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La nonviolenza in cammino. 301
- Subject: La nonviolenza in cammino. 301
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Tue, 27 Nov 2001 20:31:24 +0100
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutti gli amici della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. e fax: 0761/353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 301 del 27 novembre 2001 Sommario di questo numero: * Una comunicazione di servizio 1. Peppe Sini, si giunga allo sciopero generale contro la guerra e in difesa della legalita' e della democrazia 2. Simone Weil, pensare 3. Alcuni interventi di Alessandro Zanotelli 4. Il documento sulla guerra del forum romano dell'8-9 novembre 5. Un epigramma di Thomas More 6. Letture: Mario Guarino, Fedora Raugei, Scandali e segreti della moda 7. Letture: Flavio Lotti, Nicola Giandomenico, Rosario Lembo (a cura di), Per un'economia di giustizia 8. Letture: Francesco Remotti, Contro l'identita' 9. Riletture: Inni omerici 10. Riletture: Eugene Minkowski, Trattato di psicopatologia 11. Riletture: Francesco Tonucci, La citta' dei bambini 12. Alcune iniziative di pace da oggi a domenica 2 dicembre 13. La "Carta" del Movimento Nonviolento 14. Per saperne di piu' * UNA COMUNICAZIONE DI SERVIZIO Ci giungono da un paio di giorni numerosi (di numerosita' crescente e invasiva) messaggi di posta elettronica senza testo e recanti un allegato. Quell'allegato e' un virus, a quanto pare nuovissimo, rilevato il 24 novembre, e denominato: worm badtrans.b; su di esso sono gia' disponibili informazioni essenziali in vari siti. Informiamo i nostri interlocutori che e' buona regola: a) non aprire mai allegati se essi non pervengono da corrispondenti noti e non siano annunciati nel messaggio; b) cancellare i messaggi sospetti; c) usare un buon antivirus aggiornato (ve ne sono disponibili di gratuiti in rete); d) informare tempestivamente i propri interlocutori (in primis, naturalmente, quelli da cui provengono tali messaggi). Per quanto ci concerne non inviamo mai allegati. 1. IL PUNTO. PEPPE SINI: SI GIUNGA ALLO SCIOPERO GENERALE CONTRO LA GUERRA E IN DIFESA DELLA LEGALITA' E DELLA DEMOCRAZIA Si giunga allo sciopero generale contro la guerra, contro l'eversione della legalita' costituzionale ad essa connessa, contro i poteri che stanno sovvertendo dall'alto l'ordinamento democratico, lo stato di diritto, il principio di legalita'. Si giunga allo sciopero generale per difendere la democrazia e i diritti di tutti. E vi si giunga per approfondimento della consapevolezza, per capacita' di prospezione e proposizione di alternative di verita' e di giustizia, vi si giunga attraverso la scelta della nonviolenza, come metodologia di lotta ma anche come piu' complessiva teoria-prassi di liberazione, aperta, critica e creativa, che arricchisca ed inveri le grandi tradizioni democratiche presenti nella nostra storia e cultura, che espliciti filoni profondi e costitutivi sia della tradizione delle lotte del movimento operaio sia soprattutto della decisiva tradizione delle lotte del movimento delle donne; sia della tradizione di promozione delle liberta' politiche, sia della tradizione di promozione dei diritti sociali; sia delle culture egalitarie e solidali fondate su scelte e tradizioni religiose, sia delle culture egalitarie e solidali fondate su una visione laica e materialistica del mondo. Si giunga da parte degli individui alla scelta della nonviolenza non come lacerazione con se stessi, ma come approfondimento ed illimpidimento delle proprie persuasioni piu' intime. Si giunga da parte dei movimenti e delle istituzioni alla scelta della nonviolenza non come una regressione dalla sfera dell'agire sociale e politico, ma come una espansione ed un'innalzamento di quella sfera verso un piu' nitido e pieno e complesso sentire ed agire ordinato all'inveramento di tutti i diritti umani per tutti gli esseri umani. 2. MAESTRE. SIMONE WEIL: PENSARE [Da Simone Weil, La condizione operaia, Edizioni di Comunita', Milano 1952, Mondadori, Milano 1990, pp. 36-37] Le donne, loro, sono confinate in un lavoro esclusivamente macchinale, per il quale ci vuole solo la sveltezza. Quando dico macchinale non credere che si possa pensare ad altro, facendolo; o ancor meno riflettere. No, il tragico di questa situazione consiste nel fatto che il lavoro e' troppo macchinale per offrire materia al pensiero e impedisce tuttavia ogni altro pensiero. Pensare, vuol dire andar piu' piano. 3. MATERIALI. ALCUNI INTERVENTI DI ALESSANDRO ZANOTELLI [Riproponiamo la seguente scheda gia' diffusa lo scorso anno. "Il Vangelo ha qualche cosa da dirci sia in campo economico, che politico, che sociale. La liberazione che Gesù annuncia è una liberazione radicale, totale. Il missionario è colui che rimane così profondamente "preso" da questo Vangelo, da questo Cristo, da tentare di vivere come Lui è vissuto nel suo tempo. Gesù è stato l'uomo per gli altri e con gli altri, in particolare l'uomo per i poveri, aperto agli ultimi, a chi non contava, ai peccatori, alle prostitute, ai pubblicani, a chi non conosceva che Dio è papà". Sono parole di Alessandro Zanotelli, pubblicate ne Il coraggio dell' utopia, Publiprint, Trento 1988, libro che accoglie le serrate e dense riflessione tenute alla radio da Zanotelli mattina dopo mattina dal settembre al dicembre 1986. Padre Zanotelli è un religioso cattolico, un missionario comboniano, ma soprattutto un costruttore di pace, un autentico "uomo planetario" per usare la pregnante formula di padre Balducci. La sua voce parla anche per chi non aderisce alla sua fede religiosa ma condivide l'impegno concreto per la dignità umana. "E' tempo di apocalittica, è tempo di Resistenza" scrive nelle righe finali di Una lettura biblica della globalizzazione (in Alex Zanotelli, Sulle strade di Pasqua, Emi, Bologna 1999, seconda edizione, a p. 92). Alla globalizzazione nel segno della violenza e dello sfruttamento, della sopraffazione dell'uomo sull'uomo, Alex ci propone di contrapporre la globalizzazione delle comunità di Resistenza, la forza della nonviolenza, un 'economia di uguaglianza e una politica di giustizia, quella proposta organizzativa ed operativa che ha definito "la strategia lillipuziana". Alessandro Zanotelli, missionario comboniano, ha diretto per anni la rivista "Nigrizia" conducendo inchieste sugli aiuti e sulla vendita delle armi del governo italiano ai paesi del Sud del mondo, scontrandosi con il potere