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La nonviolenza e' in cammino. 277
- Subject: La nonviolenza e' in cammino. 277
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Fri, 2 Nov 2001 19:57:20 +0100
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutti gli amici della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. e fax: 0761/353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 277 del 3 novembre 2001 Sommario di questo numero: 1. Con le sorelle e i fratelli immigrati 2. Mao Valpiana, tante guerre "sante e giuste", ma una sola pace, quella vera 3. Monica Lanfranco intervista Lidia Menapace: la scelta e' la nonviolenza 4. Un appello dall'Universita' di Osaka 5. Un appello di vescovi e pastori brasiliani 6. Una lettera per il dialogo tra studenti e insegnanti di culture e religioni diverse 7. Francesco Comina, il tempo delle vittorie e' finito 8. Le iniziative di novembre del Circolo Pink di Verona 9. Un convegno su Danilo Dolci a Palermo 10. Una lettera al Coordinamento degli enti locali per la pace e alla Tavola della pace 11. Letture: Augusto Illuminati (a cura di), Averroe' e l'intelletto pubblico 12. Letture: Enzo Marzo, Corrado Ocone (a cura di), Manifesto laico 13. Letture: Simonetta Tabboni, Norbert Elias. Un ritratto intellettuale 14. Riletture: Marvin Harris, Cannibali e re 15. Riletture: Simone Petrement, La vita di Simone Weil 16. Riletture: Peter Weiss, L'istruttoria 17. Per studiare la globalizzazione: da Lionello Venturi a Jose' Maria Vigil 18. La "Carta" del Movimento Nonviolento 19. Per saperne di piu' 1. OGGI. CON LE SORELLE E I FRATELLI IMMIGRATI Con le sorelle e i fratelli immigrati, contro il terrorismo, contro la guerra, contro il razzismo. Per affermare il diritto alla vita e la dignita' di ogni essere umano. Per un'umanita' di liberi ed eguali, liberi in quanto solidali, uguali in quanto diversi. Con le sorelle e i fratelli immigrati, perche' vi e' una sola umanita'. Lo seppe dire una volta per sempre e per tutti Albert Einstein quando sul modulo da compilare per l'ingresso in America trovo' la domanda di quale fosse la "razza" cui apparteneva, e vi scrisse: "razza: umana". 2. RIFLESSIONE. MAO VALPIANA: TANTE GUERRE "SANTE E GIUSTE", MA UNA SOLA PACE, QUELLA VERA [Ringraziamo Mao Valpiana, direttore di "Azione nonviolenta", il mensile del Movimento Nonviolento fondato da Aldo Capitini, di averci messo a disposizione il testo dell'editoriale che aprira' il numero di novembre che uscira' tra qualche giorno. Per contatti: "Azione nonviolenta", via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: azionenonviolenta at sis.it, sito: www.nonviolenti.org] L'attacco militare in Afghanistan va avanti; sara' lungo, ci fanno sapere. In America invece cresce la paura, l'angoscia per possibili nuovi attentati. In Afghanistan i profughi fuggono dalle bombe; in America i cittadini abbandonano le proprie abitudini. Vite che cambiano, forse per sempre. Morti che si aggiungono a morti e feriti, tanti feriti, nel corpo e nell'anima. Questa e' la guerra, che porta morte e distruzione, odio e violenza; e' sempre stato cosi'. Nessuno vuole la guerra, per tutti e' una triste necessita'; e ogni guerra viene presentata come l'ultima, quella che serve a farla finita con le guerre. La guerra di oggi e' necessaria per cancellare il terrorismo internazionale, quella precedente doveva spodestare un dittatore, quella prima era fatta per motivi umanitari, quella prima ancora doveva difendere il diritto internazionale, e cosi' via, a ritroso, trovando sempre un buon motivo per giustificare la "nostra" guerra, di volta in volta giusta o santa. E quando la guerra scoppia, e si vedono i primi morti e arriva la poverta', e si conosce la fame, tutti a sperare nella pace, a chiedere pace, a maledire la guerra. La storia sembra proprio non insegnare nulla all'umanita'. Finita la guerra, fatta la pace, dopo un paio di generazioni ci si dimentica degli orrori e si prosegue a costruire armamenti, a progettare nuove armi, a mantenere gli eserciti, ad addestrare i soldati, a finanziare l'industria bellica. E poi il ciclo ricomincia. Sempre piu' micidiale. * Trecentomila persone hanno camminato domenica 14 ottobre, da Perugia ad Assisi, sul percorso realizzato quarant'anni fa (24 settembre 1961) con la prima Marcia per la Pace ideata da Aldo Capitini, pioniere della nonviolenza italiana, fondatore del Movimento Nonviolento. La Marcia Perugia-Assisi ha visto come protagonisti tanti bambini, donne e uomini, che hanno superato le sigle di partiti e gruppi, spazzato via polemiche e miserie pseudopolitiche, ritrovandosi insieme sotto la bandiera della pace. Tanta gente, in tutto il mondo, si e' lasciata alle spalle le vecchie ideologie per abbracciare la proposta nonviolenta. Sono coloro che l'11 settembre si sono sentiti tutti americani, e che oggi si sentono tutti afghani. Stare dalla parte delle vittime, di chi subisce violenza, per trovare con loro la forza, il coraggio, l'amore per rispondere con la nonviolenza, l'unica strada capace di spezzare la spirale di morte che il mondo sembra voler percorrere. * O l'umanita' distruggera' gli armamenti, o gli armamenti distruggeranno l'umanita', e' stata la profezia di Gandhi. Si e' preferito farne un santo piuttosto che riconoscerne le doti politiche. Il Mahatma va bene quando predica l'amore, ma non quando condanna ogni guerra e tutti gli eserciti, tantomeno quando propone il disarmo unilaterale. La stessa sorte toccata a Francesco d'Assisi, poveretto (altro che poverello...)! Nella cattolicissima Italia, nel 2001, un vescovo dice ancora che lo rispetta come Santo ma non ne farebbe mai un Ministro della Difesa; appunto, lasciamo i nonviolenti sugli altari (roba da preti) e la guerra (che e' una cosa seria) facciamola fare ai generali. Ed invece Francesco, ottocento anni fa, aveva gia' capito perfettamente cause e soluzioni del problema guerra, anche di quelle dell'era della globalizzazione: "Rispose il Santo: Messere, se avessimo dei beni, dovremmo disporre anche di armi per difenderci. E' dalla ricchezza che provengono questioni e liti, e cosi' viene impedito in molte maniere tanto l'amore di Dio quanto l'amore del prossimo. Per questo non vogliamo possedere alcun bene materiale a questo mondo" (Fonti francescane, La leggenda dei tre compagni). 