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La nonviolenza e' in cammino. 237
- Subject: La nonviolenza e' in cammino. 237
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it> (by way of Alessandro Marescotti <a.marescotti at peacelink.it>)
- Date: Sun, 23 Sep 2001 10:41:46 +0200
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutti gli amici della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. e fax: 0761/353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 237 del 23 settembre 2001 Sommario di questo numero: 1. Peppe Sini, di cosa parliamo quando parliamo di azione diretta nonviolenta contro la guerra 2. Lettera di Phyllis e Orlando Rodriguez: nostro figlio e' una delle vittime... 3. Luigi Ciotti, un mondo senza armi e senza ingiustizia e' possibile 4. Mao Valpiana, con John Lennon immagino che l'America non faccia la guerra (con il testo di "Imagine" di John Lennon) 5. Associazione Donne della Regione Mediterranea: fermare il terrorismo, rispettare i diritti democratici 6. Eduardo Galeano, del Bene e del Male 7. Maria Matteo, contro ogni guerra 8. Numerosi parlamentari a sostegno della proposta di legge per la formazione delle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso dei valori, delle tecniche e delle strategie della nonviolenza 9. Il 24 settembre a Torino 10. Il 25 settembre a Roma 11. Raniero La Valle, il 25 settembre a Roma 12. Il 2, 3 e 4 ottobre a Milano 13. Letture: Enrico Chiavacci, Lezioni brevi di bioetica 14. Letture: Antonio Gramsci, Quaderni del carcere 15. Letture: Wanda Tommasi, I filosofi e le donne 16. Per studiare la globalizzazione: da Joan Robinson a Stefano Rodota' 17. Il ritorno di Scarpantibus: la rivoluzione e il vaso da notte 18. Il ritorno del Criticone: il turismo militante e la visione di Alce Nero 19. Un romanzo di riflessione di Sergio Albesano 20. Lanfranco Mencaroni, ultimo aggiornamento di "COS in rete" 21. La "Carta" del Movimento Nonviolento 22. Per saperne di piu' 1. LA PROPOSTA. PEPPE SINI. DI COSA PARLIAMO QUANDO PARLIAMO DI AZIONE DIRETTA NONVIOLENTA CONTRO LA GUERRA Non di azioni meramente simboliche ma operative ed efficaci. O l'azione nonviolenta sa contrastare concretamente la guerra o e' nella migliore delle ipotesi una testimonianza, nella peggiore una pagliacciata. Due anni fa proponemmo, e realizzammo ad Aviano, l'azione diretta nonviolenta delle mongolfiere per la pace con cui ostruire lo spazio aereo di decollo antistante e sovrastante le basi dell'aviazione militare impedendo la partenza dei bombardieri. Dimostrammo che e' possibile un'azione nonviolenta che contrasti l'apparato bellico sul terreno, con la forza della nonviolenza, senza mettere in pericolo la vita di nessuno, nella massima limpidezza, riuscendo ad esempio a impedire i decolli dei bombardieri. Se una nuova guerra dovesse essere scatenata ed il nostro paese dovesse prendervi parte, con cio' i decisori renderebbero l'Italia compartecipe di un'azione doppiamente criminale: poiche' guerra e' sempre omicidio di massa - la formula, definitiva, e' di Gandhi -, e poiche' la partecipazione italiana configurerebbe la violazione della nostra Costituzione. Cosicche' il governo, il parlamento e il presidente della Repubblica che facessero un tale passo si collocherebbero fuori della legge ed il popolo italiano sarebbe chiamato a ripristinare la legalita' e difendere l'ordinamento giuridico, lo stato di diritto e la democrazia impedendo la partecipazione del nostro paese al crimine bellico. Dinanzi alla partecipazione italiana alla guerra avremmo tutti l'obbligo morale e giuridico di togliere il consenso ai decisori pubblici stragisti, e di opporci efficacemente alla guerra in nome del diritto, dell'umanita', della stessa legge fodnamentale della nostra Repubblica. * E per contrastare praticamente, e non solo a chiacchiere, la guerra, riteniamo ed abbiamo piu' volte gia' detto che tre sono le cose da fare: a) l'azione diretta nonviolenta con cui bloccare l'apparato bellico: bloccando le catene di comando, bloccando le basi militari, bloccando la produzione e il traffico delle armi; si potrebbe cominciare ancora con l'azione del blocco nonviolento dei decolli dei bombardieri. b) la disobbedienza civile di massa: mettendo i decisori fuorilegge nell'impossibilita' di avvalersi del consenso e della passivita' della popolazione, nell'impossibilita' di avvalersi degli strumenti della macchina amministrativa e dei poteri e degli spazi pubblici; ed impedendo loro di dar seguito ai loro piani incostituzionali dagli esiti stragisti; c) lo sciopero generale contro la guerra: puntando a bloccare tutte le attivita' del paese, chiamando l'intera popolazione del nostro paese a resistere a un governo fuorilegge, chiamando il popolo italiano ad esercitare la sua sovranita' in difesa della Costituzione, della pace, del diritto alla vita di tutti gli esseri umani. * Qui intendiamo offrire alcuni materiali di riflessione ulteriori sull'azione diretta nonviolenta. Ed in primo luogo diciamo che all'azione diretta nonviolenta contro la guerra possono partecipare solo persone persuase della nonviolenza e adeguatamente preparate. Come esempio su cui riflettere riproduciamo qui le regole di condotta dei partecipanti all'azione diretta nonviolenta delle mongolfiere per la pace ad Aviano due anni fa. * Quattro regole di condotta obbligatorie per partecipare all'azione diretta nonviolenta delle mongolfiere per la pace: I. A un'iniziativa nonviolenta possono partecipare solo le persone che accettano incondizionatamente di attenersi alle regole della nonviolenza. II. Tutti i partecipanti devono saper comunicare parlando con chiarezza, con tranquillità, con rispetto per tutti, e senza mai offendere nessuno. III. Tutti i partecipanti devono conoscere perfettamente senso e fini di questa azione diretta nonviolenta delle "mongolfiere per la pace", vale a dire: a) fare un'azione nonviolenta concreta: - per impedire il decollo dei bombardieri; - opporsi alla guerra, alle stragi, alle deportazioni, alle devastazioni, al razzismo; - chiedere il rispetto della legalità costituzionale e del diritto internazionale che proibiscono questa guerra; b) le conseguenze cui ogni singolo partecipante può andare incontro (possibilità di fermo e di arresto), conseguenze che vanno accettate pacificamente e onestamente, ed alle quali nessuno deve cercare di sottrarsi. IV. Tutti devono rispettare i seguenti princìpi della nonviolenza: - non fare del male a nessuno (se una sola persona dice o fa delle stupidaggini, o una sola persona si fa male, la nostra azione diretta nonviolenta è irrimediabilmente e totalmente fallita, e deve essere immediatamente sospesa); - spiegare a tutti (amici, autorità, interlocutori, interpositori, eventuali oppositori) cosa si intende fare, e che l'azione diretta nonviolenta non è rivolta contro qualcuno, ma contro la violenza (in questo caso lo scopo è fermare la guerra, cercar di impedire che avvengano altre stragi ed atrocità); - dire sempre e solo la verità; - fare solo le cose decise prima insieme con il metodo del consenso ed annunciate pubblicamente (cioè a tutti note e da tutti condivise); nessuno deve prendere iniziative personali di nessun genere; la nonviolenza richiede lealtà e disciplina; - assumersi la responsabilità delle proprie azioni e quindi subire anche le conseguenze che ne derivano; - mantenere una condotta nonviolenta anche di fronte all'eventuale violenza altrui. Chi non accetta queste regole non può partecipare all'azione diretta nonviolenta, poiché sarebbe di pericolo per sé, per gli altri e per la riuscita dell'iniziativa che è rigorosamente nonviolenta. * Per chi volesse saperne di piu', un ampio dossier su quella esperienza e' dsponibile nella rete telematica, in due parti: - parte prima: www.peacelink.it/webgate/pace/msg00745.html - parte seconda: www.peacelink.it/webgate/pace/msg00744.html * Si tratta dunque di iniziare subito i training di preparazione; si tratta inoltre di iniziare subito a formare alla conoscenza e all'uso della nonviolenza quante piu' persone e' possibile; si tratta di iniziare subito a prendere le distanze da quei sedicenti pacifisti che si lasciano invece ubriacare dalla violenza e dai pregiudizi o si lasciano corrompere dalle prebende, dalla manipolazione o dalla "cultura del branco". * Inoltre occorre iniziare subito a proporre la preparazione dello sciopero generale in difesa della Costituzione e della vita degli esseri umani vittime innocenti della guerra; occorre iniziare subito a spiegare cosa sia davvero la disobbedienza civile (non la caricaturale sfigurazione di cui hanno cianciato degli irresponsabili nei mesi scorsi) e come essa possa essere praticata da un movimento di massa; occorre iniziare subito un'azione di chiarificazione intellettuale e di illimpidimento morale per opporsi efficacemente alla macchina propagandistica che entra in azione parallelamente ai bombardieri par narcotizzare i complici passivi della guerra. C'e' molto da fare, ed occorre fare presto. 2. UN APPELLO. LETTERA DI PHYLLIS E ORLANDO RODRIGUEZ: NOSTRO FIGLIO E' UNA DELLE VITTIME... [Questa nobile lettera dei genitori di Greg Rodriguez, una delle vittime del World Trade Center, e' stata tradotta in italiano da Peacelink] Egregio Presidente Bush, nostro figlio e' una delle vittime dell'attacco di martedi scorso al World Trade Center. Abbiamo letto della Sua reazione negli scorsi giorni e della risoluzione, sottoscritta da entrambe le Camere, che Le conferisce poteri illimitati per rispondere agli attentati terroristici. La Sua reazione a questo attacco, pero', non ci fa sentire meglio davanti alla morte di nostro figlio. Anzi, ci fa sentire peggio. Ci fa sentire come se il Governo stesse usando la memoria di nostro figlio come giustificazione per arrecare sofferenze ad altri figli e genitori in altri paesi. Non e' la prima volta che una persona, nelle Sue condizioni, ha ricevuto poteri illimitati e poi se ne e' pentita. Non e' il momento per gesti vuoti di significato per farci sentire meglio. Non e' il momento di agire da prepotenti. La invitiamo a pensare a come potrebbe il nostro Governo trovare soluzioni pacifiche e razionali al terrorismo, soluzioni che non ci facciano sprofondare allo stesso disumano livello dei terroristi. Con osservanza, Phyllis e Orlando Rodriguez 3. RIFLESSIONE. LUIGI CIOTTI: UN MONDO SENZA ARMI E SENZA INGIUSTIZIA E' POSSIBILE [Luigi Ciotti e' l'animatore del Gruppo Abele. Per contatti: abele.stampa at tiscalinet.it] La vera e duratura garanzia di pace, stabilita' e sicurezza risiede nella capacita' delle nazioni del mondo, a partire da quelle che hanno piu' ricchezza e dunque piu' potere, di ritrovare unita', concerto nelle decisioni, coralita' nella definizione delle priorita'. Nazioni unite significava e deve tornare pienamente a significare questo. Certamente, e pur indirettamente, il progressivo svuotamento e delegittimazione di sedi internazionali quali l'ONU non ha contribuito a rendere piu' sicure e durature le relazioni di pace tra i popoli e gli equilibri geopolitici tra le diverse aree. In questo stato di grave tensione e dopo i tragici lutti che hanno colpito la popolazione americana, occorre far si' che l'emozione non soffochi la ragione, che il dolore non accechi e zittisca la politica, la quale rimane lo strumento principe per governare le relazioni tra gli stati, dirimendone e prevenendone i conflitti. Prima che di "giustizia infinita" occorrerebbe forse parlare di fine dell'ingiustizia. Non e' un gioco di parole: e' la consapevolezza, fuori di ogni retorica o demagogia, che il rapporto tra Nord e Sud del mondo e' contrassegnato storicamente da troppe disparita', ineguaglianze, poverta', logiche di sfruttamento, razzismo e neocolonialismo. Uno squilibrio pericoloso, rispetto al quale siamo spesso sordi e disattenti. Ragionarne non significa certo allentare lo sdegno per il criminale attentato dell'11 settembre o diminuire la solidarieta' nei confronti delle vittime e delle popolazioni colpite. All'opposto, significa ricercare una piu' avanzata ed efficace capacita' di prevenire nuovi lutti e di battere le organizzazioni criminali e il fanatismo politico e religioso, sottraendo loro il consenso e contrastandone l'operativita'. Queste ingiustizie, lo strangolamento economico di intere regioni e continenti attraverso il meccanismo "usurario" del debito, la morte per fame, per sete, per malattie evitabili, per desertificazione del territorio, per