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La nonviolenza e' in cammino. 303
- Subject: La nonviolenza e' in cammino. 303
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Thu, 29 Nov 2001 08:57:59 +0100
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutti gli amici della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. e fax: 0761/353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 303 del 29 novembre 2001 Sommario di questo numero: 1. Peppe Sini, il sonno della ragione 2. Luisa Morgantini, non solo burqa 3. Irene Bersani: no, con amore 4. Unione sindacale italiana, per il 14 dicembre prepariamo lo sciopero generale contro la guerra 5. Una dichiarazione di religiosi siciliani e calabresi per la pace 6. Francesco Tullio, Giordano Segneri: considerazioni conclusive sulla conferenza del 25 giugno sul ruolo delle Ong nella prevenzione e gestione delle crisi internazionali 7. Norma Bertullacelli, l'azione diretta nonviolenta di piazza Portello a Genova il 20 luglio 8. Prevista per il 6 dicembre la presentazione della proposta di legge per la formazione e l'addestramento delle forze dell'ordine alla nonviolenza 9. Riletture: Karl Barth, L'Epistola ai Romani 10. Riletture: Nando dalla Chiesa, Il giudice ragazzino 11. Riletture: Luce Irigaray, Speculum 12. Alcune iniziative di pace da oggi a domenica 2 dicembre 13. La "Carta" del Movimento Nonviolento 14. Per saperne di piu' 1. IL PUNTO. PEPPE SINI: IL SONNO DELLA RAGIONE Il sonno della ragione genera mostri. La guerra in Afghanistan continua tuttora e sempre nuove efferatezze dispensa: come il massacro dei prigionieri. Non solo: appare evidente che in quell'area si andra' ad una destabilizzazione vieppiu' crescente, che alimentera' guerre guerreggiate dichiarate e striscianti, guerre tra stati, guerre civili, guerriglie, terrorismi. Fiumi di sangue continueranno a scorrere, se non si cambia decisamente rotta. Il governo degli Stati Uniti gia' dichiara che la guerra colpira' altri stati, altri paesi, altri popoli: rivendica una licenza di uccidere senza regole e senza confini. Anche questo e' terrorismo. Perche' l'Onu non interviene per fermare la follia onnicida sia del terrorismo dei gruppi criminali sia di quello dei piu' potenti stati del mondo? Possibile che non ci si renda conto che solo attraverso il ripristino del diritto internazionale e del principio di legalita' e di civile convivenza puo' essere contrastato il terrorismo? Possibile che non ci si renda conto che la guerra provoca stragi abominevoli, degrada le relazioni internazionali, aumenta le ingiustizie, rafforza ed estende l'uso pervasivo della violenza, mette in pericolo l'umanita' intera? La pace, i diritti umani, il diritto internazionale, sono tre elementi collegati tra loro; la guerra distrugge tutto e tutti. Occorre far cessare la guerra, e cancellarla dalle forme dell'agire politico; prima che la guerra distrugga l'agire politico e la stessa civilta' umana. 2. RIFLESSIONE. LUISA MORGANTINI: NON SOLO BURQA [Luisa Morgantini, parlamentare europea, e' impegnata nelle Donne in nero e in molte iniziative di pace e di solidarieta'. Questo intervento e' apparso sul quotidiano "Il manifesto" del 28 novembre] E pensare che solo tre anni fa e poi fino al tragico 11 settembre era quasi impossibile far ricevere da politici e giornalisti le nostre amiche profughe afghane. Oggi tutti parlano dell' associazione rivoluzionaria di donne afghane, la Rawa. Alcune donne in politica ne parlano come se ne fossero intime, in realta' hanno aperto solo il loro sito web su Rainews 24. Dalla guerra in poi, noi, Donne in Nero, siamo tempestate da richieste "dateci una donna afghana", "ci serve un Burqa". Le donne della Rawa non recriminano sul passato. Il mondo resta "grande e terribile". Ma quello che proprio non va giu' e' usare la condizione di dannate della terra delle donne afghane, per creare un clima euforico su Kabul "liberata" e giustificare la tempesta di bombe che piovono su citta' gia' devastate, e le bombe a grappolo che per Human Rights Wacht sono rimaste in gran parte inesplose sul terreno - per liberare le donne dalla prigione e dal sudario del burqa?! Le immagini mostrano donne picchiate dai mujaheddin perche' chiedono cibo, le donne con le quali parliamo al telefono mi dicono di avere paura. Ieri e' stata nuovamente proibita a Kabul la loro protesta. Non si possono pero' disdegnare primi passi positivi. Non lascia indifferenti vedere che qualche burqa si e' alzato, che alcune donne hanno ripreso il lavoro. Ma tutto e' ancora da fare, la pressione internazionale, il bisogno di uno straccio di democrazia, possono essere utilizzati dal movimento delle donne. La conferenza di Bonn si e' aperta, la presenza delle donne e' confermata, una con l'Alleanza del Nord, del movimento delle donne islamiche. Il re ne ha portate due, donne vissute fuori dall'Afghanistan che hanno fatto un lavoro umanitario legate alle diverse etnie. Vi e' una terza donna che ad oggi non e' ancora nel registro ufficiale dell' Onu, e' una donna del Rawa. E' stato l'entourage del re a Roma ad accettare che facesse parte del gruppo, ma l'invito e' stato informale e in grave ritardo. La presenza di una donna del Rawa, puo' fare la differenza. Sono portatrici di una visione secolare contro ogni fondamentalismo, terrorismo, guerra. Una visione democratica per lo sviluppo economico e sociale, che supera le divisioni etniche e tribali, che chiede il disarmo della fazioni in lotta e la presenza sul territorio per una fase transitoria delle forze dell'Onu, un movimento politico di donne che ha agito nella clandestinita' a rischio della vita per mantenere viva la speranza di un Afghanistan libero da guerre e poverta'. Meritano di essere presenti al negoziato non nella quota di uno o dell'altro gruppo afghano, ma come un movimento autonomo. Perche' non affidare a loro, invece che ai Signori della guerra, la mediazione e la direzione dei negoziati? Solo se questo avvenisse potremmo pensare che si e' intrapresa davvero la strada giusta. 