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La nonviolenza e' in cammino. 241
- Subject: La nonviolenza e' in cammino. 241
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Thu, 27 Sep 2001 11:37:39 +0200
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutti gli amici della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. e fax: 0761/353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 241 del 27 settembre 2001 Sommario di questo numero: 1. Il 4 ottobre a Verona 2. Comitato per la democrazia internazionale, appello ai cittadini 3. Il pulpito del Criticone: l'ora delle scelte e la prosa del fare 4. Associazione Rosa Luxemburg, crimini contro l'umanita' 5. Silvano Tartarini, una lettera agli organizzatori della marcia Perugia-Assisi 6. Amici della nonviolenza oggi in piazza a Palermo 7. Giovanni Aliquo', i principi della nonviolenza sono ampiamente richiamati nella Costituzione 8. Una lettera di Luisa Morgantini 9. Contributo del MIR e del Movimento Nonviolento per le assemblee dei nodi della Rete di Lilliput 10. Rete Lilliput di Reggio Emilia: rete, territorio, nonviolenza 11. Letture: Andrea Danilo Conte, La sfida della cittadinanza 12. Letture: Robert G. Crowder, Richard K. Wagner, Psicologia della lettura 13. Letture: Salvatore Palidda, Polizia postmoderna 14. Benedetta Frare, a Padova il primo ottobre 15. Il 2 ottobre a Roma le proposte dell'Africa 16. Un laboratorio sulla globalizzazione a Cremona 17. Un seminario di Community Building a Roma e a Torino 18. Corso annuale di formazione al "teatro dell'oppresso" di Augusto Boal 19. Per studiare la globalizzazione: da Arundhati Roy a Samuel Ruiz 20. La "Carta" del Movimento Nonviolento 21. Per saperne di piu' 1. INCONTRI. IL 4 OTTOBRE A VERONA [Dal Movimento Nonviolento di Verona riceviamo e diffondiamo. Per contatti: Movimento Nonviolento, via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: azionenonviolenta at sis.it, sito: www.nonviolenti.org] Giovedi 4 ottobre, S. Francesco d'Assisi. Per inaugurare la ristrutturazione del tetto e della facciata della Casa per la Nonviolenza, facciamo una piccola festa in via Spagna 8 (Quartiere Orti di Spagna). In un momento cupo per l'umanita', mentre la logica della guerra sembra vincere sulle ragioni della pace, vogliamo celebrare la vita dell'uomo e del santo Francesco, figlio di Pietro Bernardone, persuaso della nonviolenza. Gandhi e Capitini guardarono a lui come a un grande maestro. Dalle ore 16 alle ore 20 chiusura della strada al traffico: - ore 16: merenda; - ore 17: riflessione su "San Francesco alle Crociate", testimonianze; - ore 18: incontro tra amici della nonviolenza: "che fare, oggi?"; - ore 19: aperitivo; - ore 20: cena di autofinanziamento alla Neurosteria. Una piccola festa, basata sulla gratuita', dove ognuno e' chiamato a dare cio' che puo' per costruire insieme la nonviolenza organizzata. Una piccola festa per aiutarci ad esprimere il meglio di noi: compassione, mitezza, tenerezza, amore, umilta': sono valori francescani universali. Una piccola festa, aperta a tutti gli amici della nonviolenza, per riscoprire le radici profonde e l'anima della cultura occidentale e di quella orientale. "... Rispose il Santo: "Messere, se avessimo dei beni, dovremmo disporre anche di armi per difenderci. E' dalla ricchezza che provengono questioni e liti, e cosi' viene impedito in molte maniere tanto l'amore di Dio quanto l'amore del prossimo. Per questo non vogliamo possedere alcun bene materiale a questo mondo" (Fonti francescane, La leggenda dei tre compagni). 2. UN APPELLO. COMITATO PER LA DEMOCRAZIA INTERNAZIONALE: APPELLO AI CITTADINI [Diffondiamo questo appello del Comitato per la democrazia internazionale (c/o CESV, Via dei Mille 6, Roma) che ha tra i suoi animatori Raniero La Valle; per contatti: raniero.lavalle at tiscalinet.it. Dispiace che in questo documento non ci sia un richiamo alla nonviolenza, che e' a nostro parere la scelta indispensabile per opporsi limpidamente ed efficacemente alla guerra] 1) I terribili atti di terrorismo compiuti contro la citta' di New York e il Pentagono, sono un flagello, aggiunto ai molti altri che in diverse parti del mondo hanno colpito le popolazioni civili ad opera dei soggetti piu' diversi. Non c'e' popolo di cui si possa dire che non sia stato ad un tempo terrorista e vittima del terrorismo. 2) Gli atti di terrorismo compiuti ora contro gli Stati Uniti, che hanno provocato devastazioni paragonabili a quelle di una guerra, sono stati definiti atti di guerra. In tal modo guerra e terrorismo sono stati definitivamente assimilati. Per questa ragione la guerra era stata bandita dall'ordinamento internazionale, fino alla sua incauta rivalutazione operata nel 1991. Rispondere ora al terrorismo con la guerra e' un gravissimo errore, che restituisce al mondo terrorismo e guerra, l'uno e l'altra costretti a inventarsi forme e parole sempre nuove, "mai viste prima", come ha spiegato il presidente Bush. Chiamare cio' che e' stato annunciato e si sta per fare "diritto di difendersi" e', per politici e giornalisti, una menzogna, per i credenti una bestemmia. 3) Attribuire ai supposti promotori ed autori delle stragi di New York e del Pentagono la qualita' di Nemico in una guerra, significa legittimarli, conferendo ai colpevoli caratteristiche simili a quelle degli Stati, e prima di tutto la capacita' di agire come soggetti belligeranti. Cosa di cui essi peraltro, come nel proclama di Bin Laden, gia' hanno approfittato. Nel momento in cui la soggettivita' di diritto internazionale non e' riconosciuta ai popoli, attribuirla a singoli terroristi o a gruppi di essi significa promuovere il terrorismo nel momento stesso in cui lo si combatte. 4) Indire una guerra generale contro soggetti assortiti, di diversa configurazione giuridica, persone, organizzazioni e Stati, significa tornare a un concetto premoderno di guerra, come guerra di tutti contro tutti, dove lo stesso carattere pubblicistico della guerra - carattere che lo distingue dalla pirateria, dalla guerra civile, dalla criminalita' comune - viene a cadere. Come guerra del XXI secolo viene in realta' riproposto un modello di guerra tribale, dove la tribu' piu' forte combatte contro le altre. In tal modo non solo si ripristina una guerra che era stata dall'ordinamento dichiarata illegittima, ma si richiama dalla notte della storia una guerra senza piu' regole e confini, a cominciare da quelli stabiliti dai Protocolli di Ginevra; una guerra a cui nemmeno potrebbe applicarsi la vetusta categoria della "guerra giusta", che in passato fu cara alla Chiesa cattolica, essendo condizione imprescindibile della guerra giusta che essa sia combattuta tra comunita' politiche e dichiarata dalle autorita' legittime. 