nuovo schiavismo, per AIDS, per privazione dei diritti umani, per intolleranze etnico-religiose, costituiscono nell'insieme una polveriera. Promuovere giustizia, neutralizzare la polveriera, ristabilire equilibrio geopolitico non puo' avvenire in forza delle armi, ne' con la logica della rappresaglia o con la licenza di uccidere. Una logica che puo' apparire legittimata dalla gravita' inaudita degli avvenimenti, emotivamente condivisibile, ma politicamente assai rischiosa e del resto moralmente e culturalmente inaccettabile per quanti si riconoscono in Cristo e per coloro che credono nelle regole dello stato di diritto. Nella guerra non c'e' mai vero sollievo per le vittime, non c'e' riparazione per i torti subiti, non c'e' promozione di giustizia: c'e' solo la certezza di incrementare la spirale dell'odio. La giustizia non si conquista sulla punta delle baionette, neppure quando si hanno tutte le ragioni dalla propria parte o quando, come nel criminale attacco dell'11 settembre a New York e a Washington, migliaia di persone vengono uccise senza pieta' e senza giustificazione alcuna. Non e' certo con nuove leggi repressive ed emarginanti contro gli immigrati, come sembra farsi strada negli USA, che si ferma la mano e l'odio del fanatismo etnico o religioso. Anzi. Non e' con l'aumento delle spese militari, con le finanziarie e l'economia di guerra, che si stabilizzano e rendono sicure certe aree geografiche o le nostre stesse citta'. Certo, la giustizia e la sicurezza non si ottengono neppure con la rassegnazione o subendo passivamente la violenza e il terrorismo. Questo deve essere chiaro e ribadito. Ma, al di la' e dopo l'emozione che ci ha tutti colpito per la tragedia negli USA, e senza fare venire meno la massima solidarieta' per la popolazione colpita, la necessita' vitale e lungimirante e' quella di una nuova logica politica, di una alleanza internazionale non solo contro il terrorismo, ma per una nuova cultura nel rapporto tra i popoli, le religioni, i paesi e i loro governi, che non metta sempre al primo posto la logica del profitto e la legge del piu' forte (militarmente ed economicamente), ma quella della tolleranza e del rispetto reciproco, della convivenza e dello sviluppo comune. Quando la parola passa alle armi, quali che siano le ragioni e gli avvenimenti che determinano questa scelta, si tratta sempre di uno scontro tra incivilta'. Invece, questo nostro mondo lacerato e insanguinato, ha bisogno di riscoprire una nuova umanita', un modo nuovo, radicalmente diverso, radicalmente piu' giusto, non distruttivo, per affrontare e risolvere i conflitti. Un modo radicalmente e rigorosamente nonviolento. E' un'utopia? Puo' sembrarlo, ma forse diventa credibile e praticabile se osserviamo quanto l'opzione militare e la politica (e l'economia) che preferiscono la risposta delle armi non hanno mai prodotto stabilita', sicurezza e progresso. Al contrario, hanno sempre rinnovato, esteso e moltiplicato i conflitti e le vittime, specie civili. Allora - e' questo il mio auspicio e impegno -, paradossalmente, la terribile strage dell'11 settembre puo' innescare un soprassalto di lucidita' nei governi e nella coscienza collettiva, nella societa' civile globale, per interrompere finalmente la spirale dell'odio e del terrore. Iniziando a metterne in discussione i presupposti e sottraendosi al copione gia' scritto della rappresaglia. Un copione di morte, sicuramente previsto e fortemente voluto dagli occulti registi dell'11 settembre. Non facciamo il loro gioco, vi prego. 4. RIFLESSIONE. MAO VALPIANA: CON JOHN LENNON IMMAGINO CHE L'AMERICA NON FACCIA LA GUERRA [Mao Valpiana e' il direttore di "Azione nonviolenta", la storica rivista fondata da Aldo Capitini. Per contatti: azionenonviolenta at sis.it, www.nonviolenti.org] Vengo a sapere che uno dei piu' grandi network radiofonici statunitensi, la Clear Channel, avrebbe censurato varie canzoni perche' ritenute non opportune in questo momento di "chiamata alle armi" per l'America. Fra queste canzoni c'e' la straordinaria "Imagine" di Lennon. John Lennon, come si sa, era inglese, di Liverpool, ma dopo l'unione con Yoko Ono e la separazione dai Beatles volle trasferirsi a New York, citta' che amava moltissimo, nella quale si trovava a proprio agio "per il modo di vivere e di pensare". Negli Stati Uniti John aveva molti amici, e venne subito introdotto negli ambienti intellettuali e radicali americani. Partecipava anche alla vita politica di New York, presenziando a manifestazioni, concerti, iniziative pubbliche. Il governo non gradiva quella presenza, troppo visibile, troppo chiassosa, troppo scomoda. La Cia inizio' a raccogliere un dossier su Lennon, per documentare le prove di un presunto antiamericanismo dell'ex beatle. Lennon fece dichiarazioni contro la guerra del Viet Nam, contro l'industria bellica, le spese militari, la politica bellica, partecipo' attivamente al movimento pacifista, anche con sostanziosi finanziamenti. Fu in quel periodo che compose canzoni come "Power to the people" e che fece riempire le citta' americane di manifesti con la scritta "The War is over" ("la guerra e' finita - se tu lo vuoi", firmati "con amore, John e Yoko, da NY"). A tutti i capi di Stato invio' una ghianda, scrivendo loro di piantarla e guardare crescere la quercia, anziche' dichiarare una guerra. Insieme a Yoko compro' intere pagine dei giornali americani per pubblicare lettere a favore della pace. Inizio' una lunga battaglia legale, fra il Governo Usa e il signor Lennon, quando le autorita' gli negarono il visto per il permesso di soggiorno. Nixon stesso diede l'ordine di allontanarlo: era un "indesiderato". Alla fine John vinse. Pote' stabilirsi definitivamente a New York, fare un figlio con Yoko, e dedicarsi a tempo pieno a fare il padre nella citta' che amava. Riconciliato con se stesso e con gli States regalo' al mondo intero "Imagine", il manifesto della nonviolenza. Ma la storia non era ancora finita. Venne assassinato davanti a casa, a New York, con un colpo di pistola: come accadde a John Fitzgerald Kennedy e a Martin Luther King. Si disse che a sparare fu un folle isolato, ma l'inchiesta venne chiusa troppo in fretta. Il figlio Sean ha denunciato un coinvolgimento dei servizi