La nonviolenza e' in cammino. 261



LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di
Viterbo a tutti gli amici della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. e fax: 0761/353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 261 del 18 ottobre 2001

Sommario di questo numero:
1. Severino Vardacampi: sparare sulla Croce Rossa
2. Enrico Peyretti, la guerra soffoca la democrazia e il diritto
3. Eduardo Galeano, nove notizie
4. Simone Weil, l'uguaglianza
5. Luigi Lombardi Vallauri, la guerra non e' un diritto
6. Le lettere non spedite di Alarico Gnaulino: una lettera aperta mancata
7. Una possibile bibliografia essenziale sulla nonviolenza
8. La "Carta" del Movimento Nonviolento
9. Per saperne di piu'

1. L'URLO. SEVERINO VARDACAMPI: SPARARE SULLA CROCE ROSSA
E dunque neppure questo ci e' stato risparmiato.
Bombardare i depositi di aiuti della Croce Rossa, e prima ancora uccidere i
funzionari dell'Onu in missione umanitaria. E giorno dopo giorno, notte dopo
notte, il massacro di un popolo gia' vittima della dittatura, e della
poverta', e delle conseguenze della guerra di venti anni fa (il paese del
mondo piu' disseminato di mine).
Cosa altro dovranno fare, gli assassini che stanno proseguendo in terra
afghana le stragi iniziate da altri assassini in terra americana l'11
settembre; cosa altro dovranno fare prima che la cosiddetta comunita'
internazionale dica basta? A quanti altri orrori occorrera' assistere prima
che torni a prevalere la ragione, il diritto, l'umanita'?

2. RIFLESSIONE. ENRICO PEYRETTI: LA GUERRA SOFFOCA LA DEMOCRAZIA E IL
DIRITTO
[Enrico Peyretti e' uno dei punti di rfirimento della cultura della pace in
Italia; per contatti: peyretti at tiscalinet.it]
Quali sono state in realta' le dichiarazioni dell'imam di Torino, contro cui
si sta scatenando una forte e pericolosa polemica?
Nella cronaca torinese de "La Stampa" di lunedi 15, l'indomani del fatto, si
legge che l'imam non ha affatto difeso gli atti di terrorismo attribuiti a
Bin Laden, ma - come scrive quel giornale - "accusa gli americani di non
aver fornito le prove, ma soltanto sospetti".
Ora, questo mi sembra in fatto inoppugnabile. Se non sbaglio, gli Stati
Uniti hanno comunicato le loro prove sulla responsabilita' di Bin Laden
soltanto in alcune sedi ristrette dell'alleanza, ma non all'opinione
pubblica mondiale, alla quale pero' chiedono incondizionato appoggio alla
guerra.
Da cio' che sappiamo, credo anch'io molto probabile che Bin Laden sia
responsabile delle stragi dell'11 settembre, ma una probabilita' non basta
per condannare a morte, se siamo civili. Ogni accusato ha diritto a
difendersi, e un giudice fuori dalle parti deve valutare le prove di accusa
e di difesa.
Anche da cio' nascono grosse perplessita' sulla scelta di questa guerra, che
non e' l'autotutela autorizzata dall'art. 51 dello Statuto delle Nazioni
Unite "fintantoche' il Consiglio di Sicurezza non abbia preso le misure
necessarie", ma e' una guerra di vendetta successiva, che peggiorera' la
gia' grave situazione, e gia' ora si rivela un vicolo cieco.
Una buona alternativa, tra altre possibili, sarebbe stata la Corte penale
internazionale, che pero' gli Stati Uniti finora hanno avversato. In quella
sede avrebbe potuto svolgersi un giudizio provato, del tutto legale, che
avrebbe assai meglio convinto l'opinione pubblica mondiale e avrebbe operato
ben piu' efficacemente nello sradicare la tentazione del terrorismo dagli
animi. La guerra, come si vede dai fatti e dalla paura crescente, rafforza
questa tentazione orrenda.
Chiedere le prove e chiedere un giudizio legale invece della guerra, non e'
assolutamente una difesa del crimine. La guerra e' farsi giudici in causa
propria, con le armi invece degli argomenti.
E' molto preoccupante il fatto che si arrivi a criminalizzare ogni voce,
islamica o occidentale, che esprime dubbi e critiche sulla guerra. In tal
modo la guerra mette a repentaglio proprio quei valori civili universali di
cui l'occidente puo' vantare molte buone realizzazioni, insieme ad errori e
torti.
Infatti, se e' fuori di ogni dubbio che il crimine (come quello dell'11
settembre) non e' una critica lecita dell'occidente, bisogna dire chiaro che
la critica senza violenza non e' assolutamente un crimine, e deve restare
libera.
Ma tra i danni della guerra vi e' anche questo: che essa soffoca la libera
discussione, necessaria alla civilta'; soffoca la democrazia che vorrebbe
difendere.
E' imprevidenza e incapacita' politica rispondere al crimine con la guerra,
scegliere questa sommaria e semplicistica divisione tra Bene e Male, decisa
dalle armi. E' grave errore non vedere e non volere le alternative civili.
Di tutto cio' e' necessario discutere, nonostante il clima di guerra.

3. RIFLESSIONE. EDUARDO GALEANO: NOVE NOTIZIE
[Eduardo Galeano e' uno dei piu' grandi giornalisti e scrittori viventi.
L'articolo seguente e' apparso sul quotidiano "Il manifesto" del 17 ottobre]
* Affari
"Sara' una guerra lunga", ha annunciato il presidente del pianeta. Brutta
notizia per i civili che stanno morendo e moriranno, eccellente per i
fabbricanti di armi. Non importa che le guerre siano efficaci, conta che
siano lucrose. Dall'11 settembre le azioni di General Dynamics, Lockheed,
Northrop Grumman, Raytheon e altre imprese dell'industria bellica sono
ascese in linea retta a Wall Street. La borsa le adora. Come gia' accaduto
durante i bombardamenti dell'Iraq e della Jugoslavia, la televisione mostra
raramente le vittime: e' troppo occupata a esibire in passerella i nuovi
modelli d'arma. Nell'era del mercato la guerra non e' una tragedia, ma una
fiera campionaria internazionale. La guerra e' necessaria ai fabbricanti di
armi come l'inverno ai fabbricanti di cappotti.
* Hollywood
La realta' imita il cinema: tutto esplode, i bambini trovano missiletti come
quelli del film "Atlantis" dentro il loro happy meal di McDonald's, e ogni
volta e' piu' difficile distinguere il sangue dal ketchup. Ora il Pentagono
ha scritturato alcuni sceneggiatori e esperti di effetti speciali perche'
contribuiscano a prevedere i prossimi obiettivi terroristi, immaginando
anche la maniera di difendersi. Secondo "Variety", tra gli ingaggiati c'e'
lo sceneggiatore di "Die hard".