politico, economico e militare italiano: rimosso dall'incarico è tornato in Africa a condividere vita e speranze dei poveri a Korogocho, alla periferia di Nairobi. E' direttore responsabile della rivista "Mosaico di pace", promossa da Pax Christi. Opere di Alessandro Zanotelli: La morte promessa. Armi, droga e fame nel terzo mondo, Publiprint, Trento 1987; Il coraggio dell'utopia, Publiprint, Trento 1988; I poveri non ci lasceranno dormire, Monti, Saronno 1996; Leggere l'impero. Il potere tra l'Apocalisse e l'Esodo, La meridiana, Molfetta 1996; Sulle strade di Pasqua, Emi, Bologna 1998; Inno alla vita, Emi, Bologna 1998; Ti no ses mia nat par noi, Cum, Verona 1998; La solidarietà di Dio, Emi, Bologna 2000. Indirizzi utili: "Nigrizia", vicolo Pozzo 1, 37129 Verona; Edizioni la meridiana, via M. D'Azeglio 46, 70056 Molfetta (BA); EMI, via di Corticella 181, 40128 Bologna] Era notte I raid su Tripoli e Bengasi da parte dei bombardieri USA, la notte tra il 14 e il 15 aprile, con il loro tragico bilancio di morti e feriti, sono la logica conseguenza di un sistema mondiale costruito sulla violenza. Il raid militare USA contro il regime libico non ha nulla da invidiare a quelli israeliani, sudafricani o sovietici. E' la logica del terrore che prevale, la stessa che si contesta al leader libico Gadhafi accusato di essere "il padrino del terrorismo". Ma perché "demonizzare" solo il "pazzo di Tripoli"? Non è forse terrorismo quello del presidente sudafricano Botha che schiaccia 24 milioni di neri e destabilizza l'intero subcontinente australe? Non è forse terrorismo quello israeliano? Perché allora non un raid su Pretoria per far rinsavire Botha? Questo non significa giustificare Gadhafi, un piccolo duce che non ammette opposizioni interne, e che ha smisurate ambizioni che tenta di realizzare con la logica delle armi (anche se bisogna riconoscere che rimane un uomo non corrotto che ha saputo utilizzare i petrodollari a favore del suo popolo che oggi dopo secoli di umiliazioni ha acquistato un nuovo senso di dignità). Ma ridurre il tutto alle "pazzie" di un colonnello di turno è troppo comodo. I tragici eventi di quella notte ci provocano ad alcune amare considerazioni. Innanzitutto abbiamo visto il volto rozzo dell'imperialismo americano, un volto che sembrava prerogativa dell'imperialismo sovietico (gli imperialismi sono uguali sotto tutti i cieli!). Secondo, il comportamento garibaldino e quasi infantile della più grande potenza di questo mondo (Rambo insegna!). Terzo, le armi non servono soltanto per "l' equilibrio del terrore", come spesso si ripete, ma un giorno o l'altro finiscono per essere utilizzate. Quarto, "lo schiaffo di Tripoli" è uno schiaffo dato al terzo mondo, al mondo arabo in particolare. L'umiliazione della Libia è quella di tutta l'Africa: è un monito molto esplicito a tutti i paesi africani perché marcino diritto. E' un suggello alla linea di Pretoria che troverà conferma alla giustezza della sua politica. Così l' Africa si trova sempre più tra due fuochi: a nord le corazzate e gli aerei USA, a sud il regime di Pretoria, senza dimenticare i russi. Per un'Africa politicamente ed economicamente a pezzi, non sono certo queste le buone notizie che aspettavamo. Ma se si va più a fondo, la "beffa di Tripoli" è uno schiaffo anche all' Europa sempre più ridotta a provincia dell'"impero". Questo vale in particolare per l'Italia, ultimo villaggio dell'impero yankee. L'Italia è così costretta, suo malgrado, a giocare un ruolo che contraddice tanto la sua posizione geografica che quella storica. E ci ritroviamo oggi con un pugno di mosche, indispettiti per non essere stati considerati neppure degni di essere informati del raid da parte americana, ci sentiamo per di più colpevoli di aver armato la Libia, rendendola uno dei più potenti arsenali d 'Africa. Pur sapendo bene chi era Gadhafi, gli abbiamo portato armi dal '77 all'85 per oltre un miliardo di dollari. Ed ora i nostri generali ci invitano ad armare la Sicilia, Pantelleria, Lampedusa. per difenderci dal "grande nemico" che ci minaccia dal sud (questa è schizofrenia politica!). E ' forse tempo di rivedere la nostra linea politica che ha fatto da copertura alla politica americana in Medio Oriente ed in Africa, anche se vanno riconosciuti gli sforzi compiuti dal nostro Ministro degli esteri per aprire degli spazi di manovra. Di fronte a questi fatti sconcertanti, non ci rimane altro che impegnarci con tutte le nostre energie per dire no a questa follia collettiva. Quanto avvenuto è una ragione di più per camminare senza mezzi termini sulla strada indicata dal documento Beati i costruttori di pace. [Testo dell'editoriale apparso originariamente sulla rivista "Nigrizia" nel maggio 1986, poi ristampato in La morte promessa, Publiprint, Trento 1987, alle pp. 136-138]. * La militarizzazione crescente Sono sempre più convinto che uno dei mali più gravi che rode questo continente -dalla crescente pauperizzazione con problemi di fame, sete, abbandono delle campagne, debito, eccetera- sia il problema delle armi, la militarizzazione spaventosamente crescente. Alcuni dati rendono chiara questa mia affermazione. Il continente africano nel giro di pochi anni ha subito una spirale militaristica in crescendo. Alcuni esempi. Nel '73 le spese militari in Africa erano di tre miliardi e ottocento milioni di dollari, dieci anni dopo erano salite a sedici miliardi e novecento milioni. Nel '73 le spese militari a testa all'anno erano di 22 dollari, dieci anni dopo con una popolazione più vasta erano salite a 34 dollari a testa. I militari nell'83 arrivavano già ad un milione e cinquecentomila, un incremento di 2/3 dal '73. A livello di importazioni: nel '73 l'Africa importava per un valore di quattrocentosettanta milioni di dollari, nell'83 eravamo già a quattro miliardi e ottocento milioni di dollari. In un continente pieno di conflitti, con cinquanta Stati, creati da noi dividendo intere popolazioni, questo arrivo a getto continuo di armi, sta creando veramente il disastro. Oggi infatti basta guardarsi intorno: non vi sono altro che guerre e conflitti. Ritengo sempre più criminale questo invio di armi, anche di armi convenzionali. L'Egitto ha un debito verso gli Stati Uniti di 35 miliardi di dollari, metà dei quali in armi. Lo stesso vale per l'Unione Sovietica, presente in Africa soprattutto con armi e soldati. L' Angola, per esempio, ha un debito verso l'URSS di due miliardi e 500 milioni di dollari in armi. Questa militarizzazione