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Catena di Sanlibero 84
- Subject: Catena di Sanlibero 84
- From: <ricc at libero.it> (by way of Alessandro Marescotti <a.marescotti at peacelink.it>)
- Date: Sat, 11 Aug 2001 09:24:08 +0200
________________________________________ riccardo orioles <ricc at libero.it> tanto per abbaiare 23 luglio 2001 ________________________________________ L'altra volta era il 12 marzo del 77. Un movimento giovanile di massa in formazione, con un sacco di idee nebulose ma nel complesso razionali, e pochissima propensione alla violenza: centomila ragazzi in corteo, e d'improvviso - contemporaneamente - gli autonomi insurrezionalisti (o come si chiamavano allora) si staccano dal corteo e cominciano a spaccare, la polizia carica la parte inerme del corteo e quelli della terza colonna, travestiti da autonomi, cominciano a sparare. Tano D'Amico, allora, li immortalo' nelle sue foto col corpo piegato per mirare meglio nel gesto classico della pitrentotto, e le facce che risultarono essere di agenti dei servizi speciali (la questura di Roma giuro' di non conoscerli, poi, e forse aveva ragione: in cima alla piramide, a quel tempo, ci stava uno specialista di Gladio e delle forze speciali). Una ragazza uccisa - Giorgiana Masi - di cui nessuno si ricorda piu'. Se andate a Ponte Garibaldi, dal lato di Trastevere, trovate ancora la scritta messa allora dai compagni. Una scritta tenera e lieve, che parla di primavere e di sogni sfioriti: perche' questo erano i ragazzi del settantasette prima di quella mattina, degli adolescenti e dei giovani che volevano - giustamente - cambiare il mondo. Il movimento del settantasette - e del settantotto, del settantanove, del'ottanta, tutto cio' che stava per essere e non fu mai - mori' quel giorno, sotto le bocce degli autonomi e le revolverate delle squadre speciali. Sei mesi dopo, si era gia' dissolto nella risposta violenta e nel rancore, ormai incancrenito e del tutto incapacitato a volare. Un anno dopo, nessuno se ne ricordava piu' tranne chi proprio era stato in piazza, e gli uffici politici delle questure. Cosi' e' finita la speranza di una generazione. (Per quella precedente, la mia, quella del sessantotto, di tempo ce n' era voluto molto di piu', e c'erano voluti piu' mezzi: le bombe, le stragi, il terrorismo selvaggio di cui, dopo trent'anni, i giudici solo ora hanno avuto il coraggio di parlare. La nostra giovinezza la spensero con le bombe di piazza Fontana). * * * Stavolta pero' e' andata diversa. I compagni non ci sono cascati, stavolta. Lo scenario, era il solito: quelli con le spranghe e quelli con le pistole, le provocazioni a freddo e le revolverate. Pero' il movimento e' rimasto lucido, ha pagato un prezzo altissimo per questo pero' - e a livello di massa - ha continuato a ragionare. Non s'e' messo a spaccare vetrine, non e' scappato. E' stato li', cento o duecentomila compagni ragionevoli e determinati. Ha superato lo scoglio su cui l'altra volta era affondato. E adesso va avanti. * * * A nessuno interessa niente, naturalmente (di quelli che fanno "comunicazione") cosa c'e' veramente *dentro* un movimento. Basta qualche bella foto di ragazze e ragazzi, e un po' di folklore. Ma il movimento arrivato a Genova era cresciuto negli ultimi due anni con una ricchezza densissima, d'idee e di sentimenti e di discussioni, paragonabile soltanto ai mesi piu' creativi del sessanttotto. A questa ricchezza si aggiunge, e forse e' l'elemento decisivo, una disponibilita' tecnologica che prima non c'era, e che oggi permette collegamenti veloci e fitti, diffusione delle informazioni dal movimento a tutta la societa', sviluppo di una forma mentis pragmatica e sana e non inscatolata in ideologie. Poca esperienza storica, poca "politica" tecnica, niente partito: ma un'apertura a tutti, una curiosita' infantile e geniale, una fiducia in se' stessi e nella forza della ragione: "il cuore, che e' rimasto giovane, si solleva commosso" - non e' una frase mia, m'e' scappata. Questo movimento non ha avuto paura di essere diverso e diviso, di avere i centri sociali e i preti; non