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[TESTIMONIANZE] - Manifestanti pacifici stretti tra la polizia e i black
- Subject: [TESTIMONIANZE] - Manifestanti pacifici stretti tra la polizia e i black
- From: Carlo Gubitosa <c.gubitosa at peacelink.it>
- Date: Wed, 25 Jul 2001 21:53:03 +0200
GENOVA , 20 luglio 2001 Vi racconto ciò che ho visto (e sentito) di persona: § partiamo da Milano alle 7 con un treno speciale; arriviamo a Genova attorno alle 12.30, saliamo tranquillamente sugli autobus che ci attendono per portarci a Piazza Kennedy § allo Stadio Carlini, gli autobus ci fanno scendere: dallo stadio sta uscendo il corteo dei centri sociali, con migliaia di ragazzi imbottiti con giubbotti salvagente, bottiglie di plastica, gommapiuma; il corteo è molto tranquillo e festoso, non si vedono strumenti di offesa § superiamo il corteo che si sta formando per dirigerci rapidamente a piedi verso piazzale Kennedy, ma corso Gastaldi è sbarrato da un servizio d'ordine (credo di militanti genovesi di Rifondazione) che blocca il corteo in quanto appena più giù stanno avvenendo atti di vandalismo; ci dicono che anche a piazzale Kennedy ci sono altri disordini e ci consigliano di cambiare direzione § a questo punto il gruppo milanese è già sparpagliato; con alcuni amici, seguendo un gruppetto della rete Lilliput, pensiamo di dirigerci direttamente verso la nostra 'piazza tematica', piazza Manin, in quanto ci sembra la più pacifica e lontana dalla zona rossa § seguiamo le strade parallele a Corso Gastaldi e ad ogni incrocio possiamo vedere ciò che accade: qualche decina di tute nere stanno devastando vetrine e bruciando cassonetti; nelle strade laterali che stiamo percorrendo, vediamo arrivare parecchie auto (italiane): arrivano veloci, parcheggiano nelle vicinanze del corso, ne scendono gruppi di ragazzi apparentemente 'normali' che si avviano rapidamente e con decisione verso il luogo dei vandalismi; eppure tra i vandali vediamo solo tute nere, per cui tute e armi sono evidentemente già in loco; ricordo (ma sono ricordi confusi), di aver visto alcuni tipi che decisamente 'stonavano' tra i manifestanti: teste rasate, tipo naziskin § osserviamo a lungo questi fatti, mentre camminiamo verso il 'fiume' chiedendoci dove diavolo siano i 20.000 poliziotti: infatti non se ne vede uno; gruppetti di manifestanti appena arrivati come noi vagano sperduti e spaventati; dovunque i pochi genovesi rimasti ci indicano le strade più sicure, non troppo stupiti di quanto sta accadendo § preoccupati e stanchi (abbiamo gli zaini con le tende), ci arrampichiamo fino a piazza Manin; qui ci sembra di rivivere: giovani, famiglie, banchetti del commercio equo, un complessino che suona; ci rilassiamo, seduti sulle aiuole § a poco a poco - saranno state le 14 - gruppetti di anarchici arrivano nella piazza con le bandiere; molti dei presenti non ci fanno caso (non hanno visto quello che sta succedendo sotto), altri li osservano preoccupati, altri cercano di convincerli ad andarsene; qualche decina di black arriva alla spicciolata e si addensa sul lato di via Assarotti; ci chiediamo che fare, ma non sappiamo da che parte andare; i banchetti vengono rapidamente smontati, la gente si alza spaventata § improvvisamente la piazza si riempie di fumo, tutti corrono sul lato più lontano dai black ma la polizia è improvvisamente comparsa e sta sbarrando la via di fuga: è il panico, ci troviamo tra due fuochi, la polizia schierata da un lato della piazza e i black sull'altro lato della piazza § quello che tutti cercano di fare è togliersi dalla traiettoria polizia- tute nere, nell'ingenua convinzione che queste ultime siano l'obiettivo dei poliziotti; io mi butto verso una scaletta che scende sull'altro lato della strada, ma appena sto per scendere la polizia lancia un lacrimogeno proprio lì; arretro tornando sulla strada, mi trovo tra un gruppo di persone terrorizzate che si appiattiscono contro il muro con le mani bianche alzate; polizia e black si fronteggiano, noi siamo spiaccicati su un lato proprio vicino alla polizia; agitiamo le mani, che sia chiaro chi siamo; i miei amici sono rimasti sull'altro lato e mi urlano 'non stare lì' ma è troppo tardi § parte la carica; i poliziotti invece di avanzare verso le tute nere puntano dritti su di noi, bastonando le mani