5) Indire una guerra generale contro Stati da identificare, da scegliere in una lista di 61 Stati considerati contaminati o complici del terrorismo, significa introdurre nelle relazioni internazionali un clima di ricatto, di ansia e di spavento, di cui i primi a pagare le spese sono gli Stati piu' deboli. A cio' si aggiunge l'eccitazione alla paura indotta dagli stessi governi, che gia' angosciano le popolazioni disegnando improbabili e foschi scenari di terrorismo al gas nervino, ai gas asfissianti, di inquinamento delle acque e simili. 6) Se poi per guerra si intende, in questo caso, come molti in Europa tendono ad interpretare, una operazione di polizia internazionale, allora e' escluso che a norma del diritto internazionale vigente essa possa essere condotta con armi di distruzione di massa, e mirare all'annientamento di interi popoli e Stati. Chi, rifiutandosi alla guerra, consente o partecipa a operazioni di questo tipo, si rende complice di una guerra ingiusta e illegittima. 7) Una guerra di cui non si prevede la fine se non quando il terrorismo sara' debellato, e' in realta' una guerra che non avra' mai fine. Il terrorismo, proprio in quanto e' speculare alla guerra e ne rappresenta la forma esasperata e anarchica, ci sara' fino a quando ci saranno guerre e politiche di guerra, anche se prendera' diversi nomi. Pretendere di estirpare il terrorismo e' come pretendere di eliminare i delitti grazie alla polizia e alla repressione penale. La forma piu' efficace di lotta al terrorismo e' rimuovere le condizioni che lo suscitano e che lo alimentano; l'alternativa al terrorismo e' la politica; la stessa alternativa che vale per la guerra. 8) Se dunque la guerra senza fine che e' stata promessa al mondo per il XXI secolo non varra' a combattere il terrorismo, e' molto probabile che essa abbia un'altra motivazione. Certo senza l'emozione della tragedia dell'11 settembre essa non avrebbe mai potuto essere dichiarata. Tuttavia, essendone stata colta l'occasione, essa si presenta piuttosto come il tentativo, da parte degli Stati uniti e dei loro piu' immediati alleati, di assicurarsi il governo militare e politico del mondo, cosa finora non riuscita per l'improponibilita' e il classismo della proposta e per la mancanza del consenso dei popoli, e di conseguirlo attraverso le vie di una pressione militare permanente tenuta in vita da ricorrenti guerre reali. 9) Se si prescinde dalle interminabili guerre di religione dei secoli passati, il precedente piu' prossimo di tale nuovo modello e' la infinita guerra contro l'Iraq, anch'essa combattuta con armi economiche, con diktat militari e con periodiche azioni di guerra vera e propria, come ora si promette di fare contro il terrorismo. Trasferito cio' sul piano mondiale, questo modello potrebbe essere ritenuto capace di assicurare l'egemonia, e anzi il controllo, su tutti gli Stati, da parte di un Sovrano mondiale. Il rischio e' naturalmente che, fallendo anche questo modello di dominio, per le inevitabili resistenze, la III guerra mondiale scoppi veramente. 10) L'opinione pubblica e' chiamata a sviluppare queste analisi, a valutare questi rischi, a decidere quale vuole che sia la sua vita nel mondo, in questa generazione e in quelle future, e a prendere posizione contro la guerra, in cio' riconoscendo la discriminante della vera lotta al terrorismo. Il Comitato per la Democrazia Internazionale aderisce e partecipa alla Marcia della Pace Perugia-Assisi e al Global Social Forum con questi intendimenti, perche' questi giudizi e queste scelte sempre piu' diventino pratica di tutti. 3. IL PULPITO DEL CRITICONE: L'ORA DELLE SCELTE E LA PROSA DEL FARE [Ogni volta che pubblichiamo una concione del nostro Criticone, ci facciamo qualche altro amico. Ma la nonviolenza e' anche questo: attenzione e pazienza nel sopportare certi intemperanti discussori] La gran parte degli articoli di riflessione sul momento presente che appaiono sulla carta stampata e nella rete telematica sono o disgustosamente bellicisti o inconsapevolmente escapisti. Non diciamo della televisione: "dalla televisione parlano gli assassini", diceva un vecchio volantino, e diceva bene. Solo gli assassini parlano dalla televisione e tutte le televisioni sono assassine. Accompagnano la guerra e il terrore, li propagandano, desensibilizzano alla sofferenza altrui, istipudiscono tutto cio' che toccano, hanno sete di sangue per un pubblico di sangue reso ognora piu' famelico. Ma ormai anche la gran parte delle cose che scrivono commentatori autorevoli del campo che si batte contro il terrorismo, contro la guerra, contro l'ingiustizia, consistono di vacue esercitazioni liriche, che in ultima analisi offendono tutte le vittime. Non si tratta di deporre fiori sulle tombe annunciate, ma di impedire che quelle tombe siano colmate di salme. Non si tratta di ripetere una volta di piu' che il bene e' meglio del male e la vita e' meglio della morte, e che tutti gli uomini sono fratelli. Si tratta di agire per impedire che nuove stragi vengano eseguite. Le pretesamente profonde analisi sull'imperialismo malamente scopiazzate dai riassuntini del riassuntino che Lenin fece di Hobson nel suo opuscolo, cosi' come le deliranti invenzioni desunte da una lettura affrettata di un libro mediocre e subalterno come "No logo", non hanno impatto alcuno sulla realta', se non l'esito di consolare le anime belle che si sentono rassicurate nel loro gnosticismo, o i neri teppisti che ne deducono l'equivalente epilettico di sfondare le vetrine del fast-food di cui fino a ieri erano assidui adoranti avventori. La recitazione in forma di litania di Erasmo o del salterio resta appunto una recitazione. Mentre gia' rombano i motori dei bombardieri sulle piste. Occorre predisporsi all'azione: all'azione diretta nonviolenta, che possa essere suscitatrice della disobbedienza civile di massa, da cui possa svilupparsi lo sciopero generale contro la guerra. Il resto e' silenzio. 4. RIFLESSIONE. ASSOCIAZIONE ROSA LUXEMBURG: CRIMINI CONTRO L'UMANITA' [Ringraziamo Cristina Papa per averci trasmesso questo documento. Per contatti: e-mail: cristina at isinet.it, sito: www.womenews.net] L'Associazione Rosa Luxemburg della Convenzione permanente di donne contro le guerre, riunita a Firenze il 22 settembre 2001, dichiara che: Terrorismo e guerra sono parimenti crimini contro l'umanita'. Essi producono una incalcolabile regressione culturale, lo scatenarsi delle pulsioni piu' violente, l'impunita' per la violenza - che ha come principale obiettivo la popolazione civile -, la distruzione di strutture, strumenti, istanze, regole di convivenza democratica, relazioni, vite; l'emarginazione sociale e politica delle donne. Tutto cio' ci fa sentire soffocate in un burqa simbolico. Le donne dell'Associazione esprimono la piu' profonda e condivisa solidarieta' con tutte le popolazioni colpite da terrorismo e guerre, e in particolare con le donne afgane: noi non saremo mai loro nemiche. L'Associazione chiede ai mass media di smettere di oscurare le voci di coloro che si esprimono contro la guerra e di evitare generalizzazioni manichee, che contribuiscono alla percezione di ogni alterita' come nemica. L'Associazione chiede infine: - la convocazione immediata di tutte le Assemblee rappresentative - quindi anche del Parlamento italiano - e dell'Assemblea delle Nazioni Unite; - l'immediata ratifica, anche da parte degli USA, del trattato istitutivo del Tribunale per i crimini contro l'Umanita', e la sua veloce attuazione, ritenendo questo Tribunale l'unico strumento legittimato a intervenire. Un mondo di pace e di giustizia e' possibile, contro guerre e terrorismo. 