del continente è un qualcosa di allucinante, per me, oggi diventa veramente criminale esportare armi in Africa. Un giovane missionario in Mozambico, dove sperimenta una guerra spaventosa che dura da almeno 11 anni, scrive: "La guerra concreta come la sperimentiamo qui è un vero mostro di crudeltà, di barbarie, di disumanità. Che fare per arginare questa situazione, tanta malvagità, e ricreare un mondo nuovo? Da parte mia, vorrei venire in Europa e partecipare a tutte le marce per al pace, a tutte le manifestazioni contro le armi nucleari e non solo...". Che questo grido, questo invito, diventi anche nostro! [Testo di una conversazione radiofonica, estratto da La morte promessa, cit., pp. 153-154]. * Dove si muore di fame E' assurdo che ancora oggi ci sia fame a questo mondo! La povertà e la fame che oggi intaccano milioni di persone sono opera dell' uomo. La siccità non è la sola causa come spesso ci viene dato di credere. La fame è il risultato dell'oppressione, dell'ingiustizia sociale, della povertà sia a livello internazionale, che nazionale, che locale. A milioni di persone è negato il più elementare diritto umano, il diritto all' alimentazione, o meglio, il diritto a nutrirsi, ad alimentarsi da sé. L'ambiente, elemento essenziale della protezione di questo diritto, è distrutto dall'imposizione di tecnologie inappropriate e da un'agricoltura orientata verso le esportazioni. Dieci anni fa, Kissinger, durante una conferenza mondiale affermava che entro una decade nessun bambino sarebbe più morto di fame. Dieci anni dopo non solo non è cambiato nulla, ma la situazione è di molto peggiorata. In questa giornata dedicata all' alimentazione vorrei incoraggiare tutti a sostenere quei movimenti, in particolare quegli organismi non governativi e tutte quelle istanze che lottano per il diritto dei popoli a nutrirsi da sé, a reggersi sulle proprie gambe, all'autosufficienza alimentare. In particolare sosterrei questa campagna, che è nata anche in Italia, ed è ormai internazionale e che ha sede presso i "Fratelli dell'Uomo" in via Varesina 214, a Milano. Come missionario accetto quella grande sfida che è stata lanciata proprio lo scorso anno da Susan George, quando parlando a noi missionari, questa esperta di alimentazione, ci diceva: "Voi missionari potete fare tanto perché vivete tra le comunità povere del mondo e potete essere il punto di riferimento per la giustizia sociale. C'è chi vi taccia di essere degli esaltati, di vivere fuori dalla realtà di oggi, magari con la pretesa di fare l'impossibile, cioè di salvare i condannati alla fame". Penso che Cristo intendesse proprio questo quando ci diceva di essere il sale, il lievito, il coraggio di andare contro corrente. E' questo il coraggio oggi richiestoci. Dobbiamo essere utopisti, viviamola subito questa utopia, che è la dignità dell'uomo. [Testo di una conversazione radiofonica, estratto da La morte promessa, cit., pp. 155-156]. * Korogocho Se noi non riusciamo ad udire questo grido, non c'è nulla che avviene dentro di noi. Ecco l'importanza di scendere in un luogo come Korogocho, dove sperimenti davvero la sofferenza dell'uomo. E' quello a cui questo nostro sistema porta. E davvero è sofferenza. Cos'è Korogocho? Korogocho è una delle baraccopoli di Nairobi, ha centomila abitanti, è una delle tante, neanche la più grande. Si calcola, e sono dati dell'ambasciata americana confermati dallo stesso sindaco di Nairobi, che il 60% di Nairobi vive in baraccopoli. Questo vuol dire che su tre milioni di persone, un milione e settecentomila sono nelle baraccopoli. E non sono come quelle del Brasile, dove almeno c'è un po' di verde, lì non c'è nulla. A Nairobi avete un milione e settecentomila persone impacchettate, sardinizzate nell'1% della terra disponibile di Nairobi. Anche questo è un dato ufficializzato dall'ambasciata americana. E' incredibile la concentrazione che c'è. Le bestie che vedete nei parchi nazionali del Kenya sono trattate molto meglio dei poveri di Korogocho. Ciò che è ancora peggio è che questo 1% appartiene al governo, che non lo vuole cedere. Anzi, sembra ormai accertato che il governo abbia lottizzato questo 1% della terra a gente che ha i soldi, per cacciar via i poveri e mandarli più in là. Questo è l'eterno destino dei poveri: sono sempre più in là, perché sono poveri. E più grave ancora: non solo la terra non appartiene ai poveri, ma neanche le baracche. L'80% delle baracche di Korogocho, e lo stesso dato vale per buona parte delle baraccopoli di Nairobi, sono date in affitto. La gente paga l'affitto, con uno sfruttamento che è pauroso. Ci sono pochi ricchi signori che ricavano un sacco di soldi da questo giro, rendendo persino impossibile la solidarietà tra i poveri. In baraccopoli i poveri si dividono tra chi detiene la baracca e chi è in affitto. A questa mancanza di solidarietà si aggiungono tante situazioni di degrado morale, basti pensare che la popolazione di Korogocho è composta per il 60-70% da donne con bambini. Non esiste la famiglia. E non è solo Nairobi. Si dice che a Johannesburg ci sono due milioni di abitanti. E' vero, ma se si considera solo la Johannesburg bianca, bella, pulita! Dall'aereo si riesce a vedere la vera Johannesburg: sono sette milioni di abitanti! E si riesce a distinguere la bellissima Johannesburg bianca. Ma il resto, i tre quarti, chi sono, cosa sono? Sono lunghi immensi dormitori. dove per 100-150 anni i neri sono stati accatastati da soli, senza donne, che vivevano fuori e incontravano i loro mariti un paio di volte all'anno. E tutto per che cosa? Per l'oro, l'economia... uno sfacelo familiare, umano, culturale di tale dimensione che anche solo dall'aereo spaventa. E mi dico: è lì! E' l'economia che ci domina tutti, che ci strozza tutti. Korogocho è solo una piccolissima realtà, che però deve farci riflettere. Una volta che voi scendete qui dentro e sperimentate... Per esempio, il battesimo con i poveri: è un'esperienza che non si può dimenticare, che davvero ha la capacità di redimere, così come sta redimendo me. [Estratto da Esodo: ho udito un grido, in Alessandro Zanotelli, Leggere l' impero. Il potere tra l'Apocalisse e l'Esodo, La Meridiana, Molfetta 1996 (seconda edizione), alle pp. 38-40. Il libro raccoglie due meditazioni di Alex Zanotelli svolte in incontri tenuti a Bergamo con gli operatori della cooperativa "Il seme" impegnata nel commercio equo e solidale]. * Fili lillipuziani Ritornando in Italia da Korogocho la cosa che ho notato è che subito