Comunicato Stampa Assise Cittadina per Bagnoli



COMUNICATO STAMPA

L’Assise Cittadina per Bagnoli sollecita l’attenzione della società civile
e degli organi di informazione cittadina sulla conferenza di servizi che
si terrà il 19 dicembre a palazzo San Giacomo, dove si dovranno valutare i
tre progetti in lizza per il porto di Bagnoli; i soggetti promotori, su
richiesta della Soprintendenza Regionale ai Beni Culturali e Paesaggistici
dovranno dimostrare documentatamente la rispondenza delle loro proposte ai
vincoli storico ambientali insistenti sul litorale.
L’Assise ritiene che le decisioni assunte in quella sede  potranno essere
decisive per la riqualificazione di Bagnoli e che debbano essere prese
nella massima trasparenza, garantendo ai cittadini il diritto alla
partecipazione democratica: condivide e sostiene quindi le richieste di
quanti, dai semplici cittadini alle associazioni ambientaliste (Wwf,
Italia Nostra, Greenpeace, Vas), hanno chiesto al Comune di poter
presenziare alla conferenza e seguirne i lavori.

L’Assise giudica inoltre negativamente la decisione di procedere
all’appalto del porto di Bagnoli, per le seguenti ragioni:

In primo luogo, appare assurda la fretta con cui si intende ipotecare
parti di territorio per il cui recupero non sono state ancora state
definite soluzioni, tempi e risorse certe (l’Accordo di Programma Quadro
che prevede la rimozione della colmata e la bonifica del litorale di
Bagnoli non è stato ancora firmato). Attribuendo anzitempo a soggetti
privati diritti commerciali su aree pubbliche oggetto di risanamento si
rischia di generare futuri contenziosi giuridici e finanziari, qualora
variassero tempi e modi dell’intervento pubblico. Basti pensare a quanto è
successo sul litorale di Bagnoli: l’improvvido rilascio (e successiva
sospensione) di concessioni balneari su spiagge che si sapeva da tempo
essere inquinate, permette oggi al Consorzio Mare Bagnoli di brandire
contro l’ente pubblico l’arma di una milionaria richiesta di risarcimento
per danni.

Il secondo punto critico consiste nel cosiddetto “porto-canale”, previsto
dal Piano Urbanistico Esecutivo per l’ambito di Coroglio. approvato dal
Consiglio Comunale nel maggio 2005: una approvazione mai perfezionata,
dato che il Comune ha semplicemente ignorato il parere negativo espresso
allora dalla Soprintendenza ai Beni Architettonici, Paesaggistici e
Culturali di Napoli (ed oggi ribadito dalla Sopriuntendenza Regionale). Un
parere, si badi bene, giuridicamente vincolante, che rilevava come la
soluzione portuale contenuta nel Piano contrastasse sia con i vincoli
storico-ambientali, come il decreto di vincolo ministeriale emesso ai
sensi del d.l.490/99,  che con l’articolo 14 della 582/96, la prima legge
di finanziamento della bonifica di Bagnoli, che disponeva perentoriamente
“il ripristino della morfologia naturale della costa”. Il “porto-canale”,
viceversa, scava nella piana di Coroglio oltre 500mila metri cubi di
terreno per impiantarvi una darsena grande come 7 campi da calcio,
spezzando l’antico tracciato di via Coroglio, percorso storico che
attraverso la grotta di Seiano metteva in comunicazione Napoli con Bagnoli
e l’area flegrea. Una soluzione sbagliata sotto il punto di vista storico
ed ambientale, che presenta oltretutto rilevanti problemi impiantistici e
gestionali (l’elevato rischio di insabbiamento, rilevato degli studi
dell’ingegner Benassai e del geologo Canniparoli) che rischiano di
ripercuotersi sugli equilibri generali dell’intero progetto di
riqualificazione.

