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La nonviolenza e' in cammino. 313
- Subject: La nonviolenza e' in cammino. 313
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Fri, 14 Dec 2001 22:32:57 +0100
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutti gli amici della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. e fax: 0761/353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 313 del 14 dicembre 2001 Sommario di questo numero: 1. Farid Adly, per Safya 2. Peppe Sini, L'esercizio del silenzio e la botola della complicita' 3. Alessandro Marescotti, un digiuno per la pace 4. Hildegard Goss-Mayr, perche' si digiuna 5. Amelia Alberti, tra petrolio e oppio 6. Bruno Giaccone, una preghiera 7. Giulio Vittorangeli, gente di legno 8. Antonio Rivolta, alcuni improvvisati ottonari 9. Giancarla Codrignani, una legge per la formazione alla nonviolenza delle forze dell'ordine 10. Antonio Mazzei, polizia nonviolenta 11. Giobbe Santabarbara: una legge per la legalita', per la sicurezza pubblica, per la difesa dei diritti di tutti 12. Elena Gianini Belotti, nessuno mai 13. Anna Kuliscioff, il carattere 14. Sheila Rowbotham, le conclusioni 15. Letture: Noam Chomsky, 11 settembre 16. Letture: Luigi Pintor, Politicamente scorretto 17. Letture: Antonietta Potente, Un tessuto di mille colori 18. Riletture: AA. VV., La vita come noi l'abbiamo conosciuta 19. Riletture: Shulamith Firestone, La dialettica dei sessi 20. Riletture: Bianca Guidetti Serra, Storie di giustizia, ingiustizia e galera 21. La "Carta" del Movimento Nonviolento 22. Per saperne di piu' 1. INIZIATIVE. FARID ADLY: PER SAFYA [Anche se in ritardo di qualche giorno vogliamo riproporre almeno l'incipit di questa lettera di Farid Adly, prestigioso giornalista e generoso uomo di pace, che insieme ad Ettore Masina sta animando in Italia la campagna per salvare la vita di Safya, la giovane donna nigeriana condannata a morte per lapidazione per aver concepito un figlio fuori del matrimonio; una campagna ad aderire alla quale ancora una volta invitiamo tutti i nostri interlocutori. Per contattare Farid Adly: anbamed at katamail.com; per contattare Ettore Masina: ettore.mas at libero.it] Carissime e carissimi, oggi e' il 10 dicembre, giornata mondiale per i diritti umani (anniversario della Dichiarazione universale dei diritti umani del 1948). Un pensiero, quindi, va rivolto a Safya Hussaini Tudu, la donna nigeriana condannata alla lapidazione per aver concepito un figlio fuori dal matrimonio. La campagna in Italia a suo favore, partita come giustamente dice il collega ed amico Ettore Masina con mezzi e modalita' artigianali, sta ottenendo un grande successo, che speriamo porti alla sua liberazione. 2. TRA AMICI. PEPPE SINI: L'ESERCIZIO DEL SILENZIO E LA BOTOLA DELLA COMPLICITA' Devo ai lettori una spiegazione. Per alcuni giorni le pubblicazioni di questo foglio sono state sospese. Ad alcuni amici, che a voce mi hanno chiesto perche', ho dato risposte veritiere ma parziali ed elusive, e quindi non del tutto veritiere; ai molti altri che mi hanno scritto non ho ancora avuto il tempo e il garbo di mandare due righe. Tutti ringrazio della sollecitudine ed a tutti rispondo adesso. Ho dedicato questi giorni al silenzio, al raccoglimento, alla meditazione. Ho cercato di chiarire a me stesso i motivi di un crescente interiore disagio, che mi pare di poter ricondurre a tre fattori. * Il primo fattore: la sensazione che ci stiamo abituando, rassegnando alla guerra e alle stragi. Abbiamo ripreso a parlare d'altro, stiamo cercando di convivere con una situazione che e' invece invivibile e minaccia di distruzione l'intera civilta' umana. E dunque occorre che con piu' consapevolezza e limpidezza ed energia ci opponiamo ad essa, la denunciamo, la contrastiamo: in nome dell'umanita' tutta, e di noi stessi che dell'umanita' siamo particole e portatori, unita' minime ed essenziali non ulteriormente divisibili: individui dunque, persone. E in quanto tali siam dunque avversari di cio' che all'umano e' nemico: dell'uccidere, e massime della guerra che dell'uccidere e' l'oscena onnivora nichilistica magnificazione. * Il secondo fattore: la sensazione di una crescente e sempre piu' evidente nostra inadeguatezza: pratica, intellettuale e morale. Inadeguatezza pratica: a tre mesi dalla tragedia dell'11 settembre, a due mesi dall'inizio della guerra afghana, ad un mese dalla decisione dell'invio delle truppe italiane, il movimento per la pace italiano, pur cosi' ampio e cosi' radicato, non e' stato capace di pensare e tantomeno di realizzare azioni limpide, concrete ed efficaci; non e' stato capace, non siamo stati fin qui capaci, di pensare e realizzare azioni dirette nonviolente (la quasi totalita' delle iniziative spacciate sotto questo nome ne erano solo l'ignobile caricatura ed il colossale travisamento); non e' stato capace, non siamo stati fin qui capaci, di proporre ed attuare azioni di disobbedienza civile di massa (certe cose spacciate per tali erano talora l'esatto contrario di cio' che dicevano di essere: irresponsabilita' ed insensataggine); non e' stato capace, non siamo stati fin qui capaci, di perseguire efficacemente l'obiettivo di costruire lo sciopero generale contro la guerra (obiettivo che richiede una grande capacita' di interlocuzione con tutta la societa' come con le istituzioni: ci si e' invece per un verso rattrappiti in iniziative di bandiera e in linguaggi settari; per l'altro dissoluti in confusioni che appannano l'essenziale, cancellano i discrimini e destituiscono di credibilita'; e