3. RIFLESSIONE. IRENE BERSANI: NO, CON AMORE [Proponiamo l'editoriale del numero di novembre della rivista "Raggio" (il mensile delle religiose comboniane; per contatti: raggio at easynet.it). Suor Irene Bersani e' la direttrice. Ringraziamo Mao Valpiana per avercelo segnalato] In copertina un'immagine del G8 di Genova. "Roba superata"? Tutt'altro. Le forze che allora hanno demonizzato e barbaramente colpito la resistenza pacifica che denunciava il piu' esteso e raffinato tipo di violenza globale e invocava una conversione alla giustizia verso gli oppressi e gli esclusi, unico piedistallo sicuro a una pace ancora tutta da costruire, appartengono allo stesso fascio di forze che oggi, su piu' vasta scala, si fanno paladine di una "guerra giusta" (?) contro il terrorismo di Bin Laden e intanto mettono a ferro e fuoco popolazioni gia' stroncate dalla fame e dai regimi totalitari e rendono sempre piu' vasto e tragico l'esodo dei profughi da quell'inferno. Chi manifestava a Genova contro un certo tipo di globalizzazione che uccide (e produce terreno fertile per insurrezioni anti-occidentali) e' stato trattato da black bloc. Chi oggi dice no alla guerra di Bush come terapia chirurgica del terrorismo talebano e' considerato nemico dei "valori della giustizia e della democrazia". Se il tricolore italiano ardisse sventolare alla luce dell'articolo 11 della Costituzione che "ripudia la guerra" come strumento per la risoluzione di qualsiasi controversia, verrebbe declassato a bandiera di un Paese di serie B. Per vantare il proprio prestigio (e mascherare i propri bluff) meglio farlo diventare un "tricolore a stelle e strisce" e far scivolare ipocritamente il Paese nel vassallaggio al potere che sta ciecamente trascinando il mondo verso una tragedia bellica tale da far impallidire la memoria dell'ultima guerra mondiale. Di fronte a tutto questo, pur consapevoli della nostra "nullita'" agli occhi dei potenti, ribadiamo il nostro no alla guerra , a ogni guerra, ritenendo assolutamente falso il concetto di guerra "giusta", come falso e' quello di guerra "santa" da parte islamica. Ci si ostina a ripetere pedissequamente, fino al tedio, che siamo entrati in una "nuova era, dopo l'11 settembre". Non ci siamo accodate a questa classificazione. La barbarie, la violenza, il terrorismo economico e ideologico, mascherato da diritto, da valori democratici e da sviluppo, precede di gran lunga l'era dell'assalto alle torri gemelle! Se "nuova era" vogliamo che sia quella in cui viviamo, cogliamone piuttosto i segnali nei germogli emergenti dall'ondata di voci del dissenso nonviolento, pacifista, cattolico o di altra fede, che da tante parti del globo si fanno sentire con un coraggio di esprimersi assai inusuale anni fa. Il pullulare di queste voci e' facilitato e perfino stimolato dall'uso delle nuove vie di comunicazione telematica, elettronica, dalla liberta' di opinione e di espressione che, pur coartata, vige ancora nei nostri Paesi. Ma la facilita' del mezzo non basta a spiegare la radice e la natura del fenomeno "dissenso", che non e' solo no alla guerra, ma e' si' alla pace, concretizzabile nella sincera, coraggiosa ricerca, costruzione, ri-costruzione della giustizia-equita'-solidarieta'. Messaggi in tal senso vengono da voci individuali di ogni ceto e categoria, da esperti cui fanno riferimento comunita', movimenti, etc., da gruppi qualificati, da cattedre del magistero cattolico (vedi Il papa, il sinodo dei vescovi, conferenze episcopali), da istituti e congregazioni religiose, maschili e femminili e particolarmente missionarie. In mezzo alle dense ombre che si accalcano all'orizzonte, ci da' gioia constatare questa dilagante maturazione dello spirito evangelico che non indugia piu' nei sofismi e nei distinguo "teologici" (?) che ipotizzano casi di guerra giusta, ma si schiera nella piu' pura rotta delle Beatitudini. Non sara' certo la morale machiavellica - che riserva l'"idealismo" evangelico ai santi mentre riconosce "necessario" il pragmatismo economico-politico per far marciare i popoli -, a far sorgere un'era di pace e di giustizia. Noi preferiamo stare dalla parte dell'"utopia", anche se questo ci facesse considerare dissidenti dal potere costituito. "Meglio e' obbedire a Dio che agli uomini", ci insegna Pietro (Atti 5, 29). Mentre la violenza si contrappone alla violenza, l'ipocrisia politico-economica a quella religiosa (e tutto in nome di un bene supremo), mentre si diffondono le spore dell'antrace e quelle ancor piu' pericolose dell'angoscia, del terrore irrazionale e del razzismo, noi cerchiamo di respirare e diffondere il soffio dello Spirito che ispira preghiere e azioni di pace (in Israele, nodo di ogni conflitto), e lancia appelli alla riconciliazione, alla ricerca di vie diplomatiche al dialogo, alla soluzione vera dei problemi, per "prosciugare il bacino culturale del terrorismo" e per guarire dal nostro cieco egoismo. Per quanto sta in noi educhiamo le giovani generazioni alla cultura di pace, al "no" a ogni militarismo. Utopia ingenua? Disfattismo ribelle? Anche l'obiezione di coscienza, un tempo, era considerata utopia o ribellione. Evangelizziamoci, imparando da Cristo ad amare anche chi oggi ci indigna e ci costringe al dissenso; chi ci uccide e chi vorrebbe inviarci ad uccidere; chi fa di questo orrore il tragico-grottesco piedistallo al proprio orgoglio e interesse sconfinato. Non amiamo le loro intenzioni ne' le loro ambizioni. Amiamo semplicemente le persone per quello che esse rappresentano agli occhi e al cuore di Dio. E questo, proprio continuando ad amare di predilezione il popolo immenso dei poveri, degli oppressi, degli affamati di giustizia. Cristo ha assunto in proprio i rischi atroci di questo amore indiscriminato, personale, inarrestabile. Ha amato l'ambizioso e irruente Giovanni, correggendone le ambizioni e intemperanze, e il traditore Giuda, tendendogli l'estrema mano amica. Ha pagato per loro e per tutti. Solo questa e' la forza capace di trasformare il mondo. E' la sempre nuova era della missione. 