3. RIFLESSIONE. MONICA LANFRANCO INTERVISTA LIDIA MENAPACE: LA SCELTA E' LA NONVIOLENZA [Questa intervista realizzata da Monica Lanfranco apparira' sul prossimo numero del settimanale "Carta". Ringraziamo Monica Lanfranco per avercela messa a disposizione. Monica Lanfranco e' l'animatrice del sito "Marea" e di altre iniziative femministe e pacifiste; Lidia Menapace e' uno dei nostri punti di riferimento piu' luminosi. Per contatti: e-mail: mochena at village.it, sito: www.marea.it, o anche: www.village.it/lanfranco/] "Convenzione: questo termine mi e' venuto in mente perche' mi stavo da tempo scervellando su come si potesse dare visibilita' ed efficacia a un movimento, come quello delle donne, che e' per definizione "differente" da altri e tra se', ragionando sulla difficile maniera di stare insieme che ho sperimentato negli anni. Si tratta di un patto (una convenzione appunto), a partire dal fatto che ogni pezzo di femminismo e i femminismi nel loro complesso hanno "casa", cioe' nome identita' pratiche e che nessuna ha diritto ne' di sfratto, ne' di affitto, ne' di dare una tinta sola a tutte le case, ne' di mettere a tutte la moquette. Si puo' pero' ogni tanto desiderare di uscire di casa e trovarsi (con-venendo, cioe' muovendosi verso una meta comune), incontrarsi magari in una piazza e li' decidere di agire insieme per una comune convenienza. Mi sembra una forma politica adatta al tempo della complessita': del resto i vari social forum sono espressione meno analizzata e motivata dello stesso bisogno. Avere anticipato la questione mi pare importante e da non tacere". Cosi' Lidia Menapace, una delle indiscusse madri del movimento delle donne italiano, alla vigilia del terzo appuntamento, (gli altri due erano stati a Genova e Firenze due anni fa), della Convenzione Permanente di donne contro le guerre, che vuole rilanciare un percorso di proposta sul tema, attualissimo, del conflitto. Un luogo plurale, si legge nella bozza di Statuto che si discutera' all'assemblea "formato da singole, associazioni, gruppi e collettivi che intendano lottare contro le guerre e le loro cause, segnatamente il militarismo in ogni sua forma, le ingiustizie tra i popoli, le classi e i generi, le culture razziste xenofobe nazionaliste, le religioni nelle loro espressioni fondamentaliste". Abbiamo rivolto a Lidia Menapace alcune domande per capire come intende muoversi questa rete. Monica Lanfranco: La Convenzione e' rimasta nell'ombra quest'anno, eppure oggi il suo motivo di essere, dopo l'attacco alle torri e la reazione militare del governo americano, e' di straordinaria attualita'. Dire "Fuori la guerra dalla storia" e dirlo da femministe che valore aggiunto porta nella politica? Lidia Menapace: Siamo state bloccate da diverse difficolta' pratiche e forse questo intervallo ci ha anche permesso di maturare le nostre convinzioni. Certo preferirei quasi - lo dico per paradosso - che non avessimo avuto tanta ragione nel costruirci come forma permanente contro le guerre e il militarismo, che infatti hanno assunto carattere permanente. Se vogliamo che la politica torni ad essere una forma del vivere associato che si sforza di superare brutalita', barbarie e irrazionalita', decidere di cacciare la guerra dalla storia e' il passo preliminare necessario: qui non e' possibile mediazione. La guerra uccide la politica e il diritto e mette tutti e tutte in balia della pura forza e violenza, oggi cosi' spropositate nei mezzi e negli sprechi che piu' nessuno potrebbe trovare che una guerra sia un risarcimento adeguato a un danno subito: poiche' questo e' il ragionamento sul quale poggia la nozione di guerra "giusta", la guerra "giusta" e' uscita dall'orizzonte e si presenta nuda di scuse in tutta la sua distruttivita' e attacco alle stesse basi della vita. E' quasi ovvio che un discorso contro la guerra nasca in seno al femminismo, dato che la guerra e' l'istituzione sociale, politica, economica e culturale che esalta al massimo il patriarcato nel suo volto violento e dominante, che cancella ogni "altro da se'" come nemico, e noi, le donne, siamo "l'alterita'" irriducibile per definizione, da cancellare con il linguaggio, il burqa, la violenza, ordinamenti discriminatori. Monica: Rilanciare questo luogo di elaborazione e di azione collettiva di donne significa anche definire patti e modalita' di relazione con altre realta', che da dopo Genova si stanno definendo o ridefinendo. A tuo parere con quali punti fermi? Lidia: Di per se' una convenzione e' un luogo di pattuizione, mediazione, governo dei conflitti: bisogna dunque che i conflitti siano nominati, analizzati e affrontati e che si trovino le forme i tempi e le culture necessari per farli fruttare al meglio e non soffocarli violentemente. Per poter governare i conflitti e' necessario che la violenza sia bandita. Anche per questo, mentre mi pare di poter dire che la Convenzione puo' e deve allargarsi e unirsi oppure accordarsi e pattuire con quasi qualunque movimento che esprima il desiderio motivato di "un altro mondo", credo che qualsiasi anche solo sfumatura di militarismo, monoteismo e uniformita' siano da rifiutare. La scelta e' il metodo della lotta o azione nonviolenta, che appunto esalta la politica: quando la lotta nonviolenta non e' scelta, si scivola ineluttabilmente verso la guerra che cosi' ridiventa "la continuazione della politica con altri mezzi" (che uccidono la politica). Scegliendo l'azione nonviolenta siamo del resto nell'alveo di una scelta storica che nel tempo e' stata maggioritariamente seguita sia dal movimento operaio e sindacale sia dal movimento femminista. La scelta non e' un optional, bensi' componente intrinseca della Convenzione: una convenzione che accettasse la violenza dovrebbe coerentemente sciogliersi: la condizione e' cosi' impediente che anche patti o accordi con altri possono avere il piu' ampio spettro di tematiche, ma non la violenza o anche un solo segno di militarismo culturale. Monica: Il rapporto con le giovani generazioni che si sono affacciate alla politica anche attraverso Genova, e oltre, si porra' di certo all'attenzione della Convenzione: hai delle proposte da fare su questo? Lidia: Le ultime generazioni hanno evidentemente assimilato molto del femminismo (e non parlo solo delle ragazze): lo dice il rifiuto etico e politico della guerra da parte di una significativa cosciente e attiva minoranza, il partire da se', il gusto dell'espressione creativa, l'uso del corpo come comunicazione politica. Accolgono anche la nonviolenza, come si e' visto dallo sbalordimento scandalizzato alle violenze della polizia a Genova e dalla scelta - ciononostante nonviolenta - alla Marcia Perugia-Assisi. Sembrano - appunto perche' creativi- rifiutare la coazione a ripetere i gesti degli avversari, stanno sempre in una specie di altrove autonomo, col quale forse si puo' stabilire un rapporto di trasmissione di memorie. E' ricominciata - come da tempo non si verificava- la richiesta di andare a parlare nelle scuole e la cosa e' molto bella. Credo che la