La nonviolenza e' in cammino. 249



LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di
Viterbo a tutti gli amici della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. e fax: 0761/353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 249 del 5 ottobre 2001

Sommario di questo numero:
1. Operazione Colomba: la nostra esperienza, la scelta della nonviolenza
2. Gerard Lutte, tutti i massacri devono essere condannati
3. Peppe Sini: la guerra voluta dai terroristi si avvicina sempre piu'
minacciosamente. Prepariamoci a contrastarla con la nonviolenza
4. Sylvie Germain, quando il pensiero fa bancarotta
5. Chalmers Johnson, un americano pensoso e preoccupato
6. La circolare del Mir del 15 settembre
7. Benito D'Ippolito, vecchi volantini del tempo della guerra dei Balcani
8. Monica Lanfranco, Stefano Lenzi, Deborah Lucchetti, Chiara Malagoli e
Alberto Zoratti: e' sulla nonviolenza che dobbiamo riflettere
9. Letture: Laura Boella, Annarosa Buttarelli, Per amore di altro
10. Letture: Elena Soetje, La responsabilita' della vita
11. Letture: Amedeo Vigorelli, Piero Martinetti
12. Per studiare la globalizzazione: da Arnold Schoenberg a Cosimo Scordato
13. La "Carta" del Movimento Nonviolento
14. Per saperne di piu'

1. ESPERIENZE. OPERAZIONE COLOMBA: LA NOSTRA ESPERIENZA, LA SCELTA DELLA
NONVIOLENZA
[Siamo assai grati agli amici carissimi dell'Operazione Colomba per averci
messo a disposizione questo intervento di presentazione della loro
esperienza, predisposto ed utilizzato in occasione dei seminari di
riflessione svoltisi a Genova in luglio. Per contatti:
operazione.colomba at libero.it]
L'operazione Colomba nasce dalla Comunita' Papa Giovanni XXIII dall'idea di
non lasciare da sole le persone che vivono in zona di guerra. Dal desiderio
di condividere la durezza della vita delle vittime della guerra. Ogni
conflitto potenzialmente e' per noi una chiamata a partire ed andare a
vivere con i nostri fratelli in guerra. Questa, di non ritenere la nostra vi
ta piu' importante di quella di chi vive in guerra, ci sembra la cosa piu'
umana che possiamo fare, piu' che portare aiuti umanitari, anche piu' che
tentare di risolvere i conflitti.
Dal vivere quotidianamente con queste persone, dal mangiare quello che
mangiano, passare il proprio tempo insieme ai loro bambini, ai loro anziani,
nascono di volta in volta strade differenti che tentano di rispondere al
problema della guerra. Abbiamo cominciato nel 1992 e siamo stati presenti
con diverse centinaia di persone in Kossovo, in Chiapas, in Croazia, in
Albania, in Sierra Leone, a Timor est, in Cecenia ed in Congo.
Le caratteristiche del nostro intervento sono:
1) Condividere la vita dei civili in guerra.
Nelle varie zone in cui viviamo i nostri vicini di casa diventano i
profughi, le persone che vivono sul fronte, quelli che hanno le famiglie
divise dalla guerra, gli handicappati che piu' di altri subiscono la
violenza. D'altra parte ci sembra difficilissimo capire qualche cosa di un
conflitto mettendosi in una posizione di lontananza. E pensiamo che il fatto
di condividere anche le situazioni di rischio, di poverta', di pericolo di
queste persone apre delle prospettive inaspettate, di volta in volta.
E' un intervento caldo, molto vicino alle persone. Spesso per sua natura
l'intervento militare non puo' creare confidenza tra le persone, ma
purtroppo neanche l'intervento umanitario e' vicino alle persone. La gente
ci racconta: "noi vediamo queste persone che ci portano il pacchetto ma in
realta' noi vediamo il pacchetto con gli aiuti umanitari e non c'e' mai un
contatto veramente umano".
Il rischio che non vogliamo correre e' di trasferire il modo di vivere
occidentale anche in zone di conflitto.
2) E' una proposta per tutti.
Questa e' di fatto una possibilita' aperta a tutti. Partono insieme a noi
lavoratori, studenti, persone con handicap, donne, ragazzi, persone laureate
e no. Dato che le prime vittime di una guerra sono i civili, e' importante
che le persone che non hanno scelto di subire queste cose possano dire la
loro con forza e cognizione di causa.
3) E' alla portata anche di un paese povero, non solo dei G8: costa poco!
Tutta questa iniziativa che e' partita nel 1992 si e' retta con un bilancio
minore di 900 milioni in nove anni. Il nostro gruppo interviene dove c'e'
bisogno, slegato da finanziamenti, slegato dal fatto che ci siano interessi
del governo italiano. Per esempio, nell'andare a Timor est siamo potuti
arrivare prima della Folgore, perche' i militari hanno dovuto aspettare che
il governo italiano decidesse se era importante per l'immagine o per il
prestigio del nostro paese intervenire, ma per noi il solo fatto che la' le
persone stessero rischiando la vita era un motivo sufficiente.
Non ci muovono motivazioni economiche o il fatto di ricevere o meno
finanziamenti.
4) Riesce a creare rapporti di fiducia .
Ci sono tante cose che si possono fare con un fucile, ma non conquistarsi la
fiducia di una persona. Vivendo assieme alle persone nelle zone di
conflitto, si creano dei rapporti di fiducia, lentamente si guadagna la
credibilita' per fare una proposta.
Non si puo' chiedere ad una persona che ha ricevuto una violenza da parte di
un gruppo armato di perdonare, non posso chiederlo soprattutto se sono una
persona che viene da fuori, da un mondo tranquillo e lontano che non conosce
le situazioni e che non ha sofferto. Ma se io vivo con quella persona e ne
subisco in certi casi anche la poverta', la situazione di rischio, acquisto
una credibilita' che e' fondamentale per proporre un lavoro di
riconciliazione.
Ad esempio, vivendo in Croazia, abbiamo fatto un'opera di difesa della
minoranza serba nel 1995. Vivendo con queste persone abbiamo acquisito
giorno dopo giorno la credibilita' per proporre a loro e ai croati di
incontrarsi: in un primo momento si incontravano in casa nostra, una zona
neutra, in una situazione diversa da quella in cui serbi e croati potevano
solo picchiarsi o uccidersi, per cui diventava possibile ricostruire un
legame proprio perche' c'era una presenza, esterna si', ma che condivideva
la situazione ed aveva la credibilita' di fare una proposta.
5) E' una proposta nonviolenta.
In Croazia abbiamo prima fatto incontrare le famiglie divise dalla guerra,
le chiese, e, in una seconda fase, difeso la minoranza serba di Krajina. In
Chiapas siamo stati osservatori internazionali e poi facilitatori del
dialogo tra filogovernativi e zapatisti nei villaggi piu' poveri. In Kossovo
ci siamo opposti alla violenza vivendo in alcuni villaggi multietnici
contesi tra UCK e polizia federale perche' questo ci chiedeva la gente.
E sempre la nostra forza di dialogo e di incontro si e' basata sui principi
della nonvolenza.
Noi siamo un piccolo corpo di pace e vogliamo diventare un'alternativa
all'intervento militare. Noi, volontari, volontarie e obiettori di
coscienza, chiediamo con la forza e la tenacia che abbiamo visto nei poveri
che lottano con mezzi pacifici e con l'ottimismo che ci viene dall'aver
sperimentato che funziona, che e' vera, che la societa' civile scelga la
nonviolenza come mezzo per affrontare e risolvere i conflitti.

