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[TESTIMONIANZE] - Lacrimogeni su corteo pacifico
- Subject: [TESTIMONIANZE] - Lacrimogeni su corteo pacifico
- From: Carlo Gubitosa <c.gubitosa at peacelink.it>
- Date: Wed, 25 Jul 2001 04:17:38 +0200
Genova 21/7/08 - il mio racconto Ho preso parte al corteo di sabato scorso a Genova, insieme al gruppo di Azione Diretta Nonviolenta, che in tutto ha raccolto circa cento persone ferraresi. Il bilancio della nostra partecipazione è di cui andare fieri, considerando soprattutto la nostra vicenda particolare. Però oggi la nostra presenza quel giorno ha un significato di testimonianza riguardo a fatti molto che non avremmo voluto vedere. Ricorderemo quella giornata soprattutto per ciò che anche noi abbiamo subìto: il comportamento "infame" e criminale delle forze dell'ordine nei confronti di migliaia di manifestanti pacifici. Per le strade non c'era nessun carabiniere, e fin dall'inizio ci era parso subito un brutto segno. Forse per il clima pesante dovuto alla morte di un ragazzo il giorno precedente, l'ordine in città era stato affidato interamente a noti reparti della Polizia di Stato, quelli che lavorano negli stadi contro gli hooligans. Il nostro corteo era festoso, ma tra noi e la polizia c'era alta tensione. Per i primi chilometri non abbiamo avuto problemi. Abbiamo capito che qualcosa non andava quando il corteo si è fermato di colpo e gli elicotteri sono scesi sopra di noi a bassissima quota. A Piazzale Kennedy gli scontri erano incominciati all'improvviso; la polizia però non si avvicinava ai violenti armati che bruciavano le auto: si limitava a lanciare lacrimogeni, in numero spropositato, direttamente in direzione del corteo, creando una cortina di fumo visibile da chilometri di distanza. Tutto il corteo è stato costretto a deviare lungo un corso parallelo a quello previsto. Le manovre della polizia sembravano a tutti estremamente pericolose, i gruppi si sparpagliavano, noi camminavamo in fila velocemente, tenendoci per mano. In seguito - verremo a sapere - gli altri gruppetti più lenti, rimasti dietro di noi, sono stati caricati e pestati dalla polizia. Vi racconto i fatti partendo da questo momento, in cui sembra che per noi tutto volga verso la normalità. Più avanti, ad un incrocio che sembra tranquillo, gli organizzatori ci invitano a riformiare il corteo, noi ci prepariamo a riprendere il cammino. E' precisamente in questo momento che la polizia ci carica all'improvviso, da una via laterale. Gli agenti spezzano il corteo proprio nel punto in cui ci troviamo. Eravamo riusciti a restare tenerci quasi tutti per mano in cento persone, ma ora ci colgono impreparati. Per qualche minuto ci sembra di essere completamente dispersi. Invece poco dopo a uno a uno ci ritroviamo tutti, ma siamo costretti a riprendere la marcia in una fitta calca, perchè la polizia si sta disponendo in assetto da guerra alle nostre spalle. Siamo contenti di essere di nuovo uniti, e non sappiamo ancora che sta cominciando la nostra piccola discesa nel Maelstorm. Forse la polizia cerca sparuti gruppi di "Black Block"; il fatto è che invece ce l'ha con noi, carica indiscriminatamente tutta la folla. Vediamo così in azione gli attori dello show: i poliziotti, schierati armati fino ai denti da un lato, e i "teppisti", sporchi e cattivi, che in verità sono pochissimi e sostanzialmente non fanno altro che insultare. Però a pochi metri ci sono migliaia di persone pacifiche, o meglio che all'inizio erano pacifiche, ma si stanno comprensibilmente alterando. Le "tute nere" si muovono a gruppetti di 3-5 persone; scelgono un obiettivo e lo distruggevano metodicamente, sotto gli occhi degli agenti, senza che la polizia mostri