talora convergentemente perfino in meschini giochi di demarcazione e per cosi' dire "lottizzazione" del campo ideologico, sociale e politico, di sopraffazione verso i vicini, di stolta denegazione delle verita' altrui). La Perugia-Assisi doveva essere un inizio, ed invece e' stata una pietra tombale. Nel cosiddetto "movimento di movimenti" si sono imposte modalita' di riflessione, azione e rappresentanza che hanno fatto emergere come egemoni culture e personalita' autoritarie, totalitarie, irresponsabili e subalterne la cui azione e predicazione a me paiono semplicemente sciagurate. Vogliamo aprire una discussione su questo o la consegna e' di far finta che tutto va bene? Tutto va bene? E questo proprio mentre occorrerebbe un grande impegno ad un tempo per la pace e per la legalita'; per la solidarieta' con gli oppressi in lotta per l'esistenza e la dignita', e la difesa del diritto e del civile convivere. Proprio mentre le istituzioni italiane sono aggredite e pervase da una cultura e una pratica dell'illegalita' forse mai cosi' proterve ed esplicite dalla caduta del fascismo ad oggi: con un governo fuorilegge, un parlamento corrivo, un capo dello Stato complice. Proprio mentre e' in corso un'azione governativa e parlamentare golpista. E non dico del sistema dei mass-media: ho sempre saputo che li' era una scaturigine fondamentale del potere del fascismo: la costruzione del consenso con la manipolazione e la degradazione piu' sfrenate. Invece di assumerne logiche e linguaggi non sarebbe necessaria ed urgente un'analisi critica ed un'azione costruttiva per un uso dei mezzi di comunicazione di massa a fini di pace, di verita' e di giustizia? Un uso che richiedera' sicuramente anche esplicite rotture e rinunce; nitide iniziative di opposizione nonviolenta nei confronti dei facitori di narcosi e menzogna e malaffare e disumanita'; ed uno sviluppo e diffusione di strumenti, luoghi e linguaggi alternativi a quelli dominanti. * L'inadeguatezza intellettuale: leggo ed ascolto le cose che illustri pensatori e valorosi militanti pacifisti scrivono e dicono in queste settimane: le trovo sempre piu' povere, sempre piu' subalterne, sempre piu' rozze. Persone di valore scrivono sui giornali e pronunciano dai microfoni sciocchezze ed infamie che neppure nel "breve corso" di staliniana memoria; alcune sembrano non accorgersi della gravita' del terrorismo islamista; altre sembrano non accorgersi del terrorismo di Bush o di Sharon; molte sembrano non avvedersi di come il terrorismo individuale, quello dei gruppi criminali e quello degli stati interagiscano e reciprocamente si alimentino. Molte persone sono talmente abbacinate dalle loro elucubrazioni da ridurre tutto a metafora e non percepire piu' che la guerra uccide concreti esseri umani e non concetti astratti. Molte sono talmente avviluppate dal proprio privilegio e dai propri conseguenti pregiudizi da non accorgersi neppure piu' di come assurdamente pretendano di tutto ridurre a una misura e una gabbia concettuale in cui la realta' non puo' essere astretta. Provo sdegno e paura per questo offuscamento ed affievolimento ed immiserimento delle nostre capacita' di riflettere, di sentire, di parlare; per il depauperarsi e deteriorarsi della nostra stessa lingua, per la crescente incapacita' di dare ordine e chiarezza e coerenza ai nostri stessi pensieri (ripenso, certo, alle decisive riflessioni su questi argomenti di Franco Fortini, illuminanti e ineludibili). * L'inadeguatezza morale: ogni giorno che passa vedo crescere anche fra noi l'ipocrisia e la doppiezza, il gioco infernale dei casisti, ragionamenti speculari a quelli degli assassini, l'accettazione supina di falsi dilemmi costruiti ed imposti appositamente per indurci in trappole logiche e morali, in situazioni aporetiche e schizofreniche, per tutti ridurci a complici. Non so piu' da quanto lo ripeto: si e' hic et nunc movimento per la pace solo se si fa la scelta della nonviolenza, altrimenti si e' subalterni, si e' complici, si e' risucchiati nella spirale della menzogna e della violenza. Occorre la scelta consapevole ed intransigente della nonviolenza: invece in questi mesi sempre piu' ci si e' riempiti la bocca di questa parola, e sempre meno se ne e' colto ed accolto il significato e il compito. Occorre la scelta consapevole e intransigente della nonviolenza: senza della quale non si ricostruisce e riprende un progetto e un percorso di liberazione che erediti, critichi, trasformi ed inveri e prosegua le esperienze e le riflessioni sofferte e luminose delle lotte per la dignita', il diritto e la liberazione condotte tra errori ed orrori dall'umanita' oppressa lungo tutto il ventesimo secolo. Occorre la scelta consapevole e intransigente della nonviolenza: all'ascolto ed alla sequela della piu' grande e nitida e aggettante tradizione di affermazione e liberazione dell'umanita' che abbiamo conosciuto, che e' quella del movimento delle donne. * Il terzo fattore: la sensazione di essere "recuperati" in una logica in cui tutto fa brodo e l'impegno per la pace e' ridotto a contorno per pietanze a base di carne umana, alla funzione di prefica che non puo' mancare mentre si celebra l'orgia sacrificale e si dipana la funebre teoria. Mi pare che a molti interessi molto piu' comparire sui pulpiti della societa' dello spettacolo o fare presuntuosi ed irresponsabili discorsi "a lungo termine" (che ripropongono inconsapevolmente la logica "dei due tempi" che gia' tanto funesta ebbe ad essere nel secolo da cui veniamo) piuttosto che cercare di fermare adesso le stragi e