2. RIFLESSIONE. GERARD LUTTE: TUTTI I MASSACRI DEVONO ESSERE CONDANNATI
[Ringraziamo Gerard Lutte, illustre docente di psicologia ed animatore di
straordinarie iniziative di solidarieta' e liberazione (come "Las
quetzalitas", di solidarieta' con le ragazze e ragazzi di strada in
Guatemala), per questo intervento. Per contatti: gerardlutte at tin.it]
Jessica, una cara amica statunitense mi ha scritto un messaggio commovente,
pieno di dolore non solo per cio' che e' successo nel suo paese, ma per
tutta l'umanita'. Ed e' pensando a lei e ad altre studentesse e studenti che
mi scrivono e mi parlano del profondo malessere in cui vivono dall'11
settembre scorso, che continuo a mandare alle persone con cui sono in
contatto contributi che mi paiono interessanti per riflettere su cio' che
sta succedendo ora.
Molti giovani sono disorientati, confusi, a volte depressi, paralizzati
dalla paura. Il rischio e' di rimanere passivi di fronte alla guerra
imminente, condotta sotto il pretesto di difendere la democrazia e la
liberta', ma in realta contro la liberta e la democrazia.
I mezzi di comunicazione di massa tentano di farci accettare la guerra, piu'
che mai e' necessario riflettere con la propria testa in modo critico e
autonomo. Ognuna e ognuno di noi e' responsabile del proprio destino e di
quello dell'umanita', non lasciamo decidere a governanti irresponsabili ed
interessati.
Gli orrendi attentati di Manhattan, che tutti noi condanniamo con fermezza,
non possono essere il pretesto per altri attentati non meno orrendi. Nulla
puo' giustificare il terrorismo attribuito a Bin Laden (ma sara' stato lui?)
e nulla puo' giustificare altri terrorismi, quelli che si preparano oggi,
sotto la regia di Bush e la complicita' servile dei nostri governi
"democratici", e quelli perpetrati negli anni passati.
Riflettiamo: chi profitta della guerra? A chi giova la guerra? Alla
democrazia o ai fabbricanti di armi? Ai popoli, alla gente comune degli
Stati Uniti e degli altri paesi del mondo, o ai centri di potere economico e
militare che dominano il pianeta?
Come e' possibile che i servizi segreti statunitensi che sorvegliavano da
vicino Bin Laden (viene detto che che perfino le telefonate alla madre erano
ascoltate) non si siano accorti di nulla prima dell'attentato, mentre dopo
in pochissimo tempo hanno scoperto i colpevoli? E' corretto manipolare,
strumentalizzare la memoria dei morti per uccidere i viventi? Come mai
nessuno di quelli che vogliono punire i terroristi  esige di mandare
commandos per arrestare Efraim Rios Montt, ex dittatore del Guatemala, e
altri generali responsabili di un genocidio in cui sono state massacrate
200.000 persone, genocidio documentato da un'inchiesta fatta sotto l'egidio
dell'ONU? Non sara' perche' Rios Montt era appoggiato dal governo degli
Stati Uniti, corresponsabile di questo atroce massacro di massa in cui
migliaia di donne furono violentate, migliaia di bambini bruciati vivi nelle
scuole e le chiese? La "Scuola delle Americhe", in Virginia, dove erano
addestrati i militari incaricati del genocidio, non era un campo di
addestramento terroristico?
Certo queste atrocita' che sono perdurate ben trent'anni non giustificano in
alcun modo il massacro di Manhattan. Tutti i massacri devon essere
condannati, tutti i responsabili devono essere puniti.
Io non posso credere a chi condanna solo alcuni terrorismi e non tutti, a
chi piange solo una parte dei morti e non tutti.
Tutta l'umanita' e' la nostra famiglia, e la soluzione e' una cultura di
vita, di pace, di giustizia, non di morte e di oppressione.