5. PROPOSTE. SILVANO TARTARINI: UNA LETTERA AGLI ORGANIZZATORI DELLA MARCIA PERUGIA-ASSISI [Silvano Tartarini e' tra gli animatori dell'esperienza dei "Berretti bianchi". Per contatti: fax 0584735682, tel. cell. 03357660623, e-mail: bebitartari at bcc.tin.it, sito: www.peacelink.it/users/berrettibianchi] Cari amici, abbiamo portato all'assemblea di Napoli questa proposta che, su indicazione di Luigi Ciotti, vi giro con la speranza che possa essere accettata. Siamo contro la guerra e ci opporremo con tutte le nostre forze anche a questa che si sta preparando. Proprio per questo riteniamo necessario un progetto alternativo e operativo sul tema della sicurezza. Dal 1990 il movimento di pace ha fatto esperienza in zone di conflitto in molte parti del pianeta e ha costruito spezzoni di linee di lavoro adoperabili per una progettualita' alternativa alla guerra. Riteniamo che sia oggi necessaria una riflessione comune su questo. Vi chiediamo la possibilita' di uno spazio all'interno del vostro programma di venerdi dalle ore 20,30 alle ore 22,30, senza alcuna modifica ai lavori programmati, per permettere un incontro di tutte le associazioni (una persona o massimo due per associazione) che vorranno partecipare sul tema "Analisi e progettualita' in Italia per una globalizzazione dal basso della pace". Vi chiediamo inoltre la possibilita' di presentare i risultati di questo incontro all'interno della sessione pomeridiana di sabato 13 ottobre. Questa e' la sostanza della nostra proposta. Servirebbe solo: a) predisporre l'uso di una stanza; b) darne preventivo avviso all'inizio dei lavori di venerdi; c) farci avere indicazioni su dove poter dormire con poca spesa. Approfitto dell'occasione per dare formalmente l'adesione alla Marcia per la Pace Perugia-Assisi dell'Associazione "Berretti Bianchi". 6. INIZIATIVE. AMICI DELLA NONVIOLENZA OGGI IN PIAZZA A PALERMO [Da Sergio Di Vita, animatore di tante iniziative di pace e di solidarieta', riceviamo e diffondiamo; per contatti: sdivita at neomedia.it] Oggi il gruppo di affinita' e di formazione alla nonviolenza "La tazza vuota" sara' in piazza Politeama a Palermo per testimoniare la propria scelta di nonviolenza di fronte alle attuali tragedie umane. Il gruppo si e' costituito ufficialmente pochi giorni fa, il 10 settembre 2001, ed e' naturalmente in fase di rodaggio, ma, in fase di costituzione, ha gia' sperimentato la propria presenza "in pubblico" tenendo la piazza per tre giorni, dalla mattina alla sera, durante il vertice G8, con una "azione" di incontro con i passanti, di dialogo, distribuzione di dossier, "global quiz", canto corale in strada davanti al McDonald's con cartelli, etc. Che cosa e' "La tazza vuota"? E' un gruppo che si e' costituito sull'onda della preparazione alle giornate di Genova. In esso sono confluiti quasi al completo elementi di varie associazioni che si occupano di sviluppare la cultura della nonviolenza: associazione coro Convivium, seminario "nonviolenza" della facolta' di Lettere, cooperativa "l'amaca di Macondo" per il commercio equo e solidale, MIR, alcuni elementi del "Forum sociale siciliano", Giona - Amici della Terra. Subito si e' verificata una certa quale "confusione di piani", perche' cercavamo di essere al tempo stesso: un gruppo di affinita', o, in alternativa, piu' di uno; un gruppo di formazione alla nonviolenza; un nodo della rete Lilliput; un polo laico nonviolento; altro ancora. Abbiamo deciso di prendere coscienza di questa confusione di piani, e di starci dentro, utilizzandola, se ci riusciamo, come una ricchezza un po' magmatica dalla quale, chissa', potrebbero emergere una o piu' creature non proprio mostruose. Non diremo slogan, cercheremo piuttosto di fare informazione, confrontandoci pacatamente con i passanti, come gia' e' stato fatto nei giorni di Genova, e coscienti di quanto questa volta sia immensamente piu' difficile, forse. Ma uno slogan diremo e scriveremo, lo porteremo in giro nel corteo organizzato dal Forum sociale siciliano, che si snodera' dalla piazza nel pomeriggio, lo appenderemo ai balconi scritto nei lenzuoli, come diversi anni fa contro la mafia: "Occhio epr occhio rende il mondo cieco" (e' di Gandhi). * Testo del volantino che verra' distribuito: Contro ogni terrorismo, contro ogni guerra Ancora una volta siamo in lutto: lo sterminio premeditato di migliaia di uomini e donne innocenti negli Stati Uniti fa orrore alle nostre coscienze. Ma il nostro e' un lutto antico: le uccisioni di oggi si aggiungono alle uccisioni di ieri e forse chiameranno altre uccisioni domani. Noi siamo in lutto da quando l'uomo e' vittima dell'uomo. Siamo in lutto per le vittime innocenti della follia omicida che si e' scagliata contro New York e Washington. Per le vittime innocenti schiacciate ogni giorno dall'embargo e dai bombardamenti in Iraq. Per le vittime innocenti del Rwanda e di tutta la regione africana dei Grandi Laghi, condannate a morte per fame, malattia, guerra, stenti, dall'avidita' di chi rapina i popoli delle loro ricchezze naturali. Per le vittime innocenti di una guerra che, in Kosovo, i signori delle armi hanno chiamato umanitaria. Per le vittime innocenti di un conflitto senza fine che, con odio crescente, annienta vite umane su entrambi i fronti nei territori occupati palestinesi e in Israele. Tutte queste morti, diverse nei luoghi e nei tempi, sono l'inevitabile esito di un'unica spirale di odio, sopraffazione, annientamento. Ogni violenza e' cieca e folle perche' genera altra violenza. Per questo diciamo no a qualunque ipotesi di risoluzione militare al conflitto aperto dall'attacco terroristico. E con piu' forza oggi che il vertice NATO richiama gli Stati alleati, e il nostro paese, alla loro scelta militarista. Nell'immediato, per l'individuazione e il giudizio dei responsabili dei crimini contro l'umanita' bisogna operare attraverso un tribunale penale internazionale, reale garante di giustizia. L'Organizzazione delle Nazioni Unite deve riprendere il controllo delle crisi internazionali, e non lasciarne in nessun caso la gestione ad organismi armati non al di sopra delle parti. Nei tempi lunghi, la cultura del terrorismo e le ragioni dell'odio si estirpano non con le armi ma con una scelta attiva che produca cultura di pace. E una cultura di pace si fonda su una scelta individuale di vita nonviolenta, e si alimenta - con una politica capace di garantire l'apertura delle frontiere ai popoli, in modo che ognuno senta come proprio paese ogni parte del mondo; - con il dialogo tra le diverse religioni che sappia valorizzare l'unita' profonda ad esse sottesa; - con un'economia attenta nella ricerca di un modello di sviluppo che restituisca dignita' a tutti i poveri del mondo e sappia fare un uso equilibrato delle risorse umane e ambientali del pianeta. Questo e' un mondo possibile. Questo e' il mondo che vogliamo costruire. 