* Guardaroba
In una delle sue immagini piu' diffuse, il "duro a morire" Osama bin Laden
porta il turbante ma indossa il giaccone di fatica dell'esercito degli Stati
Uniti e al suo polso scintilla un cronografo Timex, made in Usa. Lui stesso
e' made in Usa, come la maggior parte dei fondamentalisti islamici che la
Cia ha reclutato e armato, in quaranta paesi diversi, contro il comunismo
ateo in Afghanistan. Quando gli Stati Uniti celebrarono la vittoria in
quella guerra, la presidente del Pakistan Benazir Bhutto avverti'
inutilmente Bush senior: "Avete creato un mostro, come il dottor
Frankenstein". Ed e' stato provato, una volta di piu', che i corvi strappano
gli occhi a chi li alleva. Pero' lo sponsor continua a utilizzarli. Adesso i
fanatici servono da alibi di ferro per muovere guerra a chi gli pare e come
gli pare, per consolidare il proprio dominio universale. E anche per fornire
spiegazioni indiscutibili. Durante il mese di settembre le imprese
statunitensi hanno messo in mezzo alla strada duecentomila lavoratori:
"Chiamiamolo il conto di bin Laden", ha sentenziato la ministra del lavoro
Elaine Chao. Un paio di settimane prima che le torri crollassero, stava
crollando l'economia mondiale e l'"Economist" consigliava ai suoi lettori:
"Procuratevi un paracadute". Dopo che e' successo cio' che e' successo, chi
non si fosse procurato un paracadute puo' se non altro trovare un colpevole
fatto su misura.
* Panico
L'umanita' intera sta avvertendo i sintomi dell'attacco dell'antrace:
febbriciattole, mal di testa, quella macchia sulla pelle che sembra un
livido... Abbiamo tutti paura di aprire la posta, e non perche' contenga
qualche impagabile cartella delle tasse o bolletta della luce, o la fatale
notizia che ci dispiace comunicarle che abbiamo deciso di prescindere dai
suoi servizi. I militari in Ucraina stavano in esercitazione quando un
missile Sa-5 ha abbattuto un volo civile e ucciso 78 persone. E' stato un
errore o i missili sono cosi' intelligenti da sapere che ormai i voli civili
sono armi nemiche? E adesso, i missili intelligenti attaccheranno gli uffici
postali?
* Armi
Una portaerei statunitense, la Nimitz, ha sostato un giorno in acque
uruguayane. La cosa mi ha molto preoccupato, perche' nel mio quartiere c'e'
un palazzo che ha tutto l'aspetto di una moschea, e con questi missili
intelligenti non si sa mai. Fortunatamente non e' successo nulla, o quasi
nulla. Un certo numero di politici uruguayani sono stati invitati a visitare
la portaerei, mortale citta' galleggiante, e quasi s'ammazzano: l'aereo che
li portava e' atterrato malamente ed e' rimasto con un'ala nell'acqua.
Grazie a questa visita, abbiamo appreso che questa portaerei e' costata
4.500 milioni di dollari. Secondo i calcoli dell'Unicef e delle Nazioni
Unite, con tre portaerei come la Nimitz si potrebbero rifornire di cibo e
medicine per un anno tutti i bambini affamati e ammalati del mondo, che
stanno morendo a un ritmo di trentaseimila al giorno.
* Manodopera
Il terrorismo islamico non e' l'unico a possedere agenti "in sonno". Ce li
ha anche il terrorismo di stato. Uno dei protagonisti dei Piano Condor negli
anni delle dittature militari in Sudamerica, il colonnello uruguayano Manuel
Cordero, ha dichiarato che la guerra sporca "e' l'unica maniera" di
combattere il terrorismo, e che sono necessari sequestri, torture, omicidi e
desaparecidos. Il colonnello ha esperienza, e si offre come manodopera. Dice
di aver sentito i discorsi del presidente Bush, e che la terza guerra
mondiale che sta annunciando sara' cosi'. Disgraziatamente, ha sentito bene.
* Precedenti
Come il colonnello, anche l'ambasciatore e' uno d'esperienza. John
Negroponte, rappresentante statunitense all'Onu, minaccia di portare la
guerra "in altri paesi" e sa quello che dice. Qualche anno fa, porto' la
guerra in Centroamerica. Negroponte e' stato il padrino del terrorismo dei
contras in Nicaragua e dei paramilitari in Honduras. Reagan, allora
presidente, sosteneva le stesse cose che oggi sostengono il presidente Bush
e il suo nemico bin Laden: vale tutto.
* Vittime
Questa nuova guerra si fa contro la dittatura talebana o contro il popolo
che la soffre? Quanti civili saranno assassinati dai bombardamenti? Quattro
afghani che lavoravano per le Nazioni Unite sono stati i primi "danni
collaterali" di cui si e' avuta notizia. Un autentico simbolo: si dedicavano
a dissotterrare mine. L'Afghanistan e' il paese piu' minato del mondo. Sotto
il suolo ci sono dieci milioni di mine pronte per uccidere o mutilare chi le
calpesta. Molte sono state installate dai russi durante l'invasione, e molte
sono state installate contro i russi, gentile donazione del governo degli
Stati Uniti ai guerrieri di Allah. L'Afghanistan non ha mai accettato
l'accordo internazionale che proibisce le mine antipersona. Gli Stati Uniti
nemmeno. E ora carovane di fuggiaschi cercano di scappare, a piedi o a dorso
d'asino, dai missili che piovono dal cielo e dalle mine che esplodono a
terra.
* Strappo
Rigoberta Menchu', figlia del popolo maya che e' un popolo di tessitori,
avverte che "la speranza e' appesa a un filo". Ed e' cosi': un filo. Nel
manicomio globale, tra un signore che si crede Maometto e un altro che si
crede Buffalo Bill, tra il terrorismo degli attentati e il terrorismo della
guerra, la violenza lo sta strappando.

4. MAESTRE. SIMONE WEIL: L'UGUAGLIANZA
[Da Simone Weil, La prima radice, Leonardo, Milano 1996, p. 25]
L'uguaglianza e' un bisogno vitale dell'anima umana. Consiste nel
riconoscimento pubblico, generale, effettivo, espresso realmente dalle
istituzioni e dai costumi, che a ogni essere umano e' dovuta la stessa
quantita' di rispetto e di riguardo perche' il rispetto e' dovuto all'essere
umano in quanto tale e non conosce gradi.

5. RIFLESSIONE. LUIGI LOMBARDI VALLAURI: LA GUERRA NON E' UN DIRITTO
[L'autore e' professore ordinario di filosofia del diritto all'Universita'
di Firenze, e gia' presidente della Societa' italiana di filosofia giuridica
e politica. Questo intervento e' apparso sul quotidiano "Il manifesto" del
17 ottobre]
Il terrorismo puo' essere definito in molti modi. Uno e': uccisione
indiscriminata di civili inermi per motivi in senso lato "politici".Se
accettiamo questa definizione, dobbiamo anche accettare le sue conseguenze
logicamente necessarie. La guerra, guardata non simbolicamente, e' comunque
sempre una brutale carneficina, un atto volontario di cannibalismo
intraspecifico collettivo.
Ma quando mira a colpire con operazioni di sterminio, direttamente, le
popolazioni civili, la guerra e' un crimine contro l'umanita' della stessa
natura del terrorismo, solo molto piu' in grande: basta confrontare i numeri
delle vittime dei bombardamenti convenzionali e atomici dell'ultima guerra
mondiale ai numeri delle vittime degli attentati terroristici.