l'escalation cosi' visibile verso una guerra mondiale che puo' mettere fine alla civilta' umana. Mi pare che ci si riduca sempre piu' ad iniziative meramente testimoniali che delegano ad altri responsabilita' e scelte (ed impostate in questi termini esse iniziative non sono piu' neppure testimoniali, ma solo sintomatiche di una indicibile insufficienza morale prima ancora che politica). Mi pare che stiamo mentendo a noi stessi. Perche' il nostro cuore si indurisce cosi'? Perche' il nostro sguardo si vela di notte e di nebbia? Perche' accettiamo di essere ridotti a ciarla e salotto mentre la casa scricchiola e cede? * E dunque, mi sono detto, non sarebbe piu' giusto sottrarsi al rumore di fondo, e tacere? Ma anche il tacere non e' forse anch'esso una forma della complicita' con l'abominio? E coloro che mane e sera tentano persuaderci che questo, grondante sangue e brani di carni umane alacremente allegramente esibizionisticamente macellate, sia il migliore dei mondi possibili, non contano forse anche su cio': che a ridurci al silenzio laddove non basti il loro rombare bestemmie e bombe, e il loro minacciare e squadernare squadroni e squadracce, e tribunali speciali e nuova Ovra che tutto il mondo attentacoli, sia efficiente anche ed infine il nostro sentimento di vergogna? E la nostra lealta' e solidarieta' nei confronti delle vittime non richiede forse che noi che abbiamo ancora la voce e lo spazio pubblico in cui una parola contro i massacri possa essere detta, ebbene, almeno quella parola la diciamo, non per delega ma per dovere? E dunque, mi dico, e' forse non disutile continuare a comporre questo foglio tessuto di voci diverse che vorrebbe chiamare qui e adesso alla resistenza contro la guerra e la violenza, alla coscienza di noi stessi come esseri umani legati da un patto e un destino comune (si', il Leopardi della Ginestra: "tutti fra se confederati estima Gli uomini, e tutti abbraccia Con vero amor"), e documenta ad un tempo la nostra abissale disperazione e la nostra nuda speranza che di quell'abisso - di questo abisso - comunque affiora. 3. OGGI. ALESSANDRO MARESCOTTI: UN DIGIUNO PER LA PACE [Alessandro Marescotti e' il presidente di Peacelink, la principale rete telematica pacifista italiana. Per contatti: a.marescotti at peacelink.it, in rete: www.peacelink.it] Peacelink aderisce alla giornata di digiuno per la pace del 14 dicembre indetta dal papa durante l'Angelus del 18 novembre scorso. Come costruttori di pace crediamo che ogni gesto di testimonianza sia importante e necessario. La cultura della violenza e della guerra non deve attecchire nella nostra societa'. La lotta al terrorismo occorre che venga condotta nel pieno rispetto del diritto internazionale e pertanto va guidata da un tribunale internazionale che giudichi i crimini contro l'umanita', vietando alle parti lese di ergersi a giudici del mondo. Se prevalesse il principio che ogni nazione colpita dal terrorismo fosse legittimata a scatenare una guerra, il mondo non conoscerebbe piu' la pace. Il 14 dicembre digiunera' chi ancora crede in un futuro di pace e non in un futuro di reciproche vendette, ritorsioni e rappresaglie fra nazioni. La guerra fa il gioco del terrorismo, lo alimenta, lo motiva verso logiche ancora piu' aberranti. La legge della "libera rappresaglia" infatti incendierebbe il mondo in una prospettiva regolata solo dalla guerra e dalla violenza omicida come strumento brutale di risoluzione delle controversie internazionali. La guerra e la violenza bruta fanno prevalere non la giustizia ma solo il piu' forte. E' per questo che la nostra Costituzione (art.11) sancisce invece il principio del ripudio della guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali. Il gesto del digiuno puo' unire credenti e non credenti. Il 14 dicembre gli uomini di buona volonta' hanno l'occasione di far sentire la propria voce superando ogni distinzione religiosa e politica. Come affermo' lo scrittore tedesco Thomas Mann, "la guerra non e' altro che una comoda elusione dei compiti della pace", e noi crediamo che questo gesto - che il papa ci propone - possa farci provare per un giorno la sofferenza di quel miliardo di persone che digiuna ogni giorno, e possa farci capire l'ingiustizia dello sviluppo ineguale e ingiusto di cui siamo complici. Il digiuno per la pace ci vedra' fermamente schierati dalla parte di tutte le vittime - sia del terrorismo sia dei bombardamenti - perche' prevalga l'interesse generale della giustizia su ogni interesse particolare di natura egemonica o economica. Agli uomini di buona volonta' spetta il compito di rispondere universalmente al grido di dolore delle vittime della guerra. 4. CHIAREZZA. HILDEGARD GOSS-MAYR: PERCHE' SI DIGIUNA [Da Gerard Houver, Jean e Hildegard Goss: la nonviolenza e' la vita, Cittadella, Assisi 1984, p. 89, riportiamo questa considerazione di Hildegard Goss-Mayr, una delle piu' autorevoli personalita' della nonviolenza] Il digiuno non e' un atto di magia morale. Si digiuna per liberarsi delle proprie illusioni e per purificare i nostri pensieri, le nostre azioni dalla nostra cattiveria. 