3. UN APPELLO. PEPPE SINI: LA GUERRA VOLUTA DAI TERRORISTI SI AVVICINA
SEMPRE PIU' MINACCIOSAMENTE. PREPARIAMOCI A CONTRASTARLA CON LA NONVIOLENZA.
[Il responsabile del "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo sta
effettuando un digiuno di condivisione, meditazione e preparazione
all'azione diretta nonviolenta contro la guerra]
La guerra che i terroristi responsabili delle stragi dell'11 settembre
intendevano innescare col loro abominevole crimine si sta avvicinando sempre
piu' minacciosamente.
I potenti della terra, infrangendo il diritto internazionale, stanno facendo
proprio cio' che i terroristi volevano: si apprestano a scatenare un
conflitto bellico che produrra' nuove stragi ed alimentera' la spirale delle
violenze.
Occorre impedire la guerra:
- richiamando i governi legittimi al rispetto del diritto su cui si fonda
l'ordinamento giuridico che conferisce loro il potere che hanno;
- richiamando tutti al rispetto del diritto internazionale: solo nel
rispetto del diritto e' possible contrastare i gruppi criminali;
- richiamando tutti all'impegno per fermare l'escalation della violenza.
A sentire le irresponsabili dichiarazioni di alcuni governanti di importanti
paesi, sembra che la guerra sia imminente.
Se essa dovesse venire scatenata, e se il nostro paese vi venisse coinvolto
in violazione della legalita' costituzionale e in violazione del diritto
internazionale, avremo il compito non solo di esprimere una opposizione
morale, ma di fare quanto in nostro potere e dovere per ripristinare la
vigenza della legge fondamentale della nostra Repubblica, per impedire che
l'Italia cooperi a nuove stragi, per imporre ai nostri rappresentanti
istituzionali di essere fedeli all'impegno di pace che la Costituzione
Italiana, cosi' come la Carta delle Nazioni Unite, pongono come impegno
fondamentale.
*
E per opporsi alla guerra e al terrorismo in modo limpido ed efficace c'e'
un solo modo: opporsi con la nonviolenza.
Con la nonviolenza: che si impegna per salvare tutte le vite in pericolo.
Con la nonviolenza: che istituisce civilta' giuridica e vigenza dei diritti
umani.
Con la nonviolenza: che afferma la responsabilita' di tutti e di ciascuno.
Ma per opporsi alla guerra in modo efficace, in modo limpido, e dunque con
la nonviolenza, occorre preparare adeguatamente se stessi e preparare una
strategia adeguata, concreta, persuasiva.
Una strategia che si fondi:
- sull'azione diretta nonviolenta per contrastare operativamente la macchina
bellica;
- sulla disobbedienza civile di massa per negare il consenso ai governanti
che aderendo alla guerra avrebbero tradito la Costituzione e si sarebbero
resi fuorilegge;
- sullo sciopero generale contro la guerra e contro il terrorismo, che
mobiliti tutti i cittadini italiani in difesa del diritto alla vita di ogni
essere umano, in difesa della legalita', in difesa della democrazia, in
difesa della pace e della giustizia.
*
Abbiamo forse poco, pochissimo tempo.
Facciamo subito ogni sforzo per persuadere il governo, il parlamento ed il
capo dello Stato a non trascinare il nostro paese in una guerra che puo'
avere esiti catastrofici per l'intera umanita';
facciamo subito ogni sforzo per persuadere governo, parlamento e capo dello
Stato ad adoperarsi nel consesso internazionale in difesa del diritto, della
pace, delle procedure legali con cui i poteri legali devono individuare,
affrontare, perseguire, trarre a giudizio, condannare e punire i terroristi;
e mentre facciamo questo prepariamoci all'azione nonviolenta per difendere
la pace, per difendere concrete vite umane, per difendere la legalita'
democratica.

4. FRASI COLTE AL VOLO. SYLVIE GERMAIN: QUANDO IL PENSIERO FA BANCAROTTA
[Da Sylvie Germain, Etty Hillesum, una coscienza ispirata, Edizioni Lavoro,
Roma 2000, p. 167. Sylvie Germain e' docente di filosofia e scrittrice]
Il pensiero fa bancarotta non appena trascura di stabilire nessi di causa ed
effetto fra i suoi principi e la realta', non appena separa parole e atti
dalle loro conseguenze - non appena "separa" il male che viene commesso,
rendendolo indolore per la nostra coscienza.

5. CITAZIONI. CHALMERS JOHNSON, UN AMERICANO PENSOSO E PREOCCUPATO
[Ringraziamo Enrico Peyretti per la segnalazione di questo brano (ed
altresi' per il titolo con cui lo presentiamo) da Chalmers Johnson, Gli
ultimi giorni dell'impero americano, Garzanti,  Milano 2001, pp. 24-25.
Chalmers Johnson, presidente del Japan Policy Research Institute, e'
professore emerito all'Universita' della California, ha scritto numerosi
libri sul Giappone e sull'Asia. Vive nei pressi di San Diego. Nell'edizione
originale il libro e' stato pubblicato nel 2000]
Ritengo che lo spreco dissoluto delle nostre risorse in inutili sistemi di
armamenti e il crollo economico dell'Asia, cosi' come l'ininterrotta catena
di "incidenti" militari e di attacchi terroristici alle installazioni e
ambasciate americane, siano tutti presagi di una crisi che nel XXI secolo si
abbattera' sull'informale impero americano, un impero fondato sulla
proiezione del potere militare in ogni angolo del mondo e sull'impiego del
capitale e del mercato americano per imporre l'integrazione economica
globale alle nostre condizioni senza alcun riguardo per il prezzo che cio'
comporta agli altri.
Prevedere il futuro e' un'impresa che nessun uomo con un briciolo di buon
senso si azzarderebbe a rischiare. E' impossibile indovinare quale forma
assumera' la crisi del nostro impero da qui a qualche anno, o forse qualche
decennio. Ma la storia insegna che per tutti gli imperi questo momento prima
o poi arriva, ed e' irragionevole pensare che l'America possa
miracolosamente sfuggire al proprio destino.
Cio' di cui siamo totalmente privi, tuttavia, e' la benche' minima
consapevolezza di come possiamo apparire agli occhi delle altre nazioni
della terra. La gran parte degli americani non e' probabilmente a conoscenza
dei modi attraverso cui Washington esercita la propria egemonia sul globo,
dal momento che gran parte della sua attivita' viene espletata in relativa
segretezza o mascherata sotto edificanti programmi. Molti potrebbero in un
primo momento far fatica a credere che la nostra posizione nel mondo sia
equiparabile a un impero. Tuttavia, solo considerandoci un paese che trae
profitto dall'impero che ha creato ma nelle cui strutture e' rimasto al
contempo intrappolato possiamo spiegarci molti aspetti del mondo altrimenti
destinati a rimanerci oscuri.

