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pc: Fogna di terroristi : LA SCUOLA DELLE AMERICHE
- Subject: pc: Fogna di terroristi : LA SCUOLA DELLE AMERICHE
- From: "Arianna Editrice" <arianed at tin.it>
- Date: Thu, 8 Nov 2001 16:41:38 +0100
Il terrorismo nel loro cortile A Fort Benning, in Georgia, è aperta dal 1946 la "Scuola delle Americhe". Lì gli Stati uniti hanno "laureato" terroristi, torturatori, dittatori latinoamericani: Salvador, Guatemala, Cile, Argentina, Perù, Colombia. Oggi cambia nome, azzerando così i delitti pregressi GEORGE MONBIOT dal MANIFESTO del 7 novembre 2001 " Qualunque governo, se sponsorizza fuorilegge e assassini di innocenti - ha annunciato Bush il giorno in cui ha cominciato a bombardare l'Afghanistan - diventa esso stesso fuorilegge e assassino. E prende questa strada solitaria a suo rischio e pericolo". Mi fa piacere che abbia detto "qualunque governo", perché ce n'è uno che richiede urgentemente la sua attenzione, sebbene non sia stato ancora identificato come sponsor del terrorismo. Da cinquantacinque anni a questa parte, esso gestisce un campo di addestramento terroristico le cui vittime superano di molto le vittime dell'attacco a New York, delle bombe alle ambasciate e delle altre atrocità attribuite, a ragione o a torto, a al-Qaeda. Il campo si chiama Western Hemisphere Institute for Security Cooperation (Whisc). Si trova a Fort Benning, Georgia, ed è finanziato dal governo Bush. Fino al gennaio di quest'anno, esso si chiamava "Scuola delle Americhe", oSoa. Dal 1946 ha addestrato oltre 60.000 poliziotti e soldati dell'AmericaLatina. Tra i suoi "laureati" vi sono molti dei torturatori, omicidi dimassa, dittatori e terroristi di stato più famosi del continente. Comedimostrano centinaia di pagine di documentazione compilate dal gruppo dipressione Soa Watch, l'America Latina è stata fatta a pezzi dagli uomini chelo hanno frequentato. Nel giugno di quest'anno il colonnello Byron Lima Estrada, che è statoaddestrato in questa scuola, è stato condannato a Città del Guatemala perl'omicidio del vescovo Juan Gerardi avvenuto nel 1998. Gerardi fu uccisoperché aveva contribuito a redigere un rapporto sulle atrocità commesse dalD-2, l'agenzia di intelligence militare del Guatemala diretta da LimaEstrada con l'aiuto di altri due uomini usciti anche loro dal Soa.Il D-2 ha coordinato la campagna "anti-insurrezionale" che ha distrutto 448 villaggi Mayan Indian e ha assassinato decine di migliaia dei loro abitanti. Alla Scuola delle Americhe ha studiato il 40% dei ministri che hanno preso parte ai regimi genocidi di Lucas Garcia, Rios Montt e Mejia Victores. Nel 1993 la commissione Onu per la verità sul Salvador ha dato un nome agli ufficiali dell'esercito che hanno commesso le peggiori atrocità della guerra civile. Due terzi di loro erano stati addestrati alla Scuola delle Americhe. Tra loro vi erano il capo degli squadroni della morte Roberto D'Aubuisson, gli uomini che hanno ucciso l'arcivescovo Oscar Romero, e 19 dei 26 soldati che uccisero i padri gesuiti nel 1989. In Cile, la polizia segreta di Augusto Pinochet e i suoi tre principali campi di concentramento erano diretti da uomini addestrati alla Scuola delle Americhe. Uno di essi ha partecipato all'uccisione di Orlando Letelier e Ronni Moffit a Washington nel 1976. I dittatori argentini Roberto Viola e Leopoldo Galtieri, i panamensi Manuel Noriega e Omar Torrijos, il peruviano Juan Velasco Alvarado e l'equadoregno Guillermo Rodriguez, si sono tutti avvalsi dell'addestramento ricevuto in questa scuola. Altrettanto hanno fatto il capo dello squadrone della morte "Grupo Colina" nel Perù di Fujimori, quattro dei cinque ufficiali che comandavano l'infame Battaglione 3-16 in Honduras (che negli anni '80 controllava gli squadroni