5. RIFLESSIONE. AMELIA ALBERTI: TRA PETROLIO E OPPIO [Amelia Alberti e' presidente del circolo verbano di Legambiente. per contatti: lambient at tiscalinet.it] "Centinaia di contadini avrebbero ripreso a seminare papaveri da oppio. Notizie frammentarie direbbero di una semina gia' avvenuta, a est e a sud, nelle provincie del Nangarhar e di Helmand, le piu' fertili, come dimostrato dagli eccezionali raccolti, ad opera dei Taliban, negli anni 1996-2000. Il Mullah Khaksar - ex dirigente dei Taliban prima, passato al Fronte Unito dopo la caduta di Kabul - non accenna a conferma o smentite: Quello che posso dire e' che l'agricoltura e' stata distrutta dalla siccita' e che non c'e' nessun'altra produzione dalla quale i contadini possano ottenere quello che ottengono con l'oppio. Per loro puo' essere una questione di vita o di morte". Tra molte altre notizie, questo si poteva leggere su "Repubblica" dell'8 dicembre. Petrolio e oppio. Tra questi due poli si consuma, oggi, il destino di una nazione e del mondo intero. Il resto sono incantamento per anime sentimentali. 6. RIFLESSIONE. BRUNO GIACCONE: UNA PREGHIERA [Bruno Giaccone, pastore metodista, ha scritto questa preghiera per un incontro interreligioso per la pace. Per contatti: brunogiaccone at tin.it] Nel nome di Dio, misericordioso e compassionevole, Pace, Shalom, Salaam. O Eterno Creatore, che ci hai donato Abramo come padre nella fede, noi, suoi indegni e sue indegne discendenti, ti ringraziamo per averci dato il coraggio di convocarci qui, questa sera, per lodarti, per amarti, per adorarti. Le nostre bocche parlano linguaggi diversi tra loro, ed esprimono diverse culture, diverse tradizioni, storie diverse, ma che si rifanno al comune padre dei credenti e delle credenti di ogni luogo e di ogni tempo. Anche le nostre diversita' sono un tuo dono, perche' rappresentano la bellezza della creazione diversificata in mille colori e in mille profumi. Io te ne sono grato in modo particolare, perche' questa diversita' ci impedisce di cadere nella tentazione dell'autoidolatria: noi siamo diversi perche' tu solo sei Dio, tu solo sei l'Uno. Dal seno delle madri Agar e Sara, attraverso i nostri fratelli Ismaele e Isacco, hanno avuto inizio i cammini di speranza del tuo popolo, cammini diversi che hanno una sola meta, e la nostra meta sei tu, o Eterno, che ci hai parlato per mezzo dei tuoi profeti. Pur nella loro diversa comprensione da parte nostra, perche' le nostre sensibilita' sono diverse, noi siamo venuti a te grazie alla predicazione dei nostri maestri Mose', Gesu' e Muhammad, e a te questa sera rivolgiamo la nostra supplica. Ti chiedo, o Eterno, Signore del mondo e della storia, di illuminare le nostre menti, di aprire i nostri cuori, di insegnarci le tue misericordie e le tue compassioni. Allontana da noi la paura della diversita', squarcia il velo di diffidenza che ci nasconde il volto dei fratelli e delle sorelle con i quali ci hai dato di condividere questa terra. Non permettere piu' che la nostra incapacita' di parlarci e che la nostra ignoranza dell'altro da noi, sia causa di sofferenza per molti, soprattutto dei piu' deboli e dei piu' indifesi. Ridimensiona le nostre certezze e rendici attenti alla vera novita' che sei solo tu, Unico Dio. Allontana da noi ogni pensiero e ogni gesto di presunzione e di arroganza, Rendici umili, perche' tu solo sei il Signore. Fa, o Eterno, che nessuno e nessuna al mondo abbia mai piu' a soffrire o morire nel tuo nome, perche' so che tu non lo vuoi. Te lo chiedo per le migliaia di famiglie di New York colpite nei loro affetti dal terribile attentato dell'11 settembre, te lo chiedo per i bambini e le bambine afgane che pagano, con la mutilazione da mine o con la vita sotto i bombardamenti, colpe che non sono loro. Te lo chiedo per le migliaia di poveri di New York che sono stati privati di ogni assistenza medica con la chiusura dell'unico ospedale loro accessibile anche senza carta di credito. Te lo chiedo per le centocinquantamila persone che ogni giorno muoiono di fame a causa del nostro egoismo o peggio, per nostra indifferenza. 7. RIFLESSIONE. GIULIO VITTORANGELI: GENTE DI LEGNO [Giulio Vittorangeli e' una delle voci piu' autorevoli della solidarieta' internazionale. Per contatti: giulio.vittorangeli at tin.it] Ci stiamo lasciando alle spalle un anno drammatico e doloroso come pochi. Segnato dal ritorno al governo di una destra pericolosa e indecente, dalla ferocia fascista delle due giornate di luglio a Genova con la morte di Carlo Giuliani, dagli attentati alle torri gemelle di New York ed al Pentagono e lo scatenamento di una guerra che ci hanno detto, fin dall'inizio, sara' lunghissima e segreta; mentre continua il dramma del popolo palestinese. Tutto questo ha messo in seria difficolta' il movimento di critica e contestazione del processo di globalizzazione e di modernizzazione capitalista neoliberista e neoimperiale. Nei fatti, oggi chiunque critichi il neoliberismo rischia di essere definito come un criminale. Cio' che percepiamo chiaramente e' la paura che la messa in mora dello stato di diritto conosciuta a Genova diventi la formula del governo del mondo, cosa che trascina con se' la fine della democrazia e l'indiscutibilita' dei poteri, dai grandi scenari internazionali alla piccola vita quotidiana, passando per le istituzioni politiche e i rapporti sociali e di lavoro. Crediamo che questa guerra non sconfiggera' il terrorismo, certamente non quello dei disperati. Intanto la guerra continua con il suo orrore: civili innocenti ne sono le vittime principali. Persone che non hanno chiesto la guerra, non volevano la guerra e che non sarebbero andate a combatterla. "Danni collaterali", loro il sangue che viene sparso con maggiore profusione, loro i mezzi che vengono distrutti piu' spietatamente, nella presunzione che, presi dalla disperazione, si ribellino a chi li governa. (Ci abitueremo, siamo gia' abituati, a convivere con questo scenario?). Eppure, dopo Auschwitz ed Hiroshima, sembrava che l'umanita' volesse