Le scorribande del blocco nero - dal resto del carlino del 24\07\2001




La denuncia
"Per 3 giorni abbiamo segnalato le tute nere alle forze dell'ordine"


GENOVA, 24 LUGLIO 2001 - Per tre giorni i guerrieri urbani più violenti, i
black block tedeschi, hanno distrutto, hanno smontato inferriate per
ricavarne spranghe, hanno occupato locali, si sono perfino riforniti di
strumenti di aggressione prelevandoli dal famoso furgone filmato da un
elicottero della polizia. Per tre giorni l'assessore provinciale
all'edilizia scolastica, al patrimonio e all'istruzione Eugenio Massolo
(nella foto), esponente diessino ed ex preside, ha implorato inutilmente un
intervento delle forze dell'ordine. Sabato i pugnaci e organizzatissimi
squatter se ne sono andati soddisfatti delle loro scorribande. Nessuno si è
sognato di fermarli.

L'amministratore ripercorre la sequenza degli avvenimenti con attonita
pacatezza: «Il 19 abbiamo consegnato ai Cobas l'area Se.Di. di Quarto.
Avevamo autorizzato l'uso di una palestra, sul piazzale avevamo montato un
tendone. Alla sera la custode ci telefona segnalandoci che c'è grande
agitazione fra i saccopelisti perché piove e non riescono a ripararsi. Alle
23 decidiamo di aprire una seconda palestra e il teatro per ospitarli. Ma
gli squatter tedeschi non si accontentano. Forzano la porta dell'asilo nido
e della scuola materna e ci si insediano. Avverto il 113. Arrivano quattro
pattuglie dei carabinieri che non intervengono. Mi spiegano che non vogliono
fomentare gli animi».

E' solo l'inizio di una vicenda che valica i limiti dell'assurdo. «Il 20
mattina assieme ai responsabili del servizio edilizia e del servizio
patrimonio e a un funzionario del patrimonio facciamo un sopralluogo. I
germanici hanno fatto a pezzetti tutto quello che hanno trovato nell'asilo e
nella materna e hanno smontato gli arredi della palestra per trasformarli in
spranghe. Non contenti, hanno divelto la cancellata di ferro per dotarsi di
altri strumenti di offesa. Noi ce ne facciamo consegnare una decina e le
chiudiamo a chiave in un ripostiglio. Chiedo ai Cobas di fare la loro parte.
Mi sembrano impauriti. Durante il giorno, quello dell'uccisione di Carlo
Giuliani, c'è un via vai frenetico, molti escono e rientrano armati. Nella
notte la custode ci richiama perché vede parecchie luci accese nel palazzo
dei servizi che avrebbe dovuto essere vuoto.

Immediatamente avverte la Prefettura e il 112 dei carabinieri. Si sente
rispondere che non può intervenire nessuno. I black block invadono tutto il
primo e il secondo piano, fracassando tutto quello che trovano sul loro
cammino».

Sembra che l'assessore fatichi a credere al suo stesso racconto: «La mattina
del giorno 21 alle 10 chiamo il capo di gabinetto della Questura. Segnalo
che stanno riarmandosi e che si dirigono verso il luogo nel quale si
concentra la manifestazione. Mi chiedono quanti sono. Rispondo che possono
essere 500 e 600 persone. Alle 10 e 30 una consistente colonna della polizia
sosta davanti all'edificio, che è isolato e facilmente circondabile. Si
pigliano schiamazzi e insulti, qualche lancio di oggetti e se ne vanno. Alle
12 e 15 segnalo l'accaduto al capo di gabinetto del Prefetto, la dottoressa
Frediani».

Si precipitano a Quarto?
«No, Non accade nulla. Alle 14 richiamo. Riparlo con la Frediani chiedendole
spiegazioni e mi sento rispondere che l'intervento è tecnicamente poco
opportuno. Alle 16 e 30 Marta Vincenzi, la presidente della Provincia,
denuncia, con un documento scritto consegnato alla funzionaria della
Prefettura, il comportamento delle forze dell'ordine chiedendo che
intervengano almeno per impedire le ultime distruzioni quando gli squatters
tedeschi torneranno a riprendersi auto, furgoni e tende per ritornare in
Germania. Alla sera guardo i tg e faccio un salto sulla poltrona. Ricorda il
famoso filmato della polizia sul furgone che va a rifornirsi di armi? Si
accosta proprio al nostro tendone, nell'area Se.Di. di Quarto».

Come è andata a finire?
«Che si sono ripigliati le salmerie e se ne sono andati durante la notte.
Nelle stesse ore c'è stata la perquisizione dell'Istituto psico pedagodico
Pertini, la scuola di mia figlia. Per terra abbiamo trovato di tutto,
perfino denti e ciocche di capelli. La polizia se n'è andata lasciando tutte
le porte sfondate. Mi pare curioso che non abbia presidiato l'edificio.
Abbiamo dovuto farlo noi con i nostri agenti...». Genova si aggiunge ai
tanti misteri d'Italia.