segreti nella morte di suo padre John. Oggi, una parte dell'America guerrafondaia lo vorrebbe uccidere una seconda volta censurando il suo inno per la pace. Ma la parte migliore d'America ha accolto Lennon come un suo figlio, dedicandogli quell'angolo di Central Park dove andava sempre a passeggiare con il suo bambino, come un americano qualunque. Un americano per la pace. * Immagina che non ci sia piu' il paradiso, e' facile se ci provi, nessun inferno sotto i nostri piedi e sopra di noi solo il cielo, immagina che tutte le persone vivano solo per questo giorno immagina che non ci siano piu' nazioni non e' difficile nessuno da uccidere o per cui morire e nemmeno alcuna religione immagina che tutte le persone vivano la vita in pace puoi dirmi che sono un sognatore ma non sono l'unico spero che un giorno tu ti unisca a noi e che il mondo possa esistere come una cosa sola. Immagina di non possedere nulla, voglio vedere se puoi farlo, nessun bisogno di provare astio o rabbia, solo la fratellanza dell'uomo immagina tutte le persone che condividono il mondo puoi dirmi che sono un sognatore ma non sono l'unico spero che un giorno tu ti unisca a noi e che il mondo possa essere unito. (John Lennon) 5. RIFLESSIONE. ASSOCIAZIONE DONNE DELLA REGIONE MEDITERRANEA: FERMARE IL TERRORISMO, RISPETTARE I DIRITTI DEMOCRATICI [Questo intervento abbiamo ripreso dal sito de "Il paese delle donne", www.womenews.it] Dopo il terribile attentato terroristico a New York e Washington, la partecipazione ed i pensieri dell'Awmr-Italia, Associazione Donne della Regione Mediterranea, vanno alle donne degli Stati Uniti che, in questo momento terribile di prova, con grande equilibrio si sono espresse chiedendo al governo americano cautela nel rispondere a questo inaudito atto di violenza e rifiutando azioni di rappresaglia. Dopo un cosi' impressionante atto terroristico, le richieste di vendetta possono essere una reazione abbastanza naturale al dolore, ma noi crediamo che una risposta di ritorsione condurrebbe solo ad altri atti di violenza, ad un terribile incremento dell'uso della violenza nel mondo, che provocherebbe altre vittime innocenti. Una societa' costruita sul diritto deve avere la lucidita' di esercitare questo anche nei momenti piu' tragici, senza ricorrere a comportamenti da far west. Concordiamo con chi invita a sgombrare il campo dall'idea che quell'attentato vada considerato alla stregua di un "atto di guerra" che richiede in risposta azioni di guerra. Chiamare alla guerra i paesi dell'Alleanza atlantica e' fuori luogo quando si e' con ogni evidenza di fronte ad un atto criminoso, del quale si possono individuare i responsabili, processarli e condannarli attraverso gli strumenti istituzionali e legali. Ne' questo significa essere deboli col terrorismo. In diverse occasioni l'Awmr ha condannato ogni forma di aggressione terroristica a danno di gente inerme, che ha segnato la storia recente del Mediterraneo, sia stata essa compiuta da gruppi armati ispirati ad ideologie rivoluzionarie oppure da Stati a danno di popoli e nazioni. D'altra parte guai a cadere nella trappola di pensare che nel mondo sia in atto un "conflitto di civilta'" fra un Occidente avanzato ed un Islam arretrato: perche' troppe volte i gruppi terroristici mediorientali sono risultati legati a filo doppio ai servizi segreti occidentali; e perche' e' del tutto falsa l'idea che vorrebbe il mondo islamico tutto nelle mani di fondamentalisti fanatici: al contrario, vediamo che nel mondo arabo si sono sviluppati movimenti di rinnovamento profondo che hanno visto protagoniste (e spesso vittime) le donne. Nella nostra associazione, come in molte altre cresciute in Europa negli ultimi decenni, convivono felicemente e comunicano proficuamente donne mediterranee di cultura occidentale ed orientale, di religione cristiana ed islamica, le quali, unite dal comune riferimento alla pace, alla giustizia e all'uguaglianza, si arricchiscono reciprocamente della loro diversita'. Abbiamo istituzioni internazionali, collegate alle Nazioni Unite, attraverso le quali si puo' fermare il terrorismo e la violenza rispettando i diritti e le liberta' degli individui e dei popoli. Facciamole funzionare. 6. RIFLESSIONE. EDUARDO GALEANO: DEL BENE E DEL MALE [Questo articolo del grande scrittore latinoamericano e' apparso sul quotidiano "Il manifesto" del 20 settembre] Nella lotta del Bene contro il Male e' sempre il popolo a metterci i morti. I terroristi hanno ucciso lavoratori di cinquanta paesi, a New York e a Washington, nel nome del Bene contro il Male. E nel nome del Bene contro il Male, il presidente Bush giura vendetta: "Eliminaremo il Male da questo mondo", annuncia. Eliminare il Male? Che cosa sarebbe il Bene senza il Male? Non solo i fanatici religiosi hanno bisogno di nemici per giustificare la loro follia. Anche l'industria degli armamenti e il gigantesco apparato militare degli Stati Uniti hanno bisogno di nemici per giustificare la loro esistenza. Buoni e cattivi, cattivi e buoni: gli attori si cambiano la maschera, gli eroi diventano mostri e i mostri eroi, a seconda delle esigenze di coloro che scrivono il dramma. Non c'e' niente di nuovo. Lo scienziato tedesco Werner von Braun era cattivo quando invento' i missili V-2 che Hitler sgancio' su Londra, ma divenne buono il giorno in cui mise il suo talento al servizio degli Stati Uniti. Stalin era buono durante la seconda guerra mondiale e cattivo dopo, quando si mise a comandare l'Impero del Male. Negli anni della guerra fredda, scrisse John Steinbeck: "Forse tutti hanno bisogno dei russi. Scommetto che anche in Russia hanno bisogno dei russi. Forse loro li chiamano americani". Poi i russi sono diventati buoni. Adesso anche Putin dice: "Il Male dev'essere castigato". Saddam Hussein era buono e buone erano le armi chimiche che impiego' contro gli iraniani e i kurdi. Dopo divenne cattivo. Si chiamava ormai Satan Hussein quando gli Stati Uniti, che avevano appena invaso Panama, invasero l'Iraq perche' l'Iraq aveva invaso il Kuwait. Fu Bush Padre a occuparsi di questa guerra contro il Male. Con lo spirito umanitario e compassionevole che caratterizza la sua famiglia, uccise piu' di centomila iracheni, perlopiu' civili. Satan Hussein