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Considerazioni su Genova
- Subject: Considerazioni su Genova
- From: giulietta at tiscalinet.it (by way of Carlo Gubitosa <c.gubitosa at peacelink.it>)
- Date: Wed, 25 Jul 2001 17:28:58 +0200
Sono d'accordo con Turquet e a questo proposito vorrei anch'io dire la mia come, peraltro, ho fatto in una serie di forum su internet. Spero che le mie parole servano a qualcosa, stimolino il dibattito e, magari, possano essere considerate come una buona notizia, una goccia nel mare: C'è qualcosa che non mi è chiaro in tutte queste parole, in tutte queste frasi piene di rabbia più o meno giustificata. E' capitato anche a me in passato di prendere le manganellate della polizia solo perchè mi ritrovavo in mezzo al gruppo dei più scalmanati o perchè non ero abbastanza rapidaa scappare... Questo però non mi ha mai portato a partecipare a una manifestazione
con il passamontagna e senza documenti... Non ho mai creduto che per dare voce alla mia protesta fosse necessario brandire un bastone, una mazza di legno, lanciare sanpietrini... Chiamatemi pure "stupida gandhiana", pensate pure che la polizia mi passerebbe sopra con la camionetta se mi mettessi a sedere davanti a loro per protestare... Forse succederebbe o forse no, forse dipenderebbe da chi ho davanti che può essere una persona buona o cattiva, alle prime armi o un professionista, un disgraziato della serie "se non puoi batterti alleati" o uno di quelli che sono finiti in divisa perchè non trovavano lavoro. A Genova non c'ero, questo è vero. E so bene che seguire le cose attraversola televisione (l'evento mediatico nasconda o esalta le cose a suo piacimento...)
non è come esserci, e non approvo certo quello che ha fatto la polizia nel corso dell'irruzione, non approvo le botte date a gente inerme, non approvo neppure la morte di un ragazzo di 23 anni, anche se credo che un ragazzo nato nel 1980 che uccide uno nato nel 1978 non potrà mai più vivere in pace con se stesso se solo ha un briciolo d'anima (e mi permetto di credere che l'abbia). Non capisco più nulla, non so più dove sono. Combatto la mia personale lotta alla globalizzazione diffondendo le mie convinzioni, firmando e raccogliendofirme per le petizioni, sensibilizzando chiunque mi sia vicino alle problematiche
di un mondo complesso e troppo veloce che lascia indietro gli altri e se ne dimentica, cerco di scrivere e denunciare... Forse sono diventata una stupida idiota borghese, ma non credo che andare in giro mascherati, lanciare le pietre contro la polizia (e ammettiamolo siamo tutti prevenuti contro le forze dell'ordine...), invitare a portare la guerra nelle strade di Genova (mi sembra l'abbia detto Casarin, che rispetto come persona e come motivazioni, ma di cui non condivido alcuni atteggiamenti) risolva i problemi di un terzo mondo che ha fame, dove i dittatori hanno nelle banche svizzere i soldi sufficienti a sanare il loro debito, dove intere popolazioni rischiano di finire estinte per il dilagare dell'Aids e l'inettitudine e il maledetto gusto per il profitto delle multinazionali farmaceutiche. Permettetemi di aver pena per i ragazzi coinvolti nella morte del povero Carlo, "l'uno e l'altro figli nostri" come diceva Pasolini di fronte agli scontri di Valle Giulia. Anch'io ho paura di un regime di polizia, anch'io ho paura di non poter esprimere la mia protesta, ma voglio farlo (e lo farò nonostante tutto) sempre a viso scoperto, sempre fiero di quello che sto facendo anche a costo di rimetterci un dente, o qualcosa di peggio... No, io non mi trovo d'accordo più con nessuno, nè con il G8 degli affamatori, nè con la Polizia male addestrata mandata allo sbando e talvolta (purtroppo) connivente, nè con i black block, nè con il povero Carlo e neppure con alcuni degli atteggiamenti di Agnoletto, Casarin e compagnia cantando (seppur molto più vicini al mio modo di essere)... Io continuerò a scrivere contro la globalizzazione, a sommergere di fax, messaggi, e-mail e lettere quanto nel mondo affamano e distruggono le popolazioni, ad adottare a distanza, a partecipare a campi di lavoro nei posti più poveri, a studiare per capire se posso fare qualche cosa di concreto... Si forse mi sono imborghesita, o sono solo invecchiata. Ma è negli occhi del mio piccolo Basheer, il bambino pakistano, cui cerco di impedire da un anno di finire a cucire palloni per la Nike, che leggo la vera voglia di ribellarsi, la vera voglia di uscire vivi da tutto questo... E questo non mi mette la coscienza a posto semmai mi fa sentire come una persona che lancia una piccola goccia in un mare enorme... Ma senza le gocce cosa ne sarebbe del mare? scusatemi per la mia banalità
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