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dal giornale il nuovo
- Subject: dal giornale il nuovo
- From: "giuseppe scano" <giuseppe_scano at hotmail.com> (by way of Carlo Gubitosa <c.gubitosa at peacelink.it>)
- Date: Tue, 24 Jul 2001 02:45:20 +0200
Fabrizio Fileni, fruttivendolo ventottenne, viene arrestato mentre esce di casa per andare ad aprire il negozio. Picchiato, finisce in galera. Il suo racconto, così realisticamente ironico, da diventare grottesco. dall'inviata Melissa Bertolotti GENOVA - "Ma che teppista, ma quali spranghe. Io dovevo lavorare, dovevo aprire il negozio. Ho tentato di dirglielo, ma non c'è stato nulla da fare. Appena aprivo bocca eran manganellate. Mi son fatto anche due giorni di galera, col negozio chiuso: e i danni a me chi li paga?". Fabrizio Fileni, 28 anni, altezza media, faccia normale, unico segno di distinzione: un occhio dal quale non ci vede. Sarà stato per quella maglietta nera, che i carabinieri scambiano per la divisa dei Black block, per la testa pelata dopo la caduta dei capelli, per i pantaloni con i tasconi che vanno tanto di moda. Chissà cosa ha fatto arrestare Fabrizio Fileni, fruttivendolo del quartiere San Fruttuoso, di Genova. Su la saracinesca, giù la saracinesca, tutti i giorni, e poi "buongiorno signora", "salve ragioniere", "ancora una mela?" "E' un chilo e tre, lascio?". Chissà che diranno i suoi clienti, la signora del terzo piano che rifornisce di carciofi freschi, quella del quinto che le arance, se non son mature, non le vuole, a sapere che lui "combatte la globalizzazione", che ce l'ha "con gli otto grandi padroni del mondo", che andava ad aprire il negozio con "due aste, tre scudi di plexiglass e due caschi". "Oh santo cielo e che ne facevo di due caschi - dice lui - che di testa ne ho una sola". Eppure per i carabinieri, che hanno eseguito l'arresto, Fileni è uno dei Black Block più agguerriti. Tanto da segnalarlo come "il più attivo nel lancio di bombe carta molotov e lacrimogeni". Lui che alle molotov ci aggiunge una "e" in fondo, se no non riesce a dirle, ci si sforma. " Mi son fatto tre giorni di galera. Gli amici chiamavano i miei per prendermi in giro: gli portiamo le arance, dateci le chiavi del negozio. Io non ci posso pensare: ma chi li conosce questi Black Block?" . Forse, il torto peggiore di Fileni è stato quello di trovarsi proprio in Piazza Alimonda, dove a Genova, venerdì pomeriggio, si è consumata la tragedia. Poco dopo il suo arresto infatti, gli scontri della piazza degenereranno in un'uccisione. "ma io avevo in tasca l'incasso della mattina e dovevo andare al negozio. Esco di casa, abito lì, in corso Europa, proprio dove questi si picchiavano di santa ragione, mica potevo dormire da un'altra parte. Che faccio? Mi metto la zona rossa in bottega?". "Con questi soldi in tasca e quei delinquenti in giro, io mica mi fidavo. Dici li metti in banca, ma questi le banche le sfasciavano come noccioline. Ho pensato: li porto da un paio d'amici, sulla strada. Guarda se dovevano abitare proprio in piazza Alimonda?". "Quando son sceso - continua - l'inferno. Tu fermo, dove vai? Mi gridavano. Io niente, dove vado? E giù un colpo di manganello. O che fai, abito qui, gli dicevo, e quello: un calcio. Poi erano tanti, mentre tu spiegavi a uno, gli altri ti pestavano per bene. Quando ti giravi per parlare con quello che te le dava, gli altri finivano il compito". Fileni, sbattuto contro un muro, finisce a ingrossare le fila dei teppisti in manette. Lo portano in piazzale Kennedy: "Non vi dico il viaggio, due passi e un calcio in culo. Si può dire culo sui giornali?". "Mi portano dove ci sono tutti gli agenti, in piazza. Bene dico io, adesso spiego. E infatti lì, finalmente qualcuno m'ascolta. Quasi stanno per lasciarmi andare, senza però neanche una scusa per tutte le botte che avevo già preso. E invece, non mi basta d'avere un occhio che non vede. Ci voleva anche il mio sosia genovese. Anche lui cieco da un occhio. Passa un carabiniere, e dice: quello tenetelo, c'è uno skinheads con un occhio cieco. E' lui sicuramente. Provo a rispondere, ma ricomincia il balletto di prima: una parola, una manganellata, due parole, due manganellate. Poi, visto che dei due caschi che dicono d'avermi trovato non ne avevo neanche uno, mi tirano pure una testata in fronte". "Dovevo buttarmi a terra quando passava la carica, lo so me l'han detto dopo in prigione. Ma mi sembrava umiliante, non avevo fatto niente, sono un fruttivendolo. E poi a me sdraiarmi per terra mi fa anche schifo". Fileni prende la strada della caserma dei carabinieri. Lo portano a San Giuliano. "Fatemi telefonare, fatemi chiamare qualcuno, gli dico, ma quelli mi mettono contro un muro e mi suonano come un tamburo. Poi mi dicono: ogni volta che ti incontriamo per strada ti diamo il resto. Io di resto conosco solo quello da dare ai clienti, ma ho capito che era meglio non dirglielo". Fileni, incensurato, si fa tre giorni di prigione. Per giunta trasferito nel carcere di Pavia. Esce solo dopo aver incontrato un gip, che tra l' altro, non gli crede del tutto, tanto che lo scarcera, ma lo obbliga a recarsi in questura a firmare. "M'hanno interrogato alle dieci di mattina e m'han messo fuori alle sette di sera. Io non dicevo più niente. Di botte ne avevo preso fin troppe. Quando sono uscito ho detto perfino grazie". Fileni torna a Genova. Probabilmente dovrà vedersela anche con un nuovo giudice. E per giunta forse incontrerà davvero i carabinieri che lo hanno pestato in caserma. "Oh, se vengono a negozio io mi sdraio per terra. Servitevi da soli, gli dico, e lasciate i soldi sul tavolo. Il resto, io, non ve lo do". (23 LUGLIO 2001, ORE 20.09) ____________________ www.censurati.it www.misteriditalia.it Icq 6973768 oppure 328\6849962 giuseppe_scano [ at ] hotmail.com . ______________________-
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