4. INIZIATIVE. UNIONE SINDACALE ITALIANA: PER IL 14 DICEMBRE PREPARIAMO LO SCIOPERO GENERALE CONTRO LA GUERRA [Dalla storica organizzazione del sindacalismo libertario riceviamo e diffondiamo. Per contatti: via Iside 12, 00184 Roma, tel. 0670451981, fax 0677201444, e-mail: usiaitl at yahoo.com; sito: www.usiaitl.org] L'Unione Sindacale Italiana USI-AIT (Unione Sindacale Italiana - Association Internationale des Travailleurs), storica Confederazione di Sindacati autogestiti e di federazioni locali intercategoriali, dopo il successo della manifestazione del 10 novembre del movimento che si oppne alal globalizzaizone neoliberista e dello sciopero cotnro al guerra del 9 novembre, riprendendo la proposta di molte Rsu e del Roma social forum di uno sciopero generale unitario in dicembre per tutto il pubblico impiego come per il settore privato, ha chiesto da alcuni giorni l'incontro con il Ministero del Lavoro per il tentativo obbligatorio di conciliazione per proclamare il 14 dicembre lo sciopero contro la guerra, contro gli effetti della legge finanziaria, contro gli attacchi all'istruzione (controriforma della scuola) e alla sanita' pubblica, contro le privatizzazioni ed i tagli ai servizi pubblici e sociali, per miglioramenti su salario, diritti, salute, qualita' della vita e del lavoro, contro la precarizzazione del rapporto di lavoro, contro l'attacco ai diritti dei lavoratori, in difesa sia della contrattazione nazionale che del diritto di sciopero e delle liberta' sindacali, contro la legge sui migranti. L'Unione Sindacale Italiana (USI) venne fondata nel 1912 a Modena, al Congresso nazionale dell'azione diretta, dai delegati delle Camere del Lavoro rivoluzionarie. Nasce in quella occasione un sindacato autenticamente libertario e federalista, che assume una grande importanza nelle lotte dell'epoca, in opposizione al sindacalismo riformista ed alla burocrazia sindacale. Ebbe un ruolo di primo piano in occasione della storica "settimana rossa" del 1914 e durante il biennio rosso 1919-1920, quando l'USI promosse l'occupazione e l'autogestione delle fabbriche. I suoi aderenti (che in quegli anni erano circa 300 mila) subirono le persecuzioni fasciste; l'USI venne sciolta nel 1925 per opera del Prefetto di Milano, su ordine di Mussolini. Nel dopoguerra vi furono vari tentativi di riattivarla; ma solo alla fine degli anni '70 si riusci' a costruire una rete nazionale. La sua presenza nelle lotte dei lavoratori autorganizzati parte pero' dal Congresso di Roma del '90; da allora l'USI e' in continua espansione nei settori pubblico e privato. Fedele alla propria tradizione, l'USI sostiene la lotta di classe e si definisce l'unico sindacato veramente autogestionario; nell'USI sono i lavoratori organizzati a decidere e non "altri". L'USI, oltre a vertenze locali e nazionali, e' impegnata nelle lotte dei precari, disoccupati e lavoratori socialmente utili, per i quali ha indetto varie iniziative di mobilitazione, partecipando anche alle Marce Europee contro la disoccupazione e l'esclusione sociale. Poiche' la lotta di classe riguarda tutti i paesi del mondo, la mobilitazione internazionalista contro padroni e classi dominanti e' ritenuta dall'USI necessaria ed ineludibile. Le battaglie unitarie contro le tendenze militariste, razziste, sessiste e nazionaliste e contro il neoliberismo sono da sempre un obiettivo fondamentale per l'USI. L'USI ha elaborato, nei suoi congressi, una propria piattaforma di lotta: contro la disoccupazione, il precariato e l'esclusione sociale; contro l'Europa delle frontiere blindate; per la libera circolazione e residenza di tutti: uomini e donne; per il pieno diritto di cittadinanza indipendentemente dalla nazionalita'; contro lo smantellamento e la privatizzazione dei servizi sociali pubblici (sanita', scuola, casa, trasporti, energia...); per uno sviluppo ecocompatibile, per un piano di lavori non mercantili ed ecosostenibili; per la riduzione generalizzata dell'orario di lavoro a parita' di salario e di ritmi, per un lavoro-reddito garantito per tutti; contro l'elevamento dell'eta' pensionabile; per la difesa della salute nei luoghi di lavoro; per la difesa e l'estensione delle liberta' sindacali e di sciopero; per l'azione diretta delle lavoratrici e dei lavoratori, l'autorganizzazione e l'autogestione. L'USI ha indetto quest'anno sia lo sciopero generale del 20 luglio che del 9 novembre e prepara quello del 14 dicembre. 5. RIFLESSIONE. UNA DICHIARAZIONE DI RELIGIOSI SICILIANI E CALABRESI PER LA PACE [Il seguente testo abbiamo ripreso dal sito di Peacelink (www.peacelink.it). Per contatti: fr. Egidio Palumbo, Carmelitani di Barcellona Pozzo di Gotto, e-mail: horeb.tracce at libero.it] Giovedi 15 novembre 2001. I sottoscritti preti e religiosi di alcune diocesi di Sicilia e Calabria desiderano offrire un contributo alla comune riflessione sui tragici fatti di queste ultime settimane, con la seguente dichiarazione. Chiamati ad esercitare la nostra responsabilita' di cittadini di fronte alle vicende che coinvolgono la vita di tutti e a dichiarare la propria convinzione di fronte alle istituzioni deputate a realizzare il bene comune, desideriamo contribuire, con alcune riflessioni, a pensare criticamente l'azione intrapresa per contrastare il terrorismo, che si e' manifestato nell'attentato contro le "Torri gemelle" di New York. La difesa della vita e delle istituzioni, che dovrebbero garantirla, richiede spesso l'uso della forza. Tuttavia la forza non significa necessariamente "guerra". Anzi questa sembra del tutto inadeguata a ristabilire un ordine fondato sulla giustizia. La guerra, infatti, non interviene sulle cause che determinano una situazione di disordine violento e di ingiustizia, ma muta semplicemente i rapporti di forza. Le violenze esercitate sui civili inermi sono, purtroppo, una realta' di fatto che anche le guerre passate non hanno mai evitato. Colpire le popolazioni che non possono difendersi non fa altro che aumentare la spirale di odio e fanatismo che ha generato gli atti terroristici. Pensare che ogni forma di critica all'azione intrapresa significhi necessariamente un appoggio al terrorismo vuol dire impedire ogni forma di pensiero e di approfondimento delle questioni, molte e complesse, presenti nei fatti in questione. Per questo, coloro che hanno ancora un senso dello stato e una forte coscienza individuale, devono interrogarsi innanzitutto sulla legittimita' morale, e poi anche sulla opportunita' politica e sociale di una tale azione di guerra. Non si tratta di dare o negare un appoggio incondizionato agli Stati Uniti d'America, essere filoamericani o antiamericani, ma considerare se realmente le ragioni della giustizia e della pace vengono perseguite. Non vorremmo essere annoverati tra coloro a cui allude il profeta