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1 gennaio 2004 - decennale rivolta zapatista



Da: Andrea - Officine Shake

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Il primo gennaio del 1994 inizia per il mondo la lotta di indigeni che
insorgono per chiedere liberta', giustizia e democrazia. Indigeni color
caffe', il colore della terra, e con il volto coperto da un passamontagna
nero. Nero perche' come raccontano i miti maya il nero e' il colore della
luce..voi direte come il nero? Se mettete un bastone sul fuoco questo sara'
prima bianco, poi azzuro, poi giallo, poi rosso, poi rosso piu' scuro e
alla fine nero. Il nero assomma a se tutti i colori, il nero è l'insieme
della luce.
Questi indigeni sono diventati visibili solo grazie al luminoso
passamontagna nero. Dal 1994 ad oggi non hanno mai smesso un solo giorno di
lottare. Hanno dismesso le armi solo dopo 11 giorni di guerriglia
accettando di dialogare con il governo, nella speranza di ottenere la pace
e la giustizia per tutte le popolazioni indigene del Messico. Ma in questi
dialoghi ci si e' trovati davanti alla falsita' della politica contrapposta
alla verita' della lotta zapatista. Infatti non e' mistero che la classe
politica di ogni paese e' falsa promette cose che non fa, fa cose che non
promette e soprattutto e' diventata strumentale alle necessita' delle
aziende multinazionale e al capitale mondiale. Invece gli zapatisti fanno
quel che dicono e dicono quel che fanno, anzi spesso mentre dicono gia
stanno facendo. La fiducia nel dialogo con il governo si è spenta a causa
di diversi tradimenti subiti, ma non si è spenta la fiducia nel dialogo e
nella collaboarzaione con la società civile nazionale ed internazionale.

La luce emessa dal quel nero passamontagna non si e' ancora spenta. Non si
e' spenta nonostante i tentativi di repressione che dal 1994 ad oggi hanno
sempre accompagnato la rivolta di questo popolo mite e pacifico da sempre,
G.G.Marquez in cent'anni d solitudine(1976) scrive cosi' "alla fine liquidò
gli affari e portò la famiglia a vivere lontano dal mare, in un villaggio
di indios pacifici, situati sui contrafforti della sierra..".

La repressione spesso violenta e divenuta drammatica a il 22/12/1997 ad
Acteal (comunità degli Altos vicino a San Cristobal) dove gruppi
paramilitari pagati dal governo hanno sterminato 45 persone.

La lotta zapatista  non e' solo l'EZLN, non solo il Subcomandante Marcos,
il comandante Tacho o la comandante Ramona  ma anche è soprattutto la
resistenza silenziosa e continua delle comunita' autonome zapatiste e delle
basi d'appoggio all'esercito zapatista di liberazione nazionale. Nelle
comunità  autonome si vive tutti i giorni la miseria, si vive tutti i
giorni la decisione di non accettare aiuti dal governo, si vive tutti i
giorni dentro case di lamiera e si vive e si è vissuta la repressione
governativa e l'isolamento raziale. Sono state proprio le comunità ad
essere colpite dalla repressione con sgomberi, omicidi, stupri e soprusi
quasi continui. Nonostante questo in questi dieci anni di lotta e di
resistenza all'annientamento che il governo messicano aveva deciso per gli
indios, sono più le famiglia ad essere diventate zapatiste che quelle che
han deciso di non esserlo più.

Le comunità indigene che vivono seguendo il più bel sistema di democrazia
pensabile cioè quella partecipativa dal basso dove tutti hanno l'obbligo di
partecipare alle assemblee e dove non esiste portavoce con potere
decisionali e viene limitato il più possibile l'uso del voto per non
incappare nella "dittatura della maggioranza", vivevano con discriminazioni
interne e limiti.