7. FORZE DELL'ORDINE E NONVIOLENZA. GIOVANNI ALIQUO': I PRINCIPI DELLA NONVIOLENZA SONO AMPIAMENTE RICHIAMATI NELLA COSTITUZIONE [Siamo assai grati a Giovanni Aliquo' per questo suo contributo alla riflessione sulla proposta di formazione delle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso dei valori, delle tecniche e delle strategie della nonviolenza. Giovanni Aliquo' e' il segretario nazionale dell'Associazione nazionale dei funzionari di polizia (ANFP). Per contatti: anfp at openaccess.it] Certo, la possibilita' di fornire alle Forze di polizia anche un'adeguata formazione alle "tecniche della nonviolenza" mi sembra una proposta coraggiosa e stimolante. Nel leggere il testo di legge da voi predisposto, tuttavia, devo riscontrare un eccessiva influenza di elementi sociologici che va a discapito della correttezza formale del testo, inficiando l'efficacia prescrittiva della norma. Non credo, inoltre, che vi sia realmente bisogno di una legge per giungere al risultato da voi mirato. Proprio perche' i principi della nonviolenza sono ampiamente richiamati nella Costituzione e nelle norme penali e processuali, infatti, basterebbe adeguare con mero atto amministrativo i programmi di formazione secondo linee coerenti. 8. FORZE DELL'ORDINE E NONVIOLENZA: UNA LETTERA DI LUISA MORGANTINI [Luisa Morgantini -che ringraziamo di cuore - e' parlamentare europea, ed una delle figure piu' note dell'impegno pacifista. Per contatti: lmorgantini at europarl.eu.int] Il testo di legge che proponete per la formazione delle forze dell'ordine alla nonviolenza ha un grande valore simbolico, forse ancora maggiore di quello che potrebbe poi realmente essere implementato dall'attuale governo. Siamo solo all'inizio di quello che si preannuncia come un lungo dibattito nel parlamento nazionale: lascio quindi a chi lavora su questi temi nelle due Camere l'onere di proporre gli aggiustamenti tecnici che si renderanno necessari. Lasciami pero', caro Peppe, rassicurarti sul mio impegno a livello europeo per l'affermazione della cultura e delle pratiche della nonviolenza. All'interno del Parlamento Europeo, tra i prossimi impegni ci sara' la discussione di una risoluzione sul programma europeo per la prevenzione dei conflitti. Tra gli emendamenti che sto proponendo in proposito, ispirata dalla vostra iniziativa, ci sara' la proposta di un paragrafo che recita: "(the European Parliament) notes that police forces, which are considered by the here quoted EU programme the central part of EU non-military conflict management forces, are not sufficient to the forementioned tasks; more, the P.E. asks for a specific training for these police forces, particularly in nonviolent conflict management and mediation" . Spero che gli altri europarlamentari, soprattutto quelli che hanno sostenuto la vostra proposta, se ne ricordino al momento del voto in parlamento. Fuori da Bruxelles, in ambienti a me piu' familiari, con le Donne in Nero e l'Associazione per la Pace abbiamo promosso da tempo in Palestina relazioni e rapporti tra le diverse parti nei luoghi del conflitto, con esperimenti di diplomazia popolare e nell'ultima fase di Intifada anche di interposizione civile. Ora questa azione si e' estesa internazionalmente, e per renderla il piu' possibile continuativa c'e' un coordinamento europeo, al quale si sta unendo anche dall'Italia un coordinamento per quelle che abbiamo chiamato "missioni civili per la protezione della popolazione palestinese". Spero che la mia risposta ti dia il conforto che la vostra iniziativa ha dato a tutti noi che lavoriamo per la pace. Un abbraccio, Luisa Morgantini 9. MATERIALI. CONTRIBUTO DEL MIR E DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO PER LE ASSEMBLEE DEI NODI DELLA RETE DI LILLIPUT [Ringraziamo Pasquale Pugliese per averci inviato questo utilissimo documento. Per contatti: puglipas at interfree.it] Il MIR (Movimento internazionale per la Riconciliazione) ed il Movimento Nonviolento - aderenti alla Rete Lilliput fin dalla sua fondazione - attraverso questo documento congiunto intendono apportare un contributo di riflessioni e proposte nel confronto assembleare che vedra' impegnati i nodi lillipuziani, dapprima nelle assemblee macro-regionali e successivamente nella Assemblea nazionale. Noi riteniamo che i fatti di Genova, pur nella loro drammaticita' e con le dolorose ferite fisiche e morali ancora aperte, possano e debbano rappresentare per il movimento per la giustizia globale ed un'economia nonviolenta l'occasione per una seria ed approfondita riflessione sulle proprie scelte strategiche. In particolare la Rete di Lilliput, a nostro avviso, si trova di fronte un panorama che prevede oggi due opzioni possibili, la cui scelta sara' decisiva per l'evoluzione dell'esperienza lillipuziana: 1) aderire ad un costituendo Italia Social Forum all'interno del quale - a giudicare dai suoi documenti pubblici - non e' stata avviata alcuna autocritica rispetto alla gestione della contestazione del Vertice del G8; non e' stata assunta la nonviolenza come elemento discriminante per l'adesione ad esso; si rilancia la rincorsa dei vertici attraverso manifestazioni future che rischiano di riproporre, in un triste - e politicamente perdente - rituale, lo scenario gia' visto a Genova; 2) abbandonare la strada della costituzione di "nuovi soggetti politici", inevitabilmente piramidali e verticistici, e riprendere la via dell'azione per campagne, costitutiva della maggior parte dei soggetti presenti nella Rete - e della Rete stessa - approfondendola e rendendola piu' efficace attraverso l'acquisizione reale e profonda della cultura e della strategia della nonviolenza. Noi scegliamo questa strada. Il MIR ed il Movimento Nonviolento invitano i nodi lillipuziani a non disperdere un prezioso patrimonio di energie e competenze dissipandolo nella realizzazione di controvertici - con il loro corollario di scontri e violenze - ma di renderlo sempre piu' efficace e incisivo attraverso la scelta della seconda opzione. Noi crediamo sia giunto il tempo nel quale la Rete di Lilliput, che ha gia' fatto propria la scelta della nonviolenza nei suoi documenti ufficiali, si avvii realmente verso l'acquisizione di questo metodo di azione politica nella sua interezza e specificita'. A tal fine, credendo di interpretare il sentire dei molti che - dall'Assemblea fondativa di Marina di Massa all'esperienza dei