alcun desiderio di intervenire. Questi gruppetti, come poi ci renderemo conto, si spostavano per la città tranquillamente indisturbati, li abbiamo incontrati anche in seguito lungo le strade deserte e anche ai lati del corteo. L'impressione era che non ci fosse nessun serio tentativo di arrestare questi gruppi, le forze dell'ordine si tenevano sempre a distanza. Il comportamento della polizia cambia, però, quando i rivoltosi si trovano in prossimità della manifestazione. Cinque tute nere provocano i poliziotti alla nostra sinistra, in via Pisacane. I poliziotti li caricano, e i rivoltosi scompaiono subito entrando nel corteo. Ma la polizia continua la sua carica contro tutti i manifestanti, lanciando lacrimogeni direttamente in mezzo alla folla. Vicino a noi ci sono gruppi sindacali, famiglie con bambini e bambine. Un signore crolla a terra in preda alle convulsioni - è un possibile effetto dei gas. Anche il gruppo nazionale della Rete Lilliput sarà caricato in pieno dalla polizia, quasi tutti i suoi manifestanti si disperdono. Solo un ragazzo non scappa, ma alza le mani gridando "Siamo non violenti!". Un poliziotto si avvicina, freddamente solleva il manganello e gli spacca la testa - un colpo proibito dai manuali della polizia. Mi ricordo che avevamo tanti slogan nel primo pomeriggio, e invece adesso i gruppi di tutto il corteo scandiscono insieme una sola parola, "assassini", rivolti verso gli agenti. In questo incrocio di via Casaregis, la violenza della polizia provoca una reazione di parte del corteo. C'è sempre una parte di manifestanti preparata ad alzare barricate, di solito sono i ragazzi dei centri sociali che notoriamente perseguono la "difesa attiva". Formano un gruppo immediatamente alle nostre spalle, bloccano la strada alla polizia riparandosi dietro cassonetti e si preparano alla sassaiola. I lacrimogeni della polizia però hanno ormai reso l'aria irrespirabile per tutti. I genovesi sono costretti a chiudere ermeticamente le finestre, eppure qualche persona eroica apre le imposte e innaffia la folla con le pompe, ci aiuta a lavarci dalle sostanze caustiche. Ma in una folla compatta non si può fuggire ai gas, e noi non abbiamo maschere contro gli aggressivi chimici che ci torturano, nè protezioni contro i manganelli dei poliziotti che ci corrono incontro. Dobbiamo allontanarci: chiediamo informazioni, su che via prendere, i genovesi ci aiutano, così lasciamo il corteo per una strada laterale. Il governo ci ha fatto capire cosa dobbiamo farcene del nostro diritto a manifestare. Ma siamo decisi a ritornare nel corteo il prima possibile, e infatti lo ritroveremo alla fine, dopo una lunga fuga per le vie della città. Alla sera però abbiamo ricevuto la notizia peggiore: il pestaggio selvaggio dei ragazzi che dormivano nella scuola G. Pascoli. Si sapeva che i Black Block utilizzavano alcuni luoghi a disposizione dei manifestanti, il problema delle infiltrazioni e delle armi era stato segnalato direttamente da Agnoletto alle forze dell'ordine. E le forze dell'ordine hanno dato, a modo loro, una risposta paradossale e brutale. A mezzanotte del 21 fanno irruzione sfondando la porta, nei locali e nella sede di coordinamento del Genoa Social Forum. Effettuano ciò che beffardamente chiamano "operazione di bonifica". Aggrediscono i giornalisti, sfasciano i computers e le attrezzature, mostrando particolare astio verso hard disk e videocassette. Ma l'azione infame avviene nel palazzo adiacente: gli avvocati e i parlamentari vengono tenuti fuori con la forza - il che è scopertamente illegale poichè gli avvocati dovrebbero assistere alla perquisizione - perchè non devono esserci testimoni. Il rumore dell'elicottero cerca di coprire le urla, mentre