6. MATERIALI. LA CIRCOLARE DEL MIR DEL 15 SETTEMBRE
[Riproduciamo la circolare n. 5/2001, del Movimento Internazionale della
Riconciliazione (in sigla: MIR,uno dei principali movimenti nonviolenti,
articolazione italiana dell'IFOR); per contatti: segreteria nazionale c/o
Maria Chiara e Alvise Alba, loc. Altavilla 85, 12051 Alba, tel. 0173440345,
e-mail: mir at peacelink.it, o anche: a.alba at areacom.it, sito:
www.peacelink.it/users/mir/]
Carissime, carissimi,
questa circolare, in ritardo per motivi tecnici, viene spedita alcuni giorni
dopo la strage che ha colpito il popolo degli Stati Uniti.
"Di fronte alla terrificante esplosione di violenza, vogliamo pregare ed
impegnarci per diffondere ovunque la nonviolenza attiva, forza dell'amore e
della verita'.
Il decennio 2001-2010 e' stato dedicato dalle Nazioni Unite alla cultura ed
all'educazione alla nonviolenza, perche' vi sia un futuro per i bambini del
mondo.
Lo stesso decennio e' stato destinato dal Consiglio Mondiale delle Chiese al
"superamento della violenza". Invitiamo percio' ogni scuola, Chiesa,
comunita', ogni gruppo e persona di buona volonta' a studiare, applicare e
diffondere i metodi della nonviolenza, dell'obiezione di coscienza, della
risoluzione pacifica dei conflitti, a lavorare - come dice la "Carta
Ecumenica"- su un ordine pacifico fondato sulla soluzione nonviolenta dei
conflitti".
Questo invito di Hedi Vaccaro sembra rappresenti bene quanto il MIR dovrebbe
fare in questi giorni e nei prossimi anni. A partire dalla marcia
Perugia-Assisi, dobbiamo affermare che "La giustizia e' il nuovo nome della
deterrenza" e che "La sicurezza o e' completa (al cibo, alla salute, al
lavoro, alla casa, alla pace, ecc.) e per tutti, o nessuno stato di polizia
o di guerra potra' procurarcela".
La nonviolenza e' davvero, come diceva Capitini, il varco della storia, il
passaggio attraverso cui l'umanita' intera, se vuole avere futuro, deve
incamminarsi all'inizio del terzo millennio.
I fatti di Genova, i prossimi incontri della Nato e della Fao, e soprattutto
la tragedia degli Stati Uniti con le sue imprevedibilie minacciose
conseguenze, sono tutti eventi che dovranno essere presenti nella nostra
riflessione alla prossima assemblea "Nonviolenza: dal quotidiano alla
politica" che si terra' a Roma dalla sera del 7 al pomeriggio del 9
dicembre. Il nostro vicepresidente Eugenio Rivoir si sta adoperando per gli
ultimi accordi logistici.
Nella prossima circolare di inizio novembre daremo tutti i dettagli tecnici.
Facciamo in modo che sia davvero un momento di ritrovo di tutto il
movimento, nel quale ciascuno possa essere arricchito e allietato dalla
presenza e dal contributo degli altri.
* Notizie dai settori di impegno e dai soci
1. Sui Campi Estivi, da Silvana Sacchi e Laura Gentili
Gli ultimi campi estivi si sono appena conclusi ed e' ancora troppo presto
per fare un bilancio seppur sommario, L'impressione a caldo e' senz'altro
positiva: oltre ai numeri (9 campi effettuati con una media di 12-15
partecipanti ciascuno) anche i commenti a fine settimana sono stati
generalmente positivi, e al momento del congedo a molti riusciva difficile
trattenere l'emozione e la tristezza, unite alla consapevolezza di andare a
casa un po' piu' "ricchi" di quanto si fosse all'inizio. Il gruppo dei
coordinatori si trovera' per una verifica nella seconda meta' di settembre,
e la prossima circolare potra' contenere notizie e valutazioni piu'
dettagliate. Nel frattempo, alcune anticipazioni:
- Il campo a Solaria ha visto la partecipazione di un bel gruppo di persone,
tra cui almeno un paio di "affezionati" del campo dello scorso anno: e' un
buon segno perche' vuol dire che le persone e il progetto che cerchiamo di
sostenere come Mir sono significativi anche per altri;
- Il campo di Albiano ha avuto degli aspetti abbastanza duri, che hanno
talvolta messo in difficolta' i coordinatori; l'abbinamento con Servas ha
funzionato, e nonostante qualche defezione si e' avuto un bel gruppo con
persone dall'Italia, dalla Russia, dalla Cecoslovacchia, dal Congo; ed e'
emerso che le differenze piu' significative, che hanno creato qualche
difficolta' di relazione, non sono quelle di paese o etnia, ma quelle di
approccio alla proposta stessa dei campi;
- Il campo di Brosso, e' stato meraviglioso. Con una continua ricerca di
dialogo e di comunicazione, la gioia di sperimentare la biodanza ed i
massaggi;
- a Botti, al campo sul gioco, si sono divertiti moltissimo. E' stato il
campo che piu' di tutti ha rischiato di saltare in fase di programmazione:
alla fine l'entusiasmo di Michele Natale e Giorgio dalle Nogare (nomi nuovi
nel gruppo dei coordinatori) e' stato premiato;
- pochi i partecipanti al campo di S. Benedetto, e all'enigmatico "Sentiero
Nulla";
- A Ca' Forneletti, il campo sul metodo decisionale quacchero e' andato
bene: il gruppo si e' tenuto ben compatto e in armonia. Non avendo (per
scelta) "esperti" esterni, ciascuno si e' sentito motivato a contribuire al
tema in diversa misura;
- Il campo di Montevecchia anche quest'anno ha visto il passaggio di molti
visitatori - la casa che l'ha ospitato si trova in un parco naturale molto