della morte in questo paese), e il comandante responsabile del massacro di Ocosigo avvenuto in Messico nel 1994. Tutto questo, assicurano i difensori della scuola, è storia vecchia. Ma gli uomini addestrati alla Scuola delle Americhe sono coinvolti anche nella sporca guerra che si combatte attualmente in Colombia con il sostegno Usa. Nel 1999 il rapporto del Dipartimento di stato americano sui diritti umani cita due uomini, addestrati in questa scuola, come gli assassini del commissario di pace Alex Lopera. L'anno scorso Human Rights Watch ha rivelato che sette uomini provenienti dalla stessa scuola comandano gruppi paramilitari in quel paese e hanno commissionato rapimenti, sparizioni, omicidi, massacri. Nel febbraio di quest'anno un altro uomo addestrato alla Scuola delle Americhe è stato condannato per complicità nella tortura e nell'uccisione di trenta contadini da parte dei paramilitari in Colombia. Nella scuola attualmente arrivano più studenti dalla Colombia che da qualunque altro paese. L'Fbi definisce il terrorismo come "atti violenti... miranti a intimidire o a coartare la popolazione civile, a influenzare la politica di un governo, o a interferire nella condotta di un governo", una definizione che descrive precisamente le attività degli uomini Soa. Ma come possiamo essere certi che il loro centro di addestramento abbiaavuto una parte in tutto questo? Bene, nel 1996 il governo Usa è statocostretto a rendere pubblici sette dei manuali di addestramento dellascuola. Tra gli altri consigli per i terroristi, essi raccomandavano ilricatto, la tortura, l'esecuzione e l'arresto dei parenti dei testimoni. L'anno scorso, grazie anche alla campagna condotta da Soa Watch, molti membri del Congresso americano hanno cercato di far chiudere la scuola. Sono stati sconfitti per dieci voti. La Camera dei Rappresentanti ha votato invece per chiuderla e poi riaprirla immediatamente, sotto un altro nome. Perciò, proprio mentre Windscale diventava Sellafield nella speranza di eludere la memoria pubblica, la Scuola delle Americhe si è lavata le mani del suo passato prendendo il nome di Western Hemisphere Institute for Security Cooperation (Whisc). Come il colonnello della scuola Mark Morgan ha spiegato al Dipartimento della difesa, subito prima del voto del Congresso: "alcuni dei vostri capi ci hanno detto di non poter sostenere una cosa chiamata 'Scuola delle Americhe'. La nostra proposta risponde a questa preoccupazione. Il nome è cambiato". Paul Coverdell, il senatore della Georgia che si era battuto per salvare la scuola, ha dichiarato ai giornali che i cambiamenti sarebbero stati "fondamentalmente cosmetici". Ma visitate il sito web del Whisc e vedrete che la Scuola delle Americhe è stata praticamente rimossa. Anche la pagina denominata "Storia" evita di nominarla. I corsi del Whisc, ci viene detto, "coprono un ampio spettro di aree rilevanti, come la pianificazione operativa per le operazioni di pace; i soccorsi in caso di disastri; le operazioni civili-militari; la pianificazione tattica e l'esecuzione di operazioni anti-droga". Molte pagine descrivono le iniziative del centro a favore dei diritti umani. Ma, sebbene diano indicazioni su quasi l'intero programma di addestramento, non si parla di tecniche di combattimento e di commando, contro-insurrezione e interrogatorio. Né si parla del fatto che le opzioni sulla "pace" e i "diritti umani" della scuola erano offerte anche dalla Scuola delle Americhe, per tenere a bada il Congresso e preservare il budget. Ma difficilmente gli studenti sceglievano di frequentare quei corsi. Non possiamo aspettarci che questo campo di addestramento terrorista si auto-riformi: dopo tutto, esso rifiuta persino di riconoscere il proprio passato, per non parlare della possibilità di imparare