Una guerra, internazionale o "interna", che preveda operazioni tali da
colpire massicciamente le popolazioni inermi sta al terrorismo come la
grande industria all'artigianato: e' terrorismo su scala industriale. Anche
la guerra militarmente corretta (eserciti contro eserciti, corpi speciali
contro corpi speciali) e' comunque orrenda per violenza e crudelta'
reciproca dell'uomo sull'uomo. La guerra che produce sterminio indiretto,
"collaterale", delle popolazioni civili attraverso la denutrizione, le
epidemie, gli stenti e' anch'essa un crimine contro l'umanita' della stessa
natura del terrorismo. Nessuna catastrofe naturale e' orribile come la
guerra, carneficina non subita incolpevolmente, ma organizzata
volontariamente dall'uomo.
Sul piano giuridico la guerra e' ormai ripudiata, come strumento di offesa e
di risoluzione di controversie tra stati, dai testi piu' alti del diritto
positivo nazionale e internazionale, per esempio dalla Costituzione italiana
(art. 11) e del Patto Onu sui diritti civili e politici, che pone un solo
limite invalicabile alla liberta' di manifestazione del pensiero: "Qualsiasi
propaganda a favore della guerra deve essere vietata dalla legge. Qualsiasi
appello all'odio nazionale, razziale o religioso che costituisca incitamento
alla discriminazione, all'ostilita' o alla violenza deve essere vietato
dalla legge" (art. 20).
Queste condanne etiche e giuridiche forse non escludono, in emergenze
assolutamente estreme, l'ipotesi teorica della cosiddetta "guerra giusta".
Ma e' un'ipotesi astratta e comunque da ricondurre sempre e soltanto al
concetto di legittima difesa, dove legittima significa: a) non attendibile
con nessun altro mezzo; b) proporzionata, cioe' tale che il bene
"sperabilmente" ottenuto con la guerra (in termini di vite salvate,
prosperita', liberta') sia almeno pari al male prodotto con i massacri e le
distruzioni della guerra stessa. Una guerra che abbia questi due requisiti
e' oggi praticamente impensabile: l'inesistenza di ogni alternativa alla
guerra e' smentita dall'esistenza stessa delle Nazioni unite e del piu'
evoluto diritto internazionale, mentre il calcolo delle proporzionalita' e'
reso come minimo avventato dall'imprevedibilita' delle conseguenze a
medio-lungo termine di attacchi bellici coinvolgenti gli interessi e le
credenze di vastissimi insiemi umani.
La contromisura legittima e proporzionata a un attacco terroristico non puo'
quindi essere una guerra. Resta, nell'emergenza e in mancanza di strategie
culturali e spirituali piu' profonde, il ricorso al diritto penale.
Una costante tra le piu' universali dell'incivilimento umano e' il passaggio
dalla vendetta privata al giudizio emanato da un terzo imparziale, in un
processo che garantisca pari diritti all'accusa e alla difesa, fondato su
norme comunemente riconosciute e su fatti accertati col massimo rigore,
volto a colpire solo i diretti responsabili dell'atto criminoso e non i loro
prossimi per appartenenza familiare, etnica, nazionale.
Che al giudizio segua una pena, cioe' un'inflizione di sofferenza o danno al
colpevole, e' gia' piu' discutibile: piu' che un vero successo etico sembra
una necessita' in termini di prevenzione attraverso la paura, di
riaffermazione violenta della regola, di tutela dell'ordine pubblico. Il
solo vero successo etico e' il cambiamento della mente del criminale e se
mai, a monte, la rimozione degli eventuali fattori criminogeni.
Ma il giudizio processualmente corretto di un terzo imparziale sembra
davvero indispensabile.
Le stragi terroristiche di New York e Washington sono, anzitutto, reati di
gravita' estrema. La competenza a perseguire e giudicare, in mancanza di
autori materiali sopravvissuti, i complici e i mandanti, spetta agli Stati
Uniti, nel cui territorio le stragi sono avvenute. Se gli organi inquirenti
e giudiziari degli Stati Uniti si sottraessero a questo compito, verrebbero
meno a un loro preciso dovere verso il loro paese e verso la comunita'
internazionale.
Tuttavia gli attentati hanno, rispetto ai reati comuni, alcune
caratteristiche anomale. Essi sembrano aver voluto colpire non tanto le
singole vittime, quanto gli Stati Uniti come potenza colpevole di asseriti
soprusi sul piano della politica internazionale. Sotto questo profilo - e
solo sotto questo profilo - gli Stati Uniti possono essere percepiti, oltre
che come giudici naturali di un reato comune, anche come parte in causa.
Ora, e' principio universale del diritto che nessuno dovrebbe essere giudice
in causa propria.
La mia proposta e' quindi che gli Stati Uniti aggiungano, al lavoro doveroso
per l'individuazione dei colpevoli, un impegno deciso a favorire la
costituzione di un tribunale internazionale imparziale, davanti al quale
l'accusa e la difesa si svolgano con la pubblicita' e le garanzie di un
regolare processo penale. Spetta all'ingegneria internazional-penalistica
precisare nei dettagli le vie tecnicamente percorribili. Una gia'
attualmente aperta e' quella di costituire un tribunale internazionale ad
hoc del tipo di quelli per la ex Jugoslavia o per il Ruanda o per il caso
Lockerbie. Il mandato dovrebbe essere conferito dal Consiglio di sicurezza
delle Nazioni Unite, o meglio ancora - tempi permettendo - dall'Assemblea
generale.
Ma c'e' qualcosa di piu' ambizioso, di piu' grande, che andrebbe fatto in
parallelo. Gli Stati Uniti dovrebbero far cadere la loro tenace avversione
alla Corte penale internazionale, il cui statuto e' stato approvato (non da
loro) a Roma il 17 luglio 1998. La Corte e' prevista come istituzione
permanente, dotata di giurisdizione sulle persone per i piu' gravi crimini
di rilevanza internazionale. Lo statuto e' stato sottoscritto dalla
maggioranza dei paesi membri delle Nazioni Unite, ma entrera' in vigore solo
una volta raggiunte le sessanta ratifiche. Gli Stati Uniti
potrebbero/dovrebbero recuperare il tempo perduto, sottoscrivendo e
ratificando lo statuto il piu' rapidamente possibile. La loro ratifica
trascinerebbe con se' quella di molti altri stati, oggi trattenuti dal
timore reverenziale nei confronti del maggiore avversario occidentale della
Corte.
Compiere questo passo, certamente assai costoso in termini di orgoglio o
puntiglio nazionale, metterebbe gli Stati Uniti, di fronte a tutti i paesi
del mondo, in una luce morale altissima, favorendo in misura considerevole
(anche se certo non sufficiente, nel perdurare di tante terribili violazioni
dei diritti umani, di tante laceranti disuguaglianze economiche e ostilita'
culturali) la causa suprema della pace.

6. LE LETTERE NON SPEDITE DI ALARICO GNAULINO: UNA LETTERA APERTA MANCATA
Avrei voluto inviare anch'io una lettera aperta al Presidente del
Granducato.
Avrei voluto scrivere al capo dello Stato che il diritto internazionale e la
Costituzione granducale proibiscono la guerra in corso e la partecipazione
del nostro paese ad essa. Avrei voluto chiedergli di impedire che governo e
parlamento fossero cosi' stolti e irresponsabili da trascinare il Granducato
del Belpaese in questo crimine e questa follia.