frequentato nella zona - ed ha cosi potuto offrire testimonianza e segno
delle nostre attivita' anche sul territorio.
2. Campagna Kossovo
- Una delegazione si e' recata in Kossovo dal 12 al 20 agosto, per
realizzare i contatti necessari all'avvio di due dei progetti locali nei
quali la campagna Kossovo si e' articolata (vedi circolare 2/2001);
componevano la delegazione cinque persone di Alba (Cn) per il progetto di
gemellaggio col villaggio di don Lush, Gianni D'Elia di Torino per il
progetto di scambi scolastici, e Davide Caforio, di Prato, che aveva gia'
svolto attivita' per la campagna Kossovo nel 2000. Il risultato del viaggio
e' stato soddisfacente ed i progetti saranno avviati. Alberto L'Abate sara'
in Kossovo dal 15 al 22 settembre, per un progetto dell'Universita' di
Firenze; anche lui approfittera' dell'occasione per riprendere i contatti.
- La Meridiana Edizioni offre con il 75% di sconto il libro di Alberto
L'Abate, Kossovo, una guerra annunciata. Chi desidera ordinarne delle copie,
anche da diffondere, si metta in contatto al piu' presto con Etta Ragusa che
raccoglie le prenotazioni per inviare un unico ordine. Il costo di 100 copie
sarebbe di 365.000 lire, piu' spese di spedizione.
3. Iniziative per il Congo, dopo "Anch'io a Butembo"
- Dopo il viaggio a Butembo i partecipanti alla marcia si sono ritrovati a
Bologna per una verifica-programmazione, dopodiche' si sono susseguite
numerosissime iniziative di sensibilizzazione a livello locale, incontri
pubblici e nelle scuole, articoli, ritrovi con i congolesi in Italia, mentre
sono stati mantenuti i contatti con il Congo attraverso una corrispondenza
con rappresentanti della Societe' Civile e non, missionari e studenti, e con
la presenza di alcuni giovani dell'Operazione Colomba sul posto per un certo
periodo.
La situazione si presenta ancora difficile: in particolare nella zona del
Nord-Kivu dove ha avuto luogo il Simposio per la Pace, dopo un
raffreddamento della tensione e un parziale ritiro delle truppe ugandesi,
gli scontri tra Mayi Mayi (partigiani nazionalisti) e i soldati di Bemba,
sostenuto dall'Uganda, sono nuovamente cresciuti con molte vittime civili e
scontri che hanno pesantemente coinvolto la stessa citta' di Butembo.
Le speranze sono ora riposte nell'imminente inizio della tavola per il
dialogo intercongolese, sotto l'egida di Masire (ex presidente del
Botswana) - a cui dovrebbero tra l'altro partecipare anche rappresentanti
della Societe' Civile- e nell'azione dell'Onu (Monuc) che sembra ultimamente
interessarsi di piu' alla situazione del Congo.
- I promotori della marcia di febbraio (fra gli altri "Chiama l'Africa"; di
cui il Mir fa parte) propongono, in un nuovo appello, di continuare
l'iniziativa di pace con tre momenti importanti: 1) un incontro-convegno il
18 ottobre a Bruxelles al Parlamento Europeo con le ong europee per
sollecitare i responsabili dell'Unione Europea a perseguire una politica
piu' attiva e piu' coerente per la pace in Africa; 2) un'assemblea
sull'Africa "Dalla schiavitu' al diritto" dal 7 al 9 dicembre a ridosso
della Giornata della Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo; 3) un
incontro a Kisangani a fine febbraio - inizio marzo 2002 (S.I.P.A. 2) con i
rappresentanti della societa' civile della regione dei Grandi Laghi per
ascoltarli, affiancarli e farcene portavoce, dando anche alla nostra azione
e ai nostri rapporti maggiore continuita' e concretezza.
* Due appuntamenti
1. Domenica 14 ottobre 2001, marcia per la pace Perugia-Assisi "Cibo, acqua
e lavoro per tutti. Partenza da Perugia, giardini del Frontone, alle ore 9;
arrivo alla Rocca di Assisi alle ore 16. Dopo una sollecitazione da parte
della Tavola della Pace, che ha rilanciato la marcia di quest'anno con un
forte richiamo alla scelta della nonviolenza; e dopo una consultazione delle
sedi reperibili in questo periodo estivo, Luciano Benini, in accordo anche
con il Movimento Nonviolento ha inviato ai promotori la seguente lettera di
adesione:
"Carissimi,
con questa lettera aderiamo come Mir alle iniziative e alla marcia
Perugia-Assisi del 14 ottobre.
I temi proposti sono quanto mai urgenti ed importanti e la scelta forte e
chiara per la nonviolenza contenuta nella vostra lettera del 30 luglio
caratterizzano in modo convincente le iniziative di quest'anno. Semmai resta
il rammarico di non essere riusciti a trovare questa convergenza gia' nella
marcia dell'anno scorso. Il tempo ha chiaramente dimostrato che il nostro
scopo non era quello di dividere l'area pacifista-nonviolenta ma semmai di
caratterizzarla in modo ancora piu' forte sulla scelta morale e politica,
personale e strategica, della nonviolenza. Quanto cio' sia oggi necessario
e' evidente a tutti. Noi crediamo che sia possibile lavorare per far uscire
dall'orizzonte della storia la guerra e la sua preparazione, convinti che
non esistano guerre giuste. Contiamo che dopo le sciagurate scelte
dell'Italia degli ultimi anni, dal Golfo al Kossovo, questo impegno possa
essere comune a tutta l'area che si riconosce nella Tavola della pace.
Fraterni saluti
Luciano Benini, presidente del Mir".
