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Alex Zanotelli: noi lillipuziani...
- Subject: Alex Zanotelli: noi lillipuziani...
- From: Alessandro Marescotti <kfqma at tin.it>
- Date: Thu, 09 Dec 1999 14:48:04 +0100
RITORNANDO in Italia da Korogocho, la baraccopoli alle porte di Nairobi nella quale vivo ormai da qualche anno, i sotterranei della vita e della storia, la cosa che ho notato con sempre più chiarezza, che si respira nell'aria, e' questo fenomeno sociale dell'"atomizzazione", dove ognuno fa per se', si rinchiude nel proprio buco e vive la propria vita, generando disgregazione nella propria comunita' e nella societa'. Direi che questo forse e' il fenomeno che piu' spaventa e che piu' ci porta alla morte, non tanto la morte fisica, ma quella interiore propria di una societa' che vive in funzione di se' stessa, che ha fatto delle cose, dei soldi, il suo idolo, il suo Dio. Non riusciamo neanche piu' ad esprimerci, a sentire la bellezza dell'essere insieme, del toccarci, di un cammino comune verso qualche cosa. Ma l'umanita' puo' esistere solo se la si coniuga al plurale: io ho bisogno degli altri, ho bisogno della verita' degli altri, della loro esperienza culturale, di altre culture ed esperienze religiose. La cosa che mi ha rincuorato, girando per l'Italia, e' che c'e' volonta' di rinascere, nelle parrocchie e fuori, nei quartieri, di rimettersi insieme, di creare piccole comunita': c'e' un tentativo chiaro di risalire la corrente. A differenza del Sud del mondo tuttavia le nostre "comunita' di resistenza", invece di fare comunita' fra loro vanno ognuna per la propria strada. Il fenomeno che si coglie a livello di societa' globale influenza anche i "gruppi di resistenza" per cui ognuno, pur opponendosi a questo tipo di societa', in fondo non fa altro che riprodurne l'individualismo. Ognuno va per la propria strada pensando di fare una cosa importante contro l'impero dei denaro, ma poi ci si scopre impotenti perche' proprio questo individualismo, conseguenza di questo tipo di economia, lavora anche nelle "sacche di resistenza". L'impero dei grandi agglomerati economici, invece, riesce a collaborare e ad autoalimentarsi alla perfezione: e' in questo meccanismo che pulsa il cuore della globalizzazione. Alla "globalizzazione economica" noi dobbiamo rispondere con una "globalizzazione dal basso", in chiave di "resistenza". Si tratta di mettere in atto una "strategia lillipuziana": i minuscoli lillipuziani, alti appena qualche centimetro, catturano Gulliver, il gigante predone, legandolo nel sonno con centinaia di fili. Di fronte alle soverchianti forze e istituzioni globali, la gente puo', in modo analogo, utilizzare le modeste fonti di potere che ha in mano e combinarle con quelle in possesso di altri, partecipanti ad altri movimenti ed in altri luoghi. La "strategia lillipuziana" intreccia molte azioni particolari, pensate per ostacolare il livellamento verso il basso - perche' l'economia tende a spostare gli investimenti dove minori sono i costi - e spingere, invece, il livellamento verso l'alto, per permettere cioe' ai poveri di elevarsi. Che cosa possiamo fare? Bisogna innanzitutto collegare gli interessi dei poveri con i nostri, collegare i soggetti attraverso i confini, le identita' specifiche con più ampie comunita'; le problematiche ed i soggetti sociali; chi e' minacciato, con chi e' marginalizzato; collegare diverse fonti di potere; collegare le lotte contro l'istituzione come oggetto di contestazione; collegare la resistenza con il mutamento istituzionale; collegare questioni economiche e democratizzazione. Questa e' la vera strategia politica, che dovrebbe nascere in Italia prima di tutto in chiave regionale. Da qui, dall'esperienza di coordinamento regionale, ci si potra' muovere verso un coordinamento nazionale, ed avere forse una piccola equipe, che potrebbe fare da connessione, senza comandare, ma esercitando al massimo grado, specialmente con gli strumenti offerti dalla telematica e da lnternet, un'amplissima rappresentativita' democratica. Si potra' cosi' intervenire e far pesare la propria opinione, la propria rappresentanza numerica, per l'approvazione di un disegno di legge, per il boicottaggio o per la comunicazione di esperienze alternative. La tecnologia che abbiamo a disposizione sarebbe meravigliosa, se usata per l'uomo e non come esclusivo strumento del mercato. Anche noi dobbiamo abbandonare i sogni di un tempo, nei quali immaginavamo di prendere il potere. Oggi, dice Richard, anche se si prende il potere non si va molto lontano. Alle soglie dei Duemila, quando si puo' governare solo entro i limiti imposti dal Fondo Monetario, dalla Banca Mondiale e' irrilevante chi governi, la speranza si sposta dalla politica alla societa' civile, ai movimenti popolari, affinche' costruiscano un nuovo potere dal basso. Qualcosa di alternativo, di bello, di gioioso, di felice, che, con grinta, crei nuove culture, nuove preghiere, nuove maniere di vivere insieme, nuove prospettive economiche, perche' davvero vinca la vita. Alex Zanotelli missionario comboniano a Korogocho (Nairobi)
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