continua ad essere dov'era, ma questo nemico numero uno dell'umanita' e' scaduto nella categoria di nemico numero due. Il flagello del mondo, adesso, si chiama Osama bin Laden. La Cia gli aveva insegnato tutto quello che sa in materia di terrorismo: bin Laden, amato e armato dal governo degli Stati Uniti, era uno dei principali "guerrieri della liberta'" contro il comunismo dell'Afghanistan. Bush Padre occupava la vicepresidenza quando il presidente Reagan disse che questi eroi erano "l'equivalente morale dei Padri Fondatori dell'America". Hollywood era d'accordo con la Casa Bianca. A quei tempi, venne girato Rambo 3: gli afghani musulmani erano i buoni. Adesso, nell'epoca di Bush Figlio, tredici anni dopo, sono cattivi, cattivissimi. * Henry Kissinger e' stato fra i primi a reagire di fronte alla recente tragedia. "Sono colpevoli come i terroristi coloro che gli offrono appoggio, finanziamento e ispirazione", ha sentenziato con parole che il presidente Bush ha ripetuto ore dopo. Se e' cosi', bisognerebbe incominciare col bombardare Kissinger. Verrebbe fuori che lui e' colpevole di molti piu' crimini di quelli commessi da bin Laden e da tutti i terroristi che ci sono nel mondo, in molti paesi, che agivano al servizio dei vari governi nordamericani, e a cui diede "appoggio, finanziamenti e ispirazione": al terrore di stato in Indonesia, Cambogia, Cipro, Filippine, Sudafrica, Iran, Bangladesh, e nei paesi sudamericani, che subirono la guerra sporca del piano Condor. L'11 settembre 1973, esattamente 28 anni prima delle odierne fiammate, era bruciato il palazzo presidenziale in Cile. Kissinger aveva anticipato l'epitaffio di Salvador Allende e della democrazia cilena, commentando il risultato delle elezioni: "Non dobbiamo mica accettare che un paese diventi marxista per l'irresponsabilita' del suo popolo". Il disprezzo per la volonta' popolare e' una delle molte coincidenze fra il terrorismo di stato e il terrorismo privato. Per fare un esempio, l'Eta, che uccide la gente in nome dell'indipendenza dei Paesi Baschi, dice attraverso uno dei suoi portavoce: "I diritti non hanno nulla a che vedere con maggioranze o minoranze". Si assomigliano molto fra di loro il terrorismo artigianale e quello di alto livello tecnologico, quello dei fondamentalisti religiosi e quello dei fondamentalisti del mercato, quello dei disperati e quello dei potenti, quello dei pazzi isolati e quello dei professionisti in uniforme. Tutti condividono lo stesso disprezzo per la vita umana: gli assassini dei cinquemila cittadini triturati sotto le macerie delle torri gemelle, che crollarono come castelli di sabbia, e gli assassini dei duecentomila guatemaltechi, in maggioranza indigeni, che sono stati sterminati senza che mai la tele o i giornali del mondo prestassero loro la minima attenzione. Loro, i guatemaltechi, non furono sacrificati da nessun fanatico musulmano, bensi' dai militari terroristi che ricevettero "appoggio, finanziamenti e ispirazione" dai successivi governi degli Stati Uniti. Tutti gli innamorati della morte coincidono anche nella loro ossessione per ridurre in termini militari le contraddizioni sociali, culturali e nazionali. In nome del Bene contro il Male, in nome dell'Unica Verita', tutti risolvono tutto prima uccidendo e poi chiedendo. E per questa via, finiscono per alimentare il nemico che combattono. Furono in larga misura le atrocita' di Sendero Luminoso a incubare il presidente Fujimori, che con un consenso popolare considerevole mise su un regime di terrore e svendette il Peru' per due soldi. Sono state in larga misura le atrocita' degli Stati Uniti in Medio Oriente a incubare la guerra santa del terrorismo di Allah. * Sebbene adesso il capo della Civilta' stia esortando a una nuova Crociata, Allah e' innocente per i crimini che si commettono in suo nome. In fin dei conti, Dio non ordino' l'olocausto nazista contro i fedeli di Jave' e non fu Jave' a suggerire il massacro di Sabra e Chatila o a ordinare l'espulsione dei palestinesi dalla loro terra. Jave', Allah e Dio non sono forse tre nomi di una stessa divinita'? Una tragedia di equivoci: non si sa piu' chi e' chi. Il fumo delle esplosioni fa parte di una cortina di fumo assai piu' grande che ci impedisce di vedere. Di vendetta in vendetta, i terrorismi ci obbligano a procedere a sbalzi. Vedo una foto, pubblicata di recente: su un muro di New York una mano ha scritto: "Occhio per occhio lascia il mondo cieco". La spirale della violenza genera violenza e anche confusione, dolore, paura, intolleranza, odio, pazzia. A Porto Alegre, all'inizio di quest'anno, l'algerino Ahmed Ben Bella aveva detto: "Questo sistema, che ha gia' fatto impazzire le mucche, sta facendo impazzire la gente". E i pazzi, pazzi di odio, agiscono alla stessa stregua del potere che li genera. Un bimbo di tre anni, di nome Luca, in questi giorni ha detto: "Il mondo non sa dove sta di casa". Stava guardando una cartina. Avrebbe potuto stare guardando un telegiornale. 7. RIFLESSIONE. MARIA MATTEO: CONTRO OGNI GUERRA [Questo intervento e' tratto dal settimanale anarchico "Umanita' Nova" del 16 settembre 2001] Guerra a New York. Pare un incubo. Di quelli recitati migliaia di volte nei film americani, dove le paure della Nazione piu' ricca e potente del mondo prendono corpo. Ma non e' un incubo. Migliaia di morti sotto il fuoco nel centro di New York e di Washington sono una terribile, ferocemente tangibile, realta'. Solo poche ore fa i notiziari hanno diffuso una notizia apparentemente incredibile: un attacco terroristico di proporzioni mai viste aveva colpito gli Stati Uniti, abbattendo le due torri simbolo di New York, danneggiando persino il Pentagono. Mentre scriviamo gli Stati Uniti hanno chiuso le frontiere, gli aeroporti, i principali edifici pubblici; la sede dell'Onu e' stata sgomberata, le citta' sono sotto assedio, i voli sono stati sospesi. Le immagini ossessivamente trasmesse dalle televisioni ci riportano dinanzi agli occhi altri scenari di guerra, di bombardamenti, di morte. I mai cancellati orrori di Baghdad, di Sarajevo, di Belgrado, le guerre feroci del Corno d'Africa e della Sierra Leone. Uomini, donne, bambini fatti carne da macello in conflitti mostruosi, vergognosi, immorali. Uomini, donne, bambini