all'interno i ragazzi e le ragazze vengono pestati selvaggiamente. Qualcuno tenterà di difendersi con le mani, uno anche con un coltello, ma perloppiù non ne hanno il tempo perchè vengono massacrati mentre sono ancora nei sacchi a pelo, e tutti i poliziotti ne escono illesi. Fuori gli avvocati e i parlamentari urlano e chiedono di entrare, ragazzi e ragazze vengono trascinati fuori coperti di sangue. Queste e altre immagini del 21 luglio sono la vergogna nazionale; a Berlino i manifestanti circondano la nostra ambasciata e insultano l'Italia, e fanno bene. Di professionisti della guerriglia, in quella scuola, probabilmente non ce n'erano: a quell'ora c'erano invece ragazzi più giovani, gli studenti dei centri sociali che si preparavano ad andare a dormire. Persone normali, mai imputate di nulla. E potevano esserci i miei amici lì dentro, quanti di noi avevano cercato un posto per dormire a Genova, tra venerdì e sabato avevano passato tante ore in quella scuola. Il mio sentimento è un'ira funesta. Una ragazza che conosciamo non è tornata con il suo pullmann, sua madre non ha notizie di lei da sabato sera: teme che a quell'ora si trovasse nella scuola, ma nessuno comunica la lista dei fermati, nemmeno gli avvocati lo sanno. All'indomani di questa a azione punitiva di tipo squadrista, mi restano in mente le parole del governo che dice "non c'è distinzione" tra il Social Forum e le frange violente, ci definisce "tutti i contestatori" collusi con i criminali. La polizia mostra in televisione le "armi improprie" trovate nel camion parcheggiato sotto la scuola. Siete tutti uguali e abbiamo fatto bene a picchiare chiunque di voi, dovevate starvene a casa, comandiamo noi - è questo il rozzo messaggio di stile "cileno". Il sospetto che ci fosse un piano orchestrato per delegittimarci, strumentalizzando cinicamente la violenza e i disordini, ovviamente è quasi una certezza. Dopo tutto ciò che ho visto, osservo: prima pensavo soprattutto a comunicare i contenuti delle nostre ragioni manifestazione, ora mi accorgo che dopo questa giornata i toni e i contenuti della nostra protesta sono cambiati. Ora la nostra è anche una denuncia contro la violenza istituzionale dell'autorità che si proclama ufficialmente "democratica", ma che di fatto usa metodi al di fuori della costituzione. E' una nuova frattura nella società civile, c'è un nuovo un clima di sfiducia che ci divide oggi dalle forze dell'ordine - oggi sentiamo scricchiolare il tessuto democratico. Il comportamento della polizia italiana è stato la vergogna maggiore per il nostro paese. Oggi però sappiamo che il governo italiano usa non solo l'arma dell'intimidazione violenta, ma anche della menzogna e - secondo decine di testimonianze agli avvocati del Genoa Social Forum - della tortura. Tra il governo e il popolo dei contestatori pacifici, i rapporti non avrebbero potuto prendere una piega peggiore. Gli stati più potenti del mondo hanno dimostrato, prima di ogni altra cosa, di avere paura al punto di abbandonare lo stato di diritto. Quindi è proprio la loro "democraticità" che oggi tende a divenire l'oggetto delle nostre accuse. Avvertiamo governi che non riusciranno a isolare un movimento mondiale di queste dimensioni. Al contrario, il fatto che non abbiamo armi non significa che siamo una sfilata folcloristica. La nostra risposta sarà massiccia, la nostra politica diventerà più dura, internazionale e organizzata. G.B.[NOTA: PER RAGIONI DI PRIVACY TUTTE LE SEGNALAZIONI INVIATE ALL'ASSOCIAZIONE PEACELINK VENGONO RIPORTATE IN FORMA ANONIMA, MA CHI CI SCRIVE LO FA INDICANDO PER ESTESO IL SUO NOME, COGNOME, INDIRIZZO E NUMERO DI DOCUMENTO D'IDENTITA']
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