Combustione Zero e Riciclo Totale della Materia
- Subject: Combustione Zero e Riciclo Totale della Materia
- From: "Vittorio Moccia" <v.moccia at itb.it>
- Date: Tue, 19 Jun 2012 15:52:56 +0200
- Importance: Normal
Combustione Zero e Riciclo Totale della Materia
Il CO.RE.ri. Coordinamento regionale rifiuti della Campania, ha elaborato, in collaborazione con il DNS (DirittiNaturaSalute – Coordinamento Civico Nazionale) un documento di posizionamento sul corretto ciclo dei rifiuti e della materia.
Riteniamo che un serio approccio al tema
rifiuti non possa che integrarsi nel più
ampio e complesso problema della gestione delle risorse naturali
disponibili aprendo così scenari di
reinterpretazione della corretta utilizzazione e distribuzione, con
relativa elaborazione di nuovi modelli economici che presuppongano
la sostanziale unità tra uomo e natura, rivalutando il valore
intrinseco ed insostituibile delle risorse e della loro
conservazione.
Si pone, dunque, il problema di reimpostare
le politiche ambientali che non possono prescindere da
profonde riflessioni relative alla necessità di effettiva
realizzazione di condivisione democratica, quale precondizione del
dibattito politico e del confronto sociale. Sinora il dialogo,
la mediazione, la concertazione sono stati i paraventi utilizzati
strumentalmente da amministratori e politici o imprenditori che hanno
operato esclusivamente limitando il controllo e
la partecipazione dal basso, arrivando a minare alla
base le garanzie costituzionali come l’articolo 32 della nostra
costituzione che vuole la salute come bene dell’individuo e
dunque dell’intera collettività. La Campania è stata
in questi anni il banco di prova per la sperimentazione di modelli
autoritativi e coercitivi che, tramite la
miilitarizzazione dei territori, sottraessero ai
cittadini il diritto all’autodeterminazione ed alla difesa
dei propri territori, colpevolizzando le popolazioni con il
solo scopo di privilegiare gli interessi delle potenti lobbies
economiche e finanziarie che oggi monopolizzano in Italia la gestione
dei rifiuti con i loro mega-impianti inquinanti.
Lo
sfruttamento energetico dei rifiuti ha costituito infatti
la linea guida dell’affarismo più cinico
che, a discapito della salute umana, ha imposto con la forza politica e
mediatica il nefasto modello del ciclo integrato, che
pretendeva di armonizzare concetti tra loro contrapposti
quali il recupero della materia e il recupero dell'energia dalla
materia.
Contro il ciclo integrato dei rifiuti e il
recupero energetico dal trattamento della materia da rifiuti (compreso
il trattamento di campost “sporco” in
biodigestori), che ipotecano il futuro dei nostri territori,
occorre progettare e realizzare la filiera dei materiali per il
riciclo e recupero totale della materia, privilegiare la raccolta
pulita dell'umido da utilizzare in agricoltura e aprire a nuove
opportunità economiche e sociali nelle quali i
cittadini, oggi relegati al ruolo di “consumatori passivi”
e “produttori di rifiuti”, recuperino la propria
dignità di cittadini attivi, padroni del proprio
futuro.
Qual è stato in questo contesto
il ruolo dei movimenti, della comunità scientifica,
associativa e della politica di base di fronte all’attuale
disastroso approccio culturale?
Troppe aree del
cosiddetto ambientalismo italiano non sono state in grado
di rendersi autonome rispetto ai mastodontici interessi
finanziari ed alle strategie politiche che si muovono intorno al tema
rifiuti.
Non si è trovata la forza (o non si
è trovato conveniente) di arginare efficacemente la
strategia di ciclo integrato dei rifiuti, che continua a proporre
e a pianificare gassificatori, torce al plasma, inceneritori,
tutte le più diverse tecnologie di combustione, oltre a nuovi siti
per lo smaltimento in discarica. Tali aree
ambientaliste hanno spesso creato equivoci all'interno dei
movimenti, disorientato l'impegno dei cittadini e subordinato
la lotta in difesa dei territori alle pressioni di imprese, partiti e
comitati d’affari. Con ciò hanno rinunciato
all’elaborazione di una proposta davvero alternativa alla logica
di sfruttamento distruttivo delle risorse. Ma soprattutto hanno
ostacolato il dibattito, censurato tematiche e consapevolezza,
impedendo la crescita di una coscienza sociale condivisa e davvero
costruttiva sull'argomento.
I cittadini hanno interesse a creare e
potenziare sistemi di economia fondati sul rispetto della natura,
della salute pubblica e dei diritti umani.
Occorre un radicale cambio
di paradigma: la materia che sta nei rifiuti è ricchezza e di
questo ci vogliamo occupare.
