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La nonviolenza e' in cammino. 261
- Subject: La nonviolenza e' in cammino. 261
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Wed, 17 Oct 2001 23:56:18 +0200
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutti gli amici della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. e fax: 0761/353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 261 del 18 ottobre 2001 Sommario di questo numero: 1. Severino Vardacampi: sparare sulla Croce Rossa 2. Enrico Peyretti, la guerra soffoca la democrazia e il diritto 3. Eduardo Galeano, nove notizie 4. Simone Weil, l'uguaglianza 5. Luigi Lombardi Vallauri, la guerra non e' un diritto 6. Le lettere non spedite di Alarico Gnaulino: una lettera aperta mancata 7. Una possibile bibliografia essenziale sulla nonviolenza 8. La "Carta" del Movimento Nonviolento 9. Per saperne di piu' 1. L'URLO. SEVERINO VARDACAMPI: SPARARE SULLA CROCE ROSSA E dunque neppure questo ci e' stato risparmiato. Bombardare i depositi di aiuti della Croce Rossa, e prima ancora uccidere i funzionari dell'Onu in missione umanitaria. E giorno dopo giorno, notte dopo notte, il massacro di un popolo gia' vittima della dittatura, e della poverta', e delle conseguenze della guerra di venti anni fa (il paese del mondo piu' disseminato di mine). Cosa altro dovranno fare, gli assassini che stanno proseguendo in terra afghana le stragi iniziate da altri assassini in terra americana l'11 settembre; cosa altro dovranno fare prima che la cosiddetta comunita' internazionale dica basta? A quanti altri orrori occorrera' assistere prima che torni a prevalere la ragione, il diritto, l'umanita'? 2. RIFLESSIONE. ENRICO PEYRETTI: LA GUERRA SOFFOCA LA DEMOCRAZIA E IL DIRITTO [Enrico Peyretti e' uno dei punti di rfirimento della cultura della pace in Italia; per contatti: peyretti at tiscalinet.it] Quali sono state in realta' le dichiarazioni dell'imam di Torino, contro cui si sta scatenando una forte e pericolosa polemica? Nella cronaca torinese de "La Stampa" di lunedi 15, l'indomani del fatto, si legge che l'imam non ha affatto difeso gli atti di terrorismo attribuiti a Bin Laden, ma - come scrive quel giornale - "accusa gli americani di non aver fornito le prove, ma soltanto sospetti". Ora, questo mi sembra in fatto inoppugnabile. Se non sbaglio, gli Stati Uniti hanno comunicato le loro prove sulla responsabilita' di Bin Laden soltanto in alcune sedi ristrette dell'alleanza, ma non all'opinione pubblica mondiale, alla quale pero' chiedono incondizionato appoggio alla guerra. Da cio' che sappiamo, credo anch'io molto probabile che Bin Laden sia responsabile delle stragi dell'11 settembre, ma una probabilita' non basta per condannare a morte, se siamo civili. Ogni accusato ha diritto a difendersi, e un giudice fuori dalle parti deve valutare le prove di accusa e di difesa. Anche da cio' nascono grosse perplessita' sulla scelta di questa guerra, che non e' l'autotutela autorizzata dall'art. 51 dello Statuto delle Nazioni Unite "fintantoche' il Consiglio di Sicurezza non abbia preso le misure necessarie", ma e' una guerra di vendetta successiva, che peggiorera' la gia' grave situazione, e gia' ora si rivela un vicolo cieco. Una buona alternativa, tra altre possibili, sarebbe stata la Corte penale internazionale, che pero' gli Stati Uniti finora hanno avversato. In quella sede avrebbe potuto svolgersi un giudizio provato, del tutto legale, che avrebbe assai meglio convinto l'opinione pubblica mondiale e avrebbe operato ben piu' efficacemente nello sradicare la tentazione del terrorismo dagli animi. La guerra, come si vede dai fatti e dalla paura crescente, rafforza questa tentazione orrenda. Chiedere le prove e chiedere un giudizio legale invece della guerra, non e' assolutamente una difesa del crimine. La guerra e' farsi giudici in causa propria, con le armi invece degli argomenti. E' molto preoccupante il fatto che si arrivi a criminalizzare ogni voce, islamica o occidentale, che esprime dubbi e critiche sulla guerra. In tal modo la guerra mette a repentaglio proprio quei valori civili universali di cui l'occidente puo' vantare molte buone realizzazioni, insieme ad errori e torti. Infatti, se e' fuori di ogni dubbio che il crimine (come quello dell'11 settembre) non e' una critica lecita dell'occidente, bisogna dire chiaro che la critica senza violenza non e' assolutamente un crimine, e deve restare libera. Ma tra i danni della guerra vi e' anche questo: che essa soffoca la libera discussione, necessaria alla civilta'; soffoca la democrazia che vorrebbe difendere. E' imprevidenza e incapacita' politica rispondere al crimine con la guerra, scegliere questa sommaria e semplicistica divisione tra Bene e Male, decisa dalle armi. E' grave errore non vedere e non volere le alternative civili. Di tutto cio' e' necessario discutere, nonostante il clima di guerra. 3. RIFLESSIONE. EDUARDO GALEANO: NOVE NOTIZIE [Eduardo Galeano e' uno dei piu' grandi giornalisti e scrittori viventi. L'articolo seguente e' apparso sul quotidiano "Il manifesto" del 17 ottobre] * Affari "Sara' una guerra lunga", ha annunciato il presidente del pianeta. Brutta notizia per i civili che stanno morendo e moriranno, eccellente per i fabbricanti di armi. Non importa che le guerre siano efficaci, conta che siano lucrose. Dall'11 settembre le azioni di General Dynamics, Lockheed, Northrop Grumman, Raytheon e altre imprese dell'industria bellica sono ascese in linea retta a Wall Street. La borsa le adora. Come gia' accaduto durante i bombardamenti dell'Iraq e della Jugoslavia, la televisione mostra raramente le vittime: e' troppo occupata a esibire in passerella i nuovi modelli d'arma. Nell'era del mercato la guerra non e' una tragedia, ma una fiera campionaria internazionale. La guerra e' necessaria ai fabbricanti di armi come l'inverno ai fabbricanti di cappotti. * Hollywood La realta' imita il cinema: tutto esplode, i bambini trovano missiletti come quelli del film "Atlantis" dentro il loro happy meal di McDonald's, e ogni volta e' piu' difficile distinguere il sangue dal ketchup. Ora il Pentagono ha scritturato alcuni sceneggiatori e esperti di effetti speciali perche' contribuiscano a prevedere i prossimi obiettivi terroristi, immaginando anche la maniera di difendersi. Secondo "Variety", tra gli ingaggiati c'e' lo sceneggiatore di "Die hard". * Guardaroba In una delle