Convenzione potrebbe allargare la critica ai programmi scolastici e ai metodi casermistici dell'insegnamento e per questa via incontrare le giovani e le giovani proprio a scuola. Monica: Proposte e campagne hanno affiancato la protesta antiglobalizzazione e antibellicista negli ultimi tempi: anche la Convenzione vuole lanciarne? E quali? Lidia: Verra' proposto alla Convenzione di convalidare le iniziative gia' prese (Seminario su Rosa Luxemburg, analisi delle spese militari, rapporti tra guerre ed economia, guerre e diritto), si cerchera' di allargare la ricerca sul tema guerre e ambiente, e sulla scuola come dicevo. Inoltre sara' avanzata la proposta della creazione di una struttura di formazione al pensiero e all'azione nonviolenta. Infine, poiche' penso che ciascun soggetto potenzialmente rivoluzionario dovrebbe impegnarsi prima di tutto sul proprio territorio e oggi l'Europa nella sua inesistenza autonoma e' un pericoloso spazio bellico e un incentivo alle avventure belliciste, proporro' che si lanci una forte campagna perche' l'Europa esca da qualsiasi patto militare e si dichiari continente neutrale, che ospita il Tribunale internazionale per i crimini contro l'umanita' (da istituire), e avvia la formazione di una vera polizia internazionale come strumento per la cattura dei criminali da trarre in giudizio. Un'ultima proposta, che speriamo faccia discutere: il movimento delle donne, che prende forme meno divise e frammentate arricchendosi della sua irriducibile molteplicita', comincia ad avere una visibilita' riconoscibile: chiede percio' spazio politico e accesso sicuro alle risorse, come esercizio di una cittadinanza piena e non piu' imitativa e di serie B. Perche' allora non proporre una legge di iniziativa popolare, per ottenere un qualche "per mille" dal gettito fiscale per l'associazionismo politico delle donne? 4. APPELLI. UN APPELLO DALL'UNIVERSITA' DI OSAKA [Ringraziamo Yukari Saito (prestigiosa giornalista giapponese residente in Italia, amica della nonviolenza) per averci inviato la traduzione italiana di questo appello promosso da trentacinque soci della Society for the History of Social Thought, della facolta' di Scienze Umane dell'Universita' di Osaka. Per contatti: Yukari Saito: yukaris at tiscalinet.it; Seizo Hotta: seiho at nagoya-ku.ac.jp] Dichiarazione riguardo agli attacchi terroristici negli Stati Uniti d'America e appello contro le rappresaglie militari statunitensi in Afghanistan e contro la nuova legge speciale antiterrorismo" del governo giapponese. Gli attentati terroristici avvenuti negli Stati Uniti d'America hanno certo sconvolto il mondo intero. Vogliamo esprimere il nostro piu' profondo sdegno verso gli attentatori e partecipare al lutto delle vittime con tutto il nostro dolore. Per salvaguardare la pace sul nostro pianeta e prevenire il ripetersi di altre tragedie, occorre pero' fare appello a quella saggezza che ci deriva dall'insegnamento della storia. Siamo estremamente preoccupati che le rappresaglie militari dell'esercito statunitense contro l'Afghanistan possano provocare una serie di reazioni violente a catena, facendo ulteriormente aumentare solo il numero delle vittime innocenti. Al contempo dichiariamo il nostro piu' forte dissenso nei confronti del carattere essenzialmente militaresco espresso dalla nuova legge speciale antiterrorismo, che il governo giapponese sta attualmente preparando. Seguono le firme di trentacinque soci della Society for the History of Social Thought, della facolta' di Scienze Umane dell'Universita' di Osaka. 5. APPELLI. UN APPELLO DI VESCOVI E PASTORI BRASILIANI [Dall'ottima agenzia di stampa "Adista" (www.adista.it) riportiamo questo appello] * Premessa di "Adista" Cadono le bombe sui villaggi afghani, sui quartieri civili. Colpiscono - involontariamente, ci rassicura il Pentagono - un'agenzia di sminamento, un ospizio, un ospedale militare, forse anche uno civile. Per il governo Bush, e per chi lo appoggia, sono "danni collaterali". Ma a molti questa definizione sta decisamente stretta. Cosi' e', senza alcun dubbio, per un gruppo di vescovi cattolici e di pastori evangelici riuniti a Ibiuna, nello Stato di San Paolo, per una settimana di riflessione e preghiera. Il bombardamento anglo-americano contro l'Afghanistan - denunciano infatti in un documento dal titolo "Clamore dei popoli per la giustizia, la solidarieta' e la pace" - non e' che un'altra forma di terrorismo, solo "praticato, ora, da governi che si presentano come democratici, civili e cristiani". Un documento molto forte, sottoscritto (fino al 21 ottobre, ma la raccolta delle firme e' ancora in corso) da ventitre vescovi cattolici - in maggioranza brasiliani, tra cui Franco Masserdotti di Balsas; Apparecido Jose' Dias di Roraima; Pedro Casaldaliga di Sao Felix do Araguaia; Jose' Maria Pires, emerito di Paraiba, Tomas Balduino, emerito di Goias; ma anche argentini e messicani, come Samuel Ruiz e Raul Vera Lopez, e due protestanti: il vescovo episcopaliano di Brasilia Almir dos Santos e il pastore luterano di San Paolo Rolf Schunemann. Di seguito il documento, in una nostra traduzione dal portoghese. * Testo dell'appello Noi firmatari, vescovi e pastori evangelici e cattolici del Brasile e di altri Paesi dell'America Latina, riuniti per delle giornate di studio, riflessione e preghiera, ad Ibiuna, San Paolo, dal 15 al 22 ottobre del 2001, abbiamo deciso di esprimere la nostra angoscia e preoccupazione di fronte all'attuale situazione internazionale. Condanniamo ogni e qualsiasi atto terroristico, come quelli dell'11 settembre scorso che hanno suscitato rifiuto e costernazione universali per la loro follia e per le migliaia di vittime che hanno provocato, anche tra i gruppi di soccorso. Si e' udito, da ogni parte, un grande clamore per la giustizia seguito da gesti di compassione e solidarieta' con le vittime e i loro familiari. Per altro lato, l'indebita trasformazione di questa richiesta di giustizia in atti di vendetta e di rappresaglia, con bombardamenti aerei contro l'Afghanistan, e' ugualmente terrorismo, praticato, ora, da governi che si presentano come democratici, civili e cristiani. I bombardamenti stanno provocando innumerevoli vittime innocenti, compresi donne, bambini e anziani, la distruzione dell'infrastruttura, l'aumento della fame e della disperazione, l'aggravamento della situazione sanitaria, gettando sulla strada milioni di rifugiati. Si e' incentivata, deliberatamente, una recrudescenza della guerra civile tra fazioni politiche rivali, con rinnovate sofferenze per la popolazione. Oggi il clamore per la giustizia e' accompagnato da un crescente grido per la pace che si esprime in ripetute proteste e