si respira nell'aria questo fenomeno sociale dell'"atomizzazione", dove ognuno fa per sé, si rinchiude nel proprio buco e vive la sua vita, generando disgregazione nella propria comunità e nella società. Direi che questo forse è il fenomeno che più spaventa e che più ci porta alla morte, non tanto la morte fisica, ma quella interiore propria di una società che vive in funzione di sé stessa, che ha fatto delle cose, dei soldi, il suo idolo, il suo dio. Non riusciamo neanche più ad esprimerci, a sentire la bellezza dell 'essere insieme, del toccarci, di un cammino comune verso una meta. Ma l' umanità può esistere solo se la si coniuga al plurale: io ho bisogno degli altri, ho bisogno della verità degli altri, della loro esperienza culturale, di altre culture ed esperienze religiose. La cosa che mi ha rincuorato, girando per l'Italia, è che c'è volontà di rinascere, nelle parrocchie e fuori, nei quartieri, di rimettersi insieme, di creare piccole comunità: c'è un tentativo chiaro di risalire la corrente. A differenza del Sud del mondo, tuttavia, le nostre "comunità di resistenza" invece di essere unite vanno ognuna per la propria strada, pensando di fare una cosa importante contro l' impero del denaro, ma poi ci si scopre impotenti perché proprio tale individualismo, conseguenza di questo tipo di economia, lavora anche nelle "sacche di resistenza". L'impero dei grandi agglomerati economici, invece, riesce a collaborare e ad autoalimentarsi alla perfezione: è in questo meccanismo che pulsa il cuore della globalizzazione. Alla "globalizzazione economica" noi dobbiamo rispondere con una "globalizzazione dal basso", in chiave di "resistenza". Si tratta di mettere in atto una "strategia lillipuziana": i minuscoli lillipuziani, alti appena qualche centimetro, catturano Gulliver, il gigante predone, legandolo nel sonno con centinaia di fili. Di fronte alle soverchianti forze e istituzioni globali, la gente può, in modo analogo, utilizzare le modeste fonti di potere che ha in mano e combinarle con quelle in possesso di altri, partecipanti ad altri movimenti e in altri luoghi. La "strategia lillipuziana" intreccia molte azioni particolari, pensate per ostacolare il livellamento verso il basso - perché l'economia tende a spostare gli investimenti dove minori sono i costi - e spingere, invece, il livellamento verso l'alto, per permettere cioè ai poveri di elevarsi. Che cosa possiamo fare? Bisogna innanzitutto collegare gli interessi dei poveri con i nostri, le identità specifiche con comunità più ampie, le problematiche con i soggetti sociali, chi è minacciato con chi è marginalizzato; collegare diverse fonti di potere; collegare le lotte contro l'istituzione come oggetto di contestazione, la resistenza con il mutamento istituzionale; collegare questioni economiche e democratizzazione. Questa è la vera strategia politica, che dovrebbe nascere in Italia prima di tutto in chiave regionale. Da qui, dall'esperienza di coordinamento regionale, ci si potrà muovere verso un coordinamento nazionale, ed avere forse una piccola équipe, che potrebbe fare da connessione, senza comandare, ma esercitando al massimo grado, specialmente con gli strumenti offerti dalla telematica e da internet, un'amplissima rappresentatività democratica. La tecnologia che abbiamo a disposizione sarebbe meravigliosa se usata per l'uomo e non come esclusivo strumento del mercato. Dobbiamo, cioè, essere agenti di "vitalizzazione" (la filosofia africana la chiama "vitalogia", perché il cuore del sentire africano è la vita). Si può vivere solo in comunità, stare bene insieme, cantare insieme, celebrare insieme, vedere che si possono ottenere delle piccole vittorie. Gioire dentro una famiglia ci ridona la gioia di vivere, della relazione del volto, i volti dentro una comunità, la gioia della comunità, la gioia dell' incontro, della danza, della festa, della vita. Pablo Richard, un teologo della liberazione del Costa Rica, dice che "il tempo delle profezie è passato; oggi è il tempo dell'apocalittica". L'Apocalisse biblica è la letteratura di resistenza delle prime comunità cristiane, il libro in cui profetizzavano la caduta di quell'impero che le perseguitava. Anche noi dobbiamo abbandonare i sogni di un tempo, nei quali immaginavamo di prendere il potere. "Oggi, dice Richard, anche se si prende il potere non si va molto lontano. Alle soglie del Duemila, quando si può governare solo entro i limiti imposti dal Fondo Monetario, dalla Banca Mondiale, è irrilevante chi governi. La speranza si sposta dalla politica alla società civile, ai movimenti popolari, affinché costruiscano un nuovo potere dal basso. Qualcosa di alternativo, di bello, di gioioso, di felice, che, con grinta, crei nuove culture, nuove preghiere, nuove maniere di vivere insieme, nuove prospettive economiche, perché vinca la vita". [Estratto da Alex Zanotelli, Inno alla vita. Il grido dei poveri contro il vitello d'oro, Emi, Bologna 2000 (seconda ristampa), alle pp. 105-107]. 4. DOCUMENTAZIONE. IL DOCUMENTO SULLA GUERRA DEL FORUM ROMANO DELL'8-9 NOVEMBRE [Pubblichiamo il documento del gruppo di lavoro "L'Italia in guerra" del forum tenutosi a Roma l'8 e 9 novembre. Vi si dicono naturalmente molte cose condivisibili, ma In questo testo individuiamo anche almeno quattro penose, gravi insufficienze: la prima: un linguaggio inquinato da elementi propagandistici (quindi intrinsecamente tendenzialmente menzogneri e totalitari), spaventosamente astratto e modellato sulla burolingua dei potenti, dei manipolatori e degli assassini; la seconda: l'occultamento della questione decisiva, la scelta della nonviolenza: occultamento che equivale a un rifiuto, ed e' la cosa piu' sciocca e sciagurata che il cosiddetto "movimento dei movimenti" possa fare; la terza: l'assenza di una benche' minima riflessione sul livello giuridico dei problemi della convivenza umana ed internazionale (la questione del diritto e dei diritti concretamente codificati e agiti), una assenza che condanna quel movimento che nei social forum trova espressione alla subalternita' ed alla inaffidabilita' perpetue; la quarta: la genericita', strumentalita' e superficialita' delle proposte formulate, esempio di un atteggiamento pressappochista ed autoritario, ad un tempo burocratico e guascone, assolutamente inetto rispetto ai terribili compiti che tutte le persone di volonta' buona hanno di fronte. Occorre cambiare rotta, cambiare lingua, cambiare atteggiamento] Il Parlamento ha votato l'entrata