2.Il MIR-Movimento Nonviolento di Piemonte e Valle d'Aosta e il Centro Studi
"Sereno Regis" invitano a celebrare l'opera di Giuseppe Giovanni Lanza del
Vasto, discepolo di Gandhi e fondatore della Comunita' dell'Arca,
personaggio multiforme, poeta, musicista, scrittore, filosofo e profeta
della nonviolenza.
"Ritorno alle sorgenti. Comunita' nonviolente nel centenario della nascita
di Lanza del Vasto", Torino, sabato 20 e domenica 21 ottobre, nel salone
delle Missioni della Consolata, Corso Ferrucci 14.
Sabato ore 15-19: Teoria e pratica della nonviolenza in Lanza del Vasto, con
Antonino Drago, Alberto Pelissero, Giampiero e Patrizia Zendali, Graziella e
Giovanni Ricchiardi, Anna Masina.
Sabato ore 21-23: La convivialita' nelle Comunita' dell'Arca, danze con
Antonella Borneto e Anna Masina.
Domenica ore 10-13: Dalle comunita' dell'Arca alle comunita' nonviolente
oggi, con Nanni Salio, Giuseppe Barbiero e Pietro Toesca; proiezione video e
canti della Comunita' dell'Arca, con Liliana Tedesco.
Domenica ore 15-19: La presenza dei nonviolenti nelle trasformazioni
sociali. Riflessioni e testimonianze dopo l'esperienza del Genoa Social
Forum.
Domenica ore 21-23: Concerto del Doshin Ensemble.
Per informazioni: Centro "Sereno Regis", tel. 011532824, e-mail:
regis at arpnet.it
* Notizie e incontri internazionali
1. Il Consiglio Ecumenico delle Chiese, nell'ambito del decennio 2001-2010
"per vincere la violenza: chiese alla ricerca di riconciliazione e pace", ha
dato il via ad alcune iniziative, in particolare una campagna per
contrastare la diffusione delle armi leggere, e un'altra denominata "pace
alle citta'". Per informazioni: Peacebuilding and Disarmament Programme,
World Council of Churches, PO Box 2100, 1211 Geneva 2, Switzerland, tel.
41227916315, e-mail: disarm at wcc-coe.org, e anche peacecity at wcc-coe.org
2. L'associazione giapponese Hyogo Gensuikyo, con la quale siamo da tempo in
contatto, impegnata nella difesa della condizione di porto "non-nucleare"
nella citta' di Kobe, sta conducendo un'azione di resistenza alla
militarizzazione di questo ed altri porti giapponesi, richiesta dal nuovo
"modello di difesa" militare USA-Giappone. Per informazioni: "kugimiya
nobue", e-mail: kbnobu at fantasy.plala.or.jp
3. Le PBI (Brigate Internazionali della Pace, di intervento nonviolento in
aree di conflitto) celebrano il loro ventesimo anniversario con un incontro
internazionale che si terra' a Costanza (Svizzera) il 26 e 27 ottobre:
"Peace Brigades International, 1981-2001: 20 Years of Promoting Nonviolence
and Defending Human Rights". Per informazioni sul programma e le modalita'
di adesione: PBI - International Council, Quellenstrasse 31, CH - 8005
Zuerich, tel. e fax : 41 (0)1 272 27 76, e-mail: pbizurich at dataway.ch, sito:
www.peacebrigades.org
4. L'IFOR comunica che a Budapest, dal 15 al 21 ottobre 2001, si terra' il
seminario "Giovani contro la violenza", promosso dal "Youth Program on Human
Rights" del Consiglio d'Europa. Il seminario si propone di offrire un forum
per lo scambio di idee, la cooperazione e la creazione di un network tra
iniziative giovanili, associazioni ed organizzazioni impegnate nel
combattere la violenza quotidiana, e di incoraggiare il dialogo tra i
giovani e le autorita' pubbliche. Il programma del seminario terra' conto di
esperienze e progetti esistenti attuati dalle diverse direzioni del
Consiglio d'Europa, dal Forum europeo per la Gioventu' e da altre
istituzioni governative, intergovernative e non governative attive nel
campo. Il metodo di lavoro facilitera' scambi di informazione e la
costruzione di networks. I progetti e le esperienze dei partecipanti
serviranno come base di riflessione e di discussione. I contributi di
partecipanti e di esperti invitati consentiranno uno sguardo ampio sulle
iniziative esistenti contro la violenza quotidiana e l'esclusione sociale.
Per informazioni : European Youth Centre Budapest, Zivatar utca 1-3, H-1024,
Budapest, Hungary, tel: + 36 1 212 40 78, fax: + 36 1 212 40 76, e-mail:
natalia.miklash at coe.int
5. Il prossimo Consiglio Internazionale dell'IFOR si svolgera' a New York
dal 15 al 20 giugno 2002. Contemporaneamente dal 15 al 16 si svolgera' il
Consiglio Nazionale del FOR USA. Vi potranno partecipare non piu' di tre
esponenti per branca; se in questo mese di settembre e nella prima meta' di
ottobre ci mandate idee e suggerimenti, cercheremo di utilizzarli per una
circolare speciale preparatoria all'assemblea.
Pace forza gioia
Luciano Benini e Beppe Marasso (con Maria Chiara e Alvise).
Ricordiamo a quanti fossero interessati e non lo avessero ancora fatto di
rinnovare l'adesione al Mir per il 2001. La quota intera e' di 65.000 lire,
comprensive dell'abbonamento al bimestrale "Qualevita"; la quota ridotta per
studenti o bassi redditi e' di 30.000 lire; a chi versa meno di 65.000,
"Qualevita" sara' inviata solo se espressamente richiesta. Queste sono cifre
indicative. Ognuno puo' liberamente diminuirle o aumentarle, "Da' davvero
chi da' se stesso" (Lanza Del Vasto); versamento sul c. c. postale n.
10667616 intestato a Benini Luciano, via Belgatto 78, 61032 Fano.