e' stato autoritario, non e' stato maschilista; s'e' basato *ingenuamente* su cose semplici che tutti abbiamo dentro. Adesso ha superato la prova piu' dura, quella che avrebbe potuto cambiargli il cuore. Centinaia di feriti, centinaia di fermati: ma ha tenuto, ed e' uscito da Genova restando se' medesimo, continuando ad essere esattamente quello di prima. Avanza non come un gruppetto impaurito e che vuol fare paura; ma come un Quarto Stato. * * * Di quelli che stavano la' dentro, e per cui tanto tragedia s'e' consumata, e che erano in otto, sei erano regolarmente eletti dalle rispettive popolazioni (in un caso, con un prevalenza mediatica tale da influire non poco sulla liberta' del suffraggio); due - e i piu' importanti - non lo erano affatto, e si erano nominati da se' stessi. Ne' Bush ne' Putin (il primo proclamato dalla Corte Suprema troncando il conteggio dei voti, il secondo sommariamente designato da Eltsin e plebiscitato alla men peggio) sono infatti dei governanti democraticamente eletti. Il primo proclamato d'autorita', a scrutini in corso, da un magistrato amico; il secondo designato da Eltsin, in cambio dell'impunita', e plebiscitato alla meglio, profforma, appena ce n'e' stato il tempo. Dieci anni fa, il loro titolo di legittimita' avrebe suscitato dubbi non tanto sommessi a Londra, a Roma e a Berlino. Oggi, si preferisce dimenticare. Il movimento anti-G8 ha avuto, tutto sommato, la buona immagine di cui gode anche perche' difende componenti essenziali - la democrazia parlamentare - della nostra civilta' che i cittadini educati tradizionalmente rimpiangono con tutto il cuore, e che tutti sentono superate dai comportamenti e dallo stile di vita del nuovo potere. Tanto Putin quanto Bush, in effetti, piu' che leader politici tradizionali sono creature degli apparati di controllo. Direttamente nel caso di Putin, che era del Kgb; indirettamente in quello di Bush, il cui padre era direttore generale della Cia. * * * Gli otto irresponsabili dentro e i quattro o cinquecento irresponsabili fuori hanno in comune questo, di vivere in un loro mondo autoreferenziale. Nessuno penetra in esso, se non trasformato in simbolismi e in sogni. I matti di fuori hanno molte attenuanti, quelle dei poveri o dei ragazzi. I matti di dentro non ne hanno alcuna. * * * Rapporto riservato del Viminale (Pagina 34, capitolo "segnalazioni di particolare interesse"). "In particolare e' stato segnalato che alcuni membri torinesi di Forza Nuova, costituirebbero un nucleo di 25- 30 militanti fidati da infiltrare tra i gruppi delle Tute bianche allo scopo di confondersi tra i manifestanti anti G8. Tale gruppo, in possesso di armi da taglio, avrebbe come obiettivo principale colpire, nel caso in cui si dovessero verificare incidenti, i rappresentanti delle forze dell'ordine, screditando contestualmente l'area antagonista di sinistra anti G8". * * * Il ragazzo che e' morto non sara' l'ultimo, perche' adesso il potere - che ora ha ragione di cominciare ad aver paura: non perche' alcuni hanno rotto le vetrine, ma perche' i piu', consapevolmente, non ne hanno rotte - ricomincera' a macinare. Ci saranno altre violenze, ci saranno altre provocazioni, dei nuovi strani gruppi nasceranno (nessuno conoscendone l'origine) in aggiunta a quelli che gia' ci sono ora. Deja-vu. Servira' a poco perche' questa generazione, a differenza di altre, ha preso la strada dritta della lotta di massa, civile, democratica e condivisibile, e non delle fantasie d'"insurrezionali". Ma e' bene saperlo: saranno anni duri. Riusciremo ad attraversarli se non ci faremo prendere nemmeno per un attimo dalle tentazioni di status, di facciamo-un-partito, di leaderismo individuale su cui sono finiti a culo a terra tutti gli altri movimenti; e se anche nelle situazioni piu' difficili, invece di giocare di reazione sulle mosse dell'avversario, riusciremo a valutare razionalmente e umanamente, come a Genova, le mosse da fare all' interno di una strategia amichevole e lunga. ________________________________________ Documenti. Alle radici del nuovo movimento. Cosa dicevano dieci anni fa La