Ma il Presidente del Granducato ha preferito tradire la Costituzione cui
aveva giurato fedelta', di cui doveva essere il supremo garante; ha commesso
quello che in linguaggio tecnico si dovrebbe definire alto tradimento; e si
e' fatto complice di una guerra illegale e criminale, stragista e
terrorista.
Come faccio a scrivergli?

7. MATERIALI. UNA POSSIBILE BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE SULLA NONVIOLENZA
[Riproponiamo questa bibliografia essenziale - stesa alcuni mesi fa su
richiesta di un amico - in venti note recanti una manciata di libri
fondamentali sulla nonviolenza (tra molti, molti altri)]
1. Mohandas Gandhi, Teoria e pratica della nonviolenza, Einaudi, Torino.
Profilo di Mohandas Gandhi: è il fondatore della nonviolenza. Nato a
Portbandar in India nel 1869, studi legali a Londra, avvocato, nel 1893 in
Sud Africa, qui divenne il leader della lotta contro la discriminazione
degli immigrati indiani ed elaborò le tecniche della nonviolenza. Nel 1915
tornò in India e divenne uno dei leader del Partito del Congresso che si
batteva per la liberazione dal colonialismo britannico. Guidò grandi lotte
politiche e sociali affinando sempre più la teoria-prassi nonviolenta e
sviluppando precise proposte di organizzazione economica e sociale in
direzione solidale ed egualitaria. Fu assassinato il 30 gennaio del 1948.
Sono tanti i meriti ed è tale la grandezza di quest'uomo che una volta di
più occorre ricordare che non va  mitizzato, e che quindi non vanno
occultati limiti, contraddizioni, ed alcuni aspetti negativi -che pure vi
sono- della sua figura, della sua riflessione, della sua opera.
Opere di Mohandas Gandhi:  essendo Gandhi un organizzatore, un giornalista,
un politico, un avvocato, un uomo d'azione, oltre che una natura
profondamente religiosa, i suoi scritti devono sempre essere
contestualizzati per non fraintenderli; Gandhi considerava la sua
riflessione in continuo sviluppo, e alla sua autobiografia diede
significativamente il titolo Storia dei miei esperimenti con la verità. In
italiano l'antologia migliore è Teoria e pratica della nonviolenza, Einaudi;
si vedano anche: La forza della verità, vol. I, Sonda, Torino-Milano 1991;
Villaggio e autonomia, LEF; l'autobiografia tradotta col titolo La mia vita
per la libertà, Newton Compton; La resistenza nonviolenta, Newton Compton;
Civiltà occidentale e rinascita dell'India, Movimento Nonviolento; La cura
della natura, LEF. Altri volumi sono stati pubblicati da Comunità: la nota e
discutibile raccolta di frammenti Antiche come le montagne; da Sellerio:
Tempio di verità; da Newton Compton: e tra essi segnaliamo particolarmente
Il mio credo, il mio pensiero, e La voce della verità. Altri volumi ancora
sono stati pubblicati dagli stessi e da altri editori. I materiali della
drammatica polemica tra Gandhi, Martin Buber e Judah L. Magnes sono stati
pubblicati sotto il titolo complessivo Devono gli ebrei farsi massacrare?,
in "Micromega" n. 2 del 1991.
Opere su Mohandas Gandhi: tra le biografie cfr. B. R. Nanda, Gandhi il
mahatma, Mondadori; il recente accurato lavoro di Judith M. Brown, Gandhi,
Il Mulino; il recentissimo libro di Yogesh Chadha, Gandhi, Mondadori. Tra
gli studi cfr. Johan Galtung, Gandhi oggi, Edizioni Gruppo Abele; Icilio
Vecchiotti, Che cosa ha veramente detto Gandhi, Ubaldini; ed i volumi di
Gianni Sofri: Gandhi e Tolstoj, Il Mulino (in collaborazione con Pier Cesare
Bori); Gandhi in Italia, Il Mulino; Gandhi e l'India, Giunti. Una importante
testimonianza è quella di Vinoba, Gandhi, la via del maestro, Paoline. Per
la bibliografia cfr. anche Gabriele Rossi (a cura di), Mahatma Gandhi;
materiali esistenti nelle biblioteche di Bologna, Comune di Bologna. Altri
libri utili disponibili in italiano sono quelli di Lanza del Vasto, William
L. Shirer, Ignatius Jesudasan, George Woodcock, Giorgio Borsa, Enrica
Collotti Pischel, Louis Fischer. Un'agile introduzione è quella di Ernesto
Balducci, Gandhi, ECP. Una interessante sintesi è quella di Giulio Girardi,
Riscoprire Gandhi, Anterem, Roma.
*
2. Aldo Capitini, Scritti sulla nonviolenza, Protagon, Perugia; e Il
messaggio di Aldo Capitini, Lacaita, Manduria.
Profilo di Aldo Capitini: è nato a Perugia nel 1899, antifascista e
perseguitato, docente universitario, infaticabile promotore di iniziative
per la nonviolenza e la pace. E' morto a Perugia nel 1968. E' stato il più
grande pensatore ed operatore della nonviolenza in Italia.
Opere di Aldo Capitini: la miglior antologia degli scritti è (a cura di
Giovanni Cacioppo e vari collaboratori), Il messaggio di Aldo Capitini,
Lacaita, Manduria 1977; recentemente è stato ripubblicato il saggio Le
tecniche della nonviolenza, Linea d'ombra, Milano 1989; una raccolta di
scritti autobiografici, Opposizione e liberazione, Linea d'ombra, Milano
1991; e gli scritti sul Liberalsocialismo, Edizioni e/o, Roma 1996. Presso
la redazione di "Azione nonviolenta" sono disponibili e possono essere
richiesti vari volumi ed opuscoli di Capitini non più reperibili in libreria
(tra cui i fondamentali Elementi di un'esperienza religiosa, 1937, e Il
potere di tutti, 1969). Negli anni '90 è iniziata la pubblicazione di una
edizione di opere scelte; sono fin qui apparsi un volume di Scritti sulla
nonviolenza, e un volume di Scritti filosofici e religiosi.
Opere su Aldo Capitini: oltre alle introduzioni alle singole sezioni del
sopra citato Il messaggio di Aldo Capitini, tra le pubblicazioni recenti si
veda: Giacomo Zanga, Aldo Capitini, Bresci, Torino 1988; Fabrizio Truini,
Aldo Capitini, ECP, S. Domenico di Fiesole 1989; Tiziana Pironi, La
pedagogia del nuovo di Aldo Capitini. Tra religione ed etica laica, Clueb,
Bologna 1991; Rocco Altieri, La rivoluzione nonviolenta. Per una biografia
intellettuale di Aldo Capitini, BFS, Pisa 1998; Antonio Vigilante, La realtà
liberata. Escatologia e nonviolenza in Capitini, Edizioni del Rosone, Foggia
1999. E' utile anche la lettura dei due libri seguenti: AA. VV., Marxismo e
nonviolenza, Lanterna, Genova 1977, e AA. VV., Nonviolenza e marxismo,
Libreria Feltrinelli, Milano 1981.
*
3. Danilo Dolci, Esperienze e riflessioni, Laterza, Bari; e Creatura di
creature, Feltrinelli, Milano.