7. MATERIALI. BENITO D'IPPOLITO: VECCHI VOLANTINI DEL TEMPO DELLA GUERRA DEI
BALCANI
[I testi seguenti sono estratti da volantini diffusi due anni fa. Forse
possono ancora interessare, e - chissa' - essere utili]

* I morti del Cermis

I morti del Cermis dormono male
murati nelle fosse senza luce
carne che fu di uomo e fu straziata.

I morti del Cermis non hanno voce
nei tribunali americani, loro
non fanno parte della razza eletta.

I morti del Cermis dal fondovalle
guardano i falchi che vanno in Jugoslavia
dicono cose che non posso scrivere.

I morti del Cermis guardano attoniti
ci chiedono un'offerta di pieta'
che cessi il gioco alato della morte.

*

* Il pio presidente santifica le feste

Quest'anno il ramadan degli iracheni
fiorisce in pustole, di notte viene
il parto, il pasto, dei panciuti neri
lupi volanti gravidi di fiamma,
letame gittano che ammorba, che uccide
fetida manna dei signori degli assegni, e della guerra.

Quest'anno la pasqua in Jugoslavia
candisce di lampi e di detriti
mandrie di disperati sotto il fuoco
delle belve di cielo e di terra.

Il Presidente
ama i bambini, sa giocare a golf
sorride sempre alla televisione.
E' timorato di Dio
talvolta srotola gravi sermoni
condanna questo mondo che e' niente.
Quando amministra la morte lo fa
con intenzione pia, e' commovente.

*

* Gli statisti linguisti

La guerra e' un intervento umanitario
le stragi sono difesa dei diritti umani
i bombardamenti si chiamano difesa integrata
le vittime effetti collaterali.

Ha fatto scuola Stalin, l'occidente
lo riverisce dottore in utroque:
in scienza dello stato e della lingua.

E dunque il suo nome e' legione.

Presto, che gli si innalzino piramidi
gli si sacrifichino orde di schiavi
che non si dica che dal Pacifico
all'Atlantico, al Mediterraneo,
i suoi discepoli siano ingrati al maestro.

8. RIFLESSIONE. MONICA LANFRANCO, STEFANO LENZI, DEBORAH LUCCHETTI, CHIARA
MALAGOLI, ALBERTO ZORATTI: E' SULLA NONVIOLENZA CHE DOBBIAMO RIFLETTERE
[Questo testo e' apparso sul quotidiano "Il manifesto" del 3 ottobre. Monica
Lanfranco, Stefano Lenzi, Deborah Lucchetti, Chiara Malagoli e Alberto
Zoratti fanno parte del nodo di Genova della Rete di Lilliput]
Nel percorso verso l'assemblea nazionale del 20 e 21 ottobre, travolti dai
venti di guerra, rischiamo di non discutere seriamente di quale sia stata
l'esperienza del movimento di contestazione alla globalizzazione
neoliberista dopo la mobilitazione di luglio per il G8. Crediamo che sia
invece urgente e matura una riflessione su valori e errori dell'esperienza
del Genoa social forum e sui percorsi futuri.
Ci pare l'unica strada per evitare che da un'esperienza nata per contestare
il vertice dei G8 sorga, senza soluzione di continuita', un fronte unico
antagonista, timoroso di leggere e interpretare le mille facce della realta'
per paura di mettere in crisi il sistema di compatibilita' unitarie. Sotto
questo aspetto, bene ha fatto il consiglio dei portavoce del Gsf a compiere
un passo indietro e a cedere il testimone alle differenze presenti nei
social forum locali e nelle organizzazioni nazionali e internazionali, in
occasione della recente riunione di Bologna; male sta facendo a continuare a
intervenire per conto e a nome del movimento indicando temi, scadenze e
modalita' di mobilitazione.
Infatti, se l'esperienza di luglio ci ha certamente arricchito, questo non
ci impedisce di affrontare limiti e errori del Gsf, proprio per riscoprire
le ragioni di un lavoro in comune. E allora, bisogna dire che nel Gsf troppo
spesso ci siamo attardati a discutere in tutti i loro particolari le
strategie di assedio o di invasione simbolica della "zona rossa", lasciando
in secondo piano la critica al pensiero unico neoliberista. Con grande
fatica e' stata delegata una parte a organizzare un Forum internazionale di
confronto sui temi in agenda del G8 (dall'applicazione dei protocolli di
Kyoto alla cancellazione del debito dei paesi piu' poveri, dalle regole del
commercio alla deregulation nel mondo del lavoro), mentre appariva del tutto
naturale concentrarsi collettivamente per ore e giorni su quali fossero gli
strumenti, virtuali o reali, dell'armamentario di piazza. Di fronte a questa
approssimazione e superficialita', forse bisogna ammettere che il Gsf ha
avuto gran fortuna a interloquire con istituzioni debolissime nella
elaborazione e nella capacita' di stringere relazioni a tutto campo.
Anche in piazza, in particolare nel giorno dell'assedio del vertice, il 20
luglio, sono emersi limiti e errori. I "disobbedienti", dopo la
dichiarazione di guerra, si sono trovati a gestire una mobilitazione di
migliaia di persone, tra le quali molte non preparate ad affrontare il grado
di autocontrollo/confronto che presupponeva la violazione simbolica della
"zona rossa". I sindacati di base e le reti antagoniste hanno verificato il
limite oggettivo della logica di potenza dei servizi d'ordine. L'ala
eco-pacifista non e' riuscita a praticare con la sufficiente radicalita',
creativita' e incisivita' la scelta nonviolenta. Non si puo' certo
prescindere dalla eccezionalita' della situazione di piazza, con le
scorribande dei Black bloc e l'inaudita violenza delle forze dell'ordine, ma
ci si deve interrogare sulla natura e sull'efficacia delle scelte compiute.
E non sara' il "grande successo" della manifestazione dei 200-300 mila del
21 luglio che salvera' l'anima al movimento. Perche' il corteo unitario e di
massa non puo' essere, ancora oggi, l'unica forma di rappresentazione del
conflitto. Perche' la nonviolenza non e' ancora l'impostazione e la scelta
di fondo condivisa che consenta di individuare gli strumenti piu' adatti per
rappresentare il dissenso e la disobbedienza civile.
E' sulla nonviolenza come pratica che dobbiamo riflettere, rifiutandoci di
accettare le derive di chi elude questo nodo di fondo. O di chi, magari, ha
ancora riserve su questo punto, mentre non ha reticenza a individuare nei
black blockers un "soggetto politico".
In questo quadro appare sbagliata e discutibile la ricostruzione oleografica
dell'immagine di Carlo Giuliani. C'e' chi dedicandogli un libro di poesie o
gli striscioni, rischia di farne un martire. Carlo - mite, sensibile e
intelligente: cosi' lo descrive chi l'ha conosciuto - quel giorno ha reagito
a un'ingiustizia che riteneva insopportabile, accettando lo scontro di
piazza. Qui ha trovato la mano di un giovane carabiniere, armato da uno
stato violento e irresponsabile. Bisogna pero' considerare la scelta di
Carlo, in tutta la sua umanissima contraddittorieta', senza erigere retorici
mausolei.
Infine, e' bene che la discussione sul futuro la si affronti senza ipoteche
e senza la pretesa di dover rispondere al pensiero unico neoliberista con la
creazione, appunto, del movimento unico antagonista: troppe sono le
diversita' che si stanno esprimendo localmente nei social forum e tante sono
le soggettivita' e le culture consolidate delle reti, delle campagne e delle
organizzazioni. Cio' non vuol dire che non si accettino relazioni e
confronto, ma che questo deve essere permeato, davvero, dalla cultura e dal
rispetto delle differenze.