alzate; cado, mi riparo la testa con le braccia, conto più di 10 colpi, poi non li conto più; vedo gli scarponi dei poliziotti passare accanto a me e ognuno dà un colpo, forse di più § quando i piedi finiscono di passarmi davanti agli occhi, mi alzo barcollando; vicino a me alcune persone sanguinano dalla testa; i lacrimogeni ci soffocano; i poliziotti sono ancora lì, si sono fermati dopo averci picchiati, ci osservano con indifferenza; i black sono scomparsi, nessuno sembra averli inseguiti § ho una mano rotta, non sento più le dita, vago per la piazza, temo un'altra carica, non so dove andare; dopo mezz'ora arriva un'ambulanza che carica solo i più gravi, a me dicono che ne arriverà un'altra; arrivano dei medici volontari a piedi, mi fanno una steccatura d'emergenza, mi dicono di non andare all'ospedale altrimenti mi arrestano; ma dove posso andare così conciata, senza mezzi di trasporto, con lo zaino? § arriva un fotoreporter che era presente e si è preso anche lui una randellata in testa; si offre di portarmi in moto all'ospedale; decido di correre il rischio della denuncia, non ho scelta; ovviamente tutti gli altri presenti, tranne quelli feriti in testa, scelgono di non andare all'ospedale § percorriamo in moto corso Gastaldi devastato e fumante, arriviamo al San Martino, lui mostra il pass ed entriamo, evitando i poliziotti § il pronto soccorso è pieno di medici e infermieri, tutti allertati e in attesa dei primi feriti: mi portano subito ai raggi; il corridoio pullula di poliziotti in barella, pochissimi i manifestanti; dopo quello che ho appena visto, non ci posso credere e interrogo i medici; si mettono tutti a ridere: 'quelli appena li toccano vengono a fare i raggi, così hanno i giorni di permesso! a voi invece vi arrestano!'; vedono la mia faccia e mi rassicurano: 'non preoccuparti, fidati'; vicino a me c'è un infermiere volontario con la faccia coperta di sangue, racconta di essere stato estratto dall'ambulanza e picchiato dalla polizia § devono operarmi subito, la frattura è scomposta; in sala operatoria mi aspettano in 7-8; 'siamo in stato d'allerta, ma finora non ci è arrivato nessuno'; l'operazione dura oltre mezz'ora e nel frattempo la polizia blocca l'entrata dell'ospedale; mi fanno fare uno strano giro e mi ritrovo nel reparto, completamente vuoto; ben tre medici vengono a trovarmi; il responsabile mi rassicura: ha ricevuto l'ordine di segnalare tutti i ricoverati ma non ha nessuna intenzione di farlo; non ci crede ancora neanche lui: 'ma siamo diventati matti?' § racconto a tutti ciò che è accaduto, tutti vogliono sapere, mi dicono che anche gli altri ricoverati che man mano arrivano raccontano storie analoghe; medici e infermieri scherzano: 'ma sei matta ad andare coi pacifisti? se ti vestivi di nero non ti succedeva...'; i feriti aumentano, arriva la notizia della morte di Carlo, nessuno ha più voglia di scherzare § il giorno successivo, i medici si accorgono che anche la mia spalla destra è malconcia, sembra rotta, mi fanno altre lastre, sempre accompagnata personalmente da un medico che non mi abbandona mai; la spalla non è rotta, è solo una forte contusione: 'hanno picchiato sul serio', dice il medico; vengono fuori altre contusioni ed escoriazioni, dovute al fatto che mi picchiavano mentre ero inginocchiata a terra § sabato, dalla mia tranquilla camera di ospedale, guardo dalla vetrata la città fumante, tra il rumore degli elicotteri e delle sirene; con i medici vedo in tv la manifestazione enorme e pacifica; dura poco, vediamo in diretta ciò che tutti temevamo: l'irruzione delle tute nere ed il ripetersi del tragico copione del giorno prima; il mio compagno, i miei amici, mia madre settantenne sono lì, in quell'inferno § l'ospedale è blindato, gira la notizia che i black vogliano assaltarlo; 'non farti vedere in giro', mi dicono i medici; alla sera, il reparto è pieno. E il peggio deve ancora venire. § domenica mattina, il mio compagno riesce finalmente a raggiungermi, andiamo in taxi fino a Bolzaneto (ma perché quest'ultima vessazione?) e di lì, cambiando due treni, torniamo a casa § ne ho per 35 giorni; non posso lavorare né andare al mare, ma ovviamente questo è il meno: l'incubo che abbiamo iniziato tutti a vivere temo durerà molto di più di 35 giorni
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