bandire la guerra dalla storia. L'articolo 11 della nostra Costituzione, la Carta delle Nazioni Unite, dopo il 1945 ripudiano la guerra come strumento di risoluzione delle controversie internazionali. In realta' in un pianeta spaccato in due la guerra diventa lo strumento per conservare l'ingiustizia del mondo. "Gli dei maya desideravano avere compagnia per non annoiarsi, e gli venne in mente di inventarci. L'idea non era male. Cosi' fummo creati di carne di mais, mais di tutti i colori, e cosi' continuiamo ad essere. Ma prima ci furono altre prove di creazione, che risultarono piuttosto disastrose. La gente di legno nacque da una di quelle goffaggini degli dei. Intagliando dei bastoni, loro fecero dei fantocci che sembravano perfetti. Ma erano aridi. Gli uomini e le donne di legno parlavano senza dir niente e vivevano senza passione, ne' sapore, ne' dolore. Non erano tormentati dai dubbi, perche' le loro certezze erano, come loro, di legno. Non avevano incubi, perche' non facevano sogni. Non venivano presi dallo scoramento, perche' non avevano cuore. Non gli si spezzava l'anima, perche' non avevano l'anima. Non cadevano, perche' non camminavano. Secondo la tradizione maya, gli dei distrussero gli uomini e le donne di legno. Non ne rimase neppure uno nel mondo. Io ho l'impressione che la tradizione si sbagli" (Eduardo Galeano, su "Il manifesto" del primo dicembre). Per noi, che non siamo gente di legno, che siamo sicuri che la vita sia inviolabile, che siamo coscienti, che siamo umani e come tali sappiamo amare; che crediamo nella pace e nei sogni di tutti coloro che ancora lottano per un mondo migliore (con la certezza che se si sogna in tanti i sogni si avverano); noi vogliamo e dobbiamo trovare il modo di far convergere la protesta che insorge all'interno della modernita' del Nord con le grandi masse del Sud del mondo. La chiamiamo, e non da oggi, solidarieta' internazionale "tenerezza dei popoli". La solidarieta' e' un'entita' del mondo, e' un sentimento che ci rende umani; ma richiede una grande responsabilita'. Non sempre siamo all'altezza delle richieste che vengono dai popoli oppressi; c'e' qualcuno che puo' tirarsi fuori dal dramma che sta vivendo il popolo palestinese? Non riusciamo neanche piu' a trovare le parole per descrivere il dramma del sud del mondo; le cifre che documentano il numero di morti quotidiane, per guerre, malattie, fame, ecc., ci sembrano cosi' aride. Perche' le parole sono necessarie se nascono nel cuore della realta', se ne portano impresse le lacerazioni e le stigmate, se ne preparano il cambiamento. Altrimenti risultano vuote, fittizie, retoriche, prive di vita. Nulla piu' che rumore. Da noi oggi nessun poeta scriverebbe una poesia su un bambino "morto per denutrizione". Gli sembrerebbe di fare retorica. Lo puo' fare solamente chi vive in un paese in cui i bambini realmente muoiono per disidratazione e mancanza di proteine. "Questo bambino e' morto per disidratazione o denutrizione, se preferisci. Ma e' morto per qualcosa di piu' che non entra in un certificato di morte in una storia in un lamento. E' morto per aver attraversato scalzo e solo il lungo dolore e' morto per aver sofferto secoli di fame e freddo e' morto per non aver avuto sogni dipinti con lapis colorati e' morto per non aver conosciuto il sorriso e la brevita' delle domeniche e quello che si nasconde sotto il telone del circo. Ed e' morto anche di scambio ineguale di imperialismo di blocco economico di dollari finanziatori della morte di congressisti compiacenti che approvano preventivi di orrore e' morto di tutto quello che ti sembra polemica, ma, come vedi, uccide. Questo bambino e' morto anche a causa mia e tua che intrichiamo i nostri piedi in carte e discorsi quando bisognava correre a pugnalare la sua morte. Ora che ci e' scappato dalle mani come un piccolo insetto meraviglioso che sfugge irrimediabilmente aiutami a riaggiustarmi nel mondo perche' la morte di un solo bambino e' una condizione terribilmente sufficiente e urgentemente necessaria a riaggiustare il mondo. Bisogna allora accomodare viti e rimuovere molle e rovesciare strutture e indicare colpevoli con nome e cognome e conto bancario. Aiutami perche' ho paura di odiare Non mi importa dell'amore se muore un bambino". (Mariana Yonusg Blanco, Ricordando Guillen. Tesi per spiegare la morte di un bambino, in Eadem, Io nasco donna, e basta, La Piccola Editrice, Celleno 1991 - testo originale, con diversa traduzione). 8. RIFLESSIONE. ANTONIO RIVOLTA: ALCUNI IMPROVVISATI OTTONARI [Caro don Lisander, questi ingenui ottonari a rima baciata certo li scrisse un mostro dalle tre narici] Viene il giorno, viene l'ora che il silenzio ti divora. Tu perscruti a destra e a manca e la morte tutto imbianca. Il governo di Israele pianta e miete salme e fiele, e la Banca mondiale incrementa il capitale. Il governo americano scanna l'indio e il musulmano, e la Banca mondiale incrementa il capitale. L'islamista col coltello trancia gole e fa un macello, e la Banca mondiale incrementa il capitale. La potenza vecchia e nuova schiaccia gente come uova, e la Banca mondiale incrementa il capitale. Tu seduto alla finestra ti trangugi la minestra, e ripeti: che fortuna che io viva sulla luna. 9. RIFLESSIONE. GIANCARLA CODRIGNANI: UNA LEGGE PER LA FORMAZIONE ALLA NONVIOLENZA DELLE FORZE DELL'ORDINE [Giancarla Codrignani e' una delle figure piu' autorevoli della cultura e dell'impegno per la pace; e' presidente della Lega obiettori di coscienza. Le siamo assai grati per questo intervento. Per contatti: giancodri at libero.it] Mi