da esso. Perciò - dato che le prove che collegano questa scuola alle atrocità che ancora avvengono in America Latina sono più schiaccianti delle prove che collegano i campi di addestramento di al-Qaeda all'attacco di New York - che cosa dobbiamo fare con i "cattivi" di Fort Benning, Georgia? Be', possiamo chiedere ai nostri governi di esercitare la massima pressione diplomatica chiedendo l'estradizione dei comandanti della scuola, affinché siano processati per complicità in crimini contro l'umanità. In alternativa, potremmo domandare che i nostri governi attacchino gli Stati Uniti, bombardando le loro installazioni militari, le città e gli aeroporti. Il tutto nella speranza di rovesciare il suo governo non eletto e di sostituirlo con una nuova amministrazione sotto la supervisione dell'Onu. Nel caso che questa proposta risulti impopolare presso il popolo americano, possiamo conquistare il loro consenso lanciando pane "naan" e curry essiccato in buste di plastica con sopra stampigliata la bandiera afghana. Obietterete che questa proposta è ridicola, e io vi do ragione. Ma, per quanto ci provi, non riesco a vedere la differenza morale tra un simile comportamento e la guerra che si sta combattendo oggi in Afghanistan. * Scrittore e giornalista, Monbiot è editorialista del Guardian e docente universitario a Keele, East London, Oxford, Bristol. Traduzione di Marina Impallomeni L'autocensura dei media americani L'informazione di guerra è diventata propaganda: oscurato bin Laden, ma anche le notizie MARCO D'ERAMO - INVIATO A WASHINGTON Adesso che l'Unione sovietica è stata spazzata via, per nostra letizia, provvedono i mass-media americani a fornirci un'infomazione stile Pravda, direttamente controllata dal membro del Politburo Condoleezza Rice. Per esempio, dell'ultimo filmato di Osama bin Laden qui negli Stati uniti, sabato le tv hanno trasmesso di sfuggita, e tra le pieghe di altri servizi, solo un fotogramma con un'unica frase, a mo' di sottotitolo. Il New York Times di domenica ha relegato la notizia nel taglio centrale della seconda pagina della seconda sezione del giornale, il posto migliore per nasconderla, cioè per darla senza darla. La notizia bisogna darla perché altrimenti si direbbe che qui c'è la censura, ma va sepolta perché qui si esercita l'autocensura. Anche la Cnn ha nascosto il video, dopo che per settimane aveva cercato di intervistare bin Laden, spedendogli una serie di domande insieme alla Tv araba al Jazeera. I network hanno così ubbidito alla lettera alle disposizioni che aveva dato loro Condoleeza Rice. Il giorno dopo l'inizio dei bombardamenti e il primo filmato di bin Laden, la consigliera per la sicurezza nazionale di Bush jr. aveva infatti riunito tutti i direttori tv e aveva chiesto loro un codice di autocensura: non trasmettere messaggi di bin Laden che non fossero stati prima editi. La scusa era che si temeva che i messaggi contenessero ordini in codice alle cellule di Al Qaida negli Stati uniti. La verità era che,secondo gli indici di ascolto, il messaggio di bin Laden aveva surclassato il discorsi di Bush che annunciava l'inizio dei bombardamenti. Lo stupefacente (o forse non tanto) è che nella terra delle libertà, in quella riunione nessuno di questi paladini della libertà d'informazione ha protestato. E così il successivo filmato di bin Laden a ottobre non è stato trasmesso affatto da Fox New e Msnbc, e solo con un flash da Cnn. A essere "edite" sono le immagini non solo di bin Laden, ma anche della guerra. Seguendo le istruzioni di Condooleeza Rice, il presidente della Cnn Walter Isaacson, ha ordinato ai suoi giornalisti un'informazione "più bilanciata": "Sembra perverso il concentrarsi troppo sulle vittime e sulle miserie in Afghanistan... mano mano che otteniamo buoni servizi dal