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Azione d'emergenza in Colombia
Nota informativa sulla situazione di emergenza della
Comunità di
pace di S.Josè de Apartadò in Colombia e dei volontari internazionali
che
effettuano in loco tutela dei diritti umani.
(a cura di Dino Garcia Duranti e Francesco Tullio presidente
onorario del Centro Studi Difesa Civile)
Lo scorso 27 maggio, il presidente della repubblica della
Colombia Alvaro Uribe Velez ha accusato i leader della Comunità di Pace
di
San José de Apartadó, di "ostacolare la giustizia", e di limitare la
libertà
di azione delle locali autorità di pubblica sicurezza. Il presidente
Uribe
ha affermato che San José de Apartadó "continua ad essere un corridoio
per
le FARC (gruppo di guerriglia), ed ha consigliato le autorità di
pubblica
sicurezza a procedere all?'arresto, e se necessario alla detenzione, del
personale internazionale che nel sostenere la Comunità di Pace "dovesse
ostacolare la giustizia".
Già in passato dichiarazioni di questo tipo sono state
interpretate da gruppi paramilitari come una autorizzazione ad
effettuare
azioni di violenza a danno della Comunità di Pace e ad assumere
atteggiamenti intimidatori nei confronti dei volontari internazionali
che le
stanno tutelando con la loro presenza fisica.
Una lettera del Congresso Statunitense rivolta al Presidente
della Repubblica di Colombia e l'?appello lanciato dai deputati
statunitensi
Janice Schakowsky e James McGovern si trova al seguente indirizzo:
http://forusa.org/programs/colombia/col-pp-letter-uribe.html
La Comunità di San José de Apartadó si è costituita in
Comunità
di Pace nel 1997 in seguito alle centinaia di vittime causate tra la
popolazione civile dagli scontri armati fra esercito e guerriglia e
paramilitari. I contadini minacciati, maltrattati e decimati dai vari
contendenti, hanno indicato nella neutralità e nel rifiuto a collaborare
con
qualsiasi attore armato il solo modo per sopravvivere pacificamente
nella
propria terra.
Infatti pochi giorni dopo le dichiarazioni del Presidente
della
Repubblica colombiana, uomini appartenenti alla polizia ed all?'esercito
hanno fatto ingresso, il 2 giugno, a San José de Apartadó e dopo aver
controllato i documenti dei volontari stranieri di PBI (che erano in
ordine)
hanno dichiarato che avrebbero installato in modo permanente
all?'interno
della Comunità una caserma della polizia.
Ora i membri della Comunità ed i loro accompagnatori temono
che
la propria neutralità rispetto al conflitto armato venga violata, e che
si
verifichi un?'occupazione militare del loro villaggio. La presenza di un
attore armato nel territorio della Comunità comporterà probabilmente
nuovi
attacchi della controparte. Aumentano quindi i pericoli per la
popolazione
civile che potrebbe essere costretta nuovamente ad abbandonare le
proprie
case ed i raccolti in corso ed a essere sfollata, seguendo la sorte già
toccata a molte altre comunità agricole colombiane.
La Comunità di Pace di San José de Apartadó, in seguito ai
numerosi crimini ed omicidi di cui è stata vittima negli ultimi anni e
che
sono restati impuniti, gode del riconoscimento e dell'?appoggio
internazionale della Corte Interamericana per i Diritti Umani, la quale
ha
disposto misure provvisorie a protezione della Comunità e dei suoi
componenti. Misure confermate il 15 aprile 2004 da una sentenza della
Corte
Costituzionale Colombiana in cui si ordina alla XVII Brigata
dell'?esercito
(di stanza nell?'area di San José) di porre in atto misure efficaci a
tutela
dei diritti fondamentali dei membri della Comunità di Pace.
PBI è presente con i suoi operatori umanitari presso la
Comunità
di San José de Apartadó dal 1999 ed i volontari di IFOR vi svolgono
attività
di accompagnamento dal 2002. I membri di queste due ONG impegnate nel
tutelare il rispetto dei diritti umani della popolazione civile,
agiscono,
ed hanno sempre agito, nel rispetto della legislazione colombiana e sono
in
possesso di regolari permessi di soggiorno. E durante le dichiarazioni
di
Londra fu proprio il governo colombiano a riconoscere «appoggio al ruolo
della società civile e delle Organizzazioni non Governative, come
importanti
fattori per portare a termine riforme, in applicazione dei programmi di
sviluppo, per la difesa dei diritti umani e per gli sforzi volti a
raggiungere una fine negoziata del conflitto armato interno»
Per le concrete ragioni sopra esposte, abbiamo fondati
motivi
per credere che le dichiarazioni rilasciate dal Presidente Colombiano
possano avere delle ripercussioni negative sulla sicurezza e
sull?'incolumità
dei membri di PBI, IFOR, degli altri volontari internazionali e
colombiani
che svolgono attività di accompagnamento presso la Comunità di San Josè
de
Apartadó e dei suoi membri.