accomunati dalla condizione di vittime inermi dei giochi di guerra dei vari Stati per i quali non rappresentano che pedine senza valore. Di fronte a tanto orrore colpisce il cinismo dei commentatori della prima ora, divisi tra la narrazione degli eventi e la preoccupazione per i crolli in Borsa, per i miliardi bruciati in poche ore: il lezzo immondo dei quattrini mette in secondo piano le vite cancellate, i corpi martoriati. Altri stolti gioiscono per la frantumata inviolabilita' del cuore dell'Impero, ballano alla notizia delle distruzioni e delle bombe ma in questa gioia crudele non v'e' che il ghigno della vittima che ambisce a farsi carnefice, di chi vorrebbe rovesciare la tavola dei potenti per prenderne il posto. Ma il dolore non si cancella con il dolore, l'ingiustizia non si annulla con l'ingiustizia. L'attacco contro persone inermi negli Stati Uniti non e' diverso dai tanti attacchi che gli Stati Uniti hanno effettuato, magari in nome della democrazia e dell'umanita', contro altre persone altrettanto inermi. La logica della guerra, perche' di guerra stiamo parlando, e' ovunque la stessa: seminare morte e distruzione tra la popolazione civile per affermare i propri interessi. Gli interessi degli Stati, degli eserciti, del profitto. Non sappiamo quali siano gli autori dell'attacco ma possiamo, purtroppo, immaginare quel che ci attende. Nelle basi militari USA, anche nel nostro paese, navi ed aerei da guerra sono pronti a partire, sono pronti a colpire, sono pronti a seminare distruzione e morte per lavare l'onta subita dalla Nazione piu' ricca e potente del mondo. Gia' si parla di blindatura delle frontiere, di rafforzamento del controllo e della repressione. A farne le spese saranno gli immigrati, i profughi e chiunque voglia esprimere il proprio dissenso verso un mondo intollerabile. Il nostro impegno, oggi come in passato, e' contro tutte le guerre, contro tutti gli eserciti, contro tutti gli Stati. Per la vita, la liberta', la dignita'. Di tutti, ovunque. A Manhattan come a Sarajevo. 8. NUMEROSI PARLAMENTARI A SOSTEGNO DELLA PROPOSTA DI LEGGE PER LA FORMAZIONE DELLE FORZE DELL'ORDINE ALLA CONOSCENZA E ALL'USO DEI VALORI, DELLE TECNICHE E DELLE STRATEGIE DELLA NONVIOLENZA Tra i parlamentari che hanno gia' espresso attenzione e adesione ci sono il vicepresidente del Parlamento Europeo Renzo Imbeni, i senatori Achille Occhetto, Natale Ripamonti, Francesco Martone, Anna Donati, Nedo Canetti; i deputati Fulvia Bandoli, Marida Bolognesi, Paolo Cento, Elettra Deiana, Titti De Simone, Marcella Lucidi, Giorgio Panattoni, Aldo Preda, Piero Ruzzante, Vincenzo Siniscalchi, Giovanni Russo Spena, Tiziana Valpiana, Luciano Violante; i parlamentari europei Giuseppe Di Lello, Claudio Fava, Luisa Morgantini, Giovanni Pittella (oltre al gia' citato Renzo Imbeni); La presentazione ufficiale della proposta di legge, sottoscritta da vari senatori e deputati di diverse forze politiche, e' prevista per la prossima settimana; In occasione della presentazione della proposta di legge si terra' a Roma anche una conferenza cui parteciperanno i parlamentari presentatori, illustri personalita' della peace research e della nonviolenza, cattedratici universitari di prestigio internazionale; La bozza della proposta di legge ed un'ampia documentazione puo' essere richiesta al "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo (e-mail: nbawac at tin.it). * La bozza dell'articolato di legge su cui si sta costruendo il confronto, la convergenza e il consenso e' la seguente: Art. 1. (Formazione delle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso dei valori, delle tecniche, delle strategie della nonviolenza). Si dispone che nei percorsi formativi, addestrativi e di aggiornamento delle forze dell'ordine sia prevista l'inclusione della conoscenza e dell'uso dei valori, delle tecniche, delle strategie della nonviolenza. Art. 2. (Disposizioni e provvedimenti attuativi e regolamentari). Si demanda al Ministro dell'Interno, d'intesa con gli altri ministri interessati alla definizione dei percorsi formativi ed educativi ed alla formazione e gestione delle forze dell'ordine, di emanare le disposizioni ed i provvedimenti attuativi e regolamentari entro il termine di mesi sei dall'approvazione della legge. Tali disposizioni e provvedimenti devono essere comprensivi della definizione di un percorso formativo obbligatorio standard per tutto il personale delle forze dell'ordine. Art. 3. (Consulenza di esperti). Per l'approntamento della specifica normativa, la definizione della qualificazione dei docenti, la predisposizione della manualistica relativa, si prevede di avvalersi della consulenza sia dei docenti e ricercatori esperti in materia di peace research e di formazione alla nonviolenza, sia dei responsabili delle strutture formative e addestrative delle forze dell'ordine attualmente operanti. Art. 4. (Finanziamento). Per il finanziamento di tale attivita' formativa, addestrativa e di aggiornamento alla conoscenza e all'uso dei valori, delle tecniche e delle strategie della nonviolenza, si prevede di incrementare il budget a disposizione per la formazione, l'addestramento e l'aggiornamento delle forze dell'ordine in ragione sia della necessaria inclusione nei ranghi del personale docente di nuove figure specificamente qualificate (eventualmente attraverso rapporti di convenzione con Universita' o istituti di ricerca e di formazione), sia dell'acquisizione o predisposizione di specifica manualistica (ed a tal fine si puo' far riferimento alle piu' qualificate e prestigiose pubblicazioni anche in lingua italiana gia' esistenti in tale ambito di studi), sia di ogni altro adempimento e strumentazione si rendessero necessari. 9. INCONTRI. IL 24 SETTEMBRE A TORINO Il "Comitato Scienziate e Scienziati contro la guerra" organizza un incontro-dibattito sul tema: "Scudo spaziale, industria bellica, tecnologie militari: quale utilita', quali interessi in campo?". Sala Consiglio Facolta' di Ingegneria del politecnico di Torino, in Corso Duca degli Abruzzi 24, lunedi 24 settembre, alle ore 14,30, interverranno: Massimo Zucchetti, (Politecnico di Torino, Comitato Scienziate e Scienziati contro la guerra); Vito Francesco Polcaro (CNR Roma, Comitato Scienziate e Scienziati contro la guerra); Mario Vadacchino (Politecnico di Torino, Unione Scienziati per il Disarmo); Francesco Bonavita (delegato sindacale RSU Alenia Spazio); Marco Sassano (Associazione per la pace); Giorgio Cremaschi (Segretario Generale FIOM-CGIL Piemonte). 