in guerra dell'Italia. Solo 35 parlamentari hanno votato contro, unici a dare ascolto alla coscienza civile del paese che gia' si era espressa chiaramente, in difesa della Costituzione (art. 11) e della pace, alla marcia Perugia-Assisi e nelle numerose manifestazioni di protesta di queste settimane. In questo modo il "partito della guerra" rende l'Italia complice dell'assurda guerra di bombardamento in Afghanistan che produce solo stragi di civili e devastazioni in un paese gia' in macerie; inoltre trasforma il nostro paese in un bersaglio di potenziali ritorsioni e violenze terroristiche. La strada della pace e della giustizia passa da un'altra parte. Cosi' come quella della sicurezza dei popoli, che puo' basarsi soltanto sulla solidarieta' e sulla ricerca di una convivenza possibile, e non sulla costruzione di un nemico da schiacciare militarmente, seminando il terrore tra la popolazione civile e producendo migliaia di profughi con un'emergenza sanitaria e nutrizionale senza precedenti. Invece siamo in guerra. L'Italia e' in guerra e la pratichera' attivamente. Dopo dieci anni di coinvolgimento crescente nelle avventure belliche scatenate dagli Stati Uniti e dalla Nato. in Iraq e in Jugoslavia (nonche' in Somalia per una finta missione di pace), le truppe italiane si accingono a partire alla volta dell'Afghanistan dove saranno impiegate direttamente sul terreno in un conflitto che finira' per alimentare il terrorismo anziche' combatterlo, determinando un ricompattamento delle forze integraliste islamiche piu' estremiste e togliendo ogni spazio alla politica ed ai movimenti democratici presenti nei paesi arabi. L'allarme riguarda poi l'allargamento del conflitto a livello mondiale, data la volonta' strategica piu' volte manifestata dai comandi militari Usa di colpire i cosiddetti "Stati canaglia". Come in Iraq e Jugoslavia - dove l'intervento armato ha avuto effetti catastrofici (centinaia di migliaia di morti in Iraq, la pulizia etnica e la devastazione del Kossovo) - gli effetti visibili, oltreche' prevedibili, sono in aperta contraddizione con lo scopo dichiarato di tali operazioni. In alternativa a questa spirale d'odio ed all'escalation della guerra, una politica di pace avrebbe richiesto da tempo la soluzione del problema palestinese (due popoli, due Stati), l'affermazione dei diritti del popolo Kurdo, la cessazione dell'embargo in Iraq e dello stillicidio dei bombardamenti Usa. Oggi si giunge a teorizzare la "guerra infinita", uno stato permanente di mobilitazione armata contro un "nemico" indefinito, capace di materializzarsi volta per volta, guarda caso, nei luoghi cruciali per il controllo, lo sfruttamento e il trasferimento delle risorse energetiche del pianeta. Dietro la farsa ideologica della "liberta' duratura" e dietro la giustificazione della lotta al terrorismo (per la quale i bombardamenti sono completamente inefficaci), si nascondono macroscopici interessi economici e geopolitici per il controllo dei territori del Caucaso e dei corridoi energetici del petrolio e del gas. Il motivo per cui ci siamo opposti e continueremo ad opporci a questa guerra, non e' quello che ci viene affibbiato come insulto ("siete antiamericani"). Noi stiamo dalla parte di tutti i popoli, siamo contro la pena di morte, la guerra, le stragi ed il terrorismo: nessun popolo si merita una strage, qualunque crimine o scellerata politica si possa attribuire al suo governo. Per questo abbiamo manifestato contro il terrorismo e siamo solidali col popolo statunitense. Per questo eravamo contro la guerra Nato in Jugoslavia, contro la guerra del Golfo e l'embargo in Iraq. Per le stesse ragioni siamo oppositori dei talebani e della loro logica di morte, e dei governi della Nato e della loro logica di guerra. Una logica che impone la guerra come strumento "normale" di governo del mondo. Uno degli obiettivi che si vogliono raggiungere attraverso la teoria aberrante della "guerra infinita" e' mascherare, attraverso un'insicurezza alimentata ad arte, l'insicurezza reale che nasce dalla negazione dei bisogni piu' fondamentali: lavoro, sicurezza sociale, istruzione, salute, consolidando un modello di societa' devastante, fondato sulla precarieta', sulla segregazione, sull'esasperazione delle disuguaglianze, sulla riduzione a merce di ogni aspetto dell'esperienza umana. Un modello di produzione e consumo fondato sul saccheggio sistematico delle risorse del pianeta e sullo sfruttamento selvaggio di una parte consistente della popolazione mondiale. Opporsi alla guerra e ad ogni forma di sopraffazione e violenza e' indispensabile per garantire una prospettiva diversa, di condivisione delle risorse, di convivenza delle culture, di riduzione progressiva delle disuguaglianze, in un quadro di libera circolazione delle persone e rispetto della dignita' di ogni essere umano. Mobilitiamoci per la pace, per costruire un altro mondo possibile. * Proposte di percorsi per il movimento Il movimento antiliberista per un altro mondo possibile ha necessita' di ripensare le proprie azioni politiche attorno alla priorita' dell'opposizione alla guerra. Emerge il bisogno diffuso di approfondire le analisi, i momenti di autoformazione, di seminari interni ai forum. Siamo infatti impreparati come soggetto politico complessivo alla portata degli eventi epocali che hanno il loro fulcro nella guerra come braccio armato della globalizzazione e strumento di dominio globale. Ci si rende conto di trovarsi di fronte un governo strategico del mondo ed una trasformazione della stessa globalizzazione che richiede nuovi sforzi di analisi, socializzazione dei saperi, elaborazione di una coscienza critica autonoma del movimento. Ancora una volta siamo stati sorpresi dalla guerra e la tentazione di molti e' quella del passato: cercare di pensare alla guerra come ad un episodio da mettere in parentesi, per lo sconvolgimento che determina anche delle nostre pratiche politiche oltreche' del nostro quotidiano, rassegnarsi all'impotenza, aspettare che passi. Invece la guerra non e' mai passata dal '91 in poi, ed oggi diventa la "normalita'" del governo del mondo, la sostituzione della politica. Bisogna dunque lavorare alla lunga sui meccanismi che producono la guerra, sulle forze sociali e le istituzioni che la sostengono, sui processi economici che la determinano, sulla ideologia che la accompagna, sulla cultura che la giustifica e permea il sociale, sulla produzione dei meccanismi simbolici che definiscono il nemico. Qui il