Profilo di Danilo Dolci: è nato a Sesana (Trieste) nel 1924, arrestato a
Genova nel '43 dai nazifascisti riesce a fuggire; nel '50 partecipa all'
esperienza di Nomadelfia a Fossoli; dal '52 si trasferisce nella Sicilia
occidentale (Trappeto, Partinico) in cui promuove indimenticabili lotte
nonviolente contro la mafia e il sottosviluppo, per i diritti, il lavoro e
la dignità. Subisce persecuzioni e processi. Sociologo, educatore, è tra le
figure di massimo rilievo della nonviolenza nel mondo. E' scomparso sul
finire del 1997.
Opere di Danilo Dolci: una antologia degli scritti di intervento e di
analisi è Esperienze e riflessioni, Laterza, Bari 1974; tra i libri di
poesia: Creatura di creature, Feltrinelli, Milano 1979; tra i libri di
riflessione più recenti: Dal trasmettere al comunicare, Sonda, Torino 1988;
La struttura maieutica e l'evolverci, La Nuova Italia, Firenze 1996.
Opere su Danilo Dolci: Giuseppe Fontanelli, Dolci, La Nuova Italia, Firenze
1984; Adriana Chemello, La parola maieutica, Vallecchi, Firenze 1988 (sull'
opera poetica di Dolci); Antonino Mangano, Danilo Dolci educatore, ECP, S.
Domenico di Fiesole 1992; Giuseppe Barone, La forza della nonviolenza.
Bibliografia e profilo critico di Danilo Dolci, Libreria Dante & Descartes,
Napoli 2000.
*
4. Gene Sharp, Politica dell'azione nonviolenta, Edizioni Gruppo Abele,
Torino, 3 volumi.
Profilo di Gene Sharp: è nato nell'Ohio (USA) nel 1928. Ha insegnato in
diverse università e dirige istituti e programmi di ricerca per le
alternative nonviolente nei conflitti e nella difesa.
Opere di Gene Sharp: Politica dell'azione nonviolenta, Edizioni Gruppo
Abele, Torino 1985-1997; quest'opera in tre volumi è un testo di riferimento
fondamentale per chiunque operi in situazioni di conflitto e intenda
adottare le tecniche della nonviolenza o promuovere la teoria-prassi
nonviolenta. Di Sharp in italiano è disponibile anche Verso un'Europa
inconquistabile, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1989.
*
5. Giuliano Pontara, La personalita' nonviolenta, Edizioni Gruppo Abele,
Torino; e Etica e generazioni future, Laterza, Roma-Bari.
Profilo di Giuliano Pontara: nato a Cles (Trento) nel 1932, vive e lavora in
Svezia dal 1953, docente di filosofia all'Università di Stoccolma e alla
IUPIP di Rovereto, è impegnato nella peace research e nei movimenti
nonviolenti.
Opere di Giuliano Pontara: Se il fine giustifichi i mezzi, Il Mulino,
Bologna 1974; Il satyagraha, Movimento Nonviolento, Perugia 1983; Filosofia
pratica, Il Saggiatore, Milano 1988; Antigone o Creonte. Etica e politica
nell'era atomica, Editori Riuniti, Roma 1990; Etica e generazioni future,
Laterza, Roma-Bari 1995; La personalità nonviolenta, Edizioni Gruppo Abele,
Torino 1996; Guerre, disobbedienza civile, nonviolenza, Edizioni Gruppo
Abele, Torino 1996; Breviario per un'etica quotidiana, Pratiche, Milano
1998. Ha curato (premettendovi un importante saggio introduttivo) l'
antologia di scritti di Gandhi, Teoria e pratica della nonviolenza, Einaudi,
Torino (nel 1996 ne è apparsa una nuova edizione in una collana economica).
*
6. Lorenzo Milani, L'obbedienza non e' piu' una virtu, LEF, Firenze (ma
anche Stampa Alternativa, Roma; e si trova anche nella rete telematica).
Profilo di Lorenzo Milani: nato a Firenze nel 1923, proveniente da una
famiglia della borghesia intellettuale, ordinato prete nel 1947. Opera
dapprima a S. Donato a Calenzano, ove realizza una scuola serale aperta a
tutti i giovani di estrazione popolare e proletaria, senza discriminazioni
politiche. Viene poi trasferito punitivamente a Barbiana nel 1954. Qui
realizza l'esperienza della sua scuola. Nel 1958 pubblica Esperienze
pastorali, di cui la gerarchia ecclesiastica ordinerà il ritiro dal
commercio. Nel 1965 scrive la lettera ai cappellani militari da cui deriverà
il processo i cui atti sono pubblicati ne L'obbedienza non è più una virtù.
Muore dopo una lunga malattia nel 1967: è appena uscita la Lettera a una
professoressa della scuola di Barbiana. L'educazione come pratica di
liberazione, la scelta di classe dalla parte degli oppressi, l'opposizione
alla guerra, la denuncia della scuola classista che discrimina i poveri:
sono alcuni dei temi su cui la lezione di don Milani resta di grande valore.
Opere di Lorenzo Milani e della scuola di Barbiana: Esperienze pastorali, L'
obbedienza non è più una virtù, Lettera a una professoressa, pubblicate
tutte presso la Libreria Editrice Fiorentina (LEF). Postume sono state
pubblicate le raccolte di Lettere di don Lorenzo Milani priore di Barbiana,
Mondadori; le Lettere alla mamma, Mondadori; e sempre delle lettere alla
madre l'edizione critica, integrale e annotata, Alla mamma - Lettere
1943-1967, Marietti. Altri testi sono apparsi sparsamente in volumi di
diversi autori. La casa editrice Stampa Alternativa ha meritoriamente
effettuato nell'ultimo decennio la ripubblicazione di vari testi milaniani
in edizioni ultraeconomiche e criticamente curate. La EMI ha appena
pubblicato, a cura di Giorgio Pecorini, lettere, appunti e carte varie
inedite di don Lorenzo Milani nel volume I care ancora.
Opere su Lorenzo Milani: sono ormai numerose; fondamentali sono: Neera
Fallaci, Vita del prete Lorenzo Milani. Dalla parte dell'ultimo, Rizzoli,
Milano 1993; Giorgio Pecorini, Don Milani! Chi era costui?, Baldini &
Castoldi, Milano 1996; Mario Lancisi (a cura di), Don Lorenzo Milani:
dibattito aperto, Borla, Roma 1979; Ernesto Balducci, L'insegnamento di don
Lorenzo Milani, Laterza, Roma-Bari 1995; Gianfranco Riccioni, La stampa e
don Milani, LEF, Firenze 1974; Antonio Schina (a cura di), Don Milani,
Centro di documentazione di Pistoia, 1993. Un repertorio bibliografico
sintetico è in Peppe Sini, Don Milani e l'educazione alla pace, CRP, Viterbo
1998. Segnaliamo anche l'interessante fascicolo monografico di "Azione
nonviolenta" del giugno 1997. Segnaliamo anche il fascicolo Don Lorenzo
Milani, maestro di libertà, supplemento a "Conquiste del lavoro", n. 50 del
1987. Tra i testi apparsi di recente: il testo su don Milani di Michele
Ranchetti nel suo libro Gli ultimi preti, ECP, S. Domenico di Fiesole 1997;
David Maria Turoldo, Il mio amico don Milani, Servitium, Sotto il Monte (BG)
1997; Liana Fiorani, Don Milani tra storia e attualità, LEF, Firenze 1997,
poi Centro don Milani, Firenze 1999; AA. VV., Rileggiamo don Lorenzo Milani
a trenta anni dalla sua morte, Comune di Rubano 1998; Centro documentazione
don Lorenzo Milani e scuola di Barbiana, Progetto Lorenzo Milani: il
maestro, Firenze 1998.