10. INCONTRI. IL 25 SETTEMBRE A ROMA [Dalla Lega per i diritti dei popoli (e-mail: lidlip at mclink.it) riceviamo e diffondiamo] Martedi 25 settembre, alle ore 18, presso la Lega per i diritti dei popoli, in via Dogana Vecchia 5 a Roma si svolgera' un incontro-dibattito su "Venti di guerra: la pace e' possibile". Una riflessione collettiva sulle cause e sulle radici del terrorismo internazionale, sulle possibili risposte, sul rifiuto della guerra come mezzo di soluzione dei conflitti. Un'assunzione di responsabilita' per iniziative comuni a sostegno della societa' civile che combatte il terrorismo, per la globalizzazione delle liberta' e dei diritti fondamentali, contro ogni deriva guerrafondaia, per una vera giustizia internazionale. 11. INCONTRI: RANIERO LA VALLE: IL 25 SETTEMBRE A ROMA [Diffondiamo questo comunicato di Raniero La Valle (per contatti: raniero.lavalle at tiscalinet.it)] Carissimi, il Comitato per la Democrazia Internazionale e' convocato per martedi 25 settembre in Via dei Mille 6 a Roma, alle ore 18, per discutere il seguente ordine del giorno: 1) la guerra; 2) adesione al Global Social Forum. Data la situazione, mi pare che non ci sia da aggiungere altro. Cordiali saluti, Raniero La Valle 12. INCONTRI. IL 2, 3 E 4 OTTOBRE A MILANO [Da TransFair Italia (e-mail: transfai at intercity.it) riceviamo e diffondiamo] A Milano il 2 e 3 ottobre un confronto coni produttori del Sud del Mondo e la rete del Commercio Equo in Italia. Nei giorni 2, 3 e 4 ottobre a Milano, organizzati da TransFair Italia in collaborazone con Arci, Acli, Caritas Ambrosiana , Banca Popolare Etica e Coop Lombardia, si terranno tre incontri per un confronto sulla globalizzazione vista dal Sud del mondo, con la presenza di Dogoberto Suazo delle Cooperative Onduregne di produttori di caffe' equo e Valdomiro Tormem di Acipar/Brasile che intrattiene rapporti con Coop Italia per il succo di arancia equo. Un confronto per capire meglio come lavorare con il Sud del mondo per una globalizzazione positiva e solidale dei rapporti umani ed economici. In dettaglio gli appuntamenti: * 2 ottobre, ore 15.30: "Il Commercio Equo e Solidale: la voce dei produttori, la voce dei consumatori", salone Acli, via della Signora 3. Intervengono: Dagoberto Suazo Cooperativa CCH Honduras, Valdomiro Tormem di Acipar Brasile, Don Virginio Colmegna della Caritas Ambrosiana, Stefano Magnoni del Consorzio CTM, Fulvio di COOP Lombardia, coordina Adriano Poletti presidente di TransFair Italia. * 3 ottobre, ore 21: "Commercio Equo e Solidale: la globalizzazione vista da Sud", salone Acli, via della Signora 3. Intervengono: Dagoberto Suazo Cooperativa CCH Honduras, Valdomiro Tormem di Acipar Brasile, Don Raffaele Ciccone della Diocesi Ambrosiana, Giulio Marcon della Tavola della Pace, Gianni Meazza della Rete di Lilliput di Milano, Flavio Mongelli dell'Arci Lombardia, coordina Giambattista Armelloni presidente Acli Milano. * 4 ottobre, ore 21: "Commercio Equo e Solidale: la globalizzazione vista da Sud", parco Aldo Moro di Agrate, Sala "Ristoro del Moro". Intervengono: Dagoberto Suazo Cooperativa CCH Honduras, Valdomiro Tormem di Acipar Brasile, Fabio Silva di Banca Etica, Sergio Venezia della Rete di Lilliput, don Antonio dell'Olio di Pax Christi, coordina Graziano Fortunato dell'Arci di Milano. Informazioni allo 0498750823 oppure 027723220. 13. LETTURE. ENRICO CHIAVACCI: LEZIONI BREVI DI BIOETICA Enrico Chiavacci, Lezioni brevi di bioetica, Cittadella, Assisi 2000, pp. 128, lire 16.000. Come sempre di grande sensiblita' e finezza le analisi dell'illustre teologo morale cattolico. 14. LETTURE. ANTONIO GRAMSCI: QUADERNI DEL CARCERE Antonio Gramsci, Quaderni del carcere, Einaudi, Torino 2001, 4 volumi, pp. 3.438, lire 100.000. Finalmente la ristampa (e ad un costo assai contenuto data la mole) dell'eccellente edizione critica curata nel '75 dal compianto Valentino Gerratana. 15. LETTURE. WANDA TOMMASI: I FILOSOFI E LE DONNE Wanda Tommasi, I filosofi e le donne, Tre Lune Edizioni, Mantova 2001, pp. 272, lire 35.000. Come i filosofi maschi hanno cianciato per secoli sulle donne e come nel Novecento il pensiero delle donne ha cambiato la visione del mondo. Assai utile. 16. MATERIALI. PER STUDIARE LA GLOBALIZZAZIONE: DA JOAN ROBINSON A STEFANO RODOTA' * JOAN ROBINSON Profilo: nata nel 1903, scomparsa nel 1983; docente di economia a Cambridge. Una studiosa di straordinario valore e di forte impegno. Opere di Joan Robinson: Ideologie e scienza economica, Sansoni; L'economia a una svolta difficile, Libertà e necessità, ambedue presso Einaudi. * ANTONIO ROCCUZZO Profilo: giornalista, ha preso parte all'esperienza de "I Siciliani", e di "Avvenimenti". Opere di Antonio Roccuzzo: (con A. Angelini, A. Galasso, F. Petruzzella), Uno sguardo dal bunker, Ediprint, Siracusa 1987; ha curato con Carmine Fotia il libro di Leoluca Orlando, Palermo, Mondadori, Milano 1990; Gli uomini della giustizia nell'Italia che cambia, Laterza, Roma-Bari 1993. * GIORGIO ROCHAT Profilo: storico, docente universitario, esperto di storia militare. Opere di Giorgio Rochat: tra i suoi libri cfr. Il colonialismo italiano, Loescher; La guerra, oggi, Claudiana; suoi interventi e relazioni in vari volumi, ad es. A.. VV., Il potere militare in Italia, Laterza; AA. VV., Costruire la pace oggi, Claudiana. * GIANNI RODARI Profilo: Gianni Rodari è nato a Omegna nel 1920; maestro, militante comunista, giornalista, scrittore. Nel 1970 riceve il Premio Andersen (il massimo riconoscimento per la letteratura per l'infanzia). Muore nel 1980. Opere di Gianni Rodari: di particolar interesse dal nostro punto di vista è la Grammatica della fantasia, Einaudi, Torino, più volte ristampata. Nel 1990 Emme Edizioni ed Einaudi in collaborazione hanno avviato la pubblicazione delle Opere complete di Gianni Rodari. Opere su Gianni Rodari: Marcello Argilli, Gianni Rodari. Una biografia, Einaudi, Torino 1990; Pino Boero, Una storia, tante storie. Guida all'opera di Gianni Rodari, Einaudi, Torino 1992; Carmine De Luca, Gianni Rodari. La gaia scienza della fantasia, Abramo, Catanzaro 1991; Patrizia Zagni, Gianni Rodari, La Nuova Italia, Firenze 1975. * STEFANO RODOTA' Profilo: nato a Cosenza nel 1933, giurista, docente, già parlamentare, membro di comitati europei sulla bioetica e la società dell'informazione. Presidente dell'Autorità garante per la protezione dei dati personali. Opere di Stefano Rodotà: tra i suoi lavori recenti si veda in particolare Repertorio di fine secolo, Laterza 1992; (a cura di), Questioni di bioetica, Laterza (recentemente ristampato); Tecnologie e diritti, Il Mulino 1995; Tecnopolitica, Laterza 1997. Volumetti più agili sono Quale Stato, Sisifo, Roma 1994; Libertà e diritti in Italia, Donzelli, Roma 1997. 