Michea: "Cosi' dice il Signore contro i profeti che seducono il mio popolo, che, se hanno da mordere con i denti, proclamano: Pace! Ma a chi non mette loro nulla in bocca dichiarano guerra" (Michea 3, 5). Come cristiani non possiamo tacere e, accogliendo l'invito delle nostre coscienze e della Parola di Dio, riteniamo di dover affermare che: - la violenza e ogni altra forma di sopraffazione dell'uomo da parte dell'uomo e' contraria alla dignita' degli uomini, creati a immagine e somiglianza di Dio, datore della vita e autore della pace; - la violenza non si vince con la violenza, ma con la giustizia; e' necessario perseguire vie diverse dalla guerra per ristabilire un ordine internazionale giusto, all'interno del quale tutti i popoli possano essere associati al progresso e al benessere dei paesi ricchi; - bisogna ristabilire - attraverso tutti gli strumenti che la ragione dell'uomo e il diritto internazionale offrono - condizioni paritetiche tra i popoli di diversa cultura, religione e condizioni economiche. Ai nostri fratelli di fede chiediamo di considerare le loro opzioni politiche ed etiche alla luce dell'evangelo di pace che Gesu', re pacifico, ha annunciato e realizzato. In particolare a coloro che hanno assunto responsabilita' pubbliche - di cui devono rendere conto a coloro che ad esse li hanno chiamati - domandiamo di non uniformarsi acriticamente ai potenti di turno, senza considerare le ragioni dei poveri e dei diseredati. Profondamente convinti che "e' fuori della razionalita' (alienum est a ratione) pensare che la guerra sia uno strumento per restaurare i diritti violati" (Giovanni XXIII, Lettera enciclica "Pacem in terris"), non possiamo non dissentire dalla logica seguita nella discussione in Parlamento e, pertanto, riteniamo doveroso dissociarci dalla decisione presa di entrare in guerra. Siamo consapevoli, cosi' facendo, di compiere anche un piccolo gesto di adesione e accoglienza dei pressanti appelli di Giovanni Paolo II alla pace, appelli che stanno rischiando, anche all'interno della chiesa cattolica, di determinare una specie di "solitudine istituzionale" analoga a quella che in diversi momenti della sua vita ebbe a soffrire papa Giovanni. Vincenzo Algeri, Maurizio Aliotta, Sebastiano Amenta, Aurelio Antista, Gregorio Battaglia, Francesco Conigliaro, Salvatore Consoli, Attilio Gangemi, Rosario Gisana, Giovanni Mazzillo, Salvatore Musso, Giuseppe Alberto Neglia, Egidio Palumbo, Giuseppe Ruggieri, Salvatore Schillaci, Carmelo Signorello, Gaetano Zito. 6. MATERIALI. FRANCESCO TULLIO, GIORDANO SEGNERI: CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE SULLA CONFERENZA DEL 25 GIUGNO SUL RUOLO DELLE ONG NELLA PREVENZIONE E GESTIONE DELLE CRISI INTERNAZIONALI [Riportiamo le considerazioni conclusive del Centro Studi Difesa Civile relative al seminario organizzato dal Ministero degli Affari Esteri e dal Centro Studi Difesa Civile su "Il ruolo delle ONG nella prevenzione e gestione delle crisi internazionali" che si e' tenuto il 25 giugno scorso presso l'Istituto Diplomatico "Mario Toscano" di Villa Madama, a Roma. A questo incontro hanno partecipato alcuni esponenti delle maggiori Ong (organizzazioni non governative di solidarieta' internazionale) italiane, funzionari del Ministero degli Affari Esteri, studiosi e rappresentanti di associazioni. Pubblicheremo prossimamente una sintesi degli interventi. Francesco Tullio e Giordano Segneri sono impegnati nel Centro Studi Difesa Civile di Roma, una delle piu' qualificate esperienze in questo ambito di ricerche. Ringraziamo Francesco Tullio e Giordano Segneri (per contatti: giowest at libero.it) per averci messo a disposizione questo materiale] Considerazioni conclusive del Centro Studi Difesa Civile relative alla conferenza del 25 giugno 2001 su "Il ruolo delle Ong nella prevenzione e gestione delle crisi internazionali". Elemento di primaria analisi emerso dai contenuti della conferenza "Il ruolo delle Ong nelle prevenzione e gestione delle crisi internazionali" e' la volonta' e la necessita' sia da parte delle istituzioni che delle Ong, di aprire una fase di discussione sul tema della gestione e prevenzione dei conflitti. La necessita' di intraprendere una percorso dialogico e' sentita come fondamentale in un momento in cui anni di esperienze nel campo delle crisi internazionali impongono oggi una analisi valutativa e una riflessione critica sull'operato. E' inoltre emersa la differenza di intenti, di politiche e di metodologie finora portate avanti da Ong e da istituzioni, che ancora non permette di delineare una piattaforma d'intervento comune nella gestione delle crisi. In particolare e' stato da piu' parti rilevato come caratteristica delle Ong sia la capacita' di agire in maniera radicata col territorio, quindi saper cogliere le esigenze e i bisogni delle popolazioni, saper agire in maniera elastica e non limitata da mandati o da strette esigenze di programmazione. A questo dinamismo delle Ong, va aggiunta una capacita' di negoziazione con referenti locali e figure intermedie, una sorta di diplomazia di base che ha dato spesso buoni risultati. Carenze organizzative e finanziarie non hanno invece permesso finora una formazione professionalizzata sempre adeguata alle situazioni, e la mancanza di un efficace coordinamento non ha concesso una reale incisivita' sul piano delle scelte politiche, e spesso generando una disordinata azione sul piano dell'intervento pratico. Le Ong hanno lamentato una sordita' da parte delle istituzioni, alle quali hanno messo piu' volte in evidenza la presenza di conflitti latenti che facilmente avrebbero scatenato violenze e guerre, ma gli apparati burocratici non hanno mai investito sostanziali risorse nel momento preventivo, prestando attenzione invece al momento dell'emergenza con aiuti massicci e spesso mal distribuiti con operazioni a volte controproducenti. I rappresentanti delle istituzioni, per quanto e' emerso dalla conferenza, hanno sottolineato una accresciuta sensibilita' dell'UE, dell'OSCE, dell'ONU, alla questione della prevenzione dei confitti, come pure nelle linee direttive delle politiche estere dei grandi del pianeta. Piu' volte e' stata ribadita la priorita' del concetto di prevenzione, come mezzo per trasformare pacificamente il conflitto latente, evitando