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"Le ipocrisie del Governo italiano sul debito"
- Subject: "Le ipocrisie del Governo italiano sul debito"
- From: Alessandro Marescotti <kfqma at tin.it>
- Date: Sat, 08 Apr 2000 19:39:02 +0200
From: "Missionari Saveriani" <saverianita at mediatec.it> Subject: editoriale (http://www.saveriani.bs.it/Missione%20oggi/attuale/editoriale.htm) Date: Thu, 6 Apr 2000 08:52:43 +0200 Dopo Sanremo: le ipocrisie del Governo italiano sul debito Dopo l'annuncio di "consistenti" cancellazioni del debito bilaterale ai paesi più poveri da parte di Usa, Gran Bretagna, Canada e Francia e le recenti dichiarazioni di D'Alema sembra si possa essere soddisfatti. Ma è proprio così? L'euforia era cominciata alla vigilia del nuovo millennio. Anche in Italia i ministri del Tesoro e degli Esteri presentavano un decreto legge per il condono di 3000 miliardi di lire in crediti commerciali e di aiuto ai paesi poveri. A giudicare dai titoli dei quotidiani italiani si poteva esultare: "Azzerato il debito dei Poveri" (Corriere della Sera), "Roma cancella debiti di 40 paesi" (il Sole), "Italia, Francia Inghilterra tagliano i debiti" (la Repubblica) per citarne solo alcuni. A guastare la festa è stato l'austero settimanale britannico The Economist che, nell'edizione natalizia, ha messo in guardia dalla facile euforia ricordando come in questi casi bisogna "guardare i dettagli". E i dettagli sono: si tratta di un condono di debiti già catalogati come "hopelessly irretrievable" (non riscuotibili); il loro valore reale è immensamente minore rispetto a quello nominale (cioè, sul mercato valgono solo "alcuni centesimi per dollaro"); queste "cancellazioni" riguardano principalmente i crediti commerciali, quelli che in origine erano "sussidi soprattutto per i ricchi venditori" (le aziende dei paesi ricchi). Il titolo dell'articolo del The Economist? "Ci credi alle favole?". Dopo il rap di Jovanotti a Sanremo e la promessa di D'Alema che "l'Italia arriverà a cancellare 6000 miliardi di lire", si sarebbe tentati di essere un po' più felici. Ma anche qui occorre guardare i dettagli e fare un po' di conti. E i dettagli dicono che: 1) la proposta di legge è solo di 3000 miliardi (gli altri 3000 riguardano operazioni già effettuate); 2) non c'è molto di nuovo oltre l'attuazione di accordi già presi agli inizi anni '90 dai G7 e mai attuati; 3) si intende soltanto – come spiega la presentazione del disegno di legge – "trasformare in doni, crediti da ritenere in gran parte inesigibili". Insomma, una magnifica operazione di facciata per un po' di elemosina. E di elemosina si tratta. Facciamo i conti: sono 3000 miliardi. Dividiamoli per la popolazione adulta italiana (46 milioni) e per i giorni dell'anno (365). Risultato: ad un cittadino italiano la "manovra" costa 179 lire al giorno! E riguarda paesi dove la gente vive col minimo mondiale pro capite di 300 dollari, cioè meno di un dollaro al giorno! C'è poco da esultare. Soprattutto notando quel "dettaglio" nella presentazione del disegno di legge che rivela la motivazione del legislatore: l'Italia condona quei crediti perchè li considera praticamente irrecuperabili e a basso tasso di interesse, "insufficienti pertanto ad assolvere la funzione conservativa della consistenza del credito stesso". Come a dire: "quelli che valgono li teniamo, il resto ve lo condoniamo". Ma ciò che ancor più preoccupa è che il disegno di legge non tocca i nodi del problema: la cancellazione radicale (e non soltanto la "riduzione" della quota del debito o degli interessi cumulativi); il numero dei paesi destinatari (solo 18 a fronte dei 52 richiesti dalla campagna Sdebitarsi); e la trasparenza del Sace (l'Istituto per i servizi assicurativi del commercio estero), l'ente che ha accumulato migliaia di miliardi di crediti pubblici commerciali per indennizzare le imprese private italiane incorse in "infortuni" nel commercio col Sud del mondo. Insomma dopo Sanremo e nonostante il Giubileo continueremo a far pagare i nostri debiti ai più poveri tra i poveri. E a sentirci orgogliosi per l'elemosina che abbiamo fatto. Di restituire il maltolto o indagare imprenditori e politici italiani responsabili di colossali truffe ai danni di paesi impoveriti non se ne parla. Il tema è rimandato al prossimo Giubileo. O al prossimo festival di Sanremo?
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