pc: Fogna di terroristi : LA SCUOLA DELLE AMERICHE



Il terrorismo nel loro cortile
A Fort Benning, in Georgia, è aperta dal 1946 la "Scuola delle Americhe". Lì
gli Stati uniti hanno "laureato" terroristi, torturatori, dittatori
latinoamericani: Salvador, Guatemala, Cile, Argentina, Perù, Colombia. Oggi
cambia nome, azzerando così i delitti pregressi GEORGE MONBIOT dal MANIFESTO
del 7 novembre 2001

" Qualunque governo, se sponsorizza fuorilegge e assassini di innocenti - ha
annunciato Bush il giorno in cui ha cominciato a bombardare l'Afghanistan -
diventa esso stesso fuorilegge e assassino. E prende questa strada solitaria
a suo rischio e pericolo". Mi fa piacere che abbia detto "qualunque
governo", perché ce n'è uno che richiede urgentemente la sua attenzione,
sebbene non sia stato ancora identificato come sponsor del terrorismo.
Da cinquantacinque anni a questa parte, esso gestisce un campo di
addestramento terroristico le cui vittime superano di molto le vittime
dell'attacco a New York, delle bombe alle ambasciate e delle altre atrocità
attribuite, a ragione o a torto, a al-Qaeda. Il campo si chiama Western
Hemisphere Institute for Security Cooperation (Whisc). Si trova a Fort
Benning, Georgia, ed è finanziato dal governo Bush.
Fino al gennaio di quest'anno, esso si chiamava "Scuola delle Americhe",
oSoa. Dal 1946 ha addestrato oltre 60.000 poliziotti e soldati
dell'AmericaLatina. Tra i suoi "laureati" vi sono molti dei torturatori,
omicidi dimassa, dittatori e terroristi di stato più famosi del continente.
Comedimostrano centinaia di pagine di documentazione compilate dal gruppo
dipressione Soa Watch, l'America Latina è stata fatta a pezzi dagli uomini
chelo hanno frequentato.

Nel giugno di quest'anno il colonnello Byron Lima Estrada, che è
statoaddestrato in questa scuola, è stato condannato a Città del Guatemala
perl'omicidio del vescovo Juan Gerardi avvenuto nel 1998. Gerardi fu
uccisoperché aveva contribuito a redigere un rapporto sulle atrocità
commesse dalD-2, l'agenzia di intelligence militare del Guatemala diretta
da LimaEstrada con l'aiuto di altri due uomini usciti anche loro dal Soa.Il
D-2 ha coordinato la campagna "anti-insurrezionale" che ha distrutto 448
villaggi Mayan Indian e ha assassinato decine di migliaia dei loro abitanti.
Alla Scuola delle Americhe ha studiato il 40% dei ministri che hanno preso
parte ai regimi genocidi di Lucas Garcia, Rios Montt e Mejia Victores.
Nel 1993 la commissione Onu per la verità sul Salvador ha dato un nome agli
ufficiali dell'esercito che hanno commesso le peggiori atrocità della guerra
civile. Due terzi di loro erano stati addestrati alla Scuola delle Americhe.
Tra loro vi erano il capo degli squadroni della morte Roberto D'Aubuisson,
gli uomini che hanno ucciso l'arcivescovo Oscar Romero, e 19 dei 26 soldati
che uccisero i padri gesuiti nel 1989. In Cile, la polizia segreta di
Augusto Pinochet e i suoi tre principali campi di concentramento erano
diretti da uomini addestrati alla Scuola delle Americhe. Uno di essi ha
partecipato all'uccisione di Orlando Letelier e Ronni Moffit a Washington
nel 1976.
I dittatori argentini Roberto Viola e Leopoldo Galtieri, i panamensi Manuel
Noriega e Omar Torrijos, il peruviano Juan Velasco Alvarado e l'equadoregno
Guillermo Rodriguez, si sono tutti avvalsi dell'addestramento ricevuto in
questa scuola. Altrettanto hanno fatto il capo dello squadrone della morte
"Grupo Colina" nel Perù di Fujimori, quattro dei cinque ufficiali che
comandavano l'infame Battaglione 3-16 in Honduras (che negli anni '80
controllava gli squadroni della morte in questo paese), e il comandante
responsabile del massacro di Ocosigo avvenuto in Messico nel 1994.
Tutto questo, assicurano i difensori della scuola, è storia vecchia. Ma gli
uomini addestrati alla Scuola delle Americhe sono coinvolti anche nella
sporca guerra che si combatte attualmente in Colombia con il sostegno Usa.
Nel 1999 il rapporto del Dipartimento di stato americano sui diritti umani
cita due uomini, addestrati in questa scuola, come gli assassini del
commissario di pace Alex Lopera.
L'anno scorso Human Rights Watch ha rivelato che sette uomini provenienti
dalla stessa scuola comandano gruppi paramilitari in quel paese e hanno
commissionato rapimenti, sparizioni, omicidi, massacri. Nel febbraio di
quest'anno un altro uomo addestrato alla Scuola delle Americhe è stato
condannato per complicità nella tortura e nell'uccisione di trenta contadini
da parte dei paramilitari in Colombia. Nella scuola attualmente arrivano più
studenti dalla Colombia che da qualunque altro paese.