sue immagini piu' diffuse, il "duro a morire" Osama bin Laden porta il turbante ma indossa il giaccone di fatica dell'esercito degli Stati Uniti e al suo polso scintilla un cronografo Timex, made in Usa. Lui stesso e' made in Usa, come la maggior parte dei fondamentalisti islamici che la Cia ha reclutato e armato, in quaranta paesi diversi, contro il comunismo ateo in Afghanistan. Quando gli Stati Uniti celebrarono la vittoria in quella guerra, la presidente del Pakistan Benazir Bhutto avverti' inutilmente Bush senior: "Avete creato un mostro, come il dottor Frankenstein". Ed e' stato provato, una volta di piu', che i corvi strappano gli occhi a chi li alleva. Pero' lo sponsor continua a utilizzarli. Adesso i fanatici servono da alibi di ferro per muovere guerra a chi gli pare e come gli pare, per consolidare il proprio dominio universale. E anche per fornire spiegazioni indiscutibili. Durante il mese di settembre le imprese statunitensi hanno messo in mezzo alla strada duecentomila lavoratori: "Chiamiamolo il conto di bin Laden", ha sentenziato la ministra del lavoro Elaine Chao. Un paio di settimane prima che le torri crollassero, stava crollando l'economia mondiale e l'"Economist" consigliava ai suoi lettori: "Procuratevi un paracadute". Dopo che e' successo cio' che e' successo, chi non si fosse procurato un paracadute puo' se non altro trovare un colpevole fatto su misura. * Panico L'umanita' intera sta avvertendo i sintomi dell'attacco dell'antrace: febbriciattole, mal di testa, quella macchia sulla pelle che sembra un livido... Abbiamo tutti paura di aprire la posta, e non perche' contenga qualche impagabile cartella delle tasse o bolletta della luce, o la fatale notizia che ci dispiace comunicarle che abbiamo deciso di prescindere dai suoi servizi. I militari in Ucraina stavano in esercitazione quando un missile Sa-5 ha abbattuto un volo civile e ucciso 78 persone. E' stato un errore o i missili sono cosi' intelligenti da sapere che ormai i voli civili sono armi nemiche? E adesso, i missili intelligenti attaccheranno gli uffici postali? * Armi Una portaerei statunitense, la Nimitz, ha sostato un giorno in acque uruguayane. La cosa mi ha molto preoccupato, perche' nel mio quartiere c'e' un palazzo che ha tutto l'aspetto di una moschea, e con questi missili intelligenti non si sa mai. Fortunatamente non e' successo nulla, o quasi nulla. Un certo numero di politici uruguayani sono stati invitati a visitare la portaerei, mortale citta' galleggiante, e quasi s'ammazzano: l'aereo che li portava e' atterrato malamente ed e' rimasto con un'ala nell'acqua. Grazie a questa visita, abbiamo appreso che questa portaerei e' costata 4.500 milioni di dollari. Secondo i calcoli dell'Unicef e delle Nazioni Unite, con tre portaerei come la Nimitz si potrebbero rifornire di cibo e medicine per un anno tutti i bambini affamati e ammalati del mondo, che stanno morendo a un ritmo di trentaseimila al giorno. * Manodopera Il terrorismo islamico non e' l'unico a possedere agenti "in sonno". Ce li ha anche il terrorismo di stato. Uno dei protagonisti dei Piano Condor negli anni delle dittature militari in Sudamerica, il colonnello uruguayano Manuel Cordero, ha dichiarato che la guerra sporca "e' l'unica maniera" di combattere il terrorismo, e che sono necessari sequestri, torture, omicidi e desaparecidos. Il colonnello ha esperienza, e si offre come manodopera. Dice di aver sentito i discorsi del presidente Bush, e che la terza guerra mondiale che sta annunciando sara' cosi'. Disgraziatamente, ha sentito bene. * Precedenti Come il colonnello, anche l'ambasciatore e' uno d'esperienza. John Negroponte, rappresentante statunitense all'Onu, minaccia di portare la guerra "in altri paesi" e sa quello che dice. Qualche anno fa, porto' la guerra in Centroamerica. Negroponte e' stato il padrino del terrorismo dei contras in Nicaragua e dei paramilitari in Honduras. Reagan, allora presidente, sosteneva le stesse cose che oggi sostengono il presidente Bush e il suo nemico bin Laden: vale tutto. * Vittime Questa nuova guerra si fa contro la dittatura talebana o contro il popolo che la soffre? Quanti civili saranno assassinati dai bombardamenti? Quattro afghani che lavoravano per le Nazioni Unite sono stati i primi "danni collaterali" di cui si e' avuta notizia. Un autentico simbolo: si dedicavano a dissotterrare mine. L'Afghanistan e' il paese piu' minato del mondo. Sotto il suolo ci sono dieci milioni di mine pronte per uccidere o mutilare chi le calpesta. Molte sono state installate dai russi durante l'invasione, e molte sono state installate contro i russi, gentile donazione del governo degli Stati Uniti ai guerrieri di Allah. L'Afghanistan non ha mai accettato l'accordo internazionale che proibisce le mine antipersona. Gli Stati Uniti nemmeno. E ora carovane di fuggiaschi cercano di scappare, a piedi o a dorso d'asino, dai missili che piovono dal cielo e dalle mine che esplodono a terra. * Strappo Rigoberta Menchu', figlia del popolo maya che e' un popolo di tessitori, avverte che "la speranza e' appesa a un filo". Ed e' cosi': un filo. Nel manicomio globale, tra un signore che si crede Maometto e un altro che si crede Buffalo Bill, tra il terrorismo degli attentati e il terrorismo della guerra, la violenza lo sta strappando. 4. MAESTRE. SIMONE WEIL: L'UGUAGLIANZA [Da Simone Weil, La prima radice, Leonardo, Milano 1996, p. 25] L'uguaglianza e' un bisogno vitale dell'anima umana. Consiste nel riconoscimento pubblico, generale, effettivo, espresso realmente dalle istituzioni e dai costumi, che a ogni essere umano e' dovuta la stessa quantita' di rispetto e di riguardo perche' il rispetto e' dovuto all'essere umano in quanto tale e non conosce gradi. 