Il recupero della
materia deve essere uno dei principi guida della produzione e
della pianificazione di una filiera industriale in grado di non
produrre scarti o residui in quanto le risorse del pianeta non
sono infinite e l’inquinamento di aria, acqua e
suolo sta raggiungendo livelli critici, con conseguenze drammatiche a
carico della salute umana. Infine le attività produttive,
la combustione in particolare, hanno compromesso il clima e
l’equilibrio del nostro pianeta.
In quest’ottica diviene
necessario superare la logica limitante della gestione dei
rifiuti ed indirizzarsi ad un’idea alternativa di
economia ambientale, rispettosa del ciclo naturale.
I grandi inceneritori
(come Brescia ed Acerra) sono solo la punta di un iceberg che comprende
“incenerimento” e/o distruzione della materia di varia natura
tecnologica, compreso l'utilizzo di rifiuti trattati (CDR) in diversi
impianti industriali, primi fra tutti centrali
elettriche e cementifici. Occorre
ostacolare la perversa logica del recupero energetico dalla
materia che sta nei nostri rifiuti, perciò è
importante essere chiari nell'ostacolare tutti gli impianti che rendono
possibile (e spesso conveniente) la produzione di CDR
(Combustibile da Rifiuto), quelli come
la biodigestione che sfruttano i certificati verdi
perché producono biogas, ma producono anche biodigestato spesso
smaltito per la sua scarsa qualità (cioè bruciato), i
diversi esempi di co-combustione (in cementificio altro);
così come è vitale evidenziare lo spreco di denaro e
risorse che si realizza nel finanziare il biogas da discarica come
fonte rinnovabile assimilata. La folle logica del recupero
energetico è sistematicamente prevalsa, incentivata dai meccanismi
distorsivi del mercato quali CIP6 e certificati verdi, rispetto a
qualsiasi ragionamento basato sul principio di precauzione teso a non
creare danni gravi o irreversibili alla natura.
Le regole
della finanza hanno anche qui prevalso sulle sane ragioni del reale,
del diritto alla vita, alla salute, all'equilibrio
dell'ambiente.
Contro questa logica proponiamo un netto cambio di paradigma che restauri la corretta scala di valori e convenienze.
Nel definire il nostro progetto
riteniamo indispensabile compiere un salto paradigmatico, culturale ed
industriale, superando l’idea arcaica e opportunistica di Ciclo
Integrato dei Rifiuti: occorre passare alla Filiera dei materiali
per il Riciclo Totale della Materia – Combustione Zero.
Il
ciclo integrato (così come alcune delle proposte
“accomodanti” di Rifiuti Zero Italia e di alcuni dei loro
pretesi esperti scientifici) è un sistema lineare ed
unidirezionale, basato sul modello socio-economico ormai
causa della palese crisi economica
mondiale della “crescita continua”,
sistema lineare che va dallo sfruttamento continuo ed illimitato
di risorse alla distruzione finale della materia, con gravi
impatti sulla salute e l’ambiente.
La Filiera dei materiali per il
Riciclo Totale della Materia – Combustione Zero è, di
contro, un modello circolare che tende a ricostruire le dinamiche del
ciclo naturale e si basa sul recupero totale della materia:
questo può avvenire attraverso
l'organizzazione di raccolte differenziate di
qualità che garantiscano davvero il
recupero dei materiali. Per tale motivo proponiamo quale
presupposto indispensabile della filiera l'organizzazione della raccolta e
la selezione finalizzata al riuso riutilizzo: è possibile
farlo da ora, non serve pianificare impianti.
Superare il
ciclo integrato dei rifiuti significa individuare tutte le
possibili soluzioni che rendono il rifiuto materiale riutilizzabile,
ricostruendo il ciclo naturale di vita degli oggetti, attraverso azioni
e processi misurabili anche in termini di qualità.
La
raccolta differenziata perché sia efficace e non sia funzionale
alla logica del ciclo integrato dei rifiuti deve essere finalizzata
effettivamente al riciclo della materia. Il sistema di Raccolta
differenziata deve essere correlato ad un preciso sistema di controllo
della qualità (per questo si privilegia il porta a porta), deve
avvenire in parallelo ad un reale intervento di formazione della
popolazione e puntuali strumenti di comunicazione che chiariscano
modalità e tempi dei conferimenti con dettagliate qualificazioni
delle tipologie di rifiuti (importantisima la raccolta separata e
controllata del compost e la correlazione con opportuni circuiti
agricoli per l'utilizzo); a valle della raccolta (che rimane il momento
più importante di responsabilità, che unifica la
responsabilità del cittadino e quella delle amministrazioni,
impegnate a fornire gli strumenti adeguati) si
connette un sistema di impianti di selezione meccanica, ricerca e
recupero attraverso il quale è possibile effettuare una seria
classificazione merceologica dei materiali, un'analisi rigorosa del
residuo post selezione e un’attenta verifica del controllo di
qualità.