L'Fbi definisce il terrorismo come "atti violenti... miranti a intimidire o
a coartare la popolazione civile, a influenzare la politica di un governo, o
a interferire nella condotta di un governo", una definizione che descrive
precisamente le attività degli uomini Soa.
Ma come possiamo essere certi che il loro centro di addestramento
abbiaavuto una parte in tutto questo? Bene, nel 1996 il governo Usa è
statocostretto a rendere pubblici sette dei manuali di addestramento
dellascuola. Tra gli altri consigli per i terroristi, essi raccomandavano
ilricatto, la tortura, l'esecuzione e l'arresto dei parenti dei testimoni.
L'anno scorso, grazie anche alla campagna condotta da Soa Watch, molti
membri del Congresso americano hanno cercato di far chiudere la scuola. Sono
stati sconfitti per dieci voti. La Camera dei Rappresentanti ha votato
invece per chiuderla e poi riaprirla immediatamente, sotto un altro nome.
Perciò, proprio mentre Windscale diventava Sellafield nella speranza di
eludere la memoria pubblica, la Scuola delle Americhe si è lavata le mani
del suo passato prendendo il nome di Western Hemisphere Institute for
Security Cooperation (Whisc). Come il colonnello della scuola Mark Morgan ha
spiegato al Dipartimento della difesa, subito prima del voto del Congresso:
"alcuni dei vostri capi ci hanno detto di non poter sostenere una cosa
chiamata 'Scuola delle Americhe'. La nostra proposta risponde a questa
preoccupazione. Il nome è cambiato".
Paul Coverdell, il senatore della Georgia che si era battuto per salvare la
scuola, ha dichiarato ai giornali che i cambiamenti sarebbero stati
"fondamentalmente cosmetici".
Ma visitate il sito web del Whisc e vedrete che la Scuola delle Americhe è
stata praticamente rimossa. Anche la pagina denominata "Storia" evita di
nominarla. I corsi del Whisc, ci viene detto, "coprono un ampio spettro di
aree rilevanti, come la pianificazione operativa per le operazioni di pace;
i soccorsi in caso di disastri; le operazioni civili-militari; la
pianificazione tattica e l'esecuzione di operazioni anti-droga". Molte
pagine descrivono le iniziative del centro a favore dei diritti umani. Ma,
sebbene diano indicazioni su quasi l'intero programma di addestramento, non
si parla di tecniche di combattimento e di commando, contro-insurrezione e
interrogatorio. Né si parla del fatto che le opzioni sulla "pace" e i
"diritti umani" della scuola erano offerte anche dalla Scuola delle
Americhe, per tenere a bada il Congresso e preservare il budget. Ma
difficilmente gli studenti sceglievano di frequentare quei corsi.