marce contro la guerra, in manifesti e celebrazioni ecumeniche e interreligiose a favore della pace. Ci uniamo a tutte queste persone e istituzioni religiose e civili e alle nostre comunita', per proporre, alla luce della Parola di Dio e di questo anelito profondo dei nostri popoli, un rinnovato impegno per la giustizia e il dialogo, la solidarieta' e la pace. "Il frutto della giustizia e' la pace" (Is 32.7). La prolungata indifferenza internazionale di fronte a situazioni di disumana miseria che colpiscono una parte maggioritaria e crescente della popolazione mondiale sta lasciando una scia di sofferenza e di morte in tutto il mondo e sta generando risentimenti e rivolte contro i pochi Paesi che impongono questo nuovo ordine internazionale e ne godono i frutti, con l'appoggio di organismi internazionali e delle loro politiche di aggiustamento economico. Queste politiche neoliberiste stanno provocando disastri economici e finanziari in molti Paesi piegati sotto il peso di un debito estero impagabile o colpiti da bruschi movimenti e attacchi alle monete locali da parte del capitale speculativo. Si assiste al ritorno, nei Paesi poveri, di malattie ed epidemie come il colera, la tubercolosi, la febbre gialla, la malaria, che sembravano sotto controllo, e la nascita di pandemie, come quella dell'Aids, che devastano continenti interi. Dietro quasi tutte le guerre attuali, si muovono gli interessi delle industrie belliche e la disputa per il dominio dei mercati e per il controllo delle risorse naturali strategiche, come il petrolio e il gas. Senza il superamento delle tensioni provocate dall'esclusione e dall'emarginazione delle grandi maggioranze; senza l'impegno concertato e sincero per diminuire le disuguaglianze internazionali, per eliminare la fame, il razzismo, la discriminazione contro le donne e le minoranze etniche e religiose, per cancellare o ridurre il debito dei Paesi poveri e per limitare la distruzione e i danni ambientali, difficilmente saranno generate condizioni per una pace duratura. "Mai piu' guerra! Mai piu' guerra! E' la pace che deve guidare il destino di tutta l'umanita'. Se volete essere fratelli, lasciate cadere le armi dalle vostre mani!", e' stato il grido di Paolo VI, il 4 ottobre del 1965, di fronte all'Assemblea dell'Onu, a New York, oggi ferita dagli attentati. Persone e Paesi che hanno sofferto gli orrori e la follia della guerra senza limiti di qualunque tipo e che si e' consumata nell'olocausto nucleare di Hiroshima e Nagasaki, possono unirsi alla voce e alla testimonianza di saggi e pastori, come il Mahatma Gandhi, Martin Luther King e Oscar Romero, martiri della giustizia e della pace, che hanno vissuto la nonviolenza attiva come atteggiamento spirituale e politico. Di fronte alle moderne armi di distruzione di massa e alla guerra nucleare, chimica o biologica, che mettono a rischio la sopravvivenza del pianeta terra e della stessa umanita', non si puo' non ricordare la condanna etica pronunciata senza esitazione da Giovanni XXIII nella Pacem in Terris: "Non e' piu' possibile pensare che in questa nostra era atomica la guerra sia un mezzo adatto a risarcire i diritti violati" (n. 127). A coloro che oggi intendono giustificare la guerra, ricordiamo la ferma parola del Concilio: "Qualunque azione bellica che miri alla distruzione indiscriminata di citta' intere o di vaste regioni con i loro abitanti e' un crimine contro Dio e contro lo stesso uomo, da condannare con fermezza e senza esitazioni" (GS n. 479). Quello che si sta spendendo nell'attuale operazione militare contro l'Afghanistan sarebbe sufficiente a eliminare in questa nazione e in molte altre la fame, la miseria e la distruzione a cui sono sottoposte, inaugurando relazioni di rispetto e di cooperazione, di aiuto e solidarieta', e non aggravando sofferenze e piantando nuovi semi di odio e di incomprensione. L'unico cammino di pace e' quello del superamento delle ingiustizie e delle divergenze, nel quadro di un dialogo supervisionato da legittime istanze politiche e giuridiche internazionali, che dovrebbero essere maggiormente rispettate e rafforzate, come l'Onu e il Tribunale Internazionale dell'Aia, dove i sospettati di crimini di guerra o di terrorismo devono essere condotti, giudicati e puniti, se vengono trovati colpevoli. Guerra e vendetta intraprese contro un'altra nazione sovrana, praticamente indifesa, in maniera unilaterale e imperialista, da uno o piu' Paesi, che sono allo stesso tempo parte in causa e giudici, distruggono le basi della convivenza internazionale e instaurano la legge della foresta e del piu' forte, eliminando le garanzie del diritto. Una delle prime vittime della guerra e' la verita'. Le guerre moderne sono ingaggiate nei campi di battaglia, ma anche e soprattutto nei mezzi di comunicazione sociale. La menzogna e la manipolazione della verita', la demonizzazione dell'avversario e l'intossicazione della popolazione con desideri di vendetta e di odio rendono difficili il negoziato, il dialogo e la restaurazione della concordia e della pace. Denunciamo e condanniamo, con veemenza, la caricatura che si sta diffondendo della fede islamica e del mondo arabo e che circonda di sospetto persone, popoli e religioni. Ad essi chiediamo perdono per l'ingiusta offesa che viene loro dall'Occidente cristiano. Questo aggrava soltanto i fraintendimenti, alimenta i pregiudizi e aumenta le tensioni internazionali. Uno sguardo a noi stessi e alla situazione che viviamo ci invita ad un atteggiamento di ascolto, di preghiera, ma anche di deciso impegno per la ricostruzione della giustizia e della pace che ha inizio nel nostro quotidiano, attraverso gesti contro le ingiustizie e le disuguaglianze, i pregiudizi e le discriminazioni, attraverso atteggiamenti di compassione con i poveri e i piccoli, di lotta per politiche sociali inclusive e per un nuovo ordine internazionale. La giustificazione della guerra non e' ne' umana ne' evangelica, e Gesu' pone tra le beatitudini quella che siamo chiamati a realizzare in questo momento, quella dei costruttori di pace:"Beati gli operatori di pace, perche' saranno chiamati figli di Dio" (Mt 5,9). 