gruppi di affinita' per Genova ai percorsi di autoformazione di alcuni nodi locali - ritengono di vitale importanza avviarsi sulla strada della nonviolenza, nella sua complessita' di riferimenti ideali, di principi strategici e tattici e, infine, di tecniche e stili, il MIR ed il Movimento Nonviolento propongono alla Rete Lilliput di intraprendere il seguente percorso di avvicinamento: * organizzare una Conferenza nazionale sul tema "Rete di Lilliput e strategia nonviolenta" - invitando i maggiori esperti nazionali ed internazionali della trasformazione nonviolenta dei conflitti sociali - che sia il momento, forte e chiaro, di assunzione della nonviolenza da parte della Rete, di definizione delle linee guida della sua strategia nonviolenta e di avvio della conseguente formazione dei gruppi; * costituire un gruppo di lavoro nazionale sulla nonviolenza - in analogia a quello gia' operativo sull'"impronta ecologica" - che definisca gli elementi fondamentali di un percorso di formazione teorico-pratico; sondi e coordini le disponibilita' dei formatori presenti sui vari territori, contattando le realta' gia' esistenti - dai movimenti nonviolenti alla "rete di formazione alla nonviolenza" ai vari gruppi di formazione locali ed attivi - mettendoli in contatto con i nodi locali; acquisisca informazioni e stabilisca relazioni con esperienze di lotte nonviolente diffuse nel mondo; * all'interno dei nodi locali (o di due o tre piccoli nodi limitrofi) si creino tra i lillipuziani dei "gruppi di azione nonviolenta" che svolgano una seria ed approfondita formazione teorico-pratica sul metodo e si preparino alla conduzione di campagne autenticamente nonviolente. Naturalmente MIR e Movimento Nonviolento ribadiscono la propria disponibilita' a collaborare su questo percorso - per quanto e' nelle loro modeste possibilita' - in termini di competenze, documentazione, strumenti di formazione e informazione, sia sul piano nazionale che locale. Rispetto al tema dell'organizzazione futura della Rete Lilliput, e' nostro convincimento che sia tempo - in un'ottica di esperienza di rete dal basso - che i nodi locali facciano uno sforzo di responsabilita' e disponibilita' nella gestione diretta della rappresentanza nazionale della Rete, liberando - con la gradualita' che sara' necessaria - il Tavolo Intercampagne da questo gravoso, e pur necessario, compito. Se le decisioni delle assemblee dei nodi andranno in questa direzione, MIR e Movimento Nonviolento sono disponibili a rinunciare alla richiesta - avanzata fin dalla costituzione della Rete Lilliput - di entrare a far parte del gruppo di associazioni nazionali "promotore" della Rete. MIR e Movimento Nonviolento invitano caldamente, infine, gli amici dei due movimenti diffusi in tutta Italia ad entrare attivamente nei locali nodi Lilliput ed a farsene promotori laddove essi non fossero ancora costituiti. 10. MATERIALI. RETE LILLIPUT DI REGGIO EMILIA: RETE, TERRITORIO, NONVIOLENZA [Ringraziamo Pasquale Pugliese della Rete di Lilliput di Reggio Emilia per averci trasmesso questo documento. Per contatti: puglipas at interfree.it] La Rete Lilliput di Reggio Emilia intende partecipare, attraverso la presente riflessione, al confronto assembleare macro-regionale dei nodi lillipuziani del 29-30 settembre ed alla successiva assemblea nazionale. Questo contributo trova la sua genesi nella motivazioni ideali e politiche di costituzione della Rete Lilliput, nella specifica "storia" del nodo reggiano, nelle riflessioni da noi gia' sviluppate in occasione della prima assemblea di Marina di Massa, nel lavoro locale e nazionale svolto in questo anno trascorso e, infine, nella nostra valutazione intorno ai fatti di Genova. Di questo lavoro collettivo presentiamo qui le conclusioni alle quali - allo stato - siamo giunti, indicando, per un verso, il percorso di lavoro locale che abbiamo individuato per il futuro prossimo e trasformando, per altro verso, questo nostro percorso in proposta di riflessione e, eventualmente, prassi per tutti i nodi locali. A nostro avviso le ragioni profonde della costituzione della Rete di Lilliput, e potremmo aggiungere della sua ragion d'essere in quanto tale - o quanto meno della nostra aggregazione di associazioni reggiane in un nodo locale che si definisce Rete di Lilliput - possono essere riassunte in tre parole chiave: rete, territorio, nonviolenza. E rete, territorio, nonviolenza sono le direttrici lungo le quali il nostro nodo intende lavorare nei prossimi anni per tentare di intervenire, in maniera efficace, sulla trasformazione delle dinamiche economiche, sociali, politiche e culturali che vanno sotto il nome di globalizzazione neoliberista, e per contribuire alla costruzione di un altro mondo possibile, a cominciare da quello in cui ci troviamo a vivere tutti i giorni. * Rete Il concetto e l'organizzazione di rete ha, a nostro avviso, un doppio significato: 1) di collegamento sinergico (perche' il lavoro comune rafforza l'impegno di tutti) e dinamico (perche' il legame non e' totale ne' definitivo) tra le associazioni, i gruppi i movimenti ed i singoli che svolgono il proprio impegno nel campo della resistenza alla violenza strutturale dell'economia, e della costruzione delle alternative, tanto a livello locale quanto a livello nazionale; 2) di dimensione orizzontale - e dunque non piramidale - nella quale l'elemento politico e decisionale fondamentale e' demandato ai nodi territoriali e, in ogni nodo, all'assemblea degli aderenti. "Per noi la Rete ha una dimensione orizzontale la cui vitalita' e' data dall'interazione paritaria tra i singoli nodi, in cui la direzione decisionale va dal basso verso l'alto, la cui struttura e' trasparente, i cui rappresentanti sono portavoce - nominati e riconosciuti da tutti - responsabili e revocabili", e' quanto scrivevamo in uno dei documenti elaborati per l'Assemblea di Marina di Massa (cfr. la nota in fondo a questo documento). Cio' rimane valido ancora oggi sia a livello di Rete (ed a questo proposito proponiamo un documento specifico contenente una proposta organizzativa), sia, a maggior ragione, a livello di eventuali aggregazioni piu' ampie delle quali la Rete dovesse decidere di entrare a far parte stabilmente. Senza questo elemento ai due diversi livelli - a nostro avviso carenti nel Genoa Social Forum e ancora da sviluppare in pienezza nell'organizzazione della Rete Lilliput - vengono meno sia una delle caratteristiche essenziali che rendono originale e specifica l'esperienza della Rete, sia le condizioni per aderire a Forum piu' ampi. E' percio' di fondamentale importanza lavorarci a fondo al nostro interno anche nell'eventualita' di un rilancio su scala piu' ampia. * Territorio La Rete di Lilliput e' l'insieme dei nodi locali. I nodi locali sono l'insieme dei soggetti individuali e collettivi che lavorano sul territorio alla sua trasformazione. "Pensare globalmente ed agire