5. RIFLESSIONE. LUIGI LOMBARDI VALLAURI: LA GUERRA NON E' UN DIRITTO [L'autore e' professore ordinario di filosofia del diritto all'Universita' di Firenze, e gia' presidente della Societa' italiana di filosofia giuridica e politica. Questo intervento e' apparso sul quotidiano "Il manifesto" del 17 ottobre] Il terrorismo puo' essere definito in molti modi. Uno e': uccisione indiscriminata di civili inermi per motivi in senso lato "politici".Se accettiamo questa definizione, dobbiamo anche accettare le sue conseguenze logicamente necessarie. La guerra, guardata non simbolicamente, e' comunque sempre una brutale carneficina, un atto volontario di cannibalismo intraspecifico collettivo. Ma quando mira a colpire con operazioni di sterminio, direttamente, le popolazioni civili, la guerra e' un crimine contro l'umanita' della stessa natura del terrorismo, solo molto piu' in grande: basta confrontare i numeri delle vittime dei bombardamenti convenzionali e atomici dell'ultima guerra mondiale ai numeri delle vittime degli attentati terroristici. Una guerra, internazionale o "interna", che preveda operazioni tali da colpire massicciamente le popolazioni inermi sta al terrorismo come la grande industria all'artigianato: e' terrorismo su scala industriale. Anche la guerra militarmente corretta (eserciti contro eserciti, corpi speciali contro corpi speciali) e' comunque orrenda per violenza e crudelta' reciproca dell'uomo sull'uomo. La guerra che produce sterminio indiretto, "collaterale", delle popolazioni civili attraverso la denutrizione, le epidemie, gli stenti e' anch'essa un crimine contro l'umanita' della stessa natura del terrorismo. Nessuna catastrofe naturale e' orribile come la guerra, carneficina non subita incolpevolmente, ma organizzata volontariamente dall'uomo. Sul piano giuridico la guerra e' ormai ripudiata, come strumento di offesa e di risoluzione di controversie tra stati, dai testi piu' alti del diritto positivo nazionale e internazionale, per esempio dalla Costituzione italiana (art. 11) e del Patto Onu sui diritti civili e politici, che pone un solo limite invalicabile alla liberta' di manifestazione del pensiero: "Qualsiasi propaganda a favore della guerra deve essere vietata dalla legge. Qualsiasi appello all'odio nazionale, razziale o religioso che costituisca incitamento alla discriminazione, all'ostilita' o alla violenza deve essere vietato dalla legge" (art. 20). Queste condanne etiche e giuridiche forse non escludono, in emergenze assolutamente estreme, l'ipotesi teorica della cosiddetta "guerra giusta". Ma e' un'ipotesi astratta e comunque da ricondurre sempre e soltanto al concetto di legittima difesa, dove legittima significa: a) non attendibile con nessun altro mezzo; b) proporzionata, cioe' tale che il bene "sperabilmente" ottenuto con la guerra (in termini di vite salvate, prosperita', liberta') sia almeno pari al male prodotto con i massacri e le distruzioni della guerra stessa. Una guerra che abbia questi due requisiti e' oggi praticamente impensabile: l'inesistenza di ogni alternativa alla guerra e' smentita dall'esistenza stessa delle Nazioni unite e del piu' evoluto diritto internazionale, mentre il calcolo delle proporzionalita' e' reso come minimo avventato dall'imprevedibilita' delle conseguenze a medio-lungo termine di attacchi bellici coinvolgenti gli interessi e le credenze di vastissimi insiemi umani. La contromisura legittima e proporzionata a un attacco terroristico non puo' quindi essere una guerra. Resta, nell'emergenza e in mancanza di strategie culturali e spirituali piu' profonde, il ricorso al diritto penale. Una costante tra le piu' universali dell'incivilimento umano e' il passaggio dalla vendetta privata al giudizio emanato da un terzo imparziale, in un processo che garantisca pari diritti all'accusa e alla difesa, fondato su norme comunemente riconosciute e su fatti accertati col massimo rigore, volto a colpire solo i diretti responsabili dell'atto criminoso e non i loro prossimi per appartenenza familiare, etnica, nazionale. Che al giudizio segua una pena, cioe' un'inflizione di sofferenza o danno al colpevole, e' gia' piu' discutibile: piu' che un vero successo etico sembra una necessita' in termini di prevenzione attraverso la paura, di riaffermazione violenta della regola, di tutela dell'ordine pubblico. Il solo vero successo etico e' il cambiamento della mente del criminale e se mai, a monte, la rimozione degli eventuali fattori criminogeni. Ma il giudizio processualmente corretto di un terzo imparziale sembra davvero indispensabile. Le stragi terroristiche di New York e Washington sono, anzitutto, reati di gravita' estrema. La competenza a perseguire e giudicare, in mancanza di autori materiali sopravvissuti, i complici e i mandanti, spetta agli Stati Uniti, nel cui territorio le stragi sono avvenute. Se gli organi inquirenti e giudiziari degli Stati Uniti si sottraessero a questo compito, verrebbero meno a un loro preciso dovere verso il loro paese e verso la comunita' internazionale. Tuttavia gli attentati hanno, rispetto ai reati comuni, alcune caratteristiche anomale. Essi sembrano aver voluto colpire non tanto le singole vittime, quanto gli Stati Uniti come potenza colpevole di asseriti soprusi sul piano della politica internazionale. Sotto questo profilo - e solo sotto questo profilo - gli Stati Uniti possono essere percepiti, oltre che come giudici naturali di un reato comune, anche come parte in causa. Ora, e' principio universale del diritto che nessuno dovrebbe essere giudice in causa propria. La mia proposta e' quindi che gli Stati Uniti aggiungano, al lavoro doveroso per l'individuazione dei colpevoli, un impegno deciso a favorire la costituzione di un tribunale internazionale imparziale, davanti al quale l'accusa e la difesa si svolgano con la pubblicita' e le garanzie di un regolare processo penale. Spetta all'ingegneria internazional-penalistica precisare nei dettagli le vie tecnicamente percorribili. Una gia' attualmente aperta e' quella di costituire un tribunale internazionale ad hoc del tipo di quelli per la ex Jugoslavia o per il Ruanda o per il caso Lockerbie. Il mandato dovrebbe essere conferito dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, o meglio ancora - tempi permettendo - dall'Assemblea generale. Ma c'e' qualcosa di piu' ambizioso, di piu' grande, che andrebbe fatto in parallelo. Gli Stati Uniti dovrebbero far cadere la loro tenace avversione alla Corte penale internazionale, il cui statuto e' stato approvato (non da loro) a Roma il 17 luglio 1998. La Corte e' prevista come istituzione permanente, dotata di giurisdizione sulle persone per i piu' gravi crimini di rilevanza internazionale. Lo statuto e' stato sottoscritto dalla maggioranza dei paesi membri delle Nazioni Unite, ma entrera' in vigore solo una volta raggiunte le sessanta ratifiche. Gli Stati Uniti potrebbero/dovrebbero recuperare il tempo perduto, sottoscrivendo e ratificando lo statuto il piu' rapidamente possibile. La loro ratifica trascinerebbe con se' quella di molti altri stati, oggi