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perche' la guerra e' illegale
- Subject: perche' la guerra e' illegale
- From: "Nello Margiotta" <animarg at tin.it> (by way of Carlo Gubitosa <c.gubitosa at peacelink.it>)
- Date: Mon, 15 Oct 2001 23:43:50 +0200
Michael Mandel, professore di diritto alla Osgoode Hall Law Schoool di Toronto, è specializzazo in diritto penale internazionale. (ZNET) Traduzione di Sergio De Simone Un segreto ben mantenuto circa l'attacco all'Afganistan da parte di USA e Gran Bretagna è che esso è chiaramente illegale. Viola il diritto internazionale e le parole esplicite della Carta delle Nazioni Unite. Malgrado il ripetuto richiamo al diritto di auto-difesa previsto dall'Articolo 51, la Carta semplicemente non ha valore in questo caso. L'Articolo 51 concede ad uno stato il diritto di rispondere ad un attacco in corso o imminente come misura temporanea prima che il Consiglio di Sicurezza dell'ONU possa compiere i passi necessari per ripristinare la sicurezza e la pace internazionali. Il Consiglio di Sicurezza ha già approvato due risoluzioni che condannano gli attacchi dell'11 settembre e che annunciano un complesso di misure mirate a combattere il terrorismo. Queste comprendono misure per la repressione del terrorismo internazionale e delle sue fonti di finanziamento, e per la cooperazione tra gli stati nel campo della sicurezza, delle investigazioni criminali e delle procedure legate al terrorismo. Il Consiglio di Sicurezza ha messo su un comitato per controllare il progresso nella loro applicazione e ha dato a tutti gli stati 90 giorni di tempo prima di riferire. Nessuna delle due risoluzioni si può dire autorizzi seppur minimamente l'uso della forza militare. È vero, entrambe nei loro preamboli, "affermano" in maniera astratta il diritto intrinseco all'auto-difesa, ma lo fanno "in sintonia con la Carta". Non affermano che l'azione militare contro l'Afganistan possa ricadere nell'ambito del diritto all'auto-difesa, né potrebbero. Infatti il diritto all'auto-difesa unilaterale non include la rappresaglia una volta che l'attacco si sia arrestato. Il diritto all'auto-difesa previsto dal diritto internazionale è come quello previsto dal diritto dei singoli stati: si consente l'auto-difesa quando la legge non sia accessibile, ma non si consente di arrogarsi il controllo di quest'ultima. Dal momento che gli Stati Uniti e la Gran Bretagna hanno intrapreso questo attacco senza l'autorizzazione esplicita del Consiglio di Sicurezza, quelli che morranno per sua causa saranno vittime di un crimine contro l'umanità, esattamente come le vittime dell'11 settembre. Anche al Consiglio di Sicurezza è solo permesso autorizzare l'uso della forza quando "necessario a mantenere e ripristinare la pace e la sicurezza internazionale". Ora deve essere chiaro a tutti che l'attacco militare contro l'Afganistan non ha niente a che vedere con la prevenzione del terrorismo. Anche l'Amministrazione Bush ammette che la vera guerra contro il terrorismo è una guerra a lungo termine, una combinazione di maggior sicurezza, servizi segreti ed un ripensamento delle alleanze straniere statunitensi. I critici dell'approccio di Bush hanno argomentato che qualunque battaglia contro il terrorismo efficace dovrebbe implicare la riconsiderazione del modo in cui Washington ha dato impulso alla violenza per conseguire guadagni di breve periodo, come in Afganistan quando dieci anni fa sostenne i talebani, in Iraq dove sostenne Saddam Hussein contro l'Iran, e in Iran quando sosteneva lo Shah. L'attacco sull'Afganistan ha a che fare con la vendetta ed il tentativo di mostrare quanto sanno essere duri gli Americani. Lo si sta conducendo a spese di persone che hanno un potere di controllo sul loro governo di gran lunga inferiore a quello degli sfortunati che sono morti l'11 settembre. Si tradurrà inevitabilmente nella morte di molti civili, sia a causa dei bombardamenti che dell'interruzione dell'assistenza in un paese in cui milioni sono già a rischio. Le 37 mila razioni lanciate domenica sono state una pura operazione di public relations, e così anche le dichiarazioni circa gli attacchi "chirurgici" e la negazione dell'esistenza di morti civili. Vi abbiamo assistito già prima, in Kosovo per esempio, quando si fece poi ricorso a scuse che non reggevano per giustificare gli "incidenti" che avevano ucciso civili. Per tutte le cose che si è detto siano cambiate a partire dall'11 settembre, una cosa che non è cambiata è l'indifferenza degli USA per il diritto internazionale. La sua decennale campagna di bombardamenti contro l'Iraq ed il bombardamento della Yugoslavia nel 1999 erano illegali entrambi. Gli USA non riconoscono nemmeno la giurisdizione della Corte Mondiale, essendosene ritirati quando nel 1986 essa li condannò per l'attacco al Nicaragua, per il minamento dei porti e per il finanziamento dei Contras. In quel caso, la corte respinse le pretese statunitensi di star agendo sotto l'azione dell'Articolo 51 per la difesa dei vicini nicaraguensi. Da parte sua, il Canada non fare come lo struzzo nascondendo l'illegalità di tutto questo dietro la clausola di solidarità prevista dal trattato della NATO, giacché quella clausola è espressamente subordinata alla Carta dell'ONU. Ma, si potrebbe chiedere, la legalità conta in un caso come questo? Sicuro! Senza il diritto, non c'è limite alla violenza internazionale al di là della forza, della spietatezza e della scaltrezza degli escutori. Senza la legalità internazionale garantita dal sistema dell'ONU, i popoli del mondo sono messi in disparte in questioni di interesse vitale per tutti noi. Siamo tutti messi in pericolo da ciò che potrebbe succedere. Dobbiamo insistere affinché Washington renda conto della necessità, razionalità e proporzionalità di questo attacco, alla luce del sole e di fronte alla comunità internazionale. Il bombardamento dell'Afganistan è l'equivalente legale e morale di ciò che è stato fatto agli Americani l'11 settembre. Potremmo giungere al punto di ricordare quel giorno non per la sua tragedia umana, ma come l'inizio di un tuffo a capofitto in un mondo violento, e senza legge. Nello change the world before the world changes you www.peacelink.it/tematiche/latina/latina.htm
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