Come opporsi alla guerra, in sette punti e una postilla



Ai mezzi d'informazione,
ad alcuni movimenti pacifisti e nonviolenti
e ad alcuni amici

Vi inviamo, con preghiera di diffusione e discussione, un intervento che
apparira' domani sul notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in
cammino".
Grazie fin d'ora per l'attenzione.
Cordialmente,

Il "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo
strada; S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo
tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Viterbo, 18 settembre 2001

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COME OPPORSI ALLA GUERRA, IN SETTE PUNTI E UNA POSTILLA

1. Illimpidendo noi stessi.
Interrogandoci sulle nostre ambiguita', sulle nostre complicita', sui nostri
privilegi, sulle nostre menzogne, e depurandocene. Da Mohandas Gandhi a
Danilo Dolci tutte le grandi lotte nonviolente sono cominciate con il
raccoglimento interiore, l'esame e la purificazione di se'.
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2. Col ripudio assoluto della violenza.
Che implica separarci nettamente, preliminarmente ed intransigentemente dai
violenti e dagli ambigui. Far comunella con loro, o illudersi di poter
percorrere insieme con loro un pezzo di strada, significa imboccare la
strada sbagliata, e diventare loro complici.
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3. Preparandoci all'azione diretta nonviolenta.
Per contrastare la guerra praticamente, operativamente, e non solo
simbolicamente, non solo a chiacchiere. L'azione diretta nonviolenta contro
la guerra o e' concreta o non e'.
Questo richiede una preparazione rigorosa, training di formazione,
un'autentica persuasione alla nonviolenza, la profonda introiezione dei suoi
valori, lo studio sistematico delle sue tecniche.
Ed occorre essere intransigenti nello stabilire che ad una azione diretta
nonviolenta contro la guerra possono partecipare solo le persone che hanno
fatto la scelta della nonviolenza, e che ad essa intendono attenersi fino in
fondo; gli altri, i non persuasi, non possono partecipare poiche' sarebbero
di pericolo per se' e per gli altri, e farebbero fallire irrimediabilmente
l'azione nonviolenta anche solo con una parola sbagliata.
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4. Preparando la disobbedienza civile di massa.
La quale disobbedienza civile e' una cosa seria che richiede serieta' di
comportamenti e piena responsabilita', consapevolezza e preparazione.
Essa e' quindi il contrario delle iniziative equivoche ed irresponsabili che
personaggi stolti e fin inquietanti hanno recentemente preteso di spacciare
sotto questa denominazione.
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5. Preparando lo sciopero generale contro la guerra.
E giovera' ripeterlo pari pari: preparando lo sciopero generale contro la
guerra.
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6. Ripudiando tutte le culture sacrificali.
Occorre affermare la dignita', l'unicita' e il valore assoluto di ogni vita,
la propria  e l'altrui.
Chi pensa che si possa sacrificare anche una sola vita umana, ha gia'
sancito in linea di principio la liceita' di ucciderci tutti, ed e' quindi
complice della logica degli assassini.
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7. Affermando la nonviolenza in tutte le sue dimensioni, anche come
nonmenzogna e come noncollaborazione al male.
Mentire e' gia' disprezzare e denegare gli altri esseri umani in cio' che
degli esseri umani e' piu' proprio: la facolta' di capire, la ragione. La
nonviolenza e' sempre anche nonmenzogna.
Chiave di volta della nonviolenza e' la consapevolezza che occorre togliere
il consenso ai facitori di male. Occorre esplicitamente noncollaborare con
essi. La nonviolenza e' sempre negazione del consenso all'ingiustizia e alla
violenza.
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Postilla. Lo scatenamento di una guerra globale come quella che gli
abominevoli attentati terroristici dell'11 settembre hanno innescato puo'
provocare la fine della civilta' umana. E' bene non dimenticarlo mai.
Opposizione alla guerra e salvezza dell'umanita' vengono quindi a
coincidere. Ma solo la nonviolenza puo' opporsi coerentemente e
concretamente alla guerra. E dunque solo la nonviolenza puo' salvare
l'umanita'.
Un movimento per la pace che non scelga la nonviolenza non e' un movimento
per la pace.

Peppe Sini
responsabile del "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo

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