trattenuti dal timore reverenziale nei confronti del maggiore avversario occidentale della Corte. Compiere questo passo, certamente assai costoso in termini di orgoglio o puntiglio nazionale, metterebbe gli Stati Uniti, di fronte a tutti i paesi del mondo, in una luce morale altissima, favorendo in misura considerevole (anche se certo non sufficiente, nel perdurare di tante terribili violazioni dei diritti umani, di tante laceranti disuguaglianze economiche e ostilita' culturali) la causa suprema della pace. 6. LE LETTERE NON SPEDITE DI ALARICO GNAULINO: UNA LETTERA APERTA MANCATA Avrei voluto inviare anch'io una lettera aperta al Presidente del Granducato. Avrei voluto scrivere al capo dello Stato che il diritto internazionale e la Costituzione granducale proibiscono la guerra in corso e la partecipazione del nostro paese ad essa. Avrei voluto chiedergli di impedire che governo e parlamento fossero cosi' stolti e irresponsabili da trascinare il Granducato del Belpaese in questo crimine e questa follia. Ma il Presidente del Granducato ha preferito tradire la Costituzione cui aveva giurato fedelta', di cui doveva essere il supremo garante; ha commesso quello che in linguaggio tecnico si dovrebbe definire alto tradimento; e si e' fatto complice di una guerra illegale e criminale, stragista e terrorista. Come faccio a scrivergli? 7. MATERIALI. UNA POSSIBILE BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE SULLA NONVIOLENZA [Riproponiamo questa bibliografia essenziale - stesa alcuni mesi fa su richiesta di un amico - in venti note recanti una manciata di libri fondamentali sulla nonviolenza (tra molti, molti altri)] 1. Mohandas Gandhi, Teoria e pratica della nonviolenza, Einaudi, Torino. Profilo di Mohandas Gandhi: è il fondatore della nonviolenza. Nato a Portbandar in India nel 1869, studi legali a Londra, avvocato, nel 1893 in Sud Africa, qui divenne il leader della lotta contro la discriminazione degli immigrati indiani ed elaborò le tecniche della nonviolenza. Nel 1915 tornò in India e divenne uno dei leader del Partito del Congresso che si batteva per la liberazione dal colonialismo britannico. Guidò grandi lotte politiche e sociali affinando sempre più la teoria-prassi nonviolenta e sviluppando precise proposte di organizzazione economica e sociale in direzione solidale ed egualitaria. Fu assassinato il 30 gennaio del 1948. Sono tanti i meriti ed è tale la grandezza di quest'uomo che una volta di più occorre ricordare che non va mitizzato, e che quindi non vanno occultati limiti, contraddizioni, ed alcuni aspetti negativi -che pure vi sono- della sua figura, della sua riflessione, della sua opera. Opere di Mohandas Gandhi: essendo Gandhi un organizzatore, un giornalista, un politico, un avvocato, un uomo d'azione, oltre che una natura profondamente religiosa, i suoi scritti devono sempre essere contestualizzati per non fraintenderli; Gandhi considerava la sua riflessione in continuo sviluppo, e alla sua autobiografia diede significativamente il titolo Storia dei miei esperimenti con la verità. In italiano l'antologia migliore è Teoria e pratica della nonviolenza, Einaudi; si vedano anche: La forza della verità, vol. I, Sonda, Torino-Milano 1991; Villaggio e autonomia, LEF; l'autobiografia tradotta col titolo La mia vita per la libertà, Newton Compton; La resistenza nonviolenta, Newton Compton; Civiltà occidentale e rinascita dell'India, Movimento Nonviolento; La cura della natura, LEF. Altri volumi sono stati pubblicati da Comunità: la nota e discutibile raccolta di frammenti Antiche come le montagne; da Sellerio: Tempio di verità; da Newton Compton: e tra essi segnaliamo particolarmente Il mio credo, il mio pensiero, e La voce della verità. Altri volumi ancora sono stati pubblicati dagli stessi e da altri editori. I materiali della drammatica polemica tra Gandhi, Martin Buber e Judah L. Magnes sono stati pubblicati sotto il titolo complessivo Devono gli ebrei farsi massacrare?, in "Micromega" n. 2 del 1991. Opere su Mohandas Gandhi: tra le biografie cfr. B. R. Nanda, Gandhi il mahatma, Mondadori; il recente accurato lavoro di Judith M. Brown, Gandhi, Il Mulino; il recentissimo libro di Yogesh Chadha, Gandhi, Mondadori. Tra gli studi cfr. Johan Galtung, Gandhi oggi, Edizioni Gruppo Abele; Icilio Vecchiotti, Che cosa ha veramente detto Gandhi, Ubaldini; ed i volumi di Gianni Sofri: Gandhi e Tolstoj, Il Mulino (in collaborazione con Pier Cesare Bori); Gandhi in Italia, Il Mulino; Gandhi e l'India, Giunti. Una importante testimonianza è quella di Vinoba, Gandhi, la via del maestro, Paoline. Per la bibliografia cfr. anche Gabriele Rossi (a cura di), Mahatma Gandhi; materiali esistenti nelle biblioteche di Bologna, Comune di Bologna. Altri libri utili disponibili in italiano sono quelli di Lanza del Vasto, William L. Shirer, Ignatius Jesudasan, George Woodcock, Giorgio Borsa, Enrica Collotti Pischel, Louis Fischer. Un'agile introduzione è quella di Ernesto Balducci, Gandhi, ECP. Una interessante sintesi è quella di Giulio Girardi, Riscoprire Gandhi, Anterem, Roma. * 2. Aldo Capitini, Scritti sulla nonviolenza, Protagon, Perugia; e Il messaggio di Aldo Capitini, Lacaita, Manduria. Profilo di Aldo Capitini: è nato a Perugia nel 1899, antifascista e perseguitato, docente universitario, infaticabile promotore di iniziative per la nonviolenza e la pace. E' morto a Perugia nel 1968. E' stato il più grande pensatore ed operatore della nonviolenza in Italia. Opere di Aldo Capitini: la miglior antologia degli scritti è (a cura di Giovanni Cacioppo e vari collaboratori), Il messaggio di Aldo Capitini, Lacaita, Manduria 1977; recentemente è stato ripubblicato il saggio Le tecniche della nonviolenza, Linea d'ombra, Milano 1989; una raccolta di scritti autobiografici, Opposizione e liberazione, Linea d'ombra, Milano 1991; e gli scritti sul Liberalsocialismo, Edizioni e/o, Roma 1996. Presso la redazione di "Azione nonviolenta" sono disponibili e possono essere richiesti vari volumi ed opuscoli di Capitini non più reperibili in libreria (tra cui i fondamentali Elementi di un'esperienza religiosa, 1937, e Il potere di tutti, 1969). Negli anni '90 è iniziata la pubblicazione di una edizione di opere scelte; sono fin qui apparsi un volume di Scritti sulla nonviolenza, e un volume di Scritti filosofici e religiosi. Opere su Aldo Capitini: oltre alle introduzioni alle singole sezioni del sopra citato Il