Riflessioni sul G8 di qualche giorno fa



[Nota: dopo i fatti accaduti a Genova, queste riflessioni possono sembrare inopportune, ma servono per dare un'idea del clima di speranza che si respirava a Genova prima dello scoppio della violenza]

... Nella quiete delle colline dell'entroterra ligure, gli avvenimenti del G8 sembrano qui cose di un altro pianeta. Eppure vi scrivo anch'io, anch'io parte della macchina (questa volta umana) di informazione e divulgazione di quelle notizie che molto difficilmente trovereste quando acquistate i giornali all'edicola.

Gubitosa è lì, il "palmare" tra le mani, giornalista d'assalto e interprete dello spirito di chi ha voluto partecipare, in mezzo alle migliaia di persone che si son date appuntamento per dar voce agli esclusi della Terra. Io son qui dietro le quinte, a leggere, osservare, correggere da remoto, per quanto possibile, i possibili problemi telematici del nostro sito. Braccia di uno stesso organismo, il cui corpo è altrove, e che comprende molte altre membra, volontari della tastiera e dei "chip" dal cuore di silicio ma che in queste occasioni sembrano risuonare col cuore di coloro che fisicamente a Genova ci sono. Megafono delle parole e dei fatti, attraverso la ragnatela tecnologica che intreccia tutto il mondo e che offre le frasi la cronaca degli avvenimenti, e il pensiero dei partecipanti a cui possiamo dar voce.

... Globalizzazione, certamente, vuol dire anche questo. Unire il mondo attraverso canali comuni, dare a più persone possibili la capacità di "parlare". Leggevo giorni fa, nel sito Internet del GSF, l'intervento del cardinale Piovanelli, fino a pochi mesi fa arcivescovo di Firenze e attento interprete del nostro tempo, come contributo personale al dibattito; e scriveva che il concetto di globalizzazione, quella vera e indispensabile all'umanità, già era implicito nel Vangelo e nelle intenzioni del Creatore dell'universo. Ma resta nostro il compito il costruire concretamente, attraverso i mezzi che abbiamo a disposizione, le strutture e soprattutto la mentalità tra i popoli e i governanti perché questo si possa realizzare.

... Globalizzazione ma forse sarebbe più bello raccontar di fraternizzazione. Perché tutto gira attorno al concetto antico di appartenenza a un pianeta che ospita in ugual diritto tutto il genere umano. E che si scopre adesso sempre più interdipendente. E allora steccati e confini diventano ridicole rappresentazioni di un passato in cui era implicito sentirsi grandi e superiori se ci si trovava "al di qua", e tutti gli altri, "quelli di fuori" erano diversi, altra lingua altra cultura altre usanze di vita che potevano contaminare le proprie. Ma non è più possibile un modello di vita basato su questo. L'urgenza delle situazioni a livello mondiale richiede un'attenzione ai problemi del mondo che diventa proporzionale al grado di responsabilità di chi governa le singole nazioni. Ed è per questo che il "popolo di Genova" si è voluto riunire. Per far ricordare ai Grandi del mondo i loro impegni verso chi li ha scelti come rappresentanti. Perché con quale faccia chi guida un Paese può prestare ascolto soprattutto a gruppi di potere economico senza capire che proprio a causa di questo è in pericolo la vita stessa dell'intero pianeta e quindi delle stesse popolazioni che dicono di guidare? Possibile che il dio denaro debba avere sempre il sopravvento sulla necessità di sopravvivenza dell'umanità?

... Profeti di ogni tempo hanno alzato la voce e mostrato coi fatti che è indispensabile un cambiamento, nel modello di vita non solo negli aspetti economici e di interdipendenza tra le nazioni ma anche e soprattutto partendo da un diverso "stile" nel proprio personale modo di vivere e di considerare sé stessi in rapporto a tutto ciò che ci circonda. Concetti che appena qualche decennio fa potevano sembrare di élite adesso assumono un'urgenza particolare. E i pericoli di oggi, oltre che di impoverimento delle risorse nella corsa al consumo sempre maggiore delle materie prime, sono anche - almeno noi nei Paesi cosiddetti industrializzati - di impoverimento degli ideali e delle volontà di lottare per uscire dall'impasse di abitudini consolidate dallo stesso consumismo imperante.

... Braccia di uno stesso organismo. Potrei concludere così, con la frase che avevo usato per definire noi amici telematici legati dal filo invisibile del web. Braccia di uno stesso organismo però è la stessa umanità, legata da un filo non tecnologico ma reale e che abbraccia non solo il mondo degli uomini ma tutto l'ecosistema. Responsabilità grandi ci richiedono lo sforzo di cambiare per sopravvivere. Ciascuno secondo le proprie possibilità e risorse di potere (che in democrazia dev'essere sinonimo di "servizio"). Anche i "Grandi del mondo" se ne rendano conto...


Roberto Del Bianco
Associazione PeaceLink