Senza questi presupposti le strategie di raccolta
differenziata diventano funzionali all'incenerimento. Infatti i
materiali provenienti da raccolte differenziate non controllate vanno
ad aumentare le percentuali del Rifiuto Urbano Residuo definito
“indifferenziato non riciclabile” destinabile solo a impianti
di tritovagliatura, discariche e inceneritori. Troppo spesso
infatti in Italia sono
passate posizioni “ibride” sulla produzione di CDR e
l'utilizzo di grandi impianti per trattare l'umido anche in assenza di
una corretta gestione della raccolta differenziata,
mascherandone in tal modo i difetti e mandando a
combustione gran parte del residuo della loro lavorazione (ritornando
di fatto allo schema di ciclo integrato). A questo tipo di impostazione
contrapponiamo un’alternativa che punti al solo trattamento
meccanico manuale a valle della raccolta, organizzando sin da SUBITO
sistemi di raccolta differenziata che garantiscano la qualità dei
materiali.
L’attuale organizzazione della
R.D. è condizionata anche dal CONAI (vero e proprio problema
nazionale che altera e condiziona lo stesso mercato e gli introiti
degli enti locali), che si occupa solamente di imballi. Per questo
molte realtà organizzano la raccolta differenziata solo in base
alla separazione dei materiali intercettati dal CONAI, trascurando
completamente il riciclo del misto secco, cioè quella la
materia secca, post separazione a monte dell’organico, che non
è imballo e che può e deve essere avviata il più
possibile a riciclo, recupero, riuso.
Questo
è un grosso spreco, che per di più rende conveniente la
combustione, a questo spreco ci opponiamo proponendo la nostra
alternativa: investiamo in lavoro e in raccolta differenziata, diciamo
stop alle convenienze finanziarie del CONAI e puntiamo sul risanamento
dei terreni agricoli.
Il secco deve essere separato/selezionato in
impianti appositi. In fase di raccolta si devono prevedere
diversificazioni a monte, ma non si può prescindere da separazione
meccanico/manuale a valle.
A valle della separazione del secco
residuo e relativo avvio a riciclo separato delle diverse frazioni,
rimane un materiale misto, che può ancora essere trattato in
estrusione e dunque essere ulteriormente riciclato (vedi
estrusione).
Ovviamente la disponibilità di tale tecnologia
deve affiancarsi all’impegno per la riduzione delle plastiche ed
in generale di tutti i materiali non correttamente classificabili.
Non possiamo dimenticare la necessità di utilizzare l'analisi della raccolta differenziata anche al fine di migliorare i prodotti e renderli sempre più compatibili con riciclo e recupero: anche qui nuovo lavoro, ricerca, studio e inovazione.
Da quanto sopra descritto possiamo affermare che la cosiddetta “fase transitoria” è un pretesto per giustificare la combustione: infatti la scelta di organizzare o meno raccolte differenziate porta a porta con controllo di qualità dipende solo dalla volontà delle amministrazioni, loro possono fare sin da subito investimenti per organizzare una filiera che faccia sì che tutte le frazioni siano separate e che il secco residuo contenga basse percentuali di umido e che si promuova una filiera per il riciclo e recupero dei materiali. Tutto ciò può essere organizzato in tempi brevi, i cittadini hanno dimostrato di rispondere positivamente e la vera discriminante consiste nella volontà politica di investire nella raccolta anziché in filiere impiantistiche invasive che ipotecano per decenni l’economia, l’ambiente e la stessa salute dei cittadini. Basta investire su una filiera di azioni e di lavoro anziché “buttare denaro” in impianti inquinanti.
Una corretta RD deve in conclusione essere basata su questi principi:
- mappatura e anagrafe delle utenze
- servizio dedicato porta a porta con sistema di controllo dei conferimenti
- le modalità di raccolta possono (e debbono) essere personalizzate sulle esigenze delle diverse aree e dei diversi target di popolazione
- raccolta differenziata separata per particolari tipologie secondo precise indicazioni merceologiche e calendario di conferimento settimanale
- completa separazione della frazione umida alla fonte
- tariffa puntuale personalizata in base al conferimento
- le frazioni separate dei materiali devono essere avviate a centri di selezione meccanica e/o ulteriore separazione meccanico manuale per essere riavviate al circuito produttivo
- centri di ricerca sul residuo e di design industriale per nuove soluzioni di prodotto e di imballo/distribuzione o per migliorare gli standard di separazione alla fonte
In particolare la frazione umida, compostata, va destinata all'agricoltura e alla valorizzazione dei terreni. In quest'ottica riteniamo strategico il conferimento diretto alle imprese di produzione agricola, il compostaggio a terra, l'incentivazione dell'auto-compostaggio domestico e nelle aziende agricole. Parallealamente può essere importante il collegamento con istituti di formazione ed Università nell'ambito agrario, agroalimentare e di analisi e ricerca geologica.
Coordinamento Regionale rifiuti della
Campania
(CO.RE.ri)
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Tel: 334-6224313 / 393-5477300