problema dei migranti ripropone la centralita' e l'intreccio tra logica di guerra e logiche di repressione interna ai paesi ricchi, di quello che viene costruito come il nemico interno, sia l'immigrato, sia il soggetto conflittuale come il nostro movimento, sempre nel mirino dei tentativi di criminalizzazione. Costruire percorsi di continuita' delle iniziative sulla complessita' del tema guerra ci sembra una priorita' per tutto il movimento. Si propongono in particolare due percorsi: 1) Uno di formazione del movimento attraverso i social forum che potrebbero svolgere un lavoro di socializzazione dei saperi, di raccolta di informazioni e seminari, su temi sia legati alle iniziative di lotta, sia all'approccio teorico al tema della pace che richiede approfondimenti (ad esempio sul nesso guerra-globalizzazione-capitalismo, cosi' come sulla necessita' di un nuovo pacifismo). Attraverso questo percorso, proponiamo che si costruisca una assemblea nazionale dei social forum sulla guerra, pensata come assemblea del movimento e della sua nuova coscienza critica. Per l'organizzazione di questa assemblea proponiamo il coinvolgimento ed il massimo impegno del gruppo di lavoro nazionale contro la guerra in formazione dopo l'assemblea di Firenze (bastaguerra at yahoogroups.com). 2) L'altro percorso e' quello delle iniziative nel sociale rispetto a cui si segnala l'importanza di una comunicazione molto semplice ed incisiva, adeguata all'allargamento del dissenso alla guerra nell'opinione pubblica. A quest'ultimo proposito si propongono campagne di controinformazione sui seguenti temi: la campagna contro le spese militari (finanziaria di guerra ed obiezione alle spese militari), il boicottaggio delle banche armate, la campagna per la smilitarizzazione dei territori e la denuclearizzazione del Mediterraneo, la campagna contro l'uso dell'uranio impoverito e per la messa al bando delle armi di distruzione (dalle bombe a grappolo ai nuovi sistemi d'arma). Una proposta di campagna popolare e spontanea che i Social Forum potrebbero stimolare ed incentivare e' quella dei lenzuoli: diffondere, con iniziative di quartiere, la pratica di appendere un lenzuolo o drappo bianco con scritte contro la guerra alle finestre ed ai balconi. E in generale, trovare forme di controinformazione diffuse sul territorio come le tende per la pace o altre simili iniziative che consentano di avvicinare la gente nei suoi luoghi quotidiani, ci sembra un metodo importante. Si e' proposto anche di appoggiare e suscitare la proposta di uno sciopero generale contro la guerra e di produrre un libro bianco sulle guerre "dopo l'89". 5. MAESTRI. UN EPIGRAMMA DI THOMAS MORE [Da Angelo Paredi, Marialisa Bertagnoni, Cesare Grampa (a cura di), Idea di Thomas More, Neri Pozza, Vicenza 1978, p. 126 (la traduzione di questo epigramma di More e' di Luigi Firpo)] Fra tanti re sul trono se ne trovera' a malapena uno, ammesso che uno ce ne sia, che si contenti di un regno solo; ma fra tanti re se ne trovera' a malapena uno, ammesso che uno ce ne sia, che governi saggiamente un solo regno. 6. LETTURE. MARIO GUARINO, FEDORA RAUGEI: SCANDALI E SEGRETI DELLA MODA Mario Guarino, Fedora Raugei, Scandali e segreti della moda, Editori Riuniti, Roma 2001, pp. 248, lire 20.000. Un libro di denuncia scritto con taglio giornalistico che riferisce e documenta varie inquietanti vicende. Utile, ma ancora preliminare e orientativo: a nostro avviso occorrerebbe un piu' forte impegno interpretativo, una piu' ampia e solida base documentaria ed una piu' approfondita capacita' di cogliere, ricostruire ed analizzare la connessione tra questo e altri ambiti dell'economia (e della politica) corrotta, dell'ideologia disumanante, dell'egemonia dei poteri criminali nella societa'. Guarino ha gia' pubblicato vari utili volumi di documentazione giornalistica sul regime della corruzione e i poteri occulti e criminali. 7. LETTURE. FLAVIO LOTTI, NICOLA GIANDOMENICO, ROSARIO LEMBO (A CURA DI), PER UN'ECONOMIA DI GIUSTIZIA Flavio Lotti, Nicola Giandomenico, Rosario Lembo (a cura di), Per un'economia di giustizia, Asterios, Trieste 2001, pp. 176, 15 euro, lire 29.044. Una raccolta di materiali sul ruolo della societa' civile globale per un'economia di giustizia: analisi, proposte, riferimenti utili. Da leggere e discutere. 8. LETTURE. FRANCESCO REMOTTI: CONTRO L'IDENTITA' Francesco Remotti, Contro l'identita', Laterza, Roma-Bari 1996, 2001, pp. 112, lire 12.000. Vivacemente divulgativo, l'acuto antropologo docente all'Universita' di Torino illustra la problematicita' del concetto di identita', le trappole e le botole che un'assunzione acritica e irrigidita reca con se' (con il se', se si vuole), e gli orrori cui possono portare le ideologie identitarie. E' un tema su cui ognuno ha una sua diversa biblioteca di riferimento, cosi' ci punge che nella bibliografia del libro manchino alcuni autori e autrici a nostro avviso cruciali su questi temi, ed a noi va da se' molto cari. 9. RILETTURE. INNI OMERICI Inni omerici, a cura di Filippo Cassola, Fondazione Lorenzo Valla, Milano 1975, Mondadori, Milano 1994, pp. 728, lire 17.000. L'edizione e' splendida per rigore ed apparato, ma noi suggeriremmo per una volta di leggere questi testi arcaici ed enigmatici (e quindi a un tempo oscuri e luminosi) non come documenti ma come poesia e meditazione, di una bellezza perenne ed arcana, e di una enigmatica levita' e profondita' a un tempo, che ti tolgono il fiato. 10. RILETTURE. EUGENE MINKOWSKI: TRATTATO DI PSICOPATOLOGIA Eugene Minkowski, Trattato di psicopatologia, Feltrinelli, Milano 1973, pp. 566. Resta per noi un libro straordinario, di un autore straordinario; sono decenni che lo consigliamo agli amici provocando occhiatacce e sussulti. Ed invece, se aprissero queste pagine... 11. RILETTURE. FRANCESCO TONUCCI: LA CITTA' DEI BAMBINI Francesco Tonucci, La citta' dei bambini, Laterza, Roma-Bari 1996, pp. 250, lire 18.000. "Un modo nuovo di pensare la citta'", ed una proposta di lavoro da attuare al piu' presto. 