territorio afghano controllato dai taleban, dobbiamo raddoppiare i nostri sforzi per essere certi che non sembri che stiamo semplicemente riferendo a loro vantaggio o dalla loro prospettiva. Dobbiamo parlare di come i taleban stanno usando i civili come scudi umani e come hanno protetto i terroristi che hanno ucciso 5.000 innocenti". Il resto del pianeta vede molte più immagini delle distruzioni in Afghanistan. Qui gli inviati laggiù continuano a riferirci che sì, ci sono case distrutte, ma non c'è "certezza totale" che i morti siano stati per davvero uccisi dalle bombe Usa "e non per altre ragioni": la tv fa impressione per quel che non si vede. Dopo essere stati colpiti per la prima volta da 180 anni sul loro territorio nazionale, gli Stati uniti si trovano in un'altra situazione inedita. Per la prima volta, e a differenza per esempio della guerra del Golfo, non sono loro a controllare l'informazione planetaria. Qui da Kabul non c'è nessun Peter Arnett a detenere il monopolio sul flusso di informazioni, come da Baghdad dieci anni fa. C'è invece - orrore e raccapriccio - una tv araba che per altro, ha detto il suo corrispondente da Washington, è considerata troppo filoamericana dai suoi ascoltatori islamici, perché il 95% delle notizie, interviste, è fonte Usa, e solo il 5% viene da Kabul. Non poter controllare l'informazione fa dare di matto ai responsabili americani. Un uomo cauto come il segretario di stato Colin Powell era giunto al punto di chiedere al governo del Qatar di oscurare la tv al Jazeera. La ditta che attiva negli Stati uniti il ripetitore per la stessa tv sta prendendo in considerazione l'ipotesi di criptare le sue trasmissioni. A stare al Los Angeles Times, questa settimana gli Stati uniti "hanno in programma un escalation dei loro sforzi con uno sbarramento dell'informazione che circola su Internet". Le ambasciate Usa nel mondo scaricheranno sul web in 12 lingue regionali le prese di posizione dei leader musulmani che condannano gli attacchi dell'11 settembre.Il problema è che i dirigenti statunitensi sembrano intossicati dalle loro stesse tecniche d'influenza. Pensano cioè che sia tutto un problema di cattiva pubblilcità, che il contenuto della loro politica e dei loro bombardamenti è buono, ma che nel mondo il messaggio non passa, come dicono i pubblicitari. In un'audizione al senato dieci giorni fa, sempre Colin Powell ha ammesso: "Abbiamo un problema con le piazze arabe... per fare in modo che capiscano meglio quel che stiamo cercando di fare... Penso che dobbiamo fare un lavoro migliore nei nostri sforzi diplomatici pubblici". Magari dovrebbero assoldare qualche creativo di Madison av. (dove si concentrano le maggiori agenzie pubblicitarie del mondo): d'altronde, dopo l'11 settembre avevano già ingaggiato i soggettisti di Hollywood per chiedere loro di immaginare altri possibili scenari terroristici. Tutto si riduce dunque a raddoppiare la campagna pubblicitaria, a mandare in onda più spot, moltiplicare le conferenze stampa quotidiane a Washington, Londra e Islamabad, creare delle sale stampa di guerra con comunicazioni ininterrotte. La stessa attività diplomatica diventa un puro sforzo di relazioni pubbliche (public relations, Pr): così la tourneé del premier inglese diventa "Blair parte in missione PR". Il problema è esposto con crudezza: "Gli Usa in campagna sul secondo fronte: l'opinione pubblica" (New York Times). Ma con le operazioni militari in stallo, anche questo fronte sembra in bilico. A ragione il Washington Post titola "Gli Stati uniti stanno perdendo la guerra di propaganda". Ma non potrebbe venirgli l'ideuzza che forse il problema sta non nella campagna pubblicitaria, ma nella merce politica che cerca di vendere al mondo?
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