Non possiamo aspettarci che questo campo di addestramento terrorista si
auto-riformi: dopo tutto, esso rifiuta persino di riconoscere il proprio
passato, per non parlare della possibilità di imparare da esso. Perciò -
dato che le prove che collegano questa scuola alle atrocità che ancora
avvengono in America Latina sono più schiaccianti delle prove che collegano
i campi di addestramento di al-Qaeda all'attacco di New York - che cosa
dobbiamo fare con i "cattivi" di Fort Benning, Georgia? Be', possiamo
chiedere ai nostri governi di esercitare la massima pressione diplomatica
chiedendo l'estradizione dei comandanti della scuola, affinché siano
processati per complicità in crimini contro l'umanità. In alternativa,
potremmo domandare che i nostri governi attacchino gli Stati Uniti,
bombardando le loro installazioni militari, le città e gli aeroporti. Il
tutto nella speranza di rovesciare il suo governo non eletto e di
sostituirlo con una nuova amministrazione sotto la supervisione dell'Onu.
Nel caso che questa proposta risulti impopolare presso il popolo americano,
possiamo conquistare il loro consenso lanciando pane "naan" e curry
essiccato in buste di plastica con sopra stampigliata la bandiera afghana.
Obietterete che questa proposta è ridicola, e io vi do ragione. Ma, per
quanto ci provi, non riesco a vedere la differenza morale tra un simile
comportamento e la guerra che si sta combattendo oggi in Afghanistan.

* Scrittore e giornalista, Monbiot è editorialista del Guardian e docente
universitario a Keele, East London, Oxford, Bristol. Traduzione di Marina
Impallomeni
L'autocensura dei media americani
L'informazione di guerra è diventata propaganda: oscurato bin Laden, ma
anche le notizie
MARCO D'ERAMO - INVIATO A WASHINGTON