*
7. Aberto L'Abate, Addestramento alla nonviolenza, Satyagraha, Torino.
Profilo di Alberto L'Abate: nato a Brindisi nel 1931, docente universitario;
amico di Aldo Capitini, impegnato nel Movimento Nonviolento, nella Peace
Research, nell'attività di addestramento alla nonviolenza, nelle attività
della diplomazia non ufficiale per prevenire i conflitti. Ha collaborato
alle iniziative di Danilo Dolci e preso parte a numerose iniziative
nonviolente. Come ricercatore e programmatore socio-sanitario è stato anche
un esperto dell'ONU, del Consiglio d'Europa e dell'Organizzazione Mondiale
della Sanità. Ha promosso e condotto l'esperienza dell'ambasciata di pace a
Pristina, ed è impegnato nella "Campagna Kossovo per la nonviolenza e la
riconciliazione".
Opere di Alberto L'Abate: segnaliamo almeno Addestramento alla nonviolenza,
Satyagraha, Torino 1985; Consenso, conflitto e mutamento sociale, Angeli,
Milano 1990; Prevenire la guerra nel Kossovo, La Meridiana, Molfetta 1997;
Kossovo: una guerra annunciata, La Meridiana, Molfetta 1999.
*
8. Charles C. Walker, Manuale per l'azione diretta nonviolenta, Edizioni del
Movimento Nonviolento, Perugia (richiedibile, come molti altri dei libri qui
segnalati, al Movimento Nonviolento a Verona, in via Spagna 8, tel.
0458009803, e-mail: azionenonviolenta at sis.it).
Profilo di Charles C. Walker: pacifista nonviolento americano.
Opere di Charles C. Walker: Manuale per l'azione diretta nonviolenta,
Edizioni del Movimento Nonviolento, Perugia 1982.
*
9. Primo Levi, I sommersi e i salvati, Einaudi, Torino.
Profilo di Primo Levi: è nato a Torino nel 1919, e qui è tragicamente
scomparso nel 1987. Chimico, partigiano, deportato nel lager di Auschwitz,
sopravvissuto, fu per il resto della sua vita uno dei più grandi testimoni
della dignità umana ed un costante ammonitore a non dimenticare l'orrore dei
campi di sterminio. Le sue opere e la sua lezione costituiscono uno dei
punti più alti dell'impegno civile in difesa dell'uomo.
Opere di Primo Levi: fondamentali sono Se questo è un uomo, La tregua, Il
sistema periodico, La ricerca delle radici, L'altrui mestiere, I sommersi e
i salvati, tutti presso Einaudi; presso Garzanti sono state pubblicate le
poesie di Ad ora incerta; sempre presso Einaudi nel 1997 è apparso un volume
di Conversazioni e interviste. Altri libri: Storie naturali, Vizio di forma,
La chiave a stella, Lilìt, Se non ora, quando?, tutti presso Einaudi; ed Il
fabbricante di specchi, edito da "La Stampa". Ora l'intera opera di Primo
Levi (e una vastissima selezione di pagine sparse) è raccolta nei due volumi
delle Opere, Einaudi, Torino 1997, a cura di Marco Belpoliti.
Opere su Primo Levi: AA. VV., Primo Levi: il presente del passato, Angeli,
Milano 1991; AA. VV., Primo Levi: la dignità dell'uomo, Cittadella, Assisi
1994; Marco Belpoliti, Primo Levi, Bruno Mondadori, Milano 1998; Massimo
Dini, Stefano Jesurum, Primo Levi: le opere e i giorni, Rizzoli, Milano
1992; Ernesto Ferrero (a cura di), Primo Levi: un'antologia della critica,
Einaudi, Torino 1997; Giuseppe Grassano, Primo Levi, La Nuova Italia,
Firenze 1981; Gabriella Poli, Giorgio Calcagno, Echi di una voce perduta,
Mursia, Milano 1992; Claudio Toscani, Come leggere "Se questo è un uomo" di
Primo Levi, Mursia, Milano 1990; Fiora Vincenti, Invito alla lettura di
Primo Levi, Mursia, Milano 1976.
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10. Ernesto Balducci, Lodovico Grassi, La pace. Realismo di un'utopia,
Principato, Milano.
Profilo di Ernesto Balducci: è nato a Santa Fiora (in provincia di Grosseto)
nel 1922, ed è deceduto a seguito di un incidente stradale nel 1992.
Sacerdote, insegnante, scrittore, organizzatore culturale, promotore di
numerose iniziative di pace e di solidarietà. Fondatore della rivista
"Testimonianze" nel 1958 e delle Edizioni Cultura della Pace (ECP) nel 1986.
Oltre che infaticabile attivista per la pace e i diritti, è stato un
pensatore di grande vigore ed originalità, le cui riflessioni ed analisi
sono decisive per un'etica della mondialità all'altezza dei drammatici
problemi dell'ora presente.
Opere di Ernesto Balducci: segnaliamo particolarmente alcuni libri dell'
ultimo periodo: Il terzo millennio (Bompiani); La pace. Realismo di un'
utopia (Principato), in collaborazione con Lodovico Grassi; Pensieri di pace
(Cittadella); L'uomo planetario (Camunia, poi ECP); La terra del tramonto
(ECP); Montezuma scopre l'Europa (ECP). Si vedano anche l'intervista
autobiografica Il cerchio che si chiude (Marietti); la raccolta postuma di
scritti autobiografici Il sogno di una cosa (ECP); il manuale di storia
della filosofia, Storia del pensiero umano (Cremonese), ed il corso di
educazione civica Cittadini del mondo (Principato), in collaborazione con
Pierluigi Onorato.
Opere su Ernesto Balducci: cfr. i due fondamentali volumi monografici di
"Testimonianze" a lui dedicati: Ernesto Balducci, "Testimonianze" nn.
347-349, 1992; ed Ernesto Balducci e la lunga marcia dei diritti umani,
"Testimonianze" nn. 373-374, 1995. Un'ottima rassegna bibliografica
preceduta da una precisa introduzione biografica è il libro di Andrea
Cecconi, Ernesto Balducci: cinquant'anni di attività, Libreria Chiari,
Firenze 1996.
Profilo di Lodovico Grassi: nato a Firenze nel 1936, docente, giornalista e
saggista, collaboratore di Ernesto Balducci, ha fatto parte del gruppo
fondatore della rivista "Testimonianze" di cui successivamente è divenuto
direttore. Negli anni ottanta ha partecipato attivamente alla vita pubblica
concentrandosi ovviamente soprattutto nell'impegno per la pace.
Opere di Lodovico Grassi: coautore con padre Balducci di La pace. Realismo
di un'utopia, Principato; La democrazia dell'era atomica, ECP; Jacques
Maritain, ECP.