messaggio di Aldo Capitini, tra le pubblicazioni recenti si veda: Giacomo Zanga, Aldo Capitini, Bresci, Torino 1988; Fabrizio Truini, Aldo Capitini, ECP, S. Domenico di Fiesole 1989; Tiziana Pironi, La pedagogia del nuovo di Aldo Capitini. Tra religione ed etica laica, Clueb, Bologna 1991; Rocco Altieri, La rivoluzione nonviolenta. Per una biografia intellettuale di Aldo Capitini, BFS, Pisa 1998; Antonio Vigilante, La realtà liberata. Escatologia e nonviolenza in Capitini, Edizioni del Rosone, Foggia 1999. E' utile anche la lettura dei due libri seguenti: AA. VV., Marxismo e nonviolenza, Lanterna, Genova 1977, e AA. VV., Nonviolenza e marxismo, Libreria Feltrinelli, Milano 1981. * 3. Danilo Dolci, Esperienze e riflessioni, Laterza, Bari; e Creatura di creature, Feltrinelli, Milano. Profilo di Danilo Dolci: è nato a Sesana (Trieste) nel 1924, arrestato a Genova nel '43 dai nazifascisti riesce a fuggire; nel '50 partecipa all' esperienza di Nomadelfia a Fossoli; dal '52 si trasferisce nella Sicilia occidentale (Trappeto, Partinico) in cui promuove indimenticabili lotte nonviolente contro la mafia e il sottosviluppo, per i diritti, il lavoro e la dignità. Subisce persecuzioni e processi. Sociologo, educatore, è tra le figure di massimo rilievo della nonviolenza nel mondo. E' scomparso sul finire del 1997. Opere di Danilo Dolci: una antologia degli scritti di intervento e di analisi è Esperienze e riflessioni, Laterza, Bari 1974; tra i libri di poesia: Creatura di creature, Feltrinelli, Milano 1979; tra i libri di riflessione più recenti: Dal trasmettere al comunicare, Sonda, Torino 1988; La struttura maieutica e l'evolverci, La Nuova Italia, Firenze 1996. Opere su Danilo Dolci: Giuseppe Fontanelli, Dolci, La Nuova Italia, Firenze 1984; Adriana Chemello, La parola maieutica, Vallecchi, Firenze 1988 (sull' opera poetica di Dolci); Antonino Mangano, Danilo Dolci educatore, ECP, S. Domenico di Fiesole 1992; Giuseppe Barone, La forza della nonviolenza. Bibliografia e profilo critico di Danilo Dolci, Libreria Dante & Descartes, Napoli 2000. * 4. Gene Sharp, Politica dell'azione nonviolenta, Edizioni Gruppo Abele, Torino, 3 volumi. Profilo di Gene Sharp: è nato nell'Ohio (USA) nel 1928. Ha insegnato in diverse università e dirige istituti e programmi di ricerca per le alternative nonviolente nei conflitti e nella difesa. Opere di Gene Sharp: Politica dell'azione nonviolenta, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1985-1997; quest'opera in tre volumi è un testo di riferimento fondamentale per chiunque operi in situazioni di conflitto e intenda adottare le tecniche della nonviolenza o promuovere la teoria-prassi nonviolenta. Di Sharp in italiano è disponibile anche Verso un'Europa inconquistabile, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1989. * 5. Giuliano Pontara, La personalita' nonviolenta, Edizioni Gruppo Abele, Torino; e Etica e generazioni future, Laterza, Roma-Bari. Profilo di Giuliano Pontara: nato a Cles (Trento) nel 1932, vive e lavora in Svezia dal 1953, docente di filosofia all'Università di Stoccolma e alla IUPIP di Rovereto, è impegnato nella peace research e nei movimenti nonviolenti. Opere di Giuliano Pontara: Se il fine giustifichi i mezzi, Il Mulino, Bologna 1974; Il satyagraha, Movimento Nonviolento, Perugia 1983; Filosofia pratica, Il Saggiatore, Milano 1988; Antigone o Creonte. Etica e politica nell'era atomica, Editori Riuniti, Roma 1990; Etica e generazioni future, Laterza, Roma-Bari 1995; La personalità nonviolenta, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1996; Guerre, disobbedienza civile, nonviolenza, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1996; Breviario per un'etica quotidiana, Pratiche, Milano 1998. Ha curato (premettendovi un importante saggio introduttivo) l' antologia di scritti di Gandhi, Teoria e pratica della nonviolenza, Einaudi, Torino (nel 1996 ne è apparsa una nuova edizione in una collana economica). * 6. Lorenzo Milani, L'obbedienza non e' piu' una virtu, LEF, Firenze (ma anche Stampa Alternativa, Roma; e si trova anche nella rete telematica). Profilo di Lorenzo Milani: nato a Firenze nel 1923, proveniente da una famiglia della borghesia intellettuale, ordinato prete nel 1947. Opera dapprima a S. Donato a Calenzano, ove realizza una scuola serale aperta a tutti i giovani di estrazione popolare e proletaria, senza discriminazioni politiche. Viene poi trasferito punitivamente a Barbiana nel 1954. Qui realizza l'esperienza della sua scuola. Nel 1958 pubblica Esperienze pastorali, di cui la gerarchia ecclesiastica ordinerà il ritiro dal commercio. Nel 1965 scrive la lettera ai cappellani militari da cui deriverà il processo i cui atti sono pubblicati ne L'obbedienza non è più una virtù. Muore dopo una lunga malattia nel 1967: è appena uscita la Lettera a una professoressa della scuola di Barbiana. L'educazione come pratica di liberazione, la scelta di classe dalla parte degli oppressi, l'opposizione alla guerra, la denuncia della scuola classista che discrimina i poveri: sono alcuni dei temi su cui la lezione di don Milani resta di grande valore. Opere di Lorenzo Milani e della scuola di Barbiana: Esperienze pastorali, L' obbedienza non è più una virtù, Lettera a una professoressa, pubblicate tutte presso la Libreria Editrice Fiorentina (LEF). Postume sono state pubblicate le raccolte di Lettere di don Lorenzo Milani priore di Barbiana, Mondadori; le Lettere alla mamma, Mondadori; e sempre delle lettere alla madre l'edizione critica, integrale e annotata, Alla mamma - Lettere 1943-1967, Marietti. Altri testi sono apparsi sparsamente in volumi di diversi autori. La casa editrice Stampa Alternativa ha meritoriamente effettuato nell'ultimo decennio la ripubblicazione di vari testi milaniani in edizioni ultraeconomiche e criticamente curate. La EMI ha appena pubblicato, a cura di Giorgio Pecorini, lettere, appunti e carte varie inedite di don Lorenzo Milani nel volume I care ancora. Opere su Lorenzo Milani: sono ormai numerose; fondamentali sono: Neera Fallaci, Vita del prete Lorenzo Milani. Dalla parte dell'ultimo, Rizzoli, Milano 1993; Giorgio Pecorini, Don Milani! Chi era costui?, Baldini & Castoldi, Milano 1996; Mario Lancisi (a cura di), Don Lorenzo Milani: dibattito aperto, Borla, Roma 1979; Ernesto Balducci, L'insegnamento di don Lorenzo Milani, Laterza, Roma-Bari 1995; Gianfranco Riccioni, La stampa e don