sembra molto importante che venga dalla base pacifista del nostro paese un contributo cosi' costruttivo come e' la richiesta di una formazione innovativa per le forze di polizia oggi diventata proposta di legge. Anche quando la scuola era pubblica, "dell'obbligo", e non veniva definita come un'azienda,l'educazione alla civilta' dei rapporti sociali non era l'asse fondamentale. Succedeva (e succede) cosi' che persone uscite dalle "medie" ed entrate nelle forze dell'ordine tenessero (e tengano) comportamenti non conformi con le regole della democrazia. Occorre, quindi, un provvedimento che, anche senza mettere in questione la struttura dei corpi di polizia, entri nel merito di cio' che e' compatibile con la funzione sia di difesa dei cittadini sia di repressione dei crimini. Ritengo, infatti, che una delle leggi piu' importanti degli ultimi decenni sia stata quella della smilitarizzazione della polizia di stato; purtroppo la smilitarizzazione del "corpo" non comporta di per se' la smilitarizzazione della mente. La nonviolenza e' una cultura che fino a pochi decenni fa veniva considerata un'utopia o un'etica, quando non una demenza. E' necessario oggi darle gambe e renderla effettiva. Vorrei aggiungere un pensiero per altri percorsi ed altre proposte: anche i corpi dell'esercito che vanno in "missione umanitaria", in operazioni di peace-keeping o peace-enforcing debbono avere una formazione nonviolenta adeguata non solo a reagire a provocazioni violente ma anche a mediare tra le popolazioni civili (per esempio, sarebbe bene conoscere qualche elemento della lingua dei paesi in cui si interviene). Il problema e' ancora una volta quello di entrare nel merito dei problemi militari non solo per quello che riguarda strategie e sistemi d'arma, ma la militarizzazione delle coscienze, al fine di arrivare a prevenire (e non solo a regolamentare) i conflitti. 10. RIFLESSIONE. ANTONIO MAZZEI: POLIZIA NONVIOLENTA [Antonio Mazzei e' uno studioso delle questioni dell'ordine pubblico di grande rigore e valore. Riportiamo di seguito ampia parte di un suo articolo che apparira' sul periodico "Verona fedele" di cui e' collaboratore. Lo ringraziamo di cuore per avercelo trasmesso. Per contatti: a.mazzei at libero.it] Il Centro di ricerca per la pace di Viterbo ha proposto una legge per la formazione e l'addestramento delle forze dell'ordine alla conoscenza ed all'uso delle strategie, delle tecniche e dei valori della nonviolenza. La proposta e' stata trasformata in un disegno di legge presentato il 6 dicembre 2001 dal primo firmatario, il senatore Achille Ochetto, nel corso di una conferenza stampa svoltasi a Palazzo Madama. Ma loro, gli addetti ai lavori, cosa pensano dei sei articoli che attualmente compongono tale bozza? L'ispettore Luigi Caracciolo, del direttivo nazionale del SILP-CGIL (una delle due componenti - l'altra e' la UIL - che nel dicembre del 1999 e' uscita dal SIULP, il sindacato unitario della Polizia di Stato) ha qualche perplessita'. "In assenza di un quadro di riferimento generale delle funzioni da svolgere si puo' esprimere sul testo una valutazione a livello istintivo, ideologico, nel senso che tutto cio' che e' nonviolento mi puo' star bene. Se pero' mi mandi a fare il nonviolento in mezzo a degli ultras scatenati sono costretto a rivedere queste mie posizioni. Posizioni che non mi paiono quelle degli allievi che attualmente frequentano le nostre scuole. Mi spiego: la Polizia di Stato e' uno specchio di quella societa' giovanile che, fatte salve le frange del volontariato laico e cattolico, non esclude affatto l'uso della violenza quale lecito sistema d'affermazione delle proprie istanze". Non la pensa cosi' Silvano Filippi riconfermato segretario del SIULP scaligero in occasione del quinto congresso provinciale svoltosi a Legnago lo scorso 19 novembre. "I giovani che entrano in polizia - afferma Filippi - trovano piuttosto dei cattivi esempi, soprattutto a livello di organizzazione dei servizi. I fatti di Genova, dove si sono registrate delle colpe dell'apparato impreparato a gestire un simile evento, ne sono la prova. Per la mia esperienza i poliziotti non si abbandonano ad atti di stupidita' o ad abusi: e' una valutazione di comodo ritenere che la violenza sia solo quella di chi indossa una divisa, pensando magari di ricreare la logica dello scontro di piazza tra forze dell'ordine e dimostranti. Il lavoro del poliziotto, poi, non e' usurante solo sul piano fisico, ma pure psicologico, e non si possono pretendere dei "superman" che per due milioni al mese sappiano rimanere freddi ed insensibili a tutto cio' che li circonda. Le mie perplessita' su questa proposta nascono anche da questo, oltre che dal fatto che il disegno di legge contiene delle norme non di immediata attuazione ed improntate ad un criterio di generalita' programmatica con la previsione che ne derivino provvedimenti formali demandati al ministro dell'Interno". Concorda con Filippi anche Roberto Osellini, ex ispettore della DIGOS di Verona, in polizia dal marzo del 1982 all'aprile di quest'anno, promotore, nel 1996, di un progetto, in collaborazione con la facolta' di Scienze dell'Educazione dell'Universita' scaligera, per la costruzione di processi di mediazione non ordinari ed inconsueti con i tifosi. "Ho insegnato tecniche di polizia giudiziaria presso la Scuola Allievi agenti di Peschiera del Garda e non mi sembra che i giovani poliziotti siano dei violenti esaltati. Certamente si devono trovare nuove modalita' d'azione che privilegino il dialogo ed il rispetto reciproco. Occorre