La parola zapatista e la rivolta hanno anche portato nelle comunità la
volontà di cambiare. Così pian piano la donna nella comunità sta avendo gli
stessi diritti dell'uomo, e ai giovani si fa studiare più a lungo.
Nell'EZLN la donna non è mai stata discriminata, è sempre stata parte
integrante e fondamentale della comandancia sia a livello militare che
politico. La lotta zapatista vuole essere uno specchio dove si riflette la
società, la società indigena s'è riflessa, si è interrogata e ha iniziato a
modificarsi. La società politica non l'ha ancora capito, tronfia del suo
potere non riesce a mettersi in gioco. La società civile ha iniziato a
rifettersi ed ha interrogarsi. La lotta zapatista ha dato forza anche al
Congresso Nazionale Indigeno del Messico. Nel Messico ci sono circa 10
milioni di indigeni. 10 anni di lotta zapatista sono lunghissimi da
scrivere, sono ancora per tanti aspetti difficili da interpretare, sono
pieni di magia poetica nei comunicati e sono pieni di dignità. La lotta
indigena del Chiapas, Messico, Pianeta Terra non è unica nel genere si
affianca a quella dei Mapuche in Cile, dei Sem Terra in Brasile del popolo
Boliviano ed Argentino, del popolo Basco e del popolo Palestinese e di
tutti i popoli che lottano contro l'annientamento culturale, contro lo
sfruttamento, contro la censura e contro la guerra. La lotta zapatista ha
visto come la pratica economica della globalizzazione neoliberista era la
causa dell'annientamento culturale, dello sfruttamento, della censura e
della guerra. Così già nel 1996 gli zapatisti convocarono il primo
"incontro intergallatico dell'uomo contro il neoliberismo". Forse i più
umili degli umili, i più piccoli tra i piccoli, come amano farsi chiamare
gli zapatisti, avevano sentito per primi un vento che soffiava o forse non
è così, fatto sta che 3 anni prima della battaglia di Seattle, dove per la
prima volta un movimento si era mobilitato contro il neoliberismo, gli
indigeni Maya del Chiapas convocarono una consultazione mondiale sul
problema economico mondiale.

Dire cosa faranno nel futuro è impossibile perchè hanno sempre sorpreso
tutti sia nei modi di fare sia quello che facevano. Quando ci si aspettava
la parola gli zapatisti stavano zitti, quando ci si aspettava silenzio gli
zapatisti parlavano, quando ci si aspettava un messaggio politico arriva
una poesia e viceversa. Ma la lotta zapatista divenuta visibile al mondo
grazie ad un luminoso passamontagna nero il 1 gennaio del 1994 è stata
tenuta nascosta dal silenzio complice di uomini, donne, vecchi e bambini
per più di 10 anni. Il 17 novembre del 1983 nacque l'EZLN, quel giorno
erano solo 6, il 31 dicembre del 1993 erano già circa 4500, oggi 31
dicembre del 2003 molti di più. Molti di più anche perchè il fenomeno del
neozapatismo sta invadendo il Sud America. Dal 17 novembre del 1983 le
comunità indigene hanno nascosto, custodito, cresciuto e animato
quest'esercito questa lotta. Da allora hanno rianimato il pensiero di
Emiliano Zapata. Emiliano Zapata che scrivendo il Plan de Ayala rese
visibile il pensiero di Riccardo Flores Magon, un anarchico libertario,
fatto imprigionare e morire dal governo Statunitense. La rivoluzione di
Zapata e Villa del secondo decennio del  secolo passato, fu talmente
permeata dall'ideale Magoniano che Emiliano, entrato a Città del Messico a
capo delle sue truppe non volle sedersi neanche per scherzo sulla poltrona
presidenziale, conscio che il potere non doveva influenzare la rivolta.
Così come Zapata gli indigeni in rivolta oggi e la loro comandancia
rifiutano il concetto di potere. Rifiutano il concetto di potere sia
all'interno dell'esercito e della società indigena, sia a livello più ampio
il potere politico ed economico. Questo rifiuto è ben chiaro osservando i
metodi decisionali delle comunità e dell'EZLN e ancor più chiaro osservando
il fatto che hanno rifiutato le proposte di divenire un partito.

Gli indigeni sono sicuri che il governo Messicano non li deve perdonare di
nulla, così come il governo Statunitense non deve perdonare Mumia Abu
Jamal, ma deve renderli liberi e degni, perchè  è il compito del governo
salvaguardare i propri cittadini e legittimare le differenze , perchè non è
compito del governo reprimere chi lotta per rivendicare i propri diritti e
la loro cultura come gli indigeni del Messico e i neri in America.

Il movimento e la lotta zapatista sono nati non solo per dire no, ma anche
per dare delle alternative e delle proposte. Han detto a non va bene il
neoliberismo e han messo in piedi i municipi autonomi zapatisti, han
proposto la nascita di un movimento d'appoggio alla lotta zapatista, han
proposto la nascita di una rete globale contro lo sfruttamento e il
neoliberismo. Senza volerlo, ma forse lo volevamo, han fatto nascere e
crescere la consapevolezza che anche nel lato del mondo dove si vive bene e
si sta comodi bisognasse lottare e dire no alla distruzione delle culture,
dell'ambiente, della parola e della diversità.

 "Venti e dieci -ripeto lentamente ed aggiungo- e quelli che ci mancano"

10 anni di lotta e di resistenza, 20 anni di coraggio, di fiducia e di
utopia per chi ha inziato quest'avventura, andando a vivere tra gli
indigeni nella selva Lacandona imparando a capirli e finalmente facendosi
capire.




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"Il 1 gennaio del 2004, iniziava il decimo anno dall'inizio della guerra
contro "el olvido".

La luce del primo giorno dell'anno sorprese le comunità indigene zapatiste
ballando, la storia continua...."

Fabio