Milani, LEF, Firenze 1974; Antonio Schina (a cura di), Don Milani, Centro di documentazione di Pistoia, 1993. Un repertorio bibliografico sintetico è in Peppe Sini, Don Milani e l'educazione alla pace, CRP, Viterbo 1998. Segnaliamo anche l'interessante fascicolo monografico di "Azione nonviolenta" del giugno 1997. Segnaliamo anche il fascicolo Don Lorenzo Milani, maestro di libertà, supplemento a "Conquiste del lavoro", n. 50 del 1987. Tra i testi apparsi di recente: il testo su don Milani di Michele Ranchetti nel suo libro Gli ultimi preti, ECP, S. Domenico di Fiesole 1997; David Maria Turoldo, Il mio amico don Milani, Servitium, Sotto il Monte (BG) 1997; Liana Fiorani, Don Milani tra storia e attualità, LEF, Firenze 1997, poi Centro don Milani, Firenze 1999; AA. VV., Rileggiamo don Lorenzo Milani a trenta anni dalla sua morte, Comune di Rubano 1998; Centro documentazione don Lorenzo Milani e scuola di Barbiana, Progetto Lorenzo Milani: il maestro, Firenze 1998. * 7. Aberto L'Abate, Addestramento alla nonviolenza, Satyagraha, Torino. Profilo di Alberto L'Abate: nato a Brindisi nel 1931, docente universitario; amico di Aldo Capitini, impegnato nel Movimento Nonviolento, nella Peace Research, nell'attività di addestramento alla nonviolenza, nelle attività della diplomazia non ufficiale per prevenire i conflitti. Ha collaborato alle iniziative di Danilo Dolci e preso parte a numerose iniziative nonviolente. Come ricercatore e programmatore socio-sanitario è stato anche un esperto dell'ONU, del Consiglio d'Europa e dell'Organizzazione Mondiale della Sanità. Ha promosso e condotto l'esperienza dell'ambasciata di pace a Pristina, ed è impegnato nella "Campagna Kossovo per la nonviolenza e la riconciliazione". Opere di Alberto L'Abate: segnaliamo almeno Addestramento alla nonviolenza, Satyagraha, Torino 1985; Consenso, conflitto e mutamento sociale, Angeli, Milano 1990; Prevenire la guerra nel Kossovo, La Meridiana, Molfetta 1997; Kossovo: una guerra annunciata, La Meridiana, Molfetta 1999. * 8. Charles C. Walker, Manuale per l'azione diretta nonviolenta, Edizioni del Movimento Nonviolento, Perugia (richiedibile, come molti altri dei libri qui segnalati, al Movimento Nonviolento a Verona, in via Spagna 8, tel. 0458009803, e-mail: azionenonviolenta at sis.it). Profilo di Charles C. Walker: pacifista nonviolento americano. Opere di Charles C. Walker: Manuale per l'azione diretta nonviolenta, Edizioni del Movimento Nonviolento, Perugia 1982. * 9. Primo Levi, I sommersi e i salvati, Einaudi, Torino. Profilo di Primo Levi: è nato a Torino nel 1919, e qui è tragicamente scomparso nel 1987. Chimico, partigiano, deportato nel lager di Auschwitz, sopravvissuto, fu per il resto della sua vita uno dei più grandi testimoni della dignità umana ed un costante ammonitore a non dimenticare l'orrore dei campi di sterminio. Le sue opere e la sua lezione costituiscono uno dei punti più alti dell'impegno civile in difesa dell'uomo. Opere di Primo Levi: fondamentali sono Se questo è un uomo, La tregua, Il sistema periodico, La ricerca delle radici, L'altrui mestiere, I sommersi e i salvati, tutti presso Einaudi; presso Garzanti sono state pubblicate le poesie di Ad ora incerta; sempre presso Einaudi nel 1997 è apparso un volume di Conversazioni e interviste. Altri libri: Storie naturali, Vizio di forma, La chiave a stella, Lilìt, Se non ora, quando?, tutti presso Einaudi; ed Il fabbricante di specchi, edito da "La Stampa". Ora l'intera opera di Primo Levi (e una vastissima selezione di pagine sparse) è raccolta nei due volumi delle Opere, Einaudi, Torino 1997, a cura di Marco Belpoliti. Opere su Primo Levi: AA. VV., Primo Levi: il presente del passato, Angeli, Milano 1991; AA. VV., Primo Levi: la dignità dell'uomo, Cittadella, Assisi 1994; Marco Belpoliti, Primo Levi, Bruno Mondadori, Milano 1998; Massimo Dini, Stefano Jesurum, Primo Levi: le opere e i giorni, Rizzoli, Milano 1992; Ernesto Ferrero (a cura di), Primo Levi: un'antologia della critica, Einaudi, Torino 1997; Giuseppe Grassano, Primo Levi, La Nuova Italia, Firenze 1981; Gabriella Poli, Giorgio Calcagno, Echi di una voce perduta, Mursia, Milano 1992; Claudio Toscani, Come leggere "Se questo è un uomo" di Primo Levi, Mursia, Milano 1990; Fiora Vincenti, Invito alla lettura di Primo Levi, Mursia, Milano 1976. * 10. Ernesto Balducci, Lodovico Grassi, La pace. Realismo di un'utopia, Principato, Milano. Profilo di Ernesto Balducci: è nato a Santa Fiora (in provincia di Grosseto) nel 1922, ed è deceduto a seguito di un incidente stradale nel 1992. Sacerdote, insegnante, scrittore, organizzatore culturale, promotore di numerose iniziative di pace e di solidarietà. Fondatore della rivista "Testimonianze" nel 1958 e delle Edizioni Cultura della Pace (ECP) nel 1986. Oltre che infaticabile attivista per la pace e i diritti, è stato un pensatore di grande vigore ed originalità, le cui riflessioni ed analisi sono decisive per un'etica della mondialità all'altezza dei drammatici problemi dell'ora presente. Opere di Ernesto Balducci: segnaliamo particolarmente alcuni libri dell' ultimo periodo: Il terzo millennio (Bompiani); La pace. Realismo di un' utopia (Principato), in collaborazione con Lodovico Grassi; Pensieri di pace (Cittadella); L'uomo planetario (Camunia, poi ECP); La terra del tramonto (ECP); Montezuma scopre l'Europa (ECP). Si vedano anche l'intervista autobiografica Il cerchio che si chiude (Marietti); la raccolta postuma di scritti autobiografici Il sogno di una cosa (ECP); il manuale di storia della filosofia, Storia del pensiero umano (Cremonese), ed il corso di educazione civica Cittadini del mondo (Principato), in collaborazione con Pierluigi Onorato. Opere su Ernesto Balducci: cfr. i due fondamentali volumi monografici di "Testimonianze" a lui dedicati: Ernesto Balducci, "Testimonianze" nn. 347-349, 1992; ed Ernesto Balducci e la lunga marcia dei diritti umani, "Testimonianze" nn. 373-374, 1995. Un'ottima rassegna bibliografica preceduta da una precisa introduzione biografica è il libro di Andrea Cecconi, Ernesto Balducci: cinquant'anni di attività, Libreria Chiari, Firenze 1996. Profilo di Lodovico Grassi: nato a Firenze nel 1936, docente, giornalista e saggista, collaboratore di Ernesto Balducci, ha fatto parte del gruppo fondatore della rivista "Testimonianze" di cui successivamente è divenuto direttore. Negli anni ottanta ha partecipato