12. ALCUNE INIZIATIVE DI PACE DA OGGI A DOMENICA 2 DICEMBRE [Ovviamente le iniziative di pace di seguito segnalate sono quelle di cui siamo venuti a conoscenza e che ci sembrano caratterizzate da due scelte precise: I. la nonviolenza; e II. la difesa dei diritti umani, del diritto internazionale, della legalita' costituzionale] Martedi 27 novembre - a Faenza: in via Lederchi 3 alle ore 21 documentari: sull'Iraq e sull'esperienza di Neve' Shalom. - a Firenze: Fortezza da basso, ore 11: giornata dei diritti umani in collaborazione con Amnesty International. Info: www.consiglio.regione.toscana.it - a Prato: piazza S. Maria delle Carceri a Prato ospita la tenda di Abramo, presso la quale sosteranno i diciassette digiunatori che aderiscono alla proposta lanciata da Pax Christi e Beati i Costruttori di Pace. - a Roma: ore 18, Libreria Ave, via della Conciliazione 19, incontro con Pedro Ortega (segretario generale Federazione Tessile del Nicaragua). Info: itanica at iol.it - a Sassari: all'auditorium Mater ecclesiae alle ore 21 proiezione del film Kippur di Amos Gitai. - a Torino: presso l'aula magna dell'Istituto Avogadro, via Rossini, convegno sul servizio civile volontario. Per informazioni: Centro Studi "Sereno Regis", 011532824; Tavolo Enti Servizio Civile, 0113119418. - a Venezia: in via S. Pio X 4, alle ore 15-18, seminario con Anna Marconi. * Mercoledi 28 novembre - a Bologna: come ogni settimana dall'inizio di settembre dalle ore 18 alle 19 in Piazza Nettuno le Donne in nero manifestano contro la guerra portando le parole delle donne afgane. Info: draghettan at libero.it, o anche: patriciat at libero.it - a Bologna: presso il TPO di Via Lenin, 3, alle ore 21, assemblea generale del Bologna social forum. Info: www.contropiani2000.org/bsf/assemblea/odg.php - a Bolzano: alle ore 20,30, Kolpinghaus, via Ospedale vecchio, incontro-dibattito su "Le radici della guerra sono nella politica?", con Lidia Menapace e Giorgio Vaccari. Promuove il Comitato per la difesa e il rilancio della Costituzione. - a Faenza: dibattito sulla globalizzazione alle ore 20 in via S. Biagio 47. - a Genova: alle ore 16 presso lo Spazio Informagiovani di Palazzo Ducale si svolgera' l'incontro "Una voce per i bambini dell'Afghanistan" con la partecipazione di R. Salinari (Presidente di Terre des Hommes Italia e della Federazione Internazionale Terre des Hommes), A. Simonazzi (Save The Children Italia) e R. Farina di Emergency. Sono previsti inoltre interventi di T. Benettolo (Presidente nazionale Arci) e di D. Calzoni (Presidente nazionale Arciragazzi), M. R. Cutillo (ManiTese, referente europea della Global March) e di operatori di Organizzazioni Non Governative impegnate in Italia ed all'estero. Le organizzazioni internazionali Terre des Hommes (Marcia Bianca contro lo sfruttamento), Save The Children (una delle prime organizzazioni internazionali a favore dell'infanzia, attiva sin dagli anni 20), Medici senza Frontiere (Premio Nobel 1999 per la Pace), Emergency (l'associazione impegnata nella gestione di due ospedali in Afghanistan), ManiTese (Global March, oggi dedicata al tema dell'educazione), Arci, sono infatti impegnate da molto tempo in Afghanistan o in progetti internazionali con azioni di denuncia, sostegno, aiuto e sviluppo. Per informazioni: Comune di Genova, direzione Servizi alla Persona, tel. 0105577371, e-mail: legge285 at comune.genova.it - a Genova: alle ore 17 in via Balbi 5 incontro con l'illustre teologo Hans Kung. - a Milano: alle ore 18 alla libreria Feltrinelli "Conversazioni sull'infanzia". - a Milano: alle ore 19, in via della Signoria 3, incontro sulla cultura albanese. - a Milano: alle ore 20 incontro con Pat Patfoort (una delle piu' note studiose della nonviolenza con una lunga esperienza come trainer a livello internazionale), presso la Casa per la pace, via Marco D'Agrate 11 (metro Corvetto, bus 95). - a Prato: piazza S. Maria delle Carceri a Prato ospita la tenda di Abramo, presso la quale sosteranno i diciassette digiunatori che aderiscono alla proposta lanciata da Pax Christi e Beati i Costruttori di Pace. - a Roma: "Ricerca archeologica e antropologica nella valle del Sankarani (Mali)", con Samou Camara (Universite' de Paris 1). Alle ore 17 presso il Museo Civico di Zoologia, via Ulisse Aldovrandi 18, a cura dell'Istituto Italiano per l'Africa e l'Oriente nell'ambito degli "Incontri con l'Africa". - a Roma: alla Locanda Atlantide in via Lucani 22, alle ore 18 incontro con Sandro Portelli sull'altra America; alle ore 22 Sarina Aletta canta Brecht contro la guerra. - a Viterbo: presso il circolo "Orizzonti" in via Mazzini alle ore 20,30 incontro di formazione alla nonviolenza. * Giovedi 29 novembre - a Bari: alle ore 19 in corso Sonnino 23 riunione del gruppo di lavoro rifugiati. - a Bologna: presso la sede della associazione culturale Punto Rosso (info: puntorossobologna at libero.it), in Via San Carlo 42, dalle ore 21 alle 23, incontro su "Impatto delle biotecnologie sull'economia", con Piero Cavina. - a Gubbio: incontro per sviluppare progetti di pace nelle scuole. Per informazioni: gruppo per la pace di Gubbio; Commissione pari opportunita' di Gubbio. - a Lesa: alla sala Pertini sul lungolago mostra di fotografie di Sebastiao Salgado, il grande fotografo brasiliano rappresenta il nostro presente: una umanita' in cammino spinta dalla miseria, dall'intolleranza, dalla guerra. Giovedi: ore 9-12. - a Milano: in corso porta nuova 32 alle ore 16 inizia il corso sull'India della Libera Universita' delle Donne. - a Milano: alle 21,30 in viale Monza 255 video su Usa e mercato delle armi. - a Prato: piazza S. Maria delle Carceri a Prato ospita la tenda di Abramo, presso la quale sosteranno i diciassette digiunatori che aderiscono alla proposta lanciata da Pax Christi e Beati i Costruttori di Pace. - a Rho: alle ore 21 presso il centro civico di via Giusti, assemblea del social forum. - a Rimini: alle ore 2& alla Sala degli Archi, Giancarlo Lannutti presenta "Storia della Palestina". - a San Giovanni in Persiceto: incontro con Gina Gatti e Amnesty International alle ore 20,30. * Venerdi 30 novembre - in tutta la Toscana: iniziative nell'anniversario dell'abolizione della tortura e della pena di morte nel Granducato di Toscana il 30 novembre 1786. - a Baronissi: poeti contro la guerra. Info: tel. 089951621. - a Bologna: presso la sede della associazione culturale Punto Rosso (info: puntorossobologna at libero.it), in Via San Carlo 42, dalle ore 21 alle 23, incontro sul commercio etico e la finanza etica, con Matteo Morozzi. - a Feltre: ad Hangarzone incontro su "'Global war?" con Franco Berardi. - a Genova: al Teatro Carlo Felice serata per la liberta' e la pace dedicata a Fabrizio De Andre', conduce Gianni Mina'. - a Imola: alle ore 20,45 presso i padri cappuccini in via Villa Clelia 16, proiezione del film "Il tempo dei cavalli ubriachi". - a Orte (VT): al liceo scientifico, con inizio alle ore 14, settimo incontro del corso