poi l'approccio scientifico: i corpi di polizia, in ordine pubblico, affrontano alla stessa maniera tutti: lavoratori che scioperano, tifosi, manifestanti "no global", studenti. In qualche modo si e' rimasti ancorati all'intervento fisico, mentre occorre quella che io, quando parti' il progetto "Verona e i suoi ragazzi della curva sud", chiamo la cultura dell'ascolto, con gli operatori di polizia visti non piu' come avversari ma come garanti". "Di fronte a tale proposta - interviene Michele Dressadore, segretario regionale del Sap, il maggiore fra i sindacati autonomi della Polizia di Stato - avverto la stessa sensazione provata spesso in occasione del G8: quella di sentirmi strumentalizzato, soprattutto da coloro che hanno governato fino alla scorsa primavera. Cio' mi induce al sospetto che molti fra i sostenitori di questo progetto di legge non conoscano il giudizio degli operatori di polizia sulle scelte operate dal passato esecutivo nella politica dell'ordine e della sicurezza pubblica. La verita' - prosegue Dressadore - e' che alla gara a proporre critiche e revisioni per le forze dell'ordine (c'e' pure una proposta di legge per rendere obbligatorio un segno identificativo sulla divisa), non corrisponde nessuna azione tesa a contrastare, ad esempio, il sempre piu' frequente travisamento dei manifestanti. Si ignora, poi, che nel programma di aggiornamento permanente per il personale della Polizia di Stato e' compreso un approfondimento della tutela dei diritti umani. Non credo, infine, di apparire troppo malizioso se faccio notare che dopo gli scontri con gli allevatori, avvenuti a Vicenza nel novembre del 1997, pochi hanno palesato attenzioni cosi' concrete per la cultura della nonviolenza nelle forze dell'ordine". "Nei casi di ordine pubblico - aggiunge Rodolfo Fabrin, segretario provinciale aggiunto del Coisp, un altro sindacato autonomo della Polizia di Stato - la repressione viene considerata l'ultima ratio ma, all'atto della sua utilizzazione, viene inserita come un'operazione chirurgica, con gli inevitabili postumi del caso proprio come accade in chirurgia. Certamente le forze dell'ordine vengono chiamate a tamponare le piu' disparate situazioni che non sempre la sola presenza della divisa puo' contenere. Ecco perche' l'operatore di polizia deve essere polivalente, in grado cioe' di usare le tecniche antisommossa e, quando il "campo" lo permetta, le tecniche nonviolente". Conclude Pasquale Marchetto, dal 1983 al 1985 nell'Arma dei carabinieri, una tesi di laurea in Scienze politiche sulla "diarchia" tra le forze dell'ordine italiane ed esperto di istituzioni militari e di polizia: "Prima di esprimere un giudizio sul disegno di legge bisogna porsi un interrogativo sulla preparazione dei corpi di polizia nel campo dell'ordine pubblico, un settore che da anni non veniva battuto per assenza dell'oggetto, cioe' delle manifestazioni. A Genova si sono notati poliziotti e carabinieri che marciavano facendo il massimo del rumore, con passi cadenzati e manganelli battuti ritmicamente sugli scudi: uno stile che in Italia non si era mai notato e che porterebbe a concludere che le forze dell'ordine fossero state addestrate al peggio. Pero', e non solo nel nostro Paese, i poliziotti operano con una forza numerica inferiore a quella di coloro che devono affrontare in piazza e ad essa suppliscono con la strategia di impiego, l'addestramento di gruppo e l'equipaggiamento opportuno, tre elementi non confondibili con le tecniche nonviolente. Devo poi ricordare che, se e' vero che una circolare dello Stato maggiore della Difesa emanata nel 1950 e poi ripresa nel regolamento sul servizio territoriale e di presidio del 1972 prevedeva che l'azione e l'armamento di chi era chiamato a ristabilire l'ordine pubblico dovessero essere sempre superiori a quelle usate da chi l'ordine aveva turbato, e' pur vero che sin dal 16 febbraio1947 il ministero dell'Interno aveva richiamato l'attenzione sulla necessita' che il comportamento degli organi di polizia fosse ispirato al massimo rispetto della dignita' e della persona dei cittadini; ed il richiamo finale di una circolare che l'allora capo della Polizia Vincenzo Parisi aveva inviato ai questori nel marzo del 1990 era quello di evitare, in ogni caso, l'uso delle armi da fuoco anche a scopo solo intimidatorio". 11. RIFLESSIONE. GIOBBE SANTABARBARA: UNA LEGGE PER LA LEGALITA', PER LA SICUREZZA PUBBLICA, PER LA DIFESA DEI DIRITTI DI TUTTI [Giobbe Santabarbara, come e' noto, esprime il punto di vista del "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo] La proposta di legge per la formazione e l'addestramento delle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso dei valori, delle tecniche e delle strategie della nonviolenza intende mettere le risorse della nonviolenza a disposizione degli operatori pubblici investiti dell'importante e delicatissima funzione di garantire la sicurezza pubblica, far rispettare la legalita', contrastare il crimine, difendere i diritti di tutti. Il "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo ha formulato questa proposta da anni, ma solo da alcuni mesi ha trovato un ascolto crescente sia da parte della societa' civile sia da parte delle istituzioni. Da alcune settimane la proposta di legge, dopo una riflessione preliminare che ha coinvolto centinaia di istituzioni, associazioni e personalita' (tra cui vari rappresentanti delle associazioni del personale delle forze dell'ordine), e' stata presentata in Senato. E presto verra' presentata anche alla Camera dei Deputati. Tra i