6. INIZIATIVE. UNA LETTERA PER IL DIALOGO TRA STUDENTI E INSEGNANTI DI CULTURE E RELIGIONI DIVERSE [Ringraziamo Federico Repetto per averci inviato questo intervento, destinato alla rivista "Insegnare" del Centro di Iniziativa Democratica degli Insegnanti (in sigla: Cidi), che volentieri diffondiamo come anticipazione. Per contatti: tel. 0119541191; e-mail: mediatori at didaweb.net; lista di discussione: dw-intercultura at yahoogroups.com; sito: www.didaweb.net/mediatori/] Cari amici, vi saremo grati se diffonderete il testo del messaggio che segue, con l'invito a tutti i vostri lettori ad inviare le loro adesioni a tale messaggio all'indirizzo internet mediatori at didaweb.net. Raccolto un congruo numero di adesioni, lo manderemo alle scuole on line della sponda arabo-musulmana del Mediterraneo (un'iniziativa piu' vasta ci sarebbe sembrata troppo complessa e piena di incognite). Chi volesse fare da se' e mandare direttamente il messaggio a indirizzi di sua conoscenza, potra' avere da noi la traduzione inglese, la traduzione francese e la traduzione araba, in modo da utilizzare un testo comune (fare riferimento alla pagina web www.didaweb.net/mediatori/). Federico Repetto (insegnante, socio CIDI di Torino), Luisa Rizzo (insegnante, moderatrice delle liste di interazione culturale e di mediazione culturale del didaweb), Emanuela Cerutti (insegnante, attiva sulle liste didaweb e sulle riviste del sito) a nome della comunita' degli insegnanti del didaweb (www.didaweb.net) e in particolare del gruppo della lista di discussione dw-intercultura at yahoogroups.com, che costituira' il supporto informatico dell'iniziativa. * Ai fratelli e alle sorelle di religione musulmana impegnati nella scuola come studenti e come insegnanti Noi firmatari, che insegniamo o studiamo in numerose scuole sparse per l'Italia o che apparteniamo ad associazioni che si occupano dei problemi dell'educazione, vogliamo assicurarvi che nutriamo fiducia nel dialogo con voi e vi consideriamo amici e fratelli. Alcuni dei nostri media, dei nostri governanti e dei nostri concittadini italiani o europei, hanno mostrato, dopo l'attentato terroristico delle Torri Gemelle, un atteggiamento di diffidenza - e qualche volta di superiorita' o di ostilita' - nei confronti del mondo musulmano, che noi non condividiamo affatto. Egualmente riteniamo ingiusto e inaccettabile che nella punizione dei colpevoli del fatto criminale siano coinvolti numerosissimi innocenti e che le potenze occidentali continuino a condurre questa guerra contro gli innocenti nel mese del Ramadan, consacrato alla preghiera per i musulmani. I pregiudizi nei confronti dei musulmani ci sembrano tanto piu' ingiustificati in quanto vengono dall'occidente, che ha conquistato e colonizzato in tempi recenti gran parte dei paesi islamici e del mondo intero. Inoltre non si puo' dimenticare che il Fondo Monetario Internazionale, i governi e le grandi multinazionali dell'occidente da tempo hanno fortemente condizionato i prezzi e i mercati di tutto il mondo. Tuttavia la diffidenza e i pregiudizi della gente comune nei nostri popoli nascono anche dall'ignoranza e dalle esagerazioni o distorsioni dei media. L'uomo comune del nostro paese (e cosi' anche noi che vi scriviamo), non sa veramente come voi pensiate, ne' come voi preghiate Dio, ne' come voi viviate nella vita quotidiana, o come viviate l'esperienza della scuola. Questo messaggio e' quindi un invito al dialogo tra le singole scuole, le singole classi, gli insegnanti e gli studenti, nella convinzione che la conoscenza ci affratelli. Chi vuole entrare nella nostra rete per scambiare notizie, opinioni, immagini, o anche semplici saluti, puo' farlo scrivendo all'indirizzo elettronico mediatori at didaweb.net. Ci fara' piacere se ci direte che cosa pensate del nostro messaggio. Eventualmente potrete dirci se siete interessati a proseguire il dialogo con una classe (e di quale eta' e tipo di scuola), o con singoli insegnanti o studenti. Vi suggeriamo, per cominciare, i grandi temi seguenti: 1) opinioni sul problema dei rapporti tra i popoli e le civilta'; 2) vita quotidiana nei rispettivi paesi; 3) la scuola e i suoi problemi; 4) navigazione internet e impiego dell'informatica a scuola; 5) insegnamento delle lingue straniere; 6) altri temi da voi proposti. Vi invitiamo infine a diffondere nelle scuole - e ovunque lo riteniate opportuno - il messaggio che vi inviamo in lingua araba. A quanti volessero entrare in contatto con noi per posta ordinaria in lingua inglese, francese o italiana, potrete dare gli indirizzi postali che sono disponibili in www.didaweb.net/mediatori/. Siamo desolati di non capire l'arabo e di poter offrire solo una corrispondenza nelle lingue occidentali. Tuttavia conosciamo la grande tradizione araba di cultura, che ha permesso agli europei di leggere non solo i grandi filosofi Ibn Sina e Ibn Rashd, ma perfino il greco Aristotele, tradotti dall'arabo. Speriamo che in un futuro non lontano tutti conoscano almeno un po' le lingue e le culture di tutti gli altri. Con amicizia, un gruppo di insegnanti, di studenti e di volontari appartenenti a diverse scuole italiane, e ad associazioni non governative. 7. RIFLESSIONE. FRANCESCO COMINA: IL TEMPO DELLE VITTORIE E' FINITO [Francesco Comina, giornalista e saggista, e' impegnato nell'esperienza di Pax Christi, scrive sul "Mattino di Bolzano". Per contatti: f.comina at ilmattinobz.it] Il tempo delle Vittorie e' finito. I giovani lo studiano con un sentimento di distanza sui manuali scolastici cercando di fissare annoiati le date, i protagonisti, i condottieri e le strategie della battaglia. Gli eroici furori del passato tornano a noi come balbettii di una retorica che non dice nulla al linguaggio post-moderno delle nostre societa' europee. E i monumenti di guerra se ne stanno li', come simboli laceranti, a segnare un evento lontano percepito drammaticamente dai testimoni e bloccato ideologicamente dai partiti politici. Oggi il "depotenziamento" del monumento alla Vittoria di Bolzano, voluto dal sindaco Giovanni Salghetti Drioli, ha raggiunto il suo primo obiettivo, e lo ha raggiunto stravolgendone il senso, ribaltandone il contenuto, trasformandone il significato simbolico. Non piu' Vittoria (la celebrazione del fascio per l'epopea italica della prima guerra mondiale contro gli austriaci), ma Pace e' stata la decisione dei capigruppo di maggioranza in consiglio comunale. Questo sara' il nome definitivo della piazza, che in cinquant'anni di storia ha innescato una serie inenarrabile di conflitti e provocazioni fra il gruppo di lingua italiana e quello di lingua tedesca facendo sobbalzare da terra prepotentemente i nazionalismi contrapposti e gli odi patriottici ("Hic patriae fines. Siste signa. Hinc ceteros escoluimus lingua legibus artibus". Questo vuol dire la scritta che campeggia sul fronte alto del monumento: "Qui sono i confini della patria, deponi le insegne. Da qui abbiamo civilizzato gli altri nella lingua, nelle leggi e nelle arti"). Vorrei capire perche' dovremmo celebrare una vittoria storica sugli "altri" nostri confinanti e quale e' il senso di un simbolo cosi' lacerante in un orizzonte profondamente mutato e inarcato sopra una storia di