*
11. Hannah Arendt, Le origini del totalitarismo, Edizioni di Comunita',
Milano; e La banalita' del male, Feltrinelli, Milano.
Profilo di Hannah Arendt: è nata ad Hannover da famiglia ebraica nel 1906,
fu allieva di Husserl, Heidegger e Jaspers; l'ascesa del nazismo la
costringe all'esilio, dapprima è profuga in Francia, poi esule in America. E
' tra le massime pensatrici politiche del Novecento. Docente, scrittrice,
intervenne ripetutamente sulle questioni di attualità da un punto di vista
rigorosamente libertario e in difesa dei diritti umani. Morì a New York nel
1975.
Opere di Hannah Arendt: tra i suoi lavori fondamentali (quasi tutti tradotti
in italiano è spesso ristampati, per cui qui di seguito non diamo l'anno di
pubblicazione dell'edizione italiana, ma solo l'anno dell'edizione
originale) ci sono Le origini del totalitarismo (prima edizione 1951),
Comunità, Milano; Vita Activa (1958), Bompiani, Milano; Tra passato e futuro
(1961), Garzanti, Milano; La banalità del male. Eichmann a Gerusalemme
(1963), Feltrinelli, Milano; Sulla rivoluzione (1963), Comunità, Milano;
postumo e incompiuto è apparso La vita della mente (1978), Il Mulino,
Bologna. Una raccolta di brevi saggi di intervento politico è Politica e
menzogna, Sugarco, Milano, 1985. Molto interessanti i carteggi con Karl
Jaspers (Carteggio 1926-1969. Filosofia e politica, Feltrinelli, Milano
1989) e con Mary McCarthy (Tra amiche. La corrispondenza di Hannah Arendt e
Mary McCarthy 1949-1975, Sellerio, Palermo 1999).
Opere su Hannah Arendt: fondamentale è la biografia di Elisabeth
Young-Bruehl, Hannah Arendt, Bollati Boringhieri, Torino 1994; tra gli studi
critici: Laura Boella, Hannah Arendt, Feltrinelli, Milano 1995; Roberto
Esposito, L'origine della politica: Hannah Arendt o Simone Weil?, Donzelli,
Roma 1996; Paolo Flores d'Arcais, Hannah Arendt, Donzelli, Roma 1995;
Augusto Illuminati, Esercizi politici: quattro sguardi su Hannah Arendt,
Manifestolibri, Roma 1994; Friedrich G. Friedmann, Hannah Arendt, Giuntina,
Firenze 2001. Per chi legge il tedesco due piacevoli monografie
divulgative-introduttive (con ricco apparato iconografico) sono: Wolfgang
Heuer, Hannah Arendt, Rowohlt, Reinbek bei Hamburg 1987, 1999; Ingeborg
Gleichauf, Hannah Arendt, DTV, München 2000.
*
12. Hans Jonas, Il principio responsabilita', Einaudi, Torino.
Profilo di Hans Jonas: è nato a Mönchengladbach nel 1903, è stato allievo di
Heidegger e Bultmann, ed uno dei massimi specialisti dello gnosticismo. Nel
1933 si è trasferito dapprima in Inghilterra e poi in Palestina, dal 1949 ha
insegnato in diverse università nordamericane, dedicandosi a studi di
filosofia della natura e di filosofia della tecnica. E' uno dei punti di
riferimento del dibattito bioetico. Al suo "principio responsabilità" si
ispirano riflessioni e pratiche ecopacifiste, della solidarietà, dell'etica
contemporanea. E' scomparso nel 1993.
Opere di Hans Jonas: sono fondamentali Il principio responsabilità, Einaudi,
Torino 1993; la raccolta di saggi filosofici Dalla fede antica all'uomo
tecnologico, Il Mulino, Bologna 1994; Tecnica, medicina ed etica, Einaudi,
Torino 1997; Organismo e libertà, Einaudi, Torino 1999; una raccolta di tre
brevi saggi di autobiografia intellettuale è Scienza come esperienza
personale, Morcelliana, Brescia 1992. Si vedano anche Il concetto di Dio
dopo Auschwitz, Il melangolo, Genova 1995, e La filosofia alle soglie del
Duemila, Il melangolo, Genova 1994; cfr. anche Lo gnosticismo, Sei, Torino
1995. Un utile libro di interviste e conversazioni è Sull'orlo dell'abisso,
Einaudi, Torino 2000.
Opere su Hans Jonas: si veda la parte su Jonas in AA. VV., Etiche della
mondialità, Cittadella, Assisi 1996, e la bibliografia critica lì segnalata.
Per un profilo sintetico ed una ampia nota bibliografica, cfr. anche
Giovanni Fornero, Jonas: la responsabilità verso le generazioni future,
nella Storia della filosofia fondata da Nicola Abbagnano, volume decimo,
Tea, Milano 1996.
*
13. Guenther Anders, Tesi sull'eta' atomica, Centro di ricerca per la pace,
Viterbo (e' uno scrittto breve e denso, con un motore di ricerca si trova il
testo integrale nella rete telematica).
Profilo di Günther Anders: (pseudonimo di Günther Stern, "anders" significa
"altro" e fu lo pseudonimo assunto quando le riviste su cui scriveva gli
chiesero di non comparire col suo vero cognome) è nato a Breslavia nel 1902,
fu allievo di Husserl e si laureò in filosofia nel 1925. Costretto all'
esilio dall'avvento del nazismo, trasferitosi negli Stati Uniti d'America,
visse di disparati mestieri. Tornato in Europa nel 1950, si stabilì a
Vienna. E' scomparso nel 1992. Strenuamente impegnato contro la violenza del
potere e particolarmente contro il riarmo atomico, è uno dei maggiori
filosofi contemporanei.
Opere di Günther Anders: Essere o non essere, Einaudi, poi Linea d'ombra; La
coscienza al bando - Il pilota di Hiroshima, Einaudi, poi Linea d'ombra; L'
uomo è antiquato, vol. I edito dal Saggiatore, vol. II edito da Bollati
Boringhieri; Discorso sulle tre guerre mondiali, Linea d'ombra; Opinioni di
un eretico, Theoria; Noi figli di Eichmann, Giuntina; Stato di necessità e
legittima difesa, ECP. Si vedano inoltre: Kafka. Pro e contro, Corbo; Uomo
senza mondo, Spazio Libri; Patologia della libertà, Palomar. In rivista
testi di Anders sono stati pubblicati negli ultimi anni su "Comunità",
"Linea d'ombra", "Micromega". Le Tesi sull'età atomica (già apparse in
appendice ad Essere o non essere) sono state anche pubblicate in opuscolo a
cura del «Centro di ricerca per la pace» di Viterbo.
*
14. Virginia Woolf, Le tre ghinee, disponibile presso vari editori
(sicuramente Einaudi e Feltrinelli).
Profilo di Virginia Woolf: scrittrice tra le più grandi del Novecento,
nacque a Londra nel 1882, promotrice di esperienze culturali ed editoriali
di grande rilievo, oltre alle sue opere letterarie scrisse saggi di cui
alcuni fondamentali per una cultura della pace. Morì suicida nel 1941.