la violenza e la distruzione. Il fattore prevenzione, quindi, potrebbe essere l'elemento capace di aprire uno spazio di confronto tra le Ong e le istituzioni, quell'elemento che, nonostante le divergenze culturali, di sensibilita' e di interessi che distanziano le due realta', potrebbe dar vita ad un dialogo in prospettiva dell'elaborazione di piu' proficue politiche di intervento. Altro tema che ha visto convergenza di interessi da entrambi le parti e' stata la riflessione relativa al rapporto tra pace e sviluppo, che se da un lato ha sottolineato il comune riconoscimento della interconnessione dei due fattori, da un altro lato ha aperto il dibattito sul significato e il conseguente modo di rapportarsi e considerare le diverse interpretazioni e priorita' che possono definire il termine "pace". Centrale in questo senso appare la proposta della creazione dei Corpi Civili di Pace o Caschi Bianchi, i quali potrebbero avvalersi dell'esperienza maturata negli anni dalle Ong, offrendo una professionalita' elevata nell'ambito dell'azione preventiva, attraverso una formazione mirata ed efficace. Altra proposta e' stata la creazione di una Centro Internazionale sui Conflitti e la Pace, che potrebbe avvicinare il mondo accademico, quello istituzionale, i centri di ricerca, le Ong e le organizzazioni governative, allo scopo di avvalersi della ricerca e della conoscenza svolta in modo congiunto ed aperto in funzione di una migliore qualita' degli interventi di prevenzione e gestione dei conflitti. E' emerso quindi come sia la sfera istituzionale che quella non governativa possiedano limiti determinati dalla loro stessa natura, e che quindi una maggiore interazione garantirebbe senz'altro una maggiore efficienza e migliori risultati. Questa conferenza puo' essere considerata come un primo significativo passo in questa direzione, che ha avuto il proficuo effetto di far emergere i problemi reali, piu' che offrire semplici soluzioni a temi estremamente complessi. Ha avuto inoltre la capacita' di avvicinare e di mettere intorno ad uno stesso tavolo le due realta', quella governativa e quella non governativa, che nonostante si occupino e tentino di dare risposte ai medesimi problemi, spesso sono rimaste mondi impenetrabili l'uno per l'altro. 7. ESPERIENZE. NORMA BERTULLACELLI: L'AZIONE DIRETTA NONVIOLENTA DI PIAZZA PORTELLO A GENOVA IL 20 LUGLIO [Norma Bertullacelli e' impegnata nella rete controg8 di Genova. Per contatti: norma.b at libero.it] Il 20 luglio a Genova, anche se pochi lo sanno, si e' svolta anche un'azione diretta nonviolenta per gruppi di affinita', e precisamente il blocco del cancello che metteva in comunicazione Piazza Portello con la zona rossa. Poiche' l'iniziativa, pur con i suoi limiti, ha presentato anche molti aspetti positivi, val la pena di dedicarle un momento di riflessione. * Marzo 2001 Mentre era molto vivace la discussione sulle forme di lotta da adottare, la rete controg8 proponeva alle organizzazioni del "patto di lavoro" (poi Genoa Social Forum) quanto segue: "Lanciamo una tre giorni di assedio nonviolento al g8. Li lasciamo entrare (i partecipanti al vertice) e li circondiamo lungo il perimetro della zona rossa, o nel luogo piu' vicino che riusciremo a raggiungere. Li' ci sediamo e non ce ne andiamo piu', fino alla fine del g8 o fino a che non ci spostano: se vogliono entrare o uscire devono attraversarci ed ascoltarci (oppure entrare e uscire "di nascosto", via mare o simili; lo stesso dicasi se vogliono andare a teatro, o alla sfilata di moda a Portofino o dove vogliono loro). Una volta che ci siamo messi comodi, diamo inizio al "public forum", ma lo facciamo in piazza: per esempio in via XX settembre parla Rigoberta Menchu', in piazza Fontane Marose Samir Amin, in piazza dell'Annunziata don Gallo, e cosi' via. Gli oratori si spostano per raggiungere i vari punti dell'assedio. Cosi' rendiamo anche evidente che li assediamo con i nostri corpi e con gli strumenti della parola. A livello di media, potrebbe essere pubblicizzato come il piu' grande sit-in nonviolento della storia (potrebbe iniziare con relativamente poche persone venerdi ma ingrossarsi a dismisura tra sabato e domenica)..." Questa proposta era accompagnata da un richiamo ad un documento proposto dalla rete controg8 e sottoscritto da Rete Lilliput che recitava: "Manifestazioni nonviolente. Siamo donne e uomini che, con motivazioni diverse manifesteranno a luglio e nei mesi che ci separano da questa scadenza contro il vertice dei g8 di Genova; alcuni/e lo faranno a titolo personale, altri/e riconoscendosi sotto la sigla di una delle realta' organizzatrici. Abbiamo deciso di contrapporre manifestazioni nonviolente a quel massimo di violenza e prepotenza che il vertice dei g8 rappresenta: alcuni/e di noi perche' ritengono questo tipo di manifestazioni idonee al boicottaggio del vertice; altri/e per una scelta ideologica, etica o politica. Per questo ci impegnamo a: -decidere con procedure assembleari e democratiche tempi, luoghi e durata delle manifestazioni, rifiutando di obbedire ad eventuali divieti ed ordini di scioglimento; -non aggredire ne' colpire fisicamente nessuna persona, neppure per autodifesa; -non portare con noi strumenti atti ad offendere; -non danneggiare oggetti. Sottolineiamo che non e' minimamente paragonabile l'atteggiamento di chi affama i quattro quinti dell'umanita' con quello di chi distrugge o danneggia un oggetto inanimato, ma giudichiamo il danno alle cose inidoneo a realizzare lo scopo di bloccare il vertice, di rendere inequivocabile il massimo di dissenso e di favorire ed incoraggiare una partecipazione plurale e diffusa. Lo giudichiamo invece adatto ad innescare l'aggressione di tutti i manifestanti da parte delle forze dell'ordine. Dichiariamo fin d'ora che le persone che non si atterranno a questi impegni, siano essi avversari dei g8 che non condividono la nostra scelta nonviolenta, e con i quali vogliamo comunque confrontarci, o provocatori al servizio della controparte, sono da noi considerate come non facenti parte delle nostre manifestazioni". * 20 luglio 2001 Circa 200 persone davano vita al blocco nonviolento del varco di via Interiano. Erano organizzate per gruppi di affinita' ed assumevano le proprie decisioni tramite un "consiglio degli