[TESTIMONIANZE] - Neri chiacchierano con forze dell'ordine



Genova: sabato 21 luglio 2001
Testimonianza di R. C.

Premetto che sono andato alla manifestazione soprattutto per vedere e per capire questo nuovo movimento che mi incuriosisce molto da un punto di vista sociologico e politico. Non ero a Genova per manifestare pro o contro la globalizzazione in quanto in materia, malgrado le molte letture, non ho ancora un'idea precisa.


Ore 13,00 circa
Luogo: Via Felice Cavallotti
Percorrendo il corteo che si stava ancora formando a Piazza Sturla , dalla piazza stessa verso Corso Italia ho incontrato soltanto manifestanti evidentemente pacifici con bambini, persone anziane, giovani multicolori, bandiere e striscioni di varie associazioni pacifiste (posso documentare con foto). Circa a metà di Via Cavallotti il corteo si interrompeva per alcuni metri, grazie ad una sorta di servizio d'ordine che faceva cordone e frenava i manifestanti retrostanti che io chiamero´ "multicolori". Dopo appunto alcuni metri di spazio praticamente senza nessuno iniziava un variegato gruppo di persone, che io chiamerò "neri", vestiti essenzialmente di nero, con caschi di vario tipo, pesanti zaini, bandiere nere e dotati di oggetti sicuramente potenzialmente offensivi tipo bastoni e aste metalliche. Il gruppo dei neri che ho attraversato lateralmente era abbastanza calmo anche se sulla nostra testa non ha mai smesso di volteggiare uno o più elicotteri delle forze dell'ordine. Il gruppo composto, secondo me al massimo da 500-600 persone, scendeva lentamente ed era facilmente distinguibile dal resto del corteo se non altro per la forte differenza cromatica.

In tutto il tratto che da Piazza Sturla a Corso Italia non ho registrato la presenza di forze dell'ordine (ad eccezione dell'elicottero), in cima di Via Cavallotti dove il corteo girava qualche vigile urbano e qualche agente di polizia non in tenuta antisommossa, la stessa cosa in fondo a Via Cavallotti all'incrocio con via De Gasperi.

Passata la chiesetta di Boccadasse mi sono fermato per ristorarmi al Baretto che era pieno di curiosi; il corteo, che procedeva in direzione ponente, sfilava davanti con i suoi mille colori, volevo quindi aspettare che passassero i "neri" per fotografarli, non li avevo fotografati prima per paura che si alterassero. Con mia grande sorpresa vedo sfilare il corteo, vedo passare gruppi multicolori che sapevo essere parecchie centinaia di metri indietro rispetto ai neri ma dei neri non vi era più alcuna traccia. Come avevano fatto a sparire, l'unica deduzione che feci fu la seguente: dovevano per forza avere tagliato per via De Gasperi, non c'erano altre possibilità. Per andare dove? Per fare che? Ho cominciato a non capire.

Ho ripreso ad avanzare per Corso Italia in direzione Foce verso le 15,00 sono passato davanti al Forte di San Giuliano dove era stato appeso uno striscione con la scritta "ASSASSINI" e che portava segni di disordini o piuttosto di un'aggressione: aveva in pratica tutti i vetri in frantumi.

Proseguo per il corso fino ad arrivare all'incrocio con Via Piave dove noto che un concessionario di auto posto all'angolo delle due strade è completamente distrutto, non so se quel giorno o già dal giorno prima, e noto circa a metà di Via Piave la Polizia appostata in forze: suppongo che per chiunque sarebbe stato impossibile passare ed infatti nessuno si azzardava a risalire la via. Proseguo oltre la curva di Punta Vagno, a quel punto si apre lo scenario di guerra: in fondo alla discesina si intuivano degli scontri imponenti, fumo alto, tracce di candelotti lacrimogeni lanciati dalle forze schierate e da cecchini appostati sui tetti dei palazzi circostani. Gira la voce che lo scontro è duro si dovrebbe tornare indietro ma è difficile perché il corteo, ignaro in quanto fino a che non si arrivava alla curva non si vedeva nulla degli scontri, avanza con la sua naturale inerzia.

Le persone in ogni modo cercano di tornare indietro ma è difficile. Io sono curioso e voglio andare a vedere sul fronte chi fronteggia chi? Vado allora sulla spianata del depuratore (saranno ormai le 15,30) per fare delle foto, con il mio 28-200 si vede abbastanza ma non il dettaglio. Decido, forse incautamente, di andare più avanti e raggiungo il fronte vero e proprio, non lontano dal noto ristorante Giacomo. Noto che tra i manifestanti che ripiegano e che rilanciano oggetti non vi è neppure un nero! Noto dei ragazzi che entrano ed escono da un'auto con targa spagnola dei paesi baschi parcheggiata sotto al muro di Corso Italia portano fuori delle mascherine bianche con elastico per proteggere dai fumi, non sono vestiti di nero e soprattutto non portano nessun oggetto per offendere; i candelotti che piovono dall'alto quando picchiano al suolo fanno un rumore impressionante mi spavento, alcuni tra i ragazzi tirano pietre che ovviamente non raggiungono lo schieramento delle forze dell'ordine, più o meno ripiegano tutti anche se lentamente perché c'è la massa del corteo che preme, faccio una doccia per rinfrescarmi dall'effetto dei gas e spaventato ripiego. Ma continuo a non capire.

Pochi minuti dopo, riguadagnata un po di strada a ritroso sento urla e rumori più forti, mi giro e mi rendo conto che la Polizia ha cominciato la carica, in un attimo sono addosso, corro via, mi giro e li vedo manganellare a gruppi singoli manifestanti assolutamente pacifici, mi pare eccessivo ma ho paura e invece di fermarmi a fotografare scappo.

Abbandono allora Corso Italia per una strada in salita, non ricordo se via Zara o la seguente, mi siedo su un muretto a rifiatare e a raccogliere le idee, arrivo in via De Gasperi e procedo in direzione levante, voglio solo tornare a casa, a Camogli; passando sotto il Forte di San Giuliano (saranno state ormai le 16,30) vedo pero` la cosa che mi sconvolge di più: due persone vestite di nero, una con un caschetto nero in mano, l'altra con una maglia nera senza maniche ed in mano qualcosa tipo un bastone, risalgono lo scalone del forte, arrivano in cima dove stazionano Carabinieri in divisa e si fermano davanti a questi, si scambiano gesti con le mani e cominciano a parlare con loro.

Terrorizzato mi allontano.