Opere di Virginia Woolf: le sue opere sono state tradotte da vari editori,
un'edizione di Tutti i romanzi  (in due volumi, comprendenti La crociera,
Notte e giorno, La camera di Jacob, La signora Dalloway, Gita al faro,
Orlando, Le onde, Gli anni, Tra un atto e l'altro) è stata recentemente
pubblicata in una collana ultraeconomica dalla Newton Compton di Roma. Tra i
saggi due sono particolarmente importanti per una cultura della pace: Una
stanza tutta per sé, Newton Compton, Roma 1993; Le tre ghinee, Feltrinelli,
Milano 1987.
Opere su Virginia Woolf: Quentin Bell, Virginia Woolf, Garzanti, Milano
1974; Mirella Manconi Billi, Virginia Woolf, La Nuova Italia, Firenze 1975;
Paola Zaccaria, Virginia Woolf, Dedalo, Bari 1980. segnaliamo anche le
pagine di Erich Auerbach, «Il calzerotto marrone», in Mimesis, Einaudi,
Torino 1977.
*
15. Francesco Gesualdi, Manuale per un consumo responsabile, Feltrinelli,
Milano.
Profilo di Francesco Gesualdi: nato nel 1949, allievo della scuola di
Barbiana (è il Francuccio di don Milani), tra altre rilevanti esperienze ha
trascorso due anni in Bangladesh per un servizio di volontariato, è uno
degli animatori del "Centro nuovo modello di sviluppo" di Vecchiano, che
affronta con rigore ed efficacia i temi del disagio economico, sociale,
fisico, psichico e ambientale sia a livello locale che internazionale, con
particolar attenzione al Sud del mondo. Il Centro ha promosso e sta portando
avanti importanti campagne per i diritti umani. E' tra i promotori della
Rete di Lilliput.
Opere di Francesco Gesualdi e del Centro nuovo modello di sviluppo:
Signornò, Guaraldi; Economia: conoscere per scegliere, LEF; Energia
nucleare: cos'è e i rischi a cui ci espone, Movimento Nonviolento; (con José
Luis Corzo Toral), Don Milani nella scrittura collettiva, EGA; Manuale per
un consumo responsabile, Feltrinelli. Le pubblicazioni del Centro sono:
Boycott, Macroedizioni; Lettera ad un consumatore del Nord; Nord/Sud.
Predatori, predati e opportunisti; Sulla pelle dei bambini; Geografia del
supermercato mondiale; Guida al consumo critico; Sud/Nord. Nuove alleanze
per la dignità del lavoro; Ai figli del pianeta; tutti presso l'Emi.
Indirizzi utili: Centro nuovo modello di sviluppo, via della Barra 32, 56019
Vecchiano (PI); tel. 050/826354, fax: 050/827165, in rete:
http://www.citinv.it/org./CNMS; e-mail: coord at cnms.it
*
16. Vandana Shiva, Sopravvivere alla sviluppo, Isedi, Torino; e Monocolture
della mente, Bollati Boringheri, Torino.
Profilo di Vandana Shiva: scienziata e filosofa indiana, direttrice di
importanti istituti di ricerca e docente nelle istituzioni universitarie
delle Nazioni Unite, impegnata non solo come studiosa ma anche come
militante nella difesa dell'ambiente e delle culture native, è oggi tra i
principali punti di riferimento dei movimenti ecologisti, femministi, di
liberazione dei popoli, di opposizione a modelli di sviluppo oppressivi e
distruttivi, e di denuncia di operazioni e programmi scientifico-industriali
dagli esiti pericolosissimi.
Opere di Vandana Shiva: Sopravvivere allo sviluppo, Isedi, Torino 1990;
Monocolture della mente, Bollati Boringhieri, Torino 1995; Biopirateria,
Cuen 1999.
*
17. Enrico Peyretti, Difesa senza guerra. Bibliografia storica delle lotte
nonarmate  e nonviolente, in "La nonviolenza e' in cammino", n. 145 del 10
marzo 2001.
Profilo di Enrico Peyretti: una delle più prestigiose figure della cultura
della pace, animatore di iniziative di pace e per la nonviolenza. Scrive sul
mensile "Il foglio" di Torino, sul quindicinale "Rocca" di Assisi, sul
mensile "Azione nonviolenta".
Opere di Enrico Peyretti: (a cura di), Al di là del "non uccidere", Cens,
Liscate 1989; Dall'albero dei giorni, Servitium, Sotto il Monte 1998; La
politica è pace, Cittadella, Assisi 1998; Per perdere la guerra, Beppe
Grande, Torino 1999. E' diffusa attraverso la rete telematica Difesa senza
guerra. Bibliografia storica delle lotte nonarmate  e nonviolente.
*
18. Paulo Freire, La pedagogia degli oppressi, Mondadori, Milano; e L'
educazione come pratica della libertà, Mondadori, Milano.
Profilo di Paulo Freire: E' nato a Recife (Brasile) nel 1921. Nel 1961 ha
fondato il Movimento di cultura popolare, cominciando ad elaborare ed
applicare il metodo di alfabetizzazione legato al suo nome. Nel 1964 dopo il
colpo di stato militare è imprigionato. Successivamente è costretto all'
esilio. Tra i massimi esperti di problematiche educative (con particolar
riferimento al Sud del mondo), ha continuato la ricerca e l'attività di
alfabetizzazione in varie parti del pianeta. E' deceduto nel 1997.
Opere di Paulo Freire: La pedagogia degli oppressi, Mondadori, Milano 1980;
L'educazione come pratica della libertà, Mondadori, Milano 1977; Pedagogia
in cammino, Mondadori, Milano 1979. Cfr. anche il libro-intervista a cura di
Edson Passetti, Conversazioni con Paulo Freire, Elèuthera, Milano 1996.
Opere su Paulo Freire: Moacir Gadotti, Leggendo Paulo Freire, Sei, Torino
1995; Leandro Rossi, Paulo Freire profeta di liberazione, Edizioni
Qualevita, Torre dei Nolfi 1998; ovviamente di Freire si occupano pressoché
tutti i manuali recenti di teoria e storia della pedagogia contemporanea.
Per un rapido avvio alla conoscenza cfr. anche Stefano Del Grande (a cura
di), Memorabilia: Paulo Freire, fascicolo monografico del "Notiziario CDP"
n. 161, gennaio-febbraio 1999, Centro di documentazione di Pistoia.
*
19. AA. VV., La Rete di Lilliput. Alleanze, obiettivi, strategie, EMI,
Bologna.
*
20. E ancora: non abbiamo indicato libri importanti di Franco Basaglia, di
Elias Canetti, di Tonino Drago, di Ivan Illich, di Martin Luther King, di
Alexander Langer, di Giuseppe Giovanni Lanza del Vasto, di Emmanuel Levinas,
di Jean Marie Muller, di Nanni Salio, di Giovanni Scotto, di Lev Tolstoj, di
David Maria Turoldo, di Simone Weil, di Alessandro Zanotelli, eccetera
eccetera.

8. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

9. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: http://www.nonviolenti.org ;
per contatti, la e-mail è: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
http://www.peacelink.it/users/mir . Per contatti: lucben at libero.it ;
angelaebeppe at libero.it ; mir at peacelink.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: http://www.peacelink.it . Per
contatti: info at peacelink.it

LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di
Viterbo a tutti gli amici della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. e fax: 0761/353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 261 del 18 ottobre 2001