speaker", operante secondo il metodo del consenso. Una volta raggiunto in gruppo il luogo scelto per l'azione (un varco operativo che immetteva nella zona rossa) si sedevano a terra, dopo essersi presentati alle forze di polizia ed aver comunicato: -la propria intenzione di bloccare il varco, impedendo l'entrata e l'uscita a persone e mezzi (fatta eccezione per eventuali mezzi di soccorso); -la propria volonta' di agire secondo modalita' nonviolente, escludendo qualunque possibilita' di colpire persone e cose, sia pure per autodifesa; -la propria convinzione dell'opportunita' morale dell'azione, che intendeva opporsi alla prepotenza degli otto pretesi arbitri delle sorti del mondo. Si verificavano alcuni momenti di tensione, quando alcuni agenti, attraversando il blocco per effettuare il cambio, colpivano con calci alcuni manifestanti; quando i "black block", veri o presunti, si avvicinavano al sit-in (senza peraltro mai entrare in contatto ravvicinato con i nonviolenti); quando giungeva notizia, non confermata, che una persona, a pochissima distanza del blocco, era stata picchiata dai poliziotti. Ma ad accrescere l'angoscia e la preoccupazione dei partecipanti erano le tragiche notizie che giungevano dalle altre zone di Genova e soprattutto da Piazza Alimonda. * Valutazioni personali Innanzitutto il grande rammarico per "non essere stati convincenti". Se le proposte che avevamo avanzate a marzo fossero state conosciute e condivise da qualche persona in piu' rispetto alle 200 che hanno attuato il blocco, forse la storia del g8 di Genova si sarebbe svolta in maniera differente. E' evidente che bloccare un varco, sia pure operativo, perde molto del suo significato se tutti gli altri sono agibili. Ma la proposta iniziale prevedeva che questa modalita' di azione fosse condivisa da un maggior numero di organizzazioni, se non altro quelle che in qualche modo avevano manifestato la propria intenzione di boicottare il vertice. Un sit-in, o una serie di sit-in, offre senza dubbio meno possibilita' di azione ad eventuali provocatori violenti, che per agire devono differenziarsi dagli altri in maniera anche visivamente molto evidente. Fotografie ed immagini cinematografiche hanno giocato un ruolo di fondamentale importanza nella mobilitazione contro il g8; ma l'impatto visivo di aggressioni poliziesche contro persone sedute a terra sarebbe stato di certo dirompente. E' poi tutto da dimostrare che le persone che indossavano protezioni (che i partecipanti ai gruppi di affinita' hanno escluso di usare, pur non considerandole di per se' offensive) abbiano riportato meno danni fisici degli altri. Anche il rischio di infiltrazioni e' ridotto nell'azione per gruppi di affinita': i partecipanti al blocco di piazza Portello si conoscevano personalmente (e' facile, in un gruppo di 20-25 persone) e comunicavano rapidamente tra loro e con il portavoce. Conseguenza non secondaria della limitata condivisione da parte dei maggiori gruppi del GSF dell'azione diretta nonviolenta e' stata l'assenza di informazione esterna su di essa: giornalisti, fotografi e cineoperatori hanno scelto, nella loro stragrande maggioranza, di seguire il corteo dei disobbedienti (molto piu' numerosi e piu' abili dei nonviolenti quanto a capacita' comunicativa) o il presidio di Piazza Dante, che presentava la maggior concentrazione di organizzazioni note (Arci, Attac, Lila, Rifondazione) e di personalita' conosciute. Un'ultima osservazione: le azioni dirette nonviolente escludono nella maniera piu' assoluta qualunque accordo "sottobanco" con la controparte o con le forze dell'ordine. Questo perche' tali accordi, per la loro stessa natura, dovrebbero comunque essere sconosciuti alla maggioranza dei partecipanti all'azione, e cio' andrebbe contro il principio irrinunciabile in base al quale ciascuno deve poter decidere in ogni momento, in piena liberta' e consapevolezza, se partecipare, o continuare a partecipare. Se questo rende oggettivamente piu' difficile l'azione, rappresenta senza dubbio un importante fattore di crescita per i partecipanti; infatti una persona informata e consapevole non puo' essere usata da nessun colonnello come soldato semplice. I partecipanti al blocco erano costantemente informati di quanto avveniva vicino a loro e nel resto della citta' e delle disposizioni delle forze dell'ordine (anche quelle cui si fosse deciso di contravvenire). Nonostante questo, nessuno decideva di abbandonare il blocco , e nessuno ha finora dichiarato di non voler partecipare in futuro ad altre azioni dirette nonviolente. 8. INIZIATIVE. PREVISTA PER IL 6 DICEMBRE LA PRESENTAZIONE DELLA PROPOSTA DI LEGGE PER LA FORMAZIONE E L'ADDESTRAMENTO DELLE FORZE DELL'ORDINE ALLA NONVIOLENZA Salvo imprevisti dell'ultima ora, dovrebbe svolgersi il 6 dicembre alle ore 12 presso il Senato della Repubblica, nella Sala Rossa di Palazzo Madama, la conferenza stampa di presentazione del disegno di legge per la formazione e l'addestramento delle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso dei valori, delle tecniche e delle strategie della nonviolenza. Ala conferenza, promossa dal senatore Occhetto, primo firmatario del disegno di legge, e' prevista la partecipazione di numerose qualificate personalita'. Dopo la presentazione al Senato il disegno di legge sara' presentato anche alla Camera dei Deputati. All'iniziativa per una legge che preveda la formazione e l'addestramento delle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso dei valori, delle tecniche e delle strategie della nonviolenza hanno aderito numerosi senatori, deputati e parlamentari europei. Nel corso dell'elaborazione della proposta vi e' gia' stato un ampio coinvolgimento nella riflessione delle istituzioni e della societa' civile; la riflessione naturalmente deve proseguire con il contributo di tutti per addivenire ad una legge che sia la migliore possibile ed ampiamente condivisa. La proposta di legge intende mettere a disposizione delle forze dell'ordine le grandi risorse teoriche e pratiche che la nonviolenza offre a tutti gli operatori sociali ed a tutte le persone di volonta' buona. 9. RILETTURE. KARL BARTH: L'EPISTOLA AI ROMANI Karl Barth, L'Epistola ai Romani, Feltrinelli, Milano 1962, 1974, 1978, pp. 560. E' uno dei capolavori della riflessione teologica del Novecento. Tradotto e presentato da Giovanni Miegge. Come non proporne la lettura? 