cosa piu' interessante dei nuovi movimenti e' probabilmente l' eterogeneita' delle sue componenti, dai cattolici impegnati nel Terzo Mondo ai vecchi centri sociali, con tutte le sfumature intermedie ma con una coesione che - si direbbe - ha retto e non da' segni di disgregazione. Da dove nasce questa strana alleanza? Quando esattamente gli eredi del sessantotto hanno cominciato a rompere la gabbia delle ideologie? Questo documento, del luglio 91, e' il primo in cui centri sociali e gruppi della societa' civile hanno cominciato a ipotizzare un percorso comune. Notare l'estrema articolazione (geografica e politica) delle sigle e l'attenzione posta ai temi della lotta antimafia e del primo Mani Pulite, visti come un nucleo "politico" (che poi s'intreccera' con altri temi: l'ecologia, la globalizzazione) da cui partire per una trasformazione "morbida" della societa'. Sabato 11 luglio, a Roma, ci siamo incontrati cinquanta gruppi giovanili di base provenienti da tutta Italia. Associazioni cattoliche, centri sociali autogestiti, gruppi di volontariato, nuclei d'immigrati: c'era di tutto. Storie molto diverse fra loro, con quasi nulla in comune salvo il fatto di essere tutti impegnati in prima persona e senza mediazioni "politiche" per cambiare ognuno il proprio angolo di societa'. E' stata una giornata molto bella. Ciascuno dei ragazzi che sono intervenuti (e sono intervenuti tutti) aveva una sua esperienza da raccontare: quelli di Aversa l'assistenza agli immigrati, quelli di Capaci la conquista di una spiaggia libera in un paesino in cui tutte le spiagge sono a pagamento, quelli del Corto Circuito il lavoro che fanno nel loro quartiere, quelli di Catania il doposcuola organizzato coi ragazzini del quartiere "di mafia", e cosi' via. Tutti s'incontravano per la prima volta ma c'era un'atmosfera di grande fiducia reciproca, di molto lavoro serio da fare insieme. Nessuno aveva in mente, naturalmente, di fare il centesimo gruppo/partito/partitino. Ma tutti si rendevano conto che un collegamento fra tutte queste situazioni male non ne farebbe. Cosi' sono venute a galla alcune idee. Intanto, di stabilire questo collegamento sotto forma di agende, di giri di telefonate ecc., senza nessuna ufficialita'. Vedere se questo collegamento puo' avere bisogno di una spece di foglio da fare e far girare nelle varie situazioni. Poi, di stabilire delle iniziative da fare insieme in autunno. Quali iniziative? Bisognera' definirle tutti insieme. Intanto, pero', alcuni punti su cui riflettere, quelli che eravamo all'incontro, siamo riusciti a stabilirli: - Quelli che venivano dalla Sicilia hanno parlato di mafia e antimafia. Non e', hanno spiegato, una faccenda di polizia. E' una faccenda che riguarda tutta la gente e che puo' essere affrontata solo se il movimento antimafia diventa nazionale e riesce a togliere dalla scena i politici e i cavalieri mafiosi. Questo significa meno Maurizio Costanzo Show e piu' organizzazione di base contro i potenti mafiosi. - La faccenda di Di Pietro e delle tangenti. Chi deve "fare pulizia", oltre ai giudici? I personaggi perbene oppure i semplici cittadini che pagano per tutti e non vengono mai consultati? Ci piace "viva Di Pietro", ma non dev'essere una cosa da spettacolo: dev'essere un movimento serio, di gente di base, che si colleghi fraternamente con coloro che contemporaneamente lottano contro la mafia a sud. Tangentisti e mafiosi, tutti insieme. - Il mestiere piu' diffuso in Italia e' ancora l'operaio. L'operaio, e in genere quello che vive di stipendio, a dicembre si vedra' portar via mezza tredicesima, per pagare le tasse dell'"emergenza" (lasciamo perdere l'aumento delle tasse all'universita'). Questo e' profondamente immorale. La lotta contro il potere mafioso e contro le tangenti non deve significare "paga Pantalone". Diritti e doveri, tutti uguali. Non ci dimentichiamo degli operai. Tutto qui. Non abbiamo moltissime idee, come vedete, non siamo i maestri di nessuno. Pero' vogliamo discuterle, unirle con le idee degli altri, mettere in moto un processo. Con umilta' e pazienza, ma anche con moltissima fiducia