localmente" e' uno slogan che, seppure non piu' di moda, rimane ad indicare una proficua direzione d'impegno che voglia spendersi per la trasformazione degli stili di vita personali, delle sensibilita' collettive, delle scelte politiche delle comunita'. Una economi a sobria, giusta e sostenibile - fondamento di un possibile mondo diverso - si puo' realizzare attraverso le trasformazioni profonde dei tessuti sociali, culturali e politici dei nostri paesi e delle nostre citta', cioe' dei territori nei quali tutti i giorni viviamo ed operiamo. I nodi della Rete di Lilliput - che mettono insieme chi sul territorio sottrae pezzi di capitale finanziario, trasferendolo su progetti etici locali, con chi erode il mercato delle multinazionali, promuovendo prodotti equi e solidali, con chi diffonde cultura di solidarieta' e pace tra le giovani generazioni, con chi aiuta i percorsi di riconquista della dignita' delle persone scartate dal sistema, con chi attiva dinamiche di solidarieta' con popoli impoveriti del Sud del mondo, con chi... - se riuscissero ad organizzare l'enorme bacino di competenze, energie e sensibilita' territorialmente disponibili nella costruzione di propri progetti locali potrebbero diventare soggetti capaci di incidere in profondita', operando trasformazioni significative, nelle pieghe delle nostre, e della nostra, societa'. A Reggio Emilia abbiamo deciso di orientare su questa scommessa il programma lillipuziano di costruzione ed abbiamo individuato nella costituzione di un Centro di documentazione su pace, nonviolenza, ambiente ed economia di giustizia, il progetto capace di catalizzare, in un lavoro di rete le energie disponibili sul territorio. "Il punto di partenza del progetto e' dato, per un verso, dalla consapevolezza della scarsita' di informazione e di formazione, in ordine alle problematiche dei rapporti tra il Nord e il Sud del mondo, alle cause strutturali dell'impoverimento dei popoli e della natura, allo scoppio delle guerre e alle modalita' di trasformazione nonviolenta dei conflitti; per altro verso, dalla necessita' di creare a Reggio Emilia un'occasione di informazione-formazione - non filtrata giornalisticamente - finalizzata a favorire, attraverso lo studio e la conoscenza delle dinamiche globali, una sempre maggiore partecipazione consapevole dei cittadini alla vita sociale e politica, nell'orizzonte di un mondo globalizzato". E' scritto nelle linee-guida del Progetto. A ciascun nodo di elaborare il proprio progetto locale. * Nonviolenza "Le nostre strategie d'intervento sono di carattere nonviolento" recita il Manifesto della Rete di Lilliput. Per noi questa dichiarazione ha costituito fin da subito non uno slogan generico, ma un impegno specifico. - Abbiamo in un primo tempo avviato una riflessione per capire la differenza tra la generica non violenza, ossia la semplice dichiarazione dell'astensione dal compiere atti di violenza, e la specifica nonviolenza, ossia l'insieme dei principi che definiscono idealmente, storicamente e politicamente il metodo nonviolento; - in preparazione dell'assemblea di Marina di Massa abbiamo elaborato un documento, proposto agli altri nodi, nel quale abbiamo provato "a delineare una prima definizione di strategia nonviolenta riassumendo almeno alcuni dei principi necessari, e sufficienti, affinche' si possa parlare con proprieta' di strategie a carattere nonviolento" (cfr. la nota in fondo a questo documento), sperando di aprire un confronto approfondito tra tutti i lillipuziani; - poiche' cio' in sede assembleare non e' stato possibile, ne' sono state predisposte altre sedi dove affrontare in maniera non superficiale il tema della nonviolenza nella Rete - come pure era stato proposto a Marina di Massa - abbiamo avviato all'interno del nodo di Reggio Emilia un percorso introduttivo di formazione teorico-pratica, "In ricerca sulla strada della nonviolenza"; - le vicende legate al G8 di Genova hanno confermato, a nostro giudizio, l'urgenza di approfondire ancora di piu' la ricerca e la sperimentazione nel campo della pratica della nonviolenza, oltre che per una opzione etica fondamentale, anche per la necessita' di comunicare efficacemente le nostre molte ragioni con i cittadini - terze parti decisive nel confronto tra noi ed il potere, perche' sul loro consenso esso e' fondato - attraverso l'utilizzo di strumenti inediti che proprio i cittadini persuadano e coinvolgano in percorsi di cambiamento; - a questo scopo abbiamo deciso di creare all'interno del nostro nodo un GAN: Gruppo di Azione Nonviolenta. Cio' significa che un gruppo di lillipuziani si e' impegnato a continuare nella formazione personale e politica sulla teoria e la pratica della nonviolenza per giungere con i tempi che essi riterranno necessari - senza pressioni date da avvenimenti esterni di carattere internazionale - a costituire un gruppo capace di praticare azioni dirette nonviolente. Quello dei GAN ci sembra un percorso che, se fatto proprio da molti nodi locali con persuasione, preparazione e organizzazione, potrebbe contribuire a portare efficacemente le nostre tematiche sui nostri territori (magari attraverso azioni concordate e simultanee, e dunque nazionali anche se non concentrate), consentendoci di comunicare in maniera inedita e non superficiale con i nostri concittadini. Questa sperimentazione potrebbe, inoltre, favorire - almeno per quanto e' nelle possibilita' della Rete di Lilliput - l'interruzione della spirale di confronto violento con tutte le polizie del pianeta nel quale sta avvitandosi il "movimento dei movimenti", ed avviare una strategia nuova e spiazzante - tanto rispetto agli apparati repressivi abituati a confrontarsi con le manifestazioni di massa, quanto rispetto alle persone che conoscono il nostro impegno e lavoro locale quodidiano - con caratteristiche nonviolente, lillipuziane, reticolari. Non ci chiamiamo forse Rete di Lilliput? * Nota I documenti "La Rete e i pescatori" e "Le nostre strategie d'intervento sono di carattere nonviolento". Elementi minimi, ma essenziali, per una definizione nonviolenta delle strategie di lotta in formato integrale sono recuperabili sul sito www.retelilliput.org tra i "contributi preparatori" nella sezione "documenti". 11. LETTURE. ANDREA DANILO CONTE: LA SFIDA DELLA CITTADINANZA Andrea Danilo Conte, La sfida della cittadinanza, Piero Manni, Lecce 1999, pp. 192, lire 20.000. Un manuale per la formazione dei giovani in servizio civile scritto dal responsabile nazionale per la formazione di "ARCI servizio civile". 12. LETTURE. ROBERT G. CROWDER, RICHARD K. WAGNER: PSICOLOGIA DELLA LETTURA Robert G. Crowder, Richard K. Wagner, Psicologia della lettura, Il Mulino, Bologna 1998, pp. 306, lire 32.000. Una assai utile introduzione ad un tema tutt'altro che banale, cui sarebbe bene che tutti prestassero attenzione. 