17. IL RITORNO DI SCARPANTIBUS: LA RIVOLUZIONE E IL VASO DA NOTTE Diceva bene il conte Tolstoj, che non avrebbe creduto mai alla buona fede rivoluzionaria di chi si fa pulire il vaso da notte da un altro. Chi lava i tuoi calzini? Chi spazza per terra in casa tua? Chi prepara da mangiare? La lotta contro lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo comincia da casa tua. 18. IL RITORNO DEL CRITICONE: IL TURISMO MILITANTE E LA VISIONE DI ALCE NERO Poiche' ogni luogo e' il centro del mondo, ho sempre trovato bizzarro che per impegnarsi per la giustizia occorresse prenotare treni ed aerei e intrupparsi ad andare a vociare laddove si riuniscono a mensa quei pessimi sarchiaponi che il rimbambimento televisivo di massa ha eletto al governo delle cosiddette grandi potenze (ed impotenze, a un tempo). Sommessamente chiedo: invece di andare a fare stoltamente a schiaffi come i capponi di Renzo per il piacere delle telecamere, non si potrebbe cominciare a contrastare l'autoritarismo, il maschilismo, il militarismo e la violenza laddove ci troviamo? E' un'idea condivisa da un certo Frantz Fanon, che spiegava che in una prima fase della lotta per la dignita' umana il rivoluzionario accorreva ove era la rivoluzione, ma in una seconda e piu' matura fase la rivoluzione, ovvero l'affermazione della dignita' di ogni essere umano, era dove era il rivoluzionario, poiche' egli la recava con se'. Appunto: ogni luogo e' il centro del mondo, come spiegava il nostro vecchio maestro Alce Nero (su cui ci permettiamo di segnalare oltre al noto libro di John G. Neihardt, Alce Nero parla, Adelphi e Mondadori, ed al meno noto libro curato da Joseph Epes Brown, Alce Nero, La sacra pipa, Rusconi, anche il per niente noto libro di Michael F. Steltenkamp, Alce Nero, missionario dei Lakota, Mondadori, che riservera' qualche bella sorpresa ai lettori che non lo conoscessero). Ogni luogo e' centro del mondo, ed ogni essere umano e' centro del mondo (e un centro di nonviolenza, aggiungeva Capitini). 19. LIBRI. UN ROMANZO DI RIFLESSIONE DI SERGIO ALBESANO E' stato pubblicato in questi giorni dalla casa editrice Michele Di Salvo di Napoli il romanzo di Sergio Albesano, Le vie del male (pagg. 109, £ 17.000). Sergio Albesano e' impegnato nei movimenti di pace, di solidarietà e per la nonviolenza. Tra le opere di Sergio Albesano: Storia dell'obiezione di coscienza in Italia, Santi Quaranta, Treviso 1993; con Bruno Segre e Mao Valpiana ha coordinato la realizzazione del volume di AA.VV., Le periferie della memoria. Profili di testimoni di pace, coedizione ANPPIA e Movimento Nonviolento, Torino-Verona 1999. Per acquistare il suo ultimo libro e' possibile farlo direttamente dalla pagina http://www.disalvoeditore.it/catalogo2001.shtml; oppure richiedendolo in libreria (in tal caso e' probabile che occorra segnalare l'indirizzo dell'editore: Michele Di Salvo Editore, via Francesco Crispi 36/A, 80121 Napoli, codice ISBN 87452, tel. 081669136, fax 0812486752, infoline 0333 3734253, fax ordini 06233220587, e-mail: info at disalvoeditore.it); o ancora chiedendolo direttamente all'autore, Sergio Albesano, e-mail: sergioalbesano at tiscalinet.it 20. IN RETE. LANFRANCO MENCARONI: ULTIMO AGGIORNAMENTO DI "COS IN RETE" ["COS in rete" e' un sito e una rivista elettronica che presenta e prosegue nella rete telematica la proposta capitiniana dei Centri di Orientamento Sociale. Un punto di riferimento, di memoria e di ricerca, di vivace dibattito e di suscitamento di profonde interogazioni, per tutti gli amici della nonviolenza e per tutti gli operatori di pace. Per contatti: e-mail: capitini at tiscalinet.it; sito: www.cosinrete.it Lanfranco Mencaroni, amico e collaboratore di Aldo Capitini, e' infaticabile animatore dell'Associazione Nazionale Amici di Aldo Capitini, di cui cura in rete l'eccellente sito e un periodico di informazione e commento: "C O. S. in rete". Per contatti: e-mail: l.mencaroni at libero.it, sito: www.citinv.it/associazioni/ANAAC/] Nell'ultimo aggiornamento del COS in rete, www.cosinrete.it, per la nonviolenza attiva e la difesa della pace si parla della nonviolenza unica via per cambiare il mondo, dei giovani di Genova, di G8: il bastone e la carota, della violenza e la destra e altro; per il controllo dal basso e il potere di tutti si parla dell'autonomia della sinistra, della Tobin tax, dei capitalisti global, di Augias e Leopardi, delle donne e il potere, dei padroni del mondo, delle artiglierie di CL e altro; per la religione aperta si parla dello scomodo La Pira, dell'infezione dei cattolici, dell'aggiunta religiosa all'opposizione e altro; per il fascismo si parla di prima che sia tardi, di Bolzaneto, e altro; per Capitini si parla di temi capitiniani oggi. 21. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 22. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: http://www.nonviolenti.org ; per contatti, la e-mail è: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: http://www.peacelink.it/users/mir . Per contatti: lucben at libero.it ; angelaebeppe at libero.it ; mir at peacelink.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: http://www.peacelink.it . Per contatti: info at peacelink.it LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutti gli amici della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. e fax: 0761/353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 237 del 23 settembre 2001
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