La proposta di legge per la formazione e l'addestramento delle forze
dell'ordine alla conoscenza e all'uso dei valori, delle tecniche e delle
strategie della nonviolenza intende mettere le risorse della nonviolenza a
disposizione degli operatori pubblici investiti dell'importante e
delicatissima funzione di garantire la sicurezza pubblica, far rispettare la
legalita', contrastare il crimine, difendere i diritti di tutti.
Il "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo ha formulato questa proposta
da anni, ma solo da alcuni mesi ha trovato un ascolto crescente sia da parte
della societa' civile sia da parte delle istituzioni.
Da alcune settimane la proposta di legge, dopo una riflessione preliminare
che ha coinvolto centinaia di istituzioni, associazioni e personalita' (tra
cui vari rappresentanti delle associazioni del personale delle forze
dell'ordine), e' stata presentata in Senato. E presto verra' presentata
anche alla Camera dei Deputati. Tra i parlamentari che hanno espresso
sostegno alla proposta vi sono molte decine di senatori e deputati di
diversi schieramenti politici, di maggioranza come di opposizione.
La proposta, che aspira a tradursi in legge con un consenso assai ampio del
parlamento, ha delle finalita' precise ed inequivocabili, che potremmo
riassumere cosi':
- e' una proposta per la legalita', per la sicurezza pubblica, per la difesa
dei diritti di tutti;
- e' una proposta naturalmente non sostitutiva di altre parti del percorso
formativo delle forze dell'ordine, ma integrativa ed assai arricchente per
tutto il personale preposto all'ordine pubblico;
- e' una proposta che rafforza le istituzioni e la democrazia, che invera
quanto disposto dalla Costituzione della Repubblica Italiana e dalle
fondamentali norme vigenti in materia di ordine pubblico;
- e' una proposta che aiuta gli operatori di polizia nel loro compito
istituzionale; una adeguata formazione e addestramento alla nonviolenza e'
in grado di offrire un rilevante sostegno a vari livelli: da quello
psicologico a quello tecnico, a quello operativo;
- e' una proposta che mette a disposizione delle istituzioni le grandi
risorse della nonviolenza;
- e' una proposta coerente col dettato costituzionale, con la civilta'
giuridica, con la piu' avanzata riflessione in materia educativa, formativa
e addestrativa;
- e' una proposta aperta al confronto e al contributo di tutti;
- e' una proposta concreta, praticabile, ragionevole ed utile.
Vorremmo che questa proposta di legge venisse esaminata per quello che e',
senza pregiudizi, senza travisamenti; e vorremmo che fosse l'occasione
attraverso cui molti possano accostarsi alla nonviolenza, scoprirne gli
immensi tesori e l'urgente necessita' di farla propria per poter
adeguatamente contrastare la violenza che dilania e minaccia questo nostro
unico mondo.

12. MAESTRE. ELENA GIANINI BELOTTI: NESSUNO MAI
[Da Elena Gianini Belotti, Dalla parte delle bambine, Feltrinelli, Milano
1973, 1982, p. 9]
Nessuno ci sapra' mai dire che cosa avrebbe potuto diventare una bambina se
non avesse trovato sul cammino del suo sviluppo tanti insormontabili
ostacoli posti li' esclusivamente a causa del suo sesso.

13. MAESTRE. ANNA KULISCIOFF: IL CARATTERE
[Da Anna Kuliscioff, "Il monopolio dell'uomo", conferenza tenuta al circolo
filologico milanese il 27 aprile 1890; in Maricla Boggio, Annabella
Cerliani, Anna Kuliscioff. Con gli scritti di Anna Kuliscioff sulla
condizione della donna, Marsilio, Venezia 1977, p. 129]
Il carattere non si allea mai col servilismo.

14. MAESTRE. SHEILA ROWBOTHAM: LE CONCLUSIONI
[Da Sheila Rowbotham, Esclusa dalla storia, Editori Riuniti, Roma 1977, p.
257]
Le conclusioni fanno sempre venire voglia di ricominciare da capo.

15. LETTURE. NOAM CHOMSKY: 11 SETTEMBRE
Noam Chomsky, 11 settembre, Tropea, Milano 2001, pp. 128, lire 16.000. Una
raccolta di recentissime interviste a uno dei piu' grandi pensatori viventi,
di forte impegno civile, strenuo difensore dei diritti umani ed
intransigente smascheratore delle menzogne delle ideologie e dei potenti.

16. LETTURE. LUIGI PINTOR: POLITICAMENTE SCORRETTO
Luigi Pintor, Politicamente scorretto, Bollati Boringhieri 2001, pp. 308,
lire 24.000. Una raccolta degli editoriali di Pintor apparsi sul quotidiano
"Il manifesto" dal gennaio 1996 al giugno 2001. Lucidita' politica, rigore
morale, profondita' ed altezza di sentimenti, stile limpido e scintillante.
Dovrebbe essere giornalismo ed invece sembra di leggere i moralisti
classici, e gli storici antichi.

17. LETTURE. ANTONIETTA POTENTE: UN TESSUTO DI MILLE COLORI
Antonietta Potente, Un tessuto di mille colori, Icone, Roma 2001, pp. 80,
lire 7.000. Nella bella collana "Cipax - strumenti di pace" curata dal
Centro interconfessionale per la pace, un'intensa meditazione della teologa
domenicana, gia' docente di teologia morale a Roma e Firenze, dal 1994 in
Bolivia a condividere la vita e la ricerca degli ultimi.

18. RILETTURE. AA. VV.: LA VITA COME NOI L'ABBIAMO CONOSCIUTA
AA. VV., La vita come noi l'abbiamo conosciuta, Savelli, Roma 1980, pp. 160.
Una raccolta di "autobiografie di donne proletarie inglesi" pubblicata nel
1931, con una ampia e profonda lettera introduttiva di Virginia Woolf.

19. RILETTURE. SHULAMITH FIRESTONE: LA DIALETTICA DEI SESSI
Shulamith Firestone, La dialettica dei sessi, Guaraldi, Firenze-Rimini 1971,
pp. 250. Possiamo dirlo? Non e' solo un documento storico, ma una lettura
che oggi, proprio oggi, ci pare opportuno venga di nuovo svolta.

20. RILETTURE. BIANCA GUIDETTI SERRA: STORIE DI GIUSTIZIA, INGIUSTIZIA E
GALERA
Bianca Guidetti Serra, Storie di giustizia, ingiustizia e galera, Linea
d'ombra, Milano 1994, pp. 160, lire 15.000.Una delle figure piu' belle della
vita civile del nostro paese racconta e interpreta figure, vicende,
ragionamenti imprescindibili.

21. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

22. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: http://www.nonviolenti.org ;
per contatti, la e-mail è: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
http://www.peacelink.it/users/mir . Per contatti: lucben at libero.it ;
angelaebeppe at libero.it ; mir at peacelink.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: http://www.peacelink.it . Per
contatti: info at peacelink.it

LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di
Viterbo a tutti gli amici della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. e fax: 0761/353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 313 del 14 dicembre 2001