9. LETTURE. LAURA BOELLA, ANNAROSA BUTTARELLI: PER AMORE DI ALTRO
Laura Boella, Annarosa Buttarelli, Per amore di altro. L'empatia a partire
da Edith Stein, Cortina, Milano 2000, pp. 120, lire 16.000. Due delle piu'
importanti pensatrici italiane riflettono su Edith Stein, il suo pensiero,
la sua esperienza.

10. LETTURE. ELENA SOETJE: LA RESPONSABILITA' DELLA VITA
Elena Soetje, La responsabilita' della vita. Introduzione alla bioetica,
Paravia, Milano 1997, pp. 138, lire 13.500. Un'agile introduzione con
un'utile antologia di alcuni dei piu' noti autori che si occupano di
bioetica ed una sintetica bibliografia ragionata.

11. LETTURE. AMEDEO VIGORELLI: PIERO MARTINETTI
Amedeo Vigorelli, Piero Martinetti, Bruno Mondadori, Milano 1998, pp. 432,
lire 29.000. "La prima organica ricostruzione della biografia intellettuale
di Piero Martinetti", la raccomandiamo vivamente a tutti gli amici della
nonviolenza.

12. MATERIALI. PER STUDIARE LA GLOBALIZZAZIONE: DA ARNOLD SCHOENBERG A
COSIMO SCORDATO

* ARNOLD SCHOENBERG
Profilo: uno dei piu' geniali musicisti del Novecento.

* OLIVE SCHREINER
Profilo biografico: scrittrice nata in Sudafrica a vissuta prevalentemente
in Inghilterra (1855-1920).

* JOSEPH SCHUMPETER
Profilo: illustre economista (1883-1950).

* ROGER SCHUTZ
Profilo: nato nel 1915 in Svizzera, promotore dell'esperienza di Taize'.

* ANDRE' SCHWARZ-BART
Profilo biografico: scrittore. Opere di André Schwarz-Bart: L'ultimo dei
giusti, Feltrinelli, Milano 1991.

* ALBERT SCHWEITZER
Profilo: Schweitzer (1875-1965) è stato teologo, pastore evangelico,
organista, medico a Lambaréné nell'ospedale da lui fondato nella foresta
africana; ha pubblicato opere di teologia, filosofia e musica; premio Nobel
per la pace nel 1952. Opere di Albert Schweitzer: I popoli devono sapere,
Einaudi; La mia vita e il mio pensiero, Comunità; I grandi pensatori dell'
India, Astrolabio-Ubaldini; Rispetto per la vita, Claudiana; Storie
africane, Il Saggiatore. Opere su Albert Schweitzer: un buon punto di
partenza è Enrico Sermonti, Schweitzer e la coscienza del terzo mondo,
Cremonese.

* LEONARDO SCIASCIA
Profilo: scrittore italiano (1921-1989) fortemente impegnato nella difesa
della dignità della persona, nella denuncia dei poteri criminali e dei
crimini di tutti i poteri. Nel suo impegno civile è stato spesso un energico
polemista (come a tutti i polemisti gli è accaduto talvolta di eccedere, di
essere strumentalizzato, di sbagliare). Opere di Leonardo Sciascia: tutte le
opere sono state ripubblicate in tre volumi di Opere (a cura di Claude
Ambroise) da Bompiani. Opere su Leonardo Sciascia: un'agile monografia
introduttiva è quella di Claude Ambroise, Invito alla lettura di Sciascia,
Mursia, Milano.

* GIAMBATTISTA SCIDA'
Profilo: magistrato, di grande impegno civile.

* MARIANELLA SCLAVI
Profilo: docente universitaria al Politecnico di Milano, antropologa, si
occupa di progettazione urbana partecipata e di formazione della Polizia
Municipale a Milano. Per contatti: msclavi at libero.it

* COSIMO SCORDATO
Profilo: nato a Bagheria nel 1948, sacerdote, docente di teologia
sistematica presso la Facoltà Teologica di Sicilia, fondatore negli anni
ottanta del "Comitato popolare antimafia", dal 1986 è rettore della chiesa
S. Francesco Saverio all'Albergheria di Palermo dove con l'omonimo centro
sociale lavora a una prassi e a una teoria del risanamento. Opere di Cosimo
Scordato: Uscire dal fatalismo, Edizioni Paoline, Milano 1991; (con Giuseppe
Savagnone e Emanuele Sgroi), Violenza, mafia e criminalità organizzata,
Caritas-Piemme, Casale Monferrato 1995. Opere su Cosimo Scordato: Augusto
Cavadi, Fare teologia a Palermo. Intervista a don Cosimo Scordato, Palermo
1990.

13. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

14. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: http://www.nonviolenti.org ;
per contatti, la e-mail è: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
http://www.peacelink.it/users/mir . Per contatti: lucben at libero.it ;
angelaebeppe at libero.it ; mir at peacelink.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: http://www.peacelink.it . Per
contatti: info at peacelink.it

LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di
Viterbo a tutti gli amici della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. e fax: 0761/353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 249 del 5 ottobre 2001