13. LETTURE. SALVATORE PALIDDA: POLIZIA POSTMODERNA Salvatore Palidda, Polizia postmoderna, Feltrinelli, Milano 2000, pp. 248, lire 32.000. Una monografia di grande interesse scritta da un prestigioso sociologo docente al Politecnico di Milano e all'Universita' di Genova. 14. INCONTRI. BENEDETTA FRARE: A PADOVA IL PRIMO OTTOBRE [Da TransFair Italia riceviamo e diffondiamo] I produttori del Sud del mondo raccontano "la globalizzazione nel caffe'". Incontro pubblico lunedi primo ottobre, alle ore 21, presso la Sala civica polivalente di Padova. I problemi della globalizzazione, l'ingiustizia che sta alla base dei meccanismi di sfruttamento, hanno enormi ripercussioni sui piccoli produttori del Sud del mondo che fondano la propria sussistenza sul lavoro della terra. Lo racconteranno, in un incontro pubblico promosso dalla Bottega del mondo La Tortuga e TransFair Italia (marchio di garanzia del Commercio Equo e Solidale) e patrocinato dal Comune di Padova, due produttori che da tempo lavorano nel circuito del commercio equo, una delle risposte piu' efficaci a questo sistema. Dagoberto Suazo, responsabile di CCCH (Coordinamento del produttori di caffe' dell'Honduras) e Valdomiro Tormem (di Acipar, cooperativa di produttori di succo d'arancia del Brasile) saranno ospiti di in un incontro pubblico che si svolgera' lunedi primo ottobre, alle ore 21 presso la Sala civica polivalente, in via Diego Valeri, a Padova. "La globalizzazione nel caffe': l'esperienza dei piccoli produttori del Commercio Equo e Solidale" raccontera' la storia di queste cooperative e i progetti di sviluppo messi in atto grazie agli acquisti equi e solidali dei consumatori che hanno scelto di collaborare a questa forma piu' giusta di mercato. Durante la serata, sara' presentato al pubblico in antemprima il caffe' della linea Macondo che inaugura la gamma di prodotti equosolidali importati direttamente da La Tortuga. I giornalisti potranno incontrare i produttori la mattina stessa del primo ottobre, alle ore 11, presso la Fondazione Choros, in piazza dei Signori, 1. Per informazioni: info at latortuga.net, transfai at intercity.it 15. INCONTRI. IL 2 OTTOBRE A ROMA LE PROPOSTE DELL'AFRICA [Da "Chiama l'Africa" riceviamo e volentieri diffondiamo. Per contatti: "Chiama l'Africa. Campagna nazionale di solidarieta' con i popoli africani", tel. 065430082, fax: 065417425, e-mail: chiama.africa at agora.stm.it, sito: www.chiamafrica.it] Martedi 2 ottobre 2001, alle ore 18, presso la Libreria Odradek, via dei Banchi Vecchi 57, Roma (tel. 066833451) incontro su "L'Africa al G8: presentazione del MAP (Millennium Partnership for the African Recovery Programme), il primo piano di rilancio economico e politico elaborato dagli africani per l'Africa. Nessuno se ne e' accorto, ma i capi di governo di Algeria, Mali, Nigeria, Senegal e Sudafrica hanno portato a Genova delle proposte serie e concrete per lo sviluppo del continente. Per non subire la globalizzazione. Interverra' padre Gino Barsella, direttore di "Nigrizia". Sono stati invitati gli Ambasciatori di Algeria, Nigeria e Sudafrica. Presenta Eugenio Melandri. Invitiamo soprattutto le ong, le associazioni e le comunita' africane a partecipare all'incontro. Ogni primo martedi del mese a Roma parliamo di Africa, un continente afflitto da guerre e poverta', ma anche ricco di storia e di cultura: video, letture e testimonianze, interventi di studiosi e giornalisti, diario mensile sull'attualita' africana - in collaborazione con "Nigrizia". 16. INCONTRI. UN LABORATORIO SULLA GLOBALIZZAZIONE A CREMONA [Dalle Acli di Cremona riceviamo e diffondiamo] Quale globalizzazione? Laboratorio di confronto per giovani. Il laboratorio intende attivare un gruppo di giovani perche' si impegnino a ricercare una speranza progettuale per un mondo di giustizia e di fraternita', nell'ottica della dottrina sociale della Chiesa. Dopo il G8 a Genova e gli attentati terroristici negli Stati Uniti e' quanto mai urgente fermarsi a riflettere, a confrontarsi, e poi saper individuare una pista d'azione. Programma: a. Cosa e' la globalizzazione, 20 ottobre 2001; b. L'economia di mercato, 3 novembre 2001; c. La questione finanziaria, 17 novembre 2001; d. Si vive per il profitto? Essere o avere?, 1 dicembre 2001; e. Il locale e il globale. La ricerca di un'azione, 15 dicembre 2001. Il laboratorio utilizzera' filmati, metodologie attive, ascolto di esperti e testimoni. Si tiene il sabato pomeriggio dalle ore 16.30 alle 19.00 al Centro pastorale, via s. Antonio del fuoco 9/a, Cremona, tel. 037228647, e-mail: centropast at iol.it Il laboratorio, organizzato da Acli, Azione Cattolica, Associazione L'insieme, circoscrizione locale Banca Etica, Pax Christi, Ufficio pastorale sociale e del lavoro, intende affiancarsi ad altre iniziative pubbliche su tematiche sociali. Tra di esse segnaliamo subito il Forum internazionale "Acqua e petrolio in Sudan: guerra e diritti umani" che si tiene a Cremona il 5-6 ottobre 2001 (sala Maffei, Camera di Commercio: venerdi 5 ottobre ore 15.00-18,30; sabato 6 ottobre ore 9.00-12.30 e 15.00-18.30) e il Corso sulle economie alternative organizzato dalla Coop. Nonsolonoi (Centro Pastorale alle ore 21.00 dei giovedi 4-11-18-25 ottobre). "La globalizzazione, a priori, non e' ne' buona ne' cattiva. Sara' cio' che le persone ne faranno. Nessun sistema e' fine a se stesso ed e' necessario insistere sul fatto che la globalizzazione, come ogni altro sistema, deve essere al servzio della persona umana, della solidarieta' e del bene comune" (Giovanni Paolo II). Per ulteriori informazioni: Acli, c/o Centro Pastorale Diocesano, via S. Antonio del fuoco 9/a, 26100 Cremona, tel. 037226663, fax 037232953, e-mail: aclicr at libero.it 17. INCONTRI. UN SEMINARIO DI COMMUNITY BUILDING A ROMA E A TORINO [Da Roberto Tecchio riceviamo e diffondiamo questo comunicato] "Costruire la comunita'": seminario di Community Building. Roma, 26-28 ottobre 2001. L'Associazione C. B. I (Community Building Italia), in collaborazione con Peacemaker Community-Italia La Rete di Indra, organizza due seminari intensivi di Community Building, che si terranno a Roma dal 26 al 28 ottobre, e a Torino dal 2 al 4 novembre 2001. Il seminario di community building propone un'esperienza intensiva di gruppo della durata di due giorni e mezzo, nel corso dei quali i partecipanti sperimenteranno la "costruzione della comunita'". Secondo questo modello si definisce comunita' qualsiasi gruppo di due o piu' persone che imparando ad accettare, trascendere e infine onorare le differenze individuali di eta', sesso, razza, religione, ideologia, diventa in grado di comunicare apertamente ed efficacemente e di lavorare alla realizzazione di un comune obiettivo. Questo lavoro e' rivolto a chi desidera esplorare e migliorare la qualita' della propria comunicazione interpersonale (in ambito personale, familiare, lavorativo e sociale) e puo' fornire utili strumenti nella risoluzione dei conflitti. Crescita personale, catarsi, autoscoperta e apertura spirituale possono costituire "i doni della comunita'". Questo tipo di approccio, gia' a lungo sperimentato negli Stati Uniti e in altre parti del mondo, sia in situazioni di pace che di guerra (ad es. in Serbia), e' stato elaborato da Scott Peck, psichiatra e pacifista statunitense, autore di numerose pubblicazioni, edite in Italia da Frassinelli Editore. Il seminario e' condotto da due facilitatori professionisti, che accompagneranno il gruppo nel processo di costruzione della comunita': Sandra Parolin, arteterapeuta e counselor, co-fondatrice e attuale presidente dell'Associazione C. B. I. Italia, autrice del libro Meditazione e relazione, Promolibri Editore; Rusty Myers, facilitatore accreditato della F. C. E. (Foundation for Community Encouragement), collaboratore di Scott Peck, ha condotto seminari in numerosi paesi del mondo. Per ulteriori informazioni e iscrizioni rivolgersi a: Roberto Mander, tel. 067000478, e-mail: indra at alfanet.it Il costo complessivo del seminario sara' di Lire 220.000. 