parlamentari che hanno espresso sostegno alla proposta vi sono molte decine di senatori e deputati di diversi schieramenti politici, di maggioranza come di opposizione. La proposta, che aspira a tradursi in legge con un consenso assai ampio del parlamento, ha delle finalita' precise ed inequivocabili, che potremmo riassumere cosi': - e' una proposta per la legalita', per la sicurezza pubblica, per la difesa dei diritti di tutti; - e' una proposta naturalmente non sostitutiva di altre parti del percorso formativo delle forze dell'ordine, ma integrativa ed assai arricchente per tutto il personale preposto all'ordine pubblico; - e' una proposta che rafforza le istituzioni e la democrazia, che invera quanto disposto dalla Costituzione della Repubblica Italiana e dalle fondamentali norme vigenti in materia di ordine pubblico; - e' una proposta che aiuta gli operatori di polizia nel loro compito istituzionale; una adeguata formazione e addestramento alla nonviolenza e' in grado di offrire un rilevante sostegno a vari livelli: da quello psicologico a quello tecnico, a quello operativo; - e' una proposta che mette a disposizione delle istituzioni le grandi risorse della nonviolenza; - e' una proposta coerente col dettato costituzionale, con la civilta' giuridica, con la piu' avanzata riflessione in materia educativa, formativa e addestrativa; - e' una proposta aperta al confronto e al contributo di tutti; - e' una proposta concreta, praticabile, ragionevole ed utile. Vorremmo che questa proposta di legge venisse esaminata per quello che e', senza pregiudizi, senza travisamenti; e vorremmo che fosse l'occasione attraverso cui molti possano accostarsi alla nonviolenza, scoprirne gli immensi tesori e l'urgente necessita' di farla propria per poter adeguatamente contrastare la violenza che dilania e minaccia questo nostro unico mondo. 12. MAESTRE. ELENA GIANINI BELOTTI: NESSUNO MAI [Da Elena Gianini Belotti, Dalla parte delle bambine, Feltrinelli, Milano 1973, 1982, p. 9] Nessuno ci sapra' mai dire che cosa avrebbe potuto diventare una bambina se non avesse trovato sul cammino del suo sviluppo tanti insormontabili ostacoli posti li' esclusivamente a causa del suo sesso. 13. MAESTRE. ANNA KULISCIOFF: IL CARATTERE [Da Anna Kuliscioff, "Il monopolio dell'uomo", conferenza tenuta al circolo filologico milanese il 27 aprile 1890; in Maricla Boggio, Annabella Cerliani, Anna Kuliscioff. Con gli scritti di Anna Kuliscioff sulla condizione della donna, Marsilio, Venezia 1977, p. 129] Il carattere non si allea mai col servilismo. 14. MAESTRE. SHEILA ROWBOTHAM: LE CONCLUSIONI [Da Sheila Rowbotham, Esclusa dalla storia, Editori Riuniti, Roma 1977, p. 257] Le conclusioni fanno sempre venire voglia di ricominciare da capo. 15. LETTURE. NOAM CHOMSKY: 11 SETTEMBRE Noam Chomsky, 11 settembre, Tropea, Milano 2001, pp. 128, lire 16.000. Una raccolta di recentissime interviste a uno dei piu' grandi pensatori viventi, di forte impegno civile, strenuo difensore dei diritti umani ed intransigente smascheratore delle menzogne delle ideologie e dei potenti. 16. LETTURE. LUIGI PINTOR: POLITICAMENTE SCORRETTO Luigi Pintor, Politicamente scorretto, Bollati Boringhieri 2001, pp. 308, lire 24.000. Una raccolta degli editoriali di Pintor apparsi sul quotidiano "Il manifesto" dal gennaio 1996 al giugno 2001. Lucidita' politica, rigore morale, profondita' ed altezza di sentimenti, stile limpido e scintillante. Dovrebbe essere giornalismo ed invece sembra di leggere i moralisti classici, e gli storici antichi. 17. LETTURE. ANTONIETTA POTENTE: UN TESSUTO DI MILLE COLORI Antonietta Potente, Un tessuto di mille colori, Icone, Roma 2001, pp. 80, lire 7.000. Nella bella collana "Cipax - strumenti di pace" curata dal Centro interconfessionale per la pace, un'intensa meditazione della teologa domenicana, gia' docente di teologia morale a Roma e Firenze, dal 1994 in Bolivia a condividere la vita e la ricerca degli ultimi. 18. RILETTURE. AA. VV.: LA VITA COME NOI L'ABBIAMO CONOSCIUTA AA. VV., La vita come noi l'abbiamo conosciuta, Savelli, Roma 1980, pp. 160. Una raccolta di "autobiografie di donne proletarie inglesi" pubblicata nel 1931, con una ampia e profonda lettera introduttiva di Virginia Woolf. 19. RILETTURE. SHULAMITH FIRESTONE: LA DIALETTICA DEI SESSI Shulamith Firestone, La dialettica dei sessi, Guaraldi, Firenze-Rimini 1971, pp. 250. Possiamo dirlo? Non e' solo un documento storico, ma una lettura che oggi, proprio oggi, ci pare opportuno venga di nuovo svolta. 20. RILETTURE. BIANCA GUIDETTI SERRA: STORIE DI GIUSTIZIA, INGIUSTIZIA E GALERA Bianca Guidetti Serra, Storie di giustizia, ingiustizia e galera, Linea d'ombra, Milano 1994, pp. 160, lire 15.000.Una delle figure piu' belle della vita civile del nostro paese racconta e interpreta figure, vicende, ragionamenti imprescindibili. 21. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 22. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: http://www.nonviolenti.org ; per contatti, la e-mail è: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: http://www.peacelink.it/users/mir . Per contatti: lucben at libero.it ; angelaebeppe at libero.it ; mir at peacelink.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: http://www.peacelink.it . Per contatti: info at peacelink.it LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutti gli amici della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. e fax: 0761/353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 313 del 14 dicembre 2001
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