di educazione alla pace. - a Prato: piazza S. Maria delle Carceri a Prato ospita la tenda di Abramo, presso la quale sosteranno i diciassette digiunatori che aderiscono alla proposta lanciata da Pax Christi e Beati i Costruttori di Pace. - a Ruvo di Puglia: auditorium del liceo Tedone, ore 17,30, incntro con Isidoro Mortellaro e la comunita' palestinese. - a Salerno: poeti contro la guerra. Info: tel. 089951621. - a San Domenico di Fiesole (FI): ore 21, alla Badia Fiesolana: "La nonviolenza non e' un'utopia", mons. Luigi Bettazzi. L'iniziativa e' promossa dal Centro studi economico-sociali di Pax Christi e dalla Fondazione Ernesto Balducci. Per informazioni e iscrizioni: tel/fax: 0552374505. - a Torre di pordenone: alla casa del popolo alle ore 20,45 incotnro con Erri De Luca e Alessandro Sabiucciu. * Sabato primo dicembre - in varie citta' d'Italia: iniziative epr al giornata mondiale contro l'Aids. Info: www.lila.it - ad Alfonsine: inizia e prosegue fino al 9 dicembre un ciclo di iniziative per l'Africa. - a Baronissi: poeti contro la guerra. Info: tel. 089951621. - a Bracciano: dibattito sulla pace promosso da "Terra e liberta'". Info: 0699849054. - a Cagliari: all'Alkestis di via Loru due film di Liana Badr, alle ore 20,30. - a Firenze: Villa Medicea di Castello, Accademia della Crusca, ore 10-18: presentazione del "Dizionario della liberta'"con numerosi illustri relatori. - a Gemona: alle ore 20,30, al Centro Salcons, incontro sul tema: "Islam, un dialogo (im)possibile?", con Giuliano Zatti, Faten Chabarek, Giorgio Zanin. - a Imola: corso di cucina multietnica alle ore 15 in via Aldrovandi 31. - a Lesa: alla sala Pertini sul lungolago mostra di fotografie di Sebastiao Salgado, il grande fotografo brasiliano rappresenta il nostro presente: una umanita' in cammino spinta dalla miseria, dall'intolleranza, dalla guerra. Sabato: ore 9-12 e 15-18. - a Modena: seminario sul welfare alla sala Spontini dalle 10 alle 16. - a Modena: alle ore 16, al Foro Boario, Facolta' di Economia e Commercio dell'Universita' degli Studi di Modena, iniziativa promossa dai Giuristi Democratici, con il patrocinio della Provincia. "Diritto alla guerra o guerra al dirittto? L'uso legittimo della forza nel diritto internazionale". Partecipano: Fausto Gianelli, Bruno Desi, Fabio Marcelli, Giuseppe Ugo Rescigno, Simone Scagliarini. Segreteria organizzativa: Giuristi Democratici, Modena, tel. 0536324472, fax 0536325517. - a Monza: in largo Mazzini dalle 14,30 iniziativa per la pace. - a Prato: piazza S. Maria delle Carceri a Prato ospita la tenda di Abramo, presso la quale sosteranno i diciassette digiunatori che aderiscono alla proposta lanciata da Pax Christi e Beati i Costruttori di Pace. - a Quargnento: alle ore 21, Salone della Pro Loco, serata di solidarieta' con le vittime delle guerre, della fame, dell'ingiustizia sociale. Partecipa Ivana Stefani di ritorno dal Pakistan. Proiezione di video, distribuzione di materiale di contro informazione, prodotti della Bottega del commercio equo solidale. A cura di Rete di Lilliput, Associazione Comunicando, Associazione Giovani di Quargnento, Rete Radie' Resch, Pro Loco Quadringentum. Info: Giandomenica Daziano, tel. 0131217397, Cristina Rossi, tel. 0131778449, Maria Teresa Gavazza, tel. 0131219638, e-mail teregav at tin.it - a Roma: giornata di solidarieta' con i rom di via Gordiani, dalle roe 16. Info: tel. 3473701037. - a Rossano Calabro Scalo: alle ore !7 nella sala della Comunita' Montana presentazione del libro di Ettore Masina, Il prevalente passato (edito da Rubbettino, Soveria Mannelli 2001); con Gianni Novello, Piero Fantozzi, Giacomo Paniccia, Tonino Perna, Fulvio Mazza, e naturalmente Clotilde ed Ettore. - a Salerno: poeti contro la guerra. Info: tel. 089951621. - a Santa Maria La Longa: alle ore 9-18 in via don Orione 2, iniziativa per Emergency. - a Sant'Anastasia (NA): manifestazione dedicata alla cultura africana e raccolta fondi per la realizzazione di progetti in Africa. Per contatti: a.tim at inwind.it - a Tavarnuzze (FI): alla "Casa per la Pace", via Quintole per le Rose 131/133, incontro sui diritti minacciati, con L. Bettazzi, U. Allegretti, G. Ghezzi, C. Corsi, C. Pellicano'. L'iniziativa e' promossa dal Centro studi economico-sociali di Pax Christi e dalla Fondazione Ernesto Balducci. Per informazioni e iscrizioni: tel/fax: 0552374505. - a Torino: dalle ore 9,30 festa per la nuova bottega equa e solidale in via S. Donato 43. * Domenica 2 dicembre - a Baronissi: poeti contro la guerra. Info: tel. 089951621. - a Bologna: alle ore 9,30, presso la Cisl Emilia Romagna, in via Milazzo 16, assemblea di "Chiama l'Africa". Per contatti: sito: www.chiamafrica.it, e-mail: info at chiamafrica.it, tel. 065430082. - a Lesa: alla sala Pertini sul lungolago mostra di fotografie di Sebastiao Salgado, il grande fotografo brasiliano rappresenta il nostro presente: una umanita' in cammino spinta dalla miseria, dall'intolleranza, dalla guerra. Domenica: ore 10-12 e 15-18. - a Salerno: poeti contro la guerra. Info: tel. 089951621. - a Santa Maria La Longa: alle ore 9-18 in via don Orione 2, iniziativa per Emergency. - a Sant'Anastasia (NA): si conclude la manifestazione dedicata alla cultura africana e raccolta fondi per la realizzazione di progetti in Africa. Per contatti: a.tim at inwind.it - a Tavarnuzze (FI): alla "Casa per la Pace", a via Quintole per le Rose 131/133, prosegue l'incontro sui diritti minacciati, con G. Codrignani, U. Allegretti. L'iniziativa e' promossa dal Centro studi economico-sociali di Pax Christi e dalla Fondazione Ernesto Balducci. Per informazioni e iscrizioni: tel/fax: 0552374505. - a Viterbo: alle ore 16 presso il centro sociale "Valle Faul" consueto incontro di formazione alla nonviolenza. 13. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 14. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: http://www.nonviolenti.org ; per contatti, la e-mail è: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: http://www.peacelink.it/users/mir . Per contatti: lucben at libero.it ; angelaebeppe at libero.it ; mir at peacelink.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: http://www.peacelink.it . Per contatti: info at peacelink.it LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutti gli amici della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. e fax: 0761/353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 301 del 27 novembre 2001
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