attivamente alla vita pubblica concentrandosi ovviamente soprattutto nell'impegno per la pace. Opere di Lodovico Grassi: coautore con padre Balducci di La pace. Realismo di un'utopia, Principato; La democrazia dell'era atomica, ECP; Jacques Maritain, ECP. * 11. Hannah Arendt, Le origini del totalitarismo, Edizioni di Comunita', Milano; e La banalita' del male, Feltrinelli, Milano. Profilo di Hannah Arendt: è nata ad Hannover da famiglia ebraica nel 1906, fu allieva di Husserl, Heidegger e Jaspers; l'ascesa del nazismo la costringe all'esilio, dapprima è profuga in Francia, poi esule in America. E ' tra le massime pensatrici politiche del Novecento. Docente, scrittrice, intervenne ripetutamente sulle questioni di attualità da un punto di vista rigorosamente libertario e in difesa dei diritti umani. Morì a New York nel 1975. Opere di Hannah Arendt: tra i suoi lavori fondamentali (quasi tutti tradotti in italiano è spesso ristampati, per cui qui di seguito non diamo l'anno di pubblicazione dell'edizione italiana, ma solo l'anno dell'edizione originale) ci sono Le origini del totalitarismo (prima edizione 1951), Comunità, Milano; Vita Activa (1958), Bompiani, Milano; Tra passato e futuro (1961), Garzanti, Milano; La banalità del male. Eichmann a Gerusalemme (1963), Feltrinelli, Milano; Sulla rivoluzione (1963), Comunità, Milano; postumo e incompiuto è apparso La vita della mente (1978), Il Mulino, Bologna. Una raccolta di brevi saggi di intervento politico è Politica e menzogna, Sugarco, Milano, 1985. Molto interessanti i carteggi con Karl Jaspers (Carteggio 1926-1969. Filosofia e politica, Feltrinelli, Milano 1989) e con Mary McCarthy (Tra amiche. La corrispondenza di Hannah Arendt e Mary McCarthy 1949-1975, Sellerio, Palermo 1999). Opere su Hannah Arendt: fondamentale è la biografia di Elisabeth Young-Bruehl, Hannah Arendt, Bollati Boringhieri, Torino 1994; tra gli studi critici: Laura Boella, Hannah Arendt, Feltrinelli, Milano 1995; Roberto Esposito, L'origine della politica: Hannah Arendt o Simone Weil?, Donzelli, Roma 1996; Paolo Flores d'Arcais, Hannah Arendt, Donzelli, Roma 1995; Augusto Illuminati, Esercizi politici: quattro sguardi su Hannah Arendt, Manifestolibri, Roma 1994; Friedrich G. Friedmann, Hannah Arendt, Giuntina, Firenze 2001. Per chi legge il tedesco due piacevoli monografie divulgative-introduttive (con ricco apparato iconografico) sono: Wolfgang Heuer, Hannah Arendt, Rowohlt, Reinbek bei Hamburg 1987, 1999; Ingeborg Gleichauf, Hannah Arendt, DTV, München 2000. * 12. Hans Jonas, Il principio responsabilita', Einaudi, Torino. Profilo di Hans Jonas: è nato a Mönchengladbach nel 1903, è stato allievo di Heidegger e Bultmann, ed uno dei massimi specialisti dello gnosticismo. Nel 1933 si è trasferito dapprima in Inghilterra e poi in Palestina, dal 1949 ha insegnato in diverse università nordamericane, dedicandosi a studi di filosofia della natura e di filosofia della tecnica. E' uno dei punti di riferimento del dibattito bioetico. Al suo "principio responsabilità" si ispirano riflessioni e pratiche ecopacifiste, della solidarietà, dell'etica contemporanea. E' scomparso nel 1993. Opere di Hans Jonas: sono fondamentali Il principio responsabilità, Einaudi, Torino 1993; la raccolta di saggi filosofici Dalla fede antica all'uomo tecnologico, Il Mulino, Bologna 1994; Tecnica, medicina ed etica, Einaudi, Torino 1997; Organismo e libertà, Einaudi, Torino 1999; una raccolta di tre brevi saggi di autobiografia intellettuale è Scienza come esperienza personale, Morcelliana, Brescia 1992. Si vedano anche Il concetto di Dio dopo Auschwitz, Il melangolo, Genova 1995, e La filosofia alle soglie del Duemila, Il melangolo, Genova 1994; cfr. anche Lo gnosticismo, Sei, Torino 1995. Un utile libro di interviste e conversazioni è Sull'orlo dell'abisso, Einaudi, Torino 2000. Opere su Hans Jonas: si veda la parte su Jonas in AA. VV., Etiche della mondialità, Cittadella, Assisi 1996, e la bibliografia critica lì segnalata. Per un profilo sintetico ed una ampia nota bibliografica, cfr. anche Giovanni Fornero, Jonas: la responsabilità verso le generazioni future, nella Storia della filosofia fondata da Nicola Abbagnano, volume decimo, Tea, Milano 1996. * 13. Guenther Anders, Tesi sull'eta' atomica, Centro di ricerca per la pace, Viterbo (e' uno scrittto breve e denso, con un motore di ricerca si trova il testo integrale nella rete telematica). Profilo di Günther Anders: (pseudonimo di Günther Stern, "anders" significa "altro" e fu lo pseudonimo assunto quando le riviste su cui scriveva gli chiesero di non comparire col suo vero cognome) è nato a Breslavia nel 1902, fu allievo di Husserl e si laureò in filosofia nel 1925. Costretto all' esilio dall'avvento del nazismo, trasferitosi negli Stati Uniti d'America, visse di disparati mestieri. Tornato in Europa nel 1950, si stabilì a Vienna. E' scomparso nel 1992. Strenuamente impegnato contro la violenza del potere e particolarmente contro il riarmo atomico, è uno dei maggiori filosofi contemporanei. Opere di Günther Anders: Essere o non essere, Einaudi, poi Linea d'ombra; La coscienza al bando - Il pilota di Hiroshima, Einaudi, poi Linea d'ombra; L' uomo è antiquato, vol. I edito dal Saggiatore, vol. II edito da Bollati Boringhieri; Discorso sulle tre guerre mondiali, Linea d'ombra; Opinioni di un eretico, Theoria; Noi figli di Eichmann, Giuntina; Stato di necessità e legittima difesa, ECP. Si vedano inoltre: Kafka. Pro e contro, Corbo; Uomo senza mondo, Spazio Libri; Patologia della libertà, Palomar. In rivista testi di Anders sono stati pubblicati negli ultimi anni su "Comunità", "Linea d'ombra", "Micromega". Le Tesi sull'età atomica (già apparse in appendice ad Essere o non essere) sono state anche pubblicate in opuscolo a cura del «Centro di ricerca per la pace» di Viterbo. * 14. Virginia Woolf, Le tre ghinee, disponibile presso vari editori (sicuramente Einaudi e Feltrinelli). Profilo di Virginia Woolf: scrittrice tra le più grandi del Novecento, nacque a Londra nel 1882, promotrice di esperienze culturali ed editoriali di grande rilievo, oltre alle sue opere letterarie scrisse saggi di cui alcuni fondamentali per una cultura della pace. Morì suicida nel 1941. Opere di Virginia Woolf: le sue opere sono state tradotte da vari editori, un'edizione di Tutti i romanzi (in due volumi, comprendenti La crociera, Notte e giorno, La camera di Jacob, La signora