e determinazione. Chiediamo a tutti, ma soprattutto a tutti i gruppi, di qualsiasi tipo, che fanno una qualunque attivia' di base, di contribuire a questo processo. Di portare ognuno la propria esperienza, le proprie idee, con altrettanta fiducia, con altrettanta serieta'. NON vogliamo fare un partito! Ma vogliamo smetterla di essere delle isole ognuna per se'. Non c'e' niente, profondamente, che ci divide. Dobbiamo solo imparare a rispettarci reciprocamente, a parlare con persone diverse da noi, a lavorare insieme. Centro sociale Corto Circuito, Roma; Il pane e le mele, mensile dei giovani di Napoli; Seminario Societa', Universita' di Palermo; Gridalo Forte, Roma; Abc Musicanti di Brema; Centro sociale Cecchina; Lega per il diritto al lavoro degli handicappati, Roma; gruppo rock Drago e i Coyotes, Roma; Centro sociale Brancaleone, Roma; Zero95, mensile dei giovani antimafiosi, Catania; Centro sociale Auro, Catania; Associazione anticamorra I Care, Napoli; Dipingi la Pace, Palermo; Laurentinoccupato, Roma ; Ti Con Zero, collettivo degli studenti di fisica, Palermo; La Spiaggia, collettivo di Sciacca; C'era una volta una terra libera, studenti di scienze politiche, Padova; Teatro Movimento '90, Roma; Associazione Il Fortino, San Felice Circeo; Associazione Movida, Napoli; Centro sociale Auro e Marco, Spinaceto Roma; Collettivo comunista universitario, Roma; Federazione democratica, Milazzo; Circolo Robert Owen, San Giorgio Ionico; Movi, movimento volontariato, Napoli; Pensionati occupati Politecnico e Statale, Milano; Collettivo politico San Leonardo, Milano; Gruppo Giovanile '88, Capaci; Collettivo Il Graffio, Torino; Associazione Senza Confine, Roma; Lega Obiettori Di Coscienza, Napoli; Laboratorio Antimafia, Milano; Centro sociale Officina 99, Napoli; Associazione La Mongolfiera, Catanzaro; Centro socioculturale Garbatella, Roma; Circolo Mare Aperto Roma; Centro assistenza extracomunitari La Roccia, Aversa; Associazione italiana paraplegici, Roma; Conosud, cooperazione nord- sud, Taranto; Movimento volontariato, Salerno; Uawa, Union Asiatic Workers Association, Roma; Comitato per la difesa di Villa Pamphili, Roma; Nero E Non Solo, Caserta; Associazione studenti Charlie Brown, Taurianova; Giovani Oltre Limite, Gela; Cordinamento antimafia, Palermo ________________________________________ Ma perche' Cosa Nostra non e' stata invitata al G8? Eppure ha ormai ormai raggiunto un livello finanziario tale da potere trattare da pari a pari con chiunque. E' l'opinione di Giorgio Bongiovanni, direttore di "Antimafia", rivista specializzata sullo studio dei poteri illegali in Italia nel mondo. Anticipiamo di seguito il suo Rapporto mafia in Italia 2001. Anno Domini 2001: Rapporto mafia in Italia. * * * Tutto tace, nessun morto per le strade, nessuna sparatoria, a parte qualche ordinario regolamento di conti. Parlano di mafia invisibile i procuratori in trincea. Siedono al nostro governo, nel frattempo, uomini dal passato e presente discutibili, inquisiti per corruzione e reati affini alla collusione mafiosa. Non escluso nemmeno il presidente del Consiglio, sospettato, addirittura, assieme al suo braccio destro, di aver svolto un ruolo nelle stragi in cui hanno perso la vita due martiri della nostra giustizia. Indagini per cui i pubblici ministeri di Caltanissetta hanno chiesto l'archiviazione, ma un'altra procura prosegue nel medesimo lavoro. L'opinione pubblica si gode le vacanze tranquilla che mafia c'e', ma e' lontana e soprattutto non disturba se non esagera. Politici collusi, colpevoli politicamente, vengono assolti. Ma del loro tradimento le prove ci sono e sono scritte anche nelle motivazioni di innocenza. Individui che si sono arricchiti alle spalle di un paese che vive nel divario sproporzionato che va dalla ricchezza piu' ostentata alla poverta' di villaggi siciliani in cui ancora non arriva l'acqua. Di questo sono colpevoli e il nostro giudizio politico, quello dei cittadini, e' insindacabile. Non rimane che gridare nel deserto, raggruppare quei pochi che si indentificano in cio' che resta della societa' civile e opporre