10. RILETTURE. NANDO DALLA CHIESA: IL GIUDICE RAGAZZINO Nando dalla Chiesa, Il giudice ragazzino, Einaudi, Torino 1992, pp. 170, lire 20.000. Nando dalla Chiesa racconta come solo lui sa fare, con tenerezza e nitore grandi, la storia di Rosario Livatino, magistrato di luminoso rigore morale assassinato dalla mafia sotto il regime della corruzione. 11. RILETTURE. LUCE IRIGARAY: SPECULUM Luce Irigaray, Speculum, Feltrinelli, Milano 1975, 1989, pp. 352, lire 19.000. Non e' solo uno dei testi di riferimento del femminismo degli ultimi decenni e del pensiero della differenza, e' anche una ineludibile rilettura critica di alcune tradizioni culturali classiche e contemporanee (da Platone alla psicoanalisi), ed una interrogazione che tutti interpella. 12. ALCUNE INIZIATIVE DI PACE DA OGGI A DOMENICA 2 DICEMBRE [Ovviamente le iniziative di pace di seguito segnalate sono quelle di cui siamo venuti a conoscenza e che ci sembrano caratterizzate da due scelte precise: I. la nonviolenza; e II. la difesa dei diritti umani, del diritto internazionale, della legalita' costituzionale] Giovedi 29 novembre - a Bari: alle ore 19 in corso Sonnino 23 riunione del gruppo di lavoro rifugiati. - a Bologna: presso il TPO, viale Lenin, 3, alle ore 21, presentazione del libro Obbligo di referto, a cura dei Sanitari del Genoa Social Forum. Con Mariella Saviotti, Anna Rosa Scaramelli, Giovanni Brescia (medico). Info: tel. 3286963812, e-mail: nivea at iol.it - a Bologna: presso la parrocchia Don Giovanni Bosco, via Bartolomeo M del Monte (ex via Genova) 14, alle ore 21, percorso di educazione alla mondialita'. Info: Amici dei Popoli, tel. 051460381, fax 051451928, e-mail: info at amicideipopoli.org, sito: www.amicideipopoli.org - a Bologna: presso la sede della associazione culturale Punto Rosso (info: puntorossobologna at libero.it), in Via San Carlo 42, dalle ore 21 alle 23, incontro su "Impatto delle biotecnologie sull'economia", con Piero Cavina. - a Gubbio: incontro per sviluppare progetti di pace nelle scuole. Per informazioni: gruppo per la pace di Gubbio; Commissione pari opportunita' di Gubbio. - a Lesa: alla sala Pertini sul lungolago mostra di fotografie di Sebastiao Salgado, il grande fotografo brasiliano rappresenta il nostro presente: una umanita' in cammino spinta dalla miseria, dall'intolleranza, dalla guerra. Giovedi: ore 9-12. - a Milano: in corso porta nuova 32 alle ore 16 inizia il corso sull'India della Libera Universita' delle Donne. - a Milano: alle 21,30 in viale Monza 255 video su Usa e mercato delle armi. - a Prato: piazza S. Maria delle Carceri a Prato ospita la tenda di Abramo, presso la quale sosteranno i diciassette digiunatori che aderiscono alla proposta lanciata da Pax Christi e Beati i Costruttori di Pace. - a Rho: alle ore 21 presso il centro civico di via Giusti, assemblea del social forum. - a Rimini: alle ore 21 alla Sala degli Archi in piazza Cavour, Giancarlo Lannutti presenta "Storia della Palestina". - a San Giovanni in Persiceto: incontro con Gina Gatti e Amnesty International alle ore 20,30. - a Verona: Gianni Franceschini mette in scena l'ultimo testo dello psichiat ra veronese Vittorino Andreoli: "San Zen che pianze". Al Teatro Camploy di Verona (via Cantarane) alle ore 21. Il 28, 29 e 30 novembre. Posto unico lire 15.000. * Venerdi 30 novembre - in tutta la Toscana: iniziative nell'anniversario dell'abolizione della tortura e della pena di morte nel Granducato di Toscana il 30 novembre 1786. - a Baronissi: poeti contro la guerra. Info: tel. 089951621. - a Bologna: presso la sede della associazione culturale Punto Rosso (info: puntorossobologna at libero.it), in Via San Carlo 42, dalle ore 21 alle 23, incontro sul commercio etico e la finanza etica, con Matteo Morozzi. - a Feltre: ad Hangarzone incontro su "'Global war?" con Franco Berardi. - a Genova: al Teatro Carlo Felice serata per la liberta' e la pace dedicata a Fabrizio De Andre', conduce Gianni Mina'. - a Imola: alle ore 20,45 presso i padri cappuccini in via Villa Clelia 16, proiezione del film "Il tempo dei cavalli ubriachi". - a Legnano: sala civica, Palazzo di vetro, via Matteotti, alle ore 20,30, serata per Emergency, interverra' Paola Tosi. - a Orte (VT): al liceo scientifico, con inizio alle ore 14, settimo incontro del corso di educazione alla pace. - a Prato: piazza S. Maria delle Carceri a Prato ospita la tenda di Abramo, presso la quale sosteranno i diciassette digiunatori che aderiscono alla proposta lanciata da Pax Christi e Beati i Costruttori di Pace. - a Ruvo di Puglia: auditorium del liceo Tedone, ore 17,30, incntro con Isidoro Mortellaro e la comunita' palestinese. - a Salerno: poeti contro la guerra. Info: tel. 089951621. - a San Domenico di Fiesole (FI): ore 21, alla Badia Fiesolana: "La nonviolenza non e' un'utopia", mons. Luigi Bettazzi. L'iniziativa e' promossa dal Centro studi economico-sociali di Pax Christi e dalla Fondazione Ernesto Balducci. Per informazioni e iscrizioni: tel/fax: 0552374505. - a Torre di Pordenone: alla casa del popolo alle ore 20,45 incotnro con Erri De Luca e Alessandro Sabiucciu. - a Verona: Gianni Franceschini mette in scena l'ultimo testo dello psichiatra veronese Vittorino Andreoli: "San Zen che pianze". Al Teatro Camploy di Verona (via Cantarane) alle ore 21. Il 28, 29 e 30 novembre. Posto unico lire 15.000. * Sabato primo dicembre - in varie citta' d'Italia: iniziative per la giornata mondiale contro l'Aids. Info: www.lila.it - ad Alfonsine: inizia e prosegue fino al 9 dicembre un ciclo di iniziative per l'Africa. - a Baronissi: poeti contro la guerra. Info: tel. 089951621. - a Bologna: marcia della dignita' per i migranti: ore 15, piazza XX Settembre (autostazione), corteo fino a piazza del Nettuno sotto la Tenda della Dignita'. Testimonianze delle comunita' dei migranti, immagini, musiche, sapori e al tramonto apertura del Ramadan. - a Bracciano: dibattito sulla pace promosso da "Terra e liberta'". Info: 0699849054. - a Cagliari: all'Alkestis di via Loru due film di Liana Badr, alle ore 20,30. - a Carrara: alle ore 17 al ridotto del Teatro degli Animosi in pizza Cesare Battisti, incontro sul tema: "La liberta' nel pensiero filosofico, economico e politico", con