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[TESTIMONIANZE] - La carica in piazza Manin
- Subject: [TESTIMONIANZE] - La carica in piazza Manin
- From: Carlo Gubitosa <c.gubitosa at peacelink.it>
- Date: Tue, 24 Jul 2001 04:09:33 +0200
Gruppo di affinità (Nodo Bologna - Rete Lilliput) La citta' dell'assurdo. Una giornata in balia degli eventi.... La giornata è iniziata con tante aspettative e molta partecipazione. Eravamo a Genova gia' da due gioni ed avevamo preso parte alla manifestazione dei migranti, una bella manifestazione, viva e molto partecipata; siamo stati raggiunti dagli altri ragazzi del nodo bolognese della rete Lilliput in Piazza Manin, dopo i saluti ed i giri per la piazza tematica abbiamo iniziato le azioni. Secondo le decisioni prese il giorno precedente dovevamo facilitare il posizionamento del block fatto dai gruppi di affinita di azione non violenta che avrebbero tentato di bloccare un accesso alla zona rossa a Piazza Portello. Abbiamo fatto una perlustrazione della zona che dopo pochi minuti sarebbe stata percorsa dai gruppi. Siamo tornati in Piazza Manin all'appuntamento con gli altri gruppi di affinità, definiti no-block, il cui obiettivo era di fare un sit-in dinamico, contrapponendo alla zona rossa un altro mondo possibile di luci, colori e suoni. Il sit-in sembra tranquillo anche se disorganizzato, ci sono molti altri che del sit-in non conoscono nulla, parlano con la polizia che ci sbarra il passo e ci propongono di andare a "baciare" la zona rossa in fila indiana. Magari appendendo il manifesto, che non sia provocatorio però. C'è molta gente in piedi, facciamo uno sbarramento per cercare di oridinare il sit-in. Passa il Pink block a margime, è una prima conferma: e' chiaro che siamo pochi e mal organizzati rispetto agli altri. Il blocco di polizia si sposta, ma il trambusto a piazza Marsala crea agitazione. Si decide di lasciare il sit-in per tornare alla piazza tematica della Rete Lilliput. Notizie dal centro stampa dei magazzini del cotone: gruppi di violenti, vestiti di nero (i "black block"), stanno salendo verso piazza Manin, la piazza della non violenza. Ad un certo punto compaiono poche avanguardie, poco dopo altri, ma in tutto non più di qualche decina. Dopo un breve giro di consultazione, decidiamo di contrapporci in modo non violento, per impedire che intrappolino i restanti pacifisti presenti lungo via Assirotti. La strada è praticamente cieca, tranne due vicoli, e la famigerata grata laggiù in basso. Ci schieriamo in fila, le mani bianche alzate, e iniziamo la trattativa. Interviene anche don Benzi. I black capiscono, promettono di cambiare direzione. Applauso. Ed ora il caos. Lacrimogeni a pioggia lontano, in mezzo alla piazza, la polizia sopraggiunge dietro ai black, carica all'improvviso. I black fuggono per primi, i pacifisti non violenti si radunano ai lati della strada, le magliette e le mani bianche bene in vista, la testa ed il viso scoperti. La polizia attacca. Non i black. Sfruttando il panico indotto dai lacrimogeni si scaglia su di noi, spara ancora lacrimogeni, ad altezza uomo, ed a questo punto tutti scappano in ordine sparso. Quindi si cunsuma l'incredibile: le botte piovono su tutti quelli che si sono accucciati, confidando in un qualche raziocinio dell'azione della polizia. Tutt'altro: siamo in balia si un esercito di agenti che, mentre i black continuano a devastare la zona circostante (rovesciando macchine ed incendiando cassonetti), si accaniscono su di noi. Ci si perde di vista, ognuno segue un gruppo, in un vicolo, per cercare di dare tregua ad occhi e stomaco. Finchè la furia non si placa, ma ancora si vedono gruppetti di celerini picchiare nelle stradine in salita. Chiediamo ai poliziotti COSA FARE per evitare questo scempio. Siamo in gruppo con alcuni francesi, con persone di una certa età. Chiediamo DOVE ANDARE... "Affanculo", ci risponde il celerino, prima di colpire al viso un giovane (non un black, questi stavano già sfasciando vetrine molto lontano da lì). Finalmente ci dicono di defluire su un lato. Lentamente, senza fidarci troppo, ci allontaniamo, e ci riuniamo, in salvo. Bilancio? Giovanni ed Elisabetta malmenati mentre erano accucciati a terra, tutti noi intossicati dai gas, la delusione di chi pensava di poter portare il proprio messaggio di non violenza. Non possiamo evitare di pensare che i conti non tornino, che ci sia qualcosa che non va nelle strategie delle forze dell'ordine. Perchè questa valanga di teppisti è arrivata fino a noi? Perchè ha continuato a scorrazzare per tutti i quartieri fino a sera? Come si giustifica la violenza delle forze dell'ordine su persone inermi a mani alzate, in un luogo dedicato alla non violenza? Cerchiamo di tirare le fila della nostra storia: il black block distrugge la città, la polizia gli balla intorno e picchia indiscriminatamente, le manifestazioni pacifiche e ricche di contenuti falliscono.[NOTA: PER RAGIONI DI PRIVACY TUTTE LE SEGNALAZIONI INVIATE ALL'ASSOCIAZIONE PEACELINK VENGONO RIPORTATE IN FORMA ANONIMA, MA CHI CI SCRIVE LO FA INDICANDO PER ESTESO IL SUO NOME, COGNOME, INDIRIZZO E NUMERO DI DOCUMENTO D'IDENTITA']
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