integrazione europea. Ma vorrei anche sapere cos'e' questa Pace che soppianta l'antica Vittoria. Cosa intende la giunta quando dara' il via libera effettivo al cambiamento di nome? E' un termine che vuole indicare unicamente la soppressione di ogni polemica storica e ideologica per distendere sulla nostra citta' un velo pacifista indeterminato e vago, oppure e' un investimento politico e culturale di lungo respiro per tessere la trama di una societa' che rifiuta la logica della vittoria come espressione della volonta' di potenza e di prepotenza? Pace e' l'espressione di un buonismo di facciata, o e' il ritorno alle sorgenti di una cultura della nonviolenza radicale, eticamente fondata sul terreno del ripudio della guerra come e' scritto nell'articolo 11 della nostra Costituzione? E la nostra citta' diventa un avamposto per la messa in opera di programmi didattici e culturali che mirano al dialogo, all'incontro e alla mutua fecondazione fra le diversita' che abitano il territorio, oppure lascia che la pace sia una semplice invocazione, una scritta, un richiamo all'esame di coscienza sulle cose non fatte? Pongo queste domande nel cuore freddo di una guerra "lontana" eppure vicinissima, quella guerra al terrorismo che sta diventando uno sterminio insensato di innocenti. Tutti in questo momento si dichiarano apertamente per la pace. La invoca il presidente Bush, come fattore costitutivo della sua "giustizia infinita" ("Noi porteremo la pace"); i talebani si sentono attaccati e credono che la pace inizia quando ha fine l'impero americano del Male che annienta i poveri; i francescani del Convento di Assisi, che hanno organizzato la marcia ci hanno tenuto a ricordare come la pace non debba dividere le culture, ma intanto Rifondazione fischia i Ds e i Ds sostengono che senza di loro quella marcia non avrebbe avuto senso. Allo stesso tempo il fronte pro intervento in Afghanistan compatta centrodestra e centrosinistra intorno all'idea della "guerra necessaria", mentre movimenti vicini al governo preparano la manifestazione in favore dell'America e contro il pacifismo dei pacifisti. Intellettuali, scrittori, giornalisti e giuristi rispolverano il vecchio argomentario della "guerra giusta" e perfino eminenti pastori della chiesa legittimano l'utilizzo delle bombe sorvolando sopra lo stesso magistero pontificio che dalla Pacem in terris in avanti ha posto la guerra fuori dalle logiche della razionalita' umana (la guerra e' "aliena a ratione" secondo papa Giovanni XXIII). Tutto questo avviene in nome della pace e della concordia fra i popoli. Allora, io credo che accanto all'introduzione formale della parola "Pace" per designare la vecchia piazza della Vittoria si debba riflettere profondamente sul nesso che lega la parola al concetto, e questo alla realta', e avanti di questo passo per la politica, l'economia, il diritto, la cultura in genere. Se non recupereremo il senso della Pace, noi non recupereremo nemmeno il senso della piazza, nata originariamente come il luogo della comunicazione, del dialogo, dell'amicizia e dell'ascolto e divenuta, dentro l'ottica nostalgica della guerra, come un simbolo di contrapposizione, di sfida e di inimicizia. Trasformare la vittoria in pace non e' un mero atto burocratico di una maggioranza politica che e' riuscita a strappare un consenso delicato, ma deve essere un convincimento totale, una presa di coscienza della sfida enorme che questo atto comporta, un'adesione di mente, anima e corpo all'etica e al pensiero della pace come elemento di rottura di ogni residuo di violenza. E' una decisione politica che parte dal cuore, altrimenti e' solo un nome: freddo, sterile, vago e insignificante. 8. ESPERIENZE. LE INIZIATIVE DI NOVEMBRE DEL CIRCOLO PINK DI VERONA [Riceviamo e diffondiamo il programma delle attivita' di novembre del Circolo Pink (centro di cultura e iniziativa gay, lesbica, bisessuale e transgender) di Verona. Per contatti: Circolo Pink, via Scrimiari 7, Verona, tel. 0458065911, linea amica gay e lesbica 0458012854, e-mail: pinkverona at tiscalinet.it] Sabato 3 novembre, ore 16-18, si riunisce il gruppo giovani. Domenica 4 novembre, ore 21, cena in sede. Lunedi 5 novembre, ore 21, "rieducational pink". Martedi 6 novembre, ore 21, gruppo donne gaye; film "Come il cioccolato"; direttivo Circolo Pink. Mercoledi 7 novembre, ore 21, riunione coordinamento antirazzista "Cesar K". Giovedi 8 novembre, ore 21, primo incontro sull'accoglienza, aperto alle persone iscritte al corso. Sabato 10 novembre, ore 16-18, si riunisce il gruppo giovani. Lunedi 12 novembre, ore 21, film "Le fate ignoranti", regia di Farzan Ozpetek. Martedi 13 novembre, ore 21, gruppo donne gaye: incontro e confronto sulla situazione politica italiana dei circoli gay/lesbici e trans. Mercoledi 14 novembre, ore 21, riunione coordinamento antirazzista "Cesar K". Giovedi 15 novembre, ore 21, secondo incontro sull'accoglienza, aperto alle persone iscritte al corso. Sabato 17 novembre, ore 16-18, si riunisce il gruppo giovani. Domenica 18 novembre, ore 16, terzo incontro sull'accoglienza, aperto alle persone iscritte al corso; a seguire cena in sede con il Circolo Pink. Lunedi 19 novembre, ore 21, presentazione del libro "Statua di sale" di Gore Vida. Martedi 20 novembre, ore 21, gruppo donne gaye, dibattito "... e la nostra sessualita'". Mercoledi 21 novembre, ore 21, riunione coordinamento antirazzista "Cesar K". Giovedi 22 novembre, ore 21, quarto incontro sull'accoglienza, aperto alle persone iscritte al corso. Sabato 24 novembre, ore 16-18, si riunisce il gruppo giovani. Lunedi 26 novembre, ore 21, serata dedicata alla prevenzione HIV, in preparazione del primo dicembre Giornata mondiale della lotta contro l'Aids. Martedi 27 novembre, ore 21, gruppo donne gaye; cena delle torte salate e sute (non pensate ad altro), e' gradita la prenotazione. Mercoledi 28 novembre, ore 21, riunione coordinamento antirazzista "Cesar K". Giovedi 29 novembre, ore 21, direttivo Circolo Pink. Sabato 1 dicembre, ore 16-18, si riunisce il gruppo giovani. Gli incontri sono aperti a tutti e tutte. 