Massimo Bontempelli e Giovanni Mazzetti. Info: tel. 058572193, e-mail: puntorosso.carrara at tin.it - a Firenze: Villa Medicea di Castello, Accademia della Crusca, ore 10-18: presentazione del "Dizionario della liberta'"con numerosi illustri relatori. - a Gemona: alle ore 20,30, al Centro Salcons, incontro sul tema: "Islam, un dialogo (im)possibile?", con Giuliano Zatti, Faten Chabarek, Giorgio Zanin. - a Imola: corso di cucina multietnica alle ore 15 in via Aldrovandi 31. - a Lesa: alla sala Pertini sul lungolago mostra di fotografie di Sebastiao Salgado, il grande fotografo brasiliano rappresenta il nostro presente: una umanita' in cammino spinta dalla miseria, dall'intolleranza, dalla guerra. Sabato: ore 9-12 e 15-18. - a Milano: Palazzo Marino, sala Alessi, ore 9,30-19, presentazione dei risultati della ricerca condotta da Omicron, Osservatorio milanese sulla criminalita' organizzata al nord (omicronweb at tiscalinet.it), per la Commissione europea (programma Falcone). Partecipano: Vittorio Grevi, Simona Peverelli, Giuseppe Muti, Jacques Soppelsa, Fabrice Rizzoli, Ramon Macia Gomez, Salvatore Gurrieri, Nando dalla Chiesa, Gerardo D'Ambrosio, Lorenzo Salazar, Giancarlo Caselli, Michele Saponara, Armando Spataro, Paolo Del Debbio, Maurizio Romanelli, Maurizio Laudi, Michele Dalla Costa, Adolfo Ceretti, Dario Rivolta, Luigi Pagano, Giuliano Pisapia, Federico Stella,Virginio Rognoni, Antonino Caruso, Gianni Barbacetto. - a Modena: seminario sul welfare alla sala Spontini dalle 10 alle 16. - a Modena: alle ore 16, al Foro Boario, Facolta' di Economia e Commercio dell'Universita' degli Studi di Modena, iniziativa promossa dai Giuristi Democratici, con il patrocinio della Provincia. "Diritto alla guerra o guerra al dirittto? L'uso legittimo della forza nel diritto internazionale". Partecipano: Fausto Gianelli, Bruno Desi, Fabio Marcelli, Giuseppe Ugo Rescigno, Simone Scagliarini. Segreteria organizzativa: Giuristi Democratici, Modena, tel. 0536324472, fax 0536325517. - a Monza: in largo Mazzini dalle 14,30 iniziativa per la pace. - a Prato: piazza S. Maria delle Carceri a Prato ospita la tenda di Abramo, presso la quale sosteranno i diciassette digiunatori che aderiscono alla proposta lanciata da Pax Christi e Beati i Costruttori di Pace. - a Quargnento: alle ore 21, Salone della Pro Loco, serata di solidarieta' con le vittime delle guerre, della fame, dell'ingiustizia sociale. Partecipa Ivana Stefani di ritorno dal Pakistan. Proiezione di video, distribuzione di materiale di contro informazione, prodotti della Bottega del commercio equo solidale. A cura di Rete di Lilliput, Associazione Comunicando, Associazione Giovani di Quargnento, Rete Radie' Resch, Pro Loco Quadringentum. Info: Giandomenica Daziano, tel. 0131217397, Cristina Rossi, tel. 0131778449, Maria Teresa Gavazza, tel. 0131219638, e-mail teregav at tin.it - a Roma: giornata di solidarieta' con i rom di via Gordiani, dalle roe 16. Info: tel. 3473701037. - a Rossano Calabro Scalo: alle ore !7 nella sala della Comunita' Montana presentazione del libro di Ettore Masina, Il prevalente passato (edito da Rubbettino, Soveria Mannelli 2001); con Gianni Novello, Piero Fantozzi, Giacomo Paniccia, Tonino Perna, Fulvio Mazza, e naturalmente Clotilde ed Ettore. - a Salerno: poeti contro la guerra. Info: tel. 089951621. - a Santa Maria La Longa: alle ore 9-18 in via don Orione 2, iniziativa per Emergency. - a Sant'Anastasia (NA): manifestazione dedicata alla cultura africana e raccolta fondi per la realizzazione di progetti in Africa. Per contatti: a.tim at inwind.it - a Tavarnuzze (FI): alla "Casa per la Pace", via Quintole per le Rose 131/133, incontro sui diritti minacciati, con L. Bettazzi, U. Allegretti, G. Ghezzi, C. Corsi, C. Pellicano'. L'iniziativa e' promossa dal Centro studi economico-sociali di Pax Christi e dalla Fondazione Ernesto Balducci. Per informazioni e iscrizioni: tel/fax: 0552374505. - a Torino: dalle ore 9,30 festa per la nuova bottega equa e solidale in via S. Donato 43. - a Torino: alle ore 15, presso il Centro Studi Sereno Regis, via Garibaldi 13, conferenza di Carla Ravaioli sul tema "La recessione economica: un'opportunita' per l'ambiente?". info: e-mail: regis at arpnet.it, sito: www.arpnet.it/regis * Domenica 2 dicembre - a Baronissi: poeti contro la guerra. Info: tel. 089951621. - a Bologna: alle ore 9,30, presso la Cisl Emilia Romagna, in via Milazzo 16, assemblea di "Chiama l'Africa". Per contatti: sito: www.chiamafrica.it, e-mail: info at chiamafrica.it, tel. 065430082. - a Lesa: alla sala Pertini sul lungolago mostra di fotografie di Sebastiao Salgado, il grande fotografo brasiliano rappresenta il nostro presente: una umanita' in cammino spinta dalla miseria, dall'intolleranza, dalla guerra. Domenica: ore 10-12 e 15-18. - a Salerno: poeti contro la guerra. Info: tel. 089951621. - a Santa Maria La Longa: alle ore 9-18 in via don Orione 2, iniziativa per Emergency. - a Sant'Anastasia (NA): si conclude la manifestazione dedicata alla cultura africana e raccolta fondi per la realizzazione di progetti in Africa. Per contatti: a.tim at inwind.it - a Tavarnuzze (FI): alla "Casa per la Pace", a via Quintole per le Rose 131/133, prosegue l'incontro sui diritti minacciati, con G. Codrignani, U. Allegretti. L'iniziativa e' promossa dal Centro studi economico-sociali di Pax Christi e dalla Fondazione Ernesto Balducci. Per informazioni e iscrizioni: tel/fax: 0552374505. - a Viterbo: alle ore 16 presso il centro sociale "Valle Faul" consueto incontro di formazione alla nonviolenza. 13. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 14. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: http://www.nonviolenti.org ; per contatti, la e-mail è: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: http://www.peacelink.it/users/mir . Per contatti: lucben at libero.it ; angelaebeppe at libero.it ; mir at peacelink.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: http://www.peacelink.it . Per contatti: info at peacelink.it LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutti gli amici della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. e fax: 0761/353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 303 del 29 novembre 2001
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