Adesso che l'Unione sovietica è stata spazzata via, per nostra letizia,
provvedono i mass-media americani a fornirci un'infomazione stile Pravda,
direttamente controllata dal membro del Politburo Condoleezza Rice.
Per esempio, dell'ultimo filmato di Osama bin Laden qui negli Stati uniti,
sabato le tv hanno trasmesso di sfuggita, e tra le pieghe di altri servizi,
solo un fotogramma con un'unica frase, a mo' di sottotitolo. Il New York
Times di domenica ha relegato la notizia nel taglio centrale della seconda
pagina della seconda sezione del giornale, il posto migliore per
nasconderla, cioè per darla senza darla. La notizia bisogna darla perché
altrimenti si direbbe che qui c'è la censura, ma va sepolta perché qui si
esercita l'autocensura. Anche la Cnn ha nascosto il video, dopo che per
settimane aveva cercato di intervistare bin Laden, spedendogli una serie di
domande insieme alla Tv araba al Jazeera.
I network hanno così ubbidito alla lettera alle disposizioni che aveva dato
loro Condoleeza Rice. Il giorno dopo l'inizio dei bombardamenti e il primo
filmato di bin Laden, la consigliera per la sicurezza nazionale di Bush jr.
aveva infatti riunito tutti i direttori tv e aveva chiesto loro un codice di
autocensura: non trasmettere messaggi di bin Laden che non fossero stati
prima editi. La scusa era che si temeva che i messaggi contenessero ordini
in codice alle cellule di Al Qaida negli Stati uniti. La verità era
che,secondo gli indici di ascolto, il messaggio di bin Laden aveva
surclassato il discorsi di Bush che annunciava l'inizio dei bombardamenti.
 Lo stupefacente (o forse non tanto) è che nella terra delle libertà, in
quella riunione nessuno di questi paladini della libertà d'informazione ha
protestato. E così il successivo filmato di bin Laden a ottobre non è stato
trasmesso affatto da Fox New e Msnbc, e solo con un flash da Cnn. A essere
"edite" sono le immagini non solo di bin Laden, ma anche della guerra.
Seguendo le istruzioni di Condooleeza Rice, il presidente della Cnn Walter
Isaacson, ha ordinato ai suoi giornalisti un'informazione "più bilanciata":
"Sembra perverso il concentrarsi troppo sulle vittime e sulle
miserie in Afghanistan... mano mano che otteniamo buoni servizi dal
territorio afghano controllato dai taleban, dobbiamo raddoppiare i nostri
sforzi per essere certi che non sembri che stiamo semplicemente riferendo a
loro vantaggio o dalla loro prospettiva. Dobbiamo parlare di come i taleban
stanno usando i civili come scudi umani e come hanno protetto i terroristi
che hanno ucciso 5.000 innocenti".
Il resto del pianeta vede molte più immagini delle distruzioni in
Afghanistan. Qui gli inviati laggiù continuano a riferirci che sì, ci sono
case distrutte, ma non c'è "certezza totale" che i morti siano stati per
davvero uccisi dalle bombe Usa "e non per altre ragioni": la tv fa
impressione per quel che non si vede.
Dopo essere stati colpiti per la prima volta da 180 anni sul loro
territorio nazionale, gli Stati uniti si trovano in un'altra situazione
inedita. Per la prima volta, e a differenza per esempio della guerra del
Golfo, non sono loro a controllare l'informazione planetaria. Qui da Kabul
non c'è nessun Peter Arnett a detenere il monopolio sul flusso di
informazioni, come da Baghdad dieci anni fa. C'è invece - orrore e
raccapriccio - una tv araba che per altro, ha detto il suo corrispondente
da Washington, è considerata
troppo filoamericana dai suoi ascoltatori islamici, perché il 95% delle
notizie, interviste, è fonte Usa, e solo il 5% viene da Kabul. Non poter
controllare l'informazione fa dare di matto ai responsabili americani. Un
uomo cauto come il segretario di stato Colin Powell era giunto al punto di
chiedere al governo del Qatar di oscurare la tv al Jazeera. La ditta che
attiva negli Stati uniti il ripetitore per la stessa tv sta prendendo in
considerazione l'ipotesi di criptare le sue trasmissioni.
A stare al Los Angeles Times, questa settimana gli Stati uniti "hanno in
programma un escalation dei loro sforzi con uno sbarramento
dell'informazione che circola su Internet". Le ambasciate Usa nel mondo
scaricheranno sul web in 12 lingue regionali le prese di posizione dei
leader musulmani che condannano gli attacchi dell'11 settembre.Il problema
è che i dirigenti statunitensi sembrano intossicati dalle loro stesse
tecniche d'influenza. Pensano cioè che sia tutto un problema di cattiva
pubblilcità, che il contenuto della loro politica e dei loro bombardamenti
è buono, ma che nel mondo il messaggio non passa, come dicono i
pubblicitari. In un'audizione al senato dieci giorni fa, sempre Colin
Powell ha ammesso: "Abbiamo un problema con le piazze arabe... per fare in
modo che capiscano meglio quel che stiamo cercando di fare... Penso che
dobbiamo fare un lavoro migliore nei nostri sforzi diplomatici pubblici".
Magari dovrebbero assoldare qualche creativo di Madison av. (dove si
concentrano le maggiori agenzie pubblicitarie del mondo): d'altronde, dopo
l'11 settembre avevano già ingaggiato i soggettisti di Hollywood per
chiedere loro di immaginare altri possibili scenari terroristici. Tutto si
riduce dunque a raddoppiare la campagna pubblicitaria, a mandare in onda
più spot, moltiplicare le conferenze stampa quotidiane a Washington, Londra
e Islamabad, creare delle sale stampa di guerra con comunicazioni
ininterrotte. La stessa attività diplomatica diventa un puro sforzo di
relazioni pubbliche (public relations, Pr): così la tourneé del premier
inglese diventa "Blair parte in missione PR". Il problema è esposto con
crudezza: "Gli Usa in campagna sul secondo fronte: l'opinione pubblica"
(New York Times). Ma con le operazioni militari in stallo, anche questo
fronte sembra in bilico. A ragione il Washington Post titola "Gli Stati
uniti stanno perdendo la guerra di propaganda". Ma non potrebbe venirgli
l'ideuzza che forse il problema sta non nella campagna pubblicitaria, ma
nella merce politica che cerca di vendere al mondo?