Infine, esiste una questione sociale di accesso alla risorsa mare,
ignorata dagli enti pubblici.  Da oltre dieci anni le amministrazioni di
centrosinistra difendono la scelta di impiantare un porto su quella che è
l’unica spiaggia di Napoli, malgrado le centinaia di posti barca esistenti
al Molosiglio, a Santa Lucia, a Mergellina, come anche il migliaio 
previsto a Vigliena (per non parlare di Pozzuoli, Castellammare, e di
tutti i nuovi porti turistici che la Regione Campania, malgrado sia priva
di un piano spiagge, prevede di realizzare nei prossimi anni). Gli
interessi dei proprietari di barche, dell’industria nautica, degli
imprenditori turistici esigono che venga compromesso il recupero della
balneazione anche sull’ultimo arenile di una città di mare che ormai è
tale solo di nome. L’impossibilità di fruire gratuitamente del mare sotto
casa, particolarmente patita dei ceti popolari, genera disagio e perfino
morte, come accadde pochi anni fa ad una povera madre perita nei gorghi
della inquinatissima spiaggia di Vigliena; di fronte a queste tragedie il
Comune sa solo distribuire medaglie alla memoria, senza muovere un dito
per rendere effettivo il diritto al mare. Pur avendo un’estensione
costiera di quasi 20 km, il comune di Napoli è privo di una vera spiaggia
balneabile: escludendo 5 km occupati da strutture portuali, 5 da scogliere
(da Mergellina al Molosiglio) e 6,5 km di litorale roccioso
seminaccessibile (Posillipo), le uniche spiagge di una certa consistenza
sono quella di San Giovanni a Teduccio e di Bagnoli, entrambe precluse
all’accesso. La prima, lunga meno di 1 km e profonda poche decine di metri
a ridosso dei binari ferroviari, è attualmente inquinata dagli scarichi
fognari e minacciata dai futuri reflui di mille imbarcazioni previste a
Porto Fiorito, nonchè dagli effluvi della centrale a turbogas di Vigliena;
la seconda, lunga 2,5 km e profonda una settantina di metri, è gravata da
inquinamento di origine industriale sia sugli arenili che nei fondali
marini.
Il Piano Regolatore approvato nel 1998 aveva stabilito che Bagnoli sarebbe
diventata la spiaggia di tutti i napoletani e per il recupero del litorale
di Bagnoli si prevedono investimenti pubblici per centinaia di milioni di
euro, che verrebbero vanificati dalla realizzazione di un porto: questa
struttura inquinerebbe inevitabilmente le acque della rada, dove il via
vai dei natanti minerebbe la sicurezza della balneazione; rischia inoltre
di aggiungersi, anziché sostituire, il porto semi-abusivo esistente oggi a
Nisida, che dai 3-400 ormeggi consentiti si espande nel periodo estivo ad
oltre 1500 barche, in barba ai controlli della Guardia di Finanza.

Per le ragioni esposte, riteniamo che la realizzazione di qualsiasi porto
a Bagnoli confligga sia con le norme di tutela ambientale che con gli
obiettivi di interesse pubblico per quell’area; in ogni caso, riteniamo
che nessuna decisione debba essere presa prima che siano definite ed
avviate le operazioni di recupero del litorale, e che quindi occorra
rimandare sine die la suddetta conferenza dei servizi. Appoggiamo l’azione
coraggiosa della Soprintendenza a difesa intransigente del patrimonio
storico ed ambientale dell’area e confidiamo che la stessa, senza farsi
intimidire dalle pressioni dei gruppi di interesse, resti coerentemente
attestata sulla linea finora seguita.

NAPOLI NON HA BISOGNO DI NUOVI PORTI MA DI UNA GRANDE SPIAGGIA PUBBLICA AD
ACCESSO LIBERO, APERTA A TUTTI I NAPOLETANI. OCCORRE MOBILITARSI PER
DIFENDERE IL PATRIMONIO AMBIENTALE E STORICO DI BAGNOLI DA OGNI MINACCIA
SPECULATIVA!

L’Assise Cittadina per Bagnoli organizzerà per le ore 12 di mercoledì 19
una conferenza stampa di fronte a palazzo San Giacomo, per sostenere
l’operato della Soprintendenza e ribadire le ragioni del no ad ogni porto
sul litorale di Bagnoli. Sono invitati la stampa, i cittadini, i comitati
civici e le associazioni ambientaliste.


                                                                                  Massimo
Di
Dato,
Marco
Pirro
domenica 16 dicembre 2007
coordinatori dell’Assise Cittadina per Bagnoli

info: assisebagnoli at libero.it