18. INCONTRI. CORSO ANNUALE DI FORMAZIONE AL "TEATRO DELL'OPPRESSO" DI AUGUSTO BOAL [Ringraziamo Roberto Mazzini di "Giolli. Centro di ricerca sul teatro dell'oppresso e coscientizzazione" (per contatti: giolli.tdo at tin.it) per averci inviato questo comunicato ed altro materiale che diffonderemo successivamente] La Coop. Tornasole e l'associazione Giolli organizzano a Brescia il corso annuale di formazione base al "teatro dell'oppresso" di Augusto Boal. Programma: 7-8-9 dicembre 2001: clima di gruppo e coscientizzazione; 9-10 febbraio 2002: i giochi-esercizi e la de-meccanizzazione (aperto anche a saltuari); 25-26-27-28 aprile 2002: il Teatro-Forum (aperto anche a saltuari); 18-19 maggio 2002: il ruolo del Jolly + serata di Teatro-Forum aperta al pubblico; 22-23 giugno 2002: il Teatro-Immagine (aperto anche a saltuari); 18-19-20-21 luglio 2002: le tecniche del Flic-dans-la-tete; 7-8 settembre 2002: il Teatro-Legislativo (accenni al Teatro-Invisibile e Teatro-Giornale) (aperto anche a saltuari); 9-10 novembre 2002: il conduttore del Teatro dell'Oppresso. Conducono: Roberto Mazzini, Tiziana Bortuzzo e altri operatori e collaboratori dell'associazione Giolli. Costi: 1.300.000 + Iva per gli iscritti annuali (per 21 giornate di formazione e la dispensa del corso), con differenze a seconda di alcune variabili (info in segreteria). Durata 21 giornate di circa 6 ore di lavoro al giorno, pratico-teorico. Scadenza iscrizione: 10 novembre 2001. Per informazioni e iscrizioni rivolgersi a: Cooperativa Tornasole, dal lunedi al sabato ore 9-12, 030-3731739; Massimo Serra cell: 335-6687862; Gianfranco Bergamaschi cell: 328-8125900; e-mail: a.tornasole at tiscalinet.it 19. MATERIALI. PER STUDIARE LA GLOBALIZZAZIONE: DA ARUNDHATI ROY A SAMUEL RUIZ * ARUNDHATI ROY Profilo: scrittrice indiana, impegnata contro il riarmo, in difesa dell' ambiente e per i diritti dei popoli. Opere di Arundhati Roy: cfr. il romanzo Il Dio delle piccole cose, Guanda, Parma 1997; poi in edizione economica Superpocket, Milano 2000; e i due saggi di testimonianza e denuncia raccolti in La fine delle illusioni, Guanda, Parma 1999, poi in edizione economica Tea, Milano 2001. * EDOARDO RUFFINI Profilo: storico del diritto (1901-1982), figlio di Francesco Ruffini, fu come suo padre uno dei dodici docenti universitari che rifiutarono il giuramento di fedeltà al fascismo. Opere di Edoardo Ruffini: segnaliamo almeno Il principio maggioritario. Profilo storico, del 1927, ristampato da Adelphi, Milano 1976, 1987 (edizione economica); cfr. anche La ragione dei piu', Il Mulino, Bologna 1977. Opere su Edoardo Ruffini: cfr. Giorgio Boatti, Preferirei di no, Einaudi, Torino 2001. * FRANCESCO RUFFINI Profilo: illustre giurista (1863-1934), docente universitario, ministro della pubblica istruzione, fu uno dei dodici docenti universitari che nel 1931 rifiutarono il giuramento di fedeltà al fascismo. Opere di Francesco Ruffini: segnaliamo almeno Per la storia del diritto matrimoniale (1894); La rappresentanza giuridica della parrocchia (1896); La liberta' religiosa. Storia dell'idea (1901); La giovinezza del conte di Cavour (1912); Liberta' religiosa e separazione fra Stato e Chiesa (1913); La liberta' religiosa come diritto pubblico subbiettivo (1924); Diritti di liberta' (1926); La vita religiosa di Alessandro Manzoni (1931). Opere su Francesco Ruffini: Alessandro Galante Garrone, Un affare di coscienza, Baldini & Castoldi, Milano 1995, cfr. inoltre Giorgio Boatti, Preferirei di no, Einaudi, Torino 2001. * VINCENZO RUGGIERO Profilo: docente di sociologia a Londra. Opere di Vincenzo Ruggiero: segnaliamo particolarmente Economie sporche (1996), e Delitti dei deboli e dei potenti (1999), ambedue presso Bollati Boringhieri, Torino. * IBRAHIM RUGOVA Profilo: critico letterario e ricercatore, leader della resistenza nonviolenta kossovara durante l'apartheid imposto dal regime di Milosevic, impegnato per una soluzione politica e democratica del conflitto, nel 1996 alcuni movimenti nonviolenti (in Italia la "campagna per il sostegno ad una soluzione nonviolenta in Kossovo") lo hanno proposto per il premio Nobel per la Pace. Opere di Ibrahim Rugova: cfr. il libro-intervista La question du Kosovo, Fayard 1994. Indirizzi utili: Campagna Kossovo, c/o MIR, c. p. 8, 74023 Grottaglie (TA), tel. e fax 099/8662252. * SAMUEL RUIZ Profilo: nato nel 1924, nel 1959 è nominato vescovo, dal 1960 guida la diocesi di San Cristobal de Las Casas, in Chiapas, Messico, dalla quale e' stato recentemente rimosso. Difensore degli indios, infaticabile promotore della dignità umana, costantemente minacciato dagli "squadroni della morte", è uno dei punti di riferimento per chi opera per la giustizia, la pace, i diritti umani in Chiapas. Opere di Samuel Ruiz: L'utopia cristiana: liberare l'uomo (con E. Beltran), Asal, Roma 1973; vari suoi testi sono in Samuel Ruiz. Sui sentieri indigeni della chiesa in Chiapas, Alfazeta, Parma 1996; Giustizia e pace si baceranno, Edizioni Lavoro, Roma 1997. Opere su Samuel Ruiz: Giulio Girardi, Alberto Grossi, Aluisi Tosolini, Samuel Ruiz. Sui sentieri indigeni della chiesa in Chiapas, Alfazeta, Parma 1996. 20. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 21. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: http://www.nonviolenti.org ; per contatti, la e-mail è: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: http://www.peacelink.it/users/mir . Per contatti: lucben at libero.it ; angelaebeppe at libero.it ; mir at peacelink.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: http://www.peacelink.it . Per contatti: info at peacelink.it LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutti gli amici della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. e fax: 0761/353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 241 del 27 settembre 2001
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