Dalloway, Gita al faro, Orlando, Le onde, Gli anni, Tra un atto e l'altro) è stata recentemente pubblicata in una collana ultraeconomica dalla Newton Compton di Roma. Tra i saggi due sono particolarmente importanti per una cultura della pace: Una stanza tutta per sé, Newton Compton, Roma 1993; Le tre ghinee, Feltrinelli, Milano 1987. Opere su Virginia Woolf: Quentin Bell, Virginia Woolf, Garzanti, Milano 1974; Mirella Manconi Billi, Virginia Woolf, La Nuova Italia, Firenze 1975; Paola Zaccaria, Virginia Woolf, Dedalo, Bari 1980. segnaliamo anche le pagine di Erich Auerbach, «Il calzerotto marrone», in Mimesis, Einaudi, Torino 1977. * 15. Francesco Gesualdi, Manuale per un consumo responsabile, Feltrinelli, Milano. Profilo di Francesco Gesualdi: nato nel 1949, allievo della scuola di Barbiana (è il Francuccio di don Milani), tra altre rilevanti esperienze ha trascorso due anni in Bangladesh per un servizio di volontariato, è uno degli animatori del "Centro nuovo modello di sviluppo" di Vecchiano, che affronta con rigore ed efficacia i temi del disagio economico, sociale, fisico, psichico e ambientale sia a livello locale che internazionale, con particolar attenzione al Sud del mondo. Il Centro ha promosso e sta portando avanti importanti campagne per i diritti umani. E' tra i promotori della Rete di Lilliput. Opere di Francesco Gesualdi e del Centro nuovo modello di sviluppo: Signornò, Guaraldi; Economia: conoscere per scegliere, LEF; Energia nucleare: cos'è e i rischi a cui ci espone, Movimento Nonviolento; (con José Luis Corzo Toral), Don Milani nella scrittura collettiva, EGA; Manuale per un consumo responsabile, Feltrinelli. Le pubblicazioni del Centro sono: Boycott, Macroedizioni; Lettera ad un consumatore del Nord; Nord/Sud. Predatori, predati e opportunisti; Sulla pelle dei bambini; Geografia del supermercato mondiale; Guida al consumo critico; Sud/Nord. Nuove alleanze per la dignità del lavoro; Ai figli del pianeta; tutti presso l'Emi. Indirizzi utili: Centro nuovo modello di sviluppo, via della Barra 32, 56019 Vecchiano (PI); tel. 050/826354, fax: 050/827165, in rete: http://www.citinv.it/org./CNMS; e-mail: coord at cnms.it * 16. Vandana Shiva, Sopravvivere alla sviluppo, Isedi, Torino; e Monocolture della mente, Bollati Boringheri, Torino. Profilo di Vandana Shiva: scienziata e filosofa indiana, direttrice di importanti istituti di ricerca e docente nelle istituzioni universitarie delle Nazioni Unite, impegnata non solo come studiosa ma anche come militante nella difesa dell'ambiente e delle culture native, è oggi tra i principali punti di riferimento dei movimenti ecologisti, femministi, di liberazione dei popoli, di opposizione a modelli di sviluppo oppressivi e distruttivi, e di denuncia di operazioni e programmi scientifico-industriali dagli esiti pericolosissimi. Opere di Vandana Shiva: Sopravvivere allo sviluppo, Isedi, Torino 1990; Monocolture della mente, Bollati Boringhieri, Torino 1995; Biopirateria, Cuen 1999. * 17. Enrico Peyretti, Difesa senza guerra. Bibliografia storica delle lotte nonarmate e nonviolente, in "La nonviolenza e' in cammino", n. 145 del 10 marzo 2001. Profilo di Enrico Peyretti: una delle più prestigiose figure della cultura della pace, animatore di iniziative di pace e per la nonviolenza. Scrive sul mensile "Il foglio" di Torino, sul quindicinale "Rocca" di Assisi, sul mensile "Azione nonviolenta". Opere di Enrico Peyretti: (a cura di), Al di là del "non uccidere", Cens, Liscate 1989; Dall'albero dei giorni, Servitium, Sotto il Monte 1998; La politica è pace, Cittadella, Assisi 1998; Per perdere la guerra, Beppe Grande, Torino 1999. E' diffusa attraverso la rete telematica Difesa senza guerra. Bibliografia storica delle lotte nonarmate e nonviolente. * 18. Paulo Freire, La pedagogia degli oppressi, Mondadori, Milano; e L' educazione come pratica della libertà, Mondadori, Milano. Profilo di Paulo Freire: E' nato a Recife (Brasile) nel 1921. Nel 1961 ha fondato il Movimento di cultura popolare, cominciando ad elaborare ed applicare il metodo di alfabetizzazione legato al suo nome. Nel 1964 dopo il colpo di stato militare è imprigionato. Successivamente è costretto all' esilio. Tra i massimi esperti di problematiche educative (con particolar riferimento al Sud del mondo), ha continuato la ricerca e l'attività di alfabetizzazione in varie parti del pianeta. E' deceduto nel 1997. Opere di Paulo Freire: La pedagogia degli oppressi, Mondadori, Milano 1980; L'educazione come pratica della libertà, Mondadori, Milano 1977; Pedagogia in cammino, Mondadori, Milano 1979. Cfr. anche il libro-intervista a cura di Edson Passetti, Conversazioni con Paulo Freire, Elèuthera, Milano 1996. Opere su Paulo Freire: Moacir Gadotti, Leggendo Paulo Freire, Sei, Torino 1995; Leandro Rossi, Paulo Freire profeta di liberazione, Edizioni Qualevita, Torre dei Nolfi 1998; ovviamente di Freire si occupano pressoché tutti i manuali recenti di teoria e storia della pedagogia contemporanea. Per un rapido avvio alla conoscenza cfr. anche Stefano Del Grande (a cura di), Memorabilia: Paulo Freire, fascicolo monografico del "Notiziario CDP" n. 161, gennaio-febbraio 1999, Centro di documentazione di Pistoia. * 19. AA. VV., La Rete di Lilliput. Alleanze, obiettivi, strategie, EMI, Bologna. * 20. E ancora: non abbiamo indicato libri importanti di Franco Basaglia, di Elias Canetti, di Tonino Drago, di Ivan Illich, di Martin Luther King, di Alexander Langer, di Giuseppe Giovanni Lanza del Vasto, di Emmanuel Levinas, di Jean Marie Muller, di Nanni Salio, di Giovanni Scotto, di Lev Tolstoj, di David Maria Turoldo, di Simone Weil, di Alessandro Zanotelli, eccetera eccetera. 8. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 9. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: http://www.nonviolenti.org ; per contatti, la e-mail è: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: http://www.peacelink.it/users/mir . Per contatti: lucben at libero.it ; angelaebeppe at libero.it ; mir at peacelink.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: http://www.peacelink.it . Per contatti: info at peacelink.it LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutti gli amici della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. e fax: 0761/353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 261 del 18 ottobre 2001
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