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Martedì 10 Luglio 2001

I nuovi muri e le tre promesse dei Grandi
di KOFI ANNAN*


I  risultati del G8 di Genova avranno effetti su milioni di vite al di là
dei confini dei Paesi protagonisti del vertice. Vale la pena, perciò,
ricordare gli accordi firmati dagli otto Grandi, insieme con altri capi di
Stato e di governo, durante il Millennium Summit delle Nazioni Unite in
settembre. Vorrei sottolineare tre degli impegni presi: frenare e
cominciare a invertire le tendenze di diffusione dell'Aids entro il 2015;
dimezzare, entro la stessa data, la proporzione della popolazione mondiale
che vive in condizioni di estrema povertà, vale a dire con un reddito
inferiore a un dollaro al giorno; non risparmiare sforzi per salvare
l'umanità "dal pericolo di vivere in un pianeta irrimediabilmente inquinato
dalle attività umane e le cui risorse non basteranno più alle necessità di
tutti". Soltanto dall'anno trascorso, dall'ultimo vertice G8, la piaga
dell'Aids ha assunto proporzioni ancora più spaventose. In Africa è
diventato uno dei principali ostacoli allo sviluppo. E ora si sta
diffondendo con una velocità impressionante nell'Europa dell'Est, in Asia e
nei Caraibi. Mai come oggi è stato a tutti evidente che la reazione del
mondo è assolutamente insufficiente e inefficace rispetto alla portata di
una sfida che è diventata globale. Per questo, la mia priorità assoluta è
la guerra alla malattia. Una guerra che può essere vinta soltanto se
stringiamo un'ampia alleanza, nella quale gli sforzi dei governi nazionali
- sia a livello locale sia internazionale - si riescono a coordinare con la
società civile, il settore privato e le fondazioni filantropiche. Le
Nazioni Unite hanno calcolato che, per affrontare la prevenzione e la cura
dell'Aids nei Paesi con reddito basso o medio, devono essere raccolti tra i
sette e i dieci miliardi di dollari ogni anno. Questa cifra è più di cinque
volte superiore rispetto a quanto viene destinato oggi tra istituzioni
locali e internazionali.
L'Aids coinvolge ricchi e poveri, ma i poveri sono molto più vulnerabili
davanti alla prima aggressione dell'infezione e poi molto meno attrezzati
ad affrontare la malattia. E questo vale per la maggior parte dei problemi
che oggi affliggono il mondo, dai conflitti fino alle modificazioni del
clima. Per tutto ciò, non dobbiamo mai perdere di vista il nostro grande
obiettivo di fondo: ridurre la povertà.
Ho grande fiducia negli sforzi e negli impegni presi dai Paesi del G8, e da
altri Stati donatori, per ridurre il debito estero dei Paesi in via di
sviluppo. Sono anche soddisfatto perché ho visto affermarsi il ruolo
dell'Assistenza ufficiale allo sviluppo e ho visto estendersi quei
provvedimenti che aprono i mercati dei Paesi ricchi ai prodotti delle 49
nazioni più povere del mondo.
Ma dobbiamo fare molto di più. Ci sono ancora molti ostacoli che limitano
la capacità dei Paesi meno avanzati di trarre vantaggi dal commercio
internazionale. Uno di questi "muri" è costituito da quei prodotti dei
Paesi sviluppati  che sono fortemente sovvenzionati  e rendono impossibile
qualsiasi naturale concorrenza, in modo particolare nel settore agricolo.
L'eliminazione di queste barriere dipende da decisioni e misure che solo il
G8 è in grado di adottare. Soltanto se i Grandi accettano tale sfida,
diventa reale la speranza che gli impegni presi al Millennio Summit possano
venir rispettati.
Il nostro prossimo summit, a Johannesburg, si concentrerà invece sulla
difesa dell'ambiente e sullo sviluppo sostenibile, un nodo cruciale per la
sopravvivenza della nostra specie. Da qui passa il futuro dei nostri figli
e nipoti: la loro possibilità di aspirare a una vita più sana e felice.
Sono pochi i governi che hanno dato a questi temi la priorità, come si
erano impegnati a fare durante la Conferenza sulla Terra del 1992. Chiedo
con urgenza ai Paesi del G8 di mostrarsi pronti al cambiamento e di
intraprendere tutti i passi necessari alla preparazione di Johannesburg.

*Segretario generale dell'Onu


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