resistenza con tutti i mezzi, sebbene pochi, a disposizione. E mentre gli otto paesi piu' ricchi del mondo si riuniscono in Italia a decidere il futuro di tutto il pianeta, muovendo le loro pedine in base ad una politica disumana che rende i ricchi sempre piu' ricchi e i poveri sempre piu' poveri, i grandi latitanti di Cosa Nostra dal vecchio fantasma Provenzano, imprendibile da 40 anni, al giovane e temuto Matteo Messina Denaro, introvabile da dieci, lavorano per perfezionare il lancio della loro Cosa Nostra nel terzo millennio. Qual e' il vero scopo di tutto questo? Probabilmente la Sicilia di quei cittadini onesti e dei mafiosi che hanno votato il Presidente Berlusconi, che senza quell'adesione totale difficilmente avrebbe potuto vincere, diverra' porto franco. Un'oasi in cui quasi un miliardo di persone potra' svolgere tutti gli affari che preferisce, in tutta tranquillita'. A questo mira Provenzano, a questo aspirano 'Ndrangheta e Camorra con il tacito consenso delle potenze dagli Stati Uniti all'Europa e fino alla Russia. La Sicilia sara' probabilmente porto franco entro il gennaio del 2010. Sara' per orgoglio o per follia, ma e' proprio la Sicilia la terra in cui si decidono molte sorti, in questa amata terra; triangolo misterioso e straordinario, terra di miracoli, di gente onesta e di eroi, e terra malata, affetta da un cancro che non e' piu' fatto solo di coppola, lupara, uomini d'onore, capi famiglia, capi mandamento, capi decina e Cupola. Cosa Nostra e' tanto ricca e potente da sedere al tavolo nella stanza dei bottoni. Se una volta soddisfaceva richieste oggi partecipa alle decisioni. Fino a quando reggera' questo equilibrio stabilito il 23 maggio 1992 e siglato il 19 luglio 1992, sentiremo solo il rumore del silenzio. Ma se qualcuno scomodo mettera' in crisi il patto, allora piangeremo di nuovo i nostri martiri. Fino a quando? Bookmark: www.antimafiaduemila.com ________________________________________ BeppeSini<nbawac at tin.it> wrote: <Genova per me e' Rosanna Benzi, mia maestra di rivoluzione, mia maestra di nonviolenza. Rosanna Benzi dentro il polmone d'acciaio. Questa e' la nonviolenza: Rosanna Benzi donna e rivoluzionaria che lotta, che pensa, che vive una vita calda intensa e preziosa da dentro un polmone d'acciaio; Rosanna Benzi che pensa e vuole la verita' e la giustizia e che trasforma il mondo. Questa e' la nonviolenza: la scelta e la lotta che a tutti richiede, ed a tutti consente, di partecipare a decidere e ad agire; la scelta e la lotta che si contrappone radicalmente al militarismo, al maschilismo, all'autoritarismo, alla sopraffazione dell'altro; la scelta e la lotta che e' insieme conflitto e cooperazione, comunicazione e apertura, ascolto dell'altro e ricerca comune, rigore morale e intellettuale, presa di coscienza e solidarieta', principio responsabilita'. Sono dieci anni che Rosanna ci ha lasciato; ed anche quel suo strumento privilegiato di lotta, la rivista da lei fondata "Gli altri. Periodico di tutti gli emarginati della societa'", col fascicolo dello scorso dicembre ha cessato dopo venticinque anni le pubblicazioni (ma resta l'"Associazione gli altri" - per informazioni e contatti: www.glialtri.it - che la lotta e la riflessione e l'eredita' di affetti e convincimenti di Rosanna prosegue). Rosanna e' piu' viva e presente che mai, ne sento la voce e ne vedo il volto nel movimento che ovunque, ovunque, ovunque si oppone al disordine costituito.> ________________________________________ Quando non avra' piu' Quando non avra' piu' le care labbra e le dolcissime spiagge Quando l'isola viola all'orizzonte non piu' sara' con lui e la luce del mare Se lieve scorrera' per voi fra i ciottoli la marea del crepuscolo, pensate pensate che e' stato per amore ________________________________________ Per collaborare a questa e-zine, o per criticarla o anche semplicemente per liberarsene, basta scrivere a ricc at libero.it -- Fa' girare. "A che serve vivere, se non c'e' il coraggio di lottare?" (Giuseppe Fava)________________________________________
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