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Ocalan: confermata la sentenza di morte
- Subject: Ocalan: confermata la sentenza di morte
- From: Alessandro Marescotti <kfqma at tin.it>
- Date: Sat, 27 Nov 1999 10:22:16 +0100
Date: Thu, 25 Nov 1999 19:38:27 +0100 From: "Luisa Morgantini" <lmorgantini at europarl.eu.int> INASCOLTATO IL MESSAGGIO DI PACE DI OCALAN. Ormai siamo alla nausea : tutti indignati per la conferma della sentenza di morte per tradimento e separatismo del Presidente del Pkk, Abdullah Ocalan, da parte della Corte di Cassazione turca. Destre, sinistre, centro : tutti uniti nel deplorare, nel meravigliarsi che in vista del Consiglio Europeo di Helsinki e delle aperture europee alla candidatura della Turchia per l'Unione Europea, le autorità turche continuano in quella che è la loro politica di repressione e chiusura ad ogni istanza di democrazia e libertà, soprattutto delle minoranze, siano esse etniche o politiche. Eppure, quelli che nel nostro Paese o in Europa oggi si indignano e hanno potere decisionale avrebbero potuto agire ben diversamente quando Ocalan venne in Italia, concedendogli quel minimo -lo status di rifugiato politico- che invece gli hanno rifiutato, trasformando in parole vuote quelle loro altisonanti affermazioni sui diritti umani che avrebbero invece dovuto guidare la loro pratica di governo. La concessione dell'asilo politico, contro il parere del governo italiano, è arrivata solo quando ormai Abdullah Ocalan era stato sequestrato e condannato a morte. E' stupefacente come di fronte ad un evento straordinario e ad azioni unilaterali di pace, come la scelta del Pkk di abbandonare la lotta armata o di dichiarare e praticare fin dal settembre 1998 il cessate il fuoco, come di fronte alla decisione di numerosi dirigenti del Pkk che combattevano in Turchia od erano esuli in Europa di consegnarsi alle autorità turche per ribadire la loro scelta di voler negoziare la pace, i paesi europei non si siano attivati, i media non abbiano riempito le pagine sul coraggio e l'abnegazione di persone che volontariamente scelgono di andare in carcere. Anzi, a Bruxelles la Commissione Europea di Romano Prodi ha autorizzato importanti aiuti economici alla Turchia, certamente necessari dopo i tragici eventi legati al terremoto in quel Paese, cercando però di utilizzare il disastro naturale quale « chiave di volta » per ottenere un cambiamento radicale nella politica europea verso la Turchia, sin qui attenta -anche se con molti limiti- alla promozione dei diritti umani e dello stato di diritto ad Ankara e dintorni. Infatti, dietro agli aiuti economici si muovono le forze che vogliono l'adesione della Turchia all'Unione Europea. Oltre ai socialisti europei, persino i Verdi del Parlamento Europeo non nascondono più la loro posizione favorevole all'adesione della Turchia all'Unione : Daniel Cohn-Bendit, attuale Presidente dell'eurocommissione parlamentare UE/Turchia, si limita a chiedere una moratoria sull'esecuzione di Ocalan quale contropartita politica per accettare l'entrata della Turchia in Europa. Del resto anche la Grecia, dopo il terremoto, sta modificando la sua opinione, e persino il Pkk, nella sua sfida di pace, non chiede più all'Unione Europea di rifiutare la Turchia. La Corte Europea dei Diritti dell'Uomo di Strasburgo, organo della Convenzione Europea sui Diritti Umani di cui la Turchia fa parte, discuterà nelle prossime settimane della richiesta di sospensione della pena di morte presentata dai legali di Ocalan : ci vorrà molto tempo prima che venga presa una decisione, ed il Premier turco Bulet Ecevit ha già dichiarato che non porterà la vicenda nel Parlamento turco prima della decisione della Corte Europea per i diritti dell'uomo. Ad Helsinki probabilmente la Turchia non guadagnerà l'adesione perchè troppo plateale sarebbe l'incoerenza europea che bombarda per 78 giorni Serbia, Kosovo, Montenegro e lascia più di 15 milioni di kurdi in Turchia alla mercè di un governo all'apparenza democratico ma ancora governato dai militari. Ma non tornerà a mani vuote : verosimilmente, la sua domanda di adesione verrà considerata legittima ; un nuovo, decisivo passo per l'adesione di Ankara all'Europa, la cui legittimità era stata sin qui negata dai quindici Stati Membri dell'Unione Europea. E noi - ci hanno chiesto 40 giovani kurde e kurdi profughi in Europa in visita al Parlamento Europeo - quando pensate che potremo tornare, e chi ricostruirà le nostre case distrutte dall'esercito Turco ? LUISA MORGANTINI PARLAMENTARE EUROPEA
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