9. INCONTRI. UN CONVEGNO SU DANILO DOLCI A PALERMO [Dal sito del Movimento Nonviolento (www.nonviolenti.org) riprendiamo questo comunicato] Convegno internazionale su Danilo Dolci, Palermo 16-18 novembre 2001, Cantieri Culturali della Zisa. Per tutta la vita Danilo Dolci ha cercato connessioni e comunicazioni possibili per liberare quella creativita' nascosta in ogni persona e ha chiamato questa ricerca "maieutica", strappando il termine dalle strutture filosofiche per incorporarlo in una pratica sociale, educativa e civile. Il suo impegno e' stato quello di scoprire come gli esseri viventi strutturano le loro relazioni, come queste relazioni possono essere l'inferno del parassitismo e della violenza cosi' come la potenzialita' dell'incontro reciprocamente adattivo. Danilo spese gli ultimi anni della sua vita a denunciare la deriva autoritaria e oppressiva di uno scenario sociale che invece di promuovere la crescita personale dell'individuo lo manipola a fini commerciali, instupidendolo e privandolo delle sue facolta' creative. E' urgente riprendere questa ricerca, portarla nei territori dove e' attiva la resistenza alle forme del nuovo dominio, enucleare un metodo che sappia rispondere alle istanze poste dalla testimonianza di Danilo Dolci nelle aree dell'educazione, del lavoro sociale, della creativita' artistica ed espressiva, della salvaguardia dell'ambiente e del genere umano. La relazione maieutica consente il dispiegarsi di nuove forze, per arricchirsi reciprocamente. La deriva narcisistica e consumista viceversa trasforma le relazioni in feticci da usare strumentalmente nel senso della manipolazione. Il sogno poetico che ciascuno si porta dentro e' lo spazio per un progetto di societa' per cui valga ancora la pena di spendere la propria vita. Il convegno e' aperto a tutti coloro che sono in ricerca di nuove competenze per affrontare la complessita' di cambiamento nel senso dello sviluppo creativo. * Prima giornata Venerdi 16 novembre, ore 16-19, Cantieri culturali della Zisa, Palermo: saluto inaugurale; introduzione: Antonino Mangano (presidente del Centro per lo sviluppo creativo "Danilo Dolci"); interventi: La maieutica come paradigma educativo, Jaques VonËche (Universita' di Ginevra); Il processo maieutico e la trasformazione dei conflitti, Daniele Novara (Centro psicopedagogico per la pace, Piacenza), La maieutica nei processi di cambiamento sociale, Jerome Liss (Westdeutsche Akademie, Duesseldorf). Ore 19, presentazione Master Universitario sul Metodo Maieutico; ore 21, inaugurazione Mostra interattiva "Conflitti, litigi e altre rotture"; ore 21.30, Ricordando Danilo, proiezione di filmati biografici a cura di Furio Colombo, scrittore e giornalista. * Seconda giornata Sabato 17 novembre, ore 9-19, Cantieri culturali della Zisa, Palermo: "Chi ha paura del conflitto?", laboratori di consultazione maieutica. A partire dalle provocazioni di un "esperto" i partecipanti, in quanto gruppo di consultazione maieutica, attiveranno un processo di ricerca e confronto, aiutati da un facilitatore. Si prevede la presenza, nella qualita' di "esperti", di: Giuseppe Casarrubea (S. M. S., Partinico); Raffaele Mantegazza (Universita' di Milano); Nanni Salio (Universita' di Torino); Alberto L'Abate (Universita' di Firenze); Giovanni Cacioppo (Universita' di Palermo); Pia Blandano (S. M. S., Palermo). Ore 21: mostra documentaria itinerante: "Danilo Dolci Una vita scoperta intensamente". Ore 21,30: concerto (a cura di Daniela e Amico Dolci). * Terza giornata Domenica 18 novembre, ore 9-13, Cantieri culturali della Zisa, Palermo: tavolo di confronto: si prevede una restituzione degli esiti dei laboratori di consultazione da parte degli "esperti" e la redazione di un documento finale. Ore 12.30, conclusione: sottoscrizione del documento finale. Ore 15: fuori programma... per chi rimane: visit/azioni ai luoghi di Danilo Dolci. * Note tecniche Per informazioni rivolgersi a: - Centro Psicopedagogico per la Pace e la gestione dei conflitti, tel. e fax: 0523498594, e-mail: info at cppp.it, sito www.cppp.it - Centro per lo sviluppo creativo "Danilo Dolci", tel. 091541445, fax: 091541443, e-mail: segreteria at danilodolci.net, sito: www.danilodolci.net, referente: Maria Elena Bagarella. - Per informazioni e prenotazioni viaggi e soggiorno a Palermo: Acitour Palermo, tel. 0916257475, e-mail: acitour at tuttopmi.it Referenti: Roberto, Dario, Antonello, sede: Cantieri culturali della Zisa La partecipazione al convegno e' gratuita. Si richiede preiscrizione. E' stato richiesto il Patrocinio dell'Universita' di Palermo. Alla fine del convegno sara' rilasciato un attestato di partecipazione. 10. INIZIATIVE. UNA LETTERA AL COORDINAMENTO DEGLI ENTI LOCALI PER LA PACE E ALLA TAVOLA DELLA PACE [La seguente lettera e' stata inviata ieri dal "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo ai soggetti in indirizzo per sollecitare il loro impegno a sostegno della proposta di formare alla nonviolenza le forze dell'ordine (e tra esse i corpi di polizia municipale di tutti i Comuni d'Italia); la lettera era accompagnata da alcuni allegati qui non riprodotti] Al Coordinamento degli Enti Locali per la Pace, alla Tavola della Pace Cari amici, egregi signori, vi scriviamo per chiedere il vostro impegno a sostegno dell'iniziativa per la formazione e l'addestramento alla conoscenza e all'uso dei valori, delle tecniche e delle strategie della nonviolenza di tutti gli operatori pubblici che svolgono compiti di difesa e promozione della sicurezza pubblica (dai corpi di polizia municipale fino ai cinque corpi di polizia nazionali - Carabinieri, Corpo Forestale dello Stato, Guardia di Finanza, Polizia di Stato, Polizia Penitenziaria -). * In particolare al Coordinamento degli Enti Locali per la Pace chiediamo: a) di promuovere una campagna di sensibilizzazione per la formazione alla nonviolenza delle polizie locali (comunali e provinciali), valorizzando ed estendendo esperienze gia' in corso (ad esempio quella del Comune di Milano); b) di proporre a tutti gli enti locali aderenti al coordinamento di istituire e realizzare corsi di formazione alla nonviolenza per tutti i membri dei corpi di polizia locale da essi dipendenti; c) di proporre a tutti gli enti locali aderenti al coordinamento di approvare ordini del giorno finalizzati sia a promuovere la sperimentazione in ambito locale della formazione delle forze dell'ordine alla nonviolenza, sia a richiedere una legge nazionale (o atto equivalente) in tal senso per i cinque corpi di polizia di dimensione statale. * In particolare alla Tavola della Pace chiediamo: - di prendere posizione a sostegno di questa iniziativa, di accoglierla tra le sue priorita', e di promuovere una campagna nazionale di sensibilizzazione su questo tema; - di contribuire alla diffusione della proposta promuovendo iniziative specifiche di incontro, dibattito, approfondimento, e la raccolta e diffusione di materiale documentario. Segnaliamo infine che il "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo ha gia' predisposto alcuni dossier documentari, a disposizione su richiesta; e diffonde un aggiornamento costante sull'andamento dell'iniziativa per la formazione alla nonviolenza delle forze dell'ordine attraverso il notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino", richiedibile gratuitamente al recapito di posta elettronica: nbawac at tin.it Ringraziandovi fin d'ora per l'attenzione, e restando in attesa di un cenno di riscontro, cordialmente. 11. LETTURE. AUGUSTO ILLUMINATI (A CURA DI): AVERROE' E L'INTELLETTO PUBBLICO Augusto Illuminati (a cura di), Averroe' e l'intelletto pubblico, Manifestolibri, Roma 1996, pp. 224, lire 18.000. Illuminati presenta (con una sua impegnativa introduzione) alcuni testi del grande filosofo andaluso, difensore della tolleranza e della dignita' umana, e tramite islamico del grande pensiero greco. 12. LETTURE. ENZO MARZO, CORRADO OCONE (A CURA DI): MANIFESTO LAICO Enzo Marzo, Corrado Ocone (a cura di), Manifesto laico, Laterza, Roma-Bari 1999, pp. 136, lire 12.000. L'appello del novembre 1998 in difesa della scuola pubblica e della laicita' dello Stato, le riflessioni da esso suscitate, le adesioni e i dissensi da esso raccolti. Una documentazione da conoscere. 13. LETTURE. SIMONETTA TABBONI: NORBERT ELIAS. UN RITRATTO INTELLETTUALE Simonetta Tabboni, Norbert Elias. Un ritratto intellettuale, Il Mulino, Bologna 1993, pp. 312, lire 36.000. Uno studio sensibile e accurato della figura, del pensiero e dell'opera dell'illustre studioso, uno dei maestri piu' grandi della sociologia. 14. RILETTURE. MARVIS HARRIS: CANNIBALI E RE Marvin Harris, Cannibali e re, Feltrinelli, Milano 1979, 1981 (ma ci dovrebbe essere un'edizione successiva), pp. 240. Forse il libro piu' influente del grande antropologo americano, ed una lettura fondamentale per la riflessione ecologista. 15. RILETTURE. SIMONE PETREMENT, LA VITA DI SIMONE WEIL Simone Petrement, La vita di Simone Weil, Adelphi, Milano 1994, pp. 712, lire 85.000. La fondamentale biografia di Simone Weil scritta dalla sua amica Simone Petrement (nota altresi' per i suoi densi studi sullo gnosticismo). Una lettura indispensabile. 16. RILETTURE. PETER WEISS: L'ISTRUTTORIA Peter Weiss, L'istruttoria, Einaudi, Torino, 1966, 1974 (ma ce ne dovrebbe essere una nuova edizione), pp. 334. Il grande scrittore realizzo' questo "oratorio in undici canti" estraendo l'intero testo dai verbali del processo ai maggiori responsabili del lager di Auschwitz. Una lettura terribile, e necessaria. 17. MATERIALI. PER STUDIARE LA GLOBALIZZAZIONE: DA LIONELLO VENTURI A JOSE' MARIA VIGIL * LIONELLO VENTURI Profilo: illustre critico e storico dell'arte (1885-1961), figlio di Adolfo (anch'egli grande storico dell'arte) e padre di Franco (il grande storico); fu uno dei dodici docenti universitari che rifiutarono il giuramento di fedeltà al fascismo e scelse l'esilio fino alla Liberazione. Opere di Lionello Venturi: Il gusto dei primitivi (1926); Cezanne (1936); Storia della critica d'arte (edizione in inglese1936, edizione italiana 1946); Gli archivi dell'impressionismo (1939); Pittori moderni (1946); Marc Chagall (1956); La pittura italiana dalle origini al XIII secolo (con A. Maiuri, 1959). Opere su Lionello Venturi: per l'aspetto che qui piu' ci interessa cfr. Giorgio Boatti, Preferirei di no, Einaudi, Torino 2001. * JEAN-PIERRE VERNANT Profilo: illustre studioso dell'antichita' classica, professore all'Ecole Pratique des Hautes Etudes, con Marcel Detienne e Pierre Vidal-Nacquet e' uno dei fondatori del Centre de recherche comparee sur les societes anciennes. Opere di Jean-Pierre Vernant: Le origini del pensiero greco, 1962, Editori Riuniti, Roma 1976; Mito e pensiero presso i greci, 1965, Torino 1970; Mito e societa' nell'antica Grecia, 1977, Torino 1986; Nascita di immagini, 1979, Milano 1982; La morte negli occhi, 1986, Bologna 1988; con Pierre Vidal-Nacquet, Mito e tragedia nell'antica Grecia, 1972, Einaudi, Torino 1976; con Marcel Detienne, Le astuzie dell'intelligenza nell'antica Grecia, Laterza, 1974, Roma-Bari 1978, Mondadori, Milno 1992; ancora con Marcel Detienne (a cura di), La cucina del sacrificio in terra greca, 1979, Torino 1982. * BENEDETTO VERTECCHI Profilo: pedagogista italiano, docente all'Università di Roma. Opere di Benedetto Vertecchi: segnaliamo particolarmente Introduzione alla ricerca didattica, La Nuova Italia; (a cura di), Il secolo della scuola, La Nuova Italia. * PAUL VEYNE Profilo: illustre storico dell'antichita' classica, nato nel 1930. Opere di Paul Veyne: Come si scrive la storia, Laterza, Bari 1973; Il pane e il circo, Bologna 1984; I greci hanno creduto ai loro miti?, Bologna 1984. * GUIDO VIALE Profilo: nato nel 1943, è stato uno dei leader della protesta studentesca nel '68, lavora a Milano. E' membro del Comitato tecnico-scientifico dell' Agenzia Nazionale per la Protezione dell'Ambiente (ANPA). Opere di Guido Viale: segnaliamo particolarmente Un mondo usa e getta, Tutti in taxi, entrambi presso Feltrinelli; e Governare i rifiuti, presso Bollati Boringhieri. * PIERRE VIDAL-NAQUET Profilo: nato a Parigi nel 1930, illustre studioso del'antichita' classica, direttore di studi all'Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales, con Marcel Detienne e Jean-Pierre Vernant e' uno dei fondatori del Centre de recherche comparee sur les societes anciennes. E' stato tra gli intellettuali francesi piu' impegnati contro la guerra d'Algeria. Opere di Pierre Vidal-Naquet: Lo stato di tortura, Bari 1963; Il buon uso del tradimento, Editori Riuniti, Roma 1980; Gli ebrei, la memoria e il presente, Editori Riuniti, Roma 1985; Il cacciatore nero, Editori Riuniti, Roma 1988; Con Jean-Pierre Vernat, Mito e tragedia nell'antica Grecia, Einaudi, Torino 1976. * JOSE' MARIA VIGIL Profilo: nato a Saragozza nel 1946, studi a Salamanca e Roma, sacerdote, dal 1984 in NIcaragua, attivo presso il Centro "Valdivieso" a Managua. Opere di José Maria Vigil: Tra laghi e vulcani, La Piccola, Celleno 1991; Il popolo prende la parola (con Giulio Girardi), Borla, Roma 1990; Con i poveri della terra (a cura di), Cittadella, Assisi 1992; Spiritualità della liberazione (con Pedro Casaldáliga), Cittadella, Assisi 1995. 18. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 19. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: http://www.nonviolenti.org ; per contatti, la e-mail è: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: http://www.peacelink.it/users/mir . Per contatti: lucben at libero.it ; angelaebeppe at libero.it ; mir at peacelink.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